POLITICA- Pagina 43

Sandro Pertini, il “partigiano Presidente” che parlava al cuore degli italiani

Il 24 febbraio 1990, ci lasciava Sandro Pertini. Il “partigiano Presidente”, amatissimo dagli italiani. Nell’immaginario collettivo è diventata un’immagine leggendaria quella della sua esultanza allo stadio di Madrid, durante la finale del mondiale di calcio del 1982, vinta dall’Italia contro la Germania. L’intera vita di Pertini si presenta come un ritratto dai contrasti netti, marcati: un uomo di rara intelligenza e coraggio, dal carattere deciso, a volte irruento, generoso. Sandro Pertini fu il settimo Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985. Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell’Isonzo. Nel dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo che lo costrinse all’esilio in Francia. Alla caduta del fascismo, nel 1943 Pertini divenne una delle personalità di spicco della Resistenza italiana. Nell’Italia repubblicana fu eletto deputato all’Assemblea Costituente per i socialisti. Fu parlamentare dal 1953 al 1976 e per otto anni Presidente della Camera dei deputati. Al di là della sinteticità di questa nota biografica emerge prepotentemente l’impronta umana, l’incredibile empatia che gli valse una notevole popolarità. In un’intervista, precisando il suo pensiero sui valori fondamentali che ne segnarono l’intera vita, disse: “Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. […] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”. In poche frasi, pronunciate con determinazione e chiarezza, sintetizzò il suo “spirito garibaldino”. Ma è un episodio lontano della vita di Sandro Pertini che vale la pena rievocare. I fatti accaddero durante l’Undicesima battaglia dell’Isonzo, combattuta tra il 17 e il 31 agosto del 1917. Sandro Pertini, all’epoca, era uno studente che non aveva ancora compiuto vent’anni, simpatizzante socialista e convinto neutralista, quando venne chiamato alle armi a metà del 1916. Destinato in un primo momento al 25° Rgt Artiglieria, 1^ Compagnia automobilisti, di stanza presso il Comando della I° Armata in Trentino, partecipò   controvoglia, a causa delle sue idee , al corso accelerato per allievi ufficiali dal quale uscì con il grado di aspirante. Durante quella che per gli italiani rappresentò la terza estate del conflitto, il sottotenente dei mitraglieri Fiat Pertini raggiunse il 227° Rgt Fanteria sul fronte isontino. Il capo di Stato maggiore italiano, il piemontese Luigi Cadorna, originario di Pallanza sul lago Maggiore, aveva concentrato tre quarti delle sue truppe sull’Isonzo dove venne sferrato l’attacco su un fronte che da Tolmino (oggi comune sloveno) si estendeva fino alle coste dell’Adriatico.

Il combattimento fu aspro e sanguinoso sull’altipiano della Bainsizza dove si lottò strenuamente per conquistare il Monte Santo. Fu un’esperienza che il futuro Presidente della Repubblica non potè mai dimenticare. La ricordava così: “Ho vissuto la vita orrenda della trincea fra il fango, fra i pidocchi. Sparavamo agli austriaci, che erano giovani soldati, giovani ufficiali come noi”. Temendo sommosse o diserzioni i comandi italiani osteggiavano gli ideali socialisti, reprimendoli con durezza e ferocia. Lo stesso Pertini, simpatizzante del partito fondato da Turati e frequentatore dei circoli operai genovesi, era segnalato e guardato a vista. Durante i durissimi scontri di quel terribile agosto sulla dorsale dei monti Descla- Jelenik il sottotenente Pertini si distinse per una serie di atti di eroismo e venne proposto per la medaglia d’argento al valore militare per aver guidato, in quella battaglia, un assalto contro i nemici, espugnando con pochi uomini delle postazioni austro-ungariche difese da nidi di mitragliatrici, con questa motivazione:”Durante tre giorni di violentissime azioni offensive, senza concedersi sosta alcuna, animato da elevatissimo senso del dovere, con superlativa audacia e sprezzo del pericolo, avanzava primo fra tutti verso le munitissime difese nemiche, vi trascinava i pochi suoi uomini e debellava una dietro l’altra le mitragliatrici avversarie numerosissime e protette in caverne. Contribuiva così efficacemente alla conquista di ben difesa posizione nemica catturando numerosi prigionieri e bottino importante. Bellissima figura di eroismo ed audacia. Descla- M. Cavallo- Jelenik, 21, 22, 23 agosto 1917”. Ma la medaglia non gli fu mai consegnata. Forse dell’incartamento si persero le tracce durante la rovinosa ritirata di Caporetto o, più probabilmente, come scrisse lo stesso Pertini, non venne assegnata per motivi politici (“Sono stato proposto per la medaglia d’argento. Non me la diedero perché mi ero opposto all’intervento”). Il tenente Pertini, onorificenza a parte, non per scelta, ma per dovere combatté in prima linea, sul medio Isonzo e poi sul fronte del Pasubio, per tutto il resto della guerra. Ne scrisse, in seguito: “Ricordo quei massacri. Per prendere una collina, mandavano all’assalto i battaglioni inquadrati, ufficiali in testa con la sciabola sguainata. La sciabola brillava alla luce del sole e quegli ufficiali diventavano sagome per un tragico tiro al bersaglio. Ma in luogo di adottare una più intelligente tattica di assalto, fu deciso di brunire le sciabole”. A guerra finita, congedato con il grado di capitano, Pertini riprese gli studi, si laureò in Giurisprudenza e nel 1919 si tesserò al Partito Socialista. Qualche anno più tardi, nella seconda metà degli anni ’20, il distretto militare di Savona riuscì a ricostruire l’intera vicenda, ma il regime occultò la pratica di quell’impenitente sovversivo ben noto alle autorità per la sua irriducibile attività antifascista . Quell’incartamento “dimenticato” fece la sua ricomparsa dopo quasi settant’anni passati nei polverosi archivi del distretto militare, al tempo in cui l’ex eroe del monte Jelenik ricopriva la massima carica della Repubblica. Fu lo stesso Pertini a raccontare il fatto ai giornalisti con la consueta schiettezza: “Un giorno venne a trovarmi al Quirinale il capo di Stato maggiore della Difesa, Torrisi. Presidente, mi disse, sa cosa abbiamo trovato in una vecchia cassa di documenti? Una proposta del 1917 per darle la medaglia d’ argento. Io sapevo della proposta, ma non immaginavo che un giorno l’avrebbero ritrovata. Beh, quella notizia che mi portò Torrisi mi fece un grande piacere; che volete, ai miei vent’ anni ci tengo“. Ma il saldo di quell’antico debito d’onore nei confronti di Pertini dovette attendere lo scadere del suo mandato presidenziale poiché fu proprio lui a rifiutarsi di firmare il decreto finché fosse rimasto al Quirinale. Così, per sua stessa richiesta, la medaglia gli venne consegnata solo nel 1985, con un decreto firmato dal neopresidente Cossiga. Per la cronaca, quel decreto attribuì al decorato, secondo i dettami di legge, anche la considerevole somma di lire italiane duecentocinquanta mila. Anche da questo episodio emergono il profilo e lo spessore umano del “Presidente più amato dagli italiani”. Come dar torto a Indro Montanelli quando scrisse sul Corriere della Sera del 27 ottobre 1963 “non è necessario essere socialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità”.

Marco Travaglini

 

+Europa consegna cannabis light a Cirio

Questa sera  il portavoce di +Europa Torino Andrea Turi ha consegnato ad Alberto Cirio una bustina di cannabis light a Chieri (TO). Turi commenta in una nota: “Alberto Cirio ha ricevuto una bustina di cannabis light che il governo vuole criminalizzare. Si tratta di un indotto di 10.000 imprese che fattura 150 milioni di euro. Alberto Cirio da imprenditore dell’agro-industriale dovrebbe sapere quanto questa demonizzazione fa male all’economia”.

In piazza Carignano comizio di Costanzo (Libertà)

Alberto Costanzo candidato Presidente per la lista LIberta’ alle elezioni regionali del Piemonte ha incontrato gli elettori in piazza Carignano a Torino. Tra le proposte di Costanzo una moneta locale regionale che porti effetti positivi all’economia.

Frediani (Piemonte Popolare) a San Didero: “No alla Torino-Lione”

La candidata alla presidenza della Regione, Francesca Frediani, ha incontrato i militanti di Piemonte Popolare a San Didero “per ribadire sempre e comunque No al TAV, no alle opere inutili e dannose. No alla devastazione del territorio. No allo sperpero delle risorse pubbliche”. Così Frediani commenta su Facebook.

Pace Terra Dignità: bandiere bianche sul ponte di piazza Vittorio

Riceviamo e pubblichiamo

Venerdì 7 giugno alle ore 18 Pace Terra Dignità concluderà la sua  campagna elettorale a Torino con un presidio di bandiere bianche sul
ponte di piazza Vittorio Veneto, la musica degli Egin, gli interventi di  Angelo d’Orsi e Anna Camposampiero, candidat3 di Pace Terra Dignità nella  Circoscrizione Nord Ovest, insieme alle altre candidate e candidati torinesi
Marina Castellano, Federico Dolce ed Enrico Peyretti.

Sfileremo con le bandiere bianche non in segno di resa, ma per esprimere il
nostro impegno per il dialogo e la Pace, contro la legge delle armi. Sarà il
nostro modo di opporci alla guerra e all’economia armata che distrugge le
politiche di sostegno alla sanità, al lavoro, alla scuola, condannandoci alla
logica del terrore e della violenza.
Dialogare, non sparare! Organizzare il dialogo e la trattativa in Ucraina.
Imporre il cessate il fuoco al governo di Israele, fermando il massacro del
popolo palestinese, per affermarne il diritto all’esistenza e alla
autodeterminazione. Portare in Europa una posizione coerente per la Pace,
scoperchiando l’ipocrisia di chi dice di essere contro la guerra mentre la
sostiene e la arma.
L’8 e 9 giugno scegliamo insieme la Pace, la Terra e la Dignità!
Diamo a tutte e tutti appuntamento a Torino venerdì 7 giugno dalle 18 sul
ponte di piazza Vittorio Veneto. Portate con voi una bandiera bianca (un
pezzo di stoffa ad esempio) ed un’asta per sventolarle tutt3 assieme.

Pace Terra Dignità
Circoscrizione Nord Ovest

Disabato (M5S) con Appendino a Caselle

La candidata alla presidenza della Regione Piemonte Sarah Disabato ha chiuso la campagna elettorale ieri sera a Caselle Torinese. Tra militanti e candidati anche l’ex sindaca di Torino, oggi deputata, Chiara Appendino.

Avs chiude la campagna con il videomessaggio di Ilaria Salis

Ieri sera 6 giugno a Torino, in piazza Castello Avs  ha chiuso la campagna elettorale per le europee e per le regionali con la manifestazione nazionale di Alleanza Verdi Sinistra. È intervenuta la candidata presidente  del centrosinistra Gianna Pentenero. 
Il programma della serata ha visto gli interventi di Alice Ravenale, Roberto Tricarico, Manon Aubry, Benedetta De Marte, Cristina Guarda, Leoluca Orlando, Ignazio Marino, Mimmo Lucano, Marco Grimaldi, Roberto Salis, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni. In collegamento da Budapest Ilaria Salis.
Live con Checco, Carota e Bebo de Lo Stato Sociale, Modena City Ramblers, Orchesta di ritmi moderni Arturo Piazza. Italiani. Carlone, Li Calzi, Righeira. Morino Combo. Oskar degli Statuto e Dario dei RimozioneKoatta.

Piccoli consiglieri, grandi proposte. In Sala Rossa il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze

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Si è concluso, ieri pomeriggio, il progetto “Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze”. A Palazzo civico, i giovani consiglieri, riunitisi per la prima volta il 31 gennaio scorso, hanno presentato al Consiglio comunale di Torino i risultati dei loro incontri durante i quali sono state predisposti documenti, sotto forma di raccomandazioni e auspici.

Camilla Balbo, presidente del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze (Ccr), ha illustrato le modalità di lavoro nel corso di quasi sei mesi di attività.

I temi affrontati riguardano mobilità dolce, spazi di aggregazione per i giovani, razzismo, discriminazione, cura delle strade. Ma anche l’orientamento scolastico, lo psicologo a scuola, maggiori attività di laboratorio oltre la manutenzione e la cura dei luoghi storici e dei monumenti.

Nel primo documento, presentato da Francesco Battisti, accolto all’unanimità come tutti gli altri, il Ccr chiede che vengano implementate le risorse necessarie ai cittadini per consentire l’utilizzo sempre maggiore della mobilità dolce. Inoltre chiede che si creino zone pubbliche per lo sport, come calcio, basket e tennis.

Forti dell’esperienza di cittadinanza attiva vissuta nei primi mesi di quest’anno e della conoscenza acquisita sul funzionamento delle istituzioni cittadine, le ragazze e i ragazzi del Consiglio comunale raccomandano, attraverso il documento illustrato da Pietro Balcon, di aumentare il numero di luoghi di aggregazione disponibili per il protagonismo giovanile e di pubblicizzarne in modo adeguato l’esistenza, con l’obiettivo di consentirne l’utilizzo, indipendentemente dall’etnia, a quanti più giovani possibile. Contemporaneamente, la Città dovrà impegnarsi ad aumentare i fondi a disposizione per promuovere laboratori tematici nelle scuole con focus sul razzismo, anche attraverso testimonianze dirette.

In tema di mobilità, il Ccr raccomanda che siano eseguiti maggiori controlli sui mezzi pubblici e sia previsto il finanziamento dei lavori di manutenzione delle strade. Il documento è stato presentato da Nino Cerasuolo.

Altra raccomandazione, presentata da Nora Fantino, chiede maggiore attenzione al contrasto alle discriminazioni e alla promozione delle pari opportunità, con particolare attenzione alla comunità rom – favorendo ad esempio l’accesso ai percorsi scolastici – e alle questioni di genere.

Nello specifico, il documento sottolinea la necessità di incrementare i servizi, eventualmente attraverso ulteriori finanziamenti da parte del Comune di Torino alle associazioni o ai progetti che se ne occupano. Si segnala la necessità di una” maggiore considerazione e informazione riguardo ai problemi della nostra città sul tema della discriminazione”.

Recepita, poi, una raccomandazione sul tema dell’orientamento scolastico. Il documento, illustrato da Elisa Variara, chiede di attivare un “servizio di orientamento” nelle scuole secondarie per aiutare i giovani e le giovani a effettuare scelte consapevoli. Inoltre si chiede di aumentare le attività pratiche e di laboratorio in aggiunta alle spiegazioni teoriche.

Infine, il testo propone una maggiore possibilità di scelta sullo psicologo scolastico, utile sia nel percorso di crescita che di orientamento scolastico, chiedendo che sia anche una figura interna alla scuola e competente, ma esterna al collegio docenti.

Attenzione, infine, è rivolta anche al patrimonio culturale: “gli edifici storici e i monumenti sono spesso sporchi e rovinati mentre l’informazione sugli eventi e le mostre è dispersiva e non c’è programmazione condivisa vista la sovrapposizione di iniziative”. Attraverso la raccomandazione illustrata da Matteo Fimognari, i ragazzi e le ragazze chiedono soluzioni per reperire finanziamenti pubblici e privati per la manutenzione dei beni artistici e una migliore pubblicizzazione degli eventi in città.

La votazione di ogni provvedimento, è stata preceduta dall’intervento di un rappresentante della maggioranza e da uno dell’opposizione.

In conclusione ha preso la parola la Sindaca del Ccr, Agnese De Bortoli che ha commentato: “Abbiamo costruito, con l’aiuto dei nostri compagni, insegnanti ed esponenti delle Istituzioni, una piccola democrazia. Agli adulti chiediamo di prendere in considerazione le nostre proposte e di continuare a portare avanti questo progetto, che insegna a sognare e a realizzare un mondo migliore”.

L’intera seduta, alla quale hanno preso parte diversi consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, è stata presieduta dalla Presidente della Sala Rossa. Ai ragazzi e alle ragazze, il Sindaco ha portato il saluto della Città, mentre l’assessora all’Istruzione ha riassunto le tappe del progetto.

(Ufficio stampa Consiglio comunale)

Il fascismo rosso minaccia la libertà

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Giuseppe Salvaggiulo su “La Stampa” riporta una lettera senza nomi di docenti dell’Università di Torino scandalizzati dal “muro di ipocrisia che nasconde lo scempio annunciato del bene pubblico dentro Palazzo Nuovo dall’occupazione studentesca e denunciano” la politica dell’Ateneo di troncare e sopire anziché perseguire i responsabili.”
Gli autori della lettera si sono rifiutati di firmare per timore di rappresaglie, fino al rischio della loro incolumità fisica. Questa lettera ci dà un’idea di come non circoli più la libertà nelle sedi universitarie. Neppure il peggiore ‘68 aveva fatto tanto. Allora ci furono docenti come Franco Venturi che si ribellarono. I migliori professori resistenti riconobbero il fascismo rosso.
Oggi siamo in una situazione di gran lunga peggiore anche a causa della protesta antisemita palestinese. Siamo prigionieri del fanatismo che non accetta confronti e impone con la violenza la vulgata. E’ ora di restituire l’Università ai suoi studenti e ai professori la libertà di essere docenti. Neppure il fascismo mussoliniano osò tanto. Il Governo deve intervenire pena la nascita di un regime  antidemocratico incompatibile con i dettami minimi della Costituzione.