ilTorinese

Un’altra serata ‘olimpica’ a Bardonecchia con la Nazionale di Spada

 

Ancora un appuntamento olimpico a Bardonecchia che, in questi giorni, sta ospitando l’allenamento collegiale della Nazionale di Spada.

Lunedì  sera, nel foyer del Palazzo delle Feste, gli atleti azzurri con il Commissario Tecnico Dario Chiadò hanno incontrato l’Amministrazione Comunale, residenti e turisti.

Un bellissimo momento ‘a tu per tu’ con i big della specialità: a cominciare dal quartetto femminile, neo campione d’Europa, composto da Rossella Fiammingo, Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Mara Navarria e dai quattro convocati olimpici, tra gli spadisti, Davide Di Veroli, Federico Vismara, Andrea Santarelli e Gabriele Cimini.

“Grazie per essere qui – ha detto il vice sindaco Vittorio Montabone, incontrando gli Azzurri – è un privilegio ed un onore per noi ospitarvi. Speriamo davvero che vi piaccia essere qui a Bardonecchia”. “Sta diventando per noi una piacevole tradizione ospitare le squadre olimpiche” ha aggiunto Montabone, ricordando la presenza, nelle settimane scorse, della Nazionale femminile di Judo e di quella del Pentathlon. “Grazie a tutti voi e speriamo davvero che da Bardonecchia arrivi un grande in bocca al lupo”.

Anche il Commissario Tecnico della Nazionale Dario Chiadò ha ringraziato Bardonecchia per l’ospitalità di “un territorio capace di ospitarci con strutture sportive ottime”.

Gli atleti, sollecitati dalle domande di Alessia Timon, consigliere comunale ed ex atleta della Nazionale di sci alpino, hanno raccontato le loro emozioni per l’Olimpiade che li attende ed anche la forza che arriva dall’essere “una squadra solida, un gruppo molto coeso, dove si vive in uno splendido clima”.

Al termine tante foto ed un grande in bocca il lupo a tutti gli atleti dal pubblico presente.

 

Al “Concordia” Domiziano Pontone racconta Martin Scorsese

A Vigone le “olimpiadi” della birra

Le “Olimpiadi della Birra 2024”: Non una grezza gara di quantità, ma giochi di abilità, scaltrezza, conoscenza e resistenza basati sulla bevanda che tutti amiamo.

Organizzazione a cura del birrificio artigianale “PENNA NERA” a Vigone, Tennis Club / Bar TieBreak, Sabato 20 luglio 2024, dalle 10 alle 24

Celebrare e far conoscere il mondo della birra a 360°, con giochi e bevute in allegria, buon cibo, musica e tanti sorrisi.

Benvenuti alle Olimpiadi della Birra, l’evento annuale organizzato dal birrificio artigianale “PENNA NERA” che celebra il mondo della birra a 360° in  un’immersione completa nella cultura della birra artigianale, dalla conoscenza delle materie prime agli stili di birra, dal servizio impeccabile ai giochi più celebri legati a questa bevanda.

Le Olimpiadi della Birra non sono solo una gara, ma un’occasione per dimostrare la propria passione e competenza in vari aspetti del mondo birraio.

Con circa venti prove diverse, i partecipanti potranno mettere alla prova le loro abilità in tutto, dalla degustazione alla conoscenza teorica, fino alla resistenza e al divertimento, tutte caratteristiche essenziali per chi ama la birra o lavora nel settore.

Chiunque sia maggiorenne può iscriversi e partecipare alle competizioni, ma l’evento è aperto anche a chi desidera semplicemente assistere, godendosi una giornata di allegria e convivialità.

Per maggiori informazioni ed iscirzione contattaci su WhatsApp al 3336003634

PENNA NERA FB PAGE:

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EVENTO FB:

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Trieste e le ombre dei suoi fantasmi

 

Trieste, ricca di storia sul crinale carsico e crocevia di frontiere contese, è la città più settentrionale del Mediterraneo e più meridionale della Mitteleuropea. Una città “luogo dei luoghi”, protagonista dei racconti “I fantasmi di Trieste”(Bottega Errante Edizioni, 2018). L’autore, Dušan Jelinčič, giornalista della RAI e alpinista, uno degli scrittori italiani di lingua slovena più autorevoli e apprezzati, traccia una personale mappa della memoria che si intreccia con vicende misteriose e “fantasmi”. Come ogni città con un passato importante, complesso e sofferto, Trieste si porta addosso i segni di ferite mai rimarginate e di irrisolti conflitti. I luoghi di questo percorso con ampi tratti autobiografici – Jelinčič a Trieste ci è nato e vive in una casa del primo Carso, ai bordi dell’altipiano affacciato sul golfo che si apre davanti al porto e alla piazza Unità d’Italia – s’intrecciano con le persone, i protagonisti di queste storie. Nei racconti prendono corpo immagini della città vecchia, del tram di Opicina – che sale fino all’omonima frazione sull’altipiano del Carso – e dei rioni di San Giacomo, San Giovanni e San Giusto. Si sente quasi l’odore salmastro del mare e il fischiare della bora, si possono immaginare le onde che s’infrangono sul molo Audace dove nel 1914 ( quando si chiamava ancora molo San Carlo) attraccò la corazzata “Viribus Unitis”,nave ammiraglia della marina Imperiale con a bordo le salme dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia, uccisi nell’attentato di Sarajevo. Sullo stesso molo, quattro anni più tardi, giunse il cacciatorpediniere “Audace” della marina italiana. Era il 3 novembre del 1918, finiva la prima guerra mondiale e la nave che diede il nuovo nome a quella lingua di terrà in mezzo al mare, vi sbarcò un battaglione di bersaglieri. Oltre al paesaggio fisico ci sono i luoghi dell’anima e le storie di personaggi veri, come nel caso di Diego de Henriquez che morì la sera del 2 maggio del 1974 nell’incendio del suo magazzino, dove dormiva solitamente coricato dentro una bara di legno, portando con se i suoi segreti. Un personaggio straordinariamente singolare, triestino erede di una famiglia di ascendenza nobiliare spagnola, raccoglitore di ogni genere di materiale bellico e ideatore del Civico Museo della Guerra per la Pace. La sua morte lasciò molti dubbi e forse, come fa supporre il racconto di Jelinčič. Diego de Henriquez ricopiò in due dei suoi diari, prima che venissero cancellate, le scritte lasciate dai prigionieri nelle celle della Risiera di San Sabba, lo stabilimento per la pilatura del riso che i nazisti trasformarono in lager. Morì a causa di questo, vittima di un incendio doloso? Cercando tra le voci e le scritte dei morti della Risiera venne a conoscenza di verità scomode sull’unico campo di sterminio in Italia? Cosa aveva scoperto?I nomi dei collaborazionisti triestini, qualcuno divenuto poi una figura rispettata della comunità locale? Aveva dato un volto a chi, denunciando i suoi concittadini di religione ebraica, aveva contribuito a toglierli di mezzo, arricchendosi? Volti che riappaiono, come fantasmi, assumendo le sembianze in un altro racconto di un anziano seduto sul tram di Opicina che assomiglia come una goccia d’acqua ad un volto che si intravede in una foto di cinquant’anni prima accanto a Odilo Globocnik,il nazista calato a Trieste per fare della Risiera un luogo di morte. Jelinčič, nei suoi racconti parla anche delle sfide calcistiche allo stadio Grezar, intitolato al mediano triestino che perì con tutto il resto della squadra del Grande Torino nella tragedia di Superga, del vecchio bagno asburgico “La lanterna”, più noto come “El Pedocin” ( il piccolo pidocchio) dove un  muro lungo 74 metri e alto tre divide tra uomini e donne la spiaggia di ciottoli bianchi. E’ lì che l’autore, in gioventù, fece l’amara scoperta di essere considerato con disprezzo uno “sciavo”, in quanto sloveno di Trieste. Ci sono poi le storie dove il protagonista è James Joyce, che visse a lungo in città, completando la raccolta di racconti Gente di Dublino, diverse poesie oltre al dramma Esuli e ai primi tre capitoli de l’Ulisse, il libro che gli diede fama internazionale. In uno dei luoghi più belli della città, il Ponterosso che attraversa il Canal Grande, nel quartiere teresiano, un monumento in bronzo raffigura lo scrittore irlandese mentre cammina, assorto nei suoi pensieri, con un libro sottobraccio e il cappello in testa. La targa, riprendendo la “Lettera a Nora” del 1909, recita: “la mia anima è a Trieste”. Joyce, parafrasando Dušan Jelinčič, fa parte dei “fantasmi gentili”, come lo psichiatra Franco Basaglia che iniziò dal San Giovanni di Trieste la rivoluzione che portò all’abolizione degli ospedali psichiatrici con la legge 180. “La libertà è terapeutica”, venne scritto sui muri bianchi di quella “città dei matti” che rinchiudeva dietro le sbarre, con un “fine pena mai” chi era segnato dalla malattia. Grazie a Basaglia Trieste diventò la città del riscatto di tante persone, come nel caso di Olga, una “ex matta” che racconta la sua storia all’autore. I ricordi vagano e s’imbattono in Julius Kugy, l’alpinista che aveva cercato ovunque sulle alpi Giulie la Scabiosa Trenta, rarissimo fiore delle alpi slovene. Guardando l’immagine della piantina incollata su una pergamena ingiallita, la descrisse così: “..ecco la graziosa creatura di luce, sul calice d’argento finemente merlettato, vestita di bianco splendente, trapunta di tenere antere d’oro! Non era ormai una piantina, era una piccola principessa del paese dei sogni”.Kugy si era fatto costruire un organo che suonava personalmente nella chiesa di via Giustinelli. Una chiesa di proprietà della comunità armena, data in affitto ai cattolici di lingua tedesca e oggi semi abbandonata, esempio di degrado e incuria. In fondo è proprio Trieste, città di grande tradizione europea e crogiuolo di etnie, ricca di contraddizioni e oscuri sensi di colpa che si racconta in questo libro. E Dušan Jelinčič, con la sua scrittura coinvolgente, ne amplifica la voce.

Marco Travaglini

Gianna Pentenero presidente del Gruppo Pd

 I neoeletti Consiglieri regionali del Partito Democratico, nella riunione svoltasi ieri, hanno indicato come Presidente del Gruppo la candidata alla Presidenza della Regione Gianna Pentenero.

“Il ruolo che mi è stato affidato – commenta Gianna Pentenero – è la prosecuzione dell’impegno che ho profuso in campagna elettorale. Ringrazio i colleghi per avermi, ancora una volta, accordato la loro fiducia. Il Partito Democratico porterà avanti un’opposizione seria, responsabile e inflessibile e attraverso proposte alternative e concrete costruirà nei prossimi cinque anni le basi per tornare al governo della Regione”.

“Un sincero in bocca al lupo a Gianna Pentenero per il suo nuovo incarico di Presidente del Gruppo consiliare del PD. I piemontesi si aspettano da tutti noi un’opposizione intransigente e costruttiva a partire dai temi che hanno caratterizzato il lavoro degli ultimi anni e la campagna elettorale come la difesa della sanità pubblica” dichiara il Segretario Regionale del Partito Democratico, Domenico Rossi.

“Con Gianna, le colleghe e i colleghi consiglieri – aggiunge Rossi – ci sarà un lavoro comune che terrà insieme le attività del gruppo e quelle del partito nelle istituzioni e sul territorio. Insieme alle altre forze di opposizione abbiamo il compito e sentiamo fortemente la responsabilità di costruire un’alternativa che torni a governare la nostra regione”.

Renato Rascel, l’attore che nacque “per caso” a Torino

STORIE PIEMONTESI: a cura di CrPiemonte – Medium /   

Il 2 gennaio del 1991, moriva dopo una lunga malattia Renato Rascel, nome d’arte di Renato Ranucci

di Marco Travaglini

Artista incredibilmente versatile, indimenticabile protagonista del teatro leggero italiano, nella sua lunga carriera di attore, comico, cantautore e ballerino si cimentò in moltissimi ruoli. In molti, tra i non più giovanissimi, lo ricorderanno protagonista di moltissimi spettacoli dalla rivista alla commedia musicale, dall’intrattenimento televisivo e radiofonico all’operetta e al teatro.

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La sigla della trasmissione tv I racconti di Padre Brown

Non tutti sanno però che nacque “casualmente” a Torino il 27 aprile 1912, durante una tournée della compagnia di cui facevano parte i suoi genitori, il cantante di operetta Cesare Ranucci e la ballerina classica Paola Massa, artisti di opera comica che lavorarono anche con il grande Ettore Petrolini.

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Il Corazziere del 1961

Il piccolo Renato passò così i primi giorni di vita in una cesta dietro le quinte dove i genitori, a turno, si prendevano cura di lui tra una scena e l’altra. Venne poi battezzato a Roma, nella basilica di San Pietro per volontà del padre “che volle confermare la sua romanità risalente a sette generazioni”.

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Una vecchia locandina

Nascendo in una famiglia d’artisti fu normale che anche Renato sentisse il richiamo della scena e così, fin da piccolo, si ritrovò a calcare i palcoscenici di compagnie filodrammatiche e teatrali. A 10 anni entrò a far parte come soprano nel coro delle voci bianche della Cappella Sistina. Grazie alla sua travolgente simpatia e a un innato talento fece tutta la trafila dalla gavetta al successo.

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Le più belle canzoni

Suonò la batteria, ballava il tip-tap, si esibì come cantante, debuttò nel 1934 vestendo gli abiti di Sigismondo ne “Al Cavallino bianco” l’operetta più nota e popolare dopo la “Vedova Allegra”. L’esperienza lo portò a inventare un suo personaggio che lo rese riconoscibile al grande pubblico. La bassa statura e il fisico esile gli suggerirono la celebre, esilarante e surreale interpretazione del Corazziere.

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Rascel nelle vesti del Corazziere

Elaborò sketch e canzoni diventate pietre miliari della rivista, al fianco di attori e autori come Garinei e Giovannini. Con la sua compagnia teatrale mise in scena nel 1952 uno spettacolo — “Attanasio cavallo vanesio” — che ottenne un clamoroso successo, confermandolo tra i più amati beniamini del pubblico italiano. Un successo bissato con “Alvaro piuttosto corsaro”, “Tobia la candida spia”, “Un paio d’ali”, girando per i teatri di una Italia desiderosa di svago e divertimento.

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Rascel cantante

Si cimentò nel cinema con i suoi personaggi senza tralasciare ruoli più impegnati come ne “Il cappotto” (tratto da un racconto di Gogol’) con la regia di Alberto Lattuada e “Policarpo ufficiale di scrittura”, diretto dal torinese Mario Soldati. Rascel fu anche protagonista di una grande e commovente interpretazione nei panni del mendicante cieco Bartimeo nel “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.

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Renato Rascel nei panni di Padre Brown

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Un primo piano di Renato Rascel

Rascel scrisse anche molte canzoni, alcune delle quali riscossero un successo che varcò i confini nazionali entrando a far parte del nostro repertorio popolare come “Arrivederci Roma”, “Romantica” ( con la quale trionfò al Festival di Sanremo nel 1960), “Te voglio bene tanto tanto”, “E’ arrivata la bufera”. I ragazzini della mia generazione lo ricordano in televisione con la veste talare del protagonista de “I racconti di padre Brown”, sceneggiato prodotto e messo in onda dalla Rai nel 1970. Risale a quello stesso anno la sua ultima interpretazione in una commedia musicale di Garinei e Giovannini (Alleluja brava gente) dove Rascel ebbe l’onere di sostituire all’ultimo istante il famosissimo Domenico Modugno con un giovane Gigi Proietti, pressoché sconosciuto al pubblico.

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Rascel con Giacobetti, Chiusano e la Mannucci del Quartetto Cetra nel 1970

Una carriera lunga e ricca che lo vide al tempo stesso innovatore e rappresentante autentico della storia nobilmente popolare della commedia italiana. Una vicenda umana e artistica che, ancora oggi, molti ricordano con affetto e riconoscenza.

Terra Madre Salone del Gusto, una nuova relazione con la natura

Terra Madre Salone del Gusto 2024 avrà luogo a Parco Dora dal 26 al 30 settembre prossimi e si pone nella condizione di individuare una nuova prospettiva, una nuova relazione con la natura.

Organizzata da Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte, con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, del Ministero del Turismo e del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e Italian Trade Agency, la quindicesima edizione del Salone del Gusto pone l’accento sul creare una nuova relazione con la natura, attraverso il cibo, l’elemento più importante che ci conduce alla terra. Il claim scelto quest’anno è “We are nature”.

Questo percorso è il frutto di riflessioni che Slow Food ha avviato e condiviso a livello italiano e internazionale con la rete di soci, produttori, artigiani, pastori, pescatori e istituzioni sue partner in quasi quaranta anni di storia dell’associazione ( Slow Food nasce in Italia nel 1986) e in venti anni di Terra Madre.

“Sono trascorsi venti anni dalla prima edizione di Terra Madre – spiega il sindaco di Torino Stefano Lo Russo – un periodo in cui la manifestazione è cresciuta diventando un punto di incontro delle comunità del cibo di tutto il mondo. Per l’edizione 2024 Terra Madre e il Salone del Gusto hanno scelto di darsi appuntamento a Parco Dora, una cornice non solo adatta a ospitare grandi eventi, ma anche uno dei simboli della rigenerazione urbana e della contaminazione tra culture diverse in questa città. La Città di Torino avrà come sempre un suo spazio per presentare le tante iniziative e i progetti legati al tema del cibo, da quelli di studio a quelli di cittadinanza attiva per sostenere l’economia circolare e combattere lo spreco alimentare. Il cibo è un tema importantissimo che ha anche un’incidenza trasversale su tutta la nostra comunità . Per essere buono deve essere sostenibile ed etico. Terra Madre e Slow Food ci danno appuntamento per rinnovare questa riflessione, oggi più preziosa che mai”.

“Da venti anni Terra Madre è preziosa occasione di dibattito, conoscenza e cultura sui temi del cibo e della sostenibilità alimentare – affermano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo Paolo Bongioanni – Si tratta di un appuntamento cresciuto nel tempo che consente a Torino di accogliere migliaia di delegati e affrontare ad altissimo livello una delle problematiche più cogenti dell’umanità. Quest’anno la manifestazione sarà l’occasione per riunire il Tavolo nazionale sui sistemi Alimentari, cui parteciperanno esperti della filiera Agroalimentare italiana insieme alle principali città italiane, per delineare la posizione del nostro Paese su cibo, sostenibilità e sicurezza alimentare a livello internazionale”.

“Con una situazione demografica a livello planetario che, in questi ultimi venti anni, ha portato un incremento della popolazione mondiale di 1,5 milioni di individui, e una crisi climatica galoppante, oggi è più che mai necessario unire le forze per far fronte a questo stato di cose – ha dichiarato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ricordando l’appello per inserire l’educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado.

“Con una classe dirigente sorda e sempre più in balia degli interessi economici delle multinazionali o dei grandi fondi di investimento, noi crediamo che il cambiamento possa avvenire ancora dal basso. Ma per far sì che ciò si realizzi, è necessario che la società civile sia informata e avveduta su tutte le possibili e innumerevoli connessioni che, partendo dal cibo, si legano al benessere degli individui e alla salute del pianeta. In questa edizione Terra Madre vorrà promuovere una sana educazione e una più profonda conoscenza del comparto alimentare e delle dinamiche che ne sottendono. Solo attraverso questo percorso sarà possibile creare la consapevolezza di essere natura, consegnando un futuro diverso e migliore alle nuove generazioni”.

Ad aprire la conferenza di presentazione della quindicesima edizione del Salone del Gusto è stato Giacomo Portas, presidente di Environment Park, uno dei luoghi, oltre Parco Dora, cuore pulsante della manifestazione, che ospiteranno alcuni appuntamenti del palinsesto insieme a Cascina Fossata, Nuvola Lavazza e Eataly del Lingotto. Al catalogo degli espositori che è già online, insieme a una prima tranche del programma di conferenze, laboratori del gusto e appuntamenti a tavola, si aggiungeranno nei prossimi mesi presentazioni e degustazioni, gli appuntamenti organizzati negli spazi dei partner e delle istituzioni ( tutte le Regioni italiane saranno rappresentate), e gli eventi OFF organizzati in città le quali possono contribuire con le proposte da parte di circoscrizioni, associazioni, enti culturali e ricreativi.

Tra le tematiche centrali la riflessione sulle principali questioni di attualità, come la crisi climatica, il ruolo delle multinazionali nel sistema alimentare, la giustizia lungo la filiera del cibo, il futuro delle aree interne e delle terre alte, al possibilità di nutrire l’umanità attraverso modelli agricoli capaci di rispettare la natura, grazie al contributo di nomi di fama internazionale e alle testimonianze dei produttori.

MARA MARTELLOTTA

Forti, fortissimi! Le fortificazioni del Piemonte, storia e promozione turistica: un ricco programma di eventi

Da luglio al via il programma che mette in luce le numerose iniziative turistico-culturali di 5 siti fortificati del Piemonte e che culminerà con la seconda edizione di

FORTI FORTISSIMI! il 21 e 22 settembre

Nel 2024 si rinnova l’impegno per la valorizzazione del sistema delle fortificazioni piemontesi, declinando la visione più ampia e di lungo termine della Regione Piemonte e della Fondazione Compagnia di San Paolo, che hanno individuato nel ricco e differenziato patrimonio fortificato un asset strategico per la promozione turistica dei territori attraverso la cultura.

 

«Forti Piemonte – ha sottolineato Marina Chiarelli, Assessore regionale alla Cultura, Turismo e Sport – è un progetto di valorizzazione delle fortificazioni piemontesi, che con la loro storia e le loro architetture imponenti, sono oggi motore di sviluppo e di innovazione, capaci di offrire esperienze culturali di altissimo livello. Un patrimonio che ci ricorda la storia millenaria del nostro Piemonte ed è destinato non solo ad attrarre un pubblico internazionale, ma anche a far riscoprire a noi stessi luoghi che spesso sono rimasti nell’ombra».

«Siamo convinti che la valorizzazione del nostro patrimonio culturale sia un fondamentale driver di sviluppo sostenibile per i luoghi e per le loro comunità – dichiara Matteo Bagnasco, Responsabile dell’Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo. – Perché questo avvenga è tuttavia fondamentale agire in una prospettiva di cooperazione, concertazione e partecipazione di tutti gli attori che vivono, animano e gestiscono i territori, valorizzando le reti e i network e operando in un’ottica sistemica. Proprio partendo da questi assunti, abbiamo sviluppato in accordo con la Regione Piemonte il piano di valorizzazione culturale del sistema delle fortificazioni piemontesi, che, con questa seconda annualità, consolida le finalità e il percorso avviato lo scorso anno in una prospettiva di sviluppo di un’offerta turistica integrata e sostenibile del nostro straordinario patrimonio fortificato. In particolare, quest’anno siamo lieti che ad entrare a far parte del progetto “Forti Piemonte” vi sia anche “Le Strade dei Forti”, che abbiamo selezionato e sostenuto nell’ambito del Bando “In Luce_ valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori”, intervento pluriennale della Missione Creare Attrattività dell’Obiettivo Cultura per il sostegno al patrimonio culturale diffuso sui territori».

 

Ricco è il programma di valorizzazione 2024 che vedrà protagonisti, oltre ai forti di Exilles, Fenestrelle, Gavi e Vinadio, già coinvolti lo scorso anno, anche l’Opera 5 di Moiola (CN), un’opera in caverna, tra le più grandi del cuneese, facente parte di un più ampio sistema difensivo di fortini costruito tra il 1940 e 1940 in Valle Sturae il progetto Le Strade dei Forti nato dalla volontà di valorizzare il paesaggio fortificato del Pinerolese. Fra le iniziative turistico-culturali che animeranno i siti a partire dal mese di luglio, musica, spettacoli, visite guidate e tanto altro. Sarà avviato anche uno speciale gioco a premi per incentivare la visita e la partecipazione alle attività previste in tutte le fortificazioni coinvolte. Un fitto calendario che culminerà il 21 e 22 settembre con la seconda edizione del weekend “Forti Fortissimi!”.

A coordinare l’intera iniziativa sempre la Fondazione Artea, in collaborazione con Associazione Abbonamento Musei, Fondazione Piemonte dal VivoVisit Piemonte, con il supporto di entiassociazioni e stakeholders locali, direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione e nell’animazione dei forti.

 

Fra le novità di quest’anno, la presentazione della brand identity “Forti Piemonte” che condensa in un logotipo e in un’immagine coordinata l’identità del sistema di valorizzazione in funzione di un efficace posizionamento.

 

«Dopo il successo del 2023 di Forti Fortissimi! che ha visto più di 3.000 presenze in un solo weekend e coinvolto un pubblico eterogeneo, anche straniero, – dichiara Davide De Luca, Direttore della Fondazione Artea – continua il nostro impegno a sostegno della cultura e della valorizzazione di luoghi e territori. Siamo molto soddisfatti del grande interessamento che ha ricevuto il bando, coordinato con AIAP – Associazione italiana design della comunicazione visiva, per la creazione del logo e dell’immagine coordinata del sistema di valorizzazione a cui hanno partecipato 95 professioniste e professionisti della grafica, del design e della comunicazione di tutta Italia».

 

Vincitore del bando è risultato il raggruppamento composto da Giulia Bardelli, Andrea Guccini e Michele Pastore (Studio But Maybe) con il progetto “Forti Piemonte”: lo scudo, simbolo millenario di difesa, subisce una rivoluzionaria scomposizione, da elemento marcatamente militare, si evolve in una rappresentazione moderna e aperta, conservando la sua essenza di riconoscibilità che richiama l’immaginario dell’araldica. Questo processo di destrutturazione dell’antico simbolo apre la strada a una nuova interpretazione visiva. Il monogramma risultante rivela linee contemporanee, pulite e riconoscibili, sposando storia e modernità in un’unica rappresentazione iconica capace di rinnovare l’immagine tradizionale delle fortificazioni piemontesi. Da questo elemento viene progettato il logotipo, costituito dalla dicitura “Forti Piemonte”.

 

In un’ottica di sistema e di comunicazione integrata, per il 2024 il progetto di valorizzazione Forti Piemonte prevede una campagna di promozione e valorizzazione dei siti coinvolti e delle attività da loro organizzate nei mesi estivi e si concluderà con la seconda edizione dell’iniziativa “Forti Fortissimi! Un weekend alla scoperta delle fortificazioni piemontesi”: sabato 21 e domenica 22 settembre le cinque fortezze piemontesi si uniranno in un unico circuito museale e culturale diffuso con proposte pensate per un pubblico diversificato di visitatori e turisti e che vedrà protagonisti, tra gli altri, grandi nomi del teatro, come Umberto Galimberti e Lella Costa.

Per l’occasione, le attività saranno rese maggiormente accessibili dal servizio di navetta andata-ritorno da Torino.

 

Informazioni e programma completo su www.fondazioneartea.org

A Torino prosegue “Quartiere Pulito”

Riceviamo e pubblichiamo – Prosegue incessante il progetto “Quartiere Pulito” promosso da PRO.CIVI.CO.S. OdV volontari della Comunità di Scientology, iniziativa che dall’anno scorso è in convenzione per Lavori di Pubblica Utilità.
Dall’inizio dell”anno ogni Domenica, quando il meteo lo ha consentito, sono state svolte attività di protezione e miglioramento dell’ambiente incentrate principalmente, ma non solo sull’area di Borgo Vittoria dove l’associazione ha sede e dove gli abitanti sono ormai abituati ad incontrare i volontari all’opera.
Ci ispiriamo al buon senso civico, come descritto nella guida intitolata La Via della Felicità, di L. Ron Hubbard – spiega Giorgio, uno dei volontari “tutor” che assiste le persone assegnate per LPU – Cerchiamo innanzitutto di mettere in pratica noi per primi quelle indicazioni di sana e rispettosa convivenza, poi di trasmetterle ad altri dando semplicemente il buon esempio. Non si vuole insegnare nulla a nessuno; solo ricordare il fatto che se ognuno tratta bene se stesso e ciò che lo circonda, possiamo davvero migliorare le cose per tutti.
Iniziato Domenica scorsa l’intervento ha interessato corso Venezia, via Valprato, parco Peccei, via Cigna, via Cervino, via Gressoney e proseguirà Domenica 14 luglio con ritrovo aperto a tutti a partire dalle 09:30 in via Villar, 2.

Giachino: “Tutta Torino appoggi Urso sul rilancio dell’auto”

“Chi vuole stare in mezzo tra Tavares e Urso fa un danno a Torino e al Paese.
 
Molto bello l’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Urso alla manifestazione del 125* anniversario della nascita della FIAT che ha giustamente ricordato quanto il Paese sia stato unito attorno al rilancio della FIAT nel dopoguerra.
Dal Sindaco Peyron al Presidente della Provincia Grosso , tutta Torino e tutto il Paese fece la sua parte perché il Paese ripartisse dopo le distruzioni della guerra. Attorno alla FIAT , la fabbrica delle fabbriche, nacquero tante aziende dell’indotto e grazie alle autostrade e ai trafori autostradali ci fu il boom economico e l’aumento del benessere. Gli operai del cuneese o del Sud poterono far studiare i propri figli ed erano in grado di acquistare l’auto che producevano.
Torino divenne la capitale industriale del Paese.
Non aver difeso l’industria dell’auto e’ stato un errore grave, delle amministrazioni comunali di Torino, non aver fatto nulla di fronte al calo della produzione di auto dal 1.900.000 dell’epoca Ghidella, l’ultimo grande manager del settore , alle 460.000 vetture prodotte in Italia lo scorso anno ha rappresentato un caso di distruzione industriale unico in Europa.
Ora con i soldi del fondo Giorgetti nato da una mia iniziativa sfociata nella Mozione Molinari, la grande scelta del Governo Meloni di usare quei fondi per riportare la produzione a 1 milione di auto l’anno, salvando così l’indotto.
Ecco perché Torino, dal sindacato al Comune , dai partiti alla Chiesa dovrebbero sostenere il Piano del Ministro Urso, l’unico che può rilanciare Mirafiori e tutto il settore auto come abbiamo fatto per la TAV.
 
Mino Giachino 
Responsabile piemontese trasporti di FDI