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Grigliata non autorizzata nel dormitorio

Arrestato per resistenza un cittadino rumeno, denunciato un moldavo
Martedì mattina, poco dopo le 9 del mattino, gli agenti della Squadra Volante intervengono in una struttura
abbandonata di via Stradella per la segnalazione della presenza di persone nell’edificio dal quale fuoriesce
anche del fumo.
Una volta all’interno della struttura, i poliziotti riscontrano la presenza di due uomini intenti a grigliare nel
cortile dell’edificio abbandonato, immobile utilizzato dai due come dormitorio.
A seguito di accertamenti è emerge che entrambi sono gravati da precedenti di polizia e uno dei due, un
cittadino moldavo di 35 anni è inottemperante a un ordine del Questore di abbandonare il territorio italiano
motivo per il quale viene denunciato in stato di libertà.
Durante le fasi del controllo, l’altra persona presente, un cittadino rumeno di 34 anni, non solo minaccia e
offende i poliziotti ma danneggia con un calcio il rivestimento interno di una portiera dell’auto di servizio. Le
minacce da parte dell’uomo proseguono poi anche in ufficio quando il trentaquattrenne viene stato
arrestato per resistenza a P.U. e danneggiamento.

Scoperta (e denunciata) la signora delle truffe

I Carabinieri della Stazione di Cuneo hanno denunciato una donna 68 enne, residente nel torinese, ritenuta responsabile di diverse truffe consumate ai danni di esercenti locali delle centralissime via Roma e Corso Nizza di Cuneo.

Grazie ad alcune segnalazioni raccolte dai Carabinieri di quartiereda parte dei commercianti del luogo, i militari accertavano che la donna, tra il mese luglio 2017 e lo scorso mese di febbraio, era riuscita a carpire la fiducia di almeno 8 esercenti locali,utilizzando sempre lo stesso stratagemma: si accreditava qualificandosi come moglie di un noto professionista del posto e acquisita una certa confidenza, chiedeva al negoziante, sapendo che non sarebbe stato possibile utilizzare tale strumento, di procedere al pagamento dei suoi acquisti con la carta “American express”.

Ricevuta la risposta negativa, la donna fingeva di contattare telefonicamente il proprio marito per chiedergli la disponibilità di soldi in contanti da portarle in negozio e contestualmente chiedeva al commerciante di ricevere una cospicua somma di denaro qualeresto per la banconota di grosso taglio che avrebbe asseritamente di lì a poco utilizzato per concludere il pagamento. Rassicurato dalla convincente credibilità mostrata dalla donna, il commerciante consegnava nelle sue mani il denaro richiesto eveniva invitato a spostarsi con la merce fuori dal negozio perattendere l’arrivo del marito a cui consegnare gli acquisti e ricevere da questi la promessa banconota di grosso taglio; nello stesso frangente la donna si allontanava con la scusa di dover sbrigare altre commissioni.

Ovviamente il negoziante attendeva invano il fantomatico marito dalla truffatrice che nel frattempo faceva perdere le sue tracce.

Un raggiro sicuramente ben collaudato che la donna realizzavaormai da tempo, fino a quando i Carabinieri della Stazione di Cuneo non sono riusciti a risalire alla sua identità, denunciandola.

Tenta di rapinare e violentare una ragazza. Ma i carabinieri lo arrestano

 I Carabinieri della Compagnia di Ivrea hanno arrestato a Strambino (To) un romeno di 31 anni, senza fissa dimora, per lesioni personali, tentata rapina e violenza sessuale.


La vicenda risale a giovedì sera, nel Comune di Romano Canavese, quando una 27enne, intorno alle ore 20,30, mentre tornava a casa dal lavoro a piedi, in  un’area boschiva per accorciare il tragitto, è stata aggredita alle spalle dal romeno nel tentativo di rapinarla. La donna è caduta a terra ed è stata colpitapiù volte con schiaffi e pugni dall’aggressore. La vittima si è difesa con coraggio e con tutte le sue forze ma alla fine l’uomo l’ha immobilizzata e le ha sfilato i pantaloni per violentarla.

Ad un certo punto il suo telefono ha iniziato a squillare e il suo aggressore si è spaventato. La donna si è rivestita ed è scappata ma prima il romeno l’ha minacciata: <<Ho il tuo numero di telefono non denunciarmi >>.

Le urla della vittima in fuga, sconvolta e sanguinante al volto, hanno attirato l’attenzione di alcuni residenti che, dopo averla soccorsa, hanno chiamato la centrale operativa dei carabinieri. Le immediate ricerche dell’aggressore da parte delle pattuglie di Strambino e Ivrea hanno permesso di arrestarlo mentre camminava nel centro di Strambino. L’uomo è stato anche sanzionato per aver violato le misure di contenimento relative all’emergenza Coronavirus. La donna, soccorsa da personale sanitario, è stata trasportata all’Ospedale di Ivrea dove le hanno riscontrato un trauma facciale e la frattura del setto nasale.

 

 

Nursing Up dona 4.000 tute anticontaminazione

Realizzate  in Tyvek certificate UE. Per le regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna De Palma: “Impresa titanica trovarle ma ce l’abbiamo fatta”

 Sono pronte per la consegna 4.000 tute regolamentari ad alto contenimento in Tyvek con certificato UE 2016/425 donate dal sindacato degli infermieri Nursing Up alle regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. I dispositivi di protezione individuale sono attualmente in consegna, come indicato dalle regioni interessate, presso i seguenti magazzini unici: per il Piemonte presso la ASL To 3 di Grugliasco, per la Lombardia presso l’AREU di Rho e per l’Emilia Romagna presso il Coopservice di Reggio Emilia.

“È stata un’impresa titanica ma alla fine ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti a reperire 4.000 tute certificate secondo il Regolamento UE. Nursing Up le ha trovate per dare una mano concretamente ai colleghi che stanno mettendo a repentaglio la propria vita sul fronte. Bastano solo per le regioni più coinvolte, noi le abbiamo cercate per tutte, ma questi DPI sono estremamente contingentati e quindi siamo stati costretti ad inviarli dove c’è più urgenza. Scovare le tute giuste con riportati i codici specifici a garanzia di tenuta contro agenti biologici e virus, vi assicuro, è stata una vera e propria impresa”. Così il presidente Nursing Up Antonio De Palma annuncia l’iniziativa benefica.

Nonostante una preliminare sfiancante attività di ricerca durante la quale non si riusciva a trovarle, lo stesso De Palma ha deciso di occuparsene personalmente. “Se all’inizio sembrava non esserci speranza, visto che i depositi risultavano completamente sforniti di presidi con barriera contro agenti infettivi bollinata EN 14126 – racconta – non mi sono rassegnato. Con un occhio ai fusi orari, ho cercato giorno e notte anche all’estero e alla fine ce l’ho fatta. Effettuato l’ordine e aspettato trepidante la conferma, ogni minuto che trascorreva la speranza di poterle acquistare sembrava affievolirsi”.

Le difficoltà di reperimento sono dovute, com’è comprensibile che sia, al fatto che centinaia di migliaia di enti sanitari in tutto il mondo ne stanno facendo richiesta per l’emergenza. Ma alla fine l’attesa è stata premiata e ieri finalmente il sindacato ha onorato i costi, e nei prossimi giorni le tute a norma verranno consegnate in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Abbiamo già concordato le modalità di consegna e ora i presidi dovranno solo essere recapitati. Alle tute, che sono per tutti, si aggiunge per gli iscritti Nursing Up la polizza RC colpa grave. Si tratta di una protezione preziosa riservata agli operatori sanitari associati, anche a chi è in servizio presso i reparti Covid.

“Le nostre tute di protezione rappresentano solo un piccolo contributo – sottolinea De Palma – in questo momento di grave emergenza, ma sono felice che il sindacato che mi onoro di presiedere sia riuscito a dare una mano concreta a salvaguardare la salute degli operatori sanitari sul fronte”. “Lo abbiamo fatto a vantaggio di tutti coloro che potranno utilizzarle – ribadisce – e non solo per i nostri associati. Perché per noi infermieri la vita è il bene più prezioso, abbiamo nel nostro DNA la centralità e la cura della persona. E questo gesto vuol essere il nostro modo per proteggere la gente”.

Colpisce con una pentola la convivente incinta: arrestato

Martedì notte, poco prima delle due, gli agenti della Squadra Volante sono intervenuti in un stabile del quartiere Barriera Milano per la segnalazione di una lite in famiglia
Giunti sul posto, i poliziotti hanno appurato che l’abitazione era soqquadro, con abiti e suppellettili per
terra. In casa c’era una donna, in stato di gravidanza avanzato, che presentava una ferita alla nuca. Insieme
alla donna, c’era anche un uomo che ai poliziotti si è presentato in stato d’ira e intento a insultare la donna.
Dal racconto di quest’ultima, è emerso che quanto accaduto poco prima era stato l’ultimo di numerosi
episodi di violenza, oltre che di vessazione, della quale era vittima da tempo, a causa di alcuni dei quali
aveva dovuto far ricorso a cure mediche. Episodi che avevano generato nella donna un vissuto avvilente non
più sopportabile.
Per quanto riguarda l’intervento in questione, la donna ha raccontato che dopo essere rientrata in casa era
stata da subito insultata dal suo compagno, offese che si erano trasformate in minacce. L’uomo, un italiano
di 38 anni, aveva poi preso una pentola d’acciaio e colpito più volte la sua compagna, l’ultima delle quali al
capo. Le percosse avevano provocato alla vittima, oltre ferita alla nuca, diverse contusioni.
L’uomo, con precedenti di polizia a carico, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia.

Clienti mangiano al tavolo. Chiusura immediata del ristorante

Nei giorni scorsi agenti del Commissariato Barriera Milano hanno arrestato per spaccio due cittadini stranieri

Sono stati sorpresi mentre stavano mangiando in compagnia all’interno di un ristorante di corso Palermo gestito da un cittadino senegalese. Mercoledì pomeriggio, gli agenti del commissariato, insieme a personale della Divisione PAS, si sono recati presso l’esercizio per contestare le violazioni in relazioni all’emergenza COVID-19 e hanno constatato che il locale era aperto con due avventori all’interno che stavano mangiando. Alla luce di quanto emerso, il locale è stato sottoposto a immediata chiusura provvisoria per 5 giorni.

Banche chiuse e bancomat vuoti nei paesi di montagna

Non solo gli Istituti di credito hanno chiuso molti uffici e filiali nei Comuni montani nelle ultime settimane, a causa dell’emergenza sanitaria. Molte banche hanno anche smesso di ricaricare i bancomat e le cassette di sicurezza non sono accessibili

Uncem (Unione comunità ed enti montani) continua a ricevere lettere di Sindaci indignati, non informati delle chiusure così come gli utenti. “Almeno un giorno o due la settimana le filiali potevano essere lasciate aperte – commenta Marco Bussone, Presidente Uncem, che ha scritto una nuova lettera stamani all’Abi, ai banchieri, al Ministro Gualtieri – Invece le banche più grandi in particolare hanno bloccato pure i bancomat, non ricaricandoli. Per avere qualche soldo in tasca, dai Comuni montani bisogna fare chilometri lungo la valle per un prelievo. E così anche per i depositi da parte di esercenti e altri operatori. Questa azione unilaterale non va assolutamente bene e non agevola i cittadini. Il rischio evocato dai Sindaci è che queste chiusure non siano temporanee, ma definitive. Ne abbiamo viste troppe negli ultimi anni e non vorremmo ne seguissero altre al termine dell’emergenza sanitaria”.

Uncem ha anche chiesto agli Istituti di Credito, in un nuovo “patto” da scrivere con i territori, di offrire gratuitamente i Pos a tutti gli esercizi commerciali delle aree montane, eliminando il canone e calmierando le commissioni. “Sarebbe un atto di attenzione per i territori – spiega ancora Bussone – che agevolerebbe gli operatori e i cittadini”

Garantivano cura contro il virus: denunciati

Una sorta di “ricetta” con la quale promettevano di curare il “coronavirus”

Questo si erano inventati P.F., settantenne e M.C.L. sessantenne, amministratori di una società di Peschiera Borromeo, nel milanese, da anni nel campo dei prodotti farmaceutici e degli integratori, denunciati dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di una vasta operazione.

Oltre 170.000 i prodotti parafarmaceutici e gli integratori sequestrati dai Finanzieri del Gruppo Torino che hanno condotto le indagini coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, Dott.ssa Tiziana SICILIANO coordinatrice del VI Dipartimento “Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro” e dal Dott. Mauro Clerici.

Le indagini hanno appurato come la coppia pubblicizzasse sul sito della società un vero e proprio “protocollo medico”, da loro ideato, il quale prevedeva la somministrazione di integratori che, sommati ad altre terapie non meglio specificate, avrebbero garantito una cura efficace contro il “Coronavirus”.

Ovviamente, di quanto reclamizzato dai due soggetti non si è rilevata alcuna fondatezza, ma solo una vera e propria frode in commercio, resa ancor più riprovevole visto il momento storico che il Paese sta attraversando.

La coppia, marito e moglie, già nota alle cronache per essere stati arresati per una vicenda che li aveva visti protagonisti per esercizio abusivo della professione medica e somministrazione di farmaci guasti o imperfetti, aveva ideato un ricettario medico che di medico e curativo aveva ben poco, soprattutto perché, per ora, una cura efficace contro il coronavirus non esiste.

I Finanzieri hanno oscurato i siti web della società nonché le pagine di un noto social network dove, tra l’altro, si esortavano gli utenti “…a leggere con attenzione e condividere…” i vari consigli medico-terapeutici, dispensati da P.F. in materia di “coronavirus”. È bene ricordare che P.F. medico non è.

Parte degli integratori e dei prodotti parafarmaceutici “cautelati” dai militari erano destinarti al mercato europeo, visto che la società coinvolta nell’indagine annoverava clienti in Francia, Austria, Germania e Svizzera.

Non solo cure mediche contro il coronavirus; gli inquirenti nel corso dell’operazione hanno anche scoperto come la coppia pubblicizzasse, con l’occasione, protocolli medici da seguire per contrastare anche forme gravi di patologie il tutto senza avere i titoli per esercitare la professione medica.

Cadavere nell’appartamento trovato dal 118

Nel pomeriggio di mercoledì, la Sala Operativa della Questura di Vercelli inviava due equipaggi della Squadra Volante poiché personale del 118 aveva rinvenuto il cadavere di un uomo all’interno di un appartamento

L’alloggio si presentava in disordine e in pessimo stato igienico sanitario.

Al suo interno gli operatori identificavano un cinquantenne vercellese con evidenti problemi psichiatrici.

Nella salone dell’appartamento, sdraiato sopra al divano, veniva rinvenuto il cadavere di un uomo che appariva in avanzato stato di decomposizione, con tracce ematiche vicino al naso e alla bocca, motivo per cui non potendo escludere, in una prima fase, che si trattasse di azione violenta, interveniva sul posto anche la Squadra Mobile e la Polizia Scientifica.

Si precisa che a trovare il cadavere era stata l’Operatrice Socio Sanitaria che assiste quotidianamente il soggetto psichiatrico, la quale, mentre si stava occupando di riordinare la casa, sentiva uno sgradevole odore, motivo per cui decideva di controllare la sala da pranzo e, una volta aperta la porta, notava la presenza di un uomo, adagiato su un letto, che non dava segni di vita.

Il medico legale, nel frattempo giunto sul posto, dopo aver ispezionato il cadavere, ipotizzava che il decesso potesse essere avvenuto per cause naturali.

Gli Agenti riuscivano ad indentificare il deceduto, privo di documenti, che presentava due tatuaggi ben visibili, per un cinquantasettenne torinese con numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio.

Allo stato, in attesa dei risultati dell’autopsia disposta dall’A.G., sono in corso indagini per valutare il perchè l’uomo fosse ospitato in quell’appartamento e più in generale del legame che legava il morto con il proprietario di casa.

Si segnala, infine, che l’appartamento veniva sequestrato e il soggetto psichiatrico affidato al suo tutore giudiziale.

 

 

Al Maria Pia Hospital maschere da snorkeling trasformate in respiratori

La sperimentazione avvenuta su un primo paziente ha dato esiti positivi e adesso,  grazie alla generosità dell’azienda produttrice, nella struttura piemontese  si aspettano altre 20 maschere

 Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il SSN che fa parte di GVM Care & Research, è la prima struttura ospedaliera in Piemonte a servirsi delle maschere da snorkeling full face, prodotte da una nota azienda di articoli sportivi e riadattate, grazie al genio di brillanti menti italiane, in respiratori per pazienti Covid. La prima di queste maschere Anticovid, che era stata regalata a Maria Pia Hospital dal dott. Claudio Zanon dell’Ospedale Valduce di Como, è stata sperimentata su un paziente con ottimi risultati e adesso la struttura è in attesa di riceverne altre 20, grazie alla generosità dell’azienda produttrice.

“Queste maschere vengono impiegate sui pazienti Covid in deficit di ossigeno, ma anche sui pazienti estubati e in tuti i pazienti con polmonite di grado intermedio che non necessitano di intubazione – spiega Sebastiano Marra, Direttore del dipartimento Cardiovascolare di Maria Pia Hospital –. Il grande vantaggio di questi dispositivi è che permettono un alto flusso di ossigeno senza dispersioni: grazie alla valvola d’emergenza brevettata e stampata in 3D, utilizzano 15 litri di ossigeno al minuto contro i 30 dei respiratori tradizionali, a parità di effetti terapeutici. Inoltre, rispetto al tradizionale sistema CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), sistema di ventilazione meccanica a pressione positiva continua costituito da un pallone di plastica, rumoroso e ingombrante, queste maschere sono silenziose e più confortevoli per il paziente e permettono qualsiasi decubito, sia prono che supino, che nei pazienti con polmonite bilaterale è molto importante. Questo rappresenta un grande aiuto per tutto il personale: con i respiratori tradizionali cambiare il decubito del paziente con polmonite richiede il coinvolgimento di tre infermieri, mentre con questo sistema ne basta uno”.

Maria Pia Hospital è uno degli ospedali scelti per diventare Covid Hospital in virtù dell’esperienza trentennale maturata nella gestione delle emergenze e urgenze di cardiochirurgia e della capacità della sua Terapia Intensiva.

“Non tutte le Terapie Intensive sono adatte per accogliere paziente Covid positivi, perché la portata degli impianti di ossigeno deve essere superiore agli standard – spiega Alessandro Morteo, direttore sanitario di Maria Pia Hospital –. Prima di questa emergenza in nessun ospedale è mai stato necessario erogare così tanto ossigeno in contemporanea per così tanti pazienti. Ma di fronte a questa situazione straordinaria, e grazie all’esperienza del nostro Gruppo – GVM Care & Research – siamo stati in grado di adattare in soli 4 giorni una struttura di Alta Specialità in Cardiochirurgia in un Covid Hospital. Ad oggi abbiamo 71 pazienti, di cui 8 in terapia intensiva e 63 nei reparti di media intensità e tra pochi giorni a questi si aggiungeranno altri 27 letti, per un totale di 98 posti letto disponibili”.