ilTorinese

Consiglieri regionali PD e GD Torino: Semestre filtro trovata propagandistica

“Servono interventi strutturali e urgenti contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale”

 

20.11.2025 – In occasione del primo appello d’esame del semestre filtro di Medicina, i Giovani Democratici di Torino hanno presentato una mozione al Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere un intervento urgente contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale.

 Il cosiddetto semestre filtro è la prova definitiva dell’improvvisazione e dell’incompetenza con cui il Ministero dell’Università sta affrontando la crisi della formazione sanitariaUna riforma confusa, inutile e dannosa: una farsa. Non risolve nulla, non cura nulla, non cambia nulla. E soprattutto non affronta il problema vero: la mancanza drammatica di medici specialisti e di infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale. La ministra Bernini ha venduto l’abolizione del numero chiuso come una rivoluzione epocale, ma oggi – proprio oggi – migliaia di studenti sono ancora a Lingotto Fiere a fare il test di medicina. Non ha abolito niente. Ha solo illuso un’intera generazione con slogan vuoti e spot da campagna social. Il risultato? Caos, disuguaglianze e una selezione ancora più ingiusta. Servono, invece, incentivi forti per trattenere i professionisti nel pubblico, che oggi è svuotato mentre il privato recluta a condizioni migliori. Servono infermieri: in Italia ne mancano 65mila, e i corsi all’università restano con posti vacanti perché la professione è stata abbandonata, lasciata senza tutele, senza dignità e senza retribuzioni adeguate. Di tutto questo la ministra non sembra minimamente consapevole. Continua a sventolare come un trionfo le poche centinaia di posti in più a Medicina inseriti quest’anno, ma è un inganno: nella migliore delle ipotesi quei posti si tradurranno in poche centinaia di specialisti tra dieci anni, quando il fabbisogno sarà già drasticamente calato e il trend si sarà invertito” commenta Giosuè Del Peschio, rappresentante Sanità dei Giovani Democratici di Torino.

Presenti anche i Consiglieri regionali del PD Daniele Valle, Gianna Pentenero, Nadia Conticelli Simona Paonessa che hanno appunto presentato una mozione in Consiglio regionale chiedendo un intervento urgente contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale “Noi chiediamo ciò che è puro buonsenso – commentano i Consiglieri PD –ossia abolire il semestre filtro, ripristinare i fondi tagliati all’università, programmare con lungimiranza fabbisogni e specializzazioni, finanziare il SSN almeno al 7,5% del PIL, ridare dignità al lavoro degli infermieri e di tutte le professioni sanitarie. Il Consiglio Regionale del Piemonte deve farsi carico di questa battaglia e portarla al Governo. La ministra ascolti finalmente studenti, docenti, professionisti e sindacati, invece di inseguire slogan. La sanità italiana non ha bisogno di propaganda: ha bisogno di soluzioni, competenza e coraggio”.

Continua il Consigliere regionale PD Mauro Salizzoni: “Spesso sentiamo parlare di “emergenza” in sanità, ma siamo di fronte a una vera e propria trasformazione strutturale che mette alla prova la tenuta del sistema e l’universalismo delle cure sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Un sistema che forza scelte professionali al prezioso capitale umano del comparto sanitario: stiamo, infatti, osservando un numero rilevante di medici che decide di lasciare l’ospedale pubblico. Le stime ci dicono che nel solo 2024 circa 7.000 medici ospedalieri hanno dato le dimissioni e, se estendiamo lo sguardo agli ultimi 18 mesi, il numero sale a 8.000 dirigenti. Per chi resta nel sistema, anche le prospettive di crescita sono limitate: solo il 12% raggiunge il ruolo di primario e tra questi le donne sono appena il 2%. Paradossalmente, guardando al futuro remoto, rischiamo il problema opposto: con l’aumento degli accessi all’università, le proiezioni indicano un possibile surplus di oltre 220.000 medici tra il 2025 e il 2040.  A questo fenomeno si somma il fattore demografico. Nel 2025 è infatti previsto il pensionamento di 14.918 medici. Fortunatamente questo numero scenderà progressivamente, arrivando a 8.674 nel 2031 e a 4.864 nel 2040, ma nell’immediato la coincidenza tra uscite volontarie e pensionamenti crea una sfida complessa per la gestione dei reparti.

E’ fondamentale per la tenuta del sistema – conclude Salizzoni – ridurre il divario con l’Europa e ridare valore al capitale umano della nostra sanità, non con slogan, ma con politiche serie e strutturate condivise con chi, in prima linea, vive quotidianamente le sfide del nostro sistema sanitario”.

 

Daniele Valle, Vicepresidente Commissione Sanità

Mauro Salizzoni, Portavoce Commissione Sanità

Gianna Pentenero, Presidente del Gruppo PD in Consiglio regionale

Nadia Conticelli, Consigliera regionale

Simona Paonessa, Consigliera regionale

Giovani Democratici Torino

Le mitiche origini di Augusta Taurinorum

Torino, bellezza, magia e mistero   Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli

Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum

Nelle alte valli delle Alpi era usanza liberare una mucca prima di fondare una borgata; l’animale andava al pascolo tutto il giorno per poi trovare il punto in cui distendersi a terra e riposarsi. Quello sarebbe stato il luogo in cui i montanari avrebbero iniziato ad edificare il borgo: «la mucca può “sentire” cose che all’uomo sfuggono, se il posto è sicuro o meno e se di lì si irradiano energie benefiche o maligne».

Anche la fondazione di Torino potrebbe rientrare in una di tali credenze. Ma a questa versione, tutto sommato verosimile e riconducibile a qualche usanza rurale, fanno da controparte altre ipotesi, decisamente più complesse e letteralmente “divine”, poiché hanno come protagonisti proprio degli dei, Fetonte ed Eridano.  Avviciniamoci allora a queste due figure. Secondo il mito greco, Fetonte, figlio del Sole, era stato allevato dalla madre Climene senza sapere chi fosse suo padre. Quando, divenuto adolescente, ella gli rivelò di chi era figlio, il giovane volle una prova della sua nascita. Chiese al padre di lasciargli guidare il suo carro e, dopo molte esitazioni, il Sole acconsentì. Fetonte partì e incominciò a seguire la rotta tracciata sulla volta celeste. Ma ben presto fu spaventato dall’altezza alla quale si trovava. La vista degli animali raffiguranti i segni dello zodiaco gli fece paura e per la sua inesperienza abbandonò la rotta. I cavalli si imbizzarrirono e corsero all’impazzata: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea, quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che si trasformò in deserto. Gli uomini chiesero aiuto a Zeus che intervenne e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde nelle acque del fiume Eridano, identificato con il Po. Le sorelle di Fetonte,, le Eliadi, piansero afflitte e vennero trasformate dagli dei in pioppi biancheggianti. Le loro lacrime divennero ambra. Ma precisamente, dove cadde Fetonte? In Corso Massimo d’Azeglio, proprio al Parco del Valentino dove ora sorge la Fontana dei Dodici Mesi.  In un altro mito, Eridano, fratello di Osiride, divinità egizia, era un valente principe e semidio. Costretto a fuggire dall’Egitto, percorse un lungo viaggio costeggiando la Grecia e dirigendosi verso l’Italia. Dopo aver attraversato il mar Tirreno sbarcò sulle coste e conquistò l’attuale regione della Liguria, che egli chiamò così in onore del figlio Ligurio. Attraversò poi l’Appennino e si imbatté in una pianura attraversata da un fiume che gli fece tornare alla mente il Nilo. Qui fondò una città, che dedicò al dio Api, venerato sotto forma di Toro.


Un giorno Eridano partecipò ad una corsa di quadrighe, purtroppo però, quando già si trovava vicino alla meta, il principe perse il controllo dei cavalli che, fuori da ogni dominio, si avviarono verso il fiume, ed egli vi cadde, annegando.  In sua memoria il fiume venne chiamato come il principe, “Eridano”, che è, come abbiamo detto, anche l’antico nome del fiume Po, in greco Ἠριδανός (“Eridanos”), e in latino “Eridanus”.  Questa vicenda ci riporta alla nostra Torino, simboleggiata dall’immagine del Toro, come testimoniano, semplicemente, e giocosamente, i numerosissimi toret disseminati per la città. Storicamente il simbolo è riconducibile alla presenza sul territorio della tribù dei Taurini, che probabilmente avevano il loro insediamento o nella Valle di Susa, o nei pressi della confluenza tra il Po e la Dora. L’etimologia del loro nome è incerta anche se in aramaico taur assume il valore di “monte”, quindi “abitanti dei monti”. I Taurini si scontrarono prima con Annibale e poi con i Romani, infine il popolo scomparve dalle cronache storiche ma il loro nome sopravvisse, assumendo un’altra sfumatura di significato, risalente a “taurus”, che in latino significa “toro”. È indubbio che anche oggi l’animale sia caro ai Torinesi, sia a coloro che per gioco o per scaramanzia schiacciano con il tallone il bovino dorato che si trova sotto i portici di piazza San Carlo, sia a quelli vestiti color granata che incessantemente lo seguono in TV. C’è ancora un’altra spiegazione del perché Torino sorga proprio in questo preciso luogo geografico, si tratta della teoria delle “Linee Sincroniche”, sviluppata da Oberto Airaudi, che fonda, nel 1975, a Torino, il Centro Horus, il nucleo da cui poi si sviluppa la comunità Damanhur. Le Linee Sincroniche sono un sistema di comunicazione che collega tutti i corpi celesti più importanti. Sulla Terra vi sono diciotto Linee principali, connesse fra loro attraverso Linee minori; le diciotto Linee principali si riuniscono ai poli geografici in un’unica Linea, che si proietta verso l’universo. Attraverso le Linee Sincroniche viaggia tutto ciò che non ha un corpo fisico: pensieri, energie, emozioni, persino le anime. Il Sistema Sincronico si potrebbe definire, in un certo senso, il sistema nervoso dell’universo e di ogni singolo pianeta. Inoltre, grazie alle Linee Sincroniche è possibile veicolare pensieri e idee ovunque nel mondo. Esse possono essere utilizzate come riferimenti per erigere templi e chiese, come dimostra il nodo centrale in Valchiusella, detto “nodo splendente”, dove sorge, appunto, la sede principale della comunità Damanhur. Secondo gli studi di tale teoria Torino nasce sull’incrocio della Linea Sincronica verticale A (Piemonte-Baltico) e la Linea Sincronica orizzontale B (Caucaso).Vi sono poi gli storici, con una loro versione decisamente meno macchinosa, che riferiscono di insediamenti romani istituiti da Giulio Cesare, intorno al 58 a.C., su resti di villaggi preesistenti, forse proprio dei Taurini. Il presidio militare lì costituitosi prese il nome prima di “Iulia Taurinorum”, poi, nel 28 a.C, divenuto un vero e proprio “castrum”, venne chiamato, dal “princeps” romano Augusto, “Julia Augusta Taurinorum”. Il resto, come si suol dire, è storia.
Queste le spiegazioni, scegliete voi quella che più vi aggrada.

Alessia Cagnotto

Per la prima volta a Torino il Forum di Italia Patria della Bellezza

Si è svolta a Torino, presso il Museo Nazionale del Risorgimento italiano, alla presenza della vicesindaca Michela Favaro e dell’assessora alla Cultura Rosanna Purchia la quarta edizione del Forum della Bellezza, organizzato dalla Fondazione Italia Patria della Bellezza che, negli ultimi cinque anni, ha erogato un valore complessivo di circa 3,6 milioni di euro, cifra che include anche oltre 90 prestazioni pro bono. Questo risultato è stato possibile grazie al modello di adozione del bene culturale. Quello del forum è un appuntamneto in cui musei, borghi e realtà culturali, da Nord a Sud, si riuniscono per scambiarsi buone pratiche, idee e strategie, e condividere progetti realizzati con 30 agenzie di comunicazione che li hanno adottati.

“Siamo felici di aver accolto a Torino il Forum della Bellezza – ha dichiarato la Vicesindaca Michela Favaro – che valorizza le istituzioni culturali del nostro Paese, e promuove un dialogo virtuoso tra impresa, cultura e comunità. Il sostegno della Fondazione alle realtà culturali, anche attraverso le agenzie di comunicazione che mettono a disposizione di questa realtà le loro competenze creative, rappresenta un modello virtuoso di cooperazione tra il mondo della cultura e quello professionale. Come Città siamo impegnati a valorizzare il nostro patrimonio immobiliare, anche come risorsa culturale e sociale: molti dei nostri spazi pubblici diventano luoghi di creatività, lavoro e inclusione, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri e la creazione di nuove opportunità occupazionali. La bellezza è un motore di sviluppo e motore di coesione, un tema che sarà approfondito da una ricerca condotta dai Politecnici di Torino e Milano. Torino vuole continuare a essere un laboratorio di innovazione culturale e sociale, in cui cultura, lavoro e patrimonio dialogano per costruire una città sempre più viva e accogliente”.

“È stato un onore per Torino ospitare il Forum della Bellezza al Museo Internazionale del Risorgimento Italiano, luogo simbolo della nostra identità nazionale – ha dichiarato Rosanna Purchia – il Museo è uno degli esempi più significativi del nostro sistema culturale, che la Fondazione Italia Patria della Bellezza ha voluto valorizzare in questa edizione. Tra i vincitori del bando 2025 figurano altre importanti istituzioni torinesi: la Fondazione Cesare Pavese, il MAO, Museo Civico della Città di Torino e la Fondazione per la Cultura Torino, Ente Partecipato del Comune, che promuove tante delle manifestazioni della Città. Questi riconoscimenti confermano la qualità e la coesione del nostro sistema culturale, capace di fare rete tra istituzioni, fondazioni e professionisti, per valorizzare la nostra identità e renderla accessibile a tutti. Il Forum della Bellezza è stato anche un momento di riflessione e confronto su come la cultura possa essere strumento di innovazione e coesione sociale. Torino, con la sua storia, ne è una testimonianza concreta, una città che continua a investire nella bellezza come crescita e benessere per la comunità”.

Per valutare l’impatto sono stati considerati modelli che analizzano il valore trasformativo della bellezza in termini di sostenibilità, benessere, coesione sociale e sviluppo culturale. Saranno coinvolti cittadini e comunità locali per comprendere la percezione della bellezza e il senso di identità territoriale. I dati finali sono attesi per settembre 2026.

“Il Forum è stata anche l’occasione per rinnovare l’impegno condiviso verso la cultura come infrastruttura civile – ha dichiarato Alessia Del Corona Borgia, direttrice della Fondazione – dopo gli interventi istituzionali della Città di Torino, la giornata si è aperta con il dialogo di ricerca tra docenti dei Politecnici di Torino e Milano. Si è svolto un panel dedicato alle strategie di comunicazione di branding territoriale, in cui comuni e territori hanno raccontato come la bellezza possa diventare una leva di identità e sviluppo locale. L’intervento di Amalia Elvina Finzi, dal titolo ‘La bellezza distorta’, ha affrontato il tema della bellezza come valore culturale e sociale, come spesso venga contrapposta all’intelligenza e usata come etiche5tabdi genere. Attraverso esempi tratti dalla natura, dalla tecnologia e dalla matematica, le relatrice hanno dimostrato che la bellezza permea anche la scienza e l’innovazione, ma i bias culturali continuano a limitarne la percezione. La riflessione è anche un invito a superare gli stereotipi che riducono la donna a sola apparenza e a valorizzare pensiero, talento e intuizione, restituendo alla bellezza il suo ruolo autentico, libero da distorsioni e capace di generare conoscenza e progresso”.

Nel pomeriggio il focus è stato sui temi della legalità, della memoria attiva e dell’impegno civile, e sul ruolo dei musei attivi come centri vivi di conservazione e ricerca. La giornata si è arricchita di case study di comunicazione, un momento musicale a cura della Fondazione Accademia Musicale di Imola.

Mara Martellotta

Un bravo ragazzo

PRIMA ASSOLUTA PER LO SPETTACOLO DI SANTIBRIGANTI TEATRO

In occasione delle celebrazioni della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, lo spettacolo debutta a Torino il 20 e 21 novembre. Il 26 novembre invece, il talk Dallo stalking al femminicidio

 

Saranno due, quest’anno, gli appuntamenti di Santibriganti Teatro sul territorio torinese, per riflettere in occasione delle celebrazioni della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: Il primo lo spettacolo teatrale Un bravo ragazzo in anteprima assoluta per l’occasione, giovedì 20 e venerdì 21 novembre alle ore 21 al Cinema Teatro Esedra, il secondo il talk Dallo stalking al femminicidio, mercoledì 26 novembre alle 17:30 al Centro di documentazione e Biblioteca Pedagogica.

 

Entrambi gli eventi si inseriscono nel cartellone del bando T3D, Di Donne, Di Cultura, Di Quartieri, la rassegna diffusa vincitrice del Bando Circoscrizioni, che spettacolo… dal Vivo! 2025, che esplora la complessità e la profondità dell’esperienza femminile, reinterpretata nel suo intreccio altrettanto complesso con il territorio, gli spazi abitati del quotidiano della Circoscrizione 3 di Torino.

 

Un bravo ragazzo – spettacolo teatrale 

Un bravo ragazzo è la storia di una madre, una madre che parla a un figlio e di un figlio che ha fatto ciò che non si dovrebbe fare. Ma l’ha fatto. E non si può tornare indietro. Non si può fermare la mano. Ma se l’ha fatto un motivo, qualche di motivo, ci sarà: ci deve essere. Lei ne è sicura.

Lei lo sa. Lei si conosce, è una donna, e sa di cosa possono essere capaci le donne.

Deve cacciare gli incubi che la assalgono la notte. Lei non è d’accordo con quegli incubi.

Non stanno così le cose. Non sono andate così. Ripete lei. Lui non è cattivo. Lui non è malato.

Lui non è un mostro.

 

Un bravo ragazzo si inserisce nella trilogia prodotta da Santibriganti Teatro Indagare il male nata da alcune riflessioni sulle devianze protocriminali e loro sviluppi, sorgenti spesso in età adolescenziale. L’intento è appunto indagare la nascita e lo sviluppo del male, che è soprattutto maschio, perché è spropositato il divario: per una donna che si macchia, ci sono cento uomini che delinquono, feriscono, violentano, uccidono, disprezzano; considerando i fatti, più o meno gravi di cui si viene a conoscenza e quelli assai più numerosi che restano sconosciuti. L’obiettivo è sviluppare una riflessione, particolarmente forte, che si incentri su categorie e loro derive tristemente protagoniste della nostra contemporaneità. Della trilogia, oltre a Un Bravo ragazzo fanno parte: O Gesù d’amore acceso che indaga la pedofilia in ambito clericale e Io Odio che indaga attraverso “l’odiatore” il razzismo che c’è in ognuno di noi anche quando è ben nascosto.

 

Un bravo ragazzo

giovedì 20 e venerdì 21 novembre alle ore 21, Cinema Teatro Esedra, Via Pietro Bagetti 30, Torino

 

Drammaturgia Valentina Diana

Con Mariagrazia Cerra

Luci e suoni Nicola Rosboch

Scena Marco Ferrero

Ideazione e regia Maurizio Bàbuin

Con la consulenza delle psicologhe e psicoterapeute Enrica Fusaro, Monica Prastaro, Stefania Gianpaoli

 

Ingresso Eur 10,00
info e prenotazioni: booking.liberipensatori@gmail.com

 

Dallo stalking al femminicio – talk

Mercoledì 26 novembre ore 17:30, Centro di documentazione e Biblioteca Pedagogica, C.so Francia 285, Torino

 

Attraverso questo talk si vuole generare una riflessione sulle responsabilità della famiglia in relazione alla piaga dello stalking e alle sue degenerazioni fino agli estremi del femminicidio, tema fondamentale e forse ancora poco dibattuto e considerato dalla società nella sua totalità.

Il passaggio dallo stalking al femminicidio non è improvviso né imprevedibile. È spesso il culmine di un’escalation di comportamenti che hanno una radice comune: controllo e possessività.

Si tratta di un percorso di violenza che potrebbe essere interrotto molto prima: anche grazie al supporto della famiglia.

Interverranno:

Enrica Fusaro, psicologa psicoterapeuta

Monica Prastaro, psicologa psicoterapeuta

Stefania Gianpaoli, psicologa psicoterapeuta

Valentina Diana, autrice dello spettacolo teatrale “Un bravo ragazzo”

Mariagrazia Cerra, protagonista di Un bravo ragazzo

Maurizio Bàbuin, regista e ideatore della trilogia Indagare il male

 

Ingresso gratuito

info e prenotazioni: booking.liberipensatori@gmail.com

Promenade, singolare femminile

In vista ed in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2025” del 25 novembre, al “Cortile delle Arti” di via Vanchiglia, all’interno del civico numero 16, si svolgerà venerdì, sabato e domenica l’iniziativa “Promenade – Singolare femminile” con tutti gli atelier e le gallerie d’arte aperti al pubblico sino a sera. Sempre dal 21 al 23 novembre, alla Galleria “Febo e Dafne” sarà possibile visitare il progetto fotografico di Daniele Robotti e Cinzia Spriano: “Oltre il silenzio – Storie di donne che sono uscite da situazioni di violenza in famiglia”

Igino Macagno

Dracula: l’eternità fa male

Di Renato Verga

Il TPE inaugura la stagione 2025/26 con un titolo che non è soltanto un evento teatrale, ma una vera
immersione emotiva: Dracula, nuova produzione firmata dal regista Andrea De Rosa e dal
drammaturgo Fabrizio Sinisi, liberamente ispirata al romanzo di Bram Stoker. Una libertà, quella di
Sinisi e De Rosa, che non si limita ad aggiornare il mito, ma ne scardina le convenzioni, liberandolo
dalle incrostazioni gotiche più ovvie per trasformarlo in un’indagine sul desiderio d’immortalità e
sulle sue conseguenze. Qui, il vampiro non è più soltanto il conte maledetto: è un dolore
perseverante, una ferita che non si rimargina, un’ombra che ritorna.
Varcare la soglia del Teatro Astra equivale a entrare nel castello del Conte. De Rosa ha infatti
rifunzionalizzato non solo lo spazio scenico, ma l’intero edificio, trasformandolo in una cattedrale
spettrale. Si attraversa un corridoio lungo e angusto, quasi un rito di passaggio, prima di essere
inghiottiti da una sala altissima, buia, vertiginosa. La luce è ridotta all’essenziale, i suoni –
metallici, taglienti – provengono da ogni direzione in un assedio acustico che disorienta. È in questa
perdita totale di coordinate che si manifesta il primo, decisivo effetto della messinscena: uno
spaesamento che non si placa, ma si moltiplica.
Figure in lontananza sembrano proiezioni di Nosferatu; rumori e presagi scendono dall’alto; voci
disincarnate emergono dal buio come fiati di un aldilà irrisolto. Al centro, tre tavoli autoptici
evocano un obitorio senza tempo. Sul tavolo centrale giace il corpo lattiginoso di una giovane
donna, mentre sopra di lei pulsa un enorme cuore sospeso a tubi traslucidi, simili a vene ingrossate.
È in questo scenario rituale e carnale che appare il Dracula di Federica Rosellini, magnetica
interprete capace di fondere ferocia e struggimento, inquietudine e pietà. Il suo non è un mostro
terrificante, ma una creatura prigioniera della propria invincibilità: condannata a un’eternità senza
scampo, alla solitudine radicale di chi ama troppo per potersi dissolvere.
La drammaturgia di Sinisi procede con ritmo poetico: pochi dialoghi, molti monologhi che oscillano
tra canto, confessione e meditazione. Le parole diventano materia liquida che trascina lo spettatore
attraverso immagini e visioni, fino a un punto di lucidità estrema. Dracula diventa così un lungo
monologo interiore, un tentativo di decifrare cosa significhi esistere sul margine della morte, senza
poterla mai raggiungere.
Rosellini restituisce al vampiro la sua dimensione simbolica, trascendendo qualsiasi riferimento di
genere. Il suo Dracula è un’entità ferita, che ha disimparato l’umanità e non riconosce più i confini
morali o affettivi dell’uomo. Vive in una sorta di “luccicanza maledetta”, sempre troppo tardi per
amare, troppo tardi per redimersi, troppo tardi per smettere di desiderare. In questo senso, il tema
dell’immortalità diventa un monito universale: spesso comprendiamo il senso di un amore o di un
gesto quando ormai “l’orchestra ha già smesso di suonare”. L’eternità, suggerisce lo spettacolo, è
una condanna quando arriva fuori tempo massimo.
Un’altra stratificazione emerge con chiarezza: l’immortalità come risposta violenta alla paura della
morte. Il Male, nelle sue forme storiche e quotidiane, appare come figlio di questa fame di
permanenza. Il mostro è uno specchio: non fa male perché è orrendo, ma perché è terribile. La
bruttezza non uccide; la terribilità sì.
Nella parte finale, l’incontro tra Dracula e Mina – da lui creduta reincarnazione dell’amata perduta –
porta la regia verso un registro più diretto, quasi cinematografico. Le luci si aprono, il ritmo
accelera, il sangue invade la scena: ciò che prima era solo evocato diventa materia viva. È un
cambio di tono brusco, ma necessario: all’incantamento iniziale segue il risveglio.
Il Teatro Astra, privato delle sedute e rimodellato, diventa esso stesso organismo pulsante,
contenitore di un’esperienza che è immersione totale. Nel tema stagionale “Mostri”, questo Dracula
non solo si inserisce perfettamente, ma ne diventa manifesto.
Accanto alla straordinaria Rosellini e alla intensa Chiara Ferrara, convincono Michelangelo Dalisi,
Marco Divsic e Michele Eburnea. Di rara qualità il lavoro sonoro di G.U.P. Alcaro – un paesaggio
che pare respirare – e le luci di Pasquale Mari, che scolpisce il buio come fosse marmo.
De Rosa sintetizza il progetto nelle sue note: Dracula è la storia di un uomo che non riesce a
morire. Ma è anche la storia di un pubblico che accetta di guardare dentro questa impossibilità.
Evocando l’espressionismo e il barocco cinematografico, lo spettacolo attraversa mito e carne,
visione e realtà. Ne nasce un Dracula che inquieta, seduce e non consola: un viaggio nel buio che
resta addosso molto dopo essere usciti dal teatro.

Da vedere assolutamente: al Teatro Astra fino al 30 novembre.

A lezione di Grandi Eventi, il percorso formativo riservato agli studenti della SAA

A “lezione” di Grandi Eventi (in primis le Atp Finals che si sono appena concluse) con il Comune di Torino, dietro le quinte del centro di produzione Rai di via Verdi con i suoi vertici, e, ancora, scoprire i segreti del successo di realtà quali Vergnano o La Perla. Tutto pronto per il MEL 2025-2026 (Management Experience Lab), il percorso formativo adottato dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino, riservato agli oltre 2mila studenti della SAA e giunto al suo terzo anno.

E si comincia subito alla grande, il 20 novembre, in una Torino ancora fresca di Atp Finals, con il corso di Managament e Organizzazione Grandi Eventi a cura dell’assessore Comunale Mimmo Carretta e del dirigente Comunale Dario De Stefanis.

Mara Martellotta

Tenta di violentare e deruba ragazza nel bar

Una. ragazza di 23 anni era insieme a un’amica in un locale aperto 24 ore su 24 in via Tripoli, non lontano da corso IV Novembre, nel quartiere Santa Rita a Torino. Durante la serata arriva un altro gruppo di giovani, che dopo poco si unisce a loro.

A un certo punto la 23enne si isola nel bagno con uno dei ragazzi arrivati in un secondo momento. Quando l’amica nota che è passato troppo tempo e la giovane non è ancora tornata, decide di andare a controllare.

Secondo quanto riportato da La Stampa, è in quel momento che sente la ragazza gridare: «Lasciami andare, così mi violenti». Allarmata dalle urla, apre di colpo la porta del bagno e trova l’amica senza vestiti. Il presunto aggressore fugge, portandosi via la borsa della ragazza con soldi e telefono, poi abbandonata poco più avanti.

Strisce blu a pagamento in centro nei festivi durante il periodo natalizio

A Torino nel periodo natalizio, in centro (in tutte le sottozone A) il parcheggio sarà a pagamento anche nei giorni festivi. Lo ha deciso la Giunta comunale e il provvedimento riguarda il periodo dal 7 al 21 dicembre: le strisce blu saranno attive anche nelle giornate di domenica 7, 14 e 21 dicembre e lunedì 8 dicembre. La decisione, si legge in una nota di Palazzo Civico, “si propone di favorire la rotazione delle auto negli stalli in concomitanza delle aperture festive delle attività commerciali, migliorando la mobilità dell’area e supportando la rete commerciale e turistica”

Droga e munizioni sequestrate a Madonna di Campagna

La squadra mobile della polizia ha sequestrato nelle cantine del  comprensorio Le Torri di Madonna di Campagna oltre 600 grammi di hashish suddivisi in sei panetti e più di dieci proiettili di vario calibro. Sequestrati anche due monopattini rubati a una società di noleggio.