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Formazione per Agenti di Polizia Locale neo-assunti

Ha preso il via ieri il 95° Corso di Formazione per gli agenti di Polizia Locale neo-assunti, presso la Scuola di Polizia Locale “R. Bussi” di Torino. Il corso, promosso dalla Regione Piemonte in collaborazione con la Città di Torino, è organizzato e gestito dalla Polizia Locale di Torino e si svolgerà fino al 12 novembre 2024.


L’assessore regionale alla Polizia Locale, 
Enrico Bussalino,  ha inaugurato le attività formative. “L’obiettivo di questo corso è di fornire agli agenti neo-assunti tutte le competenze necessarie per affrontare con professionalità le sfide quotidiane del loro lavoro. La formazione continua è fondamentale per garantire una Polizia Locale competente e pronta a rispondere alle esigenze dei cittadini – ha sottolineato l’assessore regionale, Enrico Bussalino -. Solo attraverso un lavoro congiunto tra la Regione e gli Enti locali possiamo assicurarci che gli Agenti siano adeguatamente preparati e supportati per affrontare le complesse esigenze delle nostre comunità. La Regione Piemonte vuole essere sempre più vicina ai comuni, non solo attraverso iniziative formative come questa, ma anche attraverso bandi ed erogazioni di contributi destinati ai corpi di Polizia Locale.”

Il programma del corso prevede 360 ore di formazione, suddivise in 239 ore di lezioni teoriche e 121 ore di esercitazioni pratiche. Gli argomenti trattati spaziano dall’ordinamento della polizia municipale alla gestione dei conflitti, dalle normative sulla sicurezza alla pratica delle tecniche operative. Al termine del corso, gli allievi dovranno sostenere un esame finale previsto per l’11 novembre 2024.

“Auguro a tutti i partecipanti un percorso formativo ricco e proficuo, certo che sapranno mettere in pratica quanto appreso a beneficio delle comunità che andranno a servire,” – ha concluso l’assessore Bussalino.

Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio “sotto accusa”

Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

 

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

Progettata nel 1817 e terminata nel 1825, Piazza Vittorio Veneto, è uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi di Torino.
Passeggiando per limmenso spiazzo o camminando distratti sotto i portici mentre si osservano le vetrine, quasi non ci si accorge che latmosfera muta seguendo il sole: di giorno pare dessere su unimmensa terrazza che si affaccia sul Po e sul verde della collina, di sera ci si ritrova in un salotto borghese, aggraziatamente illuminato dai lampioni impero con braccio a cornucopia, edificati negli anni Sessanta, e ridondande di risate e chiacchiericcio.
Chissà se anche i ragazzi e le ragazze che indossavano velette o redingote si rivolgevano alla zona con lappellativo familiare di Piazza Vitto, ma quel che di sicuro non è cambiato da allora, sia che si tratti degli adolescenti del primo Novecento, o della giovanissima Gen Z, è che in questo enorme spiazzo porticato si veniva e si continua a venire- per gozzovigliare e spettegolare.
Lo dimostrano i numerosi locali oggi presenti sul territorio, quali La Drogheria, Soho o il Tr3nd, perennemente strabordanti di ragazzi chiassosi e comitive spensierate, ma lo testimoniano anche i bar storici, molti dei quali non sono più presenti sul territorio, ma hanno accolto i grandi personaggi torinesi prima che il loro nome fosse impresso nella Storia, e chissà se Gioberti avrà mai pianto damore al Gran Corso o da Biffi, oppure se un serioso Gobetti avrà mai alzato troppo il gomito presso il Caffè del Gas, pioniere dellilluminazione a idrogeno.


I tempi cambiano, le città si modernizzano, ma per fortuna certe cose non possono cambiare. Ce lo ricorda limmortale Caffè Elena, aperto da circa 130 anni dal 1889- interamente decorato in stile liberty, il famigerato bar in cui Giuseppe Carpano ha messo a punto la ricetta del suo Vermouth motivo per cui sulla porta dingresso campeggia la storica insegna originale in vetro del Vermut Carpano dellOttocento-.
Tuttavia oggi non vi parlo, cari lettori, di Piazza Vittorio come luogo più chiacchieratodi Torino, la nomino in questa lista di articoli perché tale località sfoggia un suo particolare primato, anche se non è quello che ogni ogni torinese ha sentito dire almeno una volta nella sua vita, ossia che Piazza Vittorio è la piazza più grande dEuropa.
Mi spiace deludervi, gentili compatrioti, ma non temete, c’è la soluzione anche per questa spinosa disputa.
La verità è che i primati sono questione di dettagli, come continua ad insegnarci questa società sempre più volta alla competizione ed al primeggiare ad ogni costo.
La nostra Piazza Vitto-benché ampia 39.960 mq (360 metri di lunghezza e 111 metri di larghezza massimi)- non è né la più estesa dEuropa, né tantomeno la più vasta di Torino il record appartiene a Piazza della Repubblica- il suo primato è più specifico: si tratta dello slargo dotato di porticipiù grande del Vecchio Continente.
Quindi, amici Torinesi, se qualcuno osasse mai contraddirci in tal senso, inneggiando alle mastodontiche dimensioni di altri luoghi, come ad esempio Piazza della Parata di Varsavia, Piazza Carlo di Borbone a Caserta, Place de la Concorde a Parigi o ancora Karlovo náměstí, la piazza più grande di Praga, siate pronti a replicare con puntualità.
Al di là dei record, ed evitando le ovvie quanto scontate battute sul sempiterno desiderio di gareggiare in dimensioni – aspetto tenuto in gran considerazione già dalle torri dei comuni medievali fino ai SUV oggi parcheggiati in seconda fila- è opportuno sottolineare il grande valore storico-artistico, ambientale e architettonico del luogo.
Piazza Vittorio Veneto, così nominata dal 1919, volendo onorare la località legata alla vittoria nella prima guerra mondiale -in origine intitolata a Vittorio Emanuele I- è un perfetto esempio di soluzione edilizia neoclassica, stile più che presente nellestetica del capoluogo, oltre al Liberty e al Barocco.
La piazza rappresenta inoltre un brillante accomodamento progettuale atto a risolvere il problema del raccordo con l’esedra barocca di Via Po e il forte dislivello tra i due capi del medesimo spiazzo. È larchitetto Giuseppe Frizzi, a partire dagli anni Venti dellOttocento, a redigere un disegno ben strutturato, basato su cortili in comune tra più proprietà, ospitanti originariamente rimesse, scuderie, laboratori artigiani, progetto a cui dobbiamo lattuale aspetto del luogo. Detto in modo più semplice, larguto architetto riesce a nascondere visivamente il fatto che, da via Po al ponte, esiste un dislivello di sette metri.
Quello che attualmente si presenta come uno dei cuori pulsanti della movidadella città, nonché esempio di eleganza e sciccheria, sia a livello edilizio che di avventori, un tempo era un territorio poco salubre, destinato a barcaioli e lavandaie. Ma si sa dai diamanti non nasce niente, dal letame nascon i fior.

Tutto ha inizio nel lontano 1663, con la costruzione della Contrada di Po, progetto che però non conduce a grandi miglioramenti; è necessario attendere i numerosi interventi che si succedono dai primi decenni dellOttocento, che interessano personalità come Claude-Yves Joseph La Ramée Pertinchamp, Ernesto Melano (1792-1867), per arrivare poi allassetto definitivo, ideato appunto da Giuseppe Frizzi.
Altra peculiarità del luogo è il suo collegamento, tramite il ponte Vittorio Emanuele I, alla Gran Madre di Dio, uno dei principali luoghi di culto della città, costruito su esempio del Pantheon romano, anchesso, come la dirimpettaia piazza, in stile neoclassico.
Per la gran parte del XIX secolo tuttavia la zona viene utilizzata principalmente per scopi prettamente militari, soprattutto in epoca fascista, quando lampio spazio è considerato più che opportuno per le adunanze dellesercito.
Purtroppo è necessario ricordare anche i momenti meno gloriosi della storia: nonostante la bellezza del territorio e la valenza aggregativa per la cittadinanza, sappiamo che la violenza della guerra non ha scrupoli per niente e nessuno, così tra il 1942 e il 1943 i bombardamenti distruggono la maggior parte degli edifici, sia quelli abitatiti sia le strutture commerciali, che tuttavia verranno poi ricostruiti in epoca più recente.
Oltre alla gloria apportata dal suo primato indiscusso, la piazza si arricchisce di dettagli e aneddoti storici, che ne esaltano ulteriormente linsito valore, come comprova il pilastro presente al numero civico 12, su cui è annotato il ricordo dellastronomo Giovanni Plana, qui deceduto nel 1864, oppure la lapide situata al numero civico 23, posta in alto tra due finestre e dedicata alla rimembranza del soggiorno torinese del poeta romantico-risorgimentale Giovanni Prati.
Per diversi anni, prima che anche festeggiare divenisse qualcosa di così complicato, la piazza è stata sede centrale dei grandi Carnevali del capoluogo, capeggiati da Gianduja, la maschera torinese per eccellenza. Particolarmente noto resta lanno 1886, quando si svolge il Terzo Congresso delle Maschere italiane, evento caratterizzato da giostre, padiglioni, cortei mascherati. La gran macchina delle feste resiste in piazza Vittorio fino agli anni Ottanta del Novecento, quando si inizia a decidere che la felicità può essere dannosa per larredo urbano, le grandi processioni dapprima vengono spostate, per valorizzare larchitettura del luogo, in seguito vengono quasi del tutto soppresse per altre motivazioni che non è il caso di approfondire.
Anche lo stesso Farò” – o Falò– della Festa Patronale di San Giovanni un tempo si svolgeva qui, invece che nella sede attuale altrettanto spettacolare- di Piazza Castello.
Restano lì in piazza per ora- i fuochi artificiali accesi sempre durante la festa del Patrono, lungo il tratto del fiume Po, essi illuminano rombanti il Monte dei Cappuccini, il ponte, limmensa Piazza Vittorio, accendono gli sguardi di chi ancora si vuole stupire dei colori che fluttuano nel cielo notturno, ravvivano una città unica nel suo genere, che, come tutte le dame, talvolta si fa impaurire dagli anni che passano, e si dimentica di difendere la sua sempiterna bellezza.

 

Bonus condizionatori 2024, modalità e requisiti

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Le agevolazioni fiscali a cui è possibile accedere con il bonus condizionatori permettono di ottenere delle detrazioni fiscali che oscillano tra il 50% ed il 70%, a seconda dell’intervento che si sta effettuando in casa.

Per poter beneficiare delle detrazioni fiscali nel momento in cui si installano questi apparecchi è possibile accedere ad una serie di misure. Vediamo quali sono: bonus ristrutturazioni edilizie: permette di ottenere una detrazione Irpef del 50%; bonus mobili: 50%; ecobonus: 65%; superbonus: 70%.

Ogni singola misura ha delle caratteristiche diverse, con particolari massimali, al cui interno non sono contenute esclusivamente le spese sostenute per acquistare ed installare i condizionatori, ma tengono conto dei costi complessivi sostenuti dal contribuente per quel determinato intervento.

Le famiglie hanno la possibilità di accedere al bonus condizionatori a seguito di una ristrutturazione o manutenzione straordinaria dell’immobile. L’agevolazione, in questo caso, spetta nel caso in cui dovessero essere installati dei condizionatori nuovi a pompa di calore, che permettono di ottenere un risparmio energetico.

Attraverso questa misura è possibile accedere ad una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta, entro il limite massimo – per intero intervento – di 96.000 euro per immobile. La detrazione Irpef viene plasmata in dieci rate annuali di pari importo.

I condizionatori che vengono installati non devono essere necessariamente abilitati al riscaldamento invernale. Ma è necessario che venga rilasciato l’apposito attestato di conformità e il libretto d’impianto.

Il bonus mobili costituisce una valida alternativa per sostituire i condizionatori di casa. L’agevolazione, però, è strettamente legata ad un precedente intervento di ristrutturazione edilizia o di manutenzione straordinaria. Anche in questo caso è prevista una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta per acquistare i mobili e il condizionatore, ma con un limite massimo di 5.000 euro.

È importante, infine, sottolineare che la detrazione Irpef al 50% viene riconosciuta esclusivamente quando viene installato un condizionatore in classe energetica superiore (almeno A+) in occasione di una ristrutturazione edilizia straordinaria.

Il bonus condizionatori può rientrare all’interno dell’Ecobonus nel caso in cui il contribuente decida di sostituire una caldaia a gas con un climatizzatore che permette di evitare l’utilizzo del gas. Stiamo parlando, in altre parole, di un apparecchio che possa essere utilizzato per il raffrescamento ed il riscaldamento attraverso i radiatori.

L’Ecobonus permette di ottenere una detrazione Irpef del 65% della spesa sostenuta, entro il limite massimo di 46.154 euro, che deve essere suddivisa in dieci rate annuali di pari importo. Per poter accedere all’agevolazione è necessario ottenere l’asseverazione di un tecnico abilitato e la scheda informativa degli interventi che sono stati realizzati, dove devono essere riportati: gli importi dei costi sostenuti; il risparmio energetico ottenuto (tramite attestato di prestazione energetica); i dati catastali e personali di chi detrae la spesa.

È necessario che il nuovo condizionatore appartenga ad una classe energetica superiore (A+++). La detrazione fiscale spetta unicamente nel caso in cui il contribuente decida di acquistare un climatizzatore con pompa di calore utilizzabile sia per la climatizzazione estiva che invernale. Deve essere sostituito un vecchio impianto.

Attraverso il superbonus è possibile ottenere il bonus condizionatore. In questo caso la detrazione Irpef è al 70% sul costo sostenuto per acquistare o installare degli impianti di climatizzazione, anche quando prevedono la sostituzione dell’intero impianto.

I costi ammessi sono unicamente quelli effettuati all’interno di uno degli interventi trainanti del superbonus, come ad esempio l’isolamento delle superfici verticali o orizzontali, che vengono effettuati nei condomini. È necessario che l’installazione del condizionatore garantisca il miglioramento di due classi energetiche certificate attraverso l’Ape.

Nei castelli della Valle d’Aosta tra dame e cavalieri

Sembra una fortezza inespugnabile il castello di Fénis con la doppia cinta muraria merlata e le torrette di guardia munite di feritoie ma in realtà non è mai stato assediato e mai si sono visti eserciti nemici attaccare le sue mura.

Non è stato costruito come centro difensivo ma piuttosto per essere una residenza sfarzosa e ben protetta: così volle la nobile famiglia Challant che visse per tanti anni al suo interno. Avvicinandosi al castello colpisce il fatto che, contrariamente a tanti altri castelli eretti per scopi difensivi, quello di Fénis non si trova su un monte o su un’alta collina ma su una lieve altura circondata da prati e vigneti. È un gran bel castello medievale, uno dei più belli d’Italia, che ogni anno viene visitato da oltre 80.000 persone. Lasciarselo sfuggire transitando per la Valle d’Aosta sarebbe un vero peccato. Più che ad arcieri e soldati dobbiamo immaginare un via vai di cavalieri, dame e principesse nelle sale del castello fino al cortile affrescato con San Giorgio che uccide il drago, tra preziosi affreschi, enormi camini, scaloni e simboli del potere.
Ma è anche l’incredibile storia di un castello che a un certo punto viene abbandonato e trasformato perfino in una stalla prima di essere sottoposto a un lungo e accurato restauro. Il castello di Fénis, a 17 chilometri da Aosta, fu sia fortificazione sia residenza signorile: i Challant, oltre a rafforzare l’apparato difensivo, abbellirono il maniero con eleganti decorazioni pittoriche, aggiunsero una sala d’armi e i dipinti dell’Annunciazione e di San Cristoforo attribuiti a pittori della bottega del torinese Giacomo Jaquerio e datati 1425-30. C’è il refettorio per soldati e servitori, la cucina e la dispensa mentre al primo piano si trovano la cappella, la sala da pranzo dei signori e la sala di giustizia. Nel 1716 il castello, appartenuto fino a quell’anno ai Challant, fu ceduto ai conti di Saluzzo Paesana. Fu in questo periodo che ebbe inizio il degrado del castello che divenne un edificio agricolo con stalle, depositi e magazzini per i viveri. Alfredo d’Andrade lo riportò all’antico splendore. L’architetto portoghese, naturalizzato italiano, acquistò il castello di Fénis alla fine dell’Ottocento e lo donò allo Stato dopo averlo restaurato. Oggi è di proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Tra feste e tradizioni locali il piccolo comune di Fénis,1700 abitanti, offre ai turisti un calendario ricco di eventi anche dopo l’estate. A fine settembre “Castello in fiera” con mercatini, musica e intrattenimenti all’esterno e all’interno del maniero e a ottobre sarà la volta della rassegna dedicata alla castagna. Gli Challant conducono le danze anche al castello di Aymavilles, a dieci chilometri da Aosta, su una collina circondata da vigneti in Valle Cogne. Imponente, elegante e torreggiante, domina dalla sommità di un’altura la valle centrale e da lassù si ammirano il castello reale di Sarre, residenza di caccia dei Savoia, e il fiabesco castello di Saint-Pierre che aprirà al pubblico il prossimo anno. In origine Aymavilles era circondato da una cinta muraria, oggi scomparsa e sostituita da giardini e aiuole fiorite. Assoluta novità di quest’estate, il maniero è stato aperto al pubblico a maggio dopo oltre dieci anni di restauri. Il primo riferimento storico del castello risale al 1207 e dal Trecento, con il passaggio dai Savoia agli Challant, nobile famiglia della Valle d’Aosta, l’edificio subisce, tra medioevo e barocco, grandi trasformazioni. Il nuovo maniero, realizzato all’inizio del Quattrocento, fu sopraelevato, ai quattro angoli furono costruite delle torri semicircolari e fu scavato un fossato ma è nel Settecento che il castello venne trasformato in una residenza. Tutto fu ristrutturato e rinnovato, sia all’esterno che all’interno. Del vecchio castello rimase ben poco e l’edificio perse il suo antico aspetto difensivo medievale. Oggi ci troviamo davanti a una moderna residenza signorile immersa nel verde che negli ultimi due secoli ha avuto diversi nuovi proprietari, liguri e piemontesi, che hanno più volte modificato gli interni, utilizzando il castello come museo e poi come luogo di villeggiatura estiva. Nelle sue sale, oltre alla storia del castello, si può ammirare la raccolta d’arte e archeologia dell’Académie Saint-Anselme. Nel 1970 il castello di Aymavilles è stato acquisito dalla Regione autonoma Valle d’Aosta. Per contatti e informazioni telefonare al castello di Fénis 0165-764263. Per il castello di Aymavilles telefono 0165-906040. E’ consigliabile la prenotazione online.         Filippo Re
Nell’ordine foto del Castello di Fénis, Castello di Saint Pierre, Castello di Aymavilles

Koopmeiners alla Juve per (quasi) 60 milioni

Koopmeiners alla Juve è  una realtà:   Atalanta e Juventus hanno raggiunto l’accordo per il trasferimento del centrocampista a Torino. La società bianconera  pagherà una cifra superiore ai 50 milioni, vicina ai 60  con i bonus richiesti da Bergamo per cedere il  giocatore olandese.  Domani mattina sosterrà le visite mediche per mettersi subito a  disposizione di Thiago Motta per  l’atteso match con la Roma.

Il tabaccaio di Pavone uccise “per farsi giustizia da sè”

Le motivazioni della sentenza recitano: “Accettò il rischio di colpire a morte i ladri, cosa che avvenne”.  E’ per questo che Iachi Bonvin, tabaccaio di Pavone, è stato condannato per l’omicidio di Ion Stavila nel 2019. Il tabaccaio  sparò dal balcone di casa, ma questa è stata ritenuta dal giudice un’azione “non necessaria e non diretta a salvaguardare la propria o altrui incolumità, perché nessuno aveva minacciato né lui né i suoi familiari”. L’imputato quindi “agì  per farsi giustizia da sé”. La condanna è di 5 anni, i  21 iniziali furono ridotti per il rito abbreviato e per le attenuanti, per aver agito in stato di turbamento. I legali di Bonvin hanno preannunciato ricorso.

Furgone travolge cantiere stradale: morto il conducente, ferito operaio

Un morto e un ferito è il bilancio dell’incidente avvenuto ieri sulla autostrada A7 Milano-Genova tra Serravalle Scrivia e Vignole Borbera, nell’Alessandrino, in direzione Genova. Un furgone avrebbe tamponato il camioncino di un’impresa che stava piazzando un cantiere. Il secondo veicolo a causa dell’urto, ha investito un operaio. Il conducente del primo furgone  67 anni, di Genova, è morto. L’operaio 49enne ha riportato una frattura al bacino ed è stato trasportato in elisoccorso  all’ospedale ad Alessandria in codice giallo.

Torino città accessibile? Ferrero (Cpd):  “è un passo avanti, ma non basta, servono risposte immediate”

Torino oggi si presenta come una città dinamica e inclusiva, erede di storici e importanti primati sociali, e soprattutto paladina dei diritti, ma sebbene siano stati compiuti progressi significativi in ambiti strategici come la mobilità sostenibile e l’organizzazione di grandi eventi, molti dei quali di respiro internazionale, sul suo territorio persiste una giungla impenetrabile di barriere architettoniche che limitano la vita di molti cittadini.
La città da una parte si distingue per una maggiore sensibilità verso i temi dell’accessibilità, dall’altra parte però vanta dati molto negativi rispetto agli spazi non accessibili. Guardando ad altri contesti metropolitani, se muoversi con una carrozzina a Milano o Roma è spesso un’impresa ardua, a Torino lo è forse un po’ meno, ma siamo ancora lontani dall’attuazione di un piano che elimini tutte le barriere esistenti.
È particolarmente frustrante notare che, sulla carta, la città ha tutte le potenzialità per diventare un modello di riferimento a livello nazionale visto che Torino è, per molti aspetti, un passo avanti rispetto ad altre realtà urbane e mancherebbe davvero poco per compiere l’ultimo miglio e diventare un esempio per tutto il Paese.
Per fare il salto di qualità definitivo, è urgente passare dalle buone intenzioni all’azione, creando una città realmente adatta non solo a chi ha limitazioni di qualunque genere, ma a tutte le stagioni della vita. Gli ultimi dati Istat evidenziano che gli under 30 rappresentano il 20,3% e gli over 65 il 25,9% della popolazione, un dato che rende ancora più urgente un intervento complessivo.
Torino, grazie all’organizzazione continua di grandi eventi e all’impegno in iniziative già radicate che l’hanno posta al centro dell’attenzione nazionale e internazionale, non può che porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Tra questi, l’obiettivo primario deve essere quello di diventare una città per tutti, per qualunque età e condizione. È necessario guardare oltre i confini nazionali, ma anche fare i conti con il presente.
In questo senso, è importante segnalare alcuni campanelli d’allarme che non possono essere ignorati.
Recentemente, la CPD ha rilevato che il 75% degli esercizi commerciali torinesi è totalmente inaccessibile, con scale ripide, porte strette e marciapiedi dissestati che rappresentano ostacoli quotidiani per migliaia di persone. Immaginate di non poter entrare in un negozio, di dover rinunciare a un caffè con gli amici o di dover chiedere aiuto per attraversare la strada. O ancora, immaginate cosa significhi per una persona con difficoltà motorie avere un ascensore non funzionante per mesi, come recentemente denunciato da Luciana Littizzetto riguardo alla situazione della propria madre.
Le testimonianze dei torinesi che evidenziano una città che fatica a essere inclusiva e accogliente purtroppo si sprecano.
Questa è la triste realtà per molte persone con disabilità, anziane o con difficoltà motorie, ma ancora più preoccupante è il silenzio dell’amministrazione locale, delle istituzioni, delle organizzazioni di settore e dei rappresentanti del commercio, che non hanno fornito alcuna risposta né si sono espressi pubblicamente riguardo a questa grave situazione.
La CPD chiede quindi che queste risposte arrivino al più presto e che finalmente si mettano in atto iniziative concrete. Per trasformare Torino in una città realmente a misura di tutti, è necessario l’impegno di ogni componente delle istituzioni e della società civile, con un approccio multidisciplinare che dia vita a soluzioni fondamentali, sintetizzabili nei seguenti punti:
Mobilità per tutti: investire in infrastrutture accessibili, come percorsi pedonali sicuri, trasporti pubblici efficienti e servizi di bike e car sharing inclusivi.
Spazi pubblici inclusivi: rendere accessibili musei, parchi, biblioteche e altri spazi pubblici, garantendo l’uso di tecnologie assistive e la presenza di personale qualificato.
Eventi per tutti: organizzare eventi culturali e sportivi che tengano conto delle esigenze di tutte le persone, con servizi di assistenza e informazioni chiare.
Turismo accessibile: promuovere Torino come destinazione turistica inclusiva, offrendo pacchetti turistici accessibili e formando il personale degli alberghi e dei ristoranti.
Collaborazione tra pubblico e privato: coinvolgere aziende, associazioni e cittadini nella creazione di una rete di servizi e iniziative a favore dell’accessibilità.
Solo attraverso l’applicazione di queste soluzioni, Torino può cogliere l’opportunità unica di diventare un modello per il Paese e per altre città europee, sviluppando un processo che metta al centro la persona, in tutte le sue sfaccettature.
Torino può e deve fare di più.
Il mio appello, insieme a quello della CPD, è rivolto a tutta la città: è ora di dire basta ai limiti alla libertà di movimento e di investire in una città davvero accessibile a tutti, dove ognuno possa sentirsi a casa.
Come diceva Paolo Osiride Ferrero, storico presidente della CPD: “Cosa mi dà più fastidio? Chi, potendo migliorare la vita delle persone con disabilità, non lo fa per indifferenza o pigrizia.”
Giovanni Ferrero, Direttore CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà

Conto alla rovescia per la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola

La più grande manifestazione fieristica italiana dedicata a un prodotto agricolo in programma dal 30 agosto all’ 8 settembre 2024

 

Tutto pronto per la 75esima edizione la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola in programma da venerdì 30 agosto a domenica 8 settembre, un appuntamento cultural-gastronomico imperdibile per gli amanti dell’ottimo cibo.

Il primo week end della manifestazione si prospetta ricco di iniziative, l’inaugurazione prevista per venerdì 30 Agosto alle ore 21.00 sul Palco di Piazza Sant’Agostino sarà condotta dal noto presentatore e volto televisivo Nicola Prudente, in arte Tinto accompagnato dalla madrina dell’evento Matilde Brandi ballerina, showgirl, conduttrice televisiva e attrice teatrale, e dal padrino Sergio Mùñiz attore, cantante e modello spagnolo.

La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola è molto più di un semplice evento gastronomico. È una celebrazione della cultura, della tradizione e dell’innovazione agroalimentare, con importanti ricadute positive per la città. Un format già molto apprezzato e consolidato, che per l’edizione 2024 si arricchirà ancora di più per coinvolgere il pubblico in un viaggio alla scoperta del peperone di Carmagnola.

Tra gli eventi della giornata inaugurale, dalle ore 21:00 al Villaggio “Viva la Puglia” nei Giardini Unità d’Italia sono in programma I Melannurca con Pizziche, Tammurriate e Tarantelle, e alle 21:30 sul palco di Piazza Sant’Agostino il concerto del Duo Diamanti, progetto artistico e musicale di Marta Cataldi e Jacopo Sgarzi per sola voce e contrabbasso/chitarra acustica.

Sabato 31 si entra nel vivo della manifestazione con showcooking, degustazioni, spettacoli itineranti ma anche premiazioni come il Peperone D’oro che verrà consegnato al M° Alberto Cipolla, orgoglio carmagnolese, compositore delle musiche di alcuni celebri musical e direttore in diverse occasioni della prestigiosa Orchestra del Festival di Sanremo.

Alle 21:30 in Piazza Sant’Agostino è in programma lo spettacolo di Leonardo Manera, tra i comici italiani più apprezzati dal pubblico, artista completo capace di spaziare con disinvoltura tra diversi generi. I suoi spettacoli sono sempre pieni di spunti di riflessione e attualità, ma non mancano mai momenti di grande divertimento.

Alle ore 22:30 seguirà il Radio Vida Network Pepper Party con le hit più suonate in radio, i divertenti speaker della radio, gadget e divertimento è assicurato.

Immancabile l’appuntamento con il Peperone Day per domenica 1 Settembre, una giornata speciale per festeggiare un prodotto unico nel suo genere con diverse iniziative, dai numerosi ristoranti in Italia e all’estero che aderiscono all’iniziativa realizzando un menù a tema peperone, allo storico Concorso del Peperone riservato ai produttori locali e presentato da Tinto, dove verranno premiati gli esemplari più pesanti delle quattro tipologie di peperone tra quadrato, lungo o corno di bue, trottola, tumaticot e quadrato allungato. Tutti i peperoni iscritti al Concorso verranno ritirati dal Comune di Carmagnola e lasciati in esposizione per tutta la giornata: questi saranno poi devoluti a O.A.M.I e FA.VOL.HA, due associazioni di volontariato carmagnolesi operanti a favore di persone disabili che beneficeranno del ricavato per le proprie attività e progetti.

A queste due associazioni andrà inoltre il ricavato del Pane della Fiera, buonissimo pane al peperone che viene prodotto tutti i giorni della Fiera da volontari e che quest’anno verrà venduto in corso Sacchirone, vicino al villaggio delle Pro Loco.

Ma anche il Peperone Urbano una competizione orticola ideata dal Consorzio del Peperone e dal Comune di Carmagnola che premierà i primi tre classificati che si sono cimentati nella coltivazione biologica del famoso prodotto orticolo nella propria casa, sul proprio terrazzo o giardino. Verranno inoltre premiate anche le scuole primarie e dell’infanzia che hanno partecipato alla sfida.  Nella stessa giornata si svolgerà anche l‘immancabile “Festa di Re Peperone e la Bela Povronera”, grande sfilata che vedrà protagonisti, insieme alle due maschere tradizionali carmagnolesi, circa 300 personaggi in maschera provenienti da diverse regioni.

La premiazione del Concorso del Peperone e del Peperone Urbano si svolgeranno alle ore 21.00 sul Palco istituzionale di Piazza Sant’Agostino, condotte da Tinto accompagnato da Il Trio Illogico.

Tra i numerosissimi eventi, alle ore 20:00 sul palco di Piazza Sant’Agostino viene presentato il libro “Peperone di Carmagnola – Coltivatori, colture e tradizioni”, realizzato con testi di Giovanni Cappello e fotografie di Cosimo De Santis e Giovanni Cappello. La storia del Peperone di Carmagnola attraverso gli occhi, il sudore, il cuore e la passione delle famiglie che lo coltivano, lo vivono, lo amano.

La giornata si concluderà, dalle ore 21:30 in Piazza Sant’Agostino con lo spettacolo di Franco Neri, torinese doc, attore comico e cabarettista che ha fatto delle sue origini calabresi un carattere distintivo e un bacino inesauribile di risate in numerose trasmissioni Tv e in tantissime piazze.

Non mancheranno installazioni instagrammabili come il Peperone 3D creato dall’artista madonnara Michela Vicini, una spettacolare opera realizzata a terra e raffigurante un enorme peperone che, se osservato e fotografato dalla giusta angolazione, darà l’illusione di camminarci sopra o addirittura di volare, .

Degustazioni guidate, showcooking, incontri culturali, musica e tanto altro in programma per la 75esima edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola.

l pubblico potrà scoprire e assaggiare passeggiando tra le vie del centro storico, grazie ai 200 stand espositivi,  Piazza Mazzini si trasforma nella Piazza dei Sapori con il Mercato dei Produttori del Consorzio del Peperone e un enorme ristorante all’aperto, Piazza Bobba diventerà, invece, l’Osteria Italia. Mentre saranno via Bobba, Corso Garibaldi, i Giardini del Castello, via Silvio Pellico, Piazza Manzoni, Corso Sacchirone e i Giardini Unità d’Italia a ospitare i moltissimi stand di esposizione e vendita del peperone. Come ogni anno, viene allestita una grande rassegna commerciale con la migliore produzione ed il miglior commercio proponendo una vasta gamma di prodotti e servizi.

Appuntamento a Carmagnola con la 75esima edizione della Fiera Nazionale del Peperone dal 30 Agosto all’8 Settembre con ingresso gratuito. Una kermesse cultural-gastronomica organizzata dalla Città di Carmagnola e prodotta da Sgp Grandi Eventi.

Tutti gli spettacoli sono a fruizione gratuita.

 

Il programma dettagliato è reperibile in https://fieradelpeperone.it