ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 700

CasaOz riceve il sostegno di Nova Coop

L’educazione al consumo consapevole passa attraverso la conoscenza dell’origine dei cibi

 

casa oz nova coopSull’onda del gradimento registrato lo scorso anno con la collezione dei “Vitamini”, nel 2016 CasaOz, luogo di accoglienza per i bambini che incontrano la malattia e le loro famiglie, si conferma beneficiaria di parte dei ricavati dell’attuale operazione promossa da Nova Coop “Gli Amici della Fattoria”.

 

Entrambe le realtà proseguono quindi nel percorso intrapreso nel 2015 per trasmettere ai più piccoli l’educazione al consumo consapevole attivando una nuova iniziativa che parte, questa volta, dalla fattoria e da tutto ciò che viene prodotto all’interno di essa: dal 18 gennaio al 26 marzo nei supermercati e ipermercati di Nova Coop sarà disponibile la nuova raccolta bollini per collezionare dei peluche con le fattezze di simpatici animaletti.

 

La scelta è stata dettata dal fatto che le recenti ricerche confermano una conoscenza piuttosto limitata da parte dei bimbi relativa all’origine del cibo di cui si nutrono: lo scopo è quello di avvicinare le nuove generazioni al mondo della Fattoria in modo divertente.Per collezionare gli animaletti di peluche basta raccogliere 10 bollini, e con un contributo di 3,50 euro, si può ritirare il proprio preferito. “Gli Amici della Fattoria” sono anche protagonisti di un libro, acquistabile a 2,50 euro, con giochi, curiosità e storie a fumetti che spiegano ai più piccini da dove proviene il cibo che ogni giorno arriva sulle loro tavole, insieme ai princìpi di una corretta alimentazione e al rispetto per la natura e gli animali.

 

Con questa iniziativa Nova Coop sostiene quindi CasaOz e i suoi progetti attraverso una donazione di 10 centesimi per ogni pupazzo ritirato e 50 centesimi per ogni libro venduto. “Volendo continuare a garantire un servizio adeguato alle richieste che vanno aumentando anche le spese tendono a crescere di conseguenza, quindi condividere un percorso di progettualità solidale insieme a Nova Coop rappresenta per noi un valore aggiunto nell’ottica di far sentire come a casa famiglie i cui bambini si trovano a vivere la difficile esperienza di una malattia”, così  Enrica Baricco, Presidente di CasaOz, commenta l’impegno che questa importante realtà distributiva ha assunto ormai da tempo con la Onlus.

Mangiate più legumi

GARAU2IL MONDO DEL BIO  / di Ignazio Garau *

 

Oggi che la “dieta mediterannea” è diventata “patrimonio immateriale dell’umanità”, i legumi diventano “ambasciatori” di una proposta di riequilibrio dello stile alimentare, ancora troppo sbilanciato verso la “cultura della bistecca”. Una questione ancor più attuale in questo periodo di crisi economica

 

Lo dice l’ONU e con lo slogan “semi nutrienti per un futuro sostenibile”, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2016 l’Anno Internazionale dei legumi per fare opera di sensibilizzazione e aumentare la consapevolezza dei molti vantaggi dei legumi, incrementarne la produzione e il commercio, e incoraggiare utilizzi nuovi e più intelligenti lungo tutta la catena alimentare. I legumi sono una fonte economica, gustosa e molto nutriente di proteine e micronutrienti vitali che può essere di grande beneficio per la salute delle persone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Poveri ma nutrienti, la dieta mediterranea li ha rivalutati.legumi fagioli

 

Oggi che la “dieta mediterannea” è diventata “patrimonio immateriale dell’umanità”, i legumi diventano “ambasciatori” di una proposta di riequilibrio dello stile alimentare, ancora troppo sbilanciato verso la “cultura della bistecca”. Una questione ancor più attuale in questo periodo di crisi economica, in cui il “low food” ha rischiato di far crescere ulteriormente l’indice percentuale delle patologie di origine alimentare, considerato che quando il PIL si stringe, la pancia si allarga. Una considerazione che viene confermata dal primo bilancio della Coldiretti sui consumi alimentari degli italiani nel 2015, reso noto in questi giorni, che registra una debole ripresa dei consumi (+0,3%), dopo sette anni di calo, ma con un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere. Ovvero, con la crisi si risparmia sulla spesa alimentare a scapito della nostra salute! Dobbiamo recuperare l’antica saggezza dei contadini poveri del Cilento, il cui stile alimentare è stato osservato e studiato da Ansel Keys (“padre” della dieta mediterranea), durante la sua permanenza a Pollica (SA), fino a riscontrare che la loro dieta li preservava dall’insorgenza di molte delle patologie legate all’alimentazione.

 

Poveri ma nutrienti, i legumi sono, dunque, una valida alternativa al “cibo spazzatura”, alle confezioni giganti di cibo artefatto per spendere meno, al “confort food”, al cibo che fa sentire bene, che coccola con secchi di calorie a buon mercato, al fast food che risolve il problema del pranzo e della cena con pochi spiccioli.

 

I legumi hanno salvato l’Europa e se siamo ancora qui lo dobbiamo all’apporto proteico dei legumi. Nel Medio Evo, infatti, l’Europa intera era a rischio di spopolamento a causa dell’alta mortalità, dovuta a una serie di epidemie capaci di decimare intere nazioni. La gente, in maggioranza i ceti poveri nutriti male e in maniera inadeguata, era nell’impossibilità di procurarsi cibi costosi come la carne, uno dei pochi alimenti in grado di fornire proteine indispensabili a garantire le necessarie difese a organismi debilitati. A partire dal X secolo, la diffusione della coltura dei legumi ha cominciato a contribuire al miglioramento della salute della collettività, rendendola più resistente alle malattie e consentendo così al nostro continente di ripopolarsi in breve tempo. Con la scoperta dei nuovo mondo e la conseguente importazione in Europa di prodotti agricoli di quelle terre, sono arrivati anche i fagioli. Merito degli uomini di allora, fu quello di trasformare quei semi in alimento, cibo diventato ben presto alla portata di tutti per il suo basso costo.

 

I legumi più conosciuti sono fagioli, ceci, piselli e lenticchie, ovvero quanto di più comune siamo abituati a trovare sulle nostre tavole. Questi prodotti sono, infatti, parte della tradizione gastronomica italiana, appartenendo alla “cucina povera”: solo perchè gli ingredienti costano poco, non certo perché siano poveri di gusto o di proprietà nutritive.

 

L’Italia contadina, fino agli anni Cinquanta, ha vissuto di legumi, prevalentemente cucinati in minestra, da soli o tutti insieme, perché alimenti ricchi di proteine. Tutti gli studi in proposito confermano la presenza nei legumi di un elevato valore energetico, un alto contenuto dì vitamina B, di ferro e di calcio. Inoltre, il carico di proteine dei legumi freschi è dei 6-7% dei totale, mentre in quelli secchi è tra il 20 e il 25%.

 

Tanti tipi e varietà per gli usi più diversi in cucina. Vari tipi di ceci (uno dei legumi più diffusi al mondo e dalle origini antiche) bianchi e neri, dai semi grandi o più piccoli, molte le varietà di fagioli, alcune note in tutta Italia, altre tipiche di certe zone. I più diffusi sono i borlotti, i cannellini, i bianchi di Spagna, i rossi e i neri, tipici questi ultimi del Centro e Sud America. E’ difficile attribuire a ognuno una vocazione in cucina e forse sarebbe anche un po’ arbitrario. Pensiamo solo ai cannellini, sono l’ideale per un antipasto e un’insalata, i borlotti per le minestre, i bianchi nella preparazione di diversi umidi; ma realtà, come sempre, lasciatevi guidare dalle vostre preferenze. Per le lenticchie abbiamo quelle comuni d grandezza media e quelle piccole di Ventotene e Castelluccio. Ottime anche quelle decorticate, di colore rosso, ideali per la purea. I piselli si classificano in base alla grandezza, si va dai medi ai finissimi e la morbidezza è inversamente proporzionale alla dimensione. Freschi o secchi, d’estate o d’inverno, i legumi sono pronti a cedere la loro fragranza e il loro sapore alla preparazione che avrete scelto.

 

L’Italia è leader europeo nelle produzioni da agricoltura biologica, che vengono esportate in gran parte in Europa, Proprio l’agricoltura biologica può diventare l’elemento capace di provocare una nuova rivoluzione alimentare, in grado di proporre un nuovo stile alimentare, all’insegna della convivialità, della sobrietà e della sana alimentazione, che non dimentica la qualità ambientale.

 

 

* Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net

 

Federica Scanderebech (PD): “il Crocifisso non si tocca”

sala ROSSAIl crocifisso “è simbolo della tradizione cristiana che è presente nella vita di tutti i cittadini italiani, a prescindere dal loro credo religioso e dalla libertà di culto che la Costituzione italiana garantisce”

 

Nel dibattito sulla proposta del consigliere Silvio Viale di rimuovere il crocifisso dalla Sala Rossa del Comune, la Consigliera Comunale Federica Scanderebech (PD) ha recentemente dichiarato: “è obbligatoria una normativa nazionale che obbliga ad esporre il crocifisso in ogni ufficio pubblico”. Secondo Scanderebech (PD), il crocifisso “più che un simbolo religioso è anche espressione per l’Italia tutta di civiltà e di cultura cristiana di libertà e di accoglienza”. Quindi incalza “non sono ammesse fughe in avanti da chiunque arrivino, come accaduto in questi giorni”, dice alludendo alla proposta presentata dal Consigliere Viale. Nel 2011 era stata promotrice insieme ad altri di una legge d’iniziativa popolare che fu presentata in Regione Piemonte mirata a ottenereSCANDE l’esposizione obbligatoria del crocifisso in tutti gli uffici pubblici e prima ancora nel 2009 prima firmataria di un atto in Consiglio Comunale. Perché il crocifisso “è simbolo della tradizione cristiana che è presente nella vita di tutti i cittadini italiani, a prescindere dal loro credo religioso e dalla libertà di culto che la Costituzione italiana garantisce”, aggiunge Scanderebech (PD), “non è togliendo il crocifisso dalle aule delle scuole o da altre sedi che il nostro Paese farà un passo avanti sul tema della laicità delle Istituzioni, perché così si afferma solo il principio del laicismo più deteriore, quello della negazione coatta del ruolo del Cristianesimo”.

 

 

 (foto: www.comune.torino.it)

Alla Fondazione Accorsi il Divisionismo, da Segantini a Balla. Fino al 24 gennaio

OMETTO ACCORS

A confronto le opere di artisti di fine Ottocento e inizio Novecento,  attivi a Torino e Milano

 

Il Divisionismo tra Torino e Milano è protagonista della mostra prorogata al 24 gennaio 2016 alla Fondazione Accorsi Ometto,  comprendente 45 opere selezionate, seguendo i percorsi dei Divisionisti, proprio a partire dalle due regioni che hanno costituito l’epicentro di questo movimento pittorico: il Piemonte e la Lombardia. L’esposizione, curata da Nicoletta Colombo e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio,  offre un interessante viaggio nella pittura compresa in un periodo che prendeva avvio dagli anni Ottanta dell’Ottocento per protrarsi fino a tutto il primo decennio del Novecento.

 

L’attenzione si concentra sul ruolo svolto, nello svolgimento delle tendenze divisioniste, dalle città di Torino e Milano, e sui protagonisti della “pittura divisa” di origine piemontese o lombarda. Il Divisionismo,  infatti, nasce in Italia intorno agli ultimi decenni dell’Ottocento e, secondo alcuni critici d’arte,  raggiunge la sua massima espressione con Pellizza da Volpedo, mentre, secondo altri, con Segantini. Le direttive di questo movimento,  nate nei territori ligure e lombardo, sono state poi codificate da principi teorizzati da Gaetano Previati. Il Divisionismo italiano si è differenziato dal “pointillisme” francese per le sue inquietudini estetiche, le sollecitazioni sociali e per il suo crescente confronto con i principi della ricerca scientifica. A ufficializzare il nuovo movimento divisionista fu la Triennale di Milano del 1891.

 

I protagonisti della sperimentazione pittorica divisionista di cui sarà possibile ammirare le opere in mostra sono, tra gli altri, Giovanni Segantini, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Angelo Morbelli,  Gaetano Previati, Vittore Gubricy de Dragon,  Emilio Longoni, Matteo Olivero,  Carlo Fornara, Cesare Maggi,  Achille Tomei,  Giovanni Battista Ciolina e Angelo Barabino. All’ingresso del Novecento,  accanto ai maestri ormai affermati,  si andavano imponendo pittori di più giovane formazione, quali Carlo Carrà,  Umberto Boccioni,  Giacomo Balla e Leonardo  Dudreville,  che erano ancora legati per nascita o per formazione alla storia artistica piemontese o lombarda. In mostra si potranno ammirare, tra le altre,  opere quali “Le Parche” (1904), “Vecchine curiose”(1891) e “Ave Maria della sera”(1910) di Morbelli,  “Il sole” di Pellizza da Volpedo, risalente agli anni 1903-4, “Calvario” del 1901 e “Gregge all’alba” del ’10 di Previati, “Bosco di faggi” (1887-1912) di Gubricy de Dragon.

 

Mara Martellotta

 

Informazioni per il pubblico: 01183768

Dal 16 settembre 2015

Orario: Mart – ven 10-13, 14-18.

Sab e Dom.  10-13, 14-19. Lunedì chiuso.

Il nuovo sito web di Lapo è online

lapoIl progetto grafico è del  web designer italiano e operativo ad Amsterdam,  Marino Capitanio

 

Lapo Elkann, rampollo di Casa Agnelli, sbarca sul web con il nuovo sito www.lapoelkann.com. Rinnovata la veste grafica: con click si accede alla visione di tutte le attività imprenditoriali di Lapo. Nuovi anche i contenuti. Il progetto grafico è del  web designer italiano e operativo ad Amsterdam,  Marino Capitanio.

Cultura, la stagione delle grandi mostre non si ferma: a Torino è tempo di Matisse

Matisse-a-Palazzo-Chiablese-TorinoI quadri del precursore dell’espressionismo astratto americano dialogano con le opere di Picasso, Modigliani, Renoir e Bonnard

 

Dopo l’importante mostra che gli ha dedicato Roma, ora è Torino a intitolare un’esposizione interamente a Henri Matisse e al suo tempo, nel cuore del capoluogo subalpino a Palazzo Chiablese. Proprio “Matisse e il suo tempo”, aperta  fino al 15 maggio 2016, vuole essere un omaggio alla carriera di questo importante artista vissuto tra fine Ottocento e inizio Novecento. Il suo stile pittorico ha sicuramente lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea, tanto da far parlare la critica, nel bene e nel male, dei suoi lavori, rendendoli immortali e popolari.

 

La mostra torinese, curata da Cecile Debray, vuole essere un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche e di quegli artisti che hanno animato la vita della Ville Lumiere nella prima metà del Novecento. Si articola in dieci sezioni espositive, che si susseguono secondo un ordine cronologico, comprendenti cinquanta opere di Matisse e 47 firmate da diversi altri artisti di fama, quali Miro’, Derain, Renoir, Bonnard, Modigliani e Picasso. Le opere in mostra provengono tutte dal Centre Pompidou e svelano le amicizie, gli scambi culturali e la vitalità artistica della capitale francese nel periodo in cui operò il maestro del fauvismo.

 

Alcune opere di Matisse dai colori puri, quali ” Grande interno rosso” del ’48 o “Ragazza vestita di bianco”, dialogano con i protagonisti di alcuni dipinti di Picasso, come ” Nudo con berretto turco” del ‘ 55, o “Il tempo libero” di Fernand Leger. Il percorso espositivo pone l’accento su alcuni approfondimenti tematici dell’opera matissiana,  tra cui il suo interesse per le figure delle note danzatrici orientali. Questo soggetto, molto amato da Matisse, verrà ripreso poi in ottica cubista da Braque e Picasso dopo la seconda guerra mondiale. matisse

 

L’esposizione segue il percorso compositivo dell’artista a partire dal suo esordio a fianco del simbolista Gustave Moreau, negli ultimi anni dell’Ottocento, fino alla esposizione pubblica del gruppo dei fauves nel 1905, al Salon d’Automn.  D’altronde Matisse, discepolo di Renoir, Signac e Bonnard, grande rivale di Picasso, fu il fondatore del fauvismo e con la sua opera anticipo’ l’espressionismo astratto americano. Henri Matisse, ex studente di legge, proveniente dall’ambiente della borghesia provinciale, avrebbe trovato la propria strada nell’arte molto tardi, ma fu uno dei primi, insieme ai suoi amici fauves, a meritare il riconoscimento di aver investigato il concetto di espressione in sé. Per un certo periodo i fauves, infatti, dipinsero con un abbandono, una violenza nell’impiego dei mezzi pittorici tale da giustificare la pretesa di essere i primi artisti espressionisti del Novecento. Lo scandalo al Salon d’ Automn del 1905, in cui furono esposte le opere di Matisse, Georges Roualt e André Derain, fu tale che il critico Vauxcelles li definì “fauves”, ovvero belve. Nella loro pittura è il temperamento a avere la meglio sulle regole cromatiche e compositive codificate. Matisse insegna che i colori scelti per la descrizione dei soggetti possono essere i più vari, poca importa se inverosimili  o squillanti,  ciò che importa è che corrispondano alle esigenze emotive dell’artista; l’innovazione, quindi risiede nella sua assoluta libertà espressiva.

 

 Mara Martellotta

 

Palazzo Chiablese, dal 12 dicembre 2015 al 15 maggio 2016

Info e prenotazioni: 0110240113.

Avis, donazione di sangue da 70 militari della Scuola di Applicazione

ESERCITO AVISAVIS ESERCITOSono state pianificate nel mese di gennaio due ulteriori giornate dedicate alla donazione

 

Settanta militari del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito hanno effettuato  una donazione di sangue a favore dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue di Torino. Presso le due autoemoteche posizionate nel comprensorio militare di Palazzo Simoni sono stati raccolti oltre trenta litri di sangue. Un contributo rilevante per venire incontro alla crescente domanda di plasma, sangue ed emoderivati da parte delle strutture sanitarie piemontesi e nazionali nei settori del primo soccorso, della chirurgia e della cura a specifiche patologie. Alla luce della massiccia affluenza di donatori, di concerto con l’AVIS, sono state pianificate nel mese di gennaio due ulteriori giornate dedicate alla donazione. L’obiettivo è raggiungere il traguardo dei cento litri di sangue. Grande la soddisfazione per un gesto di solidarietà tangibile, molto apprezzato dai responsabili dell’AVIS e frutto dell’ottima integrazione del Comando nel tessuto sociale cittadino. Una iniziativa in linea con il diuturno impegno dell’Esercito a favore della collettività.

Con l'App della Venaria la reggia è sullo smartphone

L’applicazione  gratuita per IOS, sviluppata per la Residenza Sabauda dalla torinese Smart Beacon è dedicata a tutti i turisti

 

Ecco una notizia destinata a rivoluzionare la visita dei milioni di turisti della Reggia di Venaria, uno dei patrimoni Unesco più visitati d’Italia.

Nasce l’app LA VENARIA, l’applicazione  gratuita per IOS, sviluppata per la Residenza Sabauda dalla torinese Smart Beacon e dedicata a tutti i turisti, destinata a rendere davvero unica la visita della Reggia.

 

In un mondo sempre più digital anchevenaria, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie. Grazie alla tecnologia Ibeacon “La Venaria” permette ai visitatori in possesso di uno smartphone di seguire percorsi tematici, di visualizzare il punto in cui ci si trovano, di scaricare contenuti speciali, approfondimenti e perfino coupon sconto.

 

“Chi scarica gratuitamente LA VENARIA – spiega Giovanni Quaranta, AD di Smart Beacon – può vivere un’esperienza di visita guidata interattiva, ricevere notifiche di prossimità, informazioni testuali, semplicemente entrando nel raggio d’azione di un beacon. Il prossimo sviluppo saranno contenuti audio/video e animazioni 3d. La App è già disponibile in Italiano, Inglese e Francese, per consentire l’interazione dei numerosi ospiti stranieri. L’abbiamo sviluppata in modo da prolungare l’esperienza anche a visita terminata, consentendo di portare con sé un po’ del museo, informazioni, contenuti speciali e il collegamento diretto ai social della Reggia”.

 

 

Per scaricare la APP: https://itunes.apple.com/it/app/la-venaria/id977266394?mt=8

Lo studio Gebbia – Bortolotto ai Legalcommunity Awards

gebbia studioLe politiche energetiche, tema di quest’anno,  sono alla base dello sviluppo di un Paese e tutti gli operatori del settore, ad incominciare dai legali, rivestono un ruolo fondamentale

 

Quest’anno  sarà il settore Energy e degli operatori del comparto dell’energia il tema dei Legalcommunity Awards (si terranno a Milano lunedì 18 gennaio), giunti alla loro XII edizione, che si propongono l’obiettivo di far emergere le eccellenze del mercato legale. Le politiche energetiche sono alla base dello sviluppo di un Paese e tutti gli operatori del settore, ad incominciare dai legali, rivestono un ruolo fondamentale nel contesto sociale ed economico italiano.

 

gebbiaI Legalcommunity Awards 2016 saranno anche “targati Torino”Nell’elenco dei finalisti nella categoria Studio dell’anno penale Energy figura, infatti,  lo studio Gebbia e Bortolotto Penalisti Associati, con sede in corso Vittorio Emanuele II (nella foto grande),  i cui soci fondatori sono  gli avvocati Mario GebbiaMaurizio Bortolotto. Una presenza significativa quella dei due legali torinesi che, da anni, si impegnano per offrire, in particolare alle aziende, un servizio efficiente ed attento, attraverso una struttura agile e moderna. Lo Studio si occupa di consulenza ed assistenza nell’ambito del diritto penale e, in particolare, di tutti gli aspetti del diritto penale che possono interessare le imprese.

 

gebbia bortolottoI  Legalcommunity Awards, (nell’edizione 2016 si è deciso di includere la categoria Penale) sono il primo riconoscimento italiano nel settore dell’energia, che viene assegnato sulla base di una serie di elementi di valutazione oggettivi, da esperti ed operatori del settore alla scopo di spingere gli attori di questo mondo a migliorarsi ogni giorno.

 

  

 

www.gbpenalisti.it 

Rugby: "I richiedenti asilo non si possono tesserare"

rugby tre rose

Le partite sono state tutte rinviate e non dichiarate “perse a tavolino”. La palla, o meglio l’ovale, è stato rimesso al Coni di cui si sta aspettando una risposta

 

La burocrazia (sportiva questa volta) frena la squadra interraziale Le Tre Rose rugby di Casale Monferrato, nata dalla collaborazione tra il presidente Paolo Pensa e la cooperativa Senape. La Federazione italiana rugby, valutando che si trattava di un progetto di integrazione, al momento del tesseramento ha chiesto lumi al Coni. E dai massimi numi dello sport italiano è arrivato il verdetto che i richiedendi asilo non si potevano tesserare. “Lo scorso anno avevo tesserato alcuni ragazzi nelle stesse condizioni – dice Pensa – e non c’erano state obiezioni, tanto più che i ragazzi hanno in permesso di soggiorno “regolare” seppure provvisorio, in attesa dei permessi delle questure”. Forte di questi dati Pensa ha incontrato i vertici federali e, al momento, le partite sono state tutte rinviate e non dichiarate “perse a tavolino”. La palla, o meglio l’ovale, è stato rimesso al Coni di cui si sta aspettando una risposta. E la domenica prossima, sia che si tratti di campionato, sia che affronti un’amichevole, Le tre Rose saranno in campo a Casale Monferrato contro il Collegno. Nel frattempo, in attesa che le carte ed il diritto riescano a trovare una soluzione per una vicenda che non è solo appartenente al mondo dello sport, perché alla base c’è un costruttivo progetto di integrazione attraverso una disciplina , c’è il primo allenatore migrante. Si tratta di Suso Baboucarr, di nazionalità del Gambia, che sabato ha ottenuto l’abilitazione di allenatore “Primo momento”. Potrà allenare gli atleti under 12. La pronuncia del Coni dovrebbe, a questo punto, anche risolvere preventivamente eventuali problemi per l’altra disciplina dove Le Tre Rose, è impegnata con una compagine interraziale, il cricket. La squadra interraziale, composta per la stragrande maggioranza di migranti, era stata recentemente presentata anche a Nichelino in occasione dei festeggiamenti patronali, riscuotendo un notevole successo e simpatia.

 

Massimo Iaretti