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Di fiori e di erbe. Mostra di erbari d’autore a Miradolo

“Di fiori e di erbe. Mostra di erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage” è la mostra ospitata fino al 22 giugno prossimo al castello di Miradolo

 

La mostra ospitata al castello di Miradolo fino al 22 giugno prossimo reca il titolo “Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage” e intende costruire un dialogo tra alcune pagine di erbari storici con la visione di alcuni artisti che attorno alla riflessione sulla materia e sugli elementi della natura hanno costruito opere che sono specchio del proprio tempo e del presente.

Gli erbari storici di Carlo Allioni, Basilius Bester, Carlo Lupo, Edouard Rostan, Camillo Sbarbaro , Ada e Adolfo Sella diventano controcanto alle opere di Vincenzo Agnetti, Biörn Braun, Pier Paolo Calzolari, Chiara Camoni, Adelaide Cioni, Betty Danon, Filippo De Pisis, Piero Gilardi, Wolfgang Laib, Ugo La Pietra, Christiane Lohr, Mario Merz, Helena Mirra, Richard Nonas, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Robin Rhode, Thomas Schütte, Alessandra Spranzi e Michele Zaza.

L’esposizione ospiterà oltre trenta opere provenienti da collezioni private, dal Museo Botanico dell’Università degli Studi di Padova, che conserva oltre 500 mila campioni di piante raccolte in tutto il mondo dalla fine del Settecento, dal Museo di Storia Naturale Giacomo Doria di Genova, dalla Fondazione Piero Gilardi di Torino e dal Museo Valdese di Torre Pellice. È in programma al castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo dal 22 marzo al 22 giugno prossimo ed è curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti, con la consulenza iconografica di Enrica Melossi.

Le opere presenti in mostra intendono indagare temi come la necessità dell’uomo di classificare e misurare il mondo che lo circonda non solo per conoscerlo meglio ma anche per svelare il mistero, per esorcizzare le proprie paure, la pazienza e la cura di gesti che, nell’apparente ripetizione, si scoprono differenti e ancestrali insieme, la fragilità di una materia che, nel suo mostrarsi effimera, sembra sfidare il tempo. Filippo De Pisis ha iniziato la sua carriera come botanico flâneur raccogliendo un erbario di piante essiccate formato di circa 1100 campioni raccolti in Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio dal 1907 al 1917, donato poi al museo Botanico patavino. L’accuratezza nella conoscenza e nella raccolta delle sue piante si riflette nella sua arte pittorica e in particolare nel tema dei fiori, che è stato sviluppato in numerose varianti e con le più diverse tecniche espressive. Dai più semplici e popolari ai più nobili, i fiori sono ritratti quasi sempre recisi, quindi destinati a una breve vita, simbolo della caducità della bellezza. Wolfgang Laib ha studiato medicina all’Università di Tubinga prima di dedicarsi alla pratica artistica creando sculture e installazioni che sembrano collegare passato e presente, l’effimero e l’eterno, utilizzando materiali organici semplici e altamente simbolici, come il polline. La sua più gradevole opera in polline è stata installata nell’atrio del MOmA di New York nel 2013. La contaminazione tra natura e musica si trova nella serie “Green Sounds” del 1978 dell’artista concettuale Betty Danon. Uscita volontariamente dai circuiti tradizionali dell’arte negli anni Ottanta, ha condiviso il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso la Mail Art. ‘In Kew, A conversation in green’, Adelaide Cioni, in forma di video-installazione, riporta la struttura delle piante nella Palm House dell’Orto Botanico di Londra a una forma quasi astratta. Christiane Löhr crea le sue sculture leggere e impalpabili a partire da materiali naturali, come semi, baccelli, steli erbacei, crini di cavallo raccolti spesso in spazi periferici, punto d’incontro tra l’ambiente naturale e quello urbanizzato. Erbe, bacche e fiori, ma anche argilla e ceneri determinano le tonalità naturali distintive dei lavori di Chiara Camoni, che richiamano la terra e la vegetazione che l’artista raccoglie e inserisce nelle sculture.

Nelle opere di Pier Paolo Calzolari elementi provenienti dal mondo naturale, spesso soggetti a rapido deterioramento (sale, piombo, foglie di tabacco, muschio, petali di trifoglio) sono accostati a prodotti tecnologici. Dalla metà degli anni Sessanta, i tappeti – natura sono un segno di riconoscimento del lavoro di Piero Gilardi, la cui idea generatrice scaturisce da una riflessione sulla morte della natura, intesa come metafora delle pulsioni umane. Una lettera rarissima, esposta in mostra con inediti disegni, racconta proprio la genesi delle sue opere.

Le trentatré erbe di Giuseppe Penone del 1989 sono il risultato di un’azione di frottage, calchi di erbe reali sulle quali ha agito la mano dell’artista, che raccontano in ogni tavola, una riflessione profonda del rapporto uomo-natura, dove l’impressione delle erbe dialoga autenticamente con la parola che diventa poesia, tracciata sulla struttura vegetale. Dello stesso anno le 14 tavole che compongono il ciclo “Da un erbario raccolto nel 1979 in Woga Woga, in Australia” di Mario Merz, che accosta a diversi esemplari di foglie di piante fermate sul cartoncino con adesivi a vista, la numerazione tipica della successione di Fibonacci.

Per quanto riguarda gli Erbari Storici, ricordiamo l’Erbario di Pierre Edoard Rostand, custodito nel museo Valdese di Torre Pellice, che racconta una natura in movimento fortemente legata al territorio, con le piante che emigrano, si spostano con l’uomo o spariscono. Oltre 2 mila fogli, di cui 5 esposti in mostra raccolgono gli studi botanici del medico condotto e della sua vasta corrispondenza con scambi di piante con il mondo botanico ottocentesco.

Dal farmacista e botanico tedesco Basilius Besler è esposta un’incisione originale eseguita all’acqueforte su rame e successivamente acquarellata di una tavola tratta dal suo monumentale erbario Hortus Heystettensis, una delle prime e rare raffigurazioni di fiori, dal nome del più importante orto Botanico europeo seicentesco, al di fuori dell’Italia, che aveva contribuito a realizzare come giardino di Johann Konrad Von Gemminem, principe vescovo bavarese.

Carlo Ludovico Allioni, considerato uno dei massimi esperti di scienza botanica e medica del Settecento che ha intrecciato rapporti con Carlo Linneo, per primo ha attuato una ridenominazione della flora piemontese in senso moderno, pubblicando i risultati nel trattato Flora Pedemontana del 1785, dopo ben 25 anni di elaborazione, che documenta il censimento della flora spontanea di un ’area geografica estesa per tutto l’arco alpino occidentale.

La mostra, accanto all’Erbario di Carlo Lupo, di Ada Sella e Camillo Sbarbaro, come una ideale wunderkammer, indaga le corrispondenze formali tra le opere e, soprattutto, percorre l’apparente iato che, spesso, sembra esistere tra ragione e immaginazione, tra realtà e utopia, tra ricordo e memoria, tra quotidianità e sogno. Al di fuori delle sale il parco del castello di Miradolo, con le sue essenze, specie, architetture vegetali, dialoga con l’esposizione interna. Con l’apertura della mostra sarà possibile scoprire l’ampio progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria con cui la Fondazione Cosso ha ottenuto i fondi del PNRR del bando del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea, attraverso i fondi Next Generation Eu.

L’esposizione sarà accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-Dernière pensée, dedicata al brano ‘In A Landscape’ di John Cage.

L’artista e teorico statunitense è anche stato un conoscitore di fughi, una passione, quella per la micologia, che ho ha portato a partecipare in qualità di micologo al quiz televisivo Lascia o raddoppia? e associata alla sua ricerca sonora. Nello spazio espositivo una lenta sequenza al pianoforte di note omoritmiche, separate tra loro dallo stesso intervallo, sembra sottolineare la possibilità di ascoltare e insieme di essere dentro l’ascolto in un paesaggio sonoro da osservare con attenzione, a vicino, come un quadro o le pagine un erbario. Il sistema di diffusione del suono progettato per le sale espositive costruisce lo spazio, ne muta i confini percettivi e dialoga con la dimensione visiva, in un continuo controcanto in cui la cadenza dei suoni sembra confondersi con l’incedere dei passi di chi osserva.

Parallelamente alla mostra si articolerà il progetto “Da un metro in giù “, un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circorda. In programma anche una serie sulle tematiche e sulle opere esposte in mostra “Mezz’Ora con” con Enrica Melossi.

Castello di Miradolo, via Cordonata 2, San Secondo di Pinerolo

Di erbe e di fiori

Orari sabato, domenica, lunedì dalle 10 alle 18.30.

Info 0121502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Mara Martellotta

Revocata manifestazione del Sappe davanti al carcere

E’ stata definitivamente revocata la manifestazione indetta dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per martedì 26 marzo davanti al carcere “Lorusso Cutugno” di Torino. Come spiega il Sindacato in una nota, “nella mattinata odierna la delegazione del Sappe guidata dal Segretario del Piemonte Vicente Santilli è stata ricevuta dal Provveditore Regionale Mario Antonio Galati con il quale sono state analizzate le questioni che avevano portato l’organizzazione sindacale ad annunciare la manifestazione in piazza. Il Provveditore ha compreso la concretezza delle problematiche evidenziate sull’organizzazione del lavoro, sulla gestione del personale e sul rispetto delle relazioni sindacali”. “Per queste ragioni”, commenta Santilli, “preso atto delle rassicurazioni ricevute, grazie anche alla mediazione del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, la manifestazione in piazza annunciata pe il 26 marzo è da intendersi revocata. I delegati Sappe della regione Piemonte continueranno a fornire la propria disponibilità per tutelare la posizione del personale di polizia penitenziaria ed all’occorrenza supportare anche l’Amministrazione in questo periodo di gravi difficoltà a causa della carenza di organico in tutti i settori e che sta creando notevoli disagi all’interno dei penitenziari del Distretto penitenziario piemontese”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “è positivo che la parte pubblica abbia raccolto e condiviso le problematiche e le criticità dei penitenziari piemontesi denunciate dal SAPPE e si sia impegnata ad intervenire nel breve termine, pur nella consapevolezza che servono comunque importanti determinazioni anche dipartimentali e ministeriali, da Roma, per dare una prima soluzione ai problemi penitenziari del Piemonte. Un particolare apprezzamento va anche dato al Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che, preso atto della situazione di tensione in atto, ha assunto una importante operazione di mediazione tra le parti che ha portato all’incontro di oggi e, quindi, alla revoca della manifestazione”.

Hanno rischiato grosso 4 bimbi intossicati da monossido

Sono stati intossicati da monossido di carbonio nella loro abitazione quattro bambini  e due adulti che sono stati portati in ospedale. Il fatto a Torre Mondovì, nel Cuneese. Due dei piccoli presentavano sintomi e sono stati registrati  in codice giallo ma non sono in pericolo.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

DeeJayTen, la storica corsa a Torino

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Sotto un cielo grigio, si è svolta oggi la DeeJayTen, la storica corsa organizzata da Radio Deejay. La corsa si è snodata su due percorsi diversi, rispettivamente di 10 e 5 km. 11mila partecipanti.
📸 foto Lori Barozzino www.ilTorinese.it

Le uova, i limoni, le scodelle di Casorati

Grande mostra a Palazzo Reale di Milano, sino al 29 giugno

Scoprire la più durabile essenza del mondo, scavare nel fondo, trovare il numero, la misura, il peso: numerus, mensura, pondus.” La bellezza e la perfezione della tradizione classica, la convinzione ciceroniana che “di tutte le cose, nulla è migliore e più bello del cosmo”, la visione estetica che vuole abbracciare il mondo intero attraverso la elaborazione di “numerose categorie”, come ricordava Eco sul finire del millennio scorso, molte e differenti, “espressioni non coordinate e impiegate sempre a definire sia la bontà sia la bellezza delle cose.” Sono, quelle, parole di Felice Casorati, parole e pensiero siglati nel 1949, il termine di un fantastico percorso che vede l’artista protagonista della mostra che – semplicemente – da lui prende il titolo, a Palazzo Reale di Milano (è un ritorno nel medesimo luogo dell’antologica di trentacinque anni fa) sino al 29 giugno, a cura di Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli: percorso che ne sottolinea la poetica in una selezione di capolavori conosciutissimi e altri da troppi anni rimasti nascosti, gli esempi della grafica e della scultura e della scenografia (quella inventata per il teatro di casa Gualino nella torinese via Galliari), i rapporti con le Avanguardie e le vicinanze con i panorami simbolistici, i contatti – che è bello ricercare e toccare con mano in certe opere – con la produzione di Klimt e la scuola viennese e di Cézanne, gli influssi della metodica pittura del nord della vecchia Europa. Il Casorati che è vicino al Realismo magico e vicinissimo alla tradizione figurativa del Trecento e del Quattrocento, attingendo ai volti ai momenti agli incanti ai rimandi verso i nomi illustri che più ha amato e più ha frequentato, mettendo su tela e su altri materiali non soltanto i corpi che ne fanno un gran ricercatore di femminilità – una femminilità a tratti spenta e dolorosa, pensosa e sospesa in un gesto, allineata a confronto o solitaria, muta e spoglia, disperata con quell’attimo, che si fa simbolo, della mano poggiata sul capo, anche sognatrice in un frammento di tranquillità – ma anche e soprattutto le psicologie, gli stati d’animo, gli abbandoni e la quotidianità, delle conversazioni o dei ritrovi attorno a un tavolo per una semplice colazione, tenuta pur sempre ad un livello altissimo. Per cui balza all’attenzione quell’unico esempio maschile, “Narciso”, presentato per la prima volta alla XXIII Biennale d’Arte veneziana del 1941, dalla “magra e vulnerabile nudità”, a ricordare l’antica tragedia, ambientato in uno spoglio ambiente, lui lo sguardo rivolto verso il basso su una superficie specchiante, le due ragazze dimessamente vestite, in abiti dai morti colori eguali, dai gesti precisi a indicare anche qui la loro personale disperazione, frutti di un vasto repertorio pittorico (“Narciso” avrebbe suggerito il nome per la Galleria d’arte, con sguardo su piazza Carlo Felice, ancora Torino, inaugurata nel 1960 dai Pinottini).

Quattordici stazioni, che s’intrecciano inevitabilmente con la vita del pittore e che seguono, spiegano i curatori, “la cronologia e il filo rosso dei temi pittorici – le allegorie, le maschere, le conversazioni, la malinconia” per snodarsi “tra i momenti salienti della carriera, attraverso gli ambienti che ha frequentato”, un viaggio che prende i primi passi dal “Ritratto” della sorella Elvira, con cui Casorati fu ammesso alla Biennale veneziana del 1909, appena ventiquattrenne, per terminare – “un modo per sottolineare l’importante ruolo che Milano, le sue mostre, le istituzioni culturali e le sue gallerie hanno svolto nella vita di Felice Casorati” – con un gruppo di bozzetti che testimoniano una collaborazione con il Teatro alla Scala, collaborazione iniziata nel 1942 con i bozzetti scenici e i figurini per “La donna serpente” di Alfredo Casella per arrivare ad una decina d’anni dopo, attraverso “La folla d’Orlando” di Petrassi e “Le Baccanti” di Ghedini (1948), il “Fidelio” di Beethoven e “L’amore stregone” di De Falla, dove reinventa “pittoreschi quadri scenici e vivaci costumi spagnoleggianti per i danzatori gitani.” Del 1951è “Il principe di legno”, con le musiche di Béla Bartòk e le coreografie di Aurelio Miloss.

Ben stabile nelle proprie idee, nella personale concezione artistica, lontano dai venti del Futurismo che agitavano i primi anni del Novecento, pronto a ribattere quelle accuse di inattualità e di freddezza che gli piovevano addosso dai tanti detrattori com’era pronto a rivendicare quella “armoniosa corrispondenza tra forme geometriche, tra pieni e vuoti, composizioni di forme immobili immerse in un’atmosfera rarefatta, glaciale, fatta di incantati silenzi, una pittura in bilico tra pitagorismo e platonismo, tra il mondo del numero e quello della Idea, tra l’eternità e la geometria.” Non certo un solitario, né tantomeno un isolato, un punto di riferimento semmai, per seguaci e amici e allievi, un uomo per cui Massimo Mila coniò precisissime parole, affermando che Casorati era venuto a pulire l’aria “dalla retorica carducciana, dall’estetismo dannunziano e dalla malinconia gozzaniana”, come ricorda Domenico Piraina, Direttore Cultura e Direttore di Palazzo Reale.

Attingendo in principal modo dalla GAM torinese e di Roma come dall’Archivio Casorati, da Ca’ Pesaro e dal Mart e da collezioni private, dai musei di Genova e Verona, l’itinerario casoratiano – che tocca altresì le tante città abitate a causa degli spostamenti del padre Francesco, ufficiale del Corpo d’Amministrazione, e poi il definitivo studio torinese di via Mazzini e il rifugio di Pavarolo, nella tranquillità di quelle colline su cui guarda la finestra che inquadra la sposa (dal 1931) Daphne Maugham nel suo abito blu – si snoda nei suoi esordi tra “Le vecchie”, lodato dalla critica per lo studio approfondito e la ricerca psicologica su quegli antichi volti pieni di rughe, il chiaro rimando alla “Parabola dei ciechi” di Brueghel il Vecchio di Capodimonte (“ora dipingo delle povere vecchie, con i loro scialli sbiaditi e il fardello dei loro dolori, dei loro ricordi”) e acquistato dal Governo per la GAM romana, tra “Persone” e “Le signorine” (1912), dipinto nel nuovo domicilio veronese, gli alberi di piazza Bra sullo sfondo e un chiaro richiamo alla “Primavera” botticelliana, un aria di simbolismo che circola tra le quattro figure femminili, allegoricamente intese a raffigurare la tristezza e la timidezza, la verginità e l’allegria, adagiate su un tappeto pieno d’oggetti, diversissimi tra loro, una sorta di natura morta a richiamare un’antica “vanitas”. È con il finire degli anni Dieci e con l’inizio degli anni Venti che Casorati fissa quella cifra stilistica che lo identificherà presso la critica come presso un vasto pubblico, è l’epoca delle grandi tempere, una serie di ritratti e di capolavori, tra tutti la “spettrale” “Teresa Madinelli Veronesi”, chiusa signorilmente contro l’ombra grigia del divano, con l’incombenza delle mattonelle chiaroscure del pavimento, in un ambiente dove tutto è sospensione e geometrie, “L’attesa” (1919) e “Colazione” (1919-1920), tavoli apparecchiati in un tripudio di scodelle verdi e blu e bianche, smaltate e povere, di fronte a donne che abitano nei loro silenzi più uno spazio mentale che fisico, astrattamente realistiche, in “angosciosa attesa”, anticipando quel male di vivere e quella incomunicabilità covata nel più assoluto pessimismo che altri, nei decenni successivi, andranno a scavare

E poi “Le uova sul cassettone” – che fecero la felicità di Piero Gobetti e di Lionello Venturi, “la forma amata come tale”, Piero della Francesca con la pala di Brera e Cézanne all’orizzonte (lo ritroveremo più in là, nella “Ragazza distesa (con la gonna a quadri)”, se ne ricordò anche Pier Luigi Pizzi per la scenografia del “Gioco delle parti” pirandelliano messo in scena da De Lullo nel ’63, l’anno della morte del pittore – e i limoni e le mele di un verde intenso screziate di rosso, e quel punto inarrivabile d’arte che è “Silvana Cenni”, nome fantastico e immaginario – s’è ipotizzato che il personaggio ritratto sia la pittrice Nella Marchesini, allieva di Casorati e frequentatrice dello studio negli anni ’20 -, un omaggio novecentesco alla grandezza di Piero e del suo “Polittico della Misericordia” di Sansepolcro, donna e divinità, “donna fantasma” ieraticamente intesa, poggiata a quello sfondo che potrebbero essere i collinari Cappuccini. E, nell’attraversare le sale, tra lampi di bellezza, le maschere e le armature, i rapporti con i Gualino e i tre ritratti familiari allineati l’uno a fianco all’altro (bellissimo il giovane Renato, poco più che decenne, pettinatura alla paggio, contro i tendaggi di un rosa acceso, mentre a lato s’apre uno spiraglio abitato che ancora rimanda alla pittura del maestro di Borgo Sanseplocro), il ritratto di “Raja” (1924-25, un ampio drappo decorato a proteggere la ballerina tra una prova e l’altra mentre un’allieva alle sue spalle ha sparso sulla dormeuse verde fogli e quaderni d’appunti) e “L’annunciazione” del ’27, le Conversazioni platoniche e La Primavera della Pittura, che dà spazio al rinnovamento della pittura di Casorati, in cui “le figure appaiono immerse in un luminoso tonalismo atmosferico, che non ha però nulla di naturalistico”, come dimostra “Ragazze a Nervi” (1930), quadro che è figure femminili e marina e natura morta (imperturbabili le uova e il limone) e ancora dialogo silenzioso, di sguardi e di parole non dette; le Figure melanconiche, nella metà degli anni Trenta, la picassiana “Donna con manto“ e la “Donna davanti alla tavola” (una ragazza a petto nudo, un segno ancora di infelicità, alle sue spalle un martello catini bottiglie, poveri oggetti di casa), i Capolavori degli anni Trenta (tra tutti, “Le sorelle Pontorno” del 1938), le nature morte degli anni del dopoguerra, che sono sguardi al metafisico, tra elmi e manichini, tra frammenti statuari, tra astrolabi e uova ancora, ogni frammento a far grande e irrinunciabile l’arte dell’artista.

Elio Rabbione

Nelle immagini, “Le uova sul cassettone”, 1920, tempera grassa su tavola, coll privata, Torino; “Silvana Cenni”, 1922, olio su tavola, coll privata; “Raja”, 1924-1925, tempera su tavola, coll privata; “Annunciazione”, 1927, olio su tavola, coll privata (ph Giuseppe e Luciano Malcangi); “Ritratto di Renato Gualino”, 1923-1924, olio su tavola, Viareggio, Istituto Matteucci.

Lega, presidio contro lo sportello di denuncia anti-islam

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Si è svolto in piazza Palazzo di Città un presidio organizzato dalla Lega per protestare contro l’istituzione di uno sportello anti-islamico approvato dal Comune di Torino. Durante l’evento, sono intervenuti il consigliere comunale Giuseppe Catizone, l’onorevole Elena Maccanti e l’europarlamentare Silvia Sardone, i quali hanno espresso la loro contrarietà a questa iniziativa. I relatori hanno affermato che non è necessario uno sportello di questo tipo, poiché Torino è una città multietnica che ha bisogno solo di maggior sicurezza e di un controllo più efficace da parte delle forze dell’ordine. Hanno anche sottolineato come, a loro avviso, il sindaco di Torino trascuri le esigenze dei torinesi a favore degli immigrati, in particolare quelli coinvolti in attività illecite come la delinquenza e lo spaccio. La Lega ribadisce il proprio impegno per una città sicura e accogliente, dove le priorità siano il benessere dei cittadini e la sicurezza collettiva.

FRANCESCO VALENTE

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Polizia Locale, controlli sull’autotrasporto: una multa ogni quattro. Verificati 165 bus di gite scolastiche

456 irregolarità su 1707 veicoli controllati, una media di una ogni quattro, con 30 sequestri o fermi del veicolo e 24 patenti o carte di circolazione sospese o ritirate, 31 segnalazioni ad altri enti. È il bilancio dei controlli sull’autotrasporto effettuati nell’anno 2024 dal Reparto Sicurezza Stradale Integrata della Polizia Locale di Torino.

Guardando alle voci principali, dal rapporto emerge che l’incidenza maggiore delle sanzioni rispetto ai veicoli controllati riguarda i tassisti abusivi, anche conosciuti come “kabu-kabu”, che operano nella zona di Porta Palazzo: su 43, per 30 di loro è scattata una sanzione.

Compiute verifiche anche su 27 carri attrezzi, 11 dei quali sanzionati (nel computo non rientrano i servizi del Reparto Radiomobile).

Nel settore “trasporto cose”, che comprende anche alimentari, auto pubblicitarie e ADR, su 509 veicoli fermati sono state 274 le sanzioni, per documenti di trasporto, carichi eccedenti o effettuati non correttamente, orari. Proprio il tempo trascorso alla guida è un accertamento basilare per i mezzi dotati di disco cronotachigrafo-carta digitale, perché occorre verificare i periodi di lavoro e quelli di riposo, rigidamente normati. Gli agenti del reparto si avvalgono di un lettore digitale e di un pc portatile con un programma apposito, che calcola le ore passate al volante e allerta sulle infrazioni eventualmente commesse.

Nel 2024 per i taxi, invece, su 390 veicoli fermati ci sono state 90 sanzioni; per i Noleggi con conducente su 150 veicoli 13 sanzioni; su 27 controlli, 5 verbali invece per il trasporto internazionale; 2 sanzioni su 421 veicoli controllati per le pratiche “sportello taxi”.

Nel trasporto persone nel 2024 il Reparto ha controllato in totale 165 bus (70 segnalati da istituti scolastici e 95 d’iniziativa). Quando, in caso di viaggio di istruzione, si programma la verifica, gli agenti vanno per tempo al punto di partenza e controllano che sia tutto regolare, dai tempi di guida del conducente alla cassetta di pronto soccorso, agli estintori e a tutte le dotazioni obbligatorie.

Verifiche unite all’educazione stradale: una volta seduti sull’autobus, si spiega ai ragazzi come funziona la circolazione veicolare, quali sono i suoi rischi e si controlla l’efficienza delle cinture di sicurezza, sottolineando quanto sia importante allacciarle.

Sono state accertate 36 violazioni: 16 per irregolarità nei tempi di guida e di riposo degli autisti; 3 per irregolarità nella registrazione dei dati sul cronotachigrafo; 3 per anomalie nel funzionamento del cronotachigrafo; 5 per dispositivi di equipaggiamento inefficienti; 9 per violazioni diverse.

L’iniziativa ha lo scopo di accrescere i livelli di sicurezza stradale, in base al protocollo del 2018 tra MIUR – Polizia Stradale – Polizia Locale di Torino (in seguito all’intesa del 2015 tra il Ministero dell’Istruzione ed il Ministero dell’Interno). La Polizia Stradale trasmette al Reparto Sicurezza Stradale Integrata le segnalazioni delle gite scolastiche ricevute dagli istituti di Torino, per predisporre servizi di controllo finalizzati a rendere più sicuro il trasporto in occasione della partecipazione degli studenti ai viaggi d’istruzione.

Il Reparto Sicurezza Stradale Integrata, che conta una trentina di donne e uomini della Polizia Locale, impiegati non solo nei controlli dell’autotrasporto ma anche in altri compiti specifici, organizza durante l’anno queste attività in autonomia o in forma congiunta con le sezioni territoriali. I veicoli specialistici hanno normative distinte, come nel trasporto pesante o nel trasporto persone; poi ci sono i veicoli particolari come le ambulanze, i trasporti speciali, gli ADR (trasporto su strada merci pericolose).

La circolazione secondo le regole, che va costantemente verificata, è fondamentale per la sicurezza delle strade e dei suoi utenti.

TORINO CLICK

A Moncalieri rave party anti Cpr

Ieri a Moncalieri, 1.500 giovani si sono dati appuntamento nell’ex stabilimento industriale Ilte di via Postiglione, dove hanno  organizzato un rave party. L’evento si è trasformato in una protesta contro la riapertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Torino e le nuove misure di sicurezza.

Foto di repertorio

La gestione ottimale delle nostre energie / 2

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Seconda parte 

E’ possibile trovare i modi per non essere in carenza di energie, per dosarne l’uso evitando inutili sprechi, e adottare i molti metodi attraverso i quali possiamo “ricaricare le pile”, ridando al nostro corpo e alla nostra mente la migliore efficienza possibile?

Possiamo ottenere che il nostro livello energetico sia costantemente buono, evitando inutili ed eccessivi sprechi di energia e cercando e utilizzando molteplici occasioni per riacquistare energia? Iniziamo a valutare le situazioni che ci fanno spendere inutilmente troppa energie.

E consideriamo attraverso quali comportamenti le possiamo evitare. Ansia e stress sono due condizioni in grado di far uscire da quel “serbatoio”immaginario, di cui abbiamo parlato nel precedente post, una quantità impressionante di forze.

Ci stressiamo spesso perché chiediamo troppo a noi stessi, spinti dalle nostre esagerate ambizioni, dai nostri eccessivi bisogni e dalle nostre paure, accollandoci compiti emotivi, cognitivi o sociali difficilmente tollerabili e che ci portano a un problematico dispendio di energie.

E’ necessario prenderne consapevolezza per avviare un opportuno cambiamento. Molte persone, poi, non sono neppure consapevoli di essere ansiose e del loro livello di ansia, e conducono un’esistenza continuamente accompagnata da una sorta di “sordo rumore di fondo”.

La loro ansia perenne. Stress e ansia sono i due pincipali “nemici” divoratori di energie, che spesso ci impediscono di godere appieno della nostra esistenza. Avremo modo prossimamente di dedicare alcuni articoli su questo Foglio alla gestione ottimale di ansia e stress

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it

Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.