ilTorinese

Sono stati assegnati i premi “Daniele Rosa” 2024 per la ricerca oncologica

 

 

Tre premi da 3 mila euro sono stati assegnati ai vincitori dei bandi 2024 per finanziare le ricerche più significative in ambito oncologico. Sono i premi “Daniele Rosa”, che l’associazione DAROSA Onlus ha assegnato ad un progetto di ricerca in ambito medico, infermieristico e psioncologico, vincitori del bando 2024. La serata di premiazione della Nona edizione si è appena conclusa nell’Aula Magna dell’Accademia di Medicina. Il premio infermieristico è stato dato all’analisi dell’impatto di genere nei PROMs, il paziente con neoplasie del tratto gastroenterico, attraverso l’utilizzo di uno strumento elettronico, uno studio osservazionale, assegnato a un team di figure impegnate presso il day hospital oncologia ASL di Biella. Il team è composto dalle infermiere Michela Piasentin e Elisa Bonessio, dalla data manager Francesca Crivelli e dall’oncologo biostatistico Francesco Montagnani. Lo studio osservazionale analizza se esistono differenze tra uomini e donne nei pazienti PROMs. Lo scopo è capire come il genere possa influenzare la malattia e i trattamenti con l’obiettivo di personalizzare meglio le cure e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Il premio psico-oncologico riguardava il trattamento MB-BAI, i pazienti oncologici e cargiver, ed è stato assegnato al team dell’Azienda Ospedaliera del San Luigi Gonzaga di Orbassano, composto da Maria Vittoria Pacchiana Parravicini, psico-oncologa; Desirée Fossati, psicologa in formazione; Silvia Novello, docente presso il Dipartimento di Psicologia di Unito e Martina Rabino, oncologa in formazione. Questo studio valuta l’efficacia del trattamento suddetto, mindfullness based, breathwork and acceptance intervention su pazienti oncologici e i loro cargiver. L’obiettivo è capire se questo approccio, che combina tecniche di respirazione consapevole e accettazione, può ridurre lo stress, migliorare il benessere emotivo e supportare meglio i pazienti e coloro che li assistono. Il premio Medico è stato assegnato alla Dottoressa Giovanna Carrà per la ricerca sul progetto “IKBA”, che favorisce la metastatizzazione del cancro al polmone attraverso l’attivazione delle cellule endoteliali e la trombosi associata al cancro. Il progetto ha l’obiettivo di capire se la proteina IKBA, che normalmente regola la risposta infiammatoria possa favorire la diffusione del cancro al polmone attraverso le cellule che rivestono i vasi sanguigni. Questo processo può anche portare alla trombosi e alla formazione di coaguli di sangue legati al cancro, facilitando la metastatizzazione.

Durante la serata è stato presentato il nuovo comitato scientifico dell’associazione DAROSA Onlus, composta da dieci membri, in gran parte vincitori e vincitrici dei premi di ricerca assegnati negli anni precedenti. Il comitato avrà un ruolo continuativo nella direzione scientifica dell’associazione garantendo continuità nel processo di valutazione dei futuri bandi. Fanno parte del comitato i medici Alessandro Comandone, Presidente, Simone Ferrero, Barbara Pardini, Alessia Pellerino, Fabrizio Tabbò, gli infermieri Marisa Beltramo, Rita Reggiani, Maria Teresa Rinarelli, Alessio Rizzo e lo psico-oncologo Alessandro Bonansea.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Ruggero Cappuccio “La principessa di Lampedusa” -Feltrinelli- euro 20,00

Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, principessa di Lampedusa, è un personaggio di rara bellezza: profonda, intelligente, coraggiosa, saggia, sensibile, portatrice di eleganza e classe innata.

Lo scrittore e drammaturgo siciliano Ruggero Cappuccio delinea in modo splendido la madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del capolavoro “Il Gattopardo”.

Beatrice è una donna famosa e molto amata. La troviamo quando torna a Palermo nel maggio 1943; sgomenta di fronte alla distruzione della guerra, con la grandinata di bombe lanciate dagli alleati, e il drammatico bilancio di 373 cadaveri sepolti sotto le macerie.

La principessa ha 73 anni -portati splendidamente- quando rientra nel palazzo palermitano di famiglia, devastato e pericolante. E’ decisa a stare tra le mura che hanno visto scorrere la sua incredibile vita. Molto più di una casa. L’anima della casata, e lei è la custode.

Splendida nobildonna alla quale la città riserva rispetto, obbedienza e devozione; anche perché ha speso la sua vita aiutando gli altri. Ha salvato una bambina sepolta dalle macerie, impedito ai soldati tedeschi di violentare 4 ragazze e ha nascosto degli ebrei. Sempre rischiando in prima persona.

Il suo arrivo attira l’attenzione della 23enne vicina di casa, Eugenia, che la osserva dalla finestra. Il romanzo mette a fuoco il rapporto intenso e intimo che si crea tra loro. Beatrice prende sotto la sua ala protettrice la giovane, disperata per l’imposizione del padre –faccendiere opportunista e dedito a loschi intrallazzi- che la vuole sposare a un giovane utile ai suoi traffici in odor di mafia. Invece Eugenia è innamorata di un altro.

Beatrice la sprona a cercare prima di tutto la sua indipendenza e a realizzare il sogno di studiare astronomia. La protegge e la nasconde in una villa sperduta nella campagna, dove la giovane scopre la sua strada. Il loro incontro è anche l’occasione in cui Beatrice racconta la sua vita, il suo amore per l’indipendenza e per il talentuoso figlio che sprona a compiere il capolavoro della letteratura a livello mondiale.

 

 

Marta Lamalfa “L’isola dove volano le femmine” – Neri Pozza- euro 18,00

Alicudi, la più remota delle isole Eolie, con un grande vulcano spento, 713 abitanti su uno sputo di terra in mezzo al mare; è lì che nel 1903 un’allucinazione collettiva sconvolge la comunità.

E’ questa la materia incandescente del romanzo di esordio di Marta Lamalfa, nata a Palmi, in Calabria, nel 1990, laureata in Lingue Medievali e specializzata in Editoria e scrittura. Ha scelto di rievocare una storia registrata dagli antropologi.

Ad Alicudi impera la miseria più triste, la società è patriarcale e le donne contano meno di nulla. Non fa eccezione la famiglia Iatti che conosciamo nelle prime pagine mentre piange la morte della giovane Maria, stroncata dalla malattia e dal disonore perché era stata vista parlare con un detenuto della colonia penale di Lipari.

Per l’addio alla vita le hanno infilato l’unico abito bianco, quello delle feste; ora la famiglia, già in difficoltà, si ritrova con due braccia in meno per lavorare nei campi. A piangerla è soprattutto la gemella Caterina, che si sente depauperata della sua metà. E’ lei che aiuta la madre Palmira nelle faccende di casa, inoltre lavora la terra e fa consegne giornaliere di acciughe sotto sale.

A movimentare tutto è l’irrompere della leggenda magica delle “streghe del mare”, ovvero quanto accaduto tra 1903 – 1905, quando le spighe di segale furono infestate da un fungo lisergico, l’”ergot”, che è alla base dell’LSD (detto anche la segale cornuta). Masticando il pane nero pieno di droga ognuno si libra in alto nei sogni.

Caterina finisce per credere alla leggenda delle “majare”, le streghe dell’isola che volano nude nel cielo, librandosi verso un altrove che profuma di libertà. Ed è a loro che la giovane desidera congiungersi, anelando a una nuova realtà magica.

 

 

Dana Spiotta “Ribelle” -La nave di Teseo- euro 22,00

Lo scenario è il 2017 (primo anno della presidenza Trump), protagonista è la 53enne Samantha in calo di estrogeni e in ribellione totale. Vorrebbe fuggire dal marito e dal matrimonio noioso e scarso di comunicativa, dalla madre anziana e malata, dalla figlia nel pieno delle turbolenze adolescenziali.

Samantha si innamora di un fatiscente piccolo cottage, in una zona popolare della città; versa la caparra (con il conto del consorte) e ne diventa la proprietaria. Lascia la casa di famiglia nei sobborghi di Syracuse, stato di New York, senza tentennare nè voltarsi indietro.

Il romanzo ironico -a tratti semi grottesco- racconta l’improvviso cambio di rotta di Sam che rivoluziona il suo tranquillo e ovattato mondo borghese.

Si libera dal marito Matt, devoto ma privo di verve; dalle discussioni di Ally, tipica 16enne in rotta di collisione con la madre; dal peso della genitrice Lily, rimasta vedova e malata.

Nel cottage Arts and Crafts crea una nuova confort zone in cui l’arredamento è limitato all’essenziale, e si bea della solitudine che, a questo punto della sua esistenza, ha voluto a tutti i costi.

Cerca anche di allacciare nuove amicizie e pesca all’interno di strampalate associazioni femministe che si rispirano all’esempio di Clara Loomis. La donna che nel 1868 si era lasciata alle spalle il benessere borghese per unirsi ad una comunità cristiana fondata sull’amore e non sull’avidità.

 

Asako Yuzuki “Butter” – HarperCollins- euro 18,90

Questa è la storia di 3 donne: Rika unica giornalista femmina in una rivista sportiva maschile; Manako serial killer; la casalinga Reiko. A unirle è la passione per la cucina e per il burro, ingrediente metaforicamente significativo della trasformazione della materia (e, per estensione, della persona).

Rika Machida è una giovane in carriera che sgomita per emergere, mira a diventare la prima caporedattrice donna e per fare lo scatto decide di intervistare Manako Kajiii.

La donna è stata accusata di aver ucciso alcuni uomini di affari dopo aver cucinato per loro. Ora è detenuta in carcere e rifiuta di rilasciare interviste o dichiarazioni.

Rika però riesce a far breccia e la contatta con la scusa di chiederle la ricetta del famoso stufato di manzo. Lo stratagemma funziona; durante i loro incontri Manako le spiega come preparare i suoi piatti e come devono essere mangiati.

Rika cucina le ricette della detenuta, finendo per diventare un clone di Manako, ingrassa a dismisura e stabilisce con l’assassina un feeling dai contorni ambigui.

Soprattutto la serial killer si rivela un’abilissima manipolatrice; usa la giornalista come una marionetta e le fa fare quello che vuole… almeno fino al giorno in cui si stufa

Rika si rende conto del gioco solo dopo mesi, quando la malvagità di Manako colpisce la sua migliore amica, la placida Reiko, che all’improvviso scompare. Il resto è la reazione dell’anima cattiva rinchiusa tra le sbarre, determinata a distruggere Riko.

 

 

 

In un libro tutto sulla Ceramica di Castellamonte

Sergio Bartoli: “La ceramica di Castellamonte non è solo un materiale artigianale, ma una vera eccellenza del nostro territorio, che merita di essere sostenuta e promossa con orgoglio”

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Nei giorni scorsi a Vidracco si è tenuta la presentazione del libro dedicato alla Ceramica di Castellamonte.
Il volume di Sandra Barozzi e Maurizio Bertodatto, edizioni Pedrini, documenta i percorsi intrapresi, nello scorrere del tempo, passato-moderno-attuale, della ceramica di Castellamonte e del Canavese con i suoi Artiei. Una ricerca storica documentata in sintesi ma con precisione che vuole legittimare un fare concreto che parte dalla ceramica, dai suoi oggetti e soggetti che vengono condivisi e comprovati.
Zolle di terra rossa che si alternano ad altre di terra bianca, una ricchezza geologica che ha creato un’identità del territorio oggi certificata come eccellenza dall’AiCC. Nel libro, le interviste a 11 fra titolari di aziende e 32 artisti-designer, dove si evidenzia un ricco dialogo tra tradizione e contemporaneità. Le testimonianze sono accumunate per la passione verso questo materiale straordinario e certificano contributi differenti perseguiti anche con nuove pratiche e strategie.
Alla presentazione ha partecipato, con le autorità locali,  il consigliere regionale Sergio Bartoli, presidente della Commissione Ambiente.
“Desidero ringraziare gli autori, gli artisti, i sindaci, gli amministratori presenti e le forze dell’ordine per il loro contributo a questo evento. Un pensiero speciale va agli artisti – ha detto Bartoli – che con la loro maestria ci hanno mostrato la bellezza di quest’arte. È stato particolarmente emozionante vedere la creazione di un’opera in ceramica dal vivo.
La ceramica di Castellamonte non è solo un materiale artigianale, ma una vera eccellenza del nostro territorio, che merita di essere sostenuta e promossa con orgoglio”.

Enrica Tesio si racconta

L’incontro a Torino Spiritualità 2024

Enrica Tesio- classe 1978 scrittrice, pubblicitaria e mamma di tre figli- è una delle voci torinesi più affermate nel panorama della letteratura contemporanea degli ultimi anni. Ironica, moderna e sempre pronta a scherzare su se stessa e sul suo stare al mondo.
Inizia con un blog e nel 2015 pubblica il suo libro d’esordio – La verità, vi spiego, sull’amore- senza mai fermarsi fino ad arrivare al 2023 anno in cui esce il suo ultimo romanzo – I sorrisi non fanno rumore.
Ospite sul palco dell’ edizione 2024 di Torino Spiritualità, la Tesio ha discusso il tema dell’ errore con l’autore Enrico Gagliano.
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“Torino Spiritualità”  è un momento di condivisione e riflessione per la nostra città. Cosa rappresenta per te questa kermesse?
È uno dei festival che ho sempre vissuto da spettatrice e, in passato, sono stata a numerosi incontri. Mi domandavo perché non mi chiamassero ma probabilmente, in qualità di grande “sbagliante”, hanno atteso il momento in cui il tema fosse quello dell’ “errore” per coinvolgermi e sono molto contenta di prenderne parte. Inoltre penso che la tematica della “spiritualità” sia molto attuale. In particolare, quando si sbagli qualcosa, quello diventa uno dei più importanti momenti in cui fermarsi e riflettere. Per queste ragioni trovo questo evento molto contemporaneo.
Oggi quanto è ancora molto difficile “permettersi di sbagliare”?
Secondo me, sempre meno. Essendo nata nel 1978 e vivendo in una generazione di mezzo, su di noi è sentita molto di più  una certa pressione sociale. Noi dovevamo un po’ “spaccare il mondo” a suon di creatività e stravaganza. Avevamo meno possibilità di sbagliare di quanto ci sia oggi e l’idea comune era quello del “se vuoi, puoi”. Ma tutto ciò si è rivelato pericoloso perché, molti di quelli che volevano fare un certo tipo di lavoro, hanno dovuto ripiegare su altro. In questo abbiamo fallito.
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Tu, però, sembri essere l’eccezione.
Io sono stata fortunata, ma ho sempre mantenuto due lavori. Sono entrata nel mondo della pubblicità molto presto e ho avuto la possibilità di avere ancora un contratto vero e non ho mai ceduto, dopo aver intrapreso la carriera di scrittrice, all’idea di vivere esclusivamente di scrittura. Il lavoro non può essere solo passione, perché  come in amore, se fosse solo quello diventerebbe pericoloso e doloroso.
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Fin dal tuo primo libro, un tema a te molto caro è stato quello della maternità. In quell’ambito è possibile classificarsi come vincenti o perdenti?
Per me dobbiamo uscire da qualsiasi bilancio si possa fare: prima di tutto non può essere considerata come “vincente” o ” perdente” la scelta di avere figli o non averne. Credo che, come sempre nella vita, ci siano dei momenti in cui pensi di aver capito e di essere al massimo delle tue capacità e altri in cui sei a terra. Per questo è sbagliato fare bilanci: vinci nel momento in cui ci sei e vivi.
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Valeria Rombolá 

Primo trapianto in Italia di blocco cuore-fegato salva giovane donna affetta da grave cardiopatia

Primo trapianto in Italia di blocco cuore-fegato salva giovane donna affetta da grave cardiopatia congenita e conseguente malattia epatica, presso l’ospedale Molinette di Torino Nei giorni scorsi, per la prima volta in Italia, è stato eseguito il trapianto di un blocco multiorgano cuore-fegato, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. A ricevere questo prezioso dono una donna di 38 anni proveniente da Roma, affetta da una grave cardiopatia congenita, che era stata già più volte operata al cuore. La malattia cardiaca malformativa (sottoposta ad indagini emodinamiche dal cardiologo pediatrico dottor Giuseppe Annoni dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino) le aveva causato nel tempo un danno sempre più severo anche al fegato (diagnosticato e curato dall’epatologa dottoressa Silvia Martini dell’ospedale Molinette). Per la gravità delle sue condizioni, la paziente era stata iscritta nella lista nazionale dei trapianti urgenti, gestita dal Centro Nazionale Trapianti (diretto dal dottor Giuseppe Feltrin), in collaborazione con il Centro Regionale Trapianti del Piemonte (diretto dal dottor Federico Genzano), che ha permesso di trovare un donatore idoneo per entrambi gli organi in poco tempo. L’eccezionalità dell’intervento, attentamente pianificato dall’équipe multidisciplinare trapianti di Torino, è stata quella di aver mantenuto la normale connessione del cuore con il fegato, trapiantando il blocco come un solo organo. Questo tipo di trapianto permette di minimizzare i tempi di sofferenza ischemica degli organi prima di essere trapiantati, offrendo così una migliore ripresa della loro funzione subito dopo il trapianto. A fronte di questi vantaggi, è stata però necessaria una perfetta collaborazione e sincronizzazione dei diversi specialisti coinvolti. Una vera e propria miracolosa maratona. Mentre l’équipe prelievo cuore e l’équipe prelievo fegato lavoravano fianco a fianco nella sede del donatore nella vicina Lombardia, a Torino un’altra doppia équipe, formata sempre da cardiochirurghi ed epatochirurghi, preparava la paziente a ricevere il blocco cuore-fegato. Il professor Mauro Rinaldi (Direttore Cardiochirurgia dell’ospedale Molinette), coadiuvato dal dottor Carlo Pace Napoleone (Direttore Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale Infantile Regina Margherita), dal professor Massimo Boffini e dalla dottoressa Erika Simonato, isolava ed asportava il cuore malato, mentre, in contemporanea, il professor Renato Romagnoli (Direttore Dipartimento Trapianti e Chirurgia Trapianto Fegato dell’ospedale Molinette) con il dottor Paolo Strignano rimuovevano il fegato, con il supporto anestesiologico del dottor Alberto Orsello, della dottoressa Francesca Momigliano (della Rianimazione 1 diretta dal professor Luca Brazzi) e del dottor Angelo Panio (della Rianimazione 2 diretta dal dottor Roberto Balagna). Quando il campo operatorio è stato liberato per l’impianto e mentre la paziente era mantenuta in vita grazie alla circolazione extracorporea assicurata dalla macchina cuore-polmoni, il blocco cuore-fegato (prelevato dal dottor Giacomo Maraschioni della Cardiochirurgia e dal dottor Damiano Patrono della Chirurgia Trapianto Fegato) è arrivato in sala operatoria per essere trapiantato. I cardiochirurghi e gli epatochirurghi hanno eseguito contemporaneamente i collegamenti vascolari e, una volta ripristinata la circolazione nel blocco multiorgano, sia il cuore sia il fegato hanno immediatamente ripreso a funzionare. La procedura chirurgica è durata oltre dodici ore e si è conclusa con successo. Attualmente la paziente è sveglia, lucida e respira autonomamente, ricoverata presso la Terapia Intensiva della Cardiochirurgia (coordinata dalla dottoressa Anna Trompeo) per la prosecuzione delle cure, in attesa di essere trasferita in reparto di degenza. Senza dubbio da ricordare anche le numerose unità di sangue che sono state utilizzate per permettere questa impresa. Tutto grazie ai donatori della Banca del Sangue e Immunoematologia della Città della Salute di Torino (diretta dal dottor Marco Lorenzi). L’intervento è stato appena presentato in anteprima durante le 36me Giornate Cardiologiche Torinesi. “Questo trapianto innovativo conferma l’eccellenza a livello internazionale della nostra Azienda Ospedaliero-Universitaria. La consolidata collaborazione e coordinazione dei vari programmi di trapianto di organo attivi in Azienda, già abituati ad eseguire trapianti combinati in sequenza, ha permesso di raggiungere questo nuovo ed importante traguardo per una cura sempre più efficace di pazienti gravemente malati. Tutto ciò, sempre grazie alla donazione degli organi e del sangue, necessari per eseguire questi straordinari interventi” commenta il dottor Giovanni La Valle (Direttore Generale della Città della Salute di Torino)

Il Trail delle Colline ricorda Fabio Santa con una borsa di studio

L’eco-camminata solidale “Un passo verso l’inclusione” sosterrà il progetto in ricordo dell’ingegnere chivassese tragicamente scomparso l’anno scorso

Si avvicina sempre più la sesta edizione del Trail delle Colline, una delle manifestazioni sportive più partecipate di tutto il Chivassese. Domenica 6 ottobre l’evento di trail running con partenza da Chivasso e arrivo in frazione San Genesio a Castagneto Po presenterà diverse novità di rilievo, tra cui la partnership con Red Bull Italia, ma i punti di forza resteranno i medesimi di sempre.

Sin dalla prima edizione il segreto del TdC, valevole come Memorial Marino Borca e Pierangelo Berruti, è insito nella formula dell’evento, adatta sia agli agonisti che competono per un posto sul podio sia agli amanti della natura che intendono vivere una giornata immersi nel verde. Ogni anno il divertimento è assicurato grazie alle 3 gare competitive in programma, a cui si affianca la tradizionale eco-camminata solidale.

La sfida più dura e adrenalinica è senza alcun dubbioil trail competitivo da 28 chilometri, il TdC Lungo, con dislivello positivo di 1450 metri. Emozioni a non finire per il doppio appuntamento competitivo sulla distanza dei 15 chilometri, con dislivello positivo di 800 metri: stiamo parlando del TdC Corto e del TdC Dog, l’entusiasmante corsa con il proprio miglior amico a quattro zampe che di anno in anno sta crescendo di interesse.

L’appuntamento che richiama in ogni edizione il maggior numero di partecipanti è però l’eco-camminata solidale di 7 chilometri, con dislivello positivo di 300 metri. ASD Hope Running APS e Associazione Amici dei Vigili del Fuoco Volontari di Chivasso Onlus, le due realtà che organizzano congiuntamente il Trail delle Colline, da sempre puntano con forza sull’aspetto sociale di questa manifestazione che coniuga sport, amore per la natura, divertimento, salute e solidarietà.

Ogni anno sono diverse le nobili cause sposate dal Comitato Organizzatore, che stavolta ha fatto ancora di più. Nel maggio 2023 la scomparsa di Fabio Santa non ha lasciato indifferente la comunità chivassese e gli stessi organizzatori del Trail delle Colline, visto che l’ingegnere originario di Castelrosso in più occasioni aveva preso parte alla manifestazione. Da qui, di comune accordo con la famiglia e gli amici di Fabio, l’idea di dare vita al 1° Memorial Fabio Santa – “Un passo verso l’inclusione”, che da un lato ha come obiettivo quello di sensibilizzare la cittadinanza su tematiche importanti quali il sostegno reciproco, la fratellanza, la solidarietà e l’inclusione, appunto, e dall’altro sostenere il progetto di istituire una borsa di studio in ricordo dello stesso Fabio. Il ricavato dell’eco-camminata andrà a sostenere quest’importante causa, contribuendo così a onorare il ricordo di un amico della Hope Running e del Trail delle Colline.

Giovanni Mirabella, presidente del Comitato Organizzatore del TdC è orgoglioso di tenere in vita il ricordo di Fabio Santa e ha come obiettivo quello di portare avanti questo progetto nel corso degli anni: “Siamo felici e onorati di aver istituito il 1° Memorial Fabio Santa e ringraziamo la moglie Paola e il figlio Matteo, oltre agli amici più cari, per il supporto dato. Ci hanno assicurato la loro presenza domenica 6 ottobre e invitiamo tutti i chivassesi e non solo ad iscriversi all’edizione 2024 del Trail delle Colline sia per vivere una giornata di sport e divertimento sia per contribuire alla realizzazione di questo progetto a cui teniamo davvero tanto. Da sempre mettiamo il cuore nell’organizzazione

 

di questa manifestazione sportiva che è il nostro fiore all’occhiello, ma quest’anno abbiamo una motivazione ulteriore che ci spinge ed è il voler ricordare Fabio nel migliore dei modi, con il sorriso che ci avrebbe regalato lui alla partenza”.

Ecco tutte le quote di iscrizione per l’edizione 2024 e le rispettive scadenze:

– Dal 2 settembre al 29 settembre

TdC Lungo: 35,00 euro

TdC Corto/TdC Dog: 25,00 euro

Eco Camminata: 15,00 euro

– Dal 30 settembre al 5 ottobre

TdC Lungo: 38,00 euro

TdC Corto/TdC Dog: 28,00 euro

Eco Camminata: 18,00 euro

C’è anche la possibilità di acquistare a 8,00 euro un voucher (pasta + bibita + dolce al cucchiaio) per prendere parte al party finale.

Tutte le info relative al 6° Trail delle Colline le potete trovare a questi link:

• Sito web ufficiale www.traildellecolline.it

Iscrizioni https://iscrizioni.wedosport.net/iscrizione.cfm?gara=56494

• Facebook:  www.facebook.com/traildellecolline

• Instagram: www.instagram.com/tdc_trail_delle_colline

• Come donare: www.hoperunning.com/sostienici

• 5×1000: codice fiscale Hope Running n° 91032000019

A Torino sfilano i levrieri

Oggi a Torino, la Great Global Greyhound Walk che vede sfilare un’ottantina di levrieri. 

È partita dalla Nuova Zelanda quando da noi era mezzzanotte ovvero alle h9 del mattino, mentre a Torino l’appuntamento era alle 10.30 in Piazza Maria Teresa. Si tratta di una passeggiata che ha per protagonisti i levrieri provenienti da Spagna e Irlanda.

A organizzare l’evento è l’Associazione Levrieri Piemonte OdV che da quattro anni fa arrivare in Italia Galgo e Greyhound, cani estremamente agili, dolci e silenziosi. Eppure questi animali hanno alle spalle storie di soprusi e violenza.

Verdina arriva da Uelva, Spagna. È stata ceduta da un galghero, chi alleva e caccia con i galgos. Non era spaventata dagli umani ma era terrorizzata dagli altri cani. Nota, è un altro levriero che l’ha aiutata a socializzare. Nota arriva sempre da Uelva grazie alla cessione di un galghero e quando è arrivata diffidava dalle persone. Ha ancora i segni di quella che forse era una museruola in ferro. 

Sissi invece arriva da Castelvetrano tramite l’Enpa di Palermo. La sua mamma era incinta di lei ed è stata salvata dalla strada. Dopo un anno di canile Sissi è arrivata nella sua nuova famiglia in Piemonte ma ancora oggi è molto paurosa proprio per l’esperienza vissuta.

Quesa e Moka invece arrivano dalla Spagna. Sono state salvate da morte certa. A Quesa hanno sparato perché era scappata. Moka veniva usata per cacciare, quando si è rotta una zampa non serviva più e l’anno portata in una perrera, come vengono chiamati i canili in Spagna. In questi luoghi i cani hanno dalla settimana ai 90 giorni di vita. Se nessuno li salva vengono uccisi. 

“I galghero, allevatori di questi cani, non vogliono farli salvare perché per loro ucciderli secondo tradizione è propiziatorio per la stagione a venire“ racconta Marco che da anni accoglie e salva Galgo, questo il nome in spagnolo dei levrieri. 

Chrissy arriva dall’Irlanda. È arrivata il 13 aprile di quest’anno. Timida e spaventata mostra ferite e cicatrici. Del suo passato si sa poco ma è probabile che facesse le corse. Il dramma di questi cani è che pur diventando campioni, una volta smesso di gareggiare vengono soppressi. 

Barbara ha adottato Cilla che arriva dall’Irlanda e Grant che invece arriva dalla Spagna. Cilla aveva la rogna, era denutrita e aveva con sé tre cuccioli. Di Grant non si sa molto ma le cicatrici anche su di lui sono ben visibili. 

Quello che colpisce di questi cani è la tranquillità e l’eleganza con cui passeggiano, non lasciamo trasparire emozioni, si lasciano accarezzare e convivono perfettamente con le altre razze. Eppure i loro occhi raccontano storie terribile. 

Simona Ballarini, presidente di Levrieri Piemonte, dedica tutto il suo tempo libero e anche risorse economiche al recupero di questi animali. “Dal 2020 abbiamo salvato e fatto adottare più di 500 levrieri tra greyhound e galgo” ha raccontato. “Per adottare è necessario conoscere le caratteristiche di questa razza ma non servono spazi particolari. Tutti possono adottare questi cani che sono docili e silenziosi. E se non ve la sentite di adottare potete far parte di un madrinaggio. Ossia si finanzia il salvataggio di un cane sino a quando non verrà adottato da una famiglia. Bastano pochi euro al mese.“ 

Se volete fare una donazione o adottare un levriero che verrà consegnato vaccinato e microchippato, potete consultare il sito web www.levrieripiemonte.it o scrivere a levrieripiemonterescue@gmail.com 

Lori Barozzino

Torino Spiritualità 2024: ma io, dove ho sbagliato? Enrica Tesio e Enrico Gagliano a confronto

“Torino spiritualità” ritorna a Torino dal 25 al 29 settembre con tante conferenze e  riflessioni nelle ultime giornate d’estate per “non rinunciare a farsi domande e cercare, lontano dalla frenesia di tutti i giorni”.
Un luogo in cui, grazie all’esperienza e alla conoscenza di personaggi più o meno noti, è possibile approfondire il significato profondo del nostro essere e del nostro tempo attraverso voci ed esperienze condivise.
Nella serata del 26 settembre, tra le molto occasioni di confronto, il palco del Teatro Gobetti di Torino ha ospitato Enrica Tesio e Enrico Galiano che insieme hanno discusso e riflettuto sul tema dell’errore.
 Il titolo emblematico- “Ma io, dove ho sbagliato?” – ha dato il via ad un confronto onesto e profondo tra i due autori che hanno entrambi a cuore questa tematica.
Sull’ errore, Enrica racconta di aver vissuto il suo lavoro come quell’ “ansia costante di essere sempre creativi e questo  mette una pressione pazzesca alle persone. L’ errore sta nell’idea della passione del lavoro che debba essere sempre una fiamma ardente sempre, ma il lavoro è mestiere e non può essere solo passione”.
Mentre  Enrico ha riflettuto sulle origini di questa antica emozione constatando che l’errore genera naturalmente paura. Ma dietro questo concetto c’è una spiegazione che già i greci avevano scandagliato illustrando che ” Phobos è la divinizzazione della paura e dello spavento. Ma questo potente Dio è figlio di Ares (dio della guerra)  e Afrodite(dea dell’ amore).  Raccontandoti una storia, viene spiegato un’emozione. Quando senti la paura si sbagliare, è un segno: devi combattere per inseguire ciò che ami. Devi attraversa il vuoto e vincere la paura”.
Ancora Enrica, parlando della difficoltà di scegliere e sbagliare, dice ” ho sempre vissuto in positivo perché l’errore o la scelta giusta si svela solo nel lungo periodo. In realtà entrambe le strade generano una perdita. È importante capire che “crescere è imparare a deludere”.
Chiude Enrico con una profonda riflessione sulle imperfezioni che caratterizzano tutti noi e che  ci rendono però unici “anche quando perdi una persona amata alla fine ti mancano proprio le sue imperfezioni. I difetti sono un dono che rende quel rapporto unico e insostenibile”.
I due scrittori hanno entrambi sottolineato l’importanza di scendere dalla nave su cui  ci rifugiamo per non affrontare le difficoltà e iniziare a vivere veramente nelle nostre molteplici contraddizioni che sono quelle ci rendono maledettamente umani.
VALERIA ROMBOLA’

Usic Piemonte e Valle D’Aosta e Fdkm, una giornata per dire No alla violenza contro le donne

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Una iniziativa davvero utile e lodevole quella tenutasi sabato mattina 28 settembre a partire dalle 8,45 presso la palestra della scuola Borione a Gassino Torinese.

 

Si dibatte tanto (giustamente) sulla violenza contro le donne ma alla teoria bisogna aggiungere la pratica. Così hanno fatto l’Unione Sindacale Carabinieri Piemonte e Valle D’Aosta e Fdkm proponendo un corso di difesa gratuita alla cui presentazione erano presenti numerosi partecipanti.

L’iniziativa di sabato è stata presentata dal  Segretario Generale Regionale Usic del Piemonte e Valle d’Aosta Dott. Leonardo Silvestri. Tra le autorità presenti l’on. Daniela Ruffino, il consigliere regionale Sergio Bartoli presidente della Commissione Ambiente, il sindaco di Gassino Christian Corrado, l’assessore comunale allo sport Vito Santoliquido, la consigliera metropolitana Clara Marta che ha raccontato la sua vicenda personale di stalking subitanei mesi scorsi. E’ intervenuta anche la  psicologa e psicoterapeuta dott.ssa Patrizia Multari.

Esperti di difesa personale come il Maestro Massimiliano Marsala e atlete di alto livello come Alessia Regis, Giorgia Fabbri e Ludovica Lentini, hanno insegnato le tecniche essenziali per proteggerti e aumentare la   sicurezza, con nozioni di Krav Maga e difesa personale, Tecniche di Judo e Karate.

La sicurezza  una priorità e insieme possiamo fare la differenza. Sia per chi è  principiante sia per chi ha già esperienza, questo evento gratuito è stata l’occasione perfetta per imparare e crescere in un ambiente positivo e di supporto. Saranno organizzati eventi analoghi anche nei prossimi mesi.

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