ilTorinese

“Bar Stories On Camera”, 70 anni di storia in 50 scatti: ultimi giorni

La vita più o meno glamour, del “mondo dei bar”

Fino al 6 ottobre

Non ci si fa caso. Ma sono ormai luoghi iconici, direi quasi “sacrali” della nostra più banale quotidianità. Si entra, si beve il caffè o un aperitivo, si sbocconcella un morbido croissant e si fanno due chiacchiere. Le famose “chiacchiere da bar”! Semplici spetteguless o chiacchiere ben più importanti. La durata di un caffè. E già basta per celebrare il rito quotidiano del bar. Del nostro bar “amico” sotto casa o di quell’altro con dehors un po’ più in là o quello più impegnativo (e più caro!) del Centro. La scelta è libera e varia. Nei bar si entra e non si pensa (quando mai? ma provate a farlo, sarà coinvolgente!) a tutte le storie, alle vicende umane, agli amori, alle amicizie, agli affetti e alle solitudini che si sono rincorse in anni e anni di storia all’interno di quei muri, seduti ai tavolini o anche in piedi al bancone, davanti a quella specie di catena di montaggio che in certe ore paiono diventare le “macchine da caffè” professionali, un tutt’uno con il povero barista che spesso viaggia in automatico, alla maniera del grande Charlot di “Tempi Moderni”. Il bar (il primo pare sia stato aperto addirittura nel 1475, a Istanbul per bere il caffè “alla turca”) è oggi – e di anni ne sono passati – “cultura di convivialità”. A ricordarcelo é la mostra fotografica ospitata, fino a domenica 6 ottobre, negli spazi della “Project Room” di “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia”, in via delle Rosine, a Torino, terza tappa della rassegna “Bar Stories on Camera”, realizzata in collaborazione con “Galleria Campari” e “Magnum Photos”Cinquanta gli scatti esposti a raccontare, per immagini, il “mondo dei bar”dagli Anni Trenta agli inizi del Terzo Millennio. Concepita appositamente per “CAMERA” (con 22 scatti provenienti dall’Archivio Storico della “Campari” e 28 a firma di illustri nomi della “Magnum”, da Robert Capa a Elliott Erwitt, da Martin Parr a Ferdinando Scianna) l’edizione torinese segue le esposizioni che già si sono tenute alla “Galleria Campari” di Sesto San Giovanni (ottobre 2023) e alla “Davide Campari Lounge” di “Art Basel” a Basilea, nel giugno scorso.

Tre le sezioni in cui s’è pensato di articolare la rassegna. In “Sharing Moments” si gira il mondo lungo itinerari “da bar”, dove baristi, bartender, musicisti e avventori sono i protagonisti di situazioni di svago e momenti di condivisione, immortalati abilmente dagli scatti di celebri maestri quali Inge MorathElliott Erwitt (curiosa la foto delle due signore sedute al bancone di un bar di New York, capelli ricci entrambe, stesso vestito, stessa retro scollatura con stesso grande fiore bianco), o Martin Parr o Ferdinando Scianna (primo fotoreporter italiano ad entrare in “Magnum” e autore di quella bellissima immagine a colori ripresa dall’alto di un dehors a Capri, dove sedie e tavolini paiono ricreare un suggestivo intreccio a tema floreale, quasi liberty).

USA. New York City. 1955.

“Bar Campari”, invece,  narra per storiche immagini la vita dell’azienda fondata a Sesto San Giovanni (Milano), da Davide Campari nella seconda metà dell’Ottocento. Ecco allora le insegne e le vetrine “brandizzate”, riflesso di un’Italia del Dopoguerra che riparte, vivace e desiderosa di ricominciare a vivere. Immagini di un passato che si riflette negli stessi valori di oggi, mai tralasciati o dimenticati.

Nell’ultima sezione, “The Icons”, troviamo le star del cinema, artisti e scrittori colti in “pausa da bar”: Marilyn Monroe accanto a Laurence Olivier al “Walford Astoria” di New York (1956, scatto di Eve Arnold, in occasione del lancio de “Il principe e la ballerina”), Ernest Hemingway seduto al bancone di un bar in Idhao, Maria Callas a Palma de Mallorca tavolo condiviso con la giornalista Elsa Maxwell. Personaggi catturati in un momento di relax nell’atmosfera chiassosa e glamour dell’aperitivo italiano.

Iconici anche gli arredi in stile liberty del “Caffè Camparino”  in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, ritratto da Bruno Barbey a metà anni Sessanta, vera e propria eco di uno stile di vita e di un’epoca che riaffiora anche dagli oggetti: in particolare, attraverso i bozzetti dei menù realizzati per Campari dal futurista Fortunato Depero. I famosi “Caffè Storici”. Molti anche in Italia, ritrovo di artisti, scrittori, attori, politici e di quei raffinati intellettuali che “sono – scriveva con il consueto humorEnnio Flaiano – la rovina dei quartieri perbene. Si insediano in un posto e questo dopo pochi anni diventa alla moda … e quando la vita diventa impossibile ecco gli intellettuali che trasmigrano verso un altro punto della città per rovinarlo”.

Gianni Milani

“Bar Stories On Camera”

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 6 ottobre

Orari: lun. – dom. 11/19, giov. 11/21

Nelle foto: “Italy”, 1950, “Galleria Campari”; Eve Arnold / Magnum Photos “Marilyn Monroe e Laurence Olivier; Elliott Erwitt / Magnum Photos “New York City”, 1955; Ferdinando Scianna /Magnum Photos “Italy. Capri”, 1984

Fondi di coesione ai Comuni del Torinese

Sono 44 gli Accordi di programma distribuiti sull’intero territorio piemontese finanziati dalla Regione grazie ad un fondo di 26.377.400 euro. Nella Città metropolitana di Torino sono interessati, per un importo complessivo di oltre 8 milioni di euro, 13 Comuni: 6 delle Valli di Lanzo e Canavese (Lanzo, Locana, Viù, Foglizzo, Nole, Rivarolo) e 7 dell’area sud-ovest (Bibiana, Carmagnola, Rivalta di Torino, Sangano, Orbassano, Villar Perosa, Poirino).

Accordi che permetteranno di realizzare in altrettanti Comuni mense scolastiche, impianti sportivi, ristrutturazione di dimore storiche e valorizzazioni di parchi naturali. Un patto con le istituzioni locali che la Regione ha onorato mediante un’integrazione dei fondi nazionali che ammonta a 2.377.400 euro. La principale fonte di finanziamento proviene dall’Accordo per la Coesione, siglato il 7 dicembre del 2023 dal presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, e dal presidente della Regione Alberto Cirio. ai quali si sono aggiunte le risorse destinate al finanziamento degli interventi di sviluppo locale da realizzare mediante lo strumento dell’Accordo di programma che la Giunta regionale ha deliberato oggi, su proposta dell’assessore ai Fondi di Sviluppo e Coesione Gian Luca Vignale.

Un ulteriore dotazione, che ammonta a due milioni e 377mila euro, che consente lo scorrimento della graduatoria approvata per gli Accordi di Programma 2021-27 insieme ai 24 milioni di euro già stanziati con delibera di Giunta nel dicembre 2023.

“I Fondi di Sviluppo e Coesione permetteranno alla Regione di finanziare molti dei progetti che i Comuni piemontesi hanno presentato attraverso lo strumento dell’Accordo di programma – dichiarano il presidente Cirio e l’assessore Vignale – Non ci siamo, però, limitati a trasferire risorse nazionali verso le istituzioni locali, proprio perché crediamo in questo strumento come collaborazione efficace tra Regione e territori, e abbiamo così deciso di attingere a fondi regionali stanziando quasi due milioni e mezzo. Abbiamo rispettato gli impegni assunti facendo così scorrere la graduatoria e riuscendo a finanziare ben 44 Accordi di programma. Parliamo di opere fondamentali per i rispettivi territori: molti interventi riguardano il settore turistico, culturale e ambientale generando importanti ricadute economiche locali, altri sono nel comparto sportivo con impianti che necessitavano opere di adeguamento e potenziamento da anni. Progetti che grazie alla collaborazione tra Regione ed enti locali ora potranno diventare realtà”.

“Grazie agli Accordi di programma finanziati con i Fondi di Sviluppo e Coesione la Città Metropolitana di Torino ha potuto beneficiare di contributi per 8 milioni e 106mila euro destinati a 13 realtà. È l’ennesimo esempio dell’attenzione dell’amministrazione regionale ai piccoli Comuni piemontesi, che potranno realizzare opere e progetti attesi da anni”, sostengono gli assessori regionali Andrea Tronzano e Maurizio Marrone.

Torino – Lazio 2-3

Un match pieno di gol e di adrenalina, e la Lazio alla fine batte il Toro, fermo a quota 11 punti, dopo la Juventus  e con Milan e Inter. Guendouzi segna su assist di Nuno Tavares. Replica  Dia nella ripresa, Adams riapre i giochi e Noslin chiude nel finale. Poi  il 2-3 di Coco in  recupero.

Superbonus 2024, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il provvedimento firmato il 18 settembre 2024 dall’Agenzia delle Entrate mette in moto un’opportunità da cogliere al volo per chi ha avviato interventi edilizi. Il contributo a fondo perduto, ossia il Superbonus, sarà accessibile a chi ha realizzato lavori sugli immobili tra gennaio e ottobre 2024, offrendo uno sgravio del 70% sulle spese sostenute.

Non stiamo parlando solo di una detrazione: per molti, si tratta di una vera e propria boccata d’ossigeno in un momento in cui le risorse finanziarie vanno gestite con attenzione.

Il Superbonus 2024 apre così una finestra imperdibile per i contribuenti con redditi bassi, offrendo un contributo a fondo perduto per chi intende migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni. Tra gli interventi coperti, figurano il sisma bonus, l’installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, rispondendo così alla crescente domanda di sostenibilità e sicurezza abitativa.

La misura si rivolge a un pubblico specifico: chi ha iniziato i lavori entro il 31 dicembre 2023 e ha raggiunto almeno il 60% dello stato di avanzamento. Il bonus interessa le persone fisiche con un reddito annuo non superiore a 15.000 euro e i condomini che, in questo periodo, stanno investendo sugli immobili. Il tutto, con un tetto di spesa massimo di 96mila euro. È una chance che tocca chi possiede l’immobile o ne ha la gestione diretta e, non da meno, anche gli eredi che ne mantengono la detenzione.

Per ottenere il contributo, i richiedenti dovranno inviare la domanda all’Agenzia delle Entrate entro il 31 ottobre 2024. La procedura sarà telematica e, per chi non ha familiarità con le piattaforme digitali, sarà possibile rivolgersi a intermediari abilitati. È fondamentale, però, allegare una dichiarazione che attesti i requisiti necessari per l’accesso al contributo e fornire una stima precisa delle spese sostenute. A breve, l’Agenzia stabilirà i dettagli tecnici relativi alla procedura.

Una volta inviata la domanda, scatteranno i controlli. Verranno esaminate le informazioni trasmesse, con un occhio particolare alla congruenza tra i dati dichiarati e le spese effettivamente sostenute. Solo dopo questo step arriverà l’accredito del contributo direttamente sul conto corrente bancario o postale del richiedente, intestato o cointestato.

Ma attenzione: l’Agenzia è pronta a verificare anche la correttezza delle erogazioni. Chi avesse percepito indebitamente il contributo dovrà restituire l’importo, con la possibilità di regolarizzare spontaneamente la propria posizione.

Il Superbonus è destinato ai privati che non esercitano attività commerciali o professionali. Le spese coperte riguardano interventi di miglioramento energetico e antisismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Ciascun richiedente, come detto, potrà ottenere un contributo massimo per una spesa di 96.000 euro, ma attenzione: solo i bonifici effettuati entro il 31 ottobre 2024 saranno validi per accedere al beneficio.

I fondi saranno distribuiti proporzionalmente tra i richiedenti, in base all’ammontare complessivo delle risorse disponibili e alla domanda. Le percentuali di distribuzione saranno rese note entro il 30 novembre 2024, per garantire una ripartizione equilibrata e trasparente.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

 

Sono stati assegnati i premi “Daniele Rosa” 2024 per la ricerca oncologica

 

 

Tre premi da 3 mila euro sono stati assegnati ai vincitori dei bandi 2024 per finanziare le ricerche più significative in ambito oncologico. Sono i premi “Daniele Rosa”, che l’associazione DAROSA Onlus ha assegnato ad un progetto di ricerca in ambito medico, infermieristico e psioncologico, vincitori del bando 2024. La serata di premiazione della Nona edizione si è appena conclusa nell’Aula Magna dell’Accademia di Medicina. Il premio infermieristico è stato dato all’analisi dell’impatto di genere nei PROMs, il paziente con neoplasie del tratto gastroenterico, attraverso l’utilizzo di uno strumento elettronico, uno studio osservazionale, assegnato a un team di figure impegnate presso il day hospital oncologia ASL di Biella. Il team è composto dalle infermiere Michela Piasentin e Elisa Bonessio, dalla data manager Francesca Crivelli e dall’oncologo biostatistico Francesco Montagnani. Lo studio osservazionale analizza se esistono differenze tra uomini e donne nei pazienti PROMs. Lo scopo è capire come il genere possa influenzare la malattia e i trattamenti con l’obiettivo di personalizzare meglio le cure e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Il premio psico-oncologico riguardava il trattamento MB-BAI, i pazienti oncologici e cargiver, ed è stato assegnato al team dell’Azienda Ospedaliera del San Luigi Gonzaga di Orbassano, composto da Maria Vittoria Pacchiana Parravicini, psico-oncologa; Desirée Fossati, psicologa in formazione; Silvia Novello, docente presso il Dipartimento di Psicologia di Unito e Martina Rabino, oncologa in formazione. Questo studio valuta l’efficacia del trattamento suddetto, mindfullness based, breathwork and acceptance intervention su pazienti oncologici e i loro cargiver. L’obiettivo è capire se questo approccio, che combina tecniche di respirazione consapevole e accettazione, può ridurre lo stress, migliorare il benessere emotivo e supportare meglio i pazienti e coloro che li assistono. Il premio Medico è stato assegnato alla Dottoressa Giovanna Carrà per la ricerca sul progetto “IKBA”, che favorisce la metastatizzazione del cancro al polmone attraverso l’attivazione delle cellule endoteliali e la trombosi associata al cancro. Il progetto ha l’obiettivo di capire se la proteina IKBA, che normalmente regola la risposta infiammatoria possa favorire la diffusione del cancro al polmone attraverso le cellule che rivestono i vasi sanguigni. Questo processo può anche portare alla trombosi e alla formazione di coaguli di sangue legati al cancro, facilitando la metastatizzazione.

Durante la serata è stato presentato il nuovo comitato scientifico dell’associazione DAROSA Onlus, composta da dieci membri, in gran parte vincitori e vincitrici dei premi di ricerca assegnati negli anni precedenti. Il comitato avrà un ruolo continuativo nella direzione scientifica dell’associazione garantendo continuità nel processo di valutazione dei futuri bandi. Fanno parte del comitato i medici Alessandro Comandone, Presidente, Simone Ferrero, Barbara Pardini, Alessia Pellerino, Fabrizio Tabbò, gli infermieri Marisa Beltramo, Rita Reggiani, Maria Teresa Rinarelli, Alessio Rizzo e lo psico-oncologo Alessandro Bonansea.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Ruggero Cappuccio “La principessa di Lampedusa” -Feltrinelli- euro 20,00

Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, principessa di Lampedusa, è un personaggio di rara bellezza: profonda, intelligente, coraggiosa, saggia, sensibile, portatrice di eleganza e classe innata.

Lo scrittore e drammaturgo siciliano Ruggero Cappuccio delinea in modo splendido la madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del capolavoro “Il Gattopardo”.

Beatrice è una donna famosa e molto amata. La troviamo quando torna a Palermo nel maggio 1943; sgomenta di fronte alla distruzione della guerra, con la grandinata di bombe lanciate dagli alleati, e il drammatico bilancio di 373 cadaveri sepolti sotto le macerie.

La principessa ha 73 anni -portati splendidamente- quando rientra nel palazzo palermitano di famiglia, devastato e pericolante. E’ decisa a stare tra le mura che hanno visto scorrere la sua incredibile vita. Molto più di una casa. L’anima della casata, e lei è la custode.

Splendida nobildonna alla quale la città riserva rispetto, obbedienza e devozione; anche perché ha speso la sua vita aiutando gli altri. Ha salvato una bambina sepolta dalle macerie, impedito ai soldati tedeschi di violentare 4 ragazze e ha nascosto degli ebrei. Sempre rischiando in prima persona.

Il suo arrivo attira l’attenzione della 23enne vicina di casa, Eugenia, che la osserva dalla finestra. Il romanzo mette a fuoco il rapporto intenso e intimo che si crea tra loro. Beatrice prende sotto la sua ala protettrice la giovane, disperata per l’imposizione del padre –faccendiere opportunista e dedito a loschi intrallazzi- che la vuole sposare a un giovane utile ai suoi traffici in odor di mafia. Invece Eugenia è innamorata di un altro.

Beatrice la sprona a cercare prima di tutto la sua indipendenza e a realizzare il sogno di studiare astronomia. La protegge e la nasconde in una villa sperduta nella campagna, dove la giovane scopre la sua strada. Il loro incontro è anche l’occasione in cui Beatrice racconta la sua vita, il suo amore per l’indipendenza e per il talentuoso figlio che sprona a compiere il capolavoro della letteratura a livello mondiale.

 

 

Marta Lamalfa “L’isola dove volano le femmine” – Neri Pozza- euro 18,00

Alicudi, la più remota delle isole Eolie, con un grande vulcano spento, 713 abitanti su uno sputo di terra in mezzo al mare; è lì che nel 1903 un’allucinazione collettiva sconvolge la comunità.

E’ questa la materia incandescente del romanzo di esordio di Marta Lamalfa, nata a Palmi, in Calabria, nel 1990, laureata in Lingue Medievali e specializzata in Editoria e scrittura. Ha scelto di rievocare una storia registrata dagli antropologi.

Ad Alicudi impera la miseria più triste, la società è patriarcale e le donne contano meno di nulla. Non fa eccezione la famiglia Iatti che conosciamo nelle prime pagine mentre piange la morte della giovane Maria, stroncata dalla malattia e dal disonore perché era stata vista parlare con un detenuto della colonia penale di Lipari.

Per l’addio alla vita le hanno infilato l’unico abito bianco, quello delle feste; ora la famiglia, già in difficoltà, si ritrova con due braccia in meno per lavorare nei campi. A piangerla è soprattutto la gemella Caterina, che si sente depauperata della sua metà. E’ lei che aiuta la madre Palmira nelle faccende di casa, inoltre lavora la terra e fa consegne giornaliere di acciughe sotto sale.

A movimentare tutto è l’irrompere della leggenda magica delle “streghe del mare”, ovvero quanto accaduto tra 1903 – 1905, quando le spighe di segale furono infestate da un fungo lisergico, l’”ergot”, che è alla base dell’LSD (detto anche la segale cornuta). Masticando il pane nero pieno di droga ognuno si libra in alto nei sogni.

Caterina finisce per credere alla leggenda delle “majare”, le streghe dell’isola che volano nude nel cielo, librandosi verso un altrove che profuma di libertà. Ed è a loro che la giovane desidera congiungersi, anelando a una nuova realtà magica.

 

 

Dana Spiotta “Ribelle” -La nave di Teseo- euro 22,00

Lo scenario è il 2017 (primo anno della presidenza Trump), protagonista è la 53enne Samantha in calo di estrogeni e in ribellione totale. Vorrebbe fuggire dal marito e dal matrimonio noioso e scarso di comunicativa, dalla madre anziana e malata, dalla figlia nel pieno delle turbolenze adolescenziali.

Samantha si innamora di un fatiscente piccolo cottage, in una zona popolare della città; versa la caparra (con il conto del consorte) e ne diventa la proprietaria. Lascia la casa di famiglia nei sobborghi di Syracuse, stato di New York, senza tentennare nè voltarsi indietro.

Il romanzo ironico -a tratti semi grottesco- racconta l’improvviso cambio di rotta di Sam che rivoluziona il suo tranquillo e ovattato mondo borghese.

Si libera dal marito Matt, devoto ma privo di verve; dalle discussioni di Ally, tipica 16enne in rotta di collisione con la madre; dal peso della genitrice Lily, rimasta vedova e malata.

Nel cottage Arts and Crafts crea una nuova confort zone in cui l’arredamento è limitato all’essenziale, e si bea della solitudine che, a questo punto della sua esistenza, ha voluto a tutti i costi.

Cerca anche di allacciare nuove amicizie e pesca all’interno di strampalate associazioni femministe che si rispirano all’esempio di Clara Loomis. La donna che nel 1868 si era lasciata alle spalle il benessere borghese per unirsi ad una comunità cristiana fondata sull’amore e non sull’avidità.

 

Asako Yuzuki “Butter” – HarperCollins- euro 18,90

Questa è la storia di 3 donne: Rika unica giornalista femmina in una rivista sportiva maschile; Manako serial killer; la casalinga Reiko. A unirle è la passione per la cucina e per il burro, ingrediente metaforicamente significativo della trasformazione della materia (e, per estensione, della persona).

Rika Machida è una giovane in carriera che sgomita per emergere, mira a diventare la prima caporedattrice donna e per fare lo scatto decide di intervistare Manako Kajiii.

La donna è stata accusata di aver ucciso alcuni uomini di affari dopo aver cucinato per loro. Ora è detenuta in carcere e rifiuta di rilasciare interviste o dichiarazioni.

Rika però riesce a far breccia e la contatta con la scusa di chiederle la ricetta del famoso stufato di manzo. Lo stratagemma funziona; durante i loro incontri Manako le spiega come preparare i suoi piatti e come devono essere mangiati.

Rika cucina le ricette della detenuta, finendo per diventare un clone di Manako, ingrassa a dismisura e stabilisce con l’assassina un feeling dai contorni ambigui.

Soprattutto la serial killer si rivela un’abilissima manipolatrice; usa la giornalista come una marionetta e le fa fare quello che vuole… almeno fino al giorno in cui si stufa

Rika si rende conto del gioco solo dopo mesi, quando la malvagità di Manako colpisce la sua migliore amica, la placida Reiko, che all’improvviso scompare. Il resto è la reazione dell’anima cattiva rinchiusa tra le sbarre, determinata a distruggere Riko.

 

 

 

In un libro tutto sulla Ceramica di Castellamonte

Sergio Bartoli: “La ceramica di Castellamonte non è solo un materiale artigianale, ma una vera eccellenza del nostro territorio, che merita di essere sostenuta e promossa con orgoglio”

.
Nei giorni scorsi a Vidracco si è tenuta la presentazione del libro dedicato alla Ceramica di Castellamonte.
Il volume di Sandra Barozzi e Maurizio Bertodatto, edizioni Pedrini, documenta i percorsi intrapresi, nello scorrere del tempo, passato-moderno-attuale, della ceramica di Castellamonte e del Canavese con i suoi Artiei. Una ricerca storica documentata in sintesi ma con precisione che vuole legittimare un fare concreto che parte dalla ceramica, dai suoi oggetti e soggetti che vengono condivisi e comprovati.
Zolle di terra rossa che si alternano ad altre di terra bianca, una ricchezza geologica che ha creato un’identità del territorio oggi certificata come eccellenza dall’AiCC. Nel libro, le interviste a 11 fra titolari di aziende e 32 artisti-designer, dove si evidenzia un ricco dialogo tra tradizione e contemporaneità. Le testimonianze sono accumunate per la passione verso questo materiale straordinario e certificano contributi differenti perseguiti anche con nuove pratiche e strategie.
Alla presentazione ha partecipato, con le autorità locali,  il consigliere regionale Sergio Bartoli, presidente della Commissione Ambiente.
“Desidero ringraziare gli autori, gli artisti, i sindaci, gli amministratori presenti e le forze dell’ordine per il loro contributo a questo evento. Un pensiero speciale va agli artisti – ha detto Bartoli – che con la loro maestria ci hanno mostrato la bellezza di quest’arte. È stato particolarmente emozionante vedere la creazione di un’opera in ceramica dal vivo.
La ceramica di Castellamonte non è solo un materiale artigianale, ma una vera eccellenza del nostro territorio, che merita di essere sostenuta e promossa con orgoglio”.

Enrica Tesio si racconta

L’incontro a Torino Spiritualità 2024

Enrica Tesio- classe 1978 scrittrice, pubblicitaria e mamma di tre figli- è una delle voci torinesi più affermate nel panorama della letteratura contemporanea degli ultimi anni. Ironica, moderna e sempre pronta a scherzare su se stessa e sul suo stare al mondo.
Inizia con un blog e nel 2015 pubblica il suo libro d’esordio – La verità, vi spiego, sull’amore- senza mai fermarsi fino ad arrivare al 2023 anno in cui esce il suo ultimo romanzo – I sorrisi non fanno rumore.
Ospite sul palco dell’ edizione 2024 di Torino Spiritualità, la Tesio ha discusso il tema dell’ errore con l’autore Enrico Gagliano.
.
“Torino Spiritualità”  è un momento di condivisione e riflessione per la nostra città. Cosa rappresenta per te questa kermesse?
È uno dei festival che ho sempre vissuto da spettatrice e, in passato, sono stata a numerosi incontri. Mi domandavo perché non mi chiamassero ma probabilmente, in qualità di grande “sbagliante”, hanno atteso il momento in cui il tema fosse quello dell’ “errore” per coinvolgermi e sono molto contenta di prenderne parte. Inoltre penso che la tematica della “spiritualità” sia molto attuale. In particolare, quando si sbagli qualcosa, quello diventa uno dei più importanti momenti in cui fermarsi e riflettere. Per queste ragioni trovo questo evento molto contemporaneo.
Oggi quanto è ancora molto difficile “permettersi di sbagliare”?
Secondo me, sempre meno. Essendo nata nel 1978 e vivendo in una generazione di mezzo, su di noi è sentita molto di più  una certa pressione sociale. Noi dovevamo un po’ “spaccare il mondo” a suon di creatività e stravaganza. Avevamo meno possibilità di sbagliare di quanto ci sia oggi e l’idea comune era quello del “se vuoi, puoi”. Ma tutto ciò si è rivelato pericoloso perché, molti di quelli che volevano fare un certo tipo di lavoro, hanno dovuto ripiegare su altro. In questo abbiamo fallito.
.
Tu, però, sembri essere l’eccezione.
Io sono stata fortunata, ma ho sempre mantenuto due lavori. Sono entrata nel mondo della pubblicità molto presto e ho avuto la possibilità di avere ancora un contratto vero e non ho mai ceduto, dopo aver intrapreso la carriera di scrittrice, all’idea di vivere esclusivamente di scrittura. Il lavoro non può essere solo passione, perché  come in amore, se fosse solo quello diventerebbe pericoloso e doloroso.
.
Fin dal tuo primo libro, un tema a te molto caro è stato quello della maternità. In quell’ambito è possibile classificarsi come vincenti o perdenti?
Per me dobbiamo uscire da qualsiasi bilancio si possa fare: prima di tutto non può essere considerata come “vincente” o ” perdente” la scelta di avere figli o non averne. Credo che, come sempre nella vita, ci siano dei momenti in cui pensi di aver capito e di essere al massimo delle tue capacità e altri in cui sei a terra. Per questo è sbagliato fare bilanci: vinci nel momento in cui ci sei e vivi.
.
Valeria Rombolá