ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 504

Environment Park, il laboratorio dei cambiamenti

Non si può parlare di innovazione a Torino senza interessarsi di una realtà che opera in città ed ha fatto dell’innovazione il fiore all’occhiello della sua attività e ricerca, l’Environment Park.

Ne parliamo con il suo amministratore delegato, il dottor Davide Canavesio, che è anche amministratore delegato di Tne (Torino Nuova Economia), società proprietaria delle aree industriali dismesse di Mirafiori, e leader della Commissione Sviluppo Economico locale di Torino Strategica.

– In una città come Torino, che sta vivendo una fase di profondo cambiamento, quale può diventare il ruolo svolto dall’Environment Park come Parco Scientifico Tecnologico?

Environment Park è sempre stato un luogo ‘precursore’ dei cambiamenti del nostro territorio. È nato come parco tecnologico dedicato alla sostenibilità venti anni fa, quando la parola ‘sostenibilità’ aveva significato ancora per pochi e non aveva ancora assunto le attuali connotazioni di driver economico. È nato da una trasformazione urbana nell’ambito della riqualificazione della Spina alla fine degli anni Novanta e, dunque, ha già nel suo DNA il tema del cambiamento. Oggi si configura come un Parco tecnologico attraente tanto per chi vuole lanciare il proprio business nel settore delle tecnologie ambientali quanto per chi lo vuole incrementare: gli elementi determinanti nella scelta di insediamento sono legati principalmente alle opportunità che un ecosistema in continua evoluzione è in grado di offrire, anche in termini di networking con altre realtà innovative.

È un luogo dove le aziende, grandi, piccole e piccolissime, le start up, le istituzioni, le università, le associazioni, i centri di ricerca e ogni altra realtà a vocazione green possono confrontarsi e trovare spunti interessanti di approfondimento sulle tematiche di riferimento.

Il cambiamento urbano è sempre al centro degli interessi e delle iniziative di Environment Park: basti pensare ai recenti eventi realizzati nel parco, come Rail City Lab, il workshop organizzato da FS Sistemi Urbani per ragionare intorno al futuro di 7 aree ferroviarie dismesse; insieme a progettisti, esperti internazionali, investitori, il mondo accademico, istituzioni locali e cittadinanza si sono confrontati sul futuro degli oltre 500mila metri quadrati di superfice cittadina, con prevalente destinazione d’uso turistico-ricettiva, commerciale e terziaria. Ha riguardato il cambiamento, in questo caso climatico, che sta investendo le nostre città il Climathon Main Stage, un evento internazionale unico che connette le città che, nel mondo, partecipano alla maratona per il clima Climathon, per far conoscere le sfide e le soluzioni innovative create durante gli hackathon dedicati ai cambiamenti climatici, in contemporanea in oltre 100 città di tutto il pianeta.

Sono eventi spettacolari, di grandissima risonanza mediatica e che fanno la differenza nella crescita della cultura della sostenibilità, per i quali Environment Park è innegabilmente il punto di riferimento in Italia.

 

 

– Può essere un ente utile a fornire strumenti innovativi per le pmi del territorio, in collaborazione con gli enti universitari?

La sinergia con le Università e con le realtà di alta formazione è proprio uno degli asset più preziosi di Environment Park. Sono attivi da anni e si incrementano costantemente accordi con il Politecnico di Torino e con l’Università di Torino. Partecipiamo con loro a progetti internazionali, organizziamo convegni presso il nostro centro congressi e, cosa molto importante, stimoliamo la formazione degli studenti anche grazie alla concreta collaborazione con le aziende insediate nel Parco o che gravitano attorno al Polo Clever che Envipark gestisce insieme a Univer.

Tra le collaborazioni attive con le Università ricordo l’apertura nei nostri spazi dei nuovi laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) che, in collaborazione con il Politecnico, svilupperà presso il Parco nuove ricerche sul tema ambientale e sulla sostenibilità. 1100 metri quadri di laboratori per 27 ricercatori e 18 studenti di dottorato. Due in particolare i progetti già partiti. Il primo è “Recode”, che si propone di sviluppare la trasformazione dell’anidride carbonica ottenuta dalla lavorazione del cemento in un additivo che migliori il cemento stesso. Il secondo, “Engicoin”, punta sul trattamento di rifiuti organici attraverso l’uso di microbi che diano come risultato sostanze chimiche e bioplastiche.

 

-L’Environment Park può essere e diventare sempre di più un punto di riferimento tecnologico legato all’economia circolare ed alle future tecnologie sostenibili. Quali i progetti nell’immediato futuro?

L’economia circolare è diventato il focus del nostro sviluppo proprio in occasione dell’ampiamento del Polo di Innovazione di cui siamo gestori insieme a Univer, il Polo Clever, nel 2016: alle tradizionali attività relative a rinnovabili, bioedilizia e idrogeno, si sono affiancate economia circolare, efficienza energetica, risorse idriche, clean solutions, cambiamenti climatici e mobilità sostenibile. L’economia circolare è sempre più protagonista dei nostri progetti, con caratteristiche di internazionalità molto apprezzate.

I progetti messi in campo sono numerosi. Negli ultimi tempi abbiamo preso parte a progetti internazionali finalizzati, ad esempio, a rendere più sostenibili i rifugi alpini, migliorando l’efficienza energetica delle strutture e ridurre le emissioni di C02. Oppure a sviluppare, all’interno dei centri storici cittadini, sistemi di approvvigionamento energetico particolarmente sostenibili.

 

 

– L’Environment Park può creare un sistema e dialogare con i Parchi scientifici e tecnologici presenti in Lombardia, al fine di creare un’unica “Silicon Valley” italiana?

La collaborazione e lo scambio di know how tra soggetti ad alta specializzazione come i Parchi Scientifici è un aspetto a cui guardiamo con particolare attenzione poiché il networking tra realtà innovative rappresenta senza dubbio un asset strategico per il futuro del nostro Paese. Di Silicon Valley si parla spesso come modello di riferimento, ma chiaramente ogni territorio ha delle specificità per cui non ha molto senso cercare di copiare un modello così lontano. Ciò che, invece, ha senso è ispirarsi a quel modello, certamente vincente, per modellarlo sulla peculiarità di ogni territorio. A Torino, per esempio, Environment Park si trova all’interno del cosiddetto “miglio dell’innovazione”: circa due chilometri nel cuore della città, con la stazione ferroviaria internazionale di Porta Susa al centro, su cui insistono i principali soggetti che si occupano di innovazione. E proprio i treni ad alta velocità che passano da Porta Susa ci portano a Milano in 45 minuti: non è difficile immaginare che su quei treni viaggino ogni giorno persone responsabili e decisori del settore clean technologies provenienti dalle due città. E proprio su quella tratta insiste l’area della Expo 2015 Milano: qui sta sorgendo MIND, un immenso distretto della scienza, del sapere e dell’innovazione, in grado di promuovere le eccellenze del territorio nei campi della ricerca scientifica, medica, farmaceutica e delle life sciences. Siamo davvero molto vicini, ben collegati e con ottime possibilità di sinergia. Parlare di Silicon Valley italiana non è più un’utopia così lontana.

 

 

– Il Parco Scientifico Tecnologico torinese può rendere più fertile il terreno per lo sviluppo di realtà capaci di rappresentare uno snodo tra il mercato e la produzione di conoscenza, rendendo meno costoso il percorso di dialogo tra le necessità primarie di sostegno all’innovazione ed il rapporto costante presente tra ricerca scientifica e produzione di beni e servizi?

All’interno del Parco sono insediate oltre 70 aziende che operano in ambito green nei vari ambiti di competenza. Inoltre Envipark, in collaborazione con il consorzio Univer di Vercelli, gestisce e coordina il Polo di Innovazione regionale CLEVER, che aggrega oltre 200 realtà tra grandi imprese, PMI e Centri di Ricerca, attive nella ricerca e innovazione in ambito energy&clean Technologies. Sono numeri indubbiamente importanti che Environment Park fa fruttare creando il terreno fertile per la promozione di sinergie e partnership tra le varie realtà. Qui da noi la domanda e l’offerta si incontrano, le idee prendono forma ed i singoli diventano parte di una rete virtuosa e proiettata verso il futuro.

Nel corso degli anni Envipark ha maturato con il tessuto produttivo una storia di progetti, collaborazioni e relazioni che favorisce lo scambio di competenze, conoscenze, informazioni e know-how. Una storia da sempre orientata a favorire il legame tra innovazione e impresa, a creare reti sul territorio, ad incentivare la crescita dell’innovazione e a promuovere la sostenibilità ambientale.

Al dialogo tra aziende e ricerca Environment Park aggiunge il tassello della formazione, indispensabile per affrontare il mercato di oggi.   Portiamo avanti iniziative formative di alto livello e molto concrete rivolte ai giovani, come ad esempio il Progetto internazionale CBET che forma giovani tecnici specializzati nelle costruzioni di edifici sostenibili, attraverso la consulenza e le lezioni pratiche offerte dalle imprese costruttrici specializzate in green building. O, recentemente, l’Hackaton Green Camp, l’iniziativa organizzata dagli ITS Energia Piemonte, in collaborazione con l’azienda VASS,che ha coinvolto 60 studenti tra i 18 e i 24 anni nella progettazione e costruzione sul campo di una struttura out door al 100% ecostenibile, dedicata al cicloturismo.

 

 

– In che modo le istituzioni cittadine possono implementare la centralità sul territorio dell’Environment Park?

Il dialogo con le istituzioni cittadine è una delle nostre priorità. Ritengo che realtà innovative come la nostra, soprattutto in un settore così attuale come quello delle green technologies, abbiano il dovere ma anche il diritto di collaborare e discutere fittamente con le istituzioni per il raggiungimento di un bene comune.

Non dimentichiamo che Envipark è una SpA ad azionariato pubblico, partecipata proprio dalle istituzioni locali: i nostri soci principali sono il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana, la Camera di commercio di Torino, l’Unione Industriale di Torino e altre realtà istituzionali locali. Il dialogo con tutti i soggetti è profondo e le opportunità di implementazione non mancano. Da sempre promuoviamo accordi che possano portare alla realizzazione di progetti insieme alle imprese e ai centri ricerca e proseguiremo in questa direzione. È nel nostro mandato.

 

Mara Martellotta

“Quartiere Pulito”

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Riceviamo e pubblichiamo
Si chiama “Quartiere Pulito, si ispira a La Via della Felicità di L. Ron  Hubbard ed è un progetto di   promozione civica della Comunità di Scientology 

Si tratta di una iniziativa aperta a tutti che la domenica mattina 14 luglio tornerà a fare tappa in Borgo Vittoria  dove volontari e  cittadini toglieranno rifiuti abbandonati. 

“Non vogliamo sostituirci agli operatori ecologici – spiega Beppe Tesio, da quasi vent’anni coordinatore dell’iniziativa – Collaborando con Legambiente Metropolitano e altre realtà sensibili, intendiamo promuovere e monitorare il rispetto del territorio, che alla fine è casa nostra.” 

“Quartiere Pulito” continua durante tutto l’arco dell’anno, andando ad interessare sia zone molto abbandonate al degrado come alcuni giardini, parchi e aree urbane delle periferie cittadine, sia comuni della provincia, dove è comunque indispensabile mantenere alto il livello di protezione e miglioramento dell’ambiente.
Appuntamento alle 10.00 in via Villar, 2. Per informazioni 3473454172

Le sfide dell’innovazione

Torino: la necessità di fare sistema. Ne parliamo con l’avvocato torinese Simone Morabito

 

Innovazione a Torino. Il suo sviluppo futuro è  strettamente connesso al binomio costituito dalla trasmissione di competenze e dalla sfida rappresentata dal mutamento generazionale, all’interno della capacità di conciliare tradizione con nuove tecnologie.

“Per favorire un energico cambiamento occorre invertire la tendenza all’eccessivo “understatement” di cui Torino soffre – spiega l’avvocato torinese Simone Morabito, con studio legale tributario ed esperto nella disciplina di diritto dell’arte – della tendenza, cioè, a mantenere un basso profilo, a volte fin sommesso, poco incline all’introduzione di progettualità innovative e creative di ampio respiro. Questa propensione ha fatto sì che la nostra città, potenzialmente  molto ricca di idee e serbatoio di menti innovative, abbia sofferto di inferiorità rispetto alla vicina e piu dinamica Milano, in cui le idee improntate alla novità vengono recepite più velocemente ed altrettanto più velocemente convertite in realtà”.

“Torino – prosegue l’avvocato Morabito – rimane comunque una città molto attiva nel campo della ricerca sull’innovazione e lo dimostra la sua partecipazione, insieme ad altre città italiane quali Milano, Parma e Bologna, alla “Creative Cities Network Conference”, promossa dall’Unesco  a Fabriano, lo scorso mese di giugno, che ha visto riunite ben 180 città e in cui Torino è il punto di riferimento italiano per il Design. La Conferenza ha rappresentato un confronto molto proficuo sul tema delle sfide costituite da emergenze ambientali, intolleranza, perdita di identità e sviluppo sostenibile, in un ambiente ricco di scambi sinergici ed arricchito dalla presenza di sette padiglioni  strutturati sul modello di Expo Milano”.

“A Torino – afferma l’avvocato Morabito – sarebbe assolutamente auspicabile che le diverse realtà associative si adoperassero sempre di più per favorire il cambiamento, il che implica uno sforzo ulteriore rispetto alla nota retorica del “fare sistema”. Alcune di esse sono già una dimostrazione di questa volontà. Prima tra tutte è stata Yes4To, tavolo di venti associazioni  torinesi di imprenditori,  professionisti e dirigenti d’azienda del territorio torinese, in rappresentanza di oltre 18 mila persone, riunite per avanzare e realizzare proposte unitarie per il futuro della città.

Un’altra tra queste è NexTo, associazione nata nel 2015 dallo sforzo collettivo di un centinaio di giovani ed adulti, propositivi ed entusiasti, impegnati nel creare una rete di nuove opportunità imprenditoriali e di business per Torino. NexTo, che coinvolge giovani trenta-quarantenni, opera attraverso tavoli tematici”.

“Una dimostrazione dell’importanza che il tema dell’innovazione riviste per Torino si è avuta di recente alle Ogr – prosegue l’avvocato Morabito – dove si è svolta, da martedì 25  a venerdì 28 giugno scorso, la “Torino Startup Week” di Techstars, l’evento per startup più famoso al mondo, organizzato già in più di sessanta città del globo, tra cui Los Angeles, Bangkok, Sydney, Taipei, Dublino e Città del Messico.

imprenditori, start up, aziende ed istituzioni internazionali si sono dati appuntamento alle Ogr per valorizzare quello che a Torino è diventato il nuovo hub per l’innovazione, nato dalla collaborazione tra Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Techstars e Talent Garden.

Migliaia i partecipanti, per lo più under 35, impegnati in un totale di un centinaio di incontri, tra convegni e seminari rivolti a studenti e professionisti, che sono stati un’occasione di crescita  ed innovazione per le start up, nonché esposizione di tecnologie d’avanguardia. Il 26 giugno scorso NexTo ha promosso un convegno dal titolo “Start up e impatto sullo sviluppo delle città”, con la partecipazione  delle start up torinesi Enerbrain, Planet, Pharmercure e WeTaxi. Il 27 giugno ha incontrato il dottor Corrado Passera, già Ministro della Repubblica ed ora CEO di Infinity, banca innovativa ed anch’essa start up”.

 

Mara Martellotta

Il futuro del sistema sanitario piemontese

Convegno al Golden Palace di Torino

Dal Piano di rientro al futuro della sanità in Piemonte

Un nuovo futuro per il Piemonte e per l’Italia? Con questo interrogativo e speranza sono partito da Alba per andare ad assistere al convegno organizzato da Motore Sanità al Golden Palace di Torino, lunedì 8 luglio, dal tema ”il futuro del sistema sanitario piemontese”. Nonostante il puntuale ritardo del treno, sono riuscito ad arrivare persino in anticipo, tanto che pensavo di essere uno dei primi, e invece la sala era già gremita e mi sono dovuto accontentare quasi delle ultime file. Il convegno è stato introdotto dal senatore Michele Vietti, presidente di Finlombarda e Gruppo Santa Croce, che ha lanciato alcuni spunti per i dibattiti successivi, come quella di una maggiore e migliore messa in rete, del bisogno di eliminare la tendenza a lavorare per compartimenti stagni, della qualità dell’accreditamento e della interdisciplinarietà del comparto sanitario che è una filiera che dalla sanità arriva all’assistenza che – per una società che invecchia – sarà sempre più rilevante e andrà affrontato in modo diverso senza che la lunga degenza venga gestita assieme alla sanità, mentre vanno gestite separatamente. Vietti ha poi introdotto il presidente della Regione Piemonte che, in ottima forma, ha sciorinato una serie di cifre: dal Bilancio della Sanità, che incide per 82% , lasciando al resto la parte residuale, per passare alla rata annuale di circa 570 milioni di euro del debito che paga ogni anno la Regione Piemonte, toccando anche il problema delle Borse di studio per le specializzazioni e della loro carenza e sul nodo da affrontare per risolvere la penuria di medici e la scarsa lungimiranza del passato.«La Corte dei Conti recentemente ha ricordato che gli sforzi fatti dalla Regione Piemonte hanno portato a un buon risultato, ma bisogna mantenerlo per il futuro» – ha commentato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – «All’interno di questo contesto dobbiamo risolvere i problemi più gravi della nostra sanità che sono quelli delle liste d’attesa. Le persone non possono aspettare sei mesi per fare un intervento alla cataratta o per fare una visita alla prostata. Questo problema si risolve soltanto attraverso nuovi medici. Su questo stiamo lavorando. Abbiamo aumentato del 50%, rispetto al passato, le borse di studio pagate dal Piemonte per avere in futuro nuovi medici specializzati e soprattutto abbiamo introdotto un requisito: i piemontesi pagano la specializzazione, ma il medico specializzato si impegna a rimanere sul territorio almeno cinque anni dopo aver ottenuto la specializzazione. Sono convinto che un’analisi onesta della situazione piemontese imponga a chiunque di vedere, nella reimpostazione di un rapporto pubblico-privato, la soluzione dei problemi e l’impostazione della sanità del futuro, perché non ci sono altre vie. Nei prossimi tre anni vivremo uno stato di emergenza che dovremo affrontare insieme al privato piemontese, è uno stato di necessità. Noi siamo certi che il controllo della sanità debba sempre rimanere saldo nelle mani del pubblico, ma non abbiamo alcun tipo di pregiudizio pratico a che invece operativamente si possa ridefinire il rapporto che la Regione ha con il privato». Per Rossana Boldi, Vicepresidente XII Commissione (Affari Sociali) Camera dei Deputati: “L’uscita dal piano di rientro e il cambio di maggioranza politica alla guida del Piemonte, hanno creato, giustamente, grandi aspettative nei cittadini-pazienti della nostra Regione. Essi si aspettano un cambio di passo che permetta di migliorare le prestazioni del SS piemontese, dalle liste di attesa all’accesso ai farmaci, alla migrazione sanitaria. Se pensiamo – prosegue l’Onorevole – che il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale è speso per le malattie croniche, che rappresenteranno nel 2020, cioè domani, l’80% di tutte le patologie, è facile comprendere come la sfida, non solo per il Piemonte, sia proprio questa. La potremo vincere – conclude il Vicepresidente -s olo con la prevenzione, l’innovazione e la realizzazione di modelli integrati ospedale territorio. L’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi avrebbe dovuto affrontare il tema: “Verso un riequilibrio della Rete ospedaliera”, ma giustamente ha fatto osservare che, essendo arrivato da poco all’assessorato, si riserva di riprendere il tema in un prossimo momento quando sarà più consapevole dello stato della situazione piemontese. Icardi ha affermato che la situazione sanitaria in Piemonte è in buono stato ed ha accennato al rapporto con i privati. I temi discussi durante la giornata dedicata al futuro del Piemonte sono stati moltissimi: dal piano regionale per le cronicità e la continuità terapeutica al problema del tempo delle liste d’attesa, dando inoltre spazio ad un confronto con gli esperti sull’innovazione nei vari settori della medicina. Tutto questo in un’ottica della sostenibilità, per far fronte all’innovazione che, da una parte offre nuove opportunità terapeutiche, ma dall’altra comporta investimenti importanti e che quindi richiede di rivedere i metodi di pagamento e di rimborso da parte del SSR. Ventisette relatori per parlare del futuro della Sanità in Piemonte sono tanti e i temi affrontati lo sono stati con discernimento. Mi sa che un ritorno al passato non sarebbe male, perché ogni modifica ci porta il peggio…che non ha mai limite.

 

Tommaso Lo Russo

In aumento le bombe d’acqua

La ricerca ha messo in rilievo nuove evidenze sul rischio climatico  

Pubblicato su Geophysical Research Letters, è lo studio dei tre esperti di idrologiaPierluigi Claps, Daniele Ganora e Andrea Libertino del Politecnico di Torino

Le città italiane sono in ritardo nel predisporre piani di adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto alle cosiddette bombe d’acqua che, fra l’altro, stanno crescendo di numero e intensità. È l’allarme lanciato da uno studio del Politecnico di Torino apparso su Geophysical Research Letters e scritto da tre esperti di idrologia: Pierluigi ClapsDaniele Ganora e Andrea Libertino del Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente, il Territorio e le Infrastrutture del Politecnico di Torino.

 

La ricerca ha messo in rilievo nuove evidenze sul rischio climatico che derivano da una banca dati che unisce eventi storici e rilevamenti dalle reti di monitoraggio regionali.

L’indagine esamina in particolare i nubifragi estremi italiani, ormai comunemente denominati bombe d’acqua e conclude che in alcune aree la loro intensità sta effettivamente aumentando.

 

Le piogge torrenziali di breve durata, tipicamente di qualche ora, mettono a dura prova i sistemi di drenaggio delle città e sono sempre più spesso causa di vittime, determinate dalla mancanza di preavviso, di conoscenze e di prudenza, soprattutto alla guida. A partire dal 2000, anno della grande alluvione del Po, la stragrande maggioranza delle 208 vittime censite dal CNR-IRPI nel progetto POLARIS sono state causate da alluvioni improvvise generate da forti nubifragi di breve durata. Molto spesso questi disastri sono avvenuti in aree urbane, che mostrano sempre di più la loro vulnerabilità rispetto a questi eventi, tanto intensi quanto improvvisi e concentrati geograficamente.

 

Queste caratteristiche rendono ancora oggi molto arduo il compito della Protezione Civile di assicurare alla popolazione un sufficiente preavviso – spiega in particolare il Pierluigi Claps, docente di Idrologia e Protezione Civile – Questo rende a volte molto gravosa la responsabilità dei sindaci di indicare in tempi brevi le misure di emergenza da adottare, come insegnano i casi di Genova, 2011 e Livorno 2017La preparazione della popolazione rispetto alle piene improvvise, le cosiddette ‘flash floods’, si può costruire preparando scenari di rischio nei quali si simulano eventi di pioggia di forte intensità per prevedere le conseguenze quando le opere di protezione non dovessero risultare sufficienti, come nel caso di Via Fereggiano a Genova

La ricerca del Politecnico di Torino fornisce elementi proprio in questa direzione: i risultati sono basati sull’elaborazione di piogge torrenziali registrate in intervalli da 1 ora a 24 ore, tratte da una banca dati che non ha precedenti in Italia, costituita da circa 5000 stazioni che hanno funzionato nell’arco di un secolo, a partire dal 1915.  Un campione rappresentativo di 1346 stazioni ha reso possibile rilevare, su base statistica che in alcune aree d’Italia la frequenza e l’intensità delle bombe d’acqua mostra tendenze all’aumento nel tempo, a causa della maggiore capacità dell’atmosfera di immagazzinare vapor d’acqua, grazie al riscaldamento globale. “L’Italia risulta un paese di per sé vulnerabile ad alluvioni e frane, ma la ricerca evidenzia che, indipendentemente dalla fragilità del territorio, è proprio il clima a mostrare una intensificazione dei suoi fenomeni estremi nel Nord-Est, in Liguria ed in altre aree del centro e del sud del paese” spiegano gli esperti.

 

La complessità orografica e geografica dell’Italia non consente di concludere che vi sia in atto un aumento complessivo dell’intensità dei nubifragi nel nostro paese – aggiunge Andrea Libertino che ha affrontato l’argomento nella sua tesi di dottorato – Le analisi mettono piuttosto in luce specifiche condizioni locali, con aree dove l’aumento è statisticamente rilevante (triangoli rossi) ed altre dove è invece evidente il contrarioQuanto all’aumento della frequenza con cui si manifestano gli eventi, dare una risposta è difficile ed i risultati non consentono ancora conclusioni significative”.

 

Esaminando infatti l’andamento nel tempo dei ‘record’ nazionali di pioggia totale in poche ore, i ricercatori hanno rilevato che il ritmo con cui questi record vengono superati è cresciuto solo nell’ultimo decennio, e solo in alcune aree geografiche, senza però raggiungere l’evidenza statistica. “È stato possibile ottenere questi risultati – sottolinea Daniele Ganora, docente di Protezione Idraulica del Territorio al Politecnico – solo disponendo dei cento anni di osservazioni della banca dati I-RED, pubblicata dagli stessi autori sulla rivista Hydrology and Earth Systems Sciences, una delle poche raccolte al mondo in cui i nubifragi sono registrati alla scala nazionale per periodi così lunghi. Un archivio così cospicuo ha reso possibile adottare metodi statistici, denominati “record-breaking” mai prima d’ora utilizzati per misurare se la frequenza delle piogge estreme stia aumentando”.

 

Finanziare la ricerca significa anche fornire ai cittadini elementi concreti su cui basare i propri comportamenti e le richieste da indirizzare ai propri amministratori – conclude Claps – In questo caso i risultati sono arrivati anche grazie a fondi che il Politecnico di Torino ha reso disponibili in autonomia ai propri docenti e ricercatori per compensare la scarsità di occasioni di finanziamento in ambito nazionale. Una proposta di ricerca su questo argomento, presentata in collaborazione con scienziati di fama interazionale di altre università italiane e del CNR, è stata recentemente bocciata dal Ministero per l’Università e la Ricerca nell’ultimo bando PRIN”.

 

Nuovo caf a Pinerolo con Unc Piemonte

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Giovedì 11 Luglio un aperitivo di benvenuto alla popolazione per presentare l’iniziativa

Il Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori (dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana), fondato e presieduto dall’Avvocato Patrizia Polliotto, inaugura un’importante collaborazione tesa a potenziare i servizi di assistenza offerti ai consumatori.


A Pinerolo, infatti, presso la sede UNC in Viale Cavalieri d’Italia 14, di cui è Responsabile l’Avvocato Samuele Perassi, giovedì 11 Luglio dalle ore 18.00 alle 20.30, verrà presentata la nuova partnership siglata con il CAF CDL, nella persona della Dottoressa Vera Petrillo, mediante un aperitivo gratuitamente offerto a quanti vorranno partecipare per conoscere da vicino i nuovi, molteplici servizi.

“UNC Piemonte è lieta di instaurare un rapporto di reciproca collaborazione con la Dott.ssa Vera Petrillo del CAF CDL, quale strumento a integrazione degli ambiti di consulenza ai consumatori pinerolesi. Siamo certi che questo è il primo passo di un percorso destinato a crescere nell’ottica della tutela dei cittadini del comprensorio”, spiega l’Avvocato Patrizia Polliotto.
Per informazioni, CAF CDL 392 5435722, UNC Piemonte 347 3106063.

Anticipo indennità cassa integrazione, accordo firmato

Regione Piemonte, Intesa Sanpaolo, CGIL, CISL, UIL hanno siglato un accordo per l’anticipo delle indennità di cassa integrazione straordinaria alle lavoratrici e ai lavoratori residenti in Piemonte

Il documento sottoscritto da Alberto Cirio, presidente della Regione, con l’assessore al Lavoro Elena Chiorino, Cristina Balbo, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo, Claudio Stacchini, Giovanni Baratta e Teresa Cianciotta, delle segreteria regionali di CGIL, CISL e UIL, vuole dare risposta immediata allo stato di difficoltà che viene a crearsi nell’attesa del pagamento Inps ed è applicabile in caso di cassa integrazione straordinaria, contratti di solidarietà e periodi di fruizione del Fondo di integrazione salariale.

www.regione.piemonte.it

Rosso: “Palinsesto Rai, preoccupazioni per Torino”

“Mancherebbero trasmissioni e verrebbero previste solo nuove fiction, ma senza il personale sufficiente”, commenta l’assessore regionale

Martedì prossimo a Milano verranno presentati in pompa magna i nuovi palinsesti Rai. “E al Centro di produzione Rai di Torino questo momento è vissuto con apprensione perché le voci sono tutt’altro che rassicuranti”, spiega l’assessore piemontese Roberto Rosso.

“A fronte di 70 lavoratori che terminano il loro rapporto al Centro torinese, l’azienda vuole assumere soltanto una dozzina di nuovi addetti. Tuttavia le anticipazioni che circolano sul palinsesto, non sembrano riguardare la previsione di nuove trasmissioni prodotte negli studi Rai di Torino, che ricordo è uno dei 4 centri di produzione, oltre Roma, Milano e Napoli”, spiega Rosso.

“Non solo – aggiunge l’assessore – da quanto apprendo, risulta che a Torino si cercheranno di portare le produzioni di fiction, che come noto però comportano la sottoscrizione di un accordo sindacale per gli straordinari e il lavoro nei giorni festivi. Nel recente passato un simile accordo non è stato trovato e quindi il Centro torinese rischia ancora una volta di essere vuoto. Abbiamo lo Studio 1 di via Verdi che è tra i più grandi e attrezzati d’Italia, abbiamo grandi professionalità, ma Roma continua a snobbarci”.

Le fiction di per sé non sono una cosa negativa. “Al contrario, ben vengano, però allora è giusto che l’azienda proceda a nuove assunzioni a Torino, per far fronte a un tipo di lavorazione che è notoriamente diversa da quella in studio. Dire di voler portare le fiction a Torino mentre il personale è in contrazione sembra quasi provocatorio nei confronti dei sindacati”.

Rosso conclude: “Per carità, spero di essere smentito e che invece a Torino la Rai abbia previsto 5 o 6 grandi trasmissioni che occuperanno gli studi di via Verdi al cento per cento. Però temo che le anticipazioni ben informate abbiano un solido fondo di verità”.

Jazz e Pop, i nuovi treni

E’ Pronto a correre sui binari il 136esimo treno Jazz, l’ultimo della commessa Trenitalia (Gruppo FS Italiane). Ora a regime la produzione dei nuovi convogli Pop

 

Uscito dal centro di progettazione e di produzione Alstom di Savigliano (CUNEO), nel pieno rispetto dei tempi, il Jazz entrerà presto in servizio in Campania.

 

A festeggiare la fine delle consegne Marco Gabusi, Assessore ai Trasporti Regione Piemonte, Marco Della Monica, Direttore Regionale Trenitalia Piemonte, Michele Viale, Amministratore Delegato Alstom Ferroviaria, Davide Viale, Direttore sito Alstom di Savigliano, a cui si sono uniti i team di lavoro dei treni Jazz e Pop di Alstom e Trenitalia.

 

Si tratta di un progetto di successo quello di Jazz, che vede oggi in circolazione 136 treni Alstom della famiglia Coradia in 11 regioni italiane, dal Trentino alla Sicilia. Si uniranno presto i Pop, nuovi treno regionali monopiano di Alstom parte dell’accordo quadro firmato con Trenitalia. I primi tre Pop – su un totale di 47 treni destinati all’Emilia-Romagna – sono già in servizio dal 14 giugno e arriveranno progressivamente nelle altre regioni italiane.

 

I treni Jazz e Pop fanno parte di un piano di rinnovo del trasporto regionale e stanno già rivoluzionando il modo di viaggiare dei pendolari. I nuovi treni, a più unità elettriche (EMU), possono viaggiare a una velocità massima di 160 km orari e hanno un ingresso alle carrozze “a raso” del marciapiede, che facilita l’entrata e l’uscita dei passeggeri. Rispondono a criteri di sostenibilità ambientale e sono riciclabili fino al 97%, garantendo inoltre un risparmio energetico del 30% rispetto ai treni precedenti. Molti i servizi a bordo: impianto di video sorveglianza per una maggiore sicurezza, schermi interni visibili da ogni punto del treno per le informazioni, impianto di sonorizzazione, scritte in braille, prese di corrente a 220 V per l’alimentazione di cellulari e PC portatili.

I Coradia “Jazz” e i “Pop” sono progettati e realizzati da Alstom in Italia.  Lo sviluppo del progetto, la produzione e la certificazione sono gestiti dal sito Alstom di Savigliano (Cuneo), centro di eccellenza per i treni regionali, con il supporto di Sesto San Giovanni (MI) per i sistemi di trazione e i convertitori ausiliari, e di Bologna per i sistemi di segnalamento a bordo treno.

 

Massimo Iaretti

Quando i metalmeccanici erano più dei pensionati

Chiara Appendino ha annunciato la conclusione urbanistica di una porzione di città. Zona industriale che noi bocia chiamavamo Ferriere, zona industriale intasata di stabilimenti.  Acciaio e gomma. Con la Michelin che faceva concorrenza alla Ceat, tutto concentrato nella zona Nord, la mitica zona Nord. Il PCI aveva decine di sezioni o di case del popolo
 Tutto ordinato: centro Crocetta e precollina che votavano Dc e le periferie che votavano i comunisti o i socialisti. Muri neri come la pece.  In mezzo agli stabilimenti piccole case con il ballatoio che seguivano con estremo ordine le gerarchie sociali. Dai piani bassi con operai ed artigiani torinesi, alle soffitte piene dell’ ultima immigrazione dal Sud.  In mezzo molti veneti se non istriani.  Gli istriani erano un mondo a sé. Enclave anticomunista nella barriera rossa per antonomasia. E ne avevano ben donde, perché cacciati dalle loro case . Calabresi e siciliani si stavano organizzando, diretti verso Porta Palazzo e i suoi commerci.Con i Pugliesi ottimi commercianti del mercato. Mercati che cominciavano ad essere predisposti verso le 3 e 30 o 5 del mattino. Il primo turno alla Feroce (Fiat) iniziava alle 6. Prima corsa verso Mirafiori alle 4,45. Un altro mondo, un altro pianeta, un altro modo di vivere. Scarsa la vita notturna.  Con Fred Buscaglione che emigrato a Roma trovava la morte troppo presto ad aspettarlo. C’ erano gli echi di scrittori della resistenza, con Beppe Fenoglio, probabilmente il migliore e fieramente monarchico ed anticomunista.  La dolorosa assenza di Cesare Pavese che non aveva saputo tradurre in azione la libertà vissuta dalla letteratura americana. Ed Italo Calvino, ottima sintesi tra pensiero politico ed azione politica. Dalle Ferriere alla casa editrice Einaudi, alla rude razza pagana di Norberto Bobbio, icona mondiale del laicismo. Sempre tutto ordinato: l’intellettuale faceva il pensatore, l’operaio produceva ed il padrone comandava.  Per antonomasia il padrone cattivo si chiamava il padrone delle Ferriere. Lavoro durissimo nelle fonderie. Grandi forni con grandi colate. Gli alti forni non si spegnevano mai, notte e giorno compresi sabato e domenica. Solo d’ agosto la fermata dovuta per manutenzione e pulizia.
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Tanta fuliggine e tanta silicosi.  Operai con i polmoni rovinati. Non erano soli. Le mogli che lavano le tute e i figli che giocano sempre in strada o negli oratori. Di lavoro si moriva anche in questo modo. Sempre in modo ordinato, con tragica fatalità.  Il primo magistrato torinese che indago’ sulle morti alla Fiat fu Sorbello nel 1968. Prima di allora nessuno moriva in officina.  Grazie a medici compiacenti il decesso avveniva in ospedale. Vittorio Valletta docet. Chi protestava veniva licenziato.  Per non lasciare nulla d’ intentato c’era la schedatura degli operai da parte della Fiat. Se era illegale poco importa: la sicurezza era garantita. Tra servizi segreti deviati e servizi d’ informazione privati Torino ha dato il suo contributo a Gladio e P2. Come lo scandalo dei petroli, con dentro imprenditori nostrani o genovesi, quando  i magistrati andavano da Pertini che gli parlava nelle cantine della Camera per paura delle intercettazioni. Divago? Forse, ma Torino era centrale nel bene e nel male. E da tutta Italia arrivavano i “cafoni” del Sud che morendo letteralmente di fame erano disposti a qualsiasi tipo di lavoro. Manovalanza a basso costo con la prima occupazione regolarmente e rigorosamente in nero ed un posto alla Feroce era  un punto inarrivabile per i più. E metà degli intellettuali novelli rivoluzionari che volevano  conoscere la rude razza pagana.  Nanni Balestrini con il suo libro Bibbia. Vogliamo tutto.  O Adriano Sofri che prendeva in parola Palmiro Togliatti che (polemicamente) gli diceva: provaci tu nel fare la rivoluzione. O Toni Negri che oltre a indottrinare chiedeva soldi per le armi.  I disastri sono sotto gli occhi di tutti.  E noi bocia che per giocare sognavamo i muri sporchi di nero per carbone e fuliggine. E le fabbriche erano parte della nostra vita e della nostra formazione. Tutti a Torino avevamo un parente stretto che lavorava o aveva lavorato alla Feroce. O perlomeno da artigiani e piccoli industriali o commercianti che  lavoravano per la Fiat. Lo scontro c’ era eccome.  Persino sul calcio.  Il Torino dove i tifosi erano fieramente anti Agnelli. Poi l’operaio-massa capovolge i rapporti tifando Juve. E nel 1980 cambiò tutto. Ironia della sorte, da lì a poco il piano regolatore di Cagnardi e soci si inventò le Spine, dove prima c’ erano fabbriche case servizi ed assi di penetrazione. Per una città che cambiava  più turismo più servizi e meno industria. Era una città che cercava se stessa sapendo di non poter più essere quello che era stata. Tutto cambiava ed il sindacato passava dai metalmeccanici, categoria più numerosa  come iscritti e come importanza politica, ai pensionati sempre più numerosi.Torino non sapeva che cosa sarebbe stata. Ed oggi continua nel cercarsi,  pur non trovandosi. Tutto è tempo. Viene il tempo di pensare al proprio passato. Con un presente incerto.  Ed il futuro manco immaginabile.
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Patrizio Tosetto