E’ morto probabilmente per un malore il motociclista di 25 anni, di Buriasco, nel Pinerolese, che ieri sera verso le 21 percorreva una strada rurale a Baudenasca di Pinerolo. Il ragazzo era in comitiva con degli amici che ad un certo punto non lo hanno più visto. Lo hanno poi ritrovato riverso, e ormai senza vita, vicino alla sua moto. L’allarme è stato dato al 112, che non ha potuto fare nulla per salvarlo. I carabinieri di Pinerolo stanno facendo accertamenti.
E’ stato appena pubblicato, durante il Congresso della Società europea di Cardiologia (ESC), il più grande al mondo di Cardiologia in corso in questi giorni a Monaco di Baviera, il documento di indirizzo e di Linee guida europee sulla prevenzione della recidiva di ictus cerebrale nei pazienti con forame ovale pervio, ovvero un piccolo “buco” del cuore, presente in circa un quarto della popolazione sana e di per sé non patologico, ma che, in determinate circostanze, può portare all’insorgenza di ictus, soprattutto in pazienti di giovane età. Ampio è stato il contributo della Cardiologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, (diretta dal professor Mauro Rinaldi), un grande riconoscimento all’eccellenza scientifica, oltreché clinica, raggiunta in questi campi dalla scuola torinese nel campo dell’interventistica coronarica e strutturale. La compagine torinese ha visto coinvolto un team di giovanissimi specialisti e specializzandi, coordinato dal dottor Fabrizio D’Ascenzo, ricercatore dell’Università di Torino, che, con i colleghi Pierluigi Omedé, Sebastiano Gili, Mario Iannacone, Flavia Ballocca, Umberto Barbero e Francesca Giordana, si è occupato della revisione critica della letteratura mondiale sull’argomento, un compito cruciale di cernita e valutazione della ricerca scientifica esistente e necessario per fornire la base scientifica delle raccomandazioni contenute nel documento. Fondamentale per il raggiungimento di questi risultati è stata l’esperienza pluriennale della scuola torinese in questo ambito, grazie anche al contributo clinico e scientifico del professor Fiorenzo Gaita e del dottor Paolo Scacciatella. Il documento, rivolto a tutta la comunità medica europea e non solo, è stato redatto da una task force internazionale multidisciplinare, guidata dal dottor Christian Pristipino del San Filippo Neri di Roma e sostenuta, oltre che dall’ESC, anche dalle principali Società scientifiche cardiologiche e neurologiche europee. Nonostante numerose ricerche condotte negli ultimi anni, infatti, non vi era ancora unanime consenso riguardo all’approccio ottimale ai pazienti con questo problema, la cui gestione, di pertinenza non solo cardiologica, ma anche neurologica, richiede la collaborazione professionale tra diverse figure. Il documento, frutto della collaborazione internazionale tra i maggiori esperti europei, si prefigge di far luce sulle indicazioni e sul reale beneficio in termini di prevenzione di ulteriori ictus della chiusura del forame ovale pervio, mediante un sistema dedicato, il cosiddetto “ombrellino”, che può essere posizionato a livello cardiaco in anestesia locale tramite una semplice puntura venosa.
Il 1° Settembre 1998 nasceva l’attuale Comune, dalla fusione virtuosa con Colcavagno e Scandeluzza
Sono trascorsi vent’anni da quella data storica, il 1° Settembre 1998, giorno in cui veniva tenuto a battesimo – primo caso assoluto in Piemonte dopo il varo del Decreto Legge 8 Giugno 1990 n° 142 sull’Ordinamento delle autonomie locali – il nuovo Comune di Montiglio Monferrato, frutto della fusione virtuosa tra i preesistenti comuni di Montiglio, Scandeluzza e Colcavagno. Un evento unico e altrettanto degno di nota, che ha segnato concretamente l’attuarsi di un esempio virtuoso e riuscito di sforzo di coesione civica di quello che è ritenuto indiscussamente la perla del Monferrato, con un pregiato patrimonio architettonico, costituito altresì da splendidi castelli oggetto di un intenso e vivace turismo, più di 30 chiese di varie epoche e stili, una pieve romanica di interesse artistico nazionale e un antico palazzo con uno scalone monumentale frutto dell’estro di Filippo Juvarra. Ma, anche, paesaggistico: la presenza dell’oasi verde del rinomato Lago di Codana ha fatto sì che, dal Dopoguerra a oggi, Montiglio Monferrato venisse conosciuto oltre i confini piemontesi, mentre la presenza di molte frazioni ognuna con un ricco calendario di eventi dislocati lungo l’intero arco del calendario accresce l’offerta culturale di intrattenimento che ogni anno richiama numerosi visitatori italiani ed esteri. Senza dimenticare che il paese è conosciuto anche per le sue meridiane (opera del noto gnomonista Mario Tebenghi) e per la Fiera ottobrina del Tartufo, tra le più rinomate e seguite a livello regionale. “Il primo pensiero, in termini di gratitudine e riconoscenza per l’impegno profuso in tal senso, va agli allora primi cittadini illuminati che felicemente intuirono le potenzialità e i vantaggi che la fusione avrebbe recato al nostro territorio, realizzandola nel concreto: Angelo Lago, Sindaco di Montiglio, Alfonso Pescarmona, Sindaco di Colcavagno e Francesco Mattioli, Sindaco di Scandeluzza”, esordisce Dimitri Tasso, Sindaco storico del nuovo corso di Montiglio Monferrato fresco di rielezione, imprenditore e consulente esperto per le P.A. con un curriculum vitae umano e professionale di tutto rispetto, anche Coordinatore nazionale Anci Unioni di Comuni (dal 2009). Che riprende: “Il 1° Settembre 2018 si apre ufficialmente l’Anno delle Celebrazioni del Ventennale dalla Fusione, che prevede in scaletta a Montiglio Monferrato tutta una serie di importanti eventi artistici, culturali, religiosi e di spettacolo al fine di creare coesione e viva partecipazione della cittadinanza. E ricordare degnamente la preziosa ricorrenza, fornendo al contempo un panorama di iniziative di spicco che possano fare del nostro Comune sempre più meta di turismo nazionale e oltreconfine, come già accade da tempo”, aggiunge il Sindaco Dimitri Tasso. Per poi concludere: “Abbiamo l’ambizione, grazie alle meridiane e a un progetto sulle campane, di definirci “Il Paese del Tempo”. Ringraziamo chi ci sta sostenendo in questo sforzo, e presto sveleremo in modo più approfondito questa importante progettualità“.
DAL PIEMONTE Un giovane agricoltore diciottenne è morto in un incidente sul lavoro nella cascina dell’azienda della propria famiglia, a Marene , nel Cuneese. Stava tentando di collegare a un trattore una macchina trinciatrice per il mais ed è rimasto schiacciato dal macchinario. L’elicottero del 118 lo ha portato all’ospedale di Savigliano, ma è morto poco dopo essere giunto al pronto soccorso
E’ stato sottoscritto un progetto di collaborazione internazionale tra l’ospedale Mauriziano di Torino e l’Ospedale Italiano di Buenos Aires, uno dei Centri ospedalieri più prestigiosi del Sud America
L’occasione per la firma di questa cooperazione internazionale è la presenza a Torino del professor Eduardo de Santibanes, Direttore del Dipartimento Chirurgico e dei Trapianti dell’ospedale argentino, in visita alla struttura di Chirurgia Generale ed Oncologica del Mauriziano, diretta dal dottor Alessandro Ferrero. La partnership è finalizzata alla realizzazione di percorsi formativi che consentano di crescere attraverso il confronto tra due strutture sanitarie all’avanguardia nella chirurgia oncologica del fegato e delle vie biliari. Il piano di collaborazione prevederà, pertanto, lo svolgimento di stage e scambi di professionisti tra i due ospedali per la formazione medica, l’apprendimento di nuove tecniche e lo sviluppo di progetti di ricerca. La collaborazione tra le due istituzioni verrà ufficializzata e presentata giovedì 30 agosto, nell’Aula Carle dell’ospedale Mauriziano alle ore 17, al termine di una sessione straordinaria della Società Piemontese di Chirurgia, durante la quale il professor De Santibanes ed il dottor Ferrero si confronteranno e presenteranno le nuove tendenze nella chirurgia del fegato.
Pierpaolo Berra
(foto: il Torinese)
GIOVANNI RAMELLA, UNICO ED IRRIPETIBILE
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Si sono svolti stamattina i funerali del prof. Giovanni Ramella alla Chiesa della Crocetta gremitissima di persone. Al termine del rito l’ho ricordato con la sobrietà dovuta alla circostanza, ma molto altro andrebbe detto sull’illustre e compianto defunto.
Sono stato amico di Giovanni Ramella per oltre cinquant’anni ed ho anche intensamente collaborato con lui al Centro “Pannunzio” dove lo volli mio Vicepresidente Vicario a partire dal 2003.E’ stato un professore di raro fascino intellettuale, un preside capace di governare una scuola difficile come il Liceo d’Azeglio, un raffinato studioso di letteratura italiana, latina, francese e tedesca, aperto ai più vasti interessi culturali. Ha al suo attivo saggi importanti tra cui uno dedicato a Riccardo Bacchelli che il Centro “Pannunzio” pubblicò in collaborazione con il Ministero dei Beni culturali. Al lucido e penetrante articolo di Letizia Tortello-sua ex allieva – sulle pagine de “La Stampa” si sono aggiunte le più disparate testimonianze. Sulla mia pagina Facebook sono centinaia le attestazioni di stima e di affetto nei suoi confronti che ex allievi, soci del Centro “Pannunzio” , semplici sconosciuti hanno voluto manifestare nei modi più diversi. Spiace dover rilevare che chi ha scritto il necrologio sul “Corriere Torino” non si sia documentato con chi avrebbe potuto dargli informazioni utili a scrivere del prof. Ramella. Il fatto di aver ricordato due episodi non significativi di un quindicennio della sua presidenza al liceo di via Parini mi ha addolorato. Ramella va accostato al suo predecessore
Aurelio Verra che pure non seppe o non volle affrontare il ’68 nel modo adeguato. Erano anni turbolenti ,con gruppi di genitori e allievi faziosi che volevano dettar legge, professori narcisi, polemici all’eccesso e molto arroganti che, pur essendo minoranza tra il corpo docente, offrivano l’opportunità a Maria Valabrega di scrivere molti articoli non sereni sul “d’Azeglio”. Non bisognava andare a raccattare i pezzi della Valabrega per scrivere di Ramella, ma semmai bisognava informarsi della sua attività intellettuale di primissimo piano. Tra l’altro, molti hanno scritto “D’Azeglio” con la d maiuscola, dimenticando il predicato nobiliare di Massimo d’Azeglio. Era un cattolico di profonde convinzioni, ma il suo modo di sentire lo portava ad aprirsi a tutti, tanti anni prima di Papa Francesco.
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Il Papa che ammirò di più -me lo disse una volta- fu Paolo VI, il pontefice intellettuale e mite che completò ,in tempi drammatici per la Chiesa, l’opera appena iniziata da Giovanni XXIII.Il Concilio Vaticano II rinnovò la Chiesa ,ma ebbe anche l’effetto di lacerarla. Il dialogo era la scelta di fondo di Giovanni , sempre ben consapevole che per dialogare bisogna sapersi mettere in discussione con umiltà .Era un cattolico che non era mai stato democristiano, era un cattolico liberale alla maniera di De Gasperi che Giovanni ammirava molto. Ebbe anche dei momenti diversi, un po’ condizionato da alcune amicizie illiberali, ma nella sostanza,nel corso della sua lunga vita ,Giovanni rimase l’ex allievo di Don Bosco e la sua scuola ideale fu quella salesiana, pur avendo fatto il preside imparziale del più laico dei licei torinesi, non foss’altro per la sua storia passata. Per lui la laicità era soprattutto tolleranza e in certi anni in quel liceo la tolleranza non fu affatto di casa. A tutelarla ci fu il cattolico Giovanni Ramella. Ebbe anche due successori che non seppero assumere sulle proprie spalle l’eredità lasciata come preside. Uno passò alla storia del liceo per aver imposto la bollatrice ai docenti, l’altro per una vicenda sulla quale, almeno in questa occasione, è bene tacere. Giovanni fu amareggiato per non aver visto proseguito in modo adeguato il suo lavoro fatto di cultura, di pazienza, di equilibrio, di onestà e soprattutto di intelligenza e grande umanità. Nella scuola, salvo un caso, non poté mai contare su collaboratori validi che dessero un sostegno operativo al suo lavoro di Capo d’Istituto. Era un grande appassionato di musica e quando morì Massimo Mila organizzammo insieme al liceo d’Azeglio un suo ricordo com’era doveroso. Ma una volta Giovanni mi disse che la statura di Mila musicologo andava realisticamente ridimensionata. Fu una delle rarissime volte in cui si lasciò andare ad un giudizio non positivo. Lui cercava sempre in tutti gli aspetti migliori.
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Presidente dell’associazione ex allievi dell’Istituto San Giovanni Evangelista, amava ricordare con me i suoi e miei professori, in particolare Don Dante Bettega uomo di raffinata cultura mitteleuropea simile a quella di Giovanni, anche se assai meno approfondita. Una volta avemmo anche una piccola discussione su Michele Pellegrino che era stato il suo professore all’Università e che poi divenne cardinale arcivescovo di Torino. Io criticai la politica verso il Pci di Padre Pellegrino, come l’interessato voleva farsi chiamare, Giovanni lo difese, ricordandolo soprattutto come suo docente e uomo di straordinaria cultura. Ma con Giovanni era impossibile discutere animatamente perché la sua mitezza impediva a priori di alzare il tono della discussione. Solo qualche triviale professore del “d’Azeglio” osò attaccarlo in modo inqualificabile. C’è chi ha detto che fu nominato dal presidente Ciampi Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica per meriti scolastici. Questa affermazione non corrisponde al vero perché l’amministrazione scolastica non propose nessun riconoscimento all’atto del pensionamento di Ramella. Fu chi scrive a proporlo al Presidente e al compianto segretario generale Gaetano Gifuni che subito
colsero la statura dell’uomo che andava ben oltre ai suoi meriti scolastici. Ciampi avrebbe voluto conoscerlo di persona, poi disguidi vari impedirono l’udienza e fui io a consegnargli le insegne di commendatore a Palazzo Cisterna alla presenza della sorella e delle nipoti. Amava le vacanze a Courmayeur, ma passava ogni anno anche una settimana di raccoglimento spirituale a Camaldoli. Veniva a volte in Liguria a tenere qualche conferenza al Centro “Pannunzio” del Ponente , ma non amava il mare. La cultura italiana perde con la sua morte un protagonista importante che, vivendo quasi come un monaco del sapere, non ha purtroppo acquisito la notorietà che meritava. Mi auguro essa gli giunga almeno postuma, benché l’ambiente letterario sia invidioso anche con i morti. Torino perde uno dei suoi punti di riferimento di eccellenza. Ramella è stato unico ed irripetibile e non lascia eredi. Nessuno cerchi di ergersi ad erede né tanto meno a continuatore. Nessuno saprebbe ,anche solo lontanamente, imitare il suo impegno e la sua persona, il suo stile e la sua dignità.
scrivere a quaglieni@gmail.com
Ha appiccato un rogo ad Alpignano, lungo la strada della variante della provinciale 24, perché l’erba alta gli dava fastidio. I carabinieri di Rivoli lo hanno arrestato e messo ai domiciliari. Lui, un italiano di 56 anni, conosciuto alle forze dell’ordine, è stato fermato mentre cercava di scappare in bici dopo aver acceso le fiamme in cinque punti. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere l’incendio che ha bruciato circa 3mila mq di area campestre.
(foto archivio)

Gli era stato dato per errore un posto in una fila che non esisteva sull’aereo (la fila 1) e lui ne ha occupato un altro . Ma quando l’hostess gliene ha trovato uno libero, l’uomo, che viaggiava con la moglie, ha aggredito un dipendente dell’aeroporto che tentava di convincerlo, finché il comandante lo ha allontanato dal velivolo e lo ha lasciato a terra. L’episodio è accaduto sul volo Blue Air da Lamezia Terme a Torino. La polizia è salita a bordo e ha invitato il passeggero a lasciare l’aereo. Anche la moglie è scesa. Alla fine il volo è decollato con oltre mezz’ora di ritardo.
Erano il terrore di farmacisti e portieri di notte nella zona nord di Torino. Ora i tre rapinatori sono nelle mani dei carabinieri. Si tratta di una coppia di fidanzati, 40 anni lui e lei 26 anni, che sono agli arresti con l’accusa di rapina aggravata, e di un complice denunciato. Quando restavano al verde impugnavano coltello e cacciavite, si travisavano con sciarpe o mascherine antismog e rapinavano farmacie e alberghi. Cinque i colpi solo tra il 4 e il 7 giugno. I militari della compagnia Oltre Dora li hanno identificati grazie alle telecamere di sorveglianza.