Cosa succede in città- Pagina 14

La Brigata ebraica e la liberazione. Il contributo degli ebrei nella Resistenza, ottant’anni dopo

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A cura di: Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini, Associazione ItaliaIsraele di Torino, Centro Studi Nazionale Brigata Ebraica. Con la collaborazione di: Associazione Camis de Fonseca, FNISM – Federazione Nazionale Insegnanti, Consolato Polacco di Torino, Comunità ebraica di Torino

In mostra: dal 15 aprile al 4 maggio | Associazione Camis De Fonseca (Via
Pietro Micca, 15 scala A – 1 piano – Torino), tutti i giorni dalle ore 17:00 alle ore
20:00, chiusura domenica 20 e lunedì 21 aprile

Aperture speciali per visite scuole professori e associazioni scrivere a: info@fondazionecdf.it e lorenzo.cabulliese@fondazionesalvemini.com

Il 25 aprile 2025 si celebreranno gli ottant’anni dalla Liberazione. In occasione di un
anniversario tra i più significativi della storia del nostro Paese, la Fondazione di studi
storici Gaetano Salvemini, Associazione Italia-Israele di Torino, Centro Studi Nazionale
Brigata Ebraica, con la collaborazione di Associazione Camis de Fonseca, FNISM –
Federazione Nazionale Insegnanti, Consolato Polacco di Torino, Comunità ebraica di
Torino intendono fornire uno sguardo di approfondimento a una delle pagine meno
conosciute e più ripudiate della storia della Resistenza: il contributo della popolazione
ebraica nella lotta al nazifascismo.

Gli ebrei sono stati soggetti nel periodo della Seconda guerra mondiale a una
persecuzione e a uno sterminio sistematico senza precedenti, universalmente
riconosciuto, studiato e approfondito, entrato nei libri di storia dalle scuole elementari
ai corsi universitari. Ciò che invece per anni è stato spesso omesso e dimenticato è il
ruolo della Brigata Ebraica nella lotta di Resistenza e il suo valore nella Liberazione
dell’Italia dal nazifascismo.

Nel novembre 1944 sbarcò a Taranto, fra le truppe destinate alla VIII armata inglese,
una brigata di volontari composta da circa 5.000 uomini con un sorprendente vessillo.
Il vessillo era sconosciuto, ma su di esso vi era un simbolo che tutti avevano già visto:
la stella gialla a sei punte del popolo ebraico. I soldati erano tutti ebrei.

Molti dei volontari della Brigata Ebraica provenivano infatti dalla Palestina del Mandato
Britannico, l’antica Terra di Israele, altri dall’Europa, altri ancora dal Canada, Sud Africa
e Australia. Gli ebrei arruolati nell’esercito britannico in Palestina erano assai più
numerosi: circa 30.000, tuttavia, la Brigata Ebraica fu l’unica a combattere il
nazifascismo sotto una bandiera propria.

Il progetto prevede l’esposizione della mostra “La Brigata Ebraica e la Liberazione”
dal Centro Studi della Brigata Ebraica di Milano e una serie di eventi ad essa correlati
nelle date di apertura dell’esposizione. Inoltre, è prevista una formazione docenti
accreditata sul ruolo delle minoranze religiose nel processo di Liberazione: nello
specifico sugli ebrei e sui valdesi, con l’invito a tutti gli istituti scolastici e i docenti a
portare in visita le proprie classi all’installazione.

Attività:
– Formazione docenti: “Le minoranze religiose nella lotta di Liberazione”
14 aprile 2025 h 16:00 | Liceo Einstein | “I valdesi nella Resistenza” con Bruna
Peyrot

28 aprile 2025 h 16:00 | Polo del ‘900 | “Gli ebrei nella Resistenza” con Stefano
Scaletta

Al fine di fornire uno strumento didattico a tutto tondo, sarà inoltre prevista una
formazione docenti accreditata attraverso la FNISM per la durata di due incontri
da due ore ciascuno sul ruolo delle minoranze religiose nella Resistenza. Nello
specifico verrà approfondito il ruolo dei valdesi grazie al contributo della storica
Bruna Peyrot e quello degli ebrei e della Brigata Ebraica grazie al contributo dello
studioso Stefano Scaletta.

– Proiezione del film “In our own hands” (Soli nelle nostre mani), martedì 15
aprile ore 18:00 Presso l’associazione Camis De Fonseca (Via Pietro Micca, 15
scala A – 1 piano – Torino), durata di 1 ora e 20 minuti con sottotitoli in italiano; a
cura del Museo della Comunità ebraica di Trieste Carlo e Vera Wagner. La
storia nascosta della Brigata Ebraica durante la Seconda Guerra Mondiale; regia
di Chuck Olin

– Presentazione libro “La Brigata ebraica tra guerra e salvataggio dei
sopravvissuti alla Shoah (1939-1947)” di Stefano Scaletta martedì 22 aprile ore
17:30 Presso l’associazione Camis De Fonseca (Via Pietro Micca, 15 scala A – 1
piano – Torino). Dialogheranno con l’autore: Davide Riccardo Romano, Silvio
Zamorani e Stefano Magni

– Proiezione del film “Freedom is not a gift from heaven” (La libertà non piove
dal cielo) venerdì 25 Aprile ore 18:00 Presso l’associazione Camis De Fonseca
(Via Pietro Micca, 15 scala A – 1 piano – Torino), durata 1 ora con sottotitoli in
italiano, con Simon Wiesenthal 1994; regia di Willy Lindwer

– Presentazione del libro di Ugo Rosenberg “Tutto iniziò da quel finestrino. La
storia di Kurt Rosenberg” (edizionicroce 2024), lunedì 28 Aprile ore 18:00
presso l’associazione Camis De Fonseca (Via Pietro Micca, 15 scala A – 1 piano –
Torino), dialoga con l’autore Ulrico Leiss de Leimburg, Console Onorario della
Repubblica di Polonia a Torino che mostrerà anche il breve documentario
storico “Dalla Polonia in Israele. I soldati ebrei dell’Armata di Anders”, prodotto
dal Consolato Polacco in Italia.

– Mostra “La Brigata Ebraica e la Liberazione”
La mostra prevede una serie di dodici pannelli esplicativi sul contributo degli
ebrei nella Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra e sulla storia
della Brigata Ebraica. A completare l’esposizione, due teche con materiale
originale e due manichini con riproduzione di divise.

La mostra sarà inaugurata martedì 15 aprile alle ore 13:00 sino alle ore
20:00 presso gli spazi dell’Associazione Camis De Fonseca, con aperitivo. E’
prevista un’anticipazione dell’inaugurazione riservata ai giornalisti alle ore
11:00 del medesimo giorno.

Interverranno: Marco Brunazzi (presidente Fondazione Salvemini), Laura Camis
De Fonseca (presidente Associazione Camis De Fonseca), Dario Disegni
(presidente Comunità Ebraica di Torino), Davide Riccardo Romano (direttore
Centro studi Brigata Ebraica), Stefano Scaletta (curatore della mostra), Marco
Carlo Zanetti (presidente Associazione Italia Israele di Torino).
È prevista una conferenza stampa di presentazione della mostra riservata ai
giornalisti alle ore 12:00 del medesimo giorno, con la presenza del
curatore Stefano Scaletta.

Manon Lescaut di Giacomo Puccini: Lirica a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi

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Domenica 13 aprile, ore 19

 

 

Primo successo maturo e consapevole di Puccini (Torino, Teatro Regio 1893), Manon Lescaut rilegge in chiave sentimentale e patetica un romanzo moralistico settecentesco dell’abate Prévost, Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut (1731). La vicenda scabrosa e tragica degli amori tra la giovane Manon e l’effervescente Des Grieux, che era già stata messa in musica da Daniel Aubert (1856) e Jules Massenet (1884), si accende di romanticismo e musicalità appassionata, plasticamente testimoniando il conflitto tra il vizio e la virtù in una favola dal sapore amaro ma dalla struggente malinconia.

 

INTERPRETI

Eugenia Braynova, soprano

Dario Prola, tenore

Paolo Grosa, pianoforte

Roberto Tagliani guida il concerto

 

PROGRAMMA

Tra voi, belle, brune e bionde (Des Grieux, cavatina)

Cortese damigella… Donna non vidi mai (Des Grieux, Manon, scena e aria)

Vedete? Io son fedele alla parola mia (Des Grieux, Manon, scena)

In quelle trine morbide (Manon, aria)

Tu, tu, amore? Sei tu, ah, mio immenso amore? (Manon, Des Grieux, scena e duetto)

Ah! Manon mi tradisce (Des Grieux)

Intermezzo (pianoforte)

Tutta su di me si posa… Le mie colpe travolgerà l’oblio (Manon, Des Grieux)

 

LIRICA E MUSICAL A CORTE

Per la rassegna domenicale nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, organizzata in collaborazione con STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano, il Teatro Superga propone tre appuntamenti con concerti antologici della grande lirica per Lirica a Corte: Lucia di Lammermoor (9 marzo), Mefistofele (30 marzo), Manon Lescaut (13 aprile); e tre di teatro musicale per Musical a Corte: Tim Burton & Musical (17 novembre), Shakespeare in Musical (23 marzo), Opera in Musical (6 aprile). Tutti gli appuntamenti sono preceduti da un aperitivo di benvenuto incluso nel prezzo.

 

Info

Domenica 13 aprile 2025, ore 19

Lirica a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi – Nichelino (TO)

Manon Lescaut

Biglietto: prezzo 38,50 euro

011 6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18, online su Ticketone.it

Al Museo del Cinema la prima personale del videoartista Donato Sansone

7 aprile – 8 settembre 2025

Dal 7 aprile all’8 settembre 2025, il piano di accoglienza del Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita la mostra DONATO SANSONE. METAVERSI, a cura di Bruno Di Marino, la prima personale dedicata a Donato Sansone, artista, animatore e autore di brevi film, videoclip musicali, spot e altri “scherzi” audiovisivi, di lavori surreali e provocatori realizzati con tecniche diverse che traducono in tratto grafico e animazione diverse visioni della realtà.

Sempre lunedì 7 aprile alle ore 20:30 al Cinema Massimo di Torino vi sarà una serata dedicata a Sansone con la proiezione di alcuni suoi film.

Come le storiche avanguardie, Sansone contamina l’alto con il basso, il poetico con il triviale, il comico con il tragico – finendo così per mettere a soqquadro il pensiero comune e suscitando nello spettatore un riso acido. Il suo è il regno dello sberleffo e del paradosso, e il suo stile è all’insegna di un surrealismo ludico e provocatorio, che oscilla tra artigianale e digitale.

I suoi patchwork e video sono stati presentati ai più importanti festival del mondo e in varie gallerie, ma anche in luoghi di grande passaggio come i centri commerciali. È amato dal mondo della musica italiana, collabora da tempo con Subsonica, Manuel Agnelli, Paolo Spaccamonti, Francesco De Gregori, Afterhours e Verdena.

“Accanto all’omaggio ai grandi interpreti del presente e del passato, il Museo Nazionale del Cinema si è da tempo dato il compito di raccontare tutte le declinazioni di quello che definiamo cinema – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema.  Essere al passo con i tempi significa anche interrogarsi sulle nuove espressioni artistiche, proponendo ai visitatori artisti meno noti ma capaci di interrompere la monotona scansione del nostro quotidiano con la vitalità delle loro proposte. E con questo spirito abbiamo accolto l’opera di Donato Sansone, felici di accompagnarlo in questa prima personale che siamo sicuri vi saprà sorprendere”.

“Con questa personale dedicata a Donato Sansone continua l’esplorazione e la valorizzazione di quelle esperienze nate qui in Piemonte ma che hanno saputo conquistare attenzioni e riconoscimenti a livello nazionale e internazionali – afferma Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Metaversi è un viaggio nell’universo di un artista inventivo e provocatore, che con abilità e leggerezza adotta diverse tecniche e differenti formati. Amante dello scherzo e dello sberleffo, Sansone è anche profondamente cosciente di quanto la serietà e le “buone maniere” spesso nascondano la paura di confrontarsi con quanto e chi eccede la norma. Vi invitiamo dunque a lasciare vestito e cravatta, tailleur e tacchi alti e lasciarvi sedurre “dai mostriciattoli” e dalle altre irriverenti provocazioni che animano il piano zero della Mole”

La mostra raccoglie vent’anni di attività di Donato Sansone e si articola in un ricco e colorato percorso composto da disegni originali, stampe digitali, installazioni e tantissime immagini in movimento che permettono al visitatore di scoprire la sua eclettica arte visiva. Il metaverso è una dimensione virtuale che si può abitare ed esplorare e l’intento è di far sì che il visitatore si lasci trasportare in un flusso caotico di segni, immagini, suoni, rumori, percezioni, frammenti di corpi e di paesaggi, rapide associazioni visive. Non un unico metaverso, quindi ma tanti metaversi e ognuno potrà trovare dentro questa mostra qualcosa di diverso: di attraente e di perturbante, di comico e di horror, di fisico e di immateriale, di erotico e di fantasmagorico.

In tutte le sezioni del percorso di visita sono presenti dei video LIS e i Servizi Educativi propongono un’attività laboratoriale rivolta ai gruppi dei centri estivi.

A completamento della mostra, è stato realizzato il catalogo Donato Sansone. Metaversi, a cura di Bruno Di Marino. Edito da Silvana Editoriale, il volume, oltre ai materiali della mostra, conterrà la graphic novel dell’autore dal titolo Il gatto.

La mostra si inserisce in un progetto di conservazione e valorizzazione dell’opera di Donato Sansone, del quale la Cineteca del Museo Nazionale del Cinema ha in deposito tutte le opere realizzate dall’inizio della sua carriera.

La mostra rientra nella sezione Echoes di EXPOSED Torino Foto Festival e sarà visitabile per tutta la durata della manifestazione (16 aprile – 2 giugno 2025).

Per info e orari www.museocinema.it

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Le assaggiatrici – Drammatico. Regia di Silvio Soldini, con Elisa Schlott. Autunno 1943. La giovane rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui è dove vivono i suoceri e dove il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo, Il Führer vede nemici dappertutto, essewre avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, con altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti. Da un fatto vero, dal romanzo di Rosella Postorino. (Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Nazionale sala 2 anche V.O., The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

A Working Man – Azione, thriller. Regia di David Ayer, con Jason Statham. Levon Cade è rimasto vedovo e da solo cresce la sua ragazzina, lavora come operaio edile, nascondendo allo stesso tempo la sua identità di ex Royal Marine e agente speciale antiterrorismo. Sino a quando viene rapita la figlia del suo capo e lui deciderà di ritornare in azione. Durata116 minuti. (Massaua, Ideal, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Berlino estate ’42 – Drammatico. Regia di Andreas Dresen. L’estate del ’42 è stata per Hilde la più bella della sua vita. Ha conosciuto e sposato Hans e ora aspetta un bambino. Ma Hans fa parte di un movimento antinazista clandestino, a cui lei stessa decide di aderire, ed insieme partecipano ad azioni molto rischiose. Catturata dalla Gestapo, dovrà partorire suo figlio in carcere, ma sarà quel bambino a darle forza nei momenti più bui. Durata 124 minuti. (Eliseo)

Biancaneve – Fiabesco. Regia di Marc Webbe, con Rachel Zegler e Gal Gadot. Biancaneve, bellissima principessa, è rimasta sola dopo la morte dei suoi genitori, il Re Buono e la Regina Buona, e deve combattere contro le macchinazioni della Regina Cattiva che vorrebbe vederla morta. Ha l’aiuto dei sette nani, che lavorano in una miniera di diamanti, e del ladro Jonathan. Durata 119 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Lingotto)

La casa degli sguardi – Drammatico. Di e con Luca Zingaretti, con Gianmarco Franchini. Marco ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcol e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenettrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata, spaventati dalla sua voglia di distruggersi. Anche il padre, testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, la madre è mancata da qualche anno lasciando un grande vuoto. Quando dovrà andare a lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù è convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo ucciderà. Tratto dal libro di Daniele Mencarelli. Durata 109 minuti. (Romano sala 2, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Il caso Belle Steiner – Thriller. Regia di Benoît Jacquot, con Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg. Lui, Pierre, è un insegnante di matematica e lei, Cléa, lavora in uno studio d’ottica, non hanno figli, conducono una vita tranquilla in una piccola città. Le loro vite vengono sconvolte quando Belle, la figlia di un’amica e alla quale hanno dato ospitalità, viene trovata uccisa nella sua stanza. L’uomo diventa il principale sospettato dal momento che era l’unico presente in casa nel momento del delitto. Tratto dal romanzo di Simenon “La morte di Belle”. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 3)

Eden – Drammatico. Regia di Ron Howard, con Jude Law, Vanessa Kirby, Daniel Brühl e Ana de Armas. Nel 1939, il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora fuggono dalla Germani di Hitler per trovare rifugio nell’isola di Floreana, nelle Galapagos. Troveranno una famiglia di coloni e saggeranno l’arrivo di una sedicente quanto felina baronessa, con amici/amanti al seguito. Sul finale ci scapperà qualche morto, pur tra paesaggi e panorami mozzafiato, rinunciando a quello studio di caratteri che in un cinema autentico, senza fregature, dovrebbe essere tutt’altra cosa. Grandi mezzi produttivi, insoddisfacenti interpretazioni, strombazzata presentazione in anteprima mondiale all’ultimo Torino Film Festival. Possiamo benissimo risparmiarci il dovere di vederlo (ho già dato, in quell’occasione). Durata (prolississima) 129 minuti. (Ideal, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

FolleMente – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Eduardo Leo e Pilar Fogliati, e con Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria. Dopo l’enorme successo di “Perfetti sconosciuti”, Genovese sceglie di seguire le avventure – e i tanti sentimenti – di Piero e Lara, gli scombussolamenti più intimi che hanno inizio con il primo incontro, fatto per conoscersi meglio. Non devono prendere piede gli aspetti esteriori appunto, ma è necessario entrare nelle teste di ognuno e chiedersi quanto conosciamo davvero di noi stessi quanto prendiamo una decisione? E se dentro di noi esistessero più versioni del nostro IO, ognuna con qualcosa da dire? È uno svelare a poco a poco i pensieri più nascosti e le battagli interiori che tutti siamo portati ad affrontare, la volontà decisionista, e gli aspetti più romantici, le spinte impulsive con le paure e le disillusioni (per la parte femminile), l’idealizzazione e l’Eros e la parte più irrazionale di noi tutti (per la parte maschile). Durata 97 minuti. (Massaua, Nazionale sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Guida pratica per insegnanti – Commedia. Regia di Thomas Lilti, con François Cluzet e Vincent Lacoste. Siamo al rientro dalle vacanze estive, all’inizio di un nuovo anno scolastico, e tra i docenti dell’istituto arriva Benjamin, un giovane dottorando senza borsa di studio che accetta di fare il supplente di matematica per potersi pagare gli studi. Spinto anche dalla famiglia a fare questa prima esperienza nell’insegnamento, Benjamin capirà presto quanto sia difficile questo lavoro. I suoi colleghi, con più esperienza di lui e momto affiatati tra loro gli mostreranno quanta dedizione e tenacia ci vogliano per anda avanti in questa professione. Il sistema dell’istruzione pubblica è un vero e proprio campo di battaglia, in piena crisi ed estremamente fragile. Benjamin dovrà contare sulle proprie forze e affrontare le dure prove alle quali verrà sottoposto, in un mestiere che si rivelerà più impegnativo e serio rispetto a quello che aveva immaginato. Durata101 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

Lee Miller – Drammatico, biografico. Regia di Ellen Kuras, con Kate Winslet, Alexander Skarsgard, Marion Cotillard e Hosh O’Connor. Lee, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo il vero volto della Germania nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrati nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento. La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Durata 116 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 3)

Nonostante – Drammatico. Regia di e con Valerio Mastandrea, con Dolores Fonzi, Barbara Ronchi e Laura Morante. Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condiziione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile. Durata 92 minuti. (Romano sala 1)

No Other Land – Documentario. Un premio agli European Film Awards e altre candidature, una regia collettiva di quattro cineasti, per raccontare le immagini di Bazsel Adra, attivista palestinese, che inizia i propri ricordi con l’arresto di suo padre mentre manifestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, testimonianze vive, e di Yuval Abraham, giornalista israeliano, prima di una tregua, nei territori invasi dal sangue e dalle morti, tra gli orrori che ogni giorno invadono Israele e Palestina, l’insieme di 19 villaggi della Cisgiordania che è Masafer Yatta, le abitazioni in antiche grotte e un’economia a carattere rurale, esplosioni, bombe su scuole e ospedali, carneficine. Durata 96 minuti. (Fratelli Marx sala Chico V.O.)

Operazione Vendetta – Azione. Regia di James Hawes, con Rami Malek, Laurence Fishburne e Rachel Brosnahan. Un crittografo della Cia perde la moglie in un attentato terroristico a Londra. Deciderà di passare all’azione con una pericolosissima missione di vendetta, nel tentativo di scoprire chi ci sia dietro quella morte: da Berlino a Casablanca a Istanbul, dovrà combattere e destreggiarsi tra spie e sparatorie e mercenari pronti a tutto. Nella scoperta finale di macchinazioni e inattesi giochi politici. Durata 123 minuti. (Ideal, Lux sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Puan – Il professore – Commedia drammatica. Regia di Maria Alche e Benjamìn Naishtat, con Marcelo Subiotto e Leonardo Sbaraglia. Marcelo è un insegnante di filosofia all’Università pubblica di Buenos Aires, quando viene a mancare il suo mentore il posto è vacante: sarebbe lui ad aspirarvi se un nuovo “pretendente”, famoso alle cronache anche per la sua relazione con una famosa attrice. Una vera lotta per la cattedra e con essa la situazione del paese che sta degenerando. Durata 109 minuti. (Centrale V.O.)

Senza sangue – Drammatico. Regia di Angelina Jolie, con Demian Bichir e Salma Hayek. Manuel Roca, in un paese imprecisato, viene ucciso nella sua casa da un gruppo di uomini feroci e senza scrupoli: ma prima di morire riesce a mettere in salvo la sua bambina, Nina. Scoperta, verrà nascosta ancora a quegli uomini dal giovane Tito. Anni dopo, Nina, divenuta donna, si presenterà davanti a quell’uomo per rivedere con lui il proprio passato. Quinto film di Jolie nelle vesti di regista, il film è tratto dal romanzo omonimo di Alessandro Baricco. Scrive tra l’altro Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “(Jolie) non sempre riesce a esprimere radice e vita poetica dei sentimenti, allentando in dialoghi di servizio l’azione interiore e il cuore del problema.” Durata 91 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal)

La storia di Patrice e Michel – Drammatico. Regia di Olivier Casas, con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz. 1948. Michel e Patrice, due bambini di 5 e 7 anni, dopo essere stati abbandonati dalla madre in un campo estivo nei pressi di La Rochelle, fuggono nella foresta in seguito alla scoperta del cadavere del proprietario del posto che si è suicidato. Lì sopravvivono per sette anni e affrontano insieme continue avversità che fortificano ancora di più il loro legame. Patrice protegge sempre Michel arrivando pure a digiunare per di far mangiare lui. Trascorrono molti anni. Michel si è sposato, ha due figli, ed è diventato architetto. Patrice in vece è medico ed è direttore di una clinica ma un giorno sparisce. Così Michel molla tutto e lascia lasua famiglia per ritrovare il fratello che si è rifugiato in Canada. I segreti del loro passato continueranno però a tormentarli, anche a distanza di tempo e dall’altra parte del mondo. Durata 106 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Greenwich Village sala 1)

Sons – Drammatico. Regia di Gustav Moller, con Sidse Babett Knudsen e Dar Salim. Il film narra la storia della guardia carceraria Eva, la cui professionalità viene messa iun discussione dalla giustizia, dal momento in cui l’assassino di suo figlio viene rinchiuso nella prigione dove lei lavora. La donna chiede di essere trasferita nel reparto dove è detenuto i’omicida, senza rivelare, però, il legame che lei ha con il carcerato. Il desiderio di vendetta di Eva cresce sempre più, fino a mettere in gioco la sua morale e anche il suo stesso futuro. Durata 100 minuti. (Greenwich Village sala 1)

Sotto le foglie – Commedia, thriller. Regia di François Ozon, con Josiane Balasko, Ludivine Sagnier e Hélène Vincent. La premurosa nonna Michelle vive la sua tranquilla pensione in un piccolo villaggio della Borgogna, vicino alla migliore amica Marie-Claude. Michelle non vede l’ora di trascorrere l’estate con il nipote Lucas, ma quando sua figlia Valérie e Lucas arrivano a casa le cose iniziano a prendere una strana piega e nulla sembra andare per il verso giusto: Valérie mangia dei funghi velenosi raccolti da Michelle e il ritorno di Vincent, il figlio di Marie-Claude appena uscito di prigione, sembra sconvolgere ulteriormente gli equilibri. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Con la consueta sensibilità, Ozon descrive un paesaggio geografico e umano all’apparenza soave, dove le persone al contrario prima o poi mostrano comportamenti inaspettati, facendo emergere, sotto le foglie, il panorama problematico dei rapporti familiari e amicali, con la vicenda che si tinge di giallo, ambiguamente tra gesti amorevoli e sospetti atroci.” Durata 101 minuti. (Nazionale sala 1)

The last Showgirl – Drammatico. Regia di Gia Coppola, con Pamela Anderson e Jamie Lee Curtis. Shelly ha saputo che lo spettacolo di cui lei era la stella a Las Vegas sta per chiudere: dovrà cercare una sistemazione per vivere, forse dovrà rinunciare alle sue aspirazioni artistiche, pronte ancora per il futuro, sarà necessario per lei rivedere i rapporti con la sua figlia Hannah che ha sempre abitato a Tucson, affidata a conoscenti, una ragazza che vede nella professione della madre il motivo che le ha sottratto affetti e l’abitudine a stare insieme. Davvero è stato “normale” abbandonare tutto questo, per ritrovarsi adesso senza un futuro? Durata 88 minuti. (Fratelli Marx sala Chico, Reposi sala 4, Uci Beinasco)

The Shrouds – Segreti sepolti – Drammatico. Regia di David Cronenberg, con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce, Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche morta. Così facendo, scopre un’anomalia nelle ossa di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra. Nel frattempo il cimitero GraveTech, dove ha sepolto la moglie, subisce un atto di vandalismo, apparentemente riconducibile a un gruppo di ecoterroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e Terry, la sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne che per carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte dai sistemi GraveTech. Durata 116 minuti. (Eliseo, Lux sala 2, Nazionale sala 4, Uci Moncalieri)

La vita da grandi – Commedia drammatica. Regia di Greta Scarano, con Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti e Paolo Hendel. Irene sta costruendo una vita regolare a Roma, quando è costretta a tornare a Rimini, la sua città natale, per prendersi cura di Omar, suo fratello autistico di 40 anni. Scoprirà che Omar ha idee chiare sul suo futuro: non vuole in nessun modo vivere con lei una volta che i genitori non ci saranno più. Convince Irene a tenere per lui un corso intensivo di adultità che gli permetta di essere autonomo, ma soprattutto di realizzare i suoi sogni, come partecipare al Talent che lo renderà un cantante famoso. Durata 90 minuti. (Reposi sala 4, Romano sala 3)

Ventinovesima edizione di Giocateatro Torino, il festival delle nuove generazioni

 

Da lunedì  14 a mercoledì 16 aprile la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani  di Torino ospiterà la  ventinovesima edizione di Giocateatro Torino, Festival di Teatro per le nuove generazioni.

“La rassegna rappresenta un’occasione preziosa per il pubblico, operatori e artisti  di incontrarsi e confrontarsi su dove si stia dirigendo il teatro Ragazzi – dichiara Emiliano Bronzino, direttore artistico e progettuale della Fondazione TRG. “Il festival vuole essere uno spazio di dialogo intergenerazionale,  un momento di crescita, riflessione  e cura, dedicato a plasmare il presente e il futuro del teatro per le nuove generazioni. 

La Fondazione TGR prosegue il suo impegno  nell’individuare e valorizzare la creatività emergente rivolta alle nuove generazioni.  Per questo motivo la selezione degli spettacoli avviene attraverso una call nazionale, con l’obiettivo di intercettare nuove produzioni e nuovi artisti e molti sono i partner che collaborano a questo percorso. Tra questi il progetto BUGs, che in questa edizione torna con una nuova produzione,  e Scenario Infanzia e Adolescenza, di cui abbiamo sostenuto una delle campagne menzionate. Il festival non solo accoglie l’eccellenza delle compagnie storiche  ma si propone anche come spazio di scoperta per nuove realtà”.

Nell’ambito dell’edizione di Giocateatro Torino in tre giorni si terranno quindici spettacoli innovativi e coinvolgenti, in grado di fondere tradizione e modernità, arte e tecnologia e di affrontare temi di grande attualità,  esplorando questioni rilevanti per la società contemporanea,  stimolando riflessioni e offrendo  punti di vista nuovi su tematiche cruciali del nostro tempo.

Innovazione e Tecnologia, la fusione tra il mondo digitale e la tradizione, come nelle avventure smart di “Come cucinare uno smartphone”, nelle reinterpretazione di classici intramontabili di Aiaai Pinocchio! E nel mondo distopico di ‘It’s a match!’

Ambiente e sostenibilità è la sezione che affronta la crisi climatica, la tutela della natura e l’urgenza di una maggiore consapevolezza ecologica, temi centrali in spettacoli come “Babù e il bosco di profumi”, “Il respiro del mondo” e “Il ghiacciaio Anselmo ha caldo”.

Miti e Rinascita, la riscrittura di leggende e fiabe tradizionali rivisitate in chiave moderna, per stimolare il percorso di crescita e trasformazione personale, come in “Il contrario di me”, “Iliade” ”Orfeo ed Euridice”, “Cappuccetto rosso nella pancia del lupo”.

Identità e Comunità. La scoperta di sé e il valore comunitario, esplorati attraverso storie che mettono in luce il potere della collaborazione e della diversità in “Il bosco delle storie di Natale”, “La chiave a triangolo” e “Le case che siamo”.

Al MAO l’antico Giappone dei “venditori di fiori” raccontato da Linda Fregni Nagler

“Hanauri”

Fino al 4 maggio 2025

In una suggestiva atmosfera d’altri mondi e remote culture, si inserisce il nuovo progetto espositivo “Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori” realizzato – all’interno del programma di riallestimento della “Galleria Giapponese” delle  collezioni permanenti – dal “MAO” di Torino e dedicato alla creatività, in ambito fotografico, dell’artista svedese (residente a Milano) Linda Fregni Nagler, già ospite del “Museo” di via San Domenico, nello scorso novembre con la performance “Things that Death Cannot Destroy”. L’evento espositivo, aperto al pubblico fino a domenica 4 maggio 2025, prende spunto e curioso stimolo dal meticoloso approccio di selezione, rielaborazione e riattivazione, da parte della Fregni Nagler (oggi docente di “Fotografia” all’“Accademia Carrara” di Bergamo e presso l’Università “IULM” di Milano) di fotografie giapponesi della cosiddetta “Scuola di Yokohama Shashin”, datata al “periodo Meiji” (1868 – 1912) e consistente in “fotografie all’albumina” colorate a mano da artisti locali, influenzati da fotografi occidentali approdati in quegli anni in Giappone come Felice Beato (fotografo italiano naturalizzato britannico, fra i primi a lavorare in Asia orientale), il barone austriaco Raimund von Stillfried e il vicentino Adolfo Farsari che espatriò in Giappone nel 1873. Le fotografie originali, raccolte nell’arco di vent’anni dall’artista e proposte in mostra al “MAO” per la prima volta, sono affiancate alle opere personali di Linda Fregni Nagler, che ha “rifotografato” le albumine originali, stampandole in “camera oscura” e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca, dotando le “nuove” immagini di “nuovi” significati e proponendo al pubblico un “nuovo” preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.

Il soggetto indagato, per l’occasione, al “MAO” è quello degli “Hanauri” o “Venditori di fiori”, una categoria molto apprezzata di ambulanti (“bōtefuri”) nel Giappone dei “periodi Edo (o Tokugawa)”, 1603-1868, e “Meiji”.

In mostra troviamo esposte 26 “albumine” di metà Ottocento, appartenenti alla collezione Fregni Nagler, unitamente a sei grandi “stampe ai sali d’argento”, colorate a mano dall’artista e a 4 “positivi su vetro” visibili attraverso due “visori”.

Accanto a queste opere sono collocate tre xilografie che declinano l’iconografia dei “venditori di fiori”: la rappresentazione dei mesi primaverili – l’illustrazione del mese di aprile di Utagawa Kunisada, proveniente dal “Museo Orientale” di Venezia – “All’ingresso del tempio di Kanda” di Koikawa Harumachi dal “Museo Orientale E. Chissone” di Genova e “Toyokuni III” sempre di Utagawa Kunisada, dalla serie “Sei venditori nelle sere d’estate”, da una collezione privata.

Al centro sempre il “tema floreale”, particolarmente caro ad un Paese che ha saputo inventare con l’arte dell’“Ikebana” (VI secolo d. C.) un “atto di mindfulness” capace di trasformare la disposizione dei fiori “in un’autentica esperienza di introspezione e ricerca” artistica e spirituale. E tema che in rassegna al nostro “MAO” trova anche un’ulteriore declinazione nei preziosi tessuti “kesa” (ocra o arancione, tipici della veste dei monaci buddhisti), risalenti al “periodo Edo”, e nei “kimono” che arricchiscono l’esposizione, uno proveniente da “Palazzo Madama” e due esemplari dal “MAO” di Venezia, oltre a tre “lacche” (oggetti d’arredamento) pregiate e tre “kakemono” (dipinti o calligrafie a rotolo) firmati Yanagisawa KienKawamura Bunpō e Tomioka Tessai (dei periodi “Edo” e “Meiji”) in prestito da una collezione privata.

“Il ‘riallestimento della galleria giapponese’ – sottolineano i responsabili – è inserito nel programma espositivo del ‘MAO’ che, attraverso prestiti provenienti da collezioni di arte asiatica – pubbliche e private, nazionali e internazionali – intende stimolare nuove riflessioni e narrazioni intorno al patrimonio del Museo; ‘Hanauri’ è anche parte del progetto ‘#MAOtempopresente’, che utilizza l’arte contemporanea come mezzo di interpretazione e valorizzazione delle collezioni attraverso l’inserimento di opere contemporanee e produzioni site-specific realizzate all’interno del programma di residenze attivo dal 2022”.

In parallelo al progetto espositivo nelle gallerie, le “tre armature giapponesi” della collezione, datate tra la fine del XVII e la prima metà del XIX secolo, sono state riallestite nella cornice di “Salone Mazzonis”, dove saranno oggetto di un “restauro conservativo” aperto al pubblico a partire dal prossimo gennaio.

Gianni Milani

“Hanauri”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 4 maggio

Orari: da mart. a dom. 10/18; lunedì chiuso

 

Nelle foto: Linda Fregni Nagler “Flower Gardner” e Flower  Seller”, hand colored gelatin silver print, 2018; Particolare allestimento (Ph. Edoardo Piva); Koikawa Harumachi “All’ingresso del tempio di Kanda”, xilografia policroma, XIX secolo

Il debutto della violinista María Dueñas con l’Orchestra RAI diretta da Andrés Orozco – Estrada

Il 10 e l’11 aprile, a Torino, la violinista ventiduenne spagnola María Dueñas propone la Symphonie Espaniole di Édouard Lalo. Ha incantato le giurie dei concorsi violinistici più prestigiosi, dalla Zhuhai International Mozart Competition a quello dedicato a Yehudi Menuhin, dove ha ottenuto anche il Premio del Pubblico, creandosi un seguito globale anche online. Suona con le principali orchestre e i direttori più prestigiosi, e mostra un talento poliedrico che l’ha portata a eseguire musica contemporaneamente a lei dedicata, ma anche a scriverne: il suo Farewell per pianoforte è stato premiato al concorso per giovani compositori “Von fremden Länden und Menschen”, e la sua composizione Homage 1970 per violino solo è stata pubblicata dalla Deutsche Grammophon. María Dueñas, giovedì 10 aprile alle 20.30, presso l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, debutta con l’OSN RAI. La serata sarà trasmessa in diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura e replicata venerdì 11 aprile alle ore 20.

La violinista nei suoi concerti suona un violino “Nicolò Galliano”, prestito dal fondo tedesco per gli strumenti musicali amministrato dalla Deutsche Stiftung Musikleben o lo Stradivari “Composedice” del 1710, in generoso prestito dalla Nippon Music Foundation, propone la Symphonie Espaniole in Re minore op.21 per violino e orchestra Édouard Lalo. Dedicata al virtuoso del violino Pablo de Sarasate, che la interpretò per la prima volta a Parigi nel 1875, è una delle poche opere del compositore francese entrate regolarmente nel repertorio, e richiama un certo folklore spagnolo evocando ritmi e canti ispanici nel rispetto della forma del concerto. Sul podio sale il direttore principale dell’OSN RAI Andrés Orozco – Estrada.

Nella seconda parte del concerto, Orozco – Estrada propone la Sinfonia n.3 in La minore per orchestra op.56 di Felix Mendelssohn Bartholdy, detta “Scozzese”, che fu ispirata dalla visita che il compositore fece all’arcipelago delle Ebridi nel 1829. Scritta tredici anni dopo, tra il 1841 e il 1842, l’opera fu concepita a Edimburgo, all’epoca dei primi entusiasmi per la maestosa natura nordica, la poesia ossianica e i romanzi di Walter Scott: una sinfonia di malinconia sognante in cui sono evocati paesaggi e brume di Scozia, che tanto affascinarono il compositore.

Biglietti: in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai Arturo Toscanini e online sul sito dell’OSN RAI.

Info: 011 8104653

 

Mara Martellotta

Stand by me, vita di un serial killer attraverso la danza

11-12 aprile 2025

Casa Fools, via Bava 39, Torino

 

 

Stand by me si ispira all’autobiografia di Dennis Nilsen, omicida seriale inglese che svela con dovizia di dettagli i suoi 12 omicidi tra emozioni, ragioni e rigorose ritualità. La banalità crudele della solitudine, l’assenza di libertà personale, nell’Inghilterra dei primi anni ’80 dove sfilano icone, giovani in fuga e l’omosessualità rimane antitesi della normalità famigliare, collocano l’orrore nella cornice della quotidianità. Una storia di amore e morte, dove sfilano archetipi antichi, stereotipi reiterati, una danza di specchi incrociati e immagini triplicate, tra visioni di sé e trasfigurazioni, dove frammenti di corpi e di ricordi trovano il loro posto in quello spazio vasto e senza tempo, che è l’animo umano.

 

In scena tre danzatori, due uomini e una donna di età diverse, che indossano per l’intera durata della performance la stessa maschera integrale: sono le tre differenti anime e funzioni di cui parla l’omicida riferendosi a sé stesso nel corso della vita. La coreografia si articola in un capovolgimento costante dei ruoli attivo, passivo e osservatore dell’azione danzata, elaborando il meccanismo di passività/reattività come forma sia estetica che poetica. L’assenza di attività muscolare, il rapporto col peso e con il movimento scheletrico del corpo, proprio e dell’altro, la caduta, la ripetizione, la manipolazione punteggiano una partitura di movimento eclettica, che si sfida nel cambiamento rapido e velocissimo degli ambienti secondo un criterio di montaggio cinematografico. Il ripetersi di scene, movimenti e paesaggi sonori con piccole ma costanti variazioni interne ricostruisce il complesso percorso che Nilsen compie nella propria quotidianità fino al punto ultimo e necessario, lo svelamento, la caduta della maschera, per l’inevitabile confronto con quella società che potrà così esorcizzare il male additando e imprigionando il mostro, e trasalendo per il suo aspetto così normale, così comune.

 

La drammaturgia si compone a partire dall’autobiografia di Dennis Nilsen, History of a drowning boy, e dalla visione di documenti dell’epoca. È strutturata secondo un modello di scrittura cinematografica che accosta frammenti e ripetizioni in maniera non lineare: questo per dare conto della scissione psichica del protagonista e della serialità del rituale. La drammaturgia sonora è composta da brani sempre connessi con la biografia di Nilsen o con gli anni della sua vicenda, nella quale si insinua il sound design che rielabora il sonoro per definire gli ambienti e per calare la danza nella concretezza dell’azione.

 

COMPAGNIA SANPAPIÉ

Sanpapié nasce a Milano nel 2008 da un gruppo di studenti della scuola Paolo Grassi e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’obiettivo di esplorare contaminazioni, derive, possibilità e limiti del linguaggio fisico. Diretto da Lara Guidetti, Sanpapiè è un nucleo artistico in costante apertura composto da danzatori, coreografi, attori, compositori, registi e artisti visivi che si nutre di collaborazioni progettuali e artistiche da cui scaturisce uno stile che volutamente allontana qualsiasi definizione. Le tecniche della danza classica e contemporanea si incrociano con pratiche fisiche come l’acrobatica, il ballo popolare e lo studio del teatro fisico e di parola, arrivando così a raggiungere e costruire pubblici diversi, aprire nuove direzioni per la ricerca, connettersi con stimoli nuovi e immaginare scenari possibili.

Più di 50 opere hanno portato la compagnia a muoversi tra Italia, Europa, Cina e Arabia Saudita, intercettando realtà appartenenti non solo al settore spettacolo ma anche sociale e pedagogico. Per Sanpapié il corpo è contemporaneamente campo d’indagine e strumento, perciò la sperimentazione di nuove pratiche artistiche non si limita agli spettacoli ma cerca sempre nuove forme di condivisione, divulgazione e provocazione.

 

CONSONANZE

Stand by me è l’ultimo spettacolo di “Consonanze”, la stagione teatrale 2024-2025 di Casa Fools, composta da 21 repliche di 10 diversi titoli, che propone un calendario multidisciplinare che promuove linguaggi espressivi di classici contemporanei attraverso la riscrittura di grandi capolavori o nuove opere e adattamenti in chiave pop che affrontano temi universali. Lo spettacolo è stato selezionato dal Collettivo Cartellone Condiviso all’interno del progetto di direzione artistica partecipata di Casa Fools.

 

CASA FOOLS

Casa Fools è una Casa con un Teatro dentro. Codiretto da Roberta Calia, Luigi Orfeo e Stefano Sartore, da anni Casa Fools lavora per ricostruire la comunità attraverso l’arte e abbattere le barriere e i pregiudizi legati a certi luoghi della cultura. Non solo attraverso una politica dei prezzi contenuta, ma anche facendo partecipare attivamente il pubblico alla vita del teatro, coinvolto fin dall’inizio nella direzione artistica tramite un’esperienza di decisione collettiva del cartellone.

 

Per la stagione 2024-25 Casa Fools ha aderito a “Teatri Aperti Torino”, progetto in collaborazione con sei spazi e sei compagnie torinesi che si occupano di teatro contemporaneo: Bellarte, Cubo Teatro, San Pietro in Vincoli Zona Teatro, Spazio Kairos, Cineteatro Baretti e Casa Fools. Obiettivo è la promozione congiunta del teatro contemporaneo in città attraverso sinergie artistiche e produttive e circuitazione dei pubblici, contribuendo in modo congiunto allo sviluppo dell’identità culturale della città di Torino.

 

La stagione Consonanze ha ricevuto il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo all’interno del bando “Linee guida per progetti nell’ambito della cultura contemporanea 2024” ed è sostenuta dal contributo della Fondazione CRT nell’ambito del bando “Note e Sipari” e dal patrocinio oneroso 2024 del Consiglio Regionale del Piemonte.

 

Info

Casa Fools I Teatro Vanchiglia, via Bava 39, Torino

11-12 aprile 2025, ore 21

Stand by me

Una produzione Sanpapié

Con Sofia Casprini, Gioele Cosentino, Fabrizio Calanna

Coreografia e regia Lara Guidetti

Drammaturgia Saverio Bari, in collaborazione con Gianluca Bonzani

Elaborazioni sonore Marcello Gori

Maschere Maria Barbara De Marco

Scenografia Maria Croce

Costumi Fabrizio Calanna

Con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura

Biglietti: intero 12 euro, ridotto 9 euro

www.casafools.it

“Jigeenyi”: ricomincia l’avventura

Dopo l’esperienza triennale in “Barriera di Milano”, riapre al Balon il “Circolo Arci Jigeenyi”. Grandi protagoniste le “cucine” e le “musiche” africane

Festa d’inaugurazione da venerdì 11 a domenica 13 aprile

In lingua “Wolof” (parlata in Senegal, Gambia e Mauritania) “jigeenyi” significa “donne”. E, non a caso, con questo nome è stata chiamata la nuova “casa sociale comunitaria” rinata fra le vie del Balon, in via Borgo Dora 3/0, (spazio in disuso dal 2020), gestita dall’Associazione “Renken”, iscritta ad “Arci Torino”. Non a caso, considerando i forti obiettivi sociali tesi all’“empowerment” delle donne attraverso percorsi culturali, formativi e professionali.

L’appuntamento per l’inaugurazione del “nuovo spazio interculturale” torinese (già attivo per tre anni, dal 2021 al 2023 in Barriera di Milano) è dal prossimo venerdì 11 a domenica 13 aprile, con un ricco programma di iniziative. “Dopo la nostra esperienza in Barriera – sottolinea Giulia Gozzelino, vicepresidente di ‘Renken ETS’ – aprire a Porta Palazzo è una sfida. Via Borgo Dora è proprio nel cuore del quartiere storico e commerciale e l’animazione serale e culturale della zona è in continua crescita: crediamo che qui si possa seriamente lavorare insieme alla  popolazione con ‘background’ migratorio che abita qui.

“Jigeenyi” ospiterà festival, laboratori, workshop, concerti e dj set, ma anche presentazione di libri, incontri culturali, proiezioni e attività pensate per i più piccoli. Fra le iniziative di particolare interesse, in programma anche “corsi di cucina africana” amatoriali (con piatti senegalesi, congolesi, marocchini e gambiani) e percorsi d’avvicinamento alla “cucina professionale” per donne e le persone ad alto rischio di vulnerabilità socio-economica. I corsi dell’Associazione coinvolgeranno, nel 2025, 60 donne in percorsi di orientamento / avviamento professionale e 200 ragazzi in percorsi di ecg , ovvero d’educazione alla cittadinanza globale/educazione civica.

Da venerdì 11 a domenica 13 aprile, dunque, la grande festa di inaugurazione. Per tre giorni, apertura dalle 10 del mattino alle 24 con colazioni, pranzi, aperitivi e ricette africane, dall’immancabile “salsa Yassa” di cipolle caramellate e senape alle “Fataya”, fagottini ripieni, tipico street food di Dakar.

E la festa non sarebbe tale senza i più vari momenti musicali. Dalle sonorizzazioni di Mastaced (autore del format di musica afrobeat “Chocolate and Cream”) a quelle di Dj noname(curatore del Festival “creativAfrica”), in programma venerdì 11 aprile, alle 18. Subito dopo, alle 21, il primo live è di Ibson Daone, artista della scena reggae senegalese e membro del Gruppo “Neybaz Band”; a seguire “Abu Samb Band” con testi dai ritmi complessi, melodie incalzanti e canzoni che parlano di vita, amore e speranza.

Sabato 12 aprile, alle 18, la cantautrice torinese Iris Martucci, in arte “Nonsono poetica”. La sua voce, accompagnata da chitarra, piccole percussioni e altri strumenti, entra in dialogo con il pubblico e prende posizione rispetto alle critiche del presente. Alle 21, “Narconauta”, progetto di David Diop nato nel 2020 a Torino. Un po’ di rap, un po’ di sogno, un pizzico di teatro e ricerca di un benessere collettivo, di un’energia che abbatta la paura degli altri.

Domenica 13 aprile, alle 18, insieme al Ristorante “Tartifla”, apericena e piccolo concerto su strada del Trio torinese “Mélo-Coton”, con la proposta un po’ rétro di un viaggio nella musica francese per rivivere le emozioni di una Parigi senza tempo, attraverso l’ironia, la poesia, la genialità dei “chansonniers”: da Charles Trenet a Zaz, passando per Serge Gainsbourg e Stromae. La band attinge dal vastissimo repertorio della musica francese, scegliendo brani “che fanno muovere il corpo ed aprire la mente”.

Per info e programma dettagliato: www.renken.it

g.m.

Nelle foto: Renken Staff; Chef Awa Diop e Papis Sommare; I “Mélo-Coton”