ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 643

Genitori “troppo vecchi”. Il pregiudizio sconfigge chi non urla

Di Pier Franco Quaglieni*

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Solo Chiara Saraceno ha avuto il coraggio di affrontare  su “Repubblica” il caso spinoso dei due anziani coniugi a cui la Corte d’Appello di Torino ho cancellato anche la speranza di riavere la propria figlia perduta senza colpe. Il dibattito aperto da quella sentenza rivela come l’opinione pubblica non soltanto piemontese partecipi di un fatto che appare gravissimo perché fondato sul pettegolezzo e sulla diffamazione. La Corte d’appello sta stabilito di tutelare la stabilità affettiva della  figlia ,lasciandola ai genitori che l’avevano adottata, malgrado la decisione  di toglierla ai genitori legittimi  si fosse rivelata infondata, sbagliata, ingiusta.Il pregiudizio sui genitori “troppo vecchi” appare proprio e soltanto un pregiudizio privo di veri  significati. Il tribunale in prima istanza fu incredibilmente troppo rapido ,fatto davvero eccezionale, nel decidere la sorte della bambina  e i servizi sociali sbagliarono in modo clamoroso, monitorando la coppia incriminata di colpe che non esistevano. Osserva la Saraceno che se fosse stata una coppia di intellettuali  o di professionisti, sarebbero andati con i piedi di piombo nel decidere . Giustamente  i genitori naturali chiedono perché sono stati ritenuti indegni di tenere  la figlia. Luigi Deambrosis e Gabriella e Gabriella Carsano meritavano rispetto e soprattutto umana attenzione, se non comprensione . Sono stati privati di un diritto  in base a calunnie di vicini di casa che li accusavano di abbandono  della figlia.Un fatto che si rivelò inesistente,  anzi inventato. Un pettegolezzo. Sono due persone piene di dignità. Non urlano. Hanno combattuto una battaglia per poter dare  il loro affetto alla figlia naturale. La facilità con cui,anche contro la legge, si affida un figlio a leader politici omosessuali che convivono con il loro compagno ,appare un qualcosa di fuori posto,se paragonato al dramma della coppia di Mirabello. Ci sono punti oscuri nel comportamento dei servizi sociali e del tribunale che decise il distacco tra genitori e figlia. Non mi sbilancio nel commentare la sentenza della Corte d’Appello di Torino che pone la parola fine,dando torto ai genitori, vittime di accuse false,accolte come vere  dal tribunale in prima istanza, ma credo vada detto con grande fermezza che giudici e servizi sociali hanno sbagliato nel decidere frettolosamente e senza adeguati approfondimenti il distacco dai genitori della loro figlia. E’ stato un vero e proprio errore e vorrei che qualcuno ne rispondesse.  E’ troppo facile decidere sulla pelle e sul futuro della gente, limitandosi ,al massimo,a chiedere scusa.In questo caso,non lo hanno neppure fatto.

 

*Direttore del Centro Pannunzio

Dai Carpazi alle Alpi: storie di empowerment al femminile

Venerdì sera a Torino verranno presentati il progetto e la ricerca “Empowering Women through their Job and Passion”, a cura della sociologa Sabrina Allegra e del fotografo Stefano Di Marco. Un progetto indipendente che documenta, attraverso interviste e fotografie, i percorsi di empowerment di donne provenienti da settori professionali differenti. Domani verranno presentate le storie di libere professioniste provenienti da Italia, Polonia, Ucraina e Croazia, accomunate dall’aver trasformato la loro la loro passione in professione.

Programma della serata:

ore 19: Presentazione del progetto di sociologia visuale “Empowering Women through their Job and Passion”, di Sabrina Allegra e Stefano Di Marco (Women Social Inclusion)
ore 20: momento conviviale con aperitivo

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Quando: Venerdì 17 marzo, ore 19

Dove: Polski Kot, Via Massena 19/a Torino

Ingresso gratuito

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Contatti:

sito web: www.womensocialinclusion.org

pagina facebook: www.facebook.com/womensocialinclusion/

polski kot: www.facebook.com/polski.kot

evento: www.facebook.com/events/721965774645621/

 

Comau a Berlino

È in corso oggi a Berlino, per due giorni, la conferenza internazionale “Digitising Manufacturing in the G20 – Initiatives, Best Practices and Policy Approaches” organizzata presso il German Federal Ministry for Economic Affairs and Energy. Un incontro durante il quale tutti gli Stati membri del G20 si troveranno a discutere e a confrontarsi sulle idee e i programmi che guideranno la digitalizzazione del settore manifatturiero. Comau, Società del Gruppo FCA, ha preso parte all’evento in rappresentanza di quel segmento dell’industria italiana votato all’innovazione e pronto ad accogliere tutte le nuove sfide dell’Industria 4.0. In particolare, Mauro Fenzi, CEO di Comau, si è soffermato sul tema “Factories of the future – from global value chains to interconnected global value networks”, insieme a Susanto Irwan, Founder di Sensify Security, a Jan Michael Mrosik, CEO Digital Factory Division di Siemens, a Karthikeyan Natarajan, Global Head Engineering Practice di Tech Mahindra e Stephan Reimelt, CEO di GE Deutschland. Nel corso del dibattito Fenzi ha affrontato il tema della digitalizzazione nell’industria manifatturiera, partendo dalla lunga esperienza di Comau nel settore dell’automazione industriale, a livello globale. Si è quindi soffermato, sulle principali trasformazioni che la ‘digital revolution’ sta determinando nell’organizzazione del lavoro, nei processi produttivi e nei modelli di business delle imprese. L’impegno concreto di Comau su questi temi è rappresentato da tecnologie innovative come i robot industriali collaborativi AURA, oltre allo sviluppo di nuove competenze per il personale della fabbrica digitale attraverso l’attività della Comau Academy, condotte in collaborazione con autorevoli Atenei e Istituti internazionali.

Rendimenti finanziari: accumulare o decumulare?

In un’economia finanziaria in cui da anni il rendimento, specie degli investimenti a reddito fisso o a tasso indicizzato(anche sull’inflazione) si aggira attorno allo zero( prima volta nella Storia), i gestori si sono visti costretti ad ingegnarsi onde consentire agli investitori di poter trarre una cedola periodica “comunque” dal loro investimento. Sono ormai molte le Istituzioni che gestiscono il Risparmio che propongono l’opzione del Decumulo

Si tratta di un pagamento periodico di un importo in percentuale, a scelta del cliente, sull’intero investimento effettuato e a prescindere dal rendimento dell’investimento sottostante per una durata prefissata in un certo lasso di tempo. Prevede il pagamento ogni 3, 6 mesi o annuo di un importo pari al 3% o 5% del totale dello stesso. Ovviamente, il pagamento cresce in importo assoluto in caso di ulteriori investimenti e diminuisce a seguito di eventuali riscatti erogato cresce per effetto dei versamenti aggiuntivi ma non si riduce per effetto di eventuali riscatti parziali.

a) Al 30/06/2015 totale premi versati al momento della richiesta del servizio: €100.000,00

Percentuale richiesta per il decumulo: 3%

Cedola erogata annualmente: € 3.000,00 (importo lordo)

Cedola erogata semestrale: : € 1.500,00 (importo lordo)

Cedola erogata trimestrale : € 750,00 (importo lordo)

b) Al 30/06/2016 versamento aggiuntivo di €100.000,00 ed il totale premi versati ammonta a €200.000,00

Percentuale richiesta per il decumulo rimane il 3%. Alla prima ricorrenza annuale , semestrale o trimestrale già scelta, l’importo erogato sarà pari a :

Cedola erogata annualmente: € 6.000,00 (importo lordo)

Cedola erogata semestrale: : € 3.000,00 (importo lordo)

Cedola erogata trimestrale : € 1.500,00 (importo lordo)

c) Al 30/08/2016 riscatto parziale di €50.000,00

Percentuale richiesta per il decumulo rimane il 3%. L’importo erogato, non si riduce, sarà pari a :

Cedola erogata annualmente: € 6.000,00 (importo lordo)

Cedola erogata semestrale: : € 3.000,00 (importo lordo)

Cedola erogata trimestrale : € 1.500,00 (importo lordo).

Se il rendimento del sottostante esorbita in percentuale quello del decumulo, si avrà un incremento del capitale investito, viceversa in caso opposto, mentre il capitale medesimo investito resterà immutato in caso di coincidenza fra rendimento percentuale del sottostante investito e percentuale di Cedola di Decumulo. Operazione di “galleggiamento” non da sottovalutare, anche se il ‘combinato disposto’ delle cadenze del “sopra e sotto” il capitale investito, vuoi per guadagno, vuoi per riduzione del medesimo per il Decumulo, può talora portare, specie nel caso dei Fondi Comuni, a delle sperequazioni dovute alla “cronologicità” nella fiscalità da onorare, ancorché nel caso con ritenuta alla fonte, nei confronti dell’Erario.

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Baby pit stop per l’allattamento e cura dei bambini

“Le Consulte, femminile regionale e delle elette del Piemonte, hanno lavorato insieme anche predisponendo delle mozioni affinché oggi, spenti i riflettori sull’8 marzo, si possa promuovere un progetto concreto per realizzare spazi e creare un circuito nei luoghi della cultura piemontese e non solo, di aiuto fattivo alle mamme. Importante la capillarità sul territorio nei tanti comuni piemontesi e per questo coinvolgeremo Anci e Uncem, ma senza dimenticare le mamme che lavorano in fabbrica o negli uffici”.

Questa la dichiarazione della vicepresidente del Consiglio regionale, Daniela Ruffino, nel corso della conferenza stampa  nella Sala dei Presidenti di Palazzo Lascaris, per la presentazione del progetto dell’Unicef, Baby pit stop (aree di  sosta per allattare e cambiare il pannolino).

“Sono una ostetrica prestata alla politica – ha ricordato Stefania Batzella, presidente della Consulta delle elette del Piemonte – per cui ho sempre seguito con passione la tematica dell’allattamento. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda in maniera esclusiva l’allattamento fino al sesto mese, consigliato almeno fino ai due anni mentre inizia l’introduzione degli altri cibi nella dieta del bambino, in relazione alle richieste del minore e alle possibilità della mamma. L’allattamento va protetto, sostenuto e incoraggiato perché fornisce l’alimento più completo, più naturale e più nutriente che si possa immaginare e migliora il legame tra mamma e bimbo. Nella nostra società è possibile che si verifichino situazioni inidonee all’allattamento attraverso sguardi indiscreti o di scandalo all’indirizzo di chi sta allattando. Importante quindi allestire aree attrezzate idonee e che permettano alle donne coinvolte di poter uscire di casa tranquillamente e poter soddisfare facilmente le richieste alimentari dei propri figli. È necessaria anche una legge antidiscriminazione in armonia con la direttiva emanata dalla ministra Marianna Madia”.

All’incontro hanno partecipato anche la vicepresidente della Consulta delle elette, Valentina Caputo Cinzia Pecchio, presidente della Consulta femminile regionale,  Costanza Trapanelli – presidente Comitato provinciale di Torino per l’Unicef e Elise Chapin – Unicef Italia – referente del Programma ospedali e comunità amici dei bambini (Bps).

Anche attraverso i loro interventi è stata chiarita bene la valenza del progetto che prende il nome dalle spettacolari operazioni che vengono svolte nel corso dei gran premi di Formula 1: il rifornimento iniziativa a paladi carburante diventa il rifornimento di latte e il cambio gomme diventa il cambio del pannolino.

L’allattamento è considerato una priorità della salute pubblica dall’Unicef ed è un diritto ai sensi dell’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e della adolescenza. Il Baby pit stop, un luogo dove possono trovare tranquillità anche i padri che dovessero allattare al biberon con spazi eventualmente anche per fratellini e sorelline. Una iniziativa a basso consto e di grande utilità sociale che partendo dai luoghi della cultura (musei, biblioteche ecc…) deve coinvolgere capillarmente sul territorio tutti i luoghi pubblici.

A tale proposito sono stati predisposti dei documenti da votare nelle prossime sedute d’Aula.

AB www.cr.piemonte.it

Grillo, il Risorgimento, Torino

Di Pier Franco Quaglieni *

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Lo sappiano, i torinesi. Grillo detesta il Risorgimento. Di recente  ha richiesto l’istituzione per il 13 febbraio di un ennesimo Giorno della Memoria per ricordare quelle che lui definisce le vittime del Risorgimento, nell’anniversario della caduta di Gaeta  e  della fine del Regno borbonico delle Due Sicilie che concluse la spedizione dei Mille di Garibaldi, dopo l’incontro a Teano tra il condottiero dei Due Mondi e Vittorio Emanuele II. Forse Grillo pensa di sottrarre voti alla Lega, temibile concorrente al Nord  nella rincorsa populistica, demonizzando la nostra storia come fece Bossi in passato. La Lega in effetti  ha accantonato i temi antisorgimentali e addirittura il 24 maggio  2015-centenario dell’ingresso dell’Italia  nella Grande Guerra- Salvini e Zaia sono andati in riva al Piave ad attingere acqua del “fiume sacro” come Bossi faceva alle sorgenti del Po . Grillo nella sua sbornia demagogica vuole travolgere tutto, in primis la democrazia rappresentativa con il ricorso al mito di un nuovo Rousseau in rete. Il richiamo a Rousseau, almeno alle persone colte, dovrebbe essere sufficiente per capire cosa si celi dietro quel nome: la giustificazione a priori del giacobinismo che dalla Rivoluzione francese a quella russa di cent’anni fa ha intossicato due secoli con ghigliottine,terrore e stragi.

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Ma come è possibile che nessuno a Torino abbia levato la sua voce contro la proposta di Grillo di celebrare le presunte vittime del Risorgimento ? E’ passato esattamente un mese dalla proposta, ma il silenzio l’ha fatta da padrone.  La Torino che fu prima capitale d’Italia e  prima protagonista del Risorgimento ,avrebbe dovuto ,a livello pubblico, prendere posizione contro Grillo. Tutti hanno taciuto. Magari alcuni per disinformazione, altri per disprezzo verso le sparate di Grillo, ma sicuramente alcuni hanno taciuto per convenienza. Se oggi fosse in vita, un uomo come Narciso Nada, storico del Risorgimento ,ma anche degli Antichi Stati italiani preunitari, non avrebbe avuto esitazioni a replicare a muso duro per le rime in quella che Adolfo Omodeo  definiva la “difesa del Risorgimento”. Lo fece  insieme a me anche  agli albori del leghismo.  Il meridionale Croce parlò addirittura di “Sorgimento” per sottolineare come esso fosse l’unica grande pagina della storia italiana. Alcuni pallidi  risorgimentalisti torinesi si baloccano con altre cose, ma non hanno avuto il coraggio di replicare a Grillo, come in passato  non lo ebbero nei confronti dei leghisti. D’altra parte le cattedre di Storia del Risorgimento nelle Università italiane vengono sistematicamente eliminate a favore della Storia contemporanea, ritenendo che il Risorgimento non meriti più studi specifici.

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Solo Dino Cofrancesco, la mente più illuminata dell’Università di Genova, gran nemico di quello che lui definisce il “gramsciazionismo” torinese, ha scritto il suo dissenso e la sua indignazione ,ricordando le parole di Rosario Romeo, il grande biografo di Cavour: “La crisi dell’idea di Nazione ha indotto molti italiani a rinunciare al rispetto di sé stessi come collettività e come civiltà”. E ha ricordato la grande lezione di Francesco de Sanctis che ,in esilio a Torino, fu anche professore nella nostra Università. De Sanctis, sommo critico e storico della letteratura italiana e primo ministro della Pubblica istruzione del nuovo Regno, scelto da Cavour, patì il carcere sotto i Borboni. Bisognerebbe opporre a Grillo la grande lezione degli storici italiani, molti dei quali originari del Sud, che hanno scritto la storia del  Risorgimento ,contestando le tesi fortemente  ideologiche ma storicamente fragili di Gobetti e Gramsci che vollero vedere nel processo di unificazione una rivoluzione mancata o una conquista regia. Mi limito, rispondendo a Grillo da modesto  storico del Risorgimento ,con le parole di Giaime Pintor  scritte al fratello nel 1943 poco prima di morire, quando stava iniziando il suo impegno nella Resistenza : “Il Risorgimento fu l’unico episodio storico-politico… che (ha) restituito all’Europa un popolo di africani e di levantini”. Non va dimenticato che Pintor era sardo come Gramsci.

*Direttore del Centro Pannunzio

Vicino a te 2017: al Mauriziano contro la Violenza di Genere

Nell’ambito del Progetto Regionale VICINO A TE 2017, l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano, grazie all’iniziativa della Rete locale accoglienza vittime di violenza (coordinata dalla dottoressa Arianna Vitale) ospiterà il camper itinerante del servizio di front office mobile per la campagna di sensibilizzazione, informazione e prevenzione contro la violenza di genere. Il camper sarà posizionato nell’area del cortile adiacente al Pronto Soccorso, con accesso da corso Rosselli. All’interno del camper – per fornire informazioni alla cittadinanza – saranno presenti le équipe di operatrici con specifica competenza e formazione del Telefono Rosa Piemonte, in particolare psicologhe ed esperte legali. La postazione mobile sarà presente davanti al Mauriziano dalle ore 9 alle ore 13 nelle seguenti date: 14 marzo,13 aprile, 29 giugno e 31 ottobre. La popolazione è invitata a partecipare all’evento per conoscere le attività di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, come previsto dalla Legge Regionale n.4 del 24 febbraio 2016 e relative disposizioni attuative.

 

 

La grande battaglia di Mosul

FOCUS  / di Filippo Re

Dalla Grande Moschea di Al Nuri a Mosul annunciò con un sermone al mondo la sua missione per realizzare un immenso Califfato nelle terre dell’Islam e quel giorno, il 29 giugno 2014, decise di farsi chiamarsi Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Non a caso scelse l’antica moschea di Nur ed-din o Norandino, grande e potente nemico della Cristianità, il condottiero e sultano che nove secoli fa riunificò le forze musulmane tra il Nilo e l’Eufrate, tra l’Egitto e la Siria, per combattere i Crociati, con il Saladino alla testa dell’esercito e suo illustre successore. La rinascita del Califfato non ci sarà mai e in quella moschea di Mosul il Califfo del terrore non ci tornerà più. Ora quel santuario islamico è diventato un luogo simbolico per l’esercito iracheno e per le forze curde: si trova a Mosul ovest, poco oltre il Tigri, all’interno della Città vecchia, in un labirinto di viuzze in cui sarà difficile avanzare con i blindati e i carri armati e con gli stessi soldati a rischio di autobombe, kamikaze e sotto il tiro incessante dei cecchini. Quanti morti per Mosul ?

Perde terreno nelle città l’Isis ma rialza la testa nelle retrovie del sedicente Califfato. Dopo la presa dell’aeroporto le forze irachene sono entrate nei quartieri occidentali dell’antica Ninive difesi da 3-4000 miliziani dello “Stato islamico” nascosti nei vicoli e nei tunnel, confusi tra oltre 700.000 civili usati spesso come scudi umani, con bambini kamikaze, con violenze e stupri, con uomini, donne e ragazzi che assistono a decapitazioni e stragi quotidiane. Ci vorranno forse diverse settimane per liberare Mosul ovest e al tempo stesso occorrerà fare attenzione a non concentrare tutte le forze nell’area occidentale del Tigri rischiando di perdere la parte orientale della città appena conquistata dopo più di tre mesi di durissimi combattimenti costati almeno 2500 vittime.

. (AP Photo/Osama Sami)

Visto come è andata a Palmira, più volte occupata, persa e di nuovo conquistata, non si esclude la possibilità di un clamoroso ritorno dei miliziani neri sulla riva orientale mentre sulla sponda opposta bisognerà vedere come reagirà quella parte di popolazione sunnita che simpatizza per il Califfo preferendolo perfino al governo sciita di Baghdad e alle temute milizie iraniane. Riconquistare Mosul significa riprendersi non solo la seconda città irachena ma soprattutto tornare in possesso di un importante snodo commerciale e logistico verso la Siria nonchè assicurarsi il controllo delle risorse energetiche e idriche situate nel nord del Paese. Come la diga di Mosul, protetta da 500 militari italiani insieme agli americani e ai peshmerga curdi, in un’area ad alto rischio, per evitare che lo sbarramento possa essere colpito e distrutto dai terroristi (ci sono già stati momenti di tensione e scontri) e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura fondamentale per il Paese procedano nella massima tranquillità. Nell’estate 2014 la diga era caduta nelle mani dell’Isis ma dopo pochi giorni era stata ripresa dai curdi con la copertura di raid aerei americani. Situazione sempre ingarbugliata anche ai tavoli del negoziato di Ginevra, ripreso dopo una lunga pausa, nonostante l’incrollabile ottimismo di Staffan de Mistura, l’inviato dell’Onu per la Siria, secondo cui ” il 2017 sarà sicuramente l’anno della fine del conflitto” ma prima di arrivarci sarà necessario un miracolo. Nella città svizzera proseguono fiaccamente i colloqui con la mediazione delle Nazioni Unite tra il regime di Damasco e i gruppi di opposizione (senza Isis e qaedisti) riuniti nell’Alto comitato per i negoziati. Sui colloqui incombe anche la minaccia del terrorismo che rischia di far saltare le trattative e avvelenare un clima già molto teso. Gli uomini del Califfo sono sulla difensiva anche in Siria e dopo aver perso Al Bab a nord e altri 15 villaggi liberati dai ribelli armati dalla Turchia, dai curdi e dalle truppe governative, reagiscono con attentati mentre i qaedisti seminano il terrore con gli stessi metodi sprofondando la Siria in un’altra stagione del terrore. Kamikaze si fanno esplodere presso Al Bab, vicino ad Aleppo, e a 30 km dal confine turco provocando oltre 60 morti, con la firma dell’Isis, e la paura torna a Homs, la terza città siriana rioccupata dall’esercito di Assad nel 2014 dopo un accordo con l’Onu, sconvolta da un attacco suicida, rivendicato dai qaedisti di Fateh al-Cham (ex al Nusra) contro la sede dei servizi segreti uccidendo almeno 42 persone tra cui il capo dell’intelligence di Assad, il generale Hassan Daaboul. La diplomazia è di nuovo al lavoro ma pochi se ne sono accorti. Si deve discutere di elezioni e della nuova Costituzione e di un percorso di transizione politica al presidente Assad ma il dialogo si blocca sovente per le accuse reciproche e i veti incrociati. Della nuova Carta costituzionale si sa poco: in base ai contenuti della bozza russa, che però deve essere accettata da tutte le parti in causa, dovrebbe essere eliminata la parola “araba”.

Lo Stato verrebbe indicato con il nome “Repubblica siriana” al posto dell’attuale “Repubblica araba siriana” e sparirebbe la dicitura: “la giurisprudenza islamica è la fonte principale della legislazione”. La novità più importante riguarderebbe tuttavia la possibilità di usare le lingue araba e curda come idiomi paritetici. La tregua sembra reggere ma si continua a combattere contro i gruppi jihadisti, dall’Isis ad Al Nusra, esclusi dal cessate il fuoco, il Paese è tutt’altro che pacificato, Assad vuole vincere la guerra e ci sta riuscendo mentre le opposizioni brancolano nel buio e nell’ambiguità, in attesa di una mossa del presidente Trump pronto a firmare il piano anti-Isis preparato dal Pentagono. Un altro scoglio da superare riguarda il ruolo degli iraniani nel futuro della Siria che gli oppositori rifiutano di accettare come interlocutori al tavolo della pace.

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

 

 

Filippo Re

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

“Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme”

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L’Anpi e Israele 
Ha ragioni da vendere il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti ,uomo sempre aperto al confronto delle idee, a criticare  il patrocinio concesso dall’Anpi di Biella al film “Israele il cancro”, innanzi tutto a cominciare dal titolo. Definire Israele il cancro tradisce un antisemitismo viscerale , incapace di comprendere la storia dell’unico stato democratico del Medio Oriente. Certo, Israele ha commesso degli  errori, anche gravi, ma non va mai dimenticato il fatto incontestabile che nei territori israeliani si vive costantemente con l’ansia di morire ad opera dei terroristi palestinesi. Un’associazione di partigiani dovrebbe ispirarsi ai valori della libertà  e non a quelli dell’apriorismo fazioso. Soprattutto ,affrontando il tema spinoso dei palestinesi che vivono sicuramente una tragedia,dovrebbe anche considerare le ragioni israeliane. E’, per altri versi, un vecchio vizio delle estreme di sinistra e di destra , quello di essere  antiisraeliane e filo palestinesi a prescindere. Ricordo nel 1967,durante la guerra di aggressione ad Israele voluta da Nasser ,gli attacchi contro il piccolo stato “ebraico” di esponenti del vecchio PCI, dimentichi dei motivi storici che portarono ,dopo la II guerra mondiale, a creare quella realtà. Anche Eugenio Scalfari fu della partita ,suscitando l’aspra critica del suo  iniziale maestro Pannunzio. Non parliamo  della estrema destra  che riversa il  terribile antisemitismo della Shoah  nel presente. E non posso dimenticare che l’ebrea Natalia  Levi Ginzburg scrisse  cose piuttosto  imbarazzanti sull’argomento. Erano anni difficili, c’era il Muro di Berlino, oggi si vorrebbe più ponderatezza nel valutare una realtà complessa come il Medio Oriente, a partire dalla minaccia incombente dell’ Isis che per l’Europa rappresenta una sorta di nuovo nazismo volto, anch’esso, allo sterminio .

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L’autostrada del Conte

L’autostrada Torino- Pinerolo, estremamente utile per favorire il turismo invernale, e non solo quello, venne fortemente osteggiata e venne realizzata con grande ritardo. Veniva definita l’autostrada del Conte. Il conte era Edoardo Calleri di Sala, politico democristiano di gran peso, presidente della Cassa di Risparmio di Torino e poi dal 1970 presidente della Giunta Regionale,il primo presidente affiancato prima da Paolo Vittorelli e poi da Aldo Viglione presidenti del Consiglio regionale. Lo conobbi a Moncalieri, di cui era stato sindaco, eletto nel 1964,dove si fece promotore del secondo ponte sul Po (senza il quale il traffico era sempre intasato), anch’esso definito, dall’opposizione comunista, il ponte del Conte o ,più semplicemente, il ponte di Calleri. Era un uomo di poche parole ,ma di grande competenza amministrativa. Aveva una straordinaria resistenza alla fatica e nei dibattiti sapeva fare le ore piccole ,bevendo Coca-Cola. Lo consideravano un ras,ma sicuramente l’uomo era di grande qualità.Una qualità oggi davvero quasi impensabile. Forse non seppe circondarsi di collaboratori validi,come spesso succede anche ai non mediocri.Laureato in medicina,era in grado di tener testa e di mettere in difficoltà architetti esperti nelle discussioni urbanistiche.Era stato giovanissimo resistente a fianco del padre ammiraglio. Donat Cattin, che era suo fiero avversario, riconobbe la sua competenza e la sua onestà,al di là della competizione politica che fu durissima. La sua carriera venne interrotta da una vicenda giudiziaria su cui si fece un gran baccano,ma da cui il Conte uscì, alla fine ,indenne. Calleri aveva una residenza in quel di Bricherasio. La mamma era una Cacherano di Bricherasio,un donna straordinaria che conobbi quando abitava nel palazzo di via Maria Vittoria che ,per caso ,divenne quindici anni dopo sede del Centro “Pannunzio”. Era colta e amabile,ospitava un suo nipote,mio grande amico e coetaneo,che studiava all’Università .A volte mi parlava con un certo orgoglio del figlio,anche se intravvedeva i pericoli della politica.L’autostrada Torino -Pinerolo c’è ormai da molti anni ( senza quell’idea di Calleri le Olimpiadi invernali del 2006 non si sarebbero potute fare )e nessuno pensa più a collegarla al conte Calleri. Ma negli anni ’70 non si sarebbe dovuta realizzare perché avrebbe sveltito l’arrivo del Conte a Bricherasio. Incredibile,ma vero,basterebbe andare a rileggere i giornali di quel periodo.Miserie della politica,stoltezza degli uomini faziosi di quegli anni.

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Lotto marzo torinese

L’8 marzo di quest’anno sembra essere cambiato rispetto al passato, non solo perché l’iniziativa di quest’anno è senza l’apostrofo.Sono state tante le iniziative.alcune molto azzeccate, altre, come quella di bloccare il traffico, assai meno. L’elemento fondamentale ci sembra una maggiore consapevolezza rispetto al passato e una partecipazione molto alta. Soprattutto la partecipazione maschile , non osteggiata, ha rivelato,almeno l’8 marzo, la consapevolezza da parte di tutti che quella che un tempo si chiamava la “questione femminile”, riguarda la società nel suo complesso. Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme.

 

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Torino Esposizioni

Il palazzo di corso Massimo d’Azeglio-progettato nel 1938 e inaugurato l’anno dopo(!) – segnò un’eccellenza torinese importante :in quei padiglioni si tenevano il Salone della moda,dell’auto e quello della tecnica e lì nacque quello del libro voluto e realizzato in primis dall’intuizione e dalla tenacia di Angelo Pezzana. Oggi è quasi totalmente in stato di abbandono e le scritte ne devastano la facciata. I progetti ci sono e appaiono anche ambiziosi,ma nessuno si pronuncia sul destino di un edificio oggi quasi totalmente inutilizzato. Cosa pensa di farne la nuova Amministrazione torinese ? Sarebbe doveroso domandarlo.

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LETTERE  (indirizzare le mail a quaglieni@gmail.com)

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La rinata piazza Carlina sembra molto bella dopo i lunghi lavori per il parcheggio sotterraneo,ma il monumento a Cavour appare abbandonato,mentre necessiterebbe di un restauro urgente. Cosa ne pensa ?

Carlo Angeli

E’ stata una grande battaglia di Carlo Callieri che , già prima dei lavori per il parcheggio, aveva cercato di attrarre l’attenzione sul monumento a Cavour bisognoso di restauro. Uno, definito “leggero” dall’arch. Paolo Fiora , nel 1991 aveva posto riparo ai danni del tempo,ma in questi ultimi anni c’è stato anche il vandalismo che si è accanito contro il monumento. Addirittura si sono aggiunte recentemente persino delle scritte fatte con lo spray giallo. Ricordo che nel 2011 , 150 ° della morte del più grande statista italiano,quando deposi una corona d’alloro al monumento, essa scomparve nel giro di due giorni.Evidentemente a certi “ torinesi” Cavour non piace. Oggi quel monumento nella piazza rinnovata sembra ancora in condizioni peggiori rispetto a prima. Se il Comune non provvede,occorrerebbe che ci pensasse qualche sodalizio con un Service. I Rotary e i Lions torinesi, ad esempio. Magari insieme.

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La salute per tutti

La pratica di attività motorie, uno stile di vita attivo e una sana alimentazione costituiscono un importante strumento di prevenzione rispetto a numerose patologie. Da tempo il Consiglio regionale del Piemonte, con gli Stati Generali dello Sport e del Benessere, ha avviato un lavoro su questi temi con una particolare attenzione rivolta ai giovani. In quest’ottica va letto il concorso per le scuole “La salute per tutti. Movimento, alimentazione sana e corretti stili di vita per il benessere della persona” organizzato, per l’anno scolastico 2016/2017, con la Consulta regionale dei Giovani, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e con il patrocinio del Coni Piemonte.

La premiazione degli istituti vincitori è stata ospitata al Teatro Carignano, sabato 11 marzo, alla presenza del presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, del consigliere delegato alla Consulta Giovani Giorgio Bertola, del presidente Comitato regionale del Piemonte del CONI Gianfranco Porqueddu e del dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte Franco Calcagno. Durante la mattinata è stato anche lanciato un evento nazionale che ha visto come testimonial Tommaso Cerasuolo, cantante dei Perturbazione. Il 30 maggio lo Juventus Stadium ospiterà la partita del Cuore 2017 e dal Carignano è partita la sfida di “Un Cuore Rap”: i giovani piemontesi sono invitati a produrre un brano rap, il migliore avrà l’occasione di esibirsi live prima della partita. “Chiediamo aiuto ai ragazzi di portare all’interno delle loro famiglie l’attenzione per l’attività fisica e per una corretta alimentazione – così il presidente Laus, durante i saluti – l’unica cosa che può salvare il mondo è la consapevolezza.

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Per questo abbiamo il dovere di rispettare innanzitutto noi stessi per poi rispettare la nostra società. Importanti studi scientifici ci dicono che numerose patologie anche gravi possono essere evitate con il movimento e con una maggiore attenzione a cosa mangiamo”. Uno stimolo che “è stato raccolto immediatamente dalla Consulta Giovani”, ha spiegato Bertola. Riflessione condivisa da Calcagno: “Quando vogliamo che una campagna abbia successo, dobbiamo passare dai ragazzi perché sono gli insegnanti migliori. Corretti stili di vita e corretta alimentazione sono fondamentali per il benessere. Vogliamo aumentare l’educazione motoria a scuola, l’educazione fisica non è solo movimento, ma insegnamento di valori”.L’importanza dell’educazione fisica a scuola è stata ripresa anche da Porqueddu: “Pensiamo che sia importante avere l’attività motoria obbligatoria fin dalla scuola materna, come già accade in altri paesi. Abbiamo avviato un progetto in collaborazione con il Ministero e speriamo che vada in porto”.L’appuntamento al Carignano ha visto alternarsi sul palco numerosi giovani atleti agonisti di diverse discipline e la nutrizionista del Centro di Medicina preventiva dell’Università di Torino, Felicina Biorci, che ha tenuto una breve lezione sull’importanza della corretta e sana alimentazione.Tra i relatori, infine, Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino, che ha ricordato il progetto #dilloatutti che vede coinvolti gli Stati Generali dello Sport, ed Enrico Giraudo, ricercatore dell’istituto di Candiolo per la ricerca sul cancro. La premiazione si è chiusa con l’esibizione della cantante Chiara dello Iacovo.

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