Il Consigliere comunale di Chieri Luigi Furgiuele risponde alla raccolta firme per legge di iniziativa popolare promossa dal Sindaco di Chieri contro la vendita di oggetti legati al Ventennio fascista.
“Trovo questata iniziativa assolutamente fuori luogo per il momento in cui è stata presentata e per i suoi contenuti, afferma il Consigliere. Stiamo vivendo tutti un momento difficilissimo ed epocale, unico nella storia. Gli italiani sono alle prese con problemi ben più gravi che la lotta al Fascismo. Salute, lavoro, solitudine e incertezza sono gli spettri che in questo momento spaventano gli italiani e i Concittadini Chieresi. Mi dissocio non solo sui tempi ma anche sui contenuti continua Furgiuele, il fascismo è un fenomeno storico, politico e culturale che risale a più di 70 anni fa. Non mi soffermo su aspetti positivi né su quelli negativi perché credo che in questo periodo storico sia anacronistico paragonare fatti e situazioni del passato che non sono da dimenticare ma su cui l’Italia e il suo Popolo(che non è assolutamente un popolo razzista) ha capito e ha pagato per i suoi errori.Chi per esempio insulta o minaccia gli ebrei non è un fascista ma è soltanto un grande cretino e la politica non ha il compito di combattere i CRETINI con campagne e slogan ma di migliorare la vita ai cittadini. Non firmeró questa iniziativa perché non ne condivido quindi ne la forma la sostanza. Da uomo di destra sociale, conclude il Consigliere, posso tranquillizzare il nostro Sindaco dicendo che ovunque ci sarà qualunque forma di discriminazione sociale, religiosa, politica, culturale mi vedrà pronto anche al suo fianco a levare gli scudi in difesa dei più deboli ma non sono disposto a strumentalizzazioni politiche di propaganda politica che non trovano riscontro anzi offendono tutti quegli italiani e Nostri Concittadini che in questo momento stanno combattendo con la paura e la disperazione il quotidiano della vita reale. Luigi Furgiuele, Consigliere Comunale Città di Chieri.
Terza Lezione del Ciclo “Democracy and its Discontents” 20 gennaio 2020, h. 17:30
Dopo aver ospitato le lezioni di Adam Przeworski e Stephen Holmes nell’autunno 2019, mercoledì 20 gennaio ore 17:30 il Collegio Carlo Alberto riprende il ciclo “Democracy and its Discontents”, con una lezione di Dani Rodrik, professore di Economia Politica Internazionale alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, e vincitore, nel 2020, del prestigioso “Princess of Asturias Award for Social Sciences”.
La scelta di varare una serie di lezioni sulla crisi della democrazia è nata da un dibattito interdisciplinare che si è sviluppato fra economisti, scienziati politici, sociali e giuristi ospitati dal Collegio: lo scopo è di svolgere, da prospettive scientifiche diverse, un approfondimento sul tema, analizzando le cause della crisi e le possibili ricette per superarla.
Nella sua Lezione, che ha per titolo “Perchè il populismo di destra è in crescita e come possiamo porvi rimedio”, che si terrà in contemporanea alla cerimonia di insediamento della nuova Presidenza americana, il professor Rodrik offrirà una sintesi critica degli argomenti avanzati di recente per spiegare la crescita del populismo e presenterà una sua interpretazione, che sottolinea il ruolo delle tensioni sul mercato del lavoro per capire il fenomeno.
Negli eventi del 6 gennaio a Washington si è visto il populismo di destra staccarsi dalle tastiere e dalla ferocia puramente digitale dei social media per passare all’azione violenta. Uno sviluppo preoccupante non solo per gli Stati Uniti, ma per tutti i paesi democratici, che rende una riflessione approfondita sul fenomeno più che mai saliente.
Introducono Giorgio Barba Navaretti, Presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto e Professore di Economia all’Università di Milano e Diego Gambetta, Carlo Alberto Chair in Scienze Sociali e organizzatore del ciclo “Democracy and its Discontent”.
Per partecipare all’incontro, registrarsi al link: https://thirdlecture.eventbrite.it/
“Alle amministrative con un progetto unitario e alternativo. La proposta di Rifondazione Comunista”
di Ezio Locatelli*
In un articolo comparso su “volerelaluna” si rimarca, come a pochi mesi dalle elezioni, non si sia ancora aperto un dibattito a sinistra, nei movimenti che hanno condotto in questi anni tante battaglie egualitarie, ambientaliste, in tema di diritti alla salute, al lavoro, alla casa o battaglie storiche come quella NoTav, un dibattito che abbia come obiettivo quello di segnare un percorso che non sia al carro di politiche liberiste e confindustriali di varia natura. Giusta osservazione che si accompagna all’auspicio che qualche voce fuori dal coro faccia capolino. Detto ciò il problema è come cercare di tradurre questa osservazione e auspicio in qualcosa di più, in un impegno alla costruzione di una proposta unitaria delle forze alternative, antiliberiste, politiche e di movimento, quelle stesse forze – e noi tra queste – che per l’appunto in questi anni si sono battute contro la supremazia del privato sul pubblico, le esclusioni sociali, la grandi opere speculative, in una parola contro il sistema Torino. Un impegno che ci portò cinque anni fa a far parte integrante dell’esperienza di “Torino in Comune” egregiamente rappresentata dalla consigliera comunale Eleonora Artesio.
Ecco, noi pensiamo che ancor più di ieri, stante l’ulteriore slittamento a destra del quadro politico, si debba perseguire, non abbandonare, la strada di una presenza unitaria, alternativa agli attuali schieramenti politici di centrodestra, centrosinistra, M5S, tutti schieramenti accomunati dall’ideologia della competitività, da una visione della società che ha come feticcio un modello di crescita basato su indicatori di natura produttivistica, affaristica, consumistica. E’ in ragione di questa ideologia che Torino, ormai da anni, si è sdoppiata in due diverse città: la prima quella delle classi dirigenti, benestanti che hanno adottato il mantra di una città dell’eccellenza, dell’innovazione, dei grandi eventi; la seconda quella delle classi popolari impoverite che sopravvivono tra sfratti, disoccupazione, lavori precari, di classi relegate per lo più nei quartieri di Vallette, Regio Parco, Aurora, San Salvario, Falchera, Mirafiori. Uno sdoppiamento che si è manifestato addirittura sul piano della salute delle persone: cinque anni di aspettativa di vita separano i benestanti della collina dagli abitanti dei quartieri più poveri.
Siamo in presenza di una città diseguale, resa ancor più diseguale dalla pandemia, emblematicamente raffigurata in due fotografie alquanto diverse che riguardano la qualità della vita nelle città italiane. Per il quotidiano confindustriale “il Sole 24 ore” Torino, in materia di ricchezza, consumi e affari è al 21esimo posto nella classifica delle città italiane. Di tutt’altro tenore la graduatoria stilata dall’Università la Sapienza circa la qualità della vita nelle città italiane. Secondo questa graduatoria Torino è passata dal 46esimo al 64esimo posto precipitando al di sotto dei livelli considerati accettabili. Tanti sono i fattori che hanno concorso a tale perdita, a decenni d’impoverimento e di abbattimento dei livelli di vivibilità: chiusura di servizi pubblici, sanitari, sociali, educativi e culturali, taglio dei trasporti pubblici, mancanza di una politica della casa, di un piano per il lavoro, aumento della condizione di precarietà. Insostenibile che un giovane su due non abbia un’occupazione. Responsabilità che non possono essere ascritte solo al Comune ma a tutti i livelli istituzionali, che coinvolgono i diversi schieramenti politici che si sono succeduti nel corso degli anni ai diversi livelli.
E proprio in ragione di ciò che è sbagliato il pensare che, dopo la prova disastrosa del M5S, si possa tornare al sistema Torino, alla competizione tra centrosinistra (centro più che sinistra) e centrodestra. Sbagliato anche ricorrendo alla foglia di fico di candidature che si ritengono più o meno presentabili. Ecco perché si deve lavorare alla costruzione di una alternativa incentrata sulla produzione di beni pubblici e comuni, sul sociale, su criteri di vivibilità ambientale, su obiettivi di accoglienza, coesione, uguaglianza, in una parola di sviluppo umano. L’esatto contrario di ciò che è stato fatto in questi anni. L’unica possibilità per fare questo è di mettere insieme le forze sociali, politiche, di movimento alternative, antiliberiste che in questi anni sono state protagoniste di tante lotte per il cambiamento. Sarebbe del tutto incomprensibile il presentarsi in ordine sparso. Come Rifondazione Comunista intendiamo lavorare fin da subito a questo progetto con tutte le forze disponibili.
*segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino
“Il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, rispondendo alla mia interrogazione, ha confermato quanto da noi richiesto, ovvero che saranno previsti tempi più lunghi, alla luce della crisi pandemica, per il dibattito pubblico e la consultazione dei documenti al fine di garantire tempi congrui alle amministrazioni interessate per valutare i dossier, la correttezza e portare le proprie osservazioni sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito definitivo per lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi.
Democrazia e diritti, il sit-in radicale
Mario Barbaro, membro della Segreteria del Partito Radicale, commenta il sit-in tenutosi oggi in piazza Castello a Torino
Si naviga a vista a Roma come a Torino
Pure Vittorio Bertola voterà, se candidato Lo Russo. Tra i primissimi pentastellati non si spreca nelle critiche a Chiara Appendino. Tra i due non c’è mai stato un buon rapporto.
Difatti Chiaretta lo ha ” fregato ” per la candidatura a Sindaco. Erano i tempi in cui Casaleggio e Beppe Grillo sostenevano le consultazioni on line. Ma per Lei fecero uno stampo. È Lei la candidata punto e basta. Bettola ci rimase molto male e come si diceva una volta, refluì’ nel privato. Ora ritorna sostenendo che Mauro Salizzoni, pur essendo un grande, sarebbe troppo condizionato dai pentastellati. Niente da dire, molte volte i grandi amori si trasformano in grande odio. Indubbiamente, ma in queste ore che succederà a Roma? Matteo Renzi ha varcato il Rubicone e bisogna anche vedere se ha fatto saltare i ponti dietro se’.
Nicola Zingaretti furibondo e netto : mai più alleati con il Toscanaccio. Bene , ma aveva anche detto a Salvini che per lui si poteva subito andare a votare. Non si è votato. Aveva detto va bene l’alleanza con Grillo ma mai presidente del Consiglio Conte. Conte sta facendo ancora il Presidente del Consiglio. Ancora per poco , dicono i più. Ma anche qui , non è detta l’ultima parola. Avreste mai detto che Mastella e Brunetta avrebbero salvato il posto a Giggino ( la barzelletta d’Italia) Di Maio? Sembrerebbe che butti così. Si può continuare in eterno. Di Battista mai con Salvini. Tornato dal suo giro per il Mondo , mai con il Pd ed ora ad elezioni dietro l’angolo dice ai suoi pentastellati un posto e anche per i miei come la Lezzi. Elezioni assicurate? Non direi proprio.
Facciamo due conti. Se si votasse i posti a disposizione scenderebbe da circa 1000 a circa 600. Con lo stesso e decisamente vergognoso sistema elettorale. A questo punto direi che tranne la Meloni, non c’è nessuno che vuole andare a votare. Il perché è facile da capire. Primo: decidono 5 o al massimo 6 persone le candidature. Poi ci sono molti pretendenti per pochi posti. Se i cosiddetti responsabili non sono sufficienti per salvare questo governo, a Conte non rimarrebbe altro che le dimissioni. Indubbiamente vittoria di Matteo Renzi, ma per non essere una vittoria di Pirro ci dovrebbe essere un altro governo. Sembrerebbe che la strada per un nuovo governo senza Conte sia impossibile. Ma non è detto. Le vie del signore sono infinite. Altra cosa , sicuramente l’Europa e non solo l’Europa sta telefonando a chi di dovere per una rapida soluzione. Ma ….insomma, diciamocelo, è solo tutta colpa di Matteo Renzi? Non mi sembra. Diciamola in altro modo, qualche timidezza l’ha avuta anche il nostro ridanciano Zingaretti. Anche qui , del resto, come si sa, chi nasce tondo non muore quadrato. E chi voleva una pletora di trecento consulenti per gestirsi i fondi europei non mi pare la persona più adatta per gestire il tutto.
Allora? Voglio proprio vedere se avranno le palle di andare alle politiche anticipate. Sento già i miei “amici ” di sinistra sbrindellata, mica vuoi fare vincere Matteo Salvini. Va bene , avete ragione , ma mi sa che l’unica alternativa al non votare è trovare una quadra con quel caratteraccio di Matteo Renzi. Piaccia o non piaccia i numeri, almeno in senato non ci sono. Un po’ come la scelta del candidato a Sindaco di Torino. O il pd fa le primarie o in qualche modo deve scegliere facendo delle scelte votando al suo interno. Le cose si complicano con l’auto candidatura della Pentenero che incassa l’appoggio della zarina Mercedes Bresso. Non finisce qui. Persino Giorgio Ardito l’appoggia. Il prof Andrea Giorgis è defilato. Ha già molti problemi politici da risolvere, non ultimo capire cosa vuole e soprattutto cosa dice Bonafede, il più grande ed inconsistente Ministro della giustizia. Chi a sinistra vuole, desidera dialogare con i cinquestelle produce un solo effetto: la proposta fa acqua da tutte le parti. Forse se ne è accorta Anna Rossomando che chiede rinforzi a Roma, da parte dei romani del pd. Incertezza totale e si naviga vista sia a Torino che a Roma. Non mi pare una bella cosa. In particolare perché i torinesi come gli italiani avrebbero bisogno di certezze.
E’ giusto renderlo obbligatorio?
Tavolo Sanità in #Torino / Sul tema del Covid 19 e sulla Campagna di Vaccinazione contro il virus Azione, il partito fondato da Carlo Calenda, organizza un incontro per chiarire i molti interrogativi, segnalare problemi e affrontare il controverso tema dell’obbligatorietà per alcune categorie particolarmente coinvolte.
A dare pareri informati e risposte affidabili sono stati invitati a parlare professionisti esperti, impegnati in prima persona, nelle complesse vicende di questa pandemia.
Ne discuteranno sabato 16 gennaio dalle ore 10 e 30 sulla piattaforma Zoom e in diretta sulla pagina Facebook Sanità Torino In Azione
Boni (+Europa): “Csx, basta ambiguità”
Caro direttore, per evitare ogni polemica inutile dico subito che il PD ha tutto il diritto di fare tutto quel che crede per selezionare il proprio candidato o i propri candidati. Ci mancherebbe!
Razzismo istituzionale. Invece che intervenire per accrescere la disponibilità degli alloggi popolari in risposta a una situazione di accresciuto impoverimento sociale la giunta regionale si appresta a varare, sulla falsa riga di provvedimenti adottati da altre regioni a trazione leghista, un provvedimento che introduce criteri di assegnazione – parola d’ordine:
“prima i piemontesi” – che lede il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione. E’ la solita strategia che mira a fomentare una guerra tra poveri in tema di diritto alla casa, così come di diritto al lavoro, al reddito. Invece che rispondere alla domanda di alloggi popolari, domanda largamente inevasa anche per quanto riguarda moltissimi piemontesi, la Giunta Regionale preferisce innescare meccanismi di contrapposizione a fini elettorali non solo contro immigrati ma anche contro cittadini italiani provenienti da altre regioni. Come è stato in altre realtà ci si mobiliti contro le proposte invereconde dell’assessora regionale leghista. Non è possibile affrontare l’emergenza abitativa in piena crisi sociale con politiche di esclusione di pezzi rilevanti di disagio sociale. Tutti i cittadini che ne hanno bisogno hanno diritto alla casa.
Ezio Locatelli
Curare le ferite, rilanciare Torino è il titolo dell’appello che 21 esponenti della società civile torinese hanno diffuso oggi, giovedì 14, a sostegno della candidatura di Mauro Salizzoni a sindaco.
«Le città del post-pandemia dovranno essere le “città della cura” di tutte le ferite che i terribili mesi che stiamo attraversando hanno inferto al corpo vivo della società. Torino potrà essere “città della cura” solo se saprà darsi un’amministrazione che ne interpreti la vocazione alla solidarietà, che ne valorizzi lo spirito civico, che ne rinnovi la lunga storia di capitale dell’emancipazione, dell’innovazione culturale e del progresso sociale. La candidatura di Salizzoni a sindaco può essere una grande opportunità: come elettrici ed elettori torinesi riteniamo che possa rappresentare al meglio questa idea di governo cittadino», si legge nel testo.
Le firmatarie e i firmatari (11 donne e 10 uomini) rappresentano esperienze e percorsi diversi, per generazione e traiettoria professionale. Ad accomunarli c’è la sensibilità sociale e politica che porta ognuno di loro a sentirsi coinvolto nelle vicende pubbliche. «Vogliamo essere portavoce – hanno scritto – di un comune sentire che sta crescendo: Salizzoni rappresenta, a nostro giudizio, la persona più adatta a ricreare una base comune di lavoro per ecologisti e progressisti, rappresenta una opportunità per far emergere nuove energie a disposizione della nostra città».
I 21 chiedono al Pd e alle altre forze dell’area democratica e progressista di non decidere in solitudine, ma di mantenere ferma «la possibilità di una consultazione popolare ampia e partecipata, attraverso le primarie o un altro strumento, da realizzarsi in piena sicurezza, per consentire la scelta di una candidatura condivisa. Conosciamo bene le difficoltà imposte dall’emergenza sanitaria: sappiamo però che non occorrono accelerazioni e che una scelta frettolosa sarebbe soltanto divisiva e generatrice di una profonda frattura politica che sarebbe difficilmente ricomponibile».
L’appello verrà diffuso sulla piattaforma Change.org con l’obbiettivo di dare visibilità a una richiesta che promotrici e promotori ritengono sia condivisa da migliaia di torinesi.
Link a Change: http://chng.it/TDXMcFCFqf