Cosa succede in città- Pagina 422

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Scalfari fascista – Silvio Brunetto e la magia di Torino sotto la neve – Luci d’artista – La barboncina Susy, il Po, alcuni segreti drammatici – Bruno Villabruna  (1884- 1971)

 

Scalfari fascista

Che Eugenio Scalfari fosse stato fascista era cosa nota da tempo e da vero furbo, come è il fondatore di “Repubblica”, lui stesso ha parlato dei suoi trascorsi giovanili ,datando i suoi articoli alla seconda metà del 1942 su “Roma fascista”. Risulta dalla corrispondenza ritrovata tra Italo Calvino, suo compagno di scuola a Sanremo, e lo stesso Scalfari che la collaborazione a giornali fascisti fu più ampia e l’entusiasmo per Mussolini totale . Ha poca importanza la collaborazione a giornali fascisti di Scalfari, perché accadde anche ad Ingrao, Spadolini, Alicata, Firpo che scrisse addirittura una poesia inneggiante al Duce e articoli pesantemente antisemiti. E’ interessante invece vedere che cosa scrive Calvino del giovane Scalfar :<<Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire ,ma cominci a fare un po’ schifo>>. La storia futura di Scalfari ,cominciando dal rapporto con Pannunzio, per poi passare all’”Espresso”, a “Repubblica”, a Carlo De Benedetti rivela la lungimiranza del giovane Calvino. Anche il suocero torinese di Scalfari Giulio de Benedetti ,direttore de “La Stampa”, quando mi parlava di Scalfari ,era molto critico con lui. Alla luce di tutto ciò, fu non senza ragione che Mario Pannunzio lasciò detto che proibiva la presenza di Scalfari al proprio funerale. E così accadde.

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Silvio Brunetto e la magia di Torino sotto la neve

Insieme a Felice Vellan, il pittore Silvio Brunetto è il poeta di Torino sotto la neve. Gli angoli della città rivivono negli acquerelli e negli olii di Silvio che riesce a tradurre la magia della neve, quella magia che è in noi da quando eravamo bambini. Ora le nevicate sono rare , ma le opere del pittore torinese consentono ai giovani di cogliere un mondo quasi perduto. Paolo Levi ha parlato di lui come di<< un pittore delicato come toni e  che ama i micro virtuosismi della luce>>. Attraverso la luce e le ombre il pittore crea la magia della neve .C’è anche chi lo ha accostato a Giacomo Grosso e a Cesare Maggi. Ha scritto Claudia  Ghirardello: << In punta di piedi… nelle straordinarie nevicate di Silvio Brunetto si entra in punta di piedi… l’aria è rarefatta ed il respiro si fa quasi sospeso. È la magia del semplice, nella purezza del creato. Tale artista è attratto prepotentemente dalla natura, dal paesaggio, di montagna in particolare, ma anche dal contesto cittadino. È il vissuto che, rivivendo l’input del fanciullino, mediante pennellate talora ragionate, più spesso guizzanti, trascina come per incanto l’occhio dell’osservatore entro il quadro e gli dona pace>>. Io amo molto le sue opere e alcuni luoghi storici di Torino, da Palazzo Carignano alla Gran Madre , li rivivo al mare attraverso  le sue opere appese alle pareti di casa, che mi ricordano una Torino che mi piace.

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Luci d’artista

Per il secondo anno consecutivo piazza San Carlo deve vivere i mesi che precedono e accompagnano le festività natalizie con il buio perché le luci d’artista scelte per questa piazza aulica  di Torino creano ampie zone d’ombra in tutta la piazza. Natale è la festa della gioia e della luce, il buio intristisce, ma ,di questi temp, è anche fonte di pericolo.Solo le zone ben illuminate sono più sicure.Possibile che l’Amministrazione grillina non lo colga ? Le luci d’artista scelte per piazza San Carlo  e in passato per piazza Carignano, non vanno bene. Vanno semplicemente rottamate come  frutto dell’estro di un artista molto originale ,ma totalmente fuori dalla realtà.

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La barboncina Susy, il Po, alcuni segreti drammatici

Ho dedicato alla mia amatissima bassotta, mancata il 21 maggio 2016, un librino dal titolo Omaggio a Bella, il nome della bassotta che corrispondeva davvero alla sua smagliante bellezza. Bella è stata una parte importante della mia vita . La sua dolcezza è stata una gioia grande. C’è chi l’ha definita la mia ombra per il fatto di voler essere sempre al mio fianco . Qualche giorno fa, transitando su una strada del Cuneese, ho attraversato un ponte sul torrente Varaita. E mi è tornata in mente la barboncina Susy che i miei mi regalarono per la promozione in quinta elementare. Era di color marron glacé ,dolcissima e affettuosa . Veniva con noi in campagna quando andavamo a pesca. Ci seguiva, facendo attenzione a non far rumore per non spaventare i pesci. Poi, d’estate, attraversava a nuoto coraggiosamente non solo il Varaita, il Pellice o il Maira (nostri luoghi prediletti di pesca) ,ma anche il Po. Nei pressi di Faule c’era un ponte di legno sul Po e una piccola trattoria molto casereccia .Per attraversare quel ponte si pagava un piccolo pedaggio. L’anziana donna della trattoria preparava il pranzo per pescatori e cacciatori. Spesso un pollo del suo pollaio fatto arrosto. Alla sera gente che abitava nei paesi vicini, si trovava nella trattoria per mangiare cose semplici e cantare in allegria. Ricordo una sera che cantavano “Marina” a squarcia gola. Eravamo andati ad un matrimonio a Moretta e si concluse la serata con le acciughe al verde lungo il Po in quest’aia con pochi tavoli rustici di legno e qualche sedia, una diversa dall’altra. Io ero un ragazzino, gli altri avranno avuto, chi più chi meno, quarant’anni. C’era la spensieratezza acquisita dopo gli anni tragici della guerra, vivendo il miracolo economico degli Anni Sessanta. C’era la capacità di accontentarsi di poco, una grande virtù contadina. Un mondo scomparso. Una volta il marito della ostessa raccontò a mio padre certi misfatti di partigiani della zona, che seppellirono i corpi di alcuni ammazzati nel bosco vicino. Solo anni dopo mio padre mi spiegò e mi parlò di quelle storie terribili, un sangue dei vinti di cui non ha parlato neppure Gianpaolo Pansa.

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Bruno Villabruna  (1884- 1971)
E’ stato Deputato e Ministro liberale, primo Sindaco di Torino dopo il 25 luglio 1943 anche se con la dizione di Podestà. Nella sua bella  storia dei Sindaci di Torino democratica, Ferruccio Borio lo mette all’inizio perché  Villabruna era già stato Deputato nella XXIV Legislatura del Regno d’Italia a fianco di Giolitti e di Soleri, partecipando all’ultima battaglia antifascista prima della trasformazione definitiva del fascismo in dittatura. Era un avvocato e tornò all’avvocatura durante il ventennio. Dopo la segreteria di Roberto Lucifero, che aveva spostato a destra il PLI, Villabruna, Deputato alla Costituente, divenne segretario generale del partito e a Torino nel 1951 realizzò una effimera riunificazione liberale con gli elementi della sinistra che erano usciti dal partito  contro la svolta a destra di quest’ultimo. Rieletto Deputato nel 1953, come segretario designò candidato a Milano Giovanni Malagodi, destinato a occupare, quasi subito dopo la sua elezione alla Camera, la segreteria del partito. Villabruna divenne Ministro dell’Industria, ma quando fu decisa la scissione radicale nel 1955 non esitò a lasciare il Ministero, ben sapendo che con quella scelta avrebbe dato addio anche al seggio parlamentare futuro. Fu Consigliere comunale di Torino e venne eletto nel 1960 in una lista ispirata dal partito radicale che raccoglieva anche altri tra cui Franco Antonicelli. Il suo ultimo mandato in Consiglio comunale fu all’insegna di posizioni di sinistra molto esplicite che trovarono il consenso del giovane Diego Novelli alle prime armi in quel Consiglio come cronista. La simpatia di Novelli nei suoi confronti suscitò in me un’istintiva antipatia per Villabruna. Poi l’età tarda e la malattia lo portarono a vivere a Torre Pellice  in una struttura assistita. Non aderì nel 1968 al Centro “Pannunzio” perché lo ritenne su posizioni troppo moderate ma nel 1971, all’atto della sua morte, Arrigo Olivetti volle che venisse commemorato dal Centro. Ad assistere a quel ricordo venne Valerio Zanone da pochi mesi eletto Consigliere in Regione. Saragat, nel suo messaggio come Presidente della Repubblica, parlò di Villabruna liberale. E sicuramente era stato uno dei pilastri del liberalismo piemontese, più di Alpino e di Catella che non ebbero mai una vera coscienza liberale, ma al massimo liberista e conservatrice. Resta la sua onestà da uomo del Risorgimento ,quando non esitò a dimettersi  da Ministro per coerenza con una scelta. Gli altri fondatori del Partito radicale non perdevano nulla uscendo dal PLI, diversamente da Villabruna che fece un atto di coraggio.

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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

Pensione a fine vita

Siccome nessun politico o sindacalista può comandare sull’anagrafe e sull’aritmetica, giocoforza il Governo allunga la pensione a 67 anni tra un po’ a 70. Curiosamente protestano i Sindacati per una volta tornati uniti come ai bei tempi, quando per circa tre decenni riuscirono a imporre di mandare la gente in pensione a cinquant’anni, a quaranta e qualche volta perfino meno, e chiamavano “Conquiste” questo delirio contro l’anagrafe e contro l’aritmetica. Grazie alle loro lungimiranti Conquiste oggi noi andiamo in pensione a 70 anni e i nostri figli neanche la vedranno, la pensione. Hanno perfino il coraggio di protestare, di parlare; giornali e giornalisti hanno il coraggio di dargli corda, di prenderli sul serio, di consultarli come la Pizia.  Luigi Fressoia 

 

Sono totalmente d’accordo con lei anche se la situazione attuale non è solo colpa dell demagogia pregressa dei sindacati, ma della protervia di Monti e dell’accanimento della prof. Fornero sulla quale Monti e la sua larga maggioranza hanno scaricato la responsabilità di decisioni che puniscono gli anziani, impedendo ai giovani di trovare un posto di lavoro    pfq

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Multe e dimissioni

Ho letto che il Capo di Gabinetto della sindaca Appendino ha telefonato per far togliere una multa ad un suo amico.L’intercettazione telefonica lo inchioda. E non è cosa bella per nessuno, specie per un grillino. Cosa ne pensa?                                                                 Italo Tisiato

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Non drammatizzerei, è la smania di esercitare il potere da parte di un travet assurto all’improvviso nella stanza dei bottoni. Ma sotto altri punti di vista è un episodio di malcostume.Le dimissioni sono state un atto dovuto e inevitabile perché il Gabinetto del Sindaco non può essere luogo a cui ci si rivolge per farsi eliminare una multa. Sarebbe dovuta essere la sindaca Appendino a mandarlo a casa.Giordana non è uomo che possa incarnare le istituzioni.Conosco un Vice Capo di Gabinetto di un Sindaco di Torino che per non piegarsi al volere illegittimo dei politici finì esiliato in una circoscrizione periferica per qualche tempo.   pfq

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L’uomo non si cambia

Ho letto il suo articolo sulla Rivoluzione d’Ottobre così diverso da quelli scritti da coloro che pensarono a suo tempo di esaltare il comunismo ,salvo poi cambiare idea quando esso rovino ‘ sotto il peso dei suoi errori.
Gabriella Ambrosi 

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Non posso pubblicare interamente la sua bella lettera che meriterebbe di per sè tutto lo spazio della rubrica.  La differenza tra lei e me ed altri e’ che noi vedemmo tanti anni prima della fine del comunismo in URSS i limiti di un sistema sbagliato in termini  politico-economici ,ma soprattutto inumano. Fu il  promesso paradiso in terra di cui parlava Popper, che era divenuto l’inferno. Dei gulag .Gobetti nella sua ingenuità giovanile volle vedere quella rivoluzione con un volto liberale, mentre essa  non ebbe mai neppure un volto umano. L’idea giacobina e poi marxista-leninista di cambiare l’’uomo è una vera e propria utopia. La lettura di Machiavelli ci induce a pensare alla immodificabilità sostanziale dell’uomo. Al massimo possiamo sperare in un suo miglioramento progressivo. Il riformismo e non la rivoluzione, in sintesi. Il socialismo democratico e liberale e non il comunismo oppressivo. Questa è la lezione che viene dagli eventi di cent’anni fa.  pfq

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Ecco il nuovo Collegio Carlo Alberto dieci anni dopo

È stata inaugurata oggi la nuova sede dell’ente strumentale della Compagnia di San Paolo che si occupa di ricerca e alta formazione in economia, diritto, scienze politiche e sociali

Dopo oltre dieci anni di abbandono, l’edificio è tornato a nuova vita grazie all’intervento della Compagnia di San Paolo, che ha in primo luogo acquistato la struttura per un costo complessivo di 10,6milioni di euro e ha poi avviato una profonda ristrutturazione, curata da una cordata di architetti e ingegneri che fa capo a Isolarchitetti S.r.l. L’operazione di restauro dell’edificio, sotto il vincolo della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Torino, è durata due anni e ha avuto un costo complessivo di 10,5 milioni di euro. “Il restauro degli oltre 5mila metri quadrati del palazzo di Piazza Arbarello rappresenta l’ultimo tassello di un disegno più ampio della Compagnia di San Paolo nel centro storico della nostra città.– ha dichiarato Francesco Profumo, presidente della Fondazione torinese – “L’area interessata dai nostri interventi parte da corso Palestro, con il restauro dei Quartieri Militari Juvarriani dove si è insediato il Polo del 900 – e dove la Compagnia ha investito 6,5 milioni di euro – comprende il recupero del complesso del Collegio degli Artigianelli (1 milione di euro), dove è appena stato inaugurato il teatro diretto da Arturo Brachetti Le Musichall. A questi interventi vanno sommati quelli per i restauri delle 13 chiese del Quadrilatero Romano con un investimento di oltre 9,5milioni di euro. La Compagnia ha stanziato 38,1 milioni di euro a favore di progetti di recupero e valorizzazione del centro storico di Torino, escludendo gli interventi sul patrimonio museale e monumentale della medesima zona della città”. “Il Collegio Carlo Alberto rappresenta un’eccellenza nel mondo della ricerca economica, sociale e giuridica, ma è anche uno snodo internazionale per la formazione di giovani talenti che arrivano a Torino tutto il mondo. La nostra ambizione è quella di aprirci ulteriormente a collaborazioni internazionali, con programmi di ricerca fondati sull’analisi teorica e che servano anche a disegnare policy in diversi campi. Possiamo definire il Collegio l’incubatore scientifico di alcune delle più recenti riforme, come quella del sistema pensionistico, necessaria a evitare un probabile default del nostro debito pubblico, e il Jobs Act. Ora con l’inaugurazione della nuova sede a Torino puntiamo a diventare anche un punto di riferimento nel dibattito economico e culturale della città” ha dichiarato il Presidente del Collegio Carlo Alberto, Pietro Terna.  Oltre alla ricerca e alla didattica, il Collegio Carlo Alberto punta ad aprirsi alla divulgazione scientifica.Le principali aree di studio del Collegio Carlo Alberto riguardano l’economia politica, la finanza e le politiche pubbliche e sono portate avanti con un approccio interdisciplinare. Mutamenti demografici, migrazioni, ma anche welfare e l’evoluzione della famiglia e del lavoro sono alcuni dei temi che vengono affrontati dai ricercatori e dai docenti del Carlo Alberto, temi che ormai sono diventati di stringente attualità non solo nell’agenda politica europea, ma anche nella nostra quotidianità.

I LAVORI DI RESTAURO

I lavori hanno riguardato sia l’interno sia l’esterno dell’edificio. All’esterno sono stati riportati all’antico splendore la facciata, i serramenti, i colori e il portone originali del palazzo, che risale alla seconda metà dell’Ottocento e che nel 1930 acquisì il suo assetto definitivo, grazie al progetto dell’ingegnere Enrico Bonicelli, ideatore a Torino della Promotrice delle Belle Arti.  All’interno il progetto di recupero del palazzo ha coniugato il rispetto filologico delle parti storiche con le più moderne tecnologie green. La ristrutturazione, infatti, ha seguito i parametri Leed (Leadership in Energy and Enviromental Design) dell’ente di certificazione internazionale Green Building Council, massimo riferimento in edilizia per l’efficienza energetica. Si tratta di parametri che non erano mai stati applicati in Italia nella ristrutturazione di un edificio storico e che quindi fanno del nuovo Carlo Alberto un caso di studio. Riportata alla sua antica struttura ad archi e ricoperta da un tetto in vetro, come era all’origine nel progetto degli anni Trenta del secolo scorso, l’ex aula magna al piano terra è diventata la Common Room, una sorta di agorà per lo scambio di idee e progetti, uno spazio modulabile a seconda delle esigenze di ricercatori e allievi. L’attuale aula magna invece è una sala ipogea, che originariamente non esisteva e che è stata ricavata, sotto la Common Room. Si tratta di un moderno auditorium, con 150 posti a sedere, che può essere collegato in video conferenza sia con la Common Room sia con le aule della didattica. Aule che sono in tutto cinque, tutte al piano terreno, tranne la cosiddetta aula lignea, al secondo piano, dove sono stati restaurati i banchi in legno, la pedana con la cattedra e le lavagne antiche di quella che un tempo era l’aula di merceologia, i cui arredi testimoniano le antiche fattezze del palazzo.  La facciata di via Assarotti sul retro del palazzo è stata demolita e ricostruita, secondo il disegno originale. Il palazzo infatti negli anni Cinquanta, a causa dei danni subiti sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, era stato ritoccato, ma senza rispettare le forme originali. All’interno, su via Assarotti, un nuovo corpo scale, in struttura metallica, collega tutti i piani, eccetto il terzo, e fornisce un accesso diretto all’aula magna.

Sciopero dei trasporti, la circolazione è libera nella Ztl

Il Comune informa che in occasione dello sciopero del trasporto pubblico di 4 ore proclamato dalle Organizzazioni Territoriali Filt-cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti per la giornata di  venerdì 27 ottobre 2017 in ZTL Centrale – la circolazione sarà libera a tutte le auto anche dalle 7.30 alle 10,30 – Ordinanza 2017 84446/119
Rimane il divieto di circolazione:

  • in “Strade riservate al Trasporto Pubblico”, ossia: Via Milano; Via San Francesco d’Assisi, tratto: Via Garibaldi – Via Pietro Micca; Via XX Settembre, tratti: Corso Vittorio Emanuele II – Via San Quintino/ Via Gramsci – Via Frola/ Via Alfieri – Via Santa Teresa/ Via Bertola – Via Palazzo di Città/ Via Quattro Marzo – Corso Regina Margherita; Via San Tommaso, tratto: via Pietro Micca – Via Bertola; Via dell’Arsenale, tratti: Via Santa Teresa – Via Lascaris/ Via dell’Arcivescovado- Corso Matteotti/ Via San Quintino – Corso Vittorio Emanuele II; Via Accademia Albertina, tratti: Via Santa Croce – Via Cavour – Via Andrea Doria – Via Dei Mille – Via Mazzini e semicarreggiata OVEST, tratto: via Mazzini – corso Vittorio Emanuele II; Via Pietro Micca, semicarreggiata SUD/EST; Via Rossini, semicarreggiata OVEST, tratto: Corso San Maurizio – Via Po;
  • in “ZTL Area Romana” compresa nel seguente perimetro: piazza Emanuele Filiberto, compresa; via Bellezia, esclusa; via Tre Galline, esclusa; risvolto SUD/OVEST di piazza della Repubblica; via Milano, esclusa; via Corte d’Appello, esclusa; risvolto NORD/EST di piazza Savoia; via della Consolata, esclusa; via Santa Chiara, esclusa; via delle Orfane, esclusa;
  • nelle “Aree Pedonali”
  • nella ZTL “Valentino“.

Ora anche i “nomadi” protestano sotto Palazzo Civico

Proprio tempi duri per chi come la nostra Chiara Appendino ha scelto il mestiere di sindaco. Ora ci sono anche i “nomadi” come hanno scritto sullo striscione (in realtà si tratta degli ambulanti del mercatino del libero scambio,  che non possono vendere la merce poichè l’iniziativa è bloccata dopo l’omicidio dei giorni scorsi – ndr) che protestano davanti a Palazzo Civico. Vogliono il ripristino dei vari Suk. Se per caso dovesse avvenire la Sindaca avrà probabilmente i comitati dei residenti che si lamenteranno.Che altro dire? Ai lati del corteo alcuni passanti insultavano i manifestanti con epiteti non ripetibili. Le scelte di governo sono difficili ma se non si sceglie, la situazione diventerà fuori controllo.
Patrizio Tosetto

4^ edizione: “Libriamoci” torna nelle scuole torinesi fino a sabato

Studenti, insegnanti, genitori, volontari, bibliotecari: una grande maratona di lettura che coinvolge decine di istituti scolastici in città

 

Fino a sabato 28 ottobre  torna anche nelle scuole di Torino la quarta edizione di Libriamoci.Giornate di lettura nelle scuole: l’iniziativa promossa su tutto il territorio nazionale dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, attraverso la Direzione Generale per lo Studente, e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso il Centro per il libro e la lettura. 
 La formula prevede momenti di lettura ad alta voce per gli studenti degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, a scuola e in altre sedi, ad opera delle figure più diverse: insegnanti, genitori, bibliotecari, volontari, personaggi noti che propongono e raccontano il loro libro preferito. Le attività di Libriamoci a Torino vedono assieme Salone Internazionale del LibroBiblioteche civiche torinesi, il Concorso letterario nazionale Lingua Madre e Torino Rete Libri, il network che unisce gli istituti torinesi sede di biblioteche scolastiche e protagonisti di attività di promozione della lettura.

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Dopo gli incontri dei giorni scorsi con Donatella Di PietrantonioGiuseppe Culicchia ed Enrico Caiano, sarà l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi mercoledì 25 alle ore 8.30 al Liceo Volta (via Juvrarra 14, Torino) a leggere Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino. L’Assessora alla Cultura della Città di Torino Francesca Leon venerdì 27 alle ore 11.30 al Collegio Convitto Umberto I (via Bligny 1) proporrà a tre classi di 5a elementare le Fiabe Italiane di Italo Calvino. Il giornalista Gabriele Ferraris venerdì 27 ore 11.30 all’Istituto Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera Beccaris di via Nicolò Paganini 22 propone una lettura a sorpresa. Per Torino Rete Libri gli studenti, alternandosi con insegnanti e volontari si scambieranno le letture condividendo con i compagni le pagine dei propri libri preferiti. Sono 91 gli appuntamenti previsti, che vedono coinvolte le seguenti scuole: Direzioni Didattiche Kennedy e Duca d’Aosta; Istituti Comprensivi di Corso RacconigiKing-Mila e Nigra; Scuole Medie Dante AlighieriFoscolo eMeucci; Istituti superiori Curie-Levi e Giulio; Licei Cattaneo, Berti e D’Azeglio. Per info: Antonella Biscetti, 328 4866630. Le Biblioteche civiche torinesi promuovono ogni giorno della manifestazione nelle diverse sedi sul territorio cittadino momenti di lettura affidata ai bibliotecari: ogni mattina letture con bambini e bambine delle scuole primarie. Ecco qualche dettaglio: in zona Lingotto la Biblioteca Bonhoeffer incontra le classi della scuola Pertini e Sidoli animando letture da Amali e l’albero di Chiara Lorenzoni (Edt), eSulla mia testa di Emile Jadoul (Babalibri). A Mirafiori Sud la Biblioteca Mirafiori propone i libri Sei felice? di Nicoletta Zanotti (San Paolo Editore) e La bestia e la bella di Silvana De Mari (Salani) per i ragazzi della scuola Salvemini. Non mancano le buone e sane abitudini settimanali con gli appuntamenti per bambini e le loro famiglie. In particolare la Biblioteca Calvino in Borgo Dora e laBiblioteca Levi in Barriera di Milano con Il nonno racconta e consiglia, la Biblioteca Cognasso alle Vallette e la Passerin d’Entrèves a Santa Rita con le Storie in libertà. A Borgo Po Le storie del mercoledì sono un appuntamento irrinunciabile, e a Mirafiori Sud le Biblioteche Pavese e Mirafiori, fra lettura, animazione e laboratori creativi, offrono alle famiglie preziosi momenti da condividere attorno ai libri e alle storie. Per info: Gabriella Carrè, 349 2584912.

Anche il Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre partecipa a Libriamoci con le autrici dell’omonima antologia annuale: ogni giorno dell’iniziativa letture per tutte le classi della scuola primaria e le scuole dell’infanzia Marco Polo, Marie Curie e Archimede che fanno capo alla direzione didattica J.F. Kennedy di Torino. E mercoledì 25 e venerdì 27 ottobre all’Istituto Comprensivo de La Morra (Cn) letture dedicate alle classi della scuola secondaria di primo grado.

Giornata Mondiale Osteoporosi, visite gratuite alle Molinette

Martedì 24 ottobre 2017, in occasione della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, dalle ore 14 alle ore 17, il reparto di Geriatria e Malattie metaboliche dell’osso dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Giancarlo Isaia) organizza, in collaborazione con la Fondazione per l’Osteoporosi, la manifestazione “Ospedale a porte aperte”, al fine di sensibilizzare la popolazione verso l’osteoporosi, malattia assai diffusa e spesso sottostimata che colpisce soprattutto le donne, ma che non risparmia certamente gli uomini: in Italia ne sono affette 4.500.000 persone (il 7,5% della popolazione) di cui 1.000.000 di uomini. La malattia, se trascurata, provoca importanti conseguenze sulla deambulazione e sulla qualità della vita dei pazienti che ne sono colpiti, in quanto può determinare, senza alcun segno premonitore e senza traumi rilevanti, fratture talvolta molto invalidanti.

I medici del reparto valuteranno gratuitamente il rischio fratturativo, utilizzando appositi algoritmi validati a livello internazionale, in tutte le persone che si presenteranno (ingresso da corso Bramante 88 – Ambulatori centrali – piano terreno) con una densitometria ossea eseguita con tecnica DXA, anche non recentissima. In tal modo le pazienti potranno conoscere la probabilità teorica di andare incontro a fratture e quindi rivolgersi al medico di fiducia per ulteriori provvedimenti diagnostici e terapeutici. Contestualmente sarà anche possibile rivolgere ai medici ed alla Fondazione domande su corretti stili di vita da adottare, sulle più opportune strategie di prevenzione primaria, sulle iniziative di comunicazione e di sensibilizzazione della malattia.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

 

di Pier Franco Quaglieni

Referendum in Lombardia e Veneto e lo Stato in crisi – I manuali scolastici e Rosario Villari – Un racconto in anteprima – Cena ecumenica dell’Accademia italiana della cucina

 

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Referendum in Lombardia e Veneto e lo Stato in crisi

Il referendum per l’autonomia promosso dalla Lega è sicuramente costituzionale e non ha nulla a che vedere con i disegni secessionisti del passato. E’ un referendum meramente consultivo che avrà un valore esclusivamente di ordine politico. Se consideriamo la spesa per allestirlo a carico delle finanze pubbliche, forse è lecito qualche dubbio sulla sua necessità. Secondo molti, l’autonomia coinvolge di più i cittadini e accorcia quindi le distanze tra istituzioni e cittadini medesimi. A me sinceramente sembra un discorso un po’ semplicistico perché non è solo questione di distanze. I meccanismi della democrazia sono molto complessi ed oggi si è inceppato il rapporto tra cittadini e potere perché la rappresentanza concepita nel secolo scorso è entrata in crisi .In una crisi irreversibile che ha coinvolto i partiti come luogo di rappresentanza degli interessi collettivi. Andrebbe ripensato lo Stato attraverso quella che un tempo si chiamava la Grande Riforma, che nessun leader politico italiano è riuscito a realizzare. Se può avere importanza l’autonomia, non può essere disconosciuto il valore dell’unità nazionale. E, se debbo dire fino in fondo il mio pensiero, io vorrei uno Stato efficiente, capace di tutelare il cittadino e di garantirne le libertà. Questa mi sembra essere la prima preoccupazione di fronte alle disgregazioni in atto in altri Paesi e all’impotenza dello Stato italiano a fronteggiare la criminalità di ogni tipo che domina, quasi indisturbata, interi territori nazionali. Già tanti anni fa l’ambasciatore Sergio Romano, la cui conferenza introdussi all’Unione Industriale di Torino, parlò di “Stato forte”. Io espressi un certo disagio di fronte a questa espressione. Oggi non solo non proverei disagio, ma mi sentirei di condividere questa esigenza. Stato forte non significa Stato autoritario o antidemocratico, ma significa Stato autorevole, capace di far rispettare la legge.

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I manuali scolastici e Rosario Villari 
E’ morto Rosario Villari, sicuramente uno degli storici più noti al grosso pubblico perché milioni di italiani hanno studiato sul suo manuale di storia edito da Laterza in trenta edizioni. Il “Villari” è stato egemone nella scuola italiana, come i professori marxisti che lo adottarono e lo imposero, come una sorta di “vulgata” gramsciana, ai loro allievi. Sicuramente in quel testo era ben presente la dimensione sociale della storia (di per sé indispensabile per capire il passato e il presente ),ma era quasi assente lo spirito critico che dovrebbe caratterizzare un manuale scolastico che,basandosi sulla nozioni(elemento ineliminabile ),dovrebbe indurre nello studente l’acquisizione di uno spirito critico incompatibile con l’ideologismo storiografico che riduce la storia a politica militante. C’è chi ha scritto che Villari è stato un grande storico e per la sua opera scientifica è difficile non consentire perché il suoi studi sul Seicento sono davvero notevoli. Il fatto da cui partire per comprendere il successo del “Villari” è che professori di storia e filosofia o di italiano e storia nei licei e negli istituti superiori italiani furono quasi esclusivamente di sinistra e trovarono nel “Villari “ il loro testo prediletto.  Quello di Armando Saitta e quello di Giorgio Spini non bastavano più. Quando poi Saitta rivide le sue posizioni in senso critico , il suo testo venne messo al bando. C’erano anche i testi Guido Quazza altrettanto di parte come quello del Villari, ma scritto in modo meno chiaro, malgrado le sue origini di professore nella scuola secondari , di Francesco Traniello cattolico di sinistra ,di Gabriele De Rosa ,di  Giuseppe Recuperati ed altri. Il “Villari “ superò tutti per adozioni. Anche quel “Camera e Fabietti “che,primo per faziosità, aveva imperversato nella scuola italiana per alcuni decenni.Il testo di Gian Piero Carocci venne superato da quello del Villari. All’atto della sua morte c’è stato chi gli ha imputato anche di non aver scritto delle foibe.  Certo Villari,come quasi nessun altro storico, non ne scrisse,ma la rimozione del tema non può essere ascritto in esclusiva a lui. Fu la storiografia italiana nel suo insieme ad ignorare per ragioni molteplici e persino contrastanti il dramma del confine orientale.  E’ stato Gianni Oliva a incominciare a scriverne, rivolgendosi al grosso pubblico e subendo gli attacchi da parte del mondo accademico. L’ultimo suo “Sommario di Storia” riguarda il periodo dal 1900 al 2000,uscito nell’aprile nel 2002.E’ l’edizione aggiornata in relazione al decreto Berlinguer che concentra nel Novecento lo studio della storia nell’ultimo anno, ricacciando l’Ottocento nel secondo anno. Un secolo per un anno di scuola. Fu una scelta discutibile del ministro diessino.Certamente, però ,con quella dimensione temporale esclusivamente novecentesca  le foibe non potevano più essere ignorate come prima. Il tentativo comunque di sminuirne la portata con la scusa di contestualizzarle, resta una scelta ambigua dopo troppi anni di assoluto silenzio. Nessuno però giunse a scrivere quanto si può leggere nel “Camera e Fabietti” nell’edizione del 1998: si parla di 500/700 persone uccise a fronte di circa 15 mila infoibati.  In fondo il “Villari” era molto  meglio di tanti altri. *

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Un racconto in anteprima 

E’ uscito  “Chiaroscuro”di Tosca Brizio. Un racconto noir che prelude alla pubblicazione di un romanzo in cui uno dei protagonisti sarà  Pietro Jackson . Dopo quindici anni due compagni di liceo si incontrano casualmente . Uno è un pittore, Pietro Jackson, di madre italiana e padre inglese, che unisce al talento artistico una dote al tempo stesso quasi divinatoria e terribile. L’incontro sfocia nell’idea di una rimpatriata con gli altri compagni, mentre un incrocio misterioso e inquietante di telefonate sghembe coinvolge l’artista e  Matteo, suo amico da sempre, in una vicenda parallela e rischiosa. In una Torino suggestiva, con i suoi palazzi in stile eclettico e i viali alberati di una città che non ha dimenticato di essere stata capitale, Pietro si imbatte in due omicidi, di cui ha una percezione particolare… Tosca Brizio è un nom de plume che riunisce due autori.Patrizia Valpiani è nata  a Pietrasanta in Versilia.Vive a Torino dove esercita la professione di medico chirurgo ortodontista, dopo essere stata medico di famiglia. È saggista, poetessa, narratrice. Risalgono al 1994 i suoi primi riconoscimenti, è vincitrice con una poesia del premio Cesare Pavese e con un racconto del premio Bergamo. Ha pubblicato tre raccolte di racconti, cinque di poesia, un romanzo e una guida poetica di Torino. Attualmente è Presidente della Associazione Medici Scrittori Italiani. Gianfranco Brini, bergamasco di nascita, vive in provincia di Lecco. Medico di famiglia per trent’anni e medico legale, è saggista, narratore, iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Con il romanzo Saluti e baci da Santo Domingo ha vinto il premio Cesare Pavese nel 2013. Autore di tre romanzi e tre raccolte di racconti, è stato Presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo. Ha conseguito la laurea in lettere nel 2015 presso l’Università di Bergamo. Attualmente rappresenta l’Italia nella Unione Mondiale dei Medici Scrittori. Una coppia nella vita che diventa coppia anche nella scrittura. Voglio offrirvi la lettura del racconto  in anteprima, cliccando sul link che segue. A me è piaciuto molto. Non amo il noir, ma questo mi ha coinvolto.  

Blood Session per Pietro Jackson

 

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Cena ecumenica dell’Accademia italiana della cucina

L’Accademia italiana della cucina è un’istituzione riconosciuta dalla Repubblica italiana e fondata dal giornalista Orio Vergani . Ha delegazioni in tutta Italia e all’estero. Io ne faccio parte dal 2011 come accademico onorario e ho sempre un grande rammarico nel non riuscire a partecipare ai simposi accademici come vorrei. Gli impegni prevalgono e se si assomma anche la dieta,diventa difficile essere presenti con la dovuta e piacevole frequenza. L’Accademia tiene ogni anno la cena ecumenica a tema che raduna nello stesso giorno,il 19 ottobre, tutti gli accademici italiani in Italia e all’estero. Un momento importante e non ci si deve lasciar ingannare dalla parola ecumenica che potrebbe far pensare ad un qualcosa di religioso. Quest’anno la cena è stata dedicata ai formaggi di cui l’Italia è ricchissima. Un tema che rivendica un aspetto gastronomico italiano che i Francesi ritengono loro prerogativa quasi assoluta. Non è così. Il bel libro dedicato ai formaggi italiani uscito in occasione della cena ecumenica 2017 lo dimostra,mettendo in luce una ricchezza italiana importante. Basterebbero il Parmigiano ed il Gorgonzola a evidenziare un’eccellenza italiana. Io ho partecipato alla cena nella delegazione del Ponente Ligure ed è stato bello,sotto la guida di Roberto Pirino,medico e gastronomo,assaggiare la cucina del formaggio nella tradizione del Ponente Albenganese. Al Ristorante “Il Pernambucco”, ritrovo gourmet ligure di primaria grandezza.Le lasagne al pesto con pecorino,la fonduta di toma fresca e tartufo nero,gli assaggi di formaggi di mucca e capra del Passo della Mezza Luna con noci e miele di castagno sono stati protagonisti di una serata molto partecipata. Gli ottimi vini Pigato,Rosato Costa de Vigne e Rossese di Massimo Alessandri hanno accompagnato la cena in modo superbo.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Riforma elettorale

Cosa ne pensa della riforma elettorale ? Nella sua macchinosità mi lascia molto perplessa.      Osvalda Bruni

 

Non sono in grado di esprimere un giudizio su un tema tanto controverso. Il susseguirsi di riforme elettorali rivela una crisi politica profonda che si scarica sui sistemi elettorali nell’illusione che essi possano risolverla. La crisi italiana è anche crisi dello Stato e delle sue istituzioni. Certamente por mano al Consultellum, cioè alle norme elettorali sopravvissute alla Corte Costituzionale che comportavano due sistemi non omogenei tra loro, è stato un passo avanti. Ma poi bisognerebbe chiarirsi le idee sulle preferenze perché non si capisce perché vadano bene per eleggere consiglieri comunali e regionali e deputati europei e non siano invece accettabili per il Parlamento nazionale. In ogni caso non dò un giudizio perché al Senato ci potrebbero essere ulteriori cambiamenti. Un dato mi è sembrato assurdo: l’aver mantenuto i collegi esteri ed averli aperti anche a candidati che risiedono in Italia. L’idea di Mirko Tremaglia di far votare gli italiani all’estero che pagano le tasse all’estero, si è rivelata assurda. E’ strano che nessuno l’abbia impugnata davanti alla Corte Costituzionale. Il fatto poi di far eleggere qualche impresentabile in Italia in un collegio estero appare scandaloso. D’accordo che è ministro degli Esteri ,ma non vorrei un deputato di nome Alfano eletto ,ad esempio, in Sud America.         PFQ

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Ricaricare i cellulari

Ho visto alla stazione centrale di Milano che si possono ricaricare i cellulari gratis ,anche se tutti i posti sono stabilmente occupati da immigrati extracomunitari. La scorsa estate ho visto che sulle panchine di Courmayeur c’era la possibilità di caricare il telefonino. A Torino perché non c’è nulla di simile ?         Lucio Anneo

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Non so se ci sia qualcosa di simile a Torino. Servirebbero in stazione e all’aeroporto.All’interno e non all’esterno come alla stazione centrale di Milano. Circa le panchine del Valentino e di altri giardini temo che il vandalismo finirebbe per vanificare il tutto.Al massimo servirebbero a ricaricare i cellulari dei troppi spacciatori in attività.     PFQ

                                       

MOSTRA DELLA CROCE VERDE, 1907-2017: 110 ANNI DI STORIA TORINESE

Nell’ambito dei festeggiamenti per i 110 anni di Croce Verde Torino e della manifestazione Porte aperte in Croce Verde, due giornate di apertura al pubblico della sede di via Dorè 4, il 21 e 22 ottobre dalle ore 10 alle ore 18, sarà visitabile la mostra storica “Croce Verde, 1907-2017: 110 anni di volontariato a Torino” organizzata da Croce Verde Torino in collaborazione con Anpas Comitato Regionale del Piemonte e Astut Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino

La mostra – curata dal professor Marco Galloni, direttore scientifico dell’Astut Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino e da Bruno Frigerio, volontario Croce Verde Torino – racconta in quattro “stanze” i 110 anni di vita della Croce Verde, protagonista positiva in ambito sanitario e assistenziale nella società torinese di ogni epoca.

Personaggi di spicco, dal primo presidente, Cesare Lombroso, a Gino Olivetti, protagonista tra le due guerre, all’ultimo, in carica da 40 anni, Paolo Emilio Ferreri; cimeli e memorabilia; mezzi e ausili di soccorso di ogni epoca e apparecchiature mediche, tra cui il defibrillatore delle Officine Galileo di Firenze, con tecnologia a valvole, che risale alla fine degli anni Sessanta. Una storia che dura, anno per anno, da centodieci anni: settimana per settimana, sette giorni su sette, ventiquattr’ore su ventiquattro. Una Storia di volontari da 110…e lode. L’Avvocato Paolo Emilio Ferreri, presidente della Croce Verde Torino, ha dichiarato: «La Croce Verde Torino opera il suo servizio alla Città ormai da 110 anni, da quasi ottanta dalla sede di Via Dorè: abbiamo pensato, per inaugurare i nuovi locali che ne ampliano le capacità e festeggiare adeguatamente la ricorrenza, di organizzarvi una mostra storica che racconta della evoluzione delle tecniche e dei mezzi di soccorso nel permanere del nostro impegno originario e dei nostri valori storici di gratuità e disponibilità». Professor Marco Galloni, direttore scientifico dell’Astut Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino: «L’Astut ha messo a disposizione per la mostra storica alcuni strumenti d’epoca come l’autoclave con riscaldamento a gas di città che serviva per la disinfezione dei ferri e di tutti i materiali necessari per le operazioni chirurgiche nell’ospedale della Croce Verde, lo pneumotorace artificiale importante nella lotta contro la tubercolosi prima dell’arrivo degli antibiotici. E ancora il defibrillatore delle Officine Galileo di Firenze che è stato fra i primi a permettere di arrestare una crisi di aritmia cardiaca applicando due elettrodi sulla superficie del torace e utilizzando opportune scariche di corrente continua. Un primo antenato dei moderni defibrillatori semiautomatici esterni che vengono oggi utilizzati dai volontari soccorritori».

 

Mostra storica CROCE VERDE, 1907-2017: 110 anni di volontariato a Torino

1 – (1907-1914) Dalla fondazione al primo conflitto mondiale

2 – (1915-1939) Grandi sfide per la Croce Verde: il primo conflitto e gli anni del Fascismo.

3 – (1940-1976) Il secondo conflitto, il dopoguerra e gli anni del boom economico

4 – (1977-2017) Dalla fine degli anni Settanta ad oggi

Lotta all’inquinamento, stop anche agli Euro 5 diesel: oltre 350 mila le auto ferme a Torino

Da sabato 21 ottobre il Comune amplia anche agli Euro 5 diesel il provvedimento di blocco del traffico. La fermata obbligatoria degli Euro 5 porta a oltre 350mila i veicoli  che non possono circolare. L’assessore comunale all’Ambiente, Alberto Unia, come riportato dall’agenzia Ansa, annuncia: “In relazione ai dati sulle Pm10 di questi giorni, abbiamo deciso di proseguire e passare al secondo livello. Monitoreremo la situazione nel fine settimane  e se i dati scenderanno valuteremo di riconsiderare i blocchi già da lunedì. Il Comune non ha fatto altro che ribadire i consigli dei medici. E nemmeno ho ho mai detto di chiudere tutto perché altrimenti arriva il ‘ba bau”, aggiunge riferendosi all”annuncio di Palazzo Civico di  tenere chiuse le porte e le finestre contro lo smog. “Il comunicato è stato letto male, anche se il fatto che sia stato frainteso ha  consentito che, in tutta Italia, finalmente si parlasse di smog e ambiente. Ben venga quindi  qualsiasi cosa, anche le battute, se il risultato è parlare di questi temi”.

L’Arma dei Carabinieri arruola la Fiat Tipo per il controllo del territorio

L’Arma dei carabinieri  impiegherà anche la Fiat Tipo. Delle prime 500 unità, destinate al controllo del territorio, consegnate  a Roma, presso il Comando Generale dell’Arma, alcune verranno date in dotazione anche a Torino. La Tipo amplia la gamma Fca in dotazione ai carabinieri, oltre a Panda, Punto, Jeep Renegade, Alfa Romeo Giulietta e Giulia. Con la classica livrea blu istituzionale, la Tipo usata dall’Arma è a cinque porte, equipaggiata con il motore turbodiesel 1.3 Multijet da 95 CV.