Cosa succede in città- Pagina 14

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Beetlejuice Beetlejuice – Commedia. Regia di Tim Burton, con Michael Keatom, Winona Ryder, Willem Defoe, Jenna Ortega Catherine O’Hara e Monica Bellucci. Alla morte improvvisa del padre, Lydia Deetz torna a Winter River per un ultimo saluto in compagnia della figlia Astrid., giovane e ribelle, e della matrigna Delia, proprio quando a distanza di ben trentacinque anni hanno nuovamente luogo le apparizioni di Beetlejuice, presenza di cui in verità sperava di essersi liberata per sempre. Ma i guai non colpiscono soltanto Lydia, anche lo “spiritello porcello” dovrà fare i conti con la sua ex consorte, ben felice di essere riuscita a rimettere in sesto il proprio cadavere, ricomponendolo grazie a una sparapunti, e aspirando a una vendetta che possa far sbalordire il mondo intero. Astrid nel frattempo incontra un ragazzo del luogo: e forse quell’incontro può essere l’inizio di altri guai. Film d’apertura – e di grande successo – alla 81a mostra di Venezia. Durata 104 minuti. (Centrale anche V.O., Fratelli Marx sala Chico anche V.O., Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Campo di battaglia – Storico, drammatico. Regia di Gianni Amelio, con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini. Verso la fine della Prima Grande guerra, due ufficiali medici, amici da sempre, vivono e operano nello stesso ospedale, là dove arrivano ogni giorno uomini gravemente feriti. Molti quelle ferite se le sono procurati da soli, per non dover tornare al fronte. Da un lato, Stefano, rampollo dell’alta borghesia per il quale il padre sogna un futuro in politica, vede con occhio feroce questi autolesionisti e non vede altro che rimandarli a combattere in montagna. Giulio, più comprensivo, cerca di comprenderne le ragioni, è contrario a quei plotoni d’esecuzione che sempre più spesso sono lì a condannare in maniera definitiva. Tra di loro Anna, amica sin dai tempi universitari, forte davanti al duro lavoro che l’aspetta e pronta ad affrontare quella sua attività che la vede posta in secondo piano in quanto donna. Qualcosa capita tra i soldati, molti s’aggravano in maniera misteriosa, forse andrebbe ricercato l’intervento di qualcuno che espressamente provoca delle complicazioni alle loro ferite. Altresì una malattia, la cosiddetta spagnola, viene a decimare i feriti e la popolazione delle valli vicine. Durata 104 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 3, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il caso Goldman – Drammatico. Regia di Cédric Kahn, con Arieh Worthalter e Arturo Harari. La storia vera del secondo progetto a cui fu soggetto Pierre Goldman, militante della sinistra estrema francese nel 1975. Accusato di reali multipli, Goldman ammette tutti i capi d’accusa con la veemente eccezione di quelli per omicidio (durante una rapina all’interno di una farmacia erano state uccise due persone), per i quali non soltanto si proclama innocente ma si scaglia polemicamente contro tutto e tutti nell’aula di tribunale, rifiutando qualunque caratterizzazione moralistica della sua difficile vita. Durata 115 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Cattiverie a domicilio – Commedia. Regia di Thea Sharrock, con Olivia Colman, Jessie Buckley e Timothy Spall. 1922. Una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra è teatro di un farsesco e a tratti sinistro scandalo. Basato su una bizzarra storia realmente accaduta, il film segue le vicende di due vicine di casa: Edith, originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose, turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose. Le lettere anonime scatenano una protesta a livello nazionale che scaturisce in un processo. Saranno le donne – guidate dalla poliziotta Gladys – a indagare sul crimine, sospettando che le cose potrebbero non essere come sembrano. Durata 90 minuti. (Centrale anche V.O.)

Coppia aperta quasi spalancata – Commedia drammatica. Regia di Federica Di Giacomo, con Chiara Francini e Alessandro Federico. Tratto dall’omonimo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame. La storia di Antonia, dell’evoluzione del suo personaggio, una donna degli anni Settanta a cui il marito propone di spalancare la coppia, proponendole un nuovi “ritmo” di vita e prospettandole nuovi “adattamenti”. La donna accetta, ne andrebbe della separazione dal suo uomo. Ma non si tratta di guardare esclusivamente all’interno della coppia e della casa, si tratta anche di portare in giro per i teatri il testo e la storia stessa, si tratta di dividersi tra un compagno della vita e un compagno della scena: si tratta di scoprire un nuovo universo che è il panorama amoroso di quegli anni, tutto libertà e liberazione, tutto rifiuto al concetto di monogamia, tutto intrecciato con gli agguerriti gruppi di femministe. Durata 120 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

Finalement – Commedia. Regia di Claude Lelouch, con Kad Merad, Sandrine Bonnaire e Françoise Fabian. Ancora un film sui sentimenti da parte del regista di “Un uomo una donna”, classe.

La storia di Lino, che ha preso a girare per tutta la Francia, da Nord a Sud, raccontando a chi lo accoglie in auto un po’ di sé. Avvocato di successo, una lunga carriera alle spalle, una bella famiglia che ama e da cui è amato, un uomo che una malattia improvvisa spinge ad un comportamento che lo mette di fronte alle proprie responsabilità. Non riesce più a mentire agli altri come a se stesso. Incontrerà nuove persone tra cui una donna di cui si innamorerà e una nuova passione: suonare la tromba. Il sottotitolo originale suona “La folie des sentiments”, quello italiano “Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte”. Durata127 minuti. (Romano sala 2)

L’innocenza – Drammatico. Regia di Hirokazu Kore Eda. Minato, che ha 11 anni e vive con la madre vedova, inizia a comportarsi in modo strano e torna da scuola sempre più avvilito. Tutto lascia pensare che il responsabile sia un insegnante, così la madre si precipita a scuola per scoprire cosa sta succedendo. Ma la verità si rivelerà essere tutt’altra e i fatti sveleranno una toccante e profonda storia di amicizia. Durata 126 minuti. (Nazionale sala 2)

Limonov – Drammatico,. regia di Kirill Serebrennikov, con Ben Whishaw e Tomas Arana. La vita avventurosa e complessa, da dissidente, di Eduard Lomonov, intellettuale e scrittore, ricavata dal libro di Emmanuel Carrère. Il suo abbandono dell’Unione Sovietica, l’arrivo a New York per vivere in un primo tempo da homeless e poi in qualità di maggiordomo in casa di un ricco signore. Grandi amori e grandi pubblicazioni di successo, la fondazione di un partito che si definisce bolscevico e nazionalista. Durata 138 minuti. (Massimo anche V.O., Nazionale sala 4 anche V.O.)

Love Lies Bleeding – Thriller. Regia di Rose Glass, con Kristen Stewart, Katy O’Brian e Ed Harris. Lou è la manager di una palestra, a cui l’incontro con Jackie cambia la vita. Quest’ultima è una bodybuilder con il sogno di vincere un concorso a Las Vegas. La loro passione divampa ma deve fare i conti con la violenta famiglia di Lou. Un cognato picchiatore, un padre criminale che detiene un poligono di tiro e una spirale di delitti che le coinvolge direttamente. Durata 87 minuti. (Greenwich Village sala 2 V.O., Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Madame Clicquot – Drammatico. Regia di Thomas Napper, con Haley Bennet e Sam Riley. Dopo la prematura morte del marito, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot sfida le convenzioni assumendo le redini dell’azienda vinicola che i due coniugi avevano da poco avviato insieme.

Guidando l’azienda attraverso vertiginosi rovesci politici e finanziari, la protagonista resiste alle critiche, rivoluziona l’industria dello champagne e diventa una delle prime grandi donne d’affari nel mondo. Durata 89 minuti. (Classico, Greenwich Village sala 2 V.O.)

Il maestro che promise il mare – Drammatico. regia di Patricia Font, con Enric Auquer. Nel 1935, il maestro Antoni Benaiges accetta l’incarico come insegnante in un piccolo villaggio nella provincia di Burgos, in Spagna. Qui il giovane maestro instaura un intenso legame con i suoi studenti, bambini tra i sei e i dodici anni, ai quali fa una promessa: portarli a vedere il mare per la prima volta nella loro vita. Ma i metodi di insegnamento innovativi del maestro non incontrano il consenso del governo dell’epoca, che inizia una dura opposizione nei confronti dell’insegnante e dei suoi ideali. Settantacinque anni dopo, la nipote di uno di quegli alunni ricostruisce la meravigliosa storia vera nascosta dietro la promessa del maestro. Una storia di coraggio, dedizione e resistenza che rischiava di rimanere sepolta dalle ombre del regime franchista. Durata 105 minuti. (Greenwich Village sala 1)

La misura del dubbio – Drammatico. Regia di e con Daniel Auteuil. Da quando ha fatto assolvere un assassino recidivo, l’avvocato Jean Monier non accetta più casi di giustizia penale. L’incontro con Nicolas Milik, padre di famiglia accusato dell’omicidio della moglie, lo tocca profondamente e fa vacillare le sue certezze. Convinto dell’innocenza del suo cliente, è disposto a tutto pur di fargli vincere il processo in corte d’assise, ritrovando in questo modo il senso della sua vocazione. Durata 115 minuti. (Eliseo Grande)

Thelma – Commedia. Regia di Josh Margolin, con June Squibb. Thelma Post è una esuberante nonna di 93 anni che viene aggirata da un truffatore telefonico che si finge suo nipote. Parte così per una ricerca insidiosa per le strade di Los Angeles, accompagnata da un amico e dal suo scooter, per reclamare quello che le è stato sottratto. Durata 98 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Romano sala 1)

Vermiglio – Drammatico. Regia di Maura Delpero, con Tommaso Ragno, Sara Serraiocco, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi e Orietta Notari. In quattro stagioni la natura compie il suo giro. Una ragazza può farsi donna.

 

Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere. “Vermiglio”, ambientato tra le montagne della Val di Sole, in Trentino, racconta dell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino, essa perde la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. Leone d’Argento alla Mostra di Venezia. Durata 119 minuti. (Nazionale sala 1)

St Claus Joans, “Isole di luce” al museo MIIT

Dal 20 settembre al 6 ottobre prossimo la mostra personale

 

“Joans- spiega il curatore della mostra e direttore del museo MIIT, Guido Folco- è un esploratore del nuovo mondo di questo terzo Millennio ricco di sfide per l’uomo, per l’ambiente e per il mondo. Il suo viaggio nell’arte contemporanea percorre sentieri inesplorati, lo conduce a incontri inaspettati, sorprendenti, con materiali, idee e nuovi media.

Dall’antichità al contemporaneo la luce ha sempre assunto molteplici simbologie e significati e così è anche oggi per il maestro che, attraverso di essa, elabora il suo linguaggio maturo, originale, a metà tra simbolo, fantasia e realtà.

Dalla sacralità del Sole delle primordiali civiltà alla visionaria interpretazione medievale del divino, dallo sguardo intimista e drammatico del Caravaggio alle abbacinanti atmosfere dei vedutisti, fino alla moderna scomposizione ottica del pointillisme e alle vibrazioni cromatiche e tonali dell’impressionismo, la luce ha rappresentato per l’arte il corrispettivo del divino, della ricerca interiore dell’Essere e della spiritualità.

La contemporaneità ha poi stravolto tali concetti, li ha fatti propri ma in maniera anticonvenzionale. Si possono citare come esempio i quadri specchianti di Michelangelo, Pistoletto, gli Ambienti Spaziali di Lucio Fontana e gli igloo di Mario Merz, in cui natura e tecnologia si fondono in un dialogo serrato, basti pensare alla Neon Art di Dan Flavin, in cui l’artista celebra la purezza sintetica della luce, fino a giungere a Bruce Nauman e ai suoi alfabeti contemporanei, che creano percorsi linguistici tra assonanze e spirali di luce, o a James Turrell, che gioca con la percezione visiva, tra spiritualità e meditazione.

Joans è un maestro internazionale dal talento cristallino seguito da Art Deposit, propone un percorso trasversale e unico, che guarda all’antico, all’arte totemica e primordiale, scardinando alcuni assiomi primari come la purezza della forma e dei volumi, in lavori spesso scomposti, deflagranti in mille schegge di luce e di materia, oppure interpretando a suo modo i concetti fondanti dell’arte quotidiana, dalla Pop Art all’arte cinetica. Questi concetti sono sempre in bilico tra moda, design, ricerca e sperimentazione .

La luce per Joans è un linguaggio primario che scaturisce dai materiali, dall’alluminio riflettente come dal policarbonato, dai LED e dai pvc, dall’acciaio e dai polimeri che ne esaltano la struttura sintetica, lineare, modulata in assemblaggi scultorei dal potente impatto visivo e emozionale.

Per Joans l’arte digitale, con il suo effimero quanto potente messaggio, rappresenta un ulteriore strumento di confronto con l’attualità, con le tematiche eterne dell’esistenza, tra passato, presente e futuro. Nella sua arte vi è un forte richiamo allo spazio, all’ambiente che crea un tutt’uno con le sue creazioni. Nascono così “Omaggio a Gaudì”, Pony Mirò, lo Snakemobile, l’Arcabarbarca, il Mississipiboat e molte altre invenzioni geniali, quasi leonardesche nella loro composizione, tra design, ricerca della bellezza e utilizzo quotidiano.

Le Superlight sculture e la serie Shell fondono policarbonato, resine, acciaio, inox, led tanto da creare isole di luce verticali, simili a moderne cattedrali gotiche in cui la luce si fa mistero, significato, espressione sacrale, ma anche divertimento, scommessa sulle nuove frontiere che avvicinano sempre più i confini dell’arte e dell’arredo. Joans reinterpreta a modo suo anche la moda, con la serie Shoes, ironiche e scanzonate sculture calzature, scomposte e formate da elementi trasparenti, oppure da assemblaggi inaspettati. L’artista è poi da sempre affascinato dall’arte totemica, che trasforma, attraverso l’utilizzo sapiente della luce, in lampade e presenze simbolo di una divinità contemporanea.

I suoi Guardiani della Luce paiono automi alla ricerca dell’utopia della bellezza. I loro nomi sono quelli delle isole del mar Egeo o dello Ionio e sui loro scudi è riprodotto il profilo topografico dell’isola, sul dorso della scultura l’artista ha inciso le coordinate nautiche per raggiungerle. Le sculture eoliche sono espressione di un ulteriore linguaggio per Joans, che si confronta con le installazioni monumentali, cinetiche, policromatiche, immerse nella luce, nel cielo, nell’ambiente a formare strutture immaginifiche e visionarie”.

“Claud Joans – ha affermato il critico Philippe Daverio – è un genio primordiale e totemico come un uomo del domani. Quando lavora le materie plastiche, le scolpisce, le tinge, le arricchisce, le Illumina di colori e anima con il pretesto utilitaristico di trasformarle in corpi illuminati. In realtà le sue opere rappresentano vere e proprie sculture dove si unisce l’arte di estrazione e l’aggiunta, secondo la migliore tradizione del Cinquecento. Claus Joans utilizza i principali temi energetici nei suoi lavori, con lo scopo di trovare un modo alternativo e rinnovabile dell’utilizzo dei materiali. Qualsiasi tecnica è utilizzata al massimo della sua immaginazione per dar voce solo alla creatività “.

Museo MIIT Corso Cairoli 4

Mara Martellotta

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

SABATO 21 SETTEMBRE

 

Sabato 21 settembre ore 9:45
LUNGO LE RIVE DEL PO
Palazzo Madama – attività per famiglie con bambini 5-13 anni

Oltre alla visita della mostra, le famiglie con bambini possono usufruire di una passeggiata lungo le sponde del Po in compagnia della guida naturalistica Alice Cimenti che li accompagnerà nella scoperta dell’habitat fluviale e della città osservata da una inedita prospettiva. Si osserveranno gli abitanti del fiume (piante e animali) per capire insieme come riconoscerli facendo attenzione agli elementi del loro habitat.

Il percorso ad anello ha una lunghezza di circa 4 km e permette di esplorare il lungo fiume e di osservare il Po dalla passarella

È necessaria la presenza di adulti accompagnatori.

Ritrovo nello spiazzo pedonale al fondo di Corso San Maurizio / angolo via Napione. Partenza alle ore 9.45.

Conclusione alle ore 13.00 al punto di ritrovo iniziale.

In caso di maltempo l’escursione sarà annullata attraverso una mail di comunicazione.

Prenotazione obbligatoria: t. 011.4429629 (lun.-ven. 09.30 – 13; 14 – 16);

madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Sabato 21 settembre ore 15
ARTE E TÈ IN ORIENTE
MAO – visita guidata alla collezione cinese e degustazione di tè a cura di Theatrum Sabaudiae in collaborazione con Claudia Carità – The Tea

La visita alla collezione cinese del MAO esplora temi e curiosità iconografiche dell’arte funeraria della Cina antica in esposizione nelle sale del museo, con particolare riferimento alle manifestazioni artistiche di epoca Tang (618 – 907 d.C.).

Il percorso di visita trasporta i visitatori nella cultura del Secondo Impero, periodo di pubblicazione del più antico trattato interamente dedicato al tè e di diffusione del consumo della bevanda tra la popolazione, attraverso soggetti e particolarità stilistiche che contraddistinguono i corredi funerari della fiorente dinastia Tang. Raffigurazioni di mercanti stranieri, figure danzanti e musici equestri sono vivida testimonianza del cosmopolitismo legato ai commerci sulle rotte della Via della Seta e di svaghi e costumi dell’aristocrazia dell’epoca.

Segue la degustazione “Epoca Tang, tra passato e presente” a cura di Claudia Carità.
Le pagine del Canone del Tè trasportano ad oggi foglie di tè tutt’altro che sconosciute passando dall’immaginario di un’epoca lontanissima all’attualità dell’espressione artigianale con il riferimento a uno dei tè fondamentali della cultura cinese, il tè LongJing originario di Hangzhou in Zhejiang. La cura del fascino aromatico dei migliori LongJing lavora per mano dei maestri di tè da secoli per mantenere ogni anno la sottile complessità caratterizzante delle foglie di questo eccezionale tè verde, ma non solo, l’evoluzione dell’abilità degli stessi maestri di tè si è espressa in epoca più recente ottenendo, dalla medesima cultivar, anche hongcha o tè ossidati dal profilo aromatico accattivante.
La radice di queste varianti artigianali è il denominatore comune tra passato e presente. L’evoluzione storica della natura della foglia ha definito nel tempo la varietale LongJing #43 come la migliore presente oggi a garanzia di eccellenza dei migliori LongJing e hongcha. Uno in particolare è il tè Jiu Qu Hong Mei (九曲红梅), proposto in degustazione, tradotto in “Prugna Rossa” per l’infusione dal colore ramato e con un profilo aromatico che ricorda il frutto della prugna accompagnato da note intense di miele. Astringenza molto bassa, carattere piacevole.

Presentato nel 1886 al Panama World Expo, viene premiato con la medaglia d’oro, ma nonostante questo resta un tè poco chiacchierato, soprattutto rispetto al West Lake Longjing Tea.
La degustazione si completa con proposte dolci e salate.
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Claudia Carità, selezionatrice di tè, laureata in economia e commercio presso l’Università di Torino, fonda nel 2011 il marchio The Tea che identifica un catalogo di tè scelti attraverso il confronto diretto con produttori e importatori con preferenza per chi si avvale del marchio ETP (Ethical Tea Partership). Dal 2013 The Tea è stato scelto da Slow Food Italia e valutato dal Laboratorio Chimico della Camera di Commercio per rientrare nel progetto “Maestri del Gusto” di Torino e Provincia.

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Prenotazione obbligatoria. L’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti, fino ad esaurimento posti disponibili.

Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costo: 20€ a persona. Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alle collezioni; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte. Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

 

LUNEDI 23 SETTEMBRE

 

Lunedì 23 settembre ore 17
IN VIAGGIO TRA PAROLE E COSE LUNGO IL CORSO DEL PO
Con Matteo Rivoira, Università degli Studi di Torino e Direttore dell’Atlante Linguistico Italiano
Palazzo Madama – Conferenza nell’ambito della mostra CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il PO

La mappatura condotta dai ricercatori dell’Atlante Linguistico Italiano fotografa lo stato della lingua e delle sue varietà nello spazio e nel tempo: il lavoro di raccolta dalla viva voce dei parlanti è stato svolto attraverso un’indagine sistematica che presenta un quadro preciso e dinamico della realtà linguistica del territorio che rivela la vita quotidiana delle persone e del legame con l’ambiente circostante, sulle rive del fiume.

Matteo Rivoira è professore ordinario in Linguistica italiana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, dove insegna dialettologia romanza e dialettologia italiana. È direttore dell’Atlante Linguistico Italiano (ALI), impresa dialettologica avviata nel 1924 presso l’Università di Torino. Tra i suoi interessi di ricerca principali vi sono i dialetti d’Italia – studiati secondo diverse prospettive –, la toponomastica di tradizione orale, le minoranze linguistiche, con particolare attenzione all’occitano cisalpino, i gerghi storici.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

 

 

MARTEDI 24 SETTEMBRE

 

Martedì 24 settembre
MEMORIE D’ACQUA. PAROLE E IMMAGINI
Palazzo Madama – apre la mostra a cura di Matteo Rivoira, Università degli Studi di Torino

Il progetto si collega alla mostra Change! e coniuga le tematiche della lingua, dell’identità e della memoria collettiva, presentando il lavoro svolto dalla Società Filologica Friulana e dall’Atlante Linguistico Italiano, istituto fondato nel 1924 sotto la direzione di Matteo Giulio Bartoli (1873 – 1946), presso la cattedra di Linguistica (oggi Glottologia) dell’Università di Torino. L’Atlante Linguistico Italiano (ALI) è una raccolta sistematica di carte geografiche sulle quali sono riprodotte per ogni località italiana esplorata, le corrispondenti traduzioni dialettali di un concetto o nozione o frase, raccolte dalla viva voce delle persone. Con i suoi oltre 5 milioni di schede dialettali e con circa 10.000 fotografie etnografiche di altissimo valore documentario, costituisce la massima impresa dialettologica nazionale e una delle maggiori fra quelle pubblicate o in fase di realizzazione in Europa e nel resto del mondo. La mostra valorizza in particolare le competenze e i meriti del primo raccoglitore di voci, Ugo Pellis (1882 – 1943), con una selezione di carte – dal 1995 pubblicate in volumi a stampa – e di schede dialettali, di strumenti usati per la raccolta dei dati e di fotografie realizzate tra il 1925 e il 1965 a corredo delle schede.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni.

Martedì 24 settembre ore 18

LA STORIA DELLA VIA BAUL

MAO – performance a cura dall’Associazione Volontari MioMAO in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino e il Teatro a Canone, all’interno del progetto FIUMI DI CULTURE – Affluenze – Influenze – Confluenze e fa parte del programma delle Settimane della Cultura di UNI.VO.C.A.

Il MAO ha il piacere di ospitare La storia della Via Baul, la dimostrazione – spettacolo della performer, musicista e cantante folk Parvathy Baul.

Baul è un’antica tradizione spirituale yogica dell’India. La musica, il movimento, il respiro e la poesia sono parte integrante di questa tradizione e i canti Baul, conosciuti come “I Canti della Saggezza” oppure “Saggezza Parlata” e riconosciuti dall’UNESCO come “Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità”, trasmettono la saggezza dell’amore e della realizzazione interiore.

Parvathy Baul (1976) è custode, praticante, interprete e insegnante della tradizione Baul del Bengala, India, dove ha studiato sotto la guida spirituale dei due più rispettati Baul Guru della generazione precedente, Sri Sanatan Das Thakur Baul e Sri Shashanko Goshai. Insieme a Sri Ravi Gopalan Nair Parvathy, Parvathy ha co-fondato Ekathara Kalari, un’istituzione senza scopo di lucro che promuove antiche tradizioni spirituali indiane, con un’enfasi sulle arti e sulla pratica Baul. Seguendo la visione del suo Guru Sri Sanatan Das Baul, Parvathy ha fondato anche il Sanatan Siddhashram, un centro di apprendimento tradizionale per la tradizione Baul nel distretto di Birbhum, Bengala occidentale, India.

Il governo indiano le ha conferito il più stimato premio Sangeet Natak Akademi nel 2019, ovvero il più alto riconoscimento indiano assegnato agli artisti praticanti.

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Evento in inglese con traduzione.

Progetto vincitore dell’Avviso pubblico “Torino, che cultura!”, finanziato con fondi PN METRO PLUS E CITTÀ MEDIE SUD 2021-2027 – TO7.5.1.1.B – SOSTEGNO ALL’ECONOMIA URBANA NEL SETTORE DELLA CULTURA.

 

MERCOLEDI 25 SETTEMBRE

 

Mercoledì 25 settembre ore 16:30
BIODIVERSITÀ, ACQUA E TERRA NELLE TECNICHE DI GIARDINAGGIO
Palazzo Madama – Conferenza a cura di Edoardo Santoro, curatore botanico di Palazzo Madama

Risparmiare l’acqua di irrigazione e conservare acqua piovana, usare fertilizzanti organici e di origine naturale, favorire l’insediamento di insetti e microorganismi utili sono tutte azioni necessarie per un giardinaggio naturale, sostenibile e che spesso prendono spunto da tecniche antiche.

Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro (gratuito Under 30).

Durata: 1 ora.

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it. Prenotazione consigliata

Dove sta la felicità? Proviamo a chiederlo a Platone!

Il filosofo e saggista Simone Regazzoni racconterà questa sera, giovedì 19 Settembre, cos’era l’Accademia di Platone all’interno del programma Building Happiness.

Ritorna Building Happiness, il progetto ideato dalla Fondazione per l’Architettura di Torino che indaga sul binomio Architettura & Felicità volto a capire e a creare delle linee guida che permettano di progettare case e città felici. L’evento di questa sera è una lectio o forse una chiacchierata più o meno informale che vedrà Platone come protagonista. A spiegarci cosa era la sua accademia e come possiamo sperimentare gli effetti e la pratica, ci sarà il Professor Simone Regazzoni, filosofo, saggista e docente universitario. L’ho incontrato per parlare di felicità.

 

Buon pomeriggio Professore, partiamo dalla definizione di fisolosia. Che cos’è e cos’è la filosofia di massa, che lei insegna.

Dare una definizione di filosofia dipende da come la viviamo, perché ce ne sono moltissime. Se uno chiede che cos’è la sociologia o che cos’è la critica letteraria, ci sono delle risposte molto precise, sulla filosofia ne abbiamo tante quante sono i filosofi. Io condivido quella che era l’idea della Grecia antica, fondamentalmente di Platone, per cui la filosofia è un’arte della vita, è per me la definizione più bella e completa. Non è un discorso tecnico teorico su una questione specifica che ha un linguaggio tecnico per comunicare questa questione, è un modo di vivere, come intendi la vita e come l’affronti, sia dal punto di vista del pensiero, ma anche dal punto di vista proprio del rapporto tra pensiero e quello che fai quotidianamente e riguarda anche il tuo corpo.

Per la grecia antica, la filosofia è allenamento, al contempo, della mente e del corpo.

Ricorda molto la psicoanalisi, sembra quasi uno strumento terapeutico.

Ecco, è una terapia nel senso che riguarda il modo migliore per affrontare i colpi che arrivano dalla vita. Platone, e ne parleremo proprio domani, decide di aprire la sua scuola, che era la palestra dove si allenava da ragazzo. Lui era un atleta, non lo ricordiamo mai, ma lui era un atleta che ha vinto le Olimpiadi nella lotta e domani al Circolo dei lettori andremo anche a vedere fisicamente come era questo luogo.

 

Però non sveliamo troppo.

 

Allora la questione appunto è del parare i colpi della sorte, cioè essere allenati del corpo e dell’anima, perché è evidente che quando ci capitano delle cadute, dei fallimenti, o dei disamori, non sono questioni che ci colpiscono da un punto di vista puramente intellettuale. Le sentiamo nei sentimenti, quindi le sentiamo nel corpo, nello stomaco.  Platone direbbe che è come un pugno che ci prende allo stomaco, quindi non possiamo affrontarle solo teoricamente. Cercare di lavorare su tutte le parti di noi stessi è un modo per affrontare la vita nella maniera migliore possibile, e in questo senso la filosofia è terapeutica. Ci dà una certa forza, ma non la forza di non cadere, o la forza di non subire i colpi, ma la forza di rialzarsi.  Per Platone, come per altri filosofi antichi, non c’è modo per evitare né il male, né le sciagure, però ecco, la filosofia fa il punto su come come le affronti, e in questo senso allora sì è terapeutica, ma non è mai consolatoria.

Ma esiste la felicità?

La felicità è qualcosa di cui noi facciamo esperienza, ma il punto è che non ce ne accorgiamo.  E questa è la grande questione.  La poniamo sempre come la ricerca, qualcosa a cui agogniamo, e in realtà la felicità è una cosa molto più semplice. Diremmo, nel modo greco, sentire che la vita è un bene e che quel bene ci appartiene. Questa è per me la definizione della felicità, ed è una formula di Aristotele. Il problema è che noi spesso ci dimentichiamo di sentire la vita. Siamo talmente affaccendati a fare duemila cose, a procurarci oggetti, a interrogarci su come raggiungere una condizione migliore, che ci scappa dalle mani il filo della vita.

E si tratta di sentire quell’intensità del vivere, che può capitare anche in un momento di difficoltà. Basta un attimo, un raggio di sole che entra dalla finestra, e illumina un pezzo di pane sul tavolo, in un piatto, e tu esclami: che è bello!  Senti in quel momento qualcosa di positivo, senti la vita. Il punto è fare attenzione a tutto questo. Quando un grande pittore come Cézanne dipinge un oggetto di questo tipo, due persone al tavolo, un uomo con un bicchiere, ci sta dipingendo quello che è la felicità. Di tutto questo te ne accorgi quando la vita sta per finire. Allora, cosa rimpiangi? Non è che rimpiangi qualcosa di particolare, rimpiangi quel sentire lì. Ecco, per me la felicità è in quella misura del sentire e dell’essere consapevoli.

 

Building Happiness indaga su cosa rende felice una città. Se lei dovesse dirmi 3 elementi che contribuirebbero alla definizione di una città felice, quali sarebbero?

Anzitutto il verde. Viviamo in città sempre più fatte di ferro e pietra,  che tendono a espungere la vita vegetale. La città è uno spazio che lascia fuori, tra virgolette, la natura per essere uno spazio culturale. eppure sappiamo oggi quanto sia essenziale, per esempio, per le temperature, per la qualità dell’aria, ma anche per il nostro benessere psichico, vedere del verde, vedere dell’erba, vedere delle piante. Quindi per me le città del futuro devono avere questa centralità della vita vegetale. In secondo luogo, a partire da Aristotele, la polis è lo spazio dei viventi. Abbiamo visto durante il Covid, quando noi ci siamo ritirati nelle case, che altri viventi si riprendevano lo spazio della città. Abbiamo incontrato cervi, daini che si aggiravano per le città.

I delfini a Venezia…

Esatto. Questo ci dice quanto la nostra modalità di vivere sia respingente per gli altri viventi. Noi vogliamo una città ospitale anche agli altri viventi, il che renderebbe il luogo in cui viviamo più ricco. È una terapia di coesistenza, avere altri viventi più vicini. Quando qualcuno sente il bisogno di allontanarsi dalla città e andare in altri posti è perché sente questo bisogno di vicinanza con altri viventi. Sappiamo quanto ci fa bene la vicinanza con gli animali, non per niente esiste la pet therapy.

 

Il terzo elemento riguarda la mobilità. L’auto è uno degli oggetti più arcaici che abbiamo, un oggetto narcisistico di potenziamento dell’io. Girare in auto  in città è qualcosa di insensato, ci si infila nel traffico, ci si arrabbia con se stessi e con gli altri. Le auto nelle città sono uno strumento non funzionante, e da un punto di vista psichico un danno enorme perché diamo il peggio di noi. Bisogna ripensare a una nuova mobilità, come si sta ormai facendo in moltissime città in Italia. Diciamolo in modo un po’ brutale: vorrei una città senza auto, che oggi ci sembra qualcosa di impensabile, ma questo ci dice quanto è limitata la nostra capacità di desiderare. Se devo pensare veramente, allora penso in grande, e una città senza auto è l’ultimo tassello di una città veramente più ospitale, nonché un desiderio di felicità.

Parliamo di gentrification. Il fenomeno Air BB sembra essere a un punto di rottura. Quest’estate abbiamo assistito alle proteste degli abitanti di Barcellona che patiscono il turismo di massa, la mancanza di appartamenti per affitti a lungo termine e lo svuotamento dei centri abitati per lasciare spazio a un grande hotel. Come se ne esce?

In realtà questi processi non li possiamo governare. Air B&B non sparirà ma dobbiamo ripensare il rapporto con gli spazi e con il tempo. Questa modalità è quella di andare in un posto con la mentalità del villaggio turistico, le città diventano un villaggio turistico. Prima le due cose erano separate. Avevamo la vacanza da villaggio turistico e avevamo invece degli spazi nelle città per poterle frequentare. Oggi le due cose si stanno sovrapponendo. Quando è che finirà tutto questo? Il rischio è che non c’è più il luogo che desideriamo vedere. Questa trasformazione implica un effetto distruttivo sull’economia di una città che si trasforma in uno spazio vuoto.

 

Questi processi in realtà poi troveranno il loro limite nella loro autosussistenza. Il problema è che i processi possono arrivare da soli al loro punto di esaurimento o forse ce ne possiamo accorgere culturalmente. Culturalmente dovremmo fare un lavoro davvero a monte su che cos’è il turismo, su cosa significa andare in un posto, che cosa vogliamo davvero vedere e che cosa vogliamo essere. Il problema secondo me del nostro tempo è che ci stiamo veramente impoverendo dal punto di vista del linguaggio, della cultura, della capacità di immaginare. Quindi procediamo con piccoli schemi che applichiamo. Nelle città che diventano un grande villaggio turistico  si procede senza visione, senza immaginario, senza respiro culturale. A Barcellona questo processo ha raggiunto il suo limite, infatti la gente ha iniziato a ribellarsi. E forse, invece di al punto di rottura, riflettiamo su come possiamo intervenire.

A Milano invece il caro affetti sta piegando chiunque abbia bisogno di recarsi in città per studio o lavoro. Cosa succede e come si risolve questa situazione?

Io Milano la frequento poco, l’ho frequentata quando insegnavo, e non la amo moltissimo. Nella mia città, vivo nella periferia verde, e cerco spazi di questo tipo. Da una città come Milano bisogna fuggire, non c’è altro da fare, perché il rischio è quello di ritrovarsi in una città nevrotica, con tutte le malattie dell’animo contemporaneo, e da quello spazio lì non si può che fuggire per non subirne gli effetti negativi. Se parli con  amici milanesi, parlano male di Milano, e la colpa è del modo di vivere, nel senso proprio di abitudini, del modo di fare, del rapporto tra lavoro e tempo libero. C’è una politica culturale che andrebbe totalmente cambiata, altrimenti l’unica soluzione è la fuga, l’abbandono di quella città oppure arriviamo ai processi che incontrano il loro limite, dove la gente va via così come è andata via dalle grandi città in un certo momento negli Stati Uniti.  Quell’idea di città che è stata creata tantissimi anni fa viene dal Medio Oriente e arriva fino a noi, ma oggi incontra davvero il suo limite, ci sarebbe anche da domandarsi, abbiamo ancora bisogno della città? Il modello di città che conosciamo è superato poiché oggi abbiamo le città che soffocano, città ormai invivibili.

Torino corre lo stesso rischio di Barcellona e Milano?

Non so, è come se ci fosse qualcosa di arcaico in Torino, un’eleganza arcaica, che non si lascia afferrare e sedurre. Milano e i milanesi per primi si sono lasciati sedurre da questa modalità e adesso ne subiscono le conseguenze. In Torino c’è come un fuoco di diffidenza che sento ancora verso questa modalità, come del resto Genova. Genova è una città che conserva il suo spirito arcaico, di contaminazione, quindi il problema non lo sento minimamente.

 

Lei mi sta dando una nuova chiave di lettura di Torino. Io ho sempre patito l’essere sempre un passo dietro Milano, quasi, mi passi il termine, più provinciale o “bogia nen” come diciamo da queste parti. Ma forse questo restare un passo indietro è la strategia giusta per mantenere la propria autenticità?

 

Questo è il mio gusto. Mi piace essere un po’ in contrattempo sui tempi, Nietzsche diceva che un certo anacronismo sui tempi ci dà una prospettiva, una capacità di pensare, di fermarsi un attimo. Qui non mi piace essere proprio contemporaneo, perfettamente contemporaneo, perfettamente al passo coi tempi. Un passo indietro non sto malissimo, quindi Torino, Genova io le apprezzo ancora moltissimo.

Questa sera lei parlerà di Accademia, raccontando quella che era l’Accademia per Platone: palestra per allenare mente e corpo. Esiste un luogo cosi e, se si, dove? Senza svelare troppo.

 

Io collaboro con la scuola Holden, faccio spesso corsi da loro, e ho collaborato con il Circolo dei Lettori, e sia Holden sia il Circolo dei Lettori, che ringrazio, hanno promosso qualcosa che rievoca proprio quello spirito e quella materialità dell’accademia. Siamo abituati a pensare agli spazi del sapere come una classe con sedie su cui ti siedi, col docente davanti. Per Platone e per il greco non era così. Vi erano spazi dove ci si muoveva, ci si allenava fisicamente, si dialogava, e le cose erano in continuum, proprio perché sapevano già quello che le neuroscienze ci dicono oggi: la postura è un modo di pensare, cambiare postura è un nuovo modo di pensare. Al Circolo dei lettori di Torino abbiamo fatto una serie frequentatissima di lezioni all’aperto al Parco del Valentino, facendo insieme allenamento e filosofia.

 

Alla Holden ho fatto molte lezioni dove sono stati eliminati banchi e sedie, dove eravamo scalzi in aula e si facevano una serie di movimenti o di esercizi e al contempo si lavorava sulla scrittura e sulla lettura. Questo all’inizio può sembrare un po’ disturbante, in realtà è sempre un modo di interrogare gli spazi della nostra città.  

 

Dove è scritto che un’accademia, una scuola, un’università debbano essere strutturate solo in un certo modo? Quello è un modello che ci viene dal mondo ecclesiastico, dove ci sono i banchi dei fedeli e il prete ex cathedra che fa la predica. Certo ci può essere anche quello, ma si può anche fare lezioni senza fare la predica e usando il corpo e tutte le sue potenzialità. Questo significa mettere in moto altre forze per scrivere, per pensare, per elaborare concetti. Stasera parleremo del rapporto tra spazi architettonici e innovazione nel pensiero.


Lori Barozzino

 

Per tutte le info sul progetto BUILDING HAPPINESS

Building Happiness – Fondazione per l’architettura / Torino (fondazioneperlarchitettura.it)

 

Evento di questa sera: Giovedì 19 settembre, ore 18.30

Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino. 

Prenotazione consigliata all’email info@circololettori.it

 

Fare casa nei luoghi pensati come bene comune

Convivio, Esperienze di crescita e conoscenza

 

Evento di apertura del ciclo di incontri e presentazione della stagione per le scuole

giovedì 19 settembre 2024 ore 17.30

 

con la lectio di Andrea Staid

Casa del Teatro
(Corso Galileo Ferraris 266, Torino)

 

 

Dopo l’esperienza del primo ciclo di incontri di Convivio, con gli ospiti Ugo Morelli, Carlo Boccadoro e Carla Weber, Fondazione TRG propone un nuovo ciclo di incontri alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani rivolti prevalentemente alle e agli insegnanti, ma aperti alla collettività, per riflettere sui diversi linguaggi teatrali legati ad altrettanti spettacoli in stagione. La serata di presentazione di Convivio, progetto nato per creare momenti di approfondimento culturale dedicati alle e agli insegnanti in un’atmosfera rilassata e informale, sarà anche occasione per presentare la nuova stagione teatrale di Fondazione TRG, che proporrà più di 120 spettacoli per studentesse e studenti di ogni ordine e grado.

 

Da anni la Fondazione TRG, attraverso progetti legati al teatro e soprattutto a una ricca e variegata programmazione con spettacoli pensati per le famiglie, per i giovani e per le scuole, propone temi utili alla crescita delle nuove generazioni nella realtà contemporanea, dalla guerra all’etica, dalla giustizia alle nuove tecnologie, per coinvolgerle nel dibattito attuale e fornire loro strumenti utili per poter leggere e interpretare la realtà del presente. Continua il percorso legato alla valorizzazione del linguaggio nelle sue molteplici declinazioni – della letteratura, della filosofia, della scienza… – come strumento di comprensione e comunicazione, nella consapevolezza che i linguaggi teatrali possano dare un contributo alla crescita di tutte e tutti.

 

L’evento di presentazione si terrà giovedì 19 settembre e si aprirà alle 17.30 con i saluti istituzionali della Presidente della Fondazione TRG Anna Maria Poggi e dell’Assessora alla Cultura della Città di Torino Rosanna Purchia, al termine dei quali Emiliano Bronzino, Direttore Artistico della Fondazione TRG, presenterà Luogo in Comune – la stagione Teatrale 2024/25 di TRG dedicata alle scuole -, le attività di laboratorio Un teatro per il futuro, e il programma di Convivio, annunciando la collaborazione con in collaborazione con il progetto Democrazia Futura realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, il Salone Internazionale del Libro e con Associazione CentroScienza Onlus. 

 

Alle 18.30 seguirà la lectio dell’antropologo Andrea Staid Fare casa nei luoghi pensati come bene comune. Staid rifletterà sull’esperienza dell’abitare, fondamentale dell’essere umano perché ci consente di costruire un senso di appartenenza e di radicamento, e sul concetto di spazi comuni, sottolineando la necessità di fondare un nuovo paradigma che pone al centro il saper fare comunità riconoscendosi nei luoghi che abitiamo e che ci abitano – senza dimenticare le altre vite animali, vegetali e minerali con cui li condividiamo.

 

L’evento si concluderà alle ore 20.00 con un aperitivo. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.

 

Andrea Staid è docente di Antropologia culturale e visuale presso la Naba, di antropologia culturale presso Università statale di Genova, e dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Tra i suoi ultimi libri: Disintegrati (Nottetempo 2020), La casa vivente (ADD 2021), Essere natura (UTET 2022). I suoi libri sono tradotti in Grecia, Germania, Spagna, Cina, Portogallo, Cile. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra le quali Il Tascabile e Left.

 

La Fondazione TRG onlus, presieduta da Anna Maria Poggi e diretta da Emiliano Bronzino, è riconosciuta dal Ministero della Cultura quale Centro di Produzione Teatrale per l’Infanzia e la Gioventù. È partecipata da Regione Piemonte, Città di Torino ed è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Prosegue la missione individuata alla fine degli anni Sessanta dai fondatori del Teatro dell’Angolo, continuandone il quarantennale percorso storico-artistico, volto a diffondere la cultura teatrale tra i giovani e a favorirne l’incontro con altre espressioni artistiche. Tra le sue attività principali, l’intervento sul territorio, con progetti rivolti a insegnanti, educatori, oltre naturalmente a bambini, ragazzi, giovani e alle loro famiglie. Produce e distribuisce spettacoli in Italia e all’estero, per i quali ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Dal 2006 gestisce la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, dove programma, ogni anno, una ricca stagione di spettacoli per le scuole, per le famiglie e per i giovani, ospitando oltre 240 rappresentazioni e accogliendo oltre 40.000 spettatori. Organizza inoltre una significativa attività anche nel campo della formazione, offrendo a bambini, ragazzi, giovani e adulti la possibilità di divenire protagonisti della scena.

 

 

Per informazioni
Fondazione TRG – Casa del Teatro Ragazzi e Giovani
tel. 328/2291796
scuole@fondazionetrg.it
www.casateatroragazzi.it

 

Equinozio d’autunno ai Musei Reali

Una serata speciale con l’apertura straordinaria dalle 19.30 alle 23.30del Museo di Antichità al costo speciale di 5 euro e, nel Giardino Ducale, con lo spettacolo Cabaret Vertigo a cura di Fondazione Cirko Vertigo e Centro di Produzione blucinQue Nice.

Sabato 21 settembre 2024, ai Musei Reali di Torino si tiene l’ultimo appuntamento con il nuovo format Echi di antichità, un palinsesto di performance teatrali e di spettacoli che, al calar della sera, esplora connessioni tra arte antica e contemporanea, valorizzando il patrimonio dei Musei Reali. Echi di antichità è parte di Estate Reale, la tradizionale rassegna di musica, teatro e svago, organizzata dai Musei Reali con il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, che quest’anno celebra il 300° anniversario del Museo di Antichità, una delle istituzioni più longeve d’Europa.

 

Come anticipazione delle GEP – Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa, promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea e coordinata per l’Italia dal Ministero della Cultura, sabato 21 settembre 2024 è in programma la serata Equinozio d’Autunno, che prevede l’apertura serale dalle 19.30 alle 23.30, con uno straordinario percorso di visita al Museo di Antichità al costo speciale di 5 euro.

 

Nel corso di Equinozio d’Autunno, alle ore 21 nel Giardino Ducale si può assistere a Cabaret Vertigo, a cura della Fondazione Cirko Vertigo e del Centro di Produzione blucinQue Nice, uno spettacolo all’insegna del circo contemporaneo. Gli artisti di Fondazione Cirko Vertigo, acrobati e danzatori provenienti da tutto il mondo, portano in scena numeri inediti. Tra questi si segnalano le performance sulle cinghie aeree di Sara Frediani e Nicolas Jacques Francois Benezech-Imbert, quelle sui tessuti aerei di Elena Andreasi e Filippo Vivi, o ancora l’originale numero di multicorda di Angel Villa. Cerchio aereo, mano a mano e corda molle saranno le altre discipline portate in scena da un cast internazionale.

 

Per i programmi e i costi delle iniziative consultare il sito ufficiale dei Musei Reali: https://museireali.beniculturali.it/; per informazioni sui singoli eventi, scrivere a: mr-to.eventi@cultura.gov.it

 

Spazio Portici, una galleria a cielo aperto

Si è aperta la tredicesima edizione del progetto Spazio Portici – Percorsi Creativi,dedicato alla valorizzazione dei 12 chilometri dei portici di Torino realizzato con il sostegno della Città di Torino e Torino Creativa. Questa nuova iniziativa artistica grazie alla proficua e prestigiosa collaborazione con Graphic Days®, si presenta sotto una luce innovativa grazie alla mostra di Poster Art “Le fake news di Pandemonio”.

A partire dal 16 settembre, i due isolati di Corso San Martino, tra Piazza XVIII Dicembre e via Juvarra, ospitano una nuova esperienza visiva che trasforma la passerella porticata in una galleria a cielo aperto. Grazie alla collaborazione delle proprietà immobiliari, questo percorso significativo di arcate si arricchisce con un progetto che invita a riflettere su tematiche rilevanti e stimolanti per tutte le fasce d’età e le classi sociali.

La mostra “Le fake news di Pandemonio” offre, infatti, una provocatoria e affascinante esplorazione del fenomeno delle fake news. Attraverso 11 poster realizzati ad hoc,  viene messo in luce come le bufale abbiano influenzato la società nel corso della storia, alimentando la disinformazione e il pregiudizio.

Con “Le fake news di Pandemonio”, Print Club Torinoesplora le dinamiche storiche e contemporanee, offrendo un’interpretazione visiva del loro ruolo nel plasmare l’opinione pubblica. Le fake news non sono una novità dei nostri giorni: dal presunto tradimento di Pausania nell’antica Grecia, alla falsa morte di Napoleone nel 1814, fino alla celebre truffa della Luna pubblicata dal Sun del New York Times, queste notizie infondate hanno sempre avuto un impatto significativo.

“La scelta del tema di questa mostra nasce dalla volontà di riflettere sul potenziale degli strumenti di comunicazione in relazione a un fenomeno, quello delle fake news, da sempre presente ma che ha assunto un ruolo ancor più incisivo negli anni recenti”. Spiegano i direttori artistici di Graphic Days® Ilaria Reposo e Fabio Guida. “Abbiamo applicato il concetto di fake news ad alcune questioni sociali, lasciando massima libertà alle agenzie di scegliere sia la tematica che il taglio di comunicazione da adottare. Il risultato sono 11 poster che spaziano dall’ambiente, al ruolo della donna nella chiesa, alle teorie del complotto e del controllo governativo e che speriamo colpiscano l’attenzione delle persone e facciano riflettere sui reali pericoli della disinformazione attivando un approccio più critico.”

L’iniziativa, parte dell’edizione 2023-2024 del progetto Pandemonio, è realizzata con il supporto di 10 agenzie di comunicazione torinesi e coinvolge studenti, studentesse e giovani professionistə nella creazione e produzione dei poster in serigrafia a due colori.

Spazio Portici – Percorsi Creativi è un progetto di Fondazione Contrada Torino Onlus, realizzato con il sostegno della Città di Torino e Torino CreativaL’architetto Germano Tagliasacchi, direttore di Fondazione Contrada Torino Onlus, afferma “Il progetto di Corso San Martino rappresenta una straordinaria opportunità per dare voce alla creatività giovanile e, al contempo, per rivalutare una porzione significativa delle arcate torinesi. Attraverso l’arte e l’innovazione, trasformiamo questi spazi pubblici in luoghi di incontro e riflessione, in cui la bellezza e la funzionalità si intrecciano per arricchire il tessuto urbano e coinvolgere i cittadini in un’esperienza culturale unica. La nostra missione è quella di rendere ogni angolo della città un palcoscenico di creatività e partecipazione”.

A partire dal 2020 gli happening artistici ideati all’interno del progetto Portici Creativi – Percorsi Creativi, hanno trovato collocazione in via Po (street art), via Nizza (video & sound art – in corso), Corso San Martino (poster art), Piazza Vittorio (allestimento di 3 percorsi di giovani curatori e curatrici).

“Passepartout” alla “Basilica Mauriziana”, quattro giorni di visite guidate

Alla Cupola, nel cantiere di restauro della “Basilica” di via Milano

Dal 21 al 22 e dal 28 al 29 settembre

La “Basilica Mauriziana” appartiene alla “grande storia” architettonica di Torino e attraversa, con la sua stratificazione costruttiva e decorativa oltre dieci secoli della storia subalpina. Appartenente, per volontà di re Vittorio Amedeo II (1729), all’Ordine Cavalleresco dei “Santi Maurizio e Lazzaro” e sita all’incrocio fra via Milano e via della Basilica, nel pieno centro di Torino, la “Basilica” sorge dal 1572 sull’antica Chiesa dedicata a “San Paolo” (costruzione romanica risalente al 1207) e la sua storia è legata alla Confraternita di “Santa Croce”, la più antica della città, e all’“Ordine Mauriziano”. Fra i “beni mauriziani” ad oggi meno conosciuti, tornerà ad aprire le porte al pubblico, a seguito di mesi di chiusura resi necessari dal restauro e messa in sicurezza della “Cupola” e del “Tamburo” dell’aula (elemento di raccordo tra la volta e la base della stessa “cupola”), in avanzato e grave stato di degrado. L’appuntamento prevede quattro giorni di “visite guidate” organizzate dalla “FOM- Fondazione Ordine Mauriziano” esclusivamente alla “Cupola” (edificata a 40 metri d’altezza sul finire del Seicento dall’architetto luganese Antonio Bettino ed ultimata a metà Ottocento) nei giorni di sabato e domenica 21 e 22 settembre e, la settimana successiva, sempre di sabato e domenica 28 e 29 settembre, secondo quattro turni orari: ore 10/11,30 e 14/15,30. La visita consentirà di salire su un ponteggio per ammirare eccezionalmente da vicino il dipinto murale raffigurante il “Trionfo della Croce” realizzato nel 1858-59 da Paolo Emilio Morgari (Torino, 1815 -1882), a celebrazione dei Santi Maurizio e Lazzaro e su cui è ora in corso un dettagliato lavoro di “saggi stratigrafici” relativi agli stucchi e agli intonaci per individuare le cromie originarie, gli strati manutentivi, le ridipinture ed eventuali altre sostanze soprammesse. La salita alla Cupola consentirà di vedere, anche, da vicino lo straordinario apparato decorativo composto da dipinti murali e stucchi dipinti, opera sempre di Morgari, che lavorò insieme al fratello Rodolfo nella Basilica e in altri cantieri della corte sabauda. Nei “pennacchi”, posti tra i quattro archi, si trovano invece le immagini di Amedeo IX e Umberto III, i due Beati Sabaudi e i santi Maurizio e Lazzaro, opera di Francesco Gonin (Torino, 1808 – Giaveno, 1888), pittore, scenografo e grande litografo (celebri le sue xilografie eseguite per i “Promessi Sposi” del Manzoni che lo occuparono dal 1839 al 1842).

La “fabbrica” della Chiesa è proseguita, nei secoli, con importanti lavori di ammodernamento. Al 1836 risale la costruzione della facciata neoclassica su progetto dell’architetto biellese di Occhieppo Superiore, Carlo Bernardo Mosca, caratterizzata da un “pronao” tetrastilo con colonne corinzie e un “frontone” triangolare – ai cui fianchi sono poste le statue dei Santi Maurizio e Lazzaro – preceduto da una scalinata semicircolare di cinque gradini. Anche gli interni sono stati, nel tempo, oggetto di importanti lavori di restauro, intorno alla “cripta” (costituita da una cappella a forma circolare) in cui sono conservate le spoglie di generali e funzionari dello stato sabaudo.

I lavori di restauro, attualmente in corso e che porteranno progressivamente alla totale riapertura della Chiesa, si devono alla disponibilità dell’“Arciconfraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro” e a una pluriennale collaborazione con la “Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio (III livello)” del “Politecnico di Torino”, diretta da Chiara Devoti, supportati anche dall’attività dell’“Archivio Storico” dell’“Ordine Mauriziano”. L’investimento previsto è di 619.381,23 Euro per circa tre anni. Il progetto è stato ammesso ai contributi ministeriali in conto capitale del “MiC – Ministero della Cultura” e si concentrerà su interventi per il restauro e la messa in sicurezza della cupola e del “tamburo” dell’aula.

La progettazione, coordinata dagli uffici interni della “FOM- Fondazione Ordine Mauriziano”,  con la partecipazione dell’architetto Giovanni Milone che ha redatto il primo step di progettazione, sarà elaborata in sinergia con la “Fondazione Centro Conservazione e Restauro” de “La Venaria Reale”, in stretta collaborazione e con il supporto della “Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino” e in particolare delle funzionarie Monica Fantone e Valeria Moratti.

Per partecipare alle “visite guidate” è obbligatoria la prenotazione. Vista la particolarità del luogo, vi potranno accedere solo gli adulti e i ragazzi al di sopra dei 12 anni di età e per un numero massimo di 8 persone.

Info e prenotazioniwww.ordinemauriziano.it – stupinigi@ordinemauriziano.it

G.m.

Nelle foto di Dario Fusaro: Lavori di restauro della “Basilica Mauriziana”

Il libro di Vullo riscopre Brancati nel 70° della morte

La presentazione del libro di Salvatore Vullo “Vitaliano Brancati- Scoprire e riscoprire il grande scrittore nel 70° della morte”, Morrone Editore, è  in programma Lunedi 23 settembre 2024 alle ore 18, presso il Caffè Letterario Fiorio, via Po, 8/C Torino. Con l’autore interverranno Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino, Giuseppe Mastruzzo, direttore International University College Torino. Condurrà l’incontro Giovanni Firera, organizzatore dell’evento, fondatore e presidente dell’Associazione Culturale Vitaliano Brancati che ha promosso e patrocinato la pubblicazione di questo libro per ricordare e celebrare Brancati di cui in questo 2024 ricorre il 70° della morte. La presentazione di questo libro al Caffè Letterario Fiorio, fa seguito a quella in anteprima nel maggio scorso al Salone del Libro di Torino, nell’area incontri della Regione Siciliana. L’impegno per la promozione del libro, assieme a Giovanni Firera, proseguirà con due presentazioni programmate in terra di Sicilia: il prossimo 11 ottobre a Caltanissetta e il 12 ottobre, a Pachino (SR) (Città natale di Brancati).

 

Torino over: nei musei alla ricerca del regalo su misura

Vi è mai capitato di avere quell’ occasione particolare, quell’invito, quel compleanno dove a mani vuote non puoi andare, ma non ti va di presentarti con il solito regalo e desiderate stupire il desistinatario e non rischiare di aver avuto la stessa idea di altri ospiti?
Un posto originale dove trovare un regalo “ad arte’ sono i bookshoop , si proprio quegli angoli di cose originali e stravaganti che si trovano nei musei o in occasioni di mostre o presso le gallerie d’ arte…
Nella nostra città ne abbiamo alcuni veramente ben forniti con idee regalo speciali ed adatti a tutte le occasioni.
Affacciato su Via Santa Teresa, e aperto anche al pubblico esterno al museo, il bookshop di Gallerie d’Italia – Torino presenta una proposta di pubblicazioni d’arte e fotografia, insieme a oggetti di design e a una linea di merchandising dedicata alle collezioni esposte. Lo spazio è accessibile dall’interno del museo, ma possiede anche un’entrata indipendente svincolata quindi dal pagamento del biglietto d’accesso,segue gli orari di apertura delle Gallerie.
Al museo dell’ auto, il famoso Mauto una vasta  scelta di libri e gadget (compresi modellini di automobili), in mostra su eleganti espositori cubici modulari in rovere troverete sicuramente l idea per l’ amante dei motori.
Il Bookshop del Museo Nazionale del Cinema, situato al piano terra della Mole Antonelliana, è a ingresso libero e indipendente dal Museo. Propone un’ampia selezione di pubblicazioni dedicate alla storia e alla critica del cinema e dei suoi protagonisti nazionali e internazionali, alla fotografia, insieme a cataloghi delle mostre, dvd, libri sulla storia della Mole Antonelliana e sull’architettura della città di Torino. Completa la sua offerta con una ricca selezione di  merchandise  dedicato al cinema e all’edificio simbolo della città.
Al piano terra della GAM , in uno spazio affacciato sul giardino posteriore, molto luminoso e silenzioso gli scaffali raccolgono libri d’arte di ogni genere, con diverse proposte adatte ai bambini. Per gli appassionati di gadget non c’è che l’imbarazzo della scelta, dai portachiavi ai block-notes agli ombrelli “a tema”.
A Palazzo Madama è collocato nella zona di libero accesso, nei pressi dell’uscita del museo, in una sala che nel vecchio museo ospitava l’ufficio del direttore. Si tratta di uno spazio specializzato nel settore delle edizioni d’arte, dove è possibile acquistare i cataloghi e le pubblicazioni del museo (atti di convegni, mostre, monografie, guide alle collezioni) dagli anni Sessanta a oggi. La libreria propone inoltre un’ampia selezione di libri italiani e stranieri, che presentano un particolare legame con le collezioni del museo e con la storia artistica di Torino e del Piemonte, e che forniscono imprescindibili strumenti di ricerca e di approfondimento (in molti casi si tratta di pubblicazioni oramai introvabili sul mercato librario tradizionale). Una sezione importante è quella destinata al pubblico infantile che troverà nella libreria un luogo di riferimento e un catalogo costantemente aggiornato, con pubblicazioni italiane e straniere di riconosciuto valore pedagogico.
Nella libreria si possono inoltre acquistare magneti, biglietti di auguri, cartoline, matite, candele, giochi infantili personalizzati con le immagini del Museo .
E che dire del museoshop del Museo Egizio, dove si può acquistare oltre a libri ed oggetti ispirati all Egitto e alla storia anche amuleti direttamente dal sito del Museo?
Curiosità il primo bookshop in Italia ha aperto nel 1997 in Galleria di Villa Borghese a Roma , seguiti dal Colosseo e Uffizi Firenze che è tutt’ ora quello che fattura di più.

Segnalateci le vostre esperienze