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Covid, Nursind: “In emergenza le strutture si devono aprire”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Nursind Piemonte / “La battaglia si vince sul territorio , casa per casa, nonostante sia già tardi è la cosa più importante da fare”

In emergenza le strutture si devono aprire e non si devono chiudere per rastrellare personale.
Il 9 maggio scorso, su invito del Professor Ferruccio Fazio, abbiamo inviato alla Task Force regionale le indicazioni per la riorganizzazione delle cure primarie. Il documento trae origine dalle linee di indirizzo del Ministero per l’attivazione del numero europeo 116117, destinato a sostituire i numeri urbani per l’accesso alla Guardia Medica, ma sul tema non abbiamo mai avuto risposta.

Il servizio 116117 dovrebbe essere attivo 24 ore su 24, ma questa misura importantissima prevista dal 2014 dalla Conferenza Stato-Regioni, è rimasta sulla carta. Chiunque tentasse di comporre il numero scoprirebbe che non è neppure abilitato.
Non è tutto. Componendo il numero urbano di Torino, lo 011-5747 nelle fasce orarie diurne, rispondono operatori tecnici che a fronte di una richiesta non possono fare null’altro che invitare l’utenza a contattare il 112 (che a sua volta inoltrerà al servizio di emergenza sanitaria);

Se TUTTI i professionisti del territorio fossero coordinati da un’unica cabina di regia facente capo al 116117 i risultati sarebbero diversi: tanto per cominciare eviteremmo che i cittadini debbano districarsi in una giungla di numeri, rimbalzando tra numeri verdi e centralini del 112, con multipli passaggi telefonici prima di riuscire finalmente a parlare con un medico.

Questi mesi colpevolmente trascorsi nell’indolenza, avrebbero potuto servire per fornire ciò che oggi ci manca: un accesso diretto per ottenere informazioni da soggetti qualificati (medici o infermieri) e risorse impiegabili sul territorio da utilizzare per le cure a domicilio.
Un simile dispositivo richiede competenze multidisciplinari, in particolare quelle infermieristiche senza le quali nulla potrà essere riorganizzato.

Attivare immediatamente il 116117 dandone ampia pubblicità alla popolazione è quindi fondamentale, così come trasferire l’intera struttura presso il poliambulatorio di via Farinelli a Torino, dove esiste già la predisposizione delle linee telefoniche. S

È legittimo ritenere in ogni caso, che il DIRMEI istituito a giugno non sia l’interlocutore più affidabile per organizzare questo servizio, suggeriremmo di rivolgersi ai Presidenti degli Ordini Professionali di Medici e Infermieri che lavorando in sinergia nella Task Force sapranno attingere alle migliori competenze presenti tra le fila dei loro iscritti.

L’utenza deve poter contare su un accesso diretto alle informazioni e alle prestazioni senza rimbalzare tra numeri verdi o centralini di vario genere. La gestione dell’emergenza COVID19 deve avere nel 116117, attivo in modo permanente, un canale dedicato, svincolando il sistema di emergenza sanitaria territoriale per quanto possibile. È fondamentale un sistema di tracciamento che consenta una visualizzazione in remoto dei parametri vitali dei soggetti a domicilio in modo da garantire un intervento rapido. Quest’aspetto è molto difficile per l’infimo livello tecnologico delle Centrali Operative, in proposito siamo certi che la Regione avrà certamente canali dedicati per coinvolgere attivamente il Politecnico di Torino.

Minaccia noleggiatore di auto con una pistola, arrestato dai carabinieri

I carabinieri hanno arrestato un italiano di 59 anni, residente ad Alpignano, per minaccia a mano armata, detenzione illegale di un’arma rubata e ricettazione.


L’arrestato ha minacciato un noleggiatore di autovetture con una SIG Sauer calibro 9. Dopo il litigio, ilcinquantanovenne è fuggito a piedi, ma la vittima ha chiamato il 112 e l’immediato intervento dei carabinieri della stazione di Alpignano ha permesso di rintracciare il fuggitivo a casa mentre stava tentando di nascondere l’arma in cantina.

L’uomo non ha chiarito il motivo del suo gesto. La pistola, con due caricatori e relativi proiettili, è stata rubata nel 2015 in provincia di Pavia.

L’uomo è stato quindi arrestato e la pistola sequestrata sarà inviata al Ris di Parma, per verificare se sia stata utilizzata per commettere dei reati.

Ladro fa le corna alla telecamera dopo il furto. Arrestato

Dopo un furto ha guardato la telecamera e ha salutato con il gesto delle corna. L’uomo è stato identificato e arrestato.

I carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un italiano di 33 anni, di Pianezza, ritenuto responsabile di una serie di furti e di ricettazione.
Il provvedimento scaturisce da un’attività investigativa svolta dalla Stazione Carabinieri di Pianezza (TO) che, attraverso l’analisi comparativa delle registrazioni acquisite dai sistemi di videosorveglianza installati all’interno o nei pressi dei luoghi derubati, ha identificato l’autore di cinque furti verificatisi tra maggio e agosto di quest’anno ai danni di un’abitazione, ristoranti, una bocciofila e una società sportiva.
L’uomo ha rubato il denaro contante dai registratori di cassa, materiale elettronico, un debrifillatore, diversi attrezzi per il giardinaggio, dal valore complessivo di circa 1600 euro, guantoni da sci, una mountain bike e una motosega.

La polizia sgomina sodalizio mafioso nigeriano

La Polizia di Stato ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino e dal Tribunale di Bologna, su richiesta delle D.D.A. delle rispettive Procure della Repubblica, con il supporto di Eurojust, nei confronti di un vasto gruppo di cittadini nigeriani appartenenti al sodalizio criminale di stampo mafioso denominato “Viking”.

I provvedimenti restrittivi sono stati disposti all’esito di lunghe e complesse indagini svolte, in perfetto coordinamento, dalle Squadre Mobili di Torino e di Ferrara, ed hanno riguardato complessivamente 69 persone (43 provvedimenti della D.D.A. di Torino e 31 della D.D.A. di Bologna, con 5 persone colpite da entrambi i provvedimenti cautelari) delle quali 52 sono state rintracciate sul territorio nazionale.

Per la realizzazione della fase esecutiva, svolta sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, sono stati impiegati complessivamente circa 250 uomini della Polizia di Stato, con l’utilizzo di Reparti di rinforzo del controllo del territorio.

Oltre alle Squadre Mobili di Torino e Ferrara, l’attività ha coinvolto anche gli omologhi uffici delle Questure di Alessandria, Asti, Bologna, Biella, Brescia, Caserta, Firenze, Imperia, Lodi, Monza, Padova, Parma, Pavia, Savona, Verona, Venezia e Vicenza.

L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi ha consentito di sgominare l’intera consorteria criminale dei “Viking”, anche denominata “Norsemen Kclub International”, colpendo i personaggi al vertice del livello nazionale dell’organigramma, direttamente responsabili delle nuove affiliazioni, della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle piazze cittadine e dell’attività di sfruttamento della prostituzione.

Agli affiliati colpiti dalle misure cautelari vengono contestati, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.), i delitti di tentato omicidio e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, rapina, estorsione e lesioni gravissime.

Le attività investigative, avviate nel luglio del 2018, si sono sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazione, nonché articolati e dinamici servizi di diretta osservazione e pedinamento sul territorio, ed hanno consentito di individuare i vertici nazionali del cult, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria.

Le investigazioni hanno permesso di ricostruire nel dettaglio la struttura del sodalizio criminale, caratterizzato da un’organizzazione piramidale, che si connota con la presenza di un organismo operante a livello nazionale (che in Italia prende il nome di “Vatican Marine Patrol”) e di numerose articolazioni locali (dette “Marine Patrol” o “Deck”), attivi in singole città italiane, soprattutto del centro-nord.

Ogni realtà locale (che a Torino prende il nome di “Valhalla Marine” ed a Ferrara “Vatican”) presenta al vertice un capo operativo (“Executional”), che comanda il territorio di competenza coadiuvato da un organo collegiale (“Exco”) costituito da consiglieri. La struttura prevede altresì una serie di cariche cui sono assegnati specifici incarichi organizzativi (“Escape”, il responsabile del rispetto delle regole interne; “Dockman”, il tesoriere; “Pilot”, l’organizzatore delle riunioni) o operativi (“Arkman”, il vice capo operativo; “Strike chief”, il responsabile delle attività di spaccio). I capi operativi scaduti dal loro mandato costituiscono una sorta di membri onorari e si pongono in una posizione di primissimo piano nell’articolazione delle scelte criminali della consorteria.

Specularmente, a livello nazionale, sono state distintamente individuate cariche operative ed un Consiglio degli anziani (“Elders”). I vertici nazionali dell’organizzazione chiamata “Vatican Marine Patrol”, stanziati a Torino, esercitavano il loro potere anche nel capoluogo estense e prendevano ordini direttamente dal “National”, capo assoluto in Nigeria.

I contatti tra le varie articolazioni nazionali e la sede presente in Nigeria (denominata “Niger Catalina”) hanno fornito agli investigatori una chiara indicazione di come le varie “Marine Patrol” (“MP”) operanti in Europa siano saldamente legate alla “casa madre”, tanto da apparire una diretta diramazione della stessa.

L’organizzazione presenta tutti i caratteri di un’associazione di tipo mafioso, poiché connotata, anzitutto, da una precisa struttura gerarchica con ruoli e cariche ufficiali, a cui corrispondono compiti ben precisi. Le affiliazioni sono caratterizzate da atti violenti e rigidi rituali, che si traducono in un serio e concreto pericolo per la stessa vita degli aspiranti affiliati, che vengono sottoposti ad azioni brutali, all’esito delle quali manifestano l’accettazione del codice comportamentale dell’associazione e la loro fedeltà indiscussa. Altrettanto spietate sono le conseguenze previste in caso di violazione delle regole dell’organizzazione, che si traducono in sanzioni corporali talmente efferate da sfociare talora in tentativi di omicidio. La violenza rappresenta lo strumento di comunicazione privilegiato per affermare la forza dell’organizzazione sul territorio e creare lo stato di soggezione necessario per accrescere il proprio potere.

Altro aspetto di rilievo è stato individuato nella capacità dell’organizzazione di autofinanziarsi, mediante il contributo dei sodali, strumentale anche al mantenimento economico degli affiliati a vario titolo detenuti, come tipico anche delle tradizionali consorterie mafiose italiane.

Le indagini hanno infine consentito di evidenziare elementi distintivi caratteristici (il colore rosso predominante è il colore del cult), il peculiare abbigliamento degli affiliati (baschi con un simbolo di militanza da esibire con orgoglio durante le riunioni) ed una sorta di “papello” (litania) da recitare durante i riti di affiliazione.

 

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Sulla piazza torinese, il cult “Valhalla Marine” controllava e gestiva il commercio su strada di sostanze stupefacenti in alcune aree individuate – in particolare nella zona del Lungo Dora Savona, tra via Bologna ed il ponte Mosca – nonché, sempre nella stessa zona, lo sfruttamento della prostituzione di donne nigeriane.

Una delle peculiarità dell’articolazione torinese dell’associazione era rappresentata dal ruolo delle donne, le quali venivano affiliate mediante rapporti sessuali di gruppo ed assumevano l’appellativo di “Queen” o “Belle”. Costrette a pagare somme di denaro in cambio di una inesistente protezione, le “Belle” venivano sfruttate sessualmente, trasformandosi di fatto in vittime del gruppo. Tra loro si evidenziava la figura di OSAYANDE Aisha detta “One Queen”, unica delle donne ad assumere sostanzialmente la veste di associata (ed infatti raggiunta dall’imputazione dell’art. 416 bis c.p.), con l’incarico di controllare le sue connazionali sfruttate. A riprova della grave condizione cui erano sottoposte, la totalità di costoro si vedeva financo costretta a trasferirsi all’estero, per sottrarsi a tale stato.

Momento associativo fondamentale erano le riunioni periodiche che si svolgevano a cadenza settimanale all’interno di locali abitualmente frequentati dai sodali, in occasione delle quali venivano definite le linee da seguire nello svolgimento della vita associativa ed effettuati i pagamenti di quote destinate alla cassa comune o ad affrontare le spese legali degli affiliati arrestati. L’indagine ha altresì disvelato l’esistenza di una riunione annua, che vede il coinvolgimento di tutti i rappresentanti dei vari Paesi; quella fissata per il giugno 2020, in Turchia, non si è svolta a causa delle restrizioni dovute al Covid.

Sequestrati tre quintali e mezzo di frutta mal conservata

Questa mattina, nell’ambito di una serie di controlli sul territorio del quartiere Aurora, programmati a seguito di un tavolo di sicurezza promosso dalla Circoscrizione 7 e presieduto dal Vice Prefetto, indirizzati principalmente alla verifica di eventuali illiceità, la Polizia di Stato, (Commissariato Dora Vanchiglia, Reparto Mobile, Reparto Prevenzione Crimine e Nucleo Cinofili) insieme alla Polizia Municipale (Comando Porta Palazzo, Reparto Abusivismo edilizio e Reparto Operativo Speciale) ha effettuato un intervento all’interno di un palazzo in Via Noè.

Durante l’ispezione sono state verificate 53 unità immobiliari e la Polizia di Stato ha provveduto a identificare 50 persone presenti.

I tecnici di Ireti hanno riscontrato la presenza di tre allacciamenti elettrici di natura furtiva, due relativi ad abitazioni e uno a servizio di un esercizio commerciale. I contatori delle relative forniture elettriche sono stati immediatamente rimossi con conseguente interruzione della corrente.

Nei locali al piano terra, in parte destinati a magazzino per il ricovero di merce destinata alla vendita sui banchi del mercato di Porta Palazzo, gli agenti della Polizia Municipale hanno rinvenuto oltre 350 chilogrammi di frutta e verdura in cattivo stato di conservazione (322 chili di pompelmi, 32 chili di lime, 6 chili di patate dolci). La merce è stata posta sotto sequestro giudiziario in attesa di successiva distruzione. Il titolare è stato inoltre denunciato all’autorità giudiziaria oltre che sanzionato per la mancanza di idoneità dei locali.

All’interno delle parti comuni dell’edificio, l’Unità Cinofila della Polizia di Stato ha rinvenuto un quantitativo esiguo di sostanze stupefacenti.

Il Reparto Abusivismo Edilizio Polizia Municipale ha inoltre attivato l’Ufficio Tecnico del Comune per una verifica strutturale su una parte ammalorata del tetto dell’edificio danneggiato da un vecchio incendio.

Uomo sospettato di avere ucciso il compagno forse per gelosia

Dal Piemonte / Un uomo avrebbe ucciso il compagno a Casale Monferrato, in un appartamento in centro  città

L’omicidio è forse avvenuto  per motivi di gelosia.

Il 43enne originario di Cagliari, avrebbe ucciso il compagno, un artista suo coetaneo originario di  Genova.

La polizia scientifica è sul posto.

Vetrine spaccate: danni per decine di migliaia di euro

Cassonetti incendiati, vetrine spaccate e merce rubata nei negozi di Gucci, Geox e Louis Vuitton.

I danni causati dai violenti lunedì sera in via Roma e via Po ammontano a decine di migliaia di euro. Gran parte della refurtiva dei saccheggi è stata recuperata dalle forze dell’ordine.

Passante rapinato al parco del Valentino

Arrestati dalla Polizia di Stato

Lo scorso martedì sera, un cittadino straniero che stava andando a prendere un mezzo pubblico nei pressi del Parco del Valentino è stato derubato del portafogli da un senegalese ventiquattrenne che si è immediatamente dato alla fuga. La vittima cercava di recuperare il maltolto inseguendo il ladro, ma arrivato ai campetti sintetici del Parco del Valentino quest’ultimo è stato aiutato da alcuni complici, che hanno fermato la vittima colpendola con calci e pugni. L’uomo allora si è allontanato, contattando nel contempo il 112. Una pattuglia della Squadra Volante si è recata sul posto e, raccolte le descrizioni dell’autore del fatto, lo ha immediatamente rintracciato, riuscendo a fermare anche uno dei complici, un ragazzo della Guinea Equatoriale di 19 anni. Entrambi sono irregolari sul territorio nazionale ed hanno numerosissimi precedenti a loro carico per reati contro la persona ed inerenti agli stupefacenti. Inoltre, risultano entrambi colpiti dalla misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Torino. A loro carico è stata sequestrata la somma di oltre 1220 € in contanti sottoposta a sequestro, di probabile provento furtivo.

Torino, città dell’insicurezza e dell’illegalità

Sono trascorsi più di cinquant’anni dalla stesura del testo di Norberto Bobbio sulla democrazia, comparso nel decimo anniversario della Costituzione ed in cui il noto studioso affermava che “Quando parliamo di democrazia, non ci riferiamo soltanto a un insieme di istituzioni, ma indichiamo anche una generale concezione della vita.

 

Nella democrazia siamo impegnati non soltanto come cittadini aventi diritti e doveri, ma anche come uomini che debbono ispirarsi a un certo modo di vivere  e di comportarsi con se stessi e con gli altri”.

Queste parole, più che mai attuali, sono la conferma del fatto che la manifestazione tenutasi lunedì sera in centro a Torino per protesta contro il recente Dpcm del governo e sfociata in atti di teppismo e violenza rappresenta, purtroppo, la morte della democrazia. In mezzo a persone oneste, appartenenti a categorie di lavoratori che volevano esprimere il loro disagio per le recenti restrizioni decise dal governo, alla fine hanno prevalso i gesti violenti di coloro che sono stati definiti dalla sindaca di Torino “vandali” e “sciacalli”. Le moderne tecnologie oggi presenti e le videocamere dei negozi, sicuramente, riusciranno a individuare i colpevoli, ma mi domando sinceramente se non sarebbe stato possibile arginare questo gruppo di facinorosi in piazza Castello, dove la manifestazione ha preso avvio nel suo nucleo originario, prima che si infiltrasse nelle aree limitrofe, quali via Roma, via Accademia delle Scienze, dove hanno distrutto diverse vetrine di esercizi commerciali, tra cui anche quelle di bar, e scendesse verso piazza Carlo Alberto.  La seconda manifestazione di protesta, che ha avuto luogo in piazza Vittorio Veneto, e che ha visto la partecipazione di commercianti e persone appartenti a categorie con partite Iva, si è svolta, invece, in modo assai più pacifico.

In fondo, allora, tutto ciò mi porta a riflettere su una più generale mancanza di sicurezza nel nostro tessuto urbano, in cui se, da una parte, non vengono isolati facinorosi o giovani appartenenti ai centri sociali, infiltratisi in una manifestazione che aveva uno scopo ben diverso dalla violenza, dall’altra non rende possibile neanche al cittadino di sentirsi protetto nei suoi spostamenti. In tal caso, allora, lo stesso cittadino non si sentirà tutelato nell’esercizio primario della democrazia, che è imprescindibile dalla libertà di espressione del pensiero, unita alla tutela della propria sicurezza personale.

Mara Martellotta

Arrestati i teppisti, litigavano per il bottino razziato da Gucci

Il questore di Torino De Matteis li ha chiamati “professionisti del disordine”.

Tra i dieci provocatori arrestati per i disordini di ieri anche gli autori della spaccata alla vetrina di Gucci. Sono stati presi dalla Polizia  mentre stavano litigando per spartirsi il ricco bottino di borse firmate. La sindaca Chiara Appendino questa mattina si è recata a far visita ai commercianti danneggiati dai delinquenti infiltratisi proprio nella manifestazione che aveva lo scopo di difendere il commercio.