Diario minimo urbano…Vedere e ascoltare per credere
L’avevo già vista e “notata”. Qualche settimana fa, a pochi giorni dal Natale. Interno bar. Quello solito, sotto casa, dove mi piace fare colazione al mattino.
Lei è sola, seduta a un tavolino d’angolo. Davanti la tazzina vuota del caffè. E le briciole di una brioche da poco terminata. Sparse qua e là sulle pagine centrali de “La Stampa” (ben allargata sul tavolino) e su un quaderno a righe, copertina nera vintage con etichetta bianca su cui appuntare il nome e bordi rossi. Le pagine decisamente ingiallite dalla lunga corsa degli anni. Corsa che anche lei deve conoscere molto bene. Una tenera nonnina. Infagottata in un vecchio cappotto grigio dal collo di pelliccia (o simil pelliccia) nero. Sciarpone grigio al collo. Un berretto nero ben incollato in testa a coprire capo e orecchie. Occhialini tondi, che hanno smesso da tempo di contare gli anni, pizzicati alla punta del naso e mascherina – o quella che fu una mascherina – lasciata calare libera a proteggere il mento (!?). E fin qui… Nulla poi di tanto strano. Ma quel giornale e quel quaderno d’altri tempi, aperti in bella mostra, che ci facevano lì davanti a lei? Che non degnava di uno sguardo chi entrava e usciva dal bar. Neppure il cagnolino che, simpatico, sgambettava da un cliente all’altro in cerca di briciole da mettere sotto i denti. Sola. Estranea a tutto e a tutti. Fino a che…colpo di scena! Eccola estrarre baldanzosa, da un borsone posato a terra, una penna a sfera e un grosso matitone dalla punta rossa e blu. Di quelli che un tempo s’usavano a scuola per correggere, in modo drastico o più clemente, i compiti in classe. E qui il gioco comincia. Intrigante. La nonnina abbozza un sorriso e comincia a sottolineare con forza frasi intere del gionale e (udite udite) a trascriverle (credo tal quali) sul quaderno. Il barista ignora lo sfregio al quotidiano. La conosce e ne conosce le abitudini. O forse – penso – se l’era lei stessa, quel giornale, portato da casa e chissà a che data risaliva! Stranezze. Certo una scena curiosa. Su cui però non mi sono soffermato più di tanto. Terminato caffé e brioche, esco a comprare – guarda un po’!– il giornale. Nei giorni seguenti, mi è capitato di ripensare ogni tanto alla nonnina. Del resto, nulla capita per caso. Basta aguzzare ben bene vista e udito e abbandonarsi alla curiosità e all’immaginazione. Il gioco è bello. E se va bene può allargarvi orizzonti di vite inimmaginabili. Per carità senza impegnarsi più di tanto. Ma, lo confesso, nei giorni successivi, ogni volta che entravo al bar, l’occhio mi cadeva sempre a quell’angolo. Chissà la nonnina? Finché il destino (parolone troppo grosso?) me l’ha fatta rincontrare. Eccola di nuovo. Proprio ieri. Stessa scenografia. Stesso cappotto. Stessa sciarpa. Stesso quaderno. Stesso berretto e stessa mascherina, la solita “mento-protettiva”. Di diverso solo il libro. Sì, un libro al posto del giornale. Anche lui, però, non fresco di stampa. Tutt’altro! Avrà avuto, per lo meno, una cinquantina d’anni. Forse un libro d’avventura. Di quelli che i bambini leggevano ancora tanti anni fa, nell’era ante-digitale. Un Salgari, un Verne, un Dickens? Sempre uguale il rituale. Sottolineatura. Trascrizione. Trascrizione e sottolineatura. Con una sorta di compiaciuta frenesia. Di nuovo ( per lo meno nella puntata di ieri) alcune inaspettate, a prova d’indizio, esclamazioni. Sono troppo curioso. Mi accosto e mi siedo al tavolino a fianco. Ma no, ma no…così non va bene! E poi, più ordine, perbacco! E giù come mannaia, il matitone dalla punta rossa. Oh ecco, così. Così va bene! Ma… a che gioco giochiamo, nonnina? A far la maestra? Forse, tuo antico mestiere. Ma subito dopo ecco le carte sparigliarsi. Ma io non ho capito! Smorfia piagnucolosa. Smorfia da alunna. Maestra o alunna? O tutte e due. Interscambio di parti. Ancora la maestra: Ermelinda, fai più attenzione! Ermelinda. Ecco il nome “antico” della nonnina. Quello portato addirittura dalla regina dei Longobardi e d’Italia – siamo nell’VIII secolo – consorte di re Cuniperto. La curiosità è troppa. Mi alzo e mi avvio alla porta della toilette alle sue spalle, cercando di sbirciare libro e quaderno. Lei se n’accorge e, indispettita, copre il tutto con le mani. Mi aspetto solo che, rivolgendosi al barista, mi “consegni” quale reo d’aver tentato di copiarne il compito. Ecco svelato il gioco. Ermelinda fa della memoria il suo vivere quotidiano. Riacciuffando e portandosi addosso quel tempo che più e positivamente l’ha segnata negli anni. Oggi, per lei, gioco di sopravvivenza. E forse terapia alla solitudine. Così m’immagino. Sbaglierò? Quando esco dalla toilette comunque, Ermelinda ha già messo in borsa tutte le sue cose. Forse ce l’ha con me, il suo compagno “copione”. Saluta con un tenero sorriso non me, ma il barista-maestro ed esce. Ci rivedremo, Ermelinda? Chissà? Ma, ti prego, non essere arrabbiata con me. Sei tu la prima della classe! E addirittura potresti fare da grande la maestra! Continua serena il tuo “gioco” e il tuo viaggio nel tempo, che ancora ti lasciano ampi margini di sorriso sul volto e nel cuore!
Gianni Milani
L’“OSPITE ILLUSTRE”
Dal 22 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito gruppo.intesasanpaolo.com
Intesa Sanpaolo espone dal 22 dicembre prossimo al 9 gennaio 2022 due capolavori di Cima da Conegliano, artista tra i maggiori esponenti della scuola veneta tra XV e XVI secolo. Entrambi i dipinti raffigurano la Madonna con il Bambino e provengono dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e dal Petit Palais di Parigi. Per la prima volta saranno dunque due gli “ospiti illustri” protagonisti dell’ormai tradizionale appuntamento espositivo torinese che la Banca organizza nel periodo delle festività invernali.
Dopo l’interruzione dello scorso anno a causa della pandemia ritorna, in coerenza con l’ultima edizione, un omaggio ai pittori veneti del Rinascimento e alla figura della Vergine che stringe il Bambino. Il precedente “ospite illustre”, esposto al grattacielo a fine 2019 – inizio 2020, era stato infatti la Madonna di Alzano di Giovanni Bellini, in prestito dall’Accademia Carrara di Bergamo.
L’Ospite illustre è la rassegna curata e promossa da Intesa Sanpaolo che dal 2015 espone nei suoi musei delle Gallerie d’Italia e al grattacielo di Torino un’opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri. Con questo appuntamento L’Ospite illustre, realizzato dal Progetto Cultura della Banca, è giunto alla tredicesima edizione.
Il catalogo della mostra è edito da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira con testi di Neville Rowley, Cécile Maisonneuve e Giorgio Fossaluzza.
Didascalie
Cima da Conegliano
Madonna con il Bambino
1495 circa
tavola, cm 60,5 x 47,2
Bologna, Pinacoteca Nazionale
© su concessione del Ministero della Cultura, Direzione regionale Musei dell’Emilia-Romagna, Pinacoteca Nazionale di Bologna, divieto di ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo
Cima da Conegliano
Madonna con il Bambino
1500-1502 circa
tavola, cm 71,5 x 55
Parigi, Petit Palais
© CCØ Paris Musées / Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris
Informazioni utili
Sede: grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3, Torino
Apertura al pubblico: La mostra apre mercoledì 22 dicembre alle ore 16:00
Orari:
lunedì-venerdì e 1° gennaio: ore 15:00 – 19:30
24 e 31 dicembre: ore 9:30 – 12:30
sabato-domenica e 6 gennaio: ore 9:30 – 19:30
sabato 25 dicembre la mostra resta chiusa
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria dal 15 dicembre sul sito gruppo.intesasanpaolo.com e su www.grattacielointesasanpaolo.com/news
Visibile in TV durante la puntata di Gentleman Driver in replica fino al 6 gennaio su Sky Sport canale 229 MS Motortv, Tivùsat canale 55 e Digitale Terrestre.
“Il risveglio della Principessa”, cortometraggio ideato e prodotto da Adrenaline24h, agenzia di comunicazione italiana dedicata al motorismo storico e dal Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, è un omaggio alla splendida e “unica” OM 469 Sport del 1922 del MAUTO e alla sua partecipazione alla 1000 Miglia 2021
Un vero e proprio documentario emotivo che testimonia tutte le fasi di preparazione della vettura e i quattro giorni di gara, che si sono svolti dal 16 al 19 giugno 2021, attraverso i borghi e le città tra le più belle d’Italia.
L’avventura della “Principessa” OM 469 Sport è iniziata quando Ermanno De Angelis, Co Founder di Adrenaline24h, l’ha notata al MAUTO e ha pensato di interrompere il suo lungo “sonno” durato 70 anni e farla tornare nel suo habitat naturale… la stradae le competizioni.
Il “risveglio” della vettura è iniziato con l’arrivo presso l’officina di Bontà Classic Garage (Viterbo) dove Gianluca Bontà, titolare dell’azienda e tutto il suo staff, hanno iniziato il restauro completo e minuzioso, durato circa 2 anni, con la supervisione del Centro di Restauro del Museo.
Un compito decisamente arduo e faticoso che ha visto riportare all’ antico splendore le parti meccaniche della OM, seguendo metodi di lavorazione specifici in modo tale da rispettare l’originalità della vettura.
Con questo metodo e criterio lavorativo, è stato affrontato anche il rifacimento totale degli interni intrapreso da Trinchero 1957(Venaria Reale Torino) che, grazie ai suoi “sarti” e alla documentazione offerta dal MAUTO, ha potuto ricostruire l’interno dell’abitacolo e i 4 sedili come erano all’epoca, utilizzando materiali e pellame coerenti con l’età della macchina.
Grazie alla loro esperienza e competenza, sono riusciti a preparare la vettura per la 1000 Miglia 2021, dove è risultata essere l’auto più anziana che abbia partecipato e terminato la gara.
Infatti, la OM 469 Sport, sapientemente guidata dall’equipaggio di Adrenaline24h composto da Ermanno De Angelis e Nunzia Del Gaudio, è riuscita a concludere tutte le tappe della gara e a tagliare il traguardo finale di Brescia.
“In questo docufilm è raccontata e racchiusa, l’essenza del motorismo storico: storia, cultura, passione, sfida, emozione. E’stata una grande avventura durata due anni tra mille difficoltà, sembrava una sfida impossibile, che invece grazie alla passione di tutti, è stata superata. Dichiara Ermanno De Angelis – Co Founder di Adrenaline24h, Il docufilm che è stato possibile realizzare in virtù del progetto media strutturato da Adrenaline24h, è messo a disposizione di tutti i club, organizzazioni, che vorranno proiettarlo, divulgarlo ed utilizzarlo come strumento di comunicazione e condivisione, proprio nei confronti dei giovani.”
Il cortometraggio è ora visibile in TV durante la puntata di Gentleman Driver Tv in onda fino al 6 gennaio su Sky Sport canale 229 MS Motortv, Tivùsat canale 55 e Digitale Terrestre.(per sapere gli orari visitare il sito www.adrenaline24h.com)
Tutti i club, associazioni, sodalizi e circoli che condividono la passione per il motorismo storico, possono richiedere ai produttori la disponibilità gratuita del cortometraggio “Il Risveglio della Principessa” per organizzare attività presso i propri club e/o sodalizi.
Il risveglio della Principessa on-line
Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=aeuST5IROC4
Adreneline24h.com: https://www.adrenaline24h.com/2021/12/il-cortometraggio-il-risveglio-della-principessa/
Facebook: https://fb.watch/acmbCQ7vAV/
6 GENNAIO 2022 DALLE 15 ALLE 18
OPEN DAYS “KIDS” EXPERIENCE E GRANDE FESTA DELLA BEFANA
Un pomeriggio dedicato ai bambini dai 6 ai 10 anni.
Viale Lucio Battisti 10, Grugliasco (TO)
Palavillage di Grugliasco inaugura il nuovo anno all’insegna della festa e dei bambini! Giovedì 6 gennaio 2022, il più grande centro padel indoor del Piemonte, è pronto ad ospitare bambini e famiglie per festeggiare insieme la Befana. Dalle15 alle 18 i bambini dai 6 ai 10 anni potranno giocare o fare una lezione di padel gratuita con i Maestri e gli Istruttori di Palavillage.
I genitori potranno prenotare i campi di padel, beach volley e l’area fitness sulla App “SportClubby” o scegliere i servizi dell’area Wellness, Hair style e Hub Store o semplicemente gustare la cucina e la pasticceria di Gerla 1927.
E dalle ore 18… MerendOne per tutti i bambini con giochi, sorprese e animazione!
Informazioni e prenotazioni per KIDS EXPERIENCE: segreteria@palavillage.com – 011 1947 5700.
L’evento si svolgerà nel pieno rispetto delle normative anti-covid.
Con 10 campi da padel, 3 campi da beach volley, palestra fitness, centro benessere, hub store, area ristorazione, spazi meeeting, aule ludo-didattiche e molto altro ancora, Palavillage è il luogo ideale per vivere l’esperienza del villaggio vacanze in città unendo sport e divertimento, tempo libero e cura di sé.
Palavillage è uno spazio unico in Italia: 8000mq attrezzati e progettati secondo i concept più innovativi e tecnologici che sorgono all’interno dell’ex capannone industriale Camel, riqualificato in chiave ecosostenibile. Non solo uno dei più grandi poli italiani di padel indoor, ma anche un nuovo centro di aggregazione che strizza l’occhio al sociale.
Palavillage è un luogo di aggregazione per tutti, sportivi, gruppi, famiglie, amici, adulti e bambini, nel quale convivono, interconnessi fra loro, oltre allo Sport, Free time, uno studio di osteopatia e massofisioterapia, un centro benessere ed estetico e uno store per fare shopping; Work, un’area meeting e una dedicata al coworking; Family club, spazi per attività ludiche e didattiche per bambini e ragazzi e area ristorazione per tutta la famiglia gestita da Gerla 1927.
Gli eventi di gennaio al Palavillage non finiscono qui
Il 15 e 16 gennaio Palavillage ospiterà in esclusiva l’International Coach Course tenuto da Jorge Martinez, Direttore M3 Academy e coach dei più forti giocatori WPT con oltre 20 anni di esperienza.
e nuovo luogo di aggregazione per tutti, sportivi, gruppi, famiglie, amici, adulti e bambini.
” La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte ma … con le calze di Gallo”:
il marchio storico dell’azienda calzificia lombarda, fa da sfondo, per questa epifania, ad una ” dolce” collaborazione con la nota cioccolateria torinese firmata Davide Appendino.
La calza d’eccellenza, composta da una lastra di cioccolato fondente al 70% con Nocciole IGP Piemonte o una a scelta tra quelle disponibili nel negozio da circa 350 gr, 120 gr di cuneesi al rhum, 40 gr di gianduiotti exrafondenti monorigine Ecuador e, ovviamente, un paio di calze rigato Gallo, è acquistabile – al costo di 50 euro – sia nel nuovo store di Davide Appendino di V. Cavour 13 oppure, poco più avanti, nel negozio Gallo al civico 7. Disponibile anche sullo shop on line di Davide Appendino –https://shop.davideappendino.it-, sempre al costo di 50 euro.
Giovedì 6 e domenica 30 gennaio
L’idea nasce in occasione della mostra “Animals”. Una sessantina di scatti a firma del gigante della fotografia, l’americano di Philadelphia Steve McCurry, realizzati nel 1991, in giro per tutti e sei i continenti del Pianeta, e ospitati fino al prossimo primo maggio – per la prima volta in Piemonte – nelle antiche cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Luogo ideale per una simil mostra. Gli animali e la Palazzina juvarriana rappresentano infatti, da sempre, un binomio indissoluble, se si pensa che la residenza sabauda (proclamata nel 1997 dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”) fu eretta fra il 1729 ed il 1733 proprio per per essere adibita alla pratica tanto amata dai Savoia dell’attività venatoria. Cosa di meglio dunque che abbinare alla visita della mostra di McCurry, i primi appuntamenti family friendly del nuovo anno, alla scoperta di animali quali soggetti di decorazione pittorica propria da secoli della Palazzina o quali mirabilia ambientali da osservare con tanto di illustrazione scientifica in un’apposita passeggiata birdwatching che non mancherà di interessare grandi e piccini? Due gli appuntamenti: giovedì 6 gennaio “Ma quanti sono? Fritz, il cervo e tutti gli altri”, visita guidata sul mondo animale fortemente presente nelle decorazioni della Palazzina, e domenica 30 gennaio “Birdwatching, in Palazzina!” una passeggiata con laboratorio di birdwatching, guidata da un ornitologo, alla scoperta degli uccelli, dei loro canti e dei loro habitat. Ma andiamo con ordine.
Il primo appuntamento è, dunque, per giovedì 6 gennaio, ore 15,45, con “Ma quanti sono? Fritz, il cervo e tutti gli altri”. Ripercorrendo le immagini classiche di cervi, cani e cavalli, ci si accosterà a storie di terre lontane e si troveranno simpatiche scimmiette e uccelli dai piumaggi variopinti. Senza dimenticare che alla Palazzina di Stupinigi nel 1820 circa fu costruito il “Serraglio delle Belve” destinato ad ospitare una gran varietà di animali esotici, molti dei quali mai visti prima a Torino. Una sorta di giardino zoologico ante-litteram in cui trovò posto anche Fritz, l’elefante indiano regalo del viceré d’Egitto al re Carlo Felice, la cui storia a corte è ricca di aneddoti.
A fine mese, domenica 30 gennaio, sempre alle ore 15,45, sarà la volta di “Birdwatching, in palazzina!”, visita guidata realizzata in collaborazione con l’“Ente Parco” e un ornitologo alla scoperta degli uccelli, dei loro canti e dei loro habitat, negli apparati decorativi del percorso di visita.
Interessante è anche ricordare che la Palazzina di Caccia di Stupinigi ha aderito al progetto “Nati con la cultura” per distribuire ad ogni nuovo nato il “passaporto culturale” che permette un ingresso libero al Museo aderente al progetto al bambino/a con il nucleo famigliare (fino a 2 accompagnatori) fino al compimento del suo primo anno d’età.
Info: entrambe le attività costano 5 euro. In dettaglio: fino a 6 anni e possessori di “Abbonamento Musei”: 5 euro (biglietto d’ingresso al Museo gratuito); da 6 a 18 e maggiori di 65 anni: 5 euro + 5 euro (biglietto d’ingresso al museo ridotto); adulti: 5 euro + 8 euro (biglietto d’ingresso al museo ridotto). E’ consigliata la prenotazione della visita: tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it /biglietteria.stupinigi@ordinemauriziano.it
- m
Ci si avvia verso i 100 giorni di governo di Stefano Lo Russo
La classica luna di miele concessa ai neo eletti volge al termine ma i primi interventi stentano ad avviarsi. Anche i buoni proponimenti per il 2022 sono di una modestia quasi imbarazzante…
… continua a leggere:
Il Cortile del Maglio a Torino, triste e grigio in attesa di un briciolo di fantasia
Nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto, sino al 30 gennaio 2022
Cinque anni soltanto, un quinquennio d’oro, dal 1928 al 1933, un pugno di estati e di inverni, l’inizio di un’avventura e il suo immediato declino, lo spazio ed un clima “artistico, propositivo, dialogante e provocatorio” in cui operarono sette artisti, il loro contrapporsi alle tendenze allora imperanti, il cubismo, l’espressionismo, nella vita sfrenata della capitale francese che in quel periodo era divenuta il cuore pulsante, il centro cosmopolita per eccellenza, l’immagine della cultura artistica e letteraria e lo specchio del fermento del pensiero, la culla di ogni movimento avanguardista. Erano “Les Italiens de Paris”, pronti a dimostrare che “Parigi era viva”, come oggi suona la mostra ospitata nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto (sino al 30 gennaio 2022 – titolo che si rifà all’omonima autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro, scrittore, editore e critico d’arte, emigrato a Parigi -, a cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, con il ricco apporto di
alcuni tra i maggiori musei e Fondazioni italiani, dalla Collezione di Palazzo del Montecitorio – Camera dei Deputati alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia ai Civici Misei di Udine, dalle Gallerie degli Uffizi al Mart di Rovereto, dal Museo Revoltella di Trieste al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis” di Ferrara alla Banca Monte dei Paschi di Siena, sottolineando altresì la presenza di numerose collezioni private, molte decisamente contrarie a staccarsi dai propri tesori ma alla fine – dietro le affettuose premure delle curatrici – pronte ad acconsentire, alla luce della rarità e della bellezza del progetto.
Il quarantenne Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio di tre anni più giovane (greci per nascita), Massimo Campigli (nacque in Germania, a Berlino, come Max Ihlenfeldt, figlio naturale della giovanissima Anna Paolina Luisa, appartenente all’alta borghesia) e Mario Tozzi nati nel 1895, Filippo de Pisis nel ’96 e René Paresce, svizzero, dieci anni prima, il più vecchio Gino Severini, nato a Cortona nel 1883. Uniti – comunque – da una comune radice italiana, vissero una vicenda artistica che per essi inizia ufficialmente in quel 1928, anche se il loro soggiorno nella Ville Lumière – per ognuno sogno, traguardo e mito – risale ad alcuni anni prima: Severini vi si era stabilito sin dal 1906, mentre de Chirico vi risiedette per la prima volta nel ’11 per tornarvi nel ’24 e suo fratello nel ’10 e nel ’26; Paresce arriva nel 1912, Tozzi e Campigli nel ’19 e de Pisis nel ’25. Ognuno alla ricerca di una propria personale strada, dando concretezza a tematiche differenti e a cifre stilistiche individuali, ma tutti nell’indirizzo di un nuovo classicismo mediterraneo, tra voci surrealiste e trasporti neometafisici, creando un movimento, un grumo artistico che cercava un proprio territorio, guardando alla storia e al mito, alla tradizione e all’avanguardia, al reale e al fantastico. Per ognuno lo studio e la vicinanza del critico George Waldemar, scopritore di talenti, ognuno sotto l’ala protettrice
di Léonce Rosenberg, affermato mercante d’arte, che la Grande Depressione americana del ’29, fatta sentire tutta la propria debolezza anche al di qua dell’oceano, mise in grave difficoltà, causa non superficiale e non ultima dell’affievolirsi, a poco a poco, del movimento.
Sette sezioni compongono la mostra. Il percorso inizia con de Chirico, allineando i tanti temi, i rimandi metafisici (“Le muse in villeggiatura”, 1927) e le memorie classiche rivisitate ironicamente (“Pericle”, 1925, gli occhi bendati, con tanto di canottiera multicolore!), i gladiatori e i nudi femminili, taluni immersi nella scia di Renoir (“Bagnante”, 1928/’30), il ricordo dell’antica Grecia e i reperti archeologici (“Cavalieri e guerrieri in riva al mare”, 1931). Lo sguardo antico si unisce a quello moderno nella ”Fille de la statue” degli anni 1926/’27 di Alberto Savinio – personaggio importante, non soltanto pittore ma romanziere e drammaturgo, collaboratore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, fondatore nel ’24 con Pirandello della “Compagnia del Teatro dell’Arte” -, i suoi paesaggi fantastici dove trovano spazio elementi geometrici che fluttuano nell’aria come giocattoli, tra scogli e vele (“Le navire perdu”, 1928), le sue “ibridazioni metamorfiche”, sberleffo e cruda irrisione ad una società, la divertente (ma è soltanto divertimento?) “Papera”, 1930/’31, imponente, chiusa sullo sfondo del cielo azzurro tra balaustra e tendaggi. Si prosegue con Massimo Campigli, una sala che vale l’ingresso alla mostra, la figura femminile al centro dell’opera dell’artista, il fascino subito dall’arte etrusca a seguito di una visita estiva al Museo di Villa Giulia a Roma con la moglie Dutza, l’avvicinarsi alla tecnica dell’affresco, alla scelta di una pittura maggiormente vissuta tra figure geometrizzate, uno svelamento che portò l’artista a
ripudiare come “tentativi contraddittori” le precedenti esperienze pittoriche: da sottolineare capolavori come “Le arciere” del 1933, che sembrano uscite da un ipogeo dell’Italia centrale, “Le spose dei marinai” (1934) fino a spingerci al 1949 con “Ondine al sole”, dove “le donne si sono tradotte in simboli, in segni di una scrittura pittografica che rappresenta l’eternità della vita”.
Nella quarta sezione Filippo de Pisis e la sua pittura frammentaria – “a zampa di mosca”, come ingegnosamente la definiva Eugenio Montale -, nature morte e paesaggi parigini (“Viale di Parigi”, 1938), tra la luminosità dei colori e l’uso sapiente dei neri e dei grigi; René Paresce che spicca in successione con il suo potente “Autoritratto” del 1917, i tratti duri e malinconici, lo sguardo smarrito all’interno dello studio, con “Natura morta” del ’26, dove gli elementi geometrici posti su differenti piani rimandano al cubismo di Georges Braque. Gino Severini, che occupa la sesta sezione, mostra i personaggi della Commedia dell’Arte entro scenografie neopompeiane, in un susseguirsi di temi amorosi, musicali (“Pulcinella con il clarino”, 1929, una maschera assurta a sovrano, dove lo strumento è lo scettro) e poetici, ma continua a guardare come i suoi colleghi ai reperti archeologici (“Natura morta con maschera” del 1929). Affascinante capolavoro “Maternità – Natura morta” (1927-’28), dove la madre e il figlio sono ridimensionati in una quinta laterale, tra pareti sghembe e gli oggetti, il tavolo i libri la fruttiera lo strumento musicale, racchiusi entro una scatola “architettonicamente perfetta”, riaffermano la loro giusta importanza nella composizione delle linee geometriche.
Infine le opere di Mario Tozzi, forse il più teorico dei Sette, l’artista che fin dal 1924 si propone di divulgare nella capitale francese la conoscenza e l’apprezzamento della pittura italiana dell’epoca, guardando, attraverso i propri dipinti, fonte di suggestiva quanto intensa originalità, ad un ordine ricostituito, ad un classicismo ripensato in una rinascita vitale; guardando altresì a maestri come Cézanne (“Table garnie”, 1922) o spingendosi alla linearità esasperata e all’idealizzazione (“Le bonnet basque”, 1928, altro capolavoro della mostra), sino a contaminare, con differenti materiali, le proprie opere (“Personaggi in cerca d’autore”, 1929), illuminando una stagione che le stanze dell’Accorsi propongono al pubblico in tutta la sua intrigante bellezza.
Elio Rabbione
Sino a domenica 9 gennaio, nella Sala Trasparenza del Palazzo della Regione Piemonte
Mostra Ugi dei disegni realizzati
dai piccoli ricoverati al Regina Margherita
Nella stessa Sala esposto anche un presepe del Comune di Usseglio
Si chiuderà domenica 9 gennaio 2022, nella Sala Trasparenza del Palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello 165, la mostra “Che cos’è il Natale?”, composta da una quarantina di disegni realizzati dai bambini ricoverati nei reparti dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. La mostra, voluta dall’Ugi torinese (Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini Odv), in collaborazione con la Regione Piemonte, è visibile anche dal porticato esterno.
«Non si possono che osservare con ammirazione e commozione questi significativi disegni. Opere da cui emerge la passione per la vita, la voglia di normalità e di stare insieme alla famiglia, per di più nel periodo natalizio – dice il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio -. Dietro questi disegni c’è anche l’angoscia di un periodo difficile, che coinvolge mamma e papà, i fratellini, gli zii ed i nonni. Tutti uniti al bambino, per affrontare con coraggio e sacrificio una situazione che inevitabilmente destabilizza l’equilibrio familiare, ma pure economico, in particolar modo se si tratta di affrontare anche la lontananza da casa. La meritoria opera dell’Ugi da oltre quarant’anni ha lo scopo di sostenere i bambini e le loro famiglie, chiamati ad affrontare questa tortuosa via imposta dal destino».
I disegni sono opera dei bambini ricoverati nei reparti in cui operano gli insegnanti della Scuola in Ospedale Ic “Vittorino da Feltre“ di Torino; e le associazione Ugi Odv ed Amici dei bambini cardiopatici Odv.
«Ospitare questa mostra in Regione – conclude il presidente Cirio -, significa apprezzare e rendere merito alla silenziosa e concreta attività compiuta da decenni dai volontari Ugi, aiutando i bambini ed i loro genitori, anche ospitandoli nella Casa Ugi di Torino, e sostenendo la ricerca scientifica e le cure. Come recita il motto Ugi, si vince insieme, con tutto il cuore: un cuore azzurro di speranza».
Il segretario generale di Ugi Odv, Marcella Mondini, spiega che «da sempre accompagniamo i bambini e le loro famiglie nel difficile periodo di terapie e cure contro il tumore. Desideriamo abbracciarli tutti perché non vogliamo permettere alla malattia di prendersi tempo, sogni e affetti di ognuno di loro. Accogliamo le famiglie in Casa Ugi affinché chi arriva da lontano abbia un luogo ospitale in cui rifugiarsi. Li affianchiamo con attività adatte a loro; li aiutiamo con la scuola per non permettere che il cancro abbia la meglio sulla formazione. Li accompagniamo a fare sport per rinforzare il loro fisico e lo spirito di gruppo. Li aiutiamo a staccarsi da noi perché riprendano la strada della guarigione e dell’autonomia. Il Natale è Natale quando c’è tutto questo, quando ogni volontario lascia qualcosa di sè per loro e quando ogni bambino e ogni ragazzo impegnato nella lotta contro il tumore si sente protetto e non escluso dalle amicizie e dalla vita di sempre».
Nella stessa sala, sempre sino a domenica 9 gennaio, rimane esposto un grande presepe messo a disposizione dal Comune di Usseglio, che da una decina d’anni, con le sue borgate, si sta guadagnando l’appellativo di “Paese dei Presepi”. Si tratta di una serie di opere a grandezza naturale realizzate da un gruppo di studenti dell’Accademia Albertina di Torino, che furono coordinati dal professor Raffaele Mondazzi. Un presepe donato al Museo Tazzetti di Usseglio e che è stato posizionato nell’antica chiesa parrocchiale del paese. Adesso si può ammirare, ancora per qualche giorno, nel palazzo della Regione Piemonte