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“Esprimo la mia più ferma condanna nei confronti di queste inaccettabili azioni atte ad intimidire e impedire di esprimere il proprio pensiero”, il commento del presidente del consiglio regionale Davide Nicco sulla protesta di un gruppo di femministe, vicine al centro sociale Askatasuna, che hanno cercato di impedire lo svolgimento del convegno organizzato da Federvita sul tema ‘Per una vera tutela sociale della maternità’, presso il teatro del Collegio San Giuseppe a Torino.
“Con modalità assolutamente antidemocratiche – sottolinea Nicco – il blocco degli ingressi e il tentativo di ostacolare l’accesso agli ospiti, con l’occupazione dei tre ingressi dell’edificio, sono gesti gravi che nulla hanno a che vedere con il confronto civile e democratico. Solo grazie all’intervento puntuale delle forze dell’ordine, è stato possibile garantire il regolare svolgimento dell’evento, permettendo l’ingresso ai relatori e ai partecipanti. Tutto ciò non può passare come normale e sotto silenzio”.
“E sono ancora più vergognose – aggiunge il presidente Nicco – le scritte minacciose apparse la notte scorsa contro l’assessore regionale Marrone, Federvita e la Chiesa. A loro va la mia e la nostra, come Consiglio, più grande vicinanza. Questi sono solo atti intimidatori che non possono trovare alcuna giustificazione. È legittimo esprimere il proprio dissenso e manifestare idee anche diverse, ma ciò deve avvenire sempre nel rispetto delle regole democratiche. Impedire agli altri di esprimere il proprio pensiero è un comportamento che va contro i principi di libertà e pluralismo su cui si fonda la nostra società”.
“Mi auguro che episodi di questo genere non si ripetano più e che il dialogo, anche su temi sensibili, avvenga sempre nel rispetto reciproco e con modalità pacifiche”, conclude Nicco.
Chiunque frequenti aggregazioni umane di qualsiasi natura, dal traffico cittadino all’assemblea di condominio, dal consiglio di classe ad una manifestazione pacifica, avrà sicuramente notato come negli ultimi anni si assista a scene di litigiosità sempre più frequenti, quasi sempre per motivi futili, con reazioni esagerate rispetto alla portata del problema, spesso coadiuvate da mezzi (coltelli, catene o altri oggetti atti ad offendere) già in possesso dell’aggressore.
Quale potrebbe essere la causa? Sull’ultimo punto sociologi epsicologi attribuiscono la causa al clima di insicurezza dilagante che le persone percepiscono, sia per quanto riguarda la sicurezza personale (microcriminalità, disoccupazione) che quella economica (se dovessero rubarmi il portafoglio non potrei arrivare a fine mese).
Sulla litigiosità sono state avanzate diverse ipotesi: qualcuno attribuisce ad un cambiamento dei costumi (genitori assenti, metodi educativi che di educativo hanno solo il nome) la maggior aggressività soprattutto dei giovani (il bullismo è comunque litigiosità) che provano un forte senso di disagio e la loro violenza è in realtà una richiesta di aiuto; le minigang sono, di fatto, un gruppo all’intero del quale ci si sente accettati, integrati anche se le attività svolte sono criminali.
Qualcuno ha osservato come, negli ultimi 5 anni, cioè dalla manifestazione del Covid con il lockdown ed i cambiamenti di abitudine imposti per legge, le persone si siano sentite come leoni in gabbia e, da allora, sfoghino la rabbia anche se causa ed effetto riguardano soggetti diversi.
Le aule dei tribunali sono intasate da processi che si potrebbero evitare usando semplicemente il buon senso, l’educazione e l’umiltà di ammettere di essersi sbagliati; le recenti norme che impongono la mediazione come fase alternativa alla causa non sempre soddisfano il bisogno di vendetta che alcuni alloggiano in sé.
Un sorpasso altrui effettuato con criteri difformi dai nostri o una precedenza negata sembrano ottime ragioni per offendere (in senso giuridico) un altro utente della strada, come pure una domanda posta da un condomino in assemblea viene subito bollata come “stupida” da almeno un altro condomino, spesso più ignorante del primo.
Nella politica, poi, assistiamo quotidianamente a domande (e quelle sarebbero normali) e critiche effettuate da persone che non sanno cosa sia un consiglio comunale, che hanno la soluzione pronta per tutto (ovviamente irrealizzabile, stante la legislazione attuale) o che hanno saputo da Tizio a cui l’ha detto Caio che probabilmente Sempronio ha detto o fatto o visto qualcosa.
I leoni da tastiera, poi, meritano un capitolo a sé. Un tempo quando nell’osteria (le nostre amate “piole”) qualcuno cominciava a dire stupidaggini gli si levava il vino, avendolo a pochi centimetri da noi; ora, che ognuno combatte la sua guerra privata da casa propria o, comunque, in posizione difesa, diventa difficile combattere ad armi pari. Mi viene spesso da pensare che qualcuno sia pagato per scrivere sui social: non si spiega altrimenti come faccia a lavorare per guadagnarsi da vivere dedicando così tanto tempo ai social.
E, naturalmente, ognuno è un tuttologo: oggi ti sanno dire, e smentire le tue affermazioni, sull’emergenza climatica, fra una settimana ti sanno prevedere la prossima eruzione del Vesuvio ma, ed è questa la vera rivoluzione, fra due settimane ti sapranno spiegare pregi e difetti delle auto elettriche, con dovizia di riferimenti all’estrazione delle materie prime, costi di smaltimento, tendenza del mercato dell’usato. E se non sei in linea col loro pensiero, ça va sans dire, vieni accusato senza mezze misure di essere schiavo del pensiero dominante, vittima del marketing o peggio.
In realtà queste persone, ad un occhio attento, risultano essere degli insoddisfatti, bisognosi di dire la loro e godersi qualche minuto di celebrità perché il loro carattere, la loro ignoranza di fondo, il loro modo ondivago di stare ora da una parte ora dall’altra, non permetterebbe altrimenti loro di essere minimamente considerati.
L’ultima categoria è quella di chi si preoccupa di questo o di quello, si arrabbia perché nessuno fa nulla ma, in realtà, è stato pompato da qualcuno a farlo, a dirlo e te lo fa notare quasi insultandoti: quando gli fai notare a tua volta che questo è stato fatto, su questo punto si è cambiato idea per i costi, perché sono cambiate le esigenze o per altro si stupisce e, ovviamente in silenzio, maledice chi l’ha mandato avanti facendogli fare la figura da abitante dello slip.
Ma presto tornerà con altre lamentele ed il gioco ricomincia. Basta non cadere dalla giostra.
Sergio Motta
Si è trattato probabilmente di un gesto volontario: una persona si è gettata questa mattina sotto un treno della linea Torino-Milano tra le stazioni di Porta Susa e Torino Stura. La polizia ferroviaria sta eseguendo i rilievi. Sul posto anche i vigili del fuoco. Il traffico ferroviario ha subito ritardi.
“La campagna d’odio che è stata scatenata dalle sinistre contro misure che sono di semplice tutela sociale della maternità e di aiuto a madri in difficoltà è vergognosa. Si sta sollevando un clima violento che rischia prima o poi di sfuggire di mano. Le minacce di morte sono un’avvisaglia preoccupante davanti alla quale mi auguro che tutti i partiti possano prendere una posizione chiara e forte”, a dichiararlo è la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Augusta Montaruli dopo che dopo che questa mattina un collettivo femminista del centro sociale Askatasuna ha bloccato l’ingresso del convegno di FederVita a Torino intitolato “Per una vera tutela sociale della maternità”. Sui muri del teatro che ospita l’evento sono comparse anche scritte di minacce di morte.
È stato inaugurato questa mattina in piazza San Carlo il nuovo Bibliobus delle Biblioteche civiche della Città, in uno speciale allestimento dedicato ai temi della legalità in occasione della prima giornata di Portici di Carta.
“Sulla cultura, sul libro e sulle biblioteche abbiamo deciso di investire molte delle risorse del PNRR – ha dichiarato il sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo -. Una scelta che ha condotto alla riqualificazione di ben 18 biblioteche civiche e che porterà alla realizzazione della nuova Biblioteca Centrale al parco del Valentino. Le biblioteche sono luoghi di diffusione di cultura ma nella nostra visione sono anche centri di aggregazione e di socialità positiva. Luoghi inclusivi, intergenerazionali e interculturali, dove tutti possono entrare, ragazze e ragazzi, adulti e anziani, e trovare spazi adeguati e punti di accesso a tutti i tipi di servizi comunali. Torino è la città del Salone Internazionale del Libro e la nostra idea è di avvicinare tutti alla lettura, grazie a iniziative come Portici di Carta, alle nostre biblioteche e anche con l’azione sul territorio dei nostri Bibliobus”.
“Per il secondo anno Portici di Carta valica i confini dei portici e invade di libri piazza San Carlo – ha dichiarato l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia -, accogliendo anche le Giornate della Legalità. Questo secondo Bibliobus oggi e domani ospita la Biblioteca della Legalità, ma presto sarà operativo sul territorio portando tantissimi libri in ogni angolo della città”.
Il Servizio di Biblioteca mobile è un servizio innovativo che porta la biblioteca nelle aree meno servite di Torino. Il primo bibliobus, ed equipaggiato con oltre 1200 volumi e connettività wi-fi, già dal 2018 offre attività culturali e di lettura per bambini, ragazzi e adulti, facilitazione digitale, anagrafe e prestito.
Da oggi il servizio sarà potenziato con l’introduzione del secondo Bibliobus, a cui se ne aggiungerà un terzo, progettato con una struttura flessibile, differente dai mezzi precedenti, pensata per attività nei parchi e all’aperto. I due nuovi bibliobus si inseriscono nel Piano Integrato Urbano della Città di Torino che prevede interventi per eliminare le barriere fisiche e socio-culturali e facilitare la socialità e l’inclusione, attraverso la lettura e l’informazione. I due bibliobus sono finanziati con fondi PNRR – Missione 5.2.2 del Piano integrato urbano.
Sono le 15 di un piovoso pomeriggio torinese quando una Volante dell’UPGeSP nota, nei pressi di piazza Bernini, un’autovettura con un fanalino rotto.
I poliziotti si avvicinano all’auto per controllarla, ma prima di raggiugerla vedono un giovane con un voluminoso zaino a tracolla scendere velocemente dalla stessa e imboccare via Cialdini a passo svelto.
Gli operatori lo seguono ma, svoltato l’angolo, si accorgono che l’uomo si era nel frattempo disfatto dello zaino.
Il giovane, un rumeno di 28 anni, durante il controllo tenta nuovamente di darsi alla fuga, ma viene bloccato qualche metro più in là. In un cassonetto della raccolta rifiuti, poco distante, i poliziotti ritrovano il voluminoso zaino: con grande sorpresa al suo interno vengono rinvenute centinaia di banconote per un totale di circa 123.000 euro, oltre ad alcuni gioielli.
Per il giovane, che non ha saputo fornire alcuna giustificazione in merito al possesso dei beni, è scattata la denuncia per ricettazione.
La Regione Piemonte guarda all’India per reclutare infermieri con cui colmare le carenze di personale del servizio sanitario? Il Ministero, invece, mette a regime l’assistente infermiere. Non c’è pace per gli infermieri che, invece di venire valorizzati, meglio retribuiti e tutelati, si ritrovano messi ai margini o, per meglio dire, al confine.
“Perché con queste iniziative prive di una visione di sistema – rammenta Ivan Bufalo – Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino – l’unica certezza è che gli infermieri italiani saranno sempre più delusi e indotti ad andarsene in quei Paesi dove il salario e le condizioni di lavoro sono veramente vantaggiosi e, al contempo, le giovani generazioni avranno sempre meno stimoli a percorrere la strada di studi delle scienze Infermieristiche”.
Gli infermieri italiani, riconosciuti a livello internazionale per competenze e professionalità, si ritrovano a essere sempre più emarginati. La politica attuale, anziché migliorare le loro condizioni lavorative e retributive, per incentivare i giovani a intraprendere la professione e intrattenere i professionisti nel nostro Paese, sembra spingere a cercare nuove opportunità all’estero, dove le condizioni sono più vantaggiose.
“Nulla si muove nella direzione della collocazione degli infermieri – continua Bufalo – ogni volta che il mondo della politica pensa a un intervento atto ad affrontare la gravissima carenza di questi professionisti sanitari, lo fa escludendo dei ragionamenti, con l’effetto di alimentare ulteriormente le cause del problema. L’importazione di infermieri dall’estero, in deroga alle leggi dello Stato riguardanti l’esercizio professionale, non potrà che alimentare il malcontento. Pur avendo, questi infermieri indiani, competenze rispettabili, non sono formati secondo i nostri standard universitari, non conoscono la nostra lingua e non sono famigliari né al nostro sistema sanitario né ai nostri valori deontologici, e sono tenuti agli stringenti adempimenti di legge cui sottostanno tutti gli altri infermieri”.
Il risultato di queste scelte avverte l’Ordine di un progressivo peggioramento della qualità delle cure offerte ai pazienti, che rischiano di essere assistiti da personale non adeguatamente preparato per affrontare le specificità del nostro sistema sanitario.
“Chiediamo con forza un’inversione di rotta – conclude Ivan Bufalo – il rafforzamento e la valorizzazione degli infermieri attraverso una retribuzione adeguata, maggiori tutele e incentivi per i giovani che si affacciano alla professione. Importare personale dall’estero non è la soluzione a lungo termine, ma un palliativo che non farà altro che danneggiare la sanità italiana nel suo complesso.
Gian Giacomo Della Porta
Un motociclista di 30 anni è deceduto nella notte dopo uno scontro tra la sua Ducati e una vettura Citroen guidata da una donna. Lo schianto è avvenuto, per circostanze da accertare, in piazza Piatagora angolo corso Orbassano. La conducente dell’auto è in ospedale ma non in pericolo di vita.
A Torino, il giardino compreso tra le vie Caserta, Dronero, Macerata e Savigliano è stato intitolato l’11 ottobre 2024 a ricordo di Ernesto Schiaparelli, egittologo e filantropo (Occhieppo Inferiore – Biella, 12.07.1856; Torino, 14.02.1928).
Sono intervenuti alla cerimonia la presidente del Consiglio Comunale e della Commissione Toponomastica del Comune di Torino, Maria Grazia Grippo, il presidente della Circoscrizione 4, Alberto Re, il curatore del Museo Egizio di Torino, Beppe Moiso, il presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino, Marco Mezzalama, e Alberto Schiaparelli, pronipote di Ernesto Schiaparelli.
Numerose le autorità presenti. Tra queste: per il Museo Egizio la presidente della Fondazione Evelina Christillin e il direttore Christian Greco; la sindaca di Occhieppo Inferiore Monica Mosca; il consigliere della Regione Piemonte Silvio Magliano; i consiglieri del Comune di Torino Claudio Cerrato e Simone Fissolo.
Nell’aprire la cerimonia, il presidente della Circoscrizione 4 Alberto Re ha ringraziato la Commissione Toponomastica e la presidente Maria Grazia Grippo, l’Accademia delle Scienze, il consigliere comunale Simone Fissolo e le tante persone che hanno contributo alla realizzazione dell’iniziativa, in un’area tra San Donato e Aurora – ha spiegato – che è stata scelta per celebrare la memoria e rinnovare l’impegno per riqualificare i luoghi del nostro territorio. Mi auguro – ha concluso – che il Giardino Schiaparelli diventi un luogo di gioia e opportunità per tutte e tutti, in particolare per i più piccoli.
Il pronipote Alberto Schiaparelli ha quindi ricordato la doppia attività di Errnesto Schiaparelli – egittologo e filantropo, che fondò l’Ansmi (Associazione Nazionale per Soccorrere i Missionari Italiani) – rallegrandosi per il fatto che l’intitolazione avvenga nell’anno del bicentenario del Museo Egizio, che fu diretto da Ernesto.
Ha quindi ringraziato le tante autorità presenti e coloro che hanno promosso l’intitolazione e gli studenti e le studentesse degli Istituti scolastici Gae Aulenti di Biella ed Ernesto Schiaparelli di Occhieppo Inferiore (Biella) intervenuti alla cerimonia.
Beppe Moiso, curatore del Museo Egizio di Torino, ha poi ricordato la figura di Ernesto Schiaparelli, personaggio straordinario, ma molto riservato. La sua vita – ha detto – fu sempre dedicata agli altri, grazie a un’intensa attività filantropica, iniziata con i frati francescani in Egitto, che portò in seguito alla fondazione dell’Ansmi.
Sollevò il Museo Egizio di Torino dal torpore – ha affermato – anche grazie alla creazione della Mai (Missione Archeologica Italiana) e alle successive campagne di scavo, che condusse fino al 1920.
Il Museo Egizio – ha concluso Beppe Moiso – non può che plaudire a questo riconoscimento a un uomo straordinario che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla ricerca e, ancor di più, agli altri.
Marco Mezzalama, presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino, ha sottolineato il forte legame dell’Accademia, di cui dal 1910 Schiaparelli fu socio, con il Museo Egizio. Si è quindi soffermato sull’uso innovativo della fotografia da parte di Schiaparelli per documentare gli scavi archeologici e diffonderne la conoscenza.
Anche Mezzalama ha poi evidenziato l’altruismo di Ernesto Schiaparelli. Era un grande egittologo, ma anche un grande uomo – ha detto.
Infine, la presidente la presidente del Consiglio Comunale e della Commissione Toponomastica del Comune di Torino, Maria Grazia Grippo, ha ringraziato i presenti e il pronipote Alberto, il cui contributo è stato essenziale per l’intitolazione, assieme a quello del collega Fissolo e della Circoscrizione 4 – ha spiegato. Un percorso – ha rimarcato Maria Grazia Grippo – iniziato nel 2017 per iniziativa del compianto professore Alberto Piazza, allora presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino, e poi sollecitato dall’Ansmi.
A nome della Città di Torino – ha dichiarato la presidente del Consiglio Comunale – esprimo immensa gratitudine per il lavoro svolto da Ernesto Schiaparelli. Abbiamo un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti – ha spiegato – per aver cambiato la storia del Museo Egizio e quella di Torino. C’è un legame profondo, che verrà celebrato nelle prossime settimane con una serie di iniziative. Tra queste – ha ricordato – c’è la cerimonia per il conferimento del Sigillo civico a Christian Greco, in programma il prossimo 23 ottobre alle ore 11 in Sala Rossa. Sarà un ponte simbolico – ha concluso – tra passato, presente e futuro: un passaggio tra l’allora direttore Schiaparelli e l’attuale direttore Greco.
Ernesto Schiaparelli
Autore di numerose pubblicazioni e considerato tra i massimi egittologi a livello internazionale, Schiaparelli compie i suoi studi a Torino, dove consegue la laurea in lettere nel 1878, discutendo una tesi in Egittologia, per poi trasferirsi a Parigi per un corso di specializzazione alla Sorbona. Tali sono le sue competenze nella disciplina, che già nel 1880 diventa direttore della sezione egizia del Museo archeologico di Firenze, per poi passare alla direzione del Museo Egizio di Torino nel 1894 e assumere la carica di Soprintendente alle Antichità del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria nel 1908.
Si dedica con energia al riassetto del museo torinese, ne rinnova gli allestimenti e le sale e, compresa l’importanza delle ricerche sul campo, nel 1903 dà vita alla Missione Archeologica Italiana (Mai): nelle dodici campagne di scavi in Egitto, che lui stesso dirige fino al 1920, raccoglie oltre 30mila reperti di eccezionale valore scientifico e museale con cui arricchisce e integra la collezione Drovetti, fino ad allora principale nucleo di reperti del Museo Egizio. Suoi sono i ritrovamenti della tomba dell’architetto Kha e della consorte Merit, rimasta inviolata, con intatto il corredo funerario e le mummie dei coniugi, conservati oggi al Museo Egizio, e della tomba della regina Nefertari, moglie di Ramesse II, con la decorazione interna quasi intatta.
All’attività archeologica e museale associa quella filantropica: in seguito all’incontro con i Missionari Francescani durante i suoi primi viaggi in Egitto, nel 1886, nasce l’idea di fondare e poi dirigere l’Associazione Nazionale per Soccorrere i Missionari Italiani (Ansmi), ancora attiva nella gestione di ospedali, scuole e orfanotrofi in molte nazioni europee. Contribuisce inoltre alla creazione dell’Opera Bonomelli per l’Assistenza agli operai emigrati all’estero.
Figura di primo piano a livello nazionale, ricopre la carica di Senatore del Regno dal 1924 al 1928, anno in cui, dopo aver dominato la scena culturale per decenni, malato da tempo, si spegne a Torino.