ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 722

Il Bello sotto esame: prevenire l’arte è meglio che curarla?

preraffaellitiOltre ai numeri raccolti nei tre mesi di apertura al pubblico della mostra “Preraffaelliti. L’Utopia della bellezza” è interessante scoprire come il progetto abbia coinvolto vari esperti del settore artistico, dai più noti curatori e mediatori culturali, ai meno conosciuti responsabili del monitoraggio degli spazi museali e delle collezioni

 

La città di Torino ha ospitato dal 19 aprile fino al 13 luglio la mostra “Preraffaelliti. L’Utopia della bellezza”, curata dalla Tate Britain di Londra, a cui appartengono le settanta opere in esposizione ora di ritorno verso casa. Data la grande affluenza di pubblico e le numerose recensioni positive in merito al secondo allestimento all’interno del nostro ristrutturato Palazzo Chiablese, è parso naturale dedicare una rinnovata attenzione ai frutti di questa collaborazione con il Sole 24 Ore Cultura, per la prima volta parte attiva negli eventi culturali della città. Oltre ai numeri raccolti nei tre mesi di apertura al pubblico, è interessante scoprire come il progetto abbia coinvolto vari esperti del settore artistico, dai più noti curatori e mediatori culturali, ai meno conosciuti responsabili del monitoraggio degli spazi museali e delle collezioni. Se ne sono accorti i visitatori, che una volta a settimana per tutto il periodo espositivo hanno visto le opere meticolosamente ispezionate e pulite, durante quello che viene definito comunemente il “check” della mostra. Non essendo una pratica poi così diffusa nei nostri spazi espositivi – nonostante sia ormai una condizione essenziale per coltivare rapporti di scambio culturale con altre prestigiose realtà museali, in particolare internazionali, – è interessante cogliere l’opportunità di imparare a conoscere la figura professionale del conservatore di beni culturali.

 

A questo scopo è stata coinvolta la dottoressa Francesca Cena, titolare della Clinica dell’Arte e responsabile del monitoraggio ambientale e della collezione della Tate Britain ospitata a Palazzo Chiablese. Francesca Cena si è laureata in Scienza e tecnologia per i beni culturali a Torino, ed ha scelto di specializzarsi in un settore affascinante, quello dell’analisi di opere d’arte, per imparare ad affrontare il degrado del nostro patrimonio culturale. Figlia d’arte, ha imparato a prendersi cura del bello vivendo a stretto contatto con il mondo dell’antiquariato, e, nel corso dei suoi studi universitari, si è resa conto che l’ambiente espositivo o di conservazione, i trasporti e la movimentazione delle opere giocano un ruolo fondamentale nella manutenzione delle collezioni.

 

Da questa consapevolezza ha preso vita nel 2011 la Clinica dell’arte, un luogo ideale entro cui si propone di prevenire il degrado e di affiancare gli altri addetti ai lavori durante l’allestimento e il disallestimento delle mostre, oltre che nel periodo di esposizione. Quella con il Sole 24 Ore Cultura è solo una delle collaborazioni che ha portato avanti in questi anni, ma è stata certamente motivo di grande soddisfazione, come ci spiega personalmente.

 

Dottoressa Cena, la sua è una specializzazione molto particolare, si potrebbe definire un settore di nicchia, soprattutto in Italia. È così? Come spiegherebbe brevemente di cosa si occupa è perché?

Più che di nicchia, si può dire che si tratta di un settore nuovo, poco conosciuto. Quando ho cominciato l’università avevo un desiderio: unire la passione per l’arte coltivata in famiglia a quella per la scienza, che da sempre mi contraddistingue. Dopo la laurea ho scelto di specializzarmi in un campo fruibile da un pubblico ampio, con servizi utili a costi accessibili a tutti e soprattutto che mi permettesse di emozionarmi ogni volta che studio un’opera con uno dei miei strumenti. Sono queste le ragioni per le quali ho deciso di dedicarmi alla prevenzione dei danni alle opere d’arte – attraverso il monitoraggio ambientale ed illuminotecnico – e ad affrontare le conseguenze di una tutela non corretta del bene partendo da una diagnosi dello stesso, attraverso le indagini non invasive.

 

Le analisi sulle opere d’arte sembrano un po’ fantascientifiche, una sorta di approfondimento per addetti ai lavori. Invece lei ci dice che sono più facili da comprendere di quanto si creda, e che andrebbero lette in un’altra ottica, ovvero quella della manutenzione, ci spiega perché?

Le indagini diagnostiche permettono di andare “oltre il visibile”, ovvero mettono in risalto delle situazioni non ancora percepibili dall’occhio umano. Non è magia! Avere la possibilità di indagare tutte le componenti di ogni opera è un vantaggio incredibile. Le analisi di cui mi occupo restituiscono ognuna un risultato diverso in base all’obiettivo che ci si prefigge (ad esempio datazione, conservazione, manutenzione) e la loro sinergia è fondamentale per comporre la “scheda clinica” dell’opera in esame. Nella maggior parte dei casi utilizzare le indagini in tal senso, abbinate ad un accurato programma di conservazione, permette di prevenire il manifestarsi del degrado o comunque di rallentarne il processo, prima ancora che sia percepibile dal nostro occhio. Ed ecco l’enorme vantaggio: è possibile intervenire tempestivamente, anche evitando il restauro, che inevitabilmente ha dei costi importanti e comunque compromette l’originalità dell’opera.

 

Per quale motivo istituzioni come la Tate Britain richiedono il monitoraggio ambientale di uno spazio espositivo come Palazzo Chiablese? Si suppone che essendo appena stato restaurato sia in perfette condizioni, non è una precauzione eccessiva?

L’ambiente microclimatico rientra nelle principali cause di degrado delle opere d’arte, quindi dovrebbe essere uno dei primi fattori da considerare quando si tratta di esposizioni, temporanee o permanenti. Infatti, anche negli ambienti di nuova costruzione o comunque ristrutturati, è indispensabile verificare costantemente come l’edificio architettonico risponde alle condizioni climatiche esterne, all’affluenza di pubblico e al funzionamento della climatizzazione. Nella maggior parte dei casi gli impianti di condizionamento hanno delle sonde poste nei propri locali, ed installare dei rilevatori nelle sale espositive permette di controllare se i valori di funzionamento impostati all’interno delle macchine si mantengono ed in caso contrario è possibile intervenire di conseguenza, al fine di ottenere i valori per una corretta conservazione.

Inoltre, le istituzioni richiedono questo tipo di intervento per tutelarsi: attraverso il monitoraggio è possibile risalire agli eventi traumatici che possono verificarsi in occasione delle esposizioni temporanee (ad esempio guasti agli impianti, infiltrazioni, scorretta conservazione). Lo stesso discorso può essere fatto da parte dell’istituzione ospitante: è un’ottima garanzia offrire questo tipo di servizio! Sicuramente all’estero sono più propensi ai prestiti quando si propone il monitoraggio ambientale, data la loro abitudine a trattare l’argomento.

 

Se i restauri delle opere d’arte del nostro Paese sono così difficili da affrontare economicamente in questo momento di crisi, chissà che costo ha effettuare il monitoraggio di un museo o di una collezione!

Spesso quando si sente parlare di microacquisitori, rielaborazione dati, diagrammi di benessere, etc. è difficile comprendere in concreto l’entità del lavoro e si pensa subito a cifre astronomiche. In realtà esistono in commercio strumenti per tutti i gusti, e questo permette di pianificare un monitoraggio ad hoc sia per le grandi istituzioni pubbliche, sia per il privato particolarmente attento alla propria collezione. È mia abitudine formulare i progetti sulla base di step successivi, sia per le indagini che per il monitoraggio. Questo approccio ha diversi lati positivi: innanzitutto ogni fase può essere riformulata in base alle esigenze ed alle possibilità della committenza ed inoltre – quando si dovessero raggiungere gli obiettivi prima del completamento di tutti gli step – il progetto può essere interrotto anche solo momentaneamente, consentendo alla committenza di risparmiare.

 

Pensa che Torino e il Piemonte in generale siano sufficientemente all’avanguardia nel campo dell’arte non solo antica, ma moderna e contemporanea, per stare al passo con gli standard richiesti da istituzioni museali famose come la Tate?

Basandomi sulla mia esperienza lavorativa, posso dire che sul nostro territorio esistono diverse realtà estremamente sensibili alla Conservazione Preventiva e per questo motivo di vanto per la gestione degli spazi e delle collezioni. Attualmente però sono ancora molti gli spazi non all’altezza degli standard internazionali, e spesso emerge come, al di là della crisi economica che indubbiamente flagella il campo della cultura, questa mancanza sia dettata fondamentalmente da una mancanza di consapevolezza degli argomenti trattati fino ad ora e sui costi effettivi di progetti legati alla prevenzione. Parte del mio lavoro consiste anche nel cercare il più possibile di favorire la circolazione delle informazioni riguardanti il mio settore (attraverso conferenze, incontri privati, iniziative di vario genere). Credo sia l’approccio migliore per far sì che la situazione migliori e per guadagnarmi l’emozione che provo ogni volta che infilo camice e guanti.

 

Benedetta Bodo di Albaretto

 

(Foto: il Torinese)

Sviluppo rurale nel futuro del Piemonte

agricolturaLo sviluppo rurale è andato assumendo sempre maggiore peso nella politica agricola europea: nel 1990 rappresentava l’8% della politica agricola comune, nel 2000 il suo peso era raddoppiato, 16%. Ora siamo al 18%

 

E’ stato chiaro l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, nell’incontro con il quale il 31 luglio ha presentato al partenariato le linee guida del nuovo Piano di sviluppo rurale 2014-2020:

 

“Quelle del Psr sono le uniche e vere risorse su cui l’agricoltura piemontese può contare per il suo sviluppo. Le useremo in modo trasparente per cercare di dare più omogeneità alla presenza delle imprese agricole sul territorio, così da realizzare coesione”.

 

Ferrero ha dimostrato come lo sviluppo rurale è andato assumendo sempre maggiore peso nella politica agricola europea: “Se nel 1990 rappresentava l’8% della politica agricola comune, nel 2000 il suo peso era raddoppiato, 16%. Ora siamo al 18%, non lontani da quel 20% che è l’obiettivo europeo per il 2020”.

 

“Questo – ha concluso l’assessore – è il futuro e il nostro impegno”.

 

(Fonte: www.regione.piemonte.it)

“il Torinese” piace a 12 mila su Fb

In soli 3 mesi dalla nascita il nostro giornale raccoglie consensi significativi sul web. E da settembre abbiamo in programma altre novità per voi lettori

 

torinese paginaE’ una bella soddisfazione, per noi, l’aver raggiunto il traguardo dei 10 mila “Mi piace” su Facebook, ed aver superato oggi i 12 mila. Soprattutto se consideriamo che “il Torinese” è online soltanto da tre mesi ed esistono testate giornalistiche blasonate che, in proporzione, hanno meno consensi sul social network.

 

Il nostro sito www.iltorinese.it ha ormai superato la fase di rodaggio e – a giudicare dalle mail dei lettori e dalle  richieste di collaborazione – sta ottenendo un discreto successo. Il ringraziamento, ovviamente, va non soltanto a chi ci legge, ma anche ai nostri sponsor che ci hanno consentito di far decollare questo progetto editoriale.

 

Nelle poche settimane di attività abbiamo già cercato di apportare innovazioni alla nostra testata: gli aggiornamenti della homepage sono più frequenti, la rubrica Agenda è più ricca di appuntamenti e abbiamo introdotto il nuovo link Cuori Torinesi, dedicato ai sentimenti e agli aspetti relazionali. Per la nuova stagione calcistica renderemo più ricca anche la rubrica Il Toro e la Zebra, con le cronache delle partite di Toro e Juve.

 

Da settembre abbiamo in programma anche altre novità per voi lettori, se avrete la bontà di seguirci come avete fatto fino ad ora.

 

P.S: Sono ovviamente graditi i vostri consigli e suggerimenti: scrivete a edizionibest@libero.it

 

Fine del Ramadan, preghiera al Parco Dora

ramadanL’arcivescovo: “Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità”

 

La preghiera della festa, il “Salt al Eid” ha chiuso ieri il Ramadan. Migliaia di persone della comunità musulmana torinese si sono riunite per la preghiera sotto le volte di acciaio del Parco Dora.

 

A portare il saluto della Città, l’assessore Ilde Curti. Anche l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, aveva inviato nei giorni scorsi un messaggio ai musulmani torinesi. Eccone un passaggio significativo:

 

«Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo. La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”».

Acciaio e calcestruzzo per resistere al vento. Ecco il nuovo grattacielo

palazzo regioneLa conclusione dei lavori dovrebbe avvenire entro la metà del 2015, con il trasferimento degli uffici regionali entro la fine dell’anno

 

La realizzazione del nuovo Palazzo della Regione procede senza aver snaturato il progetto dell’architetto Fuksas, avendolo anzi migliorato, e nel rispetto dei tempi che dovrebbe portare alla conclusione dei lavori entro la metà del 2015, con il trasferimento degli uffici regionali entro la fine dell’anno. Questo rappresenterà un grande risultato sul piano economico, perché permetterà un notevole risparmio degli affitti, risparmio che da solo pagherà la maggior parte del Palazzo”: è quanto ha puntualizzato il vicepresidente della Regione, Aldo Reschigna, nella comunicazione effettuata il 28 luglio nella Prima Commissione del Consiglio regionale.

 

“Tutte le novità introdotte – ha precisato Reschigna – sono state comunicate all’architetto Fuksas e da lui approvate. E tecnici del suo studio hanno seguito regolarmente il procedere dei lavori. Nel caso delle modifiche sulle quantità di acciaio e calcestruzzo, ad esempio, entrambi i materiali sono stati incrementati nella nuova struttura nelle fondamenta, in modo da irrigidirle e permettere una minore oscillazione sotto le raffiche di vento. Una diversa valutazione intervenuta dall’aver considerato l’andamento climatico negli ultimi 50 anni. Altre variazioni intervengono nella realizzazione della copertura di vetro, per semplificare la futura manutenzione; negli interni, ma questi sono ancora oggetto di valutazione, come l’aggiunta di un impianto fotovoltaico che renderebbe la costruzione completamente autonoma sul piano energetico”.

 

Per quanto riguarda la bonifica, il vicepresidente ha puntualizzato che “essa era a carico del venditore, ma non è stata da lui completata. Questo ha comportato da parte sua un pagamento a rate di 6,9 milioni di euro alla Regione, che li ha utilizzati per completare la bonifica. I lavori procedono secondo i tempi stabiliti, e dovrebbero permettere di rispettare il calendario del trasferimento degli uffici. Già ora abbiamo cominciato a disdettare alcuni affitti e ad accorpare gli uffici, in vista del trasferimento che porterà con sé non solo un notevole risparmio, ma anche una organizzazione del lavoro più efficace ed efficiente”.

 

Una comunicazione che Reschigna ha tenuto a precisare di svolgere “su un piano diverso rispetto all’indagine in corso da parte della Corte dei Conti, su cui non abbiamo notizie. Per questo non può essere intesa come risposta o addirittura contrapposizione a quell’indagine”.

 

(Foto: il Torinese)

 

(Fonte: www.regione.piemonte.it)

Fai e Ordine Mauriziano insieme per Stupinigi

 Dal 1° Agosto ingresso ridotto alla Palazzina di Stupinigi per i soci FAI.  Il  programma “FAI per me” ad oggi coinvolge oltre 700 enti culturali e musei in tutta Italia

 

palazzina-caccia-La Fondazione Ordine Mauriziano, proseguendo nel percorso di valorizzazione del proprio patrimonio culturale (Palazzina di Caccia di Stupinigi, Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Abbazia Santa Maria di Staffarda), ha stipulato un accordo con il FAI Fondo per l’Ambiente Italiano.

 

Dal 1° Agosto 2014 i tre monumenti saranno inseriti nel circuito FAI per me www.faiperme.it e i soci FAI  con tessera in corso di validità avranno diritto al biglietto ridotto anziché intero:

 

Palazzina di Caccia di Stupinigi € 8,  Precettoria Sant’Antonio di Ranverso € 1,60,  Abbazia Santa Maria di Staffarda € 3,50.

 

Il  programma “FAI per me” ad oggi coinvolge oltre 700 enti culturali e musei in tutta Italia.

 

Fondazione Ordine Mauriziano: Costituita nel 2004, la Fondazione Ordine Mauriziano è un ente esclusivamente dedicato alla conservazione e valorizzazione del Patrimonio Culturale Mauriziano. www.ordinemauriziano.it

 

Acqua limpida nei laghi e torrenti piemontesi

lago aviglainaL’86% delle acque (77 aree su 93 monitorate) ha avuto un punteggio di eccellente di qualità ambientale dalle stazioni di controllo

 

In quanto a inquinamento non sono messi male i laghi e i torrenti della nostra regione. 

 

Buone notizie, infatti, per quei Comuni che  hanno chiesto la balneabilità.

 

Le analisi realizzatell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’Ambiente, relative a sette laghi e due torrenti, hanno dato conferma per il 2013 della situazione positiva  dell’anno prima: l’86% delle acque (77 aree su 93 monitorate) ha avuto un punteggio di eccellente di qualità ambientale dalle stazioni di controllo.

 

Nessuna è  insufficiente. Sono stati effettuati oltre 900 controlli da maggio a settembre 2013.

Piemonte e Lombardia, musei in rete

L’accordo tra le due regioni, che coinvolge anche i sistemi museali della Città di Torino e della Città di Milano, prevede l’allargamento al territorio lombardo dell’esperienza dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte,  progetto realizzato dall’Associazione Torino Città Capitale Europea

 

palazzo carignanoE’ iniziato il percorso che condurrà nell’arco di due anni alla definizione di un’unica carta museale per l’accesso ai siti culturali di Piemonte e Lombardia. Il protocollo di collaborazione fra i due enti regionali è infatti stato siglato stamani a Torino dai rispettivi assessori alla cultura, Antonella Parigi per la Regione Piemonte e Cristina Cappellini per la Regione Lombardia. 

 

L’accordo tra le due regioni, che coinvolge anche i sistemi museali della Città di Torino e della Città di Milano, prevede in particolare l’allargamento al territorio lombardo delle competenze maturate negli anni con l’esperienza dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte,  progetto realizzato dall’Associazione Torino Città Capitale Europea i cui soci fondatori e finanziatori sono, oltre alla stessa Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino e la Fondazione CRT. Proprio all’Associazione spetterà poi nei prossimi giorni la sottoscrizione dell’atto formale attraverso il quale saranno fissate le caratteristiche e le condizioni per lo sviluppo del progetto e la sua applicazione al sistema culturale lombardo. 

 

“L’Abbonamento Musei – commenta l’Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi – è per noi un punto di riferimento ed è ormai entrata a far parte delle abitudini dei cittadini, divenendo per i piemontesi una sorta di passaporto per la fruizione culturale sul territorio. Siamo orgogliosi di essere stati presi non soltanto come modello virtuoso, ma come veri e propri partner per l’avvio della stessa progettualità in Lombardia.  Ciò consentirà in particolare di allargare ulteriormente l’offerta ai nostri abbonati, nonché di avvicinare al nostro territorio i lombardi, favorendo la circolazione di pubblico sull’area del Nord-Ovest, a partire dall’occasione offerta da EXPO 2015”. 

 

“Oggi diamo ufficialmente avvio a questo importante progetto messo a punto insieme alla Regione Piemonte proprio in quell’ottica macro-regionale sulla quale i lombardi un anno fa ci hanno dato la loro fiducia” – così sostiene l’Assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia.–  La Carta  verrà sperimentata durante i sei mesi di Expo e avrà lo scopo di collegare l’offerta della Lombardia e del Piemonte, che consente di ampliare in modo significativo sia il bacino di cittadini interessati sia l’offerta culturale dei territori. La nostra idea e’ che questa Carta sia un’agevolazione importante a favore dei nostri cittadini e che possa essere utilizzata anche dopo l’Esposizione Universale. L’obiettivo quindi è quello di ampliare la fruibilità dell’offerta culturale con uno strumento a basso costo, fattore importante soprattutto in momenti economicamente difficili come l’attuale”

 

(www.regione.piemonte.it – Foto: il Torinese)

I mercati green in Tv su Rai 1

Le telecamere hanno ripreso la Boqueria di Barcellona, il Naschmarket di Vienna,  Budapest, Lione e naturalmente Porta Palazzo

 

PORTA PALAZZO2E’ arrivata su Rai 1 ed è targata Torino la serie televisiva Food Markets realizzata dalla Stefilm, casa di produzione che opera sotto la Mole. 

 

Tutti i sabati, per cinque settimane, la trasmissione ( che è statapremiata a San Francisco come miglior format straniero), porta ad esplorare i mercati di tutto il  mondo, i loro prodotti di qualità biologica ed agroalimentare e  la clientela locale. 

 

Le telecamere hanno ripreso la Boqueria di Barcellona, il Naschmarket di Vienna,  Budapest, Lione e naturalmente Porta Palazzo,  il mercato all’aperto più grande d’Europa con oltre un migliaio di banchi. Non solo cinesi.

 

(Foto: il Torinese)

Un museo grande come il web

“Considerare la città una collezione vivente, in mutamento e sviluppo costante. Museo della città presente e quindi in costante progresso è anche un compendio di storia cittadina che si presenta nella duplice forma di museo ‘diffuso’, grande come la città e virtuale, il sito web”

 

foto09Quanti tra voi sanno dell’esistenza di MuseoTorino? Non molti, ne siamo sicuri. Eppure si tratta  del solo vero  e proprio museo della Città di Torino. Anche se è un museo particolare, un museo online. Venne  inaugurato il 17 marzo 2011 in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

 

“Non è un nuovo museo, ma un museo nuovo, – si legge sull’ homepage del sito – che raccoglie, conserva e aggiorna la conoscenza della città. Nel fare dei luoghi e degli spazi urbani la sua “collezione”, MuseoTorino considera la città una collezione vivente, in mutamento e sviluppo costante”.

 

Museo della città presente – e quindi in costante progresso – è anche un mosaico di storia  che si presenta nella duplice forma di museo ‘diffuso’, grande come la città stessa, e  virtuale: cioè il sito web. Cliccando in corrispondenza dei punti contrassegnati sulla grande mappa di Torino si trovano informazioni e approfondimenti su luoghi, eventi, e temi tutti torinesi.

 

A ogni luogo è abbinato (come in ogni museo che si rispetti avviene per le opere esposte) un breve cartellino identificativo con i link ai siti delle istituzioni cui fare riferimento. Il progetto prevede l’organizzazione di mostre, incontri, seminari di studio, conferenze e passeggiate urbane per diffondere la conoscenza della città. La sede amministrativa è in Via San Francesco da Paola, 3.

 

 (Foto: il Torinese)

(www.museotorino.it)