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ASL Città di Torino: prima al mondo nell’impianto Cocleare Robotico in un bambino di 8 mesi

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Un innovativo braccio robotico per la chirurgia della sordità in ambito pediatrico è stato utilizzato dal Centro di Audiologia ed Impianti Cocleari all’Ospedale Martini

Nicola, un bambino nato con una grave forma di sordità, a soli 8 mesi è stato sottoposto a un’innovativa operazione per l’installazione di un impianto cocleare grazie a un nuovo sistema robotico austriaco a disposizione dei professionisti dell’Ospedale Martini dell’Asl Città di Torino.

«Grazie per questa nuova vita – le parole dei genitori Giulia e Stefano – Ringraziamo idottor Di Lisi, la dottoressa Consolino e tutto lo staff del CIAO, il Centro Infantile di Audiologia e Otologia, per la professionalità e l’umanità che dimostrano svolgendo il loro lavoro. La passione che mettono nel farlo risuona in tutto il reparto e rende più semplice affrontare queste situazioni sia per noi genitori sia per i bambini che trovano una seconda famiglia».

Con questo intervento l’Asl Città di Torino si conferma, quindi, all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione medica: per la prima volta al mondo, infatti, questa particolare tecnica robotica è stata utilizzata su un bambino di soli 8 mesi e ad oggi sono stati complessivamente già sei gli interventi di cui tre su pazienti di età inferiore ai 15 mesi.

Interventi che sono stati eseguiti dal dottor Diego Di Lisi, Responsabile della Struttura Semplice Audiologia e Impianti Cocleari, con l’aiuto del dottor Daniele Filippo Andrina. Mentre le procedure anestesiologiche sono state garantite dalla dottoressa Roberta Barbero, Direttore f.f. della Struttura Complessa Anestesia e Rianimazione con il supporto delle dottoresse Silvia Vendramin e Cristina Pasero, afferenti alla Struttura Semplice di Anestesia Pediatrica.

L’attività di Implantologia Cocleare all’Ospedale Martini vanta un’esperienza ventennale, con oltre mille pazienti operati di cui oltre la metà bambini, ed è il frutto della sinergia e della collaborazione dell’Audiologia Pediatrica, guidata dalla dottoressa Patrizia Consolino con l’aiuto della dottoressa Margherita Ragliani, con le Struttura Complesse di Pediatria, Anestesia e Otorinolaringoiatria.

La nuova tecnologia utilizza due strumenti: un braccio meccanico progettato per definire precisamente la traiettoria degli strumenti chirurgici, mantenendo esattamente la posizione e l’angolo desiderati e riducendo il tempo totale della chirurgia.

II braccio robotico è stato progettato affinché il medico possa definire precisamente la traiettoria degli strumenti chirurgici, mantenendo esattamente la posizione e l’angolo desiderati. Si tratta di uno strumento otologico fondamentale per rendere privi di traumi tutti gli interventi in cui è importante preservare le delicate strutture dell’orecchio, infatti permette un movimento lento e costante tra 0,1 e 1,0 millimetri al secondo.

Il responsabile della Struttura Semplice Audiologia e Impianti Cocleari, Diego Di Lisi«In ambito audiologico la Tecnologia mette già a disposizione strumenti all’avanguardia che sono in grado di sostituire perfettamente la funzione biologica dell’udito. Tuttavia, come sappiamo, l’Ingegneria biomedica e le Scienze evolvono rapidamente ed esponenzialmente. In quest’ottica è nostra responsabilità, soprattutto nei confronti dei bambini, l’applicazione in chirurgia di tutte quelle tecniche innovative che permettono di preservare al massimo le strutture anatomiche, condizione imprescindibile per garantire a tutti i Pazienti i potenziali benefici di quella che sarà l’evoluzione tecnologica del domani».

Il Direttore Generale dell’ASL Città di Torino, Carlo Picco«Siamo molto orgogliosi di questo risultato che premia la professionalità e il lavoro sinergico multidisciplinare svolto all’Ospedale Martini. Come Direzione Generale abbiamo sempre sostenuto la vocazione pediatrica del Presidio, istituendo e garantendo per i bambini percorsi di diagnosi e cura ad hoc separati dagli adulti. La scelta della nostra azienda da parte di un’azienda leader del settore come centro pilota per un’innovazione tecnologica così importante, conferma ancora una volta l’altissimo know how dei nostri professionisti, coinvolti quotidianamente in prima linea per affiancare i bisogni di cura della popolazione».

L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi«Grazie a questa innovazione tecnologica e all’alta professionalità dell’équipe multidisciplinare delle Strutture di Audiologia e Impianti Cocleari e di Anestesia Pediatrica dell’Ospedale Martini, sempre più bambini potranno beneficiare di un trattamento efficace per la sordità profonda, acquisendo le competenze linguistiche e sociali necessarie per una piena integrazione nella vita quotidiana».

Terminato con  successo il 42mo TFF. I dati premiano il primo festival di Giulio Base

Quel segno più deve aver disturbato i sonni del direttore Giulio Base non poco, nella preparazione del suo TFF e durante, la prima volta non è una scommessa da poco. Le vene e i polsi, ne risentono parecchio (confessava di essersi sentito, tanto per cominciare, perso sin dalla prima serata, quando s’è visto mancare accanto a lui la madrina Capotondi tenuta a casa da un’influenza che non perdonava). Discorsi che qua e là abbiamo già seminato la settimana scorsa, uscendo ed entrando nelle sale per la visione dei tanti film che hanno convinto come di quelli che hanno lasciato poco o tanto amaro in bocca (vedi questi ultimi alla voce Italia). Sappiamo che Base non è che sia sbarcato in città con l’approvazione e con il sorriso sostenitore di tutti, addetti ai lavori come lo stuolo non indifferente di appassionati duri e puri della vecchia guardia non vedevano certo di buon occhio le innovazioni e il nuovo corso che il regista aveva in mille dichiarazioni detto di voler intraprendere.

In una Torino in cui – altre certezze per altri tempi? vetero DNA sabaudo? l’esageruma nèn che incontri a ogni angolo di strada? malcostume addirittura verso le proprie risorse? – si è sempre andati alla ricerca, sotto i tanti direttori che si sono avvicendati (le origini di Rondolino, Alberto Barbera, Turigliatto e D’Agnolo Vallan, Moretti, Amelio e la comparsa veloce veloce di Paolo Virzì, Emanuela Martini e Steve della Casa), dell’hic manebimus optime, della cittadella rassicurante e appartata costruita anno dopo anno, della nicchia che poneva in una certa luce più che signorile e saggiamente chiusa nell’unicità, un arrivo che intendesse sconvolgere del tutto quello che già aveva basi solide lo si vedeva con uno storcere di labbra, con qualche mugugno, con non pochi pollici versi. Se Base ti capitava di incontrarlo ancora nell’ultimissimo giorno di festival, quello che racchiudeva tutti i film vincitori nella sala del Massimo, lui, ostentando fraternamente la felpa dei volontari del festival, giusto omaggio alle ragazze e ai ragazzi che con molta gentilezza quanto grande disponibilità avevano informato, spiegato, accompagnato, sorriso per la settimana intera, ti guardava quasi stupito – ineccepibile commediante! – con poche parole che spremevano tutto il suo politicamente corretto: “Dubbi tutti nei miei confronti? Ma direi meglio, più che accettati, guai se avessimo tutti la volontà di seguire le stesse strade, pareri diversi certo altrimenti sai che noia!”.

Quel che più aveva disturbato i benpensanti era quell’aria di glamour promessa o minacciata che stava per soffiare sulla città, quei nomi che sui marciapiedi (anche sconnessi) di Torino non ci avevano mai messo piede, quel Ron Howard che accompagnava il suo inaugurale “Eden” e che forse prima non sapeva neppur bene dove noi fossimo posizionati nella cartina del mondo, quella Sharon Stone che ha fatto accendere milioni di flash e ha spadroneggiato con il suo lungo abito rosso e il giorno dopo se ne girava per gallerie d’arte promettendo una sua personale qui la primavera prossima, Angiolina Jolie, giunta quasi all’improvviso, sempre inattesa, con il capo affettuosamente poggiato sulla spalla di Alessandro Baricco, grazie al quale ha dato alla luce il suo ultimo “Without blood”, Jessica Parker che con il marito rifiutava una visita al Cambio per godersi una più intima cenetta nella trattoria sotto casa. Ogni tassello, occorre dirlo, sotto l’occhio vigile, e prima ancora gran preparatore, di Tiziana Rocca, alias signore Base, impercettibile magari al pubblico ma sempre presente, osservatrice, fil rouge tra l’operato del consorte e i più che validi risultati. Dio non voglia, ma potremmo anche pensare che quelle Stelle della Mole che i suddetti, con qualche altro ospite, si sono portati a casa finiscano – come ci insegna il Brando di Billy Zane – a svolgere il compito di ferma porta nelle ville hollywoodiane: ma loro qui ci sono stati, con gli abiti e i sorrisi e le dichiarazioni e i milioni di flash, hanno riempito serate, hanno smessi di far sembrare quei red carpet con cui i torinesi hanno poca o nessuna dimestichezza una cosa lontana anni luce e non proprio irraggiungibili. Anche grazie a loro, ma soprattutto grazie alla macchina organizzativa messa in piedi, slancio, con quel buon tasso d’euforia forse fin qui defilato, la presenza del festival s’è vista nelle strade, nei ristoranti, nel largo passaparola, nel turismo che si toccava con mano e che riempiva e rallegrava, nella gente che ritrovava una città vivace, accattivante e smagliante come non mai.

Salvaguardato, protetto, assicurato, vivificato il nucleo primo del festival, i film in concorso, i temi trattati rispecchianti da vicino paesi e mentalità e problematiche, l’apprezzamento dei contenuti. E di conseguenza, le code agli ingressi dei cinema che si portano dietro la scomodità ma anche la felicità per le sale piene, forse il rammarico di dover rinunciare a certe proiezioni, già oggi con l’idea fissa che per il 2025 – già segnatevi le date: dal 21 al 29 novembre – la “voce sale” debba essere rivista o il maggior numero di proiezioni per alcune pellicole. I dati ci dicono che, rispetto al 2023, il numero totale delle presenze è passato da 35.000 a 36.700 con un programma che prevedeva 202 titoli l’anno scorso e 121 in questo, evitando masterclass o eventi fuori biglietteria. Non è di poco conto che il riempimento medio delle sale cresca dal 53% al 70%, che in campo social si siano avuti 2,3 milioni di visualizzazioni, che i tanti canali pubblici e privati abbiano raccolto segnali e numeri impensabili, che la stampa abbia prodotto un “entusiasmante” +66% di articoli rispetto alla passata edizione, TV, carta stampata, radio e web in un unico lavoro (svolto “con rispetto, curiosità e interesse”, definiva Base, mentre Cristiana Capotondi aggiungeva il “respiro internazionale” che attraverso quel lavoro il TFF aveva raggiunto, dando alla stampa il privilegio di aver “messo a soqquadro una città” per l’intera durata del festival).

Base tocchi ferro. Si usa dire nel mondo del cinema, e s’è a volte toccato con mano, che le opere seconde non vengano fuori con quello sfavillio e quel successo che hanno accompagnato i debutti. Che il dolce non venga fuori dal forno come dovrebbe. Base è già tornato a Roma, per rimettersi da buon soldatino al montaggio del suo prossimo film: ma il cordone ombelicale con Torino continua, fin da adesso, “sto già pensando alla prossima edizione, anzi per far spazio a una retrospettiva che si porti dietro il successo che ha visto quella di Brando, due o tre idee ce le ho già in mente.” A fargliele scucire, manco se ne parla. Quindi, per ora, soltanto auguri.

Elio Rabbione

Nelle immagini, al centro il direttore del Torino Film Festival Giulio Base con ai lati Carlo Chatrian e Enzo Ghigo, direttore e presidente del Museo del Cinema; Sharon Stone che ha illuminato le giornate del suo soggiorno torinese (foto di Alessandra Tartarini); ancora Giulio Base durante la serata d’inaugurazione.

Radicali italiani, il congresso a Torino

Da venerdì 6 a domenica 8 dicembre si terrà a Torino, presso Starhotels Majestic (Corso Vittorio Emanuele II, 54 – Torino) il XXIII Congresso di Radicali Italiani, dal titolo:

“Democrazia liberale senza confini – Resistere agli autoritarismi globali e locali”

Programma

Venerdì 6

Ore 15: Relazioni introduttive del Segretario Matteo Hallissey e del Tesoriere Filippo Blengino.

Dalle ore 18 dibattito generale e interventi di:

Stefano Lo Russo (Sindaco di Torino)

Elsa Fornero (Economista)

Alessandro Cecchi Paone (Giornalista)

Sabato 7

Dalle 11, dibattito generale e interventi di:

Riccardo Magi (Deputato e Segretario di +Europa)

Carlo Calenda (Senatore e Segretario di Azione)

Benedetto Della Vedova (Deputato di +Europa)

Francesca Pascale (Attivista per i diritti civili)

Oleksii Ustenko (Parlamentare ucraino)

Andrea Romano (Presidente di Muoversì)

Domenica 8

Dalle ore 9 dibattito generale e interventi di: Luigi Marattin (Deputato, Orizzonti Liberali) , Giuseppe Benedetto (presidente fondazione Einaudi), Luca Ricolfi (politologo).

Entro le ore 17, chiusura dei lavori con:

Votazione sui documenti e sugli organi del Congresso

Proclamazione degli eletti a Presidente, Segretario e Tesoriere di Radicali Italiani

Ospiti confermati

Elsa Fornero (Economista, già Ministro)

Riccardo Magi (Deputato, Segretario di +Europa, ex Segretario Radicali Italiani)

Carlo Calenda (Senatore, Segretario di Azione)

Alessandro Cecchi Paone (Giornalista, opinionista)

Francesca Pascale (Attivista per i diritti civili)

Giulia Pastorella (Deputata di Azione)

Stefano Lo Russo (Sindaco di Torino)

Benedetto Della Vedova (Deputato di +Europa, già Sottosegretario agli Affari Esteri)

Oleksii Ustenko (Parlamentare ucraino)

Maurizio Basile (Vicepresidente Camere Penali)

Elisabetta Zamparutti (Nessuno Tocchi Caino)

Vittoria Nallo (Consigliera regionale di SUE)

Giulia Marro (Consigliera regionale di AVS)

Lorenzo Mineo (Eumans)

Antonella Soldo (Presidente di Meglio Legale)

Michele Boldrin (Economista)

Andrea Romano (Presidente di Muoversi)

Luca Romano (Avvocato dell’atomo)

Simone Romagnoli (presidente Giovani ACLI)

Marco Chiauzza (sinistra per Israele)

Pino de Michele (Alleanza dei Democratici)

Violentate alle Molinette, indagati i sanitari per soccorsi tardivi

La vicenda risale allo scorso marzo quando due donne ricoverate nel reparto dedicato ai disturbi alimentari sono state violentate da un paziente. L’uomo era nello stesso reparto, era stato collocato su una barella nel corridoio per mancanza di letti. Per l’aggressore, con problemi psichici, era stata chiesta la carcerazione e ha continuato per qualche tempo il ricovero ospedaliero prima dell’arresto. Interrogato ha dichiarato di essere stato spinto alla violenza da “voci” e di essere “controllato dall’intelligenza artificiale”. La procura sta indagando sul personale sanitario per verificare se vi siano stati ritardi nei soccorsi alle vittime di violenza.

Sequestro di droga nella cintura torinese, due arresti

controlli serrati e i servizi preventivi antidroga dei Carabinieri nella prima cintura cittadina hanno consentito, nelle ultime quarantottore, di arrestare due persone e denunciarne in stato di libertà una terza per reati inerenti gli stupefacenti. In particolare:
– il 2 dicembre mattina, i Carabinieri della Stazione di Piossasco (Compagnia di Moncalieri) hanno arrestato un cinquantaduenne della zona, già noto alle Forze di Polizia, perché a seguito di perquisizione domiciliare hanno trovato, a casa e nella cantina dell’interessato, circa 400 grammi di sostanza stupefacente di tipo hashish, due bilancini elettronici di precisione, 500 euro in contanti ritenuti provento di attività illecita e materiale vario per il confezionamento delle dosi. L’uomo, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo;
– nella notte del 3 dicembre, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Rivoli (TO) hanno denunciato in stato di libertà un trentaquattrenne di origini nordafricane, senza fissa dimora, già noto alle Forze di Polizia, sorpreso in Via Piave di Pianezza (TO) in possesso di 10 grammi di Hashish e denaro in contante (circa 600 euro) ritenuto provento dell’attività illecita. Sostanza stupefacente e denaro sono stati sequestrati secondo la normativa vigente e l’uomo è stato accompagnato all’Ufficio Immigrazione in esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dalla Questura;
– sempre il 3 dicembre, nella mattinata, i Carabinieri della Stazione di Rivoli (TO), nel corso di attività di Polizia Giudiziaria, hanno arrestato un cinquantenne di quel comune, già noto alle Forze di Polizia, nell’abitazione del quale sono stati trovati 400 grammi di hashish, suddivisa in quattro panetti da 100 grammi ciascuno e varie dosi già precostituite dal peso complessivo di circa 40 grammi, 01,68 grammi di marijuana e vari semi di sostanza oppiacea; la droga è stata sequestrata per il successivo versamento presso il competente ufficio corpi di reato mentre il presunto spacciatore è stato ristretto in regime di arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo, come disposto dall’autorità giudiziaria.

Tff, un successo nelle sale e sui social

Cala il sipario sul 42° Torino Film Festival ed è tempo per i primi bilanci di questa edizione.

Il numero totale delle presenze, rispetto al 2023, passa da 35.000 a 36.700, con un programma che prevedeva 202 titoli nel 2023 (181 in programma e 21 fuori programma) e 121 nel 2024 (non ci sono state masterclass o eventi fuori biglietteria).

Il dato porta a un riempimento medio delle sale che cresce dal 53% al 70% con una percentuale dei biglietti venduti per singola proiezione che da 73 arriva ai 100 di quest’anno.

Gli accrediti rilasciati sono 2.039 contro i 1998 della scorsa edizione.

Brillanti sono stati anche i risultati che il Torino Film Festival ha avuto sui social con oltre 1 milione di persone raggiunte (+57,4% rispetto al 2023), 2,3 milioni di visualizzazioni e 76.900 interazioni. Il successo è trainato da Instagram, dove l’engagement è cresciuto del 29%, le condivisioni dell’83%, e le Stories hanno avuto 906.000 impressions grazie a una daily narrative consistente.

Da un punto di vista della copertura del 42TFF sui mezzi di informazione, (TV, carta stampata, radio e web), benché la rassegna stampa sia ancora un “work in progress”, può contare già di un entusiasmante +60% di articoli rispetto alla passata edizione.

Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.

“Questa è pittura”… perdersi nella totale libertà del colore

Il “Forte di Bard” presenta una grande retrospettiva dedicata ad Emilio Vedova fra i nomi più prestigiosi dell’ Arte Informale

Fino al 2 giugno 2025

Bard (Aosta)

Il colore, soprattutto. Il colore su tutto. A imprigionare forme, a dettare le regole irregolari di una dialettica fra gesto, segno e materia che coinvolge lo stesso pittore, diventando prova di forza, corsa a tutto campo, senza limiti né confini fra l’artista stesso e l’opera, concepita come bersaglio (pur sempre calibrato nella sapienza del complessivo rapporto compositivo) di violente emozioni e di impreviste improbabili fantasie. Il colore. La materia. Magma incandescente che avvolge lo stesso pittore. Che si fa colore. Si fa materia. Nel corpo e nell’anima. C’è tutto questo, la potenza del gesto e del segno della pittura di Emilio Vedova (Venezia, 1919 – 2006), al centro della retrospettiva “Questa è pittura” allestita nelle “Sale delle Cannoniere” al valdostano “Forte di Bard”fino a lunedì 2 giugno del prossimo anno.

Promossa dall’“Associazione Forte di Bard”, in collaborazione con “24 Ore Cultura” e “Fondazione Emilio e Annabianca Vedova” (istituita dall’artista con la moglie nel 1998 e attiva dal 2006), la mostra è curata da Gabriella Belli e  “vuole presentare – precisa la stessa Belli – l’opera di Vedova nella sua valenza pittorica, sfuggendo da ogni tentazione di lettura dettagliatamente storica o socio-politica, per indirizzare lo sguardo verso l’eccellenza della sua pittura, che sempre stupisce per la folgorazione del colore e la vitalità della sua materia, espressione tra le più alte dell’Informale europeo”.

Emilio Vedova, per molti “il fratello italiano di Jackson Pollock”, è stato uno degli artisti d’avanguardia più influenti del ‘900. Libero, dissidente, curioso e ribelle (fervente antifascista, partigiano a Roma e sulle colline piemontesi, nonché fra i firmatari nel ‘46 del manifesto “Oltre Guernica” e fra i fondatori del “Fronte Nuovo delle Arti”) ha tradotto nelle sue opere il suo impegno civile. Un intreccio per certi aspetti indissolubile che restituisce il profilo di un artista di altissimo talento e nello stesso tempo dotato di una rara capacità d’essere dentro il “farsi della storia”.

In mostra (che approda in Vallée a quasi cinquant’anni dall’esposizione “Emilio Vedova. Grafica e Didattica” presentata nel ’75 alla “Tour Fromage”, sotto la curatela di Zeno Birolli e dello stesso Vedova) troviamo esposti, 31 grandi dipinti e 22 opere su carta dell’artista veneziano, in maggioranza provenienti dalla “Fondazione Emilio e Annabianca Vedova”. L’odierna retrospettiva “vuole aggiungere – replica Gabriella Belli – un tassello alla conoscenza dell’artista, attraverso un itinerario di approfondimento del suo lavoro diviso in otto tappe, che corrispondono a momenti in cui lo sforzo creativo si dibatte attorno a questioni esistenziali”. La sequenza non è strettamente cronologica, ma va invece a rimarcare, attraverso le sue opere, quei “periodi/episodi” della vita artistica di Vedova strettamente dedicata al mestiere e alla ricerca pittorica, lasciando in ombra il suo pur sempre forte impegno civile e “la sua ben nota, carismatica voce di protesta davanti alle tragedie della storia e agli eventi di cronaca quotidiana”“Questa è pittura”, solo e intimamente pittura, recita bene, dunque, il titolo della rassegna, partendo dagli esordi dell’avventura artistica del pittore : “La nascita di un pittore. I Maestri”, la lezione trasmessa a Vedova dai grandi pittori di quel passato veneziano, alla sua quotidiana portata di mano e di vista, scritto dai vari TintorettoVeronese e Tiepolo, ammirati per poi sfuggirli (ma mai dimenticarli) abbracciando (“Cercare una via”) l’emergente “geometria astratta” di cui troviamo significativi esempi in mostra. Nella terza tappa “Astrazione per sempre”, già si fa luce il passaggio dalle strette “velleità geometriche” al desiderio di una pittura per vocazione “gravida di gesto e materia”, che s’alimenta nell’invenzione dei suoi “Plurimi” (quarta tappa), nuove forme dipinte, legni carichi di materia pittorica e assemblate con cerniere, “inquietanti costruzioni tridimensionali” che “deflagrando dalla parete, invadono lo spazio”. E l’iter prosegue nel continuo “lasciar libero il  segno” fino alle opere più strettamente connesse al suo personale “tragico esistenziale” sublimato in quella esemplare “Vertigine Piranesi” (settima tappa) che pare rievocare le “Carceri” (invenzione di luoghi “insieme inferi e architettonici”) del suo conterraneo, fra gli iniziatori dell’immaginario gotico, Giambattista Piranesi“Circolare infinito” è il titolo dato, infine, all’ottava tappa, con i tre grandi “Tondi”, disallineati al centro della Sala, che gridano tutta “l’irriverenza inquieta e geniale di un artista che ha sempre sfidato sé stesso”. E il mondo intero.

Gianni Milani

“Questa è pittura”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 2 giugno

Orari: mart. e ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19; lunedì chiuso

 

Nelle foto: Emilio Vedova “Al lavoro su ‘Non Dove’”, 1988 (Ph. Aurelio Amendola): “Poemetto della sera”, olio su tela, 1946; “Plurimo – A”, acrilici, pastello su elementi di legno, 1962; “Ciclo”, tecnica mista su tela, 1962

“Arte e Carità”: oltre 120 opere in mostra a “Casa Francotto” di Busca

Dal patrimonio artistico delle “Confraternite” ai capolavori moderni e contemporanei

Dal 16 novembre al 9 febbraio 2025

Busca (Cuneo)

Sono oltre 120 le opere esposte, a firma di circa sessanta artisti operanti in un arco temporale che abbraccia più di sei secoli di storia dell’arte. Eccellente il luogo espositivo, gli eclettici spazi di “Casa Francotto”, nel centro storico di Busca (Cuneo), che da sabato 16 novembre a domenica 9 febbraio 2025, ospiteranno la mostra “Arte e Carità. Dal patrimonio delle Confraternite ai capolavori moderni e contemporanei”. Particolarmente ricco e suggestivo, il percorso espositivo appare suddiviso in due parti, dal “globale” al “locale”.

Una sezione è infatti dedicata a grandi artisti del passato, della modernità e della contemporaneità, con una settantina di opere che vanno (si citano solo alcuni nomi) dal Bellini al Correggio su su fino a Picasso, Fontana, Martini, Manzù, Cassinari e Mastroianni, accompagnate, nella seconda sezione, ai capolavori – depositari di settecento anni di storia con inediti di straordinaria bellezza – custoditi dalla due “Confraternite” cittadine, la “Bianca” (dal colore degli abiti degli iscritti) e la “Rossa” (dei “Battuti Rossi”), la “SS. Annunziata” e la “SS. Trinità”. Ad unire idealmente e operativamente tutte le opere in esposizione il loro attenersi scrupolosamente al binomio “Arte e Carità”. Curata da Cinzia Tesio, Rino Tacchella, Bruno Raspini e Dario Lorenzati, la rassegna è organizzata dal “Comune” e dall’“Ospedale Civico” (1698) di Busca. A completarne l’allestimento, curato da Maurizio Colombo, pannelli, documenti storici, codici “QR CODE” e tre “video”, uno dei quali dedicato al dottor Ernesto Francotto (1883 – 1968) che, alla sua morte, lasciò tutti i suoi beni, tra cui la casa natale, alla Città di Busca che ne fece un prezioso spazio espositivo nel rispetto della memoria del benefattore, il quale coltivò, accanto alla sua professione di medico condotto, l’arte della pittura, della poesia e della musica.

 

“La rassegna – spiegano i curatori – vuole approfondire il tema della carità, grazie al linguaggio universale dell’arte, stimolando una riattivazione della circolarità che la storia ci ha insegnato, senza tendere ad un ritorno al passato ma sfidando il futuro”. E, su questa linea, prosegue Luca Gosso, ex sindaco di Busca, già presidente per i “Serivizi Socio-Assistenziali” delle Valli Grana e Maira, oggi giornalista e attento divulgatore degli eventi di “Casa Francotto”: “Ritrovarsi di fronte a un crocifisso di Lucio Fontana o alle sculture di Giacomo Manzù, così come al presepe di Emanuele Luzzati e alla straordinaria ‘Via Crucis’ di Mario Tallone o all’ ‘Albero della carità’ di Mario Gosso, ci fa vivere emozioni forti facendoci pensare al desiderio di farsi prossimo, come diceva il Cardinale Carlo Maria Martini, alla ricerca di una speranza, di un nuovo umanesimo e di una sostenibilità che vuole rimettere al centro l’uomo e coniugare l’arte, la cultura e la carità”. Grandi nomi. Per una mostra che pienamente riesce a coniugare nel gesto estetico, il “fare arte” e la spirituale ricchezza del professare “Carità”. Ha ragione Gosso, “straordinaria” la “Via Crucis”del semplice grande scultore del ferro di Paesana, scomparso tre anni fa, Mario Tallone.

 

In essa la forza della materia si piega al sussulto di emozioni che si fanno “carnale spiritualità”. Come le non poche “Madonne con Bambino”, dalla terrena “Maternità” di Pablo Picasso(“Mother and Child”) olio su cartoncino del ’21 a quella in bronzo del ’20 di Leonardo Bistolfi  fino alla “Ceramica incisa e smaltata” di Ugo Nespolo e alla “Madonna di Loreto” di Umberto Mastroianni, eredi delle più antiche “Maternità” di Antonio Allegri il “Correggio” (“il portatore più moderno e ardito degli ideali del Rinascimento” ) e del veneziano Giovanni Bellini, dove si ritrova quella particolare capacità del Maestro (e dell’allora pittura veneta) di stabilire una particolare, simbolica relazione tra i protagonisti e lo sfondo paesistico.

E accanto alle “Maternità”, ecco l’inconfondibile iconografico “Cardinale seduto” in bronzo (1990) di Giacomo Manzù, l’informale “Cristo” in terracotta di Lucio Fontana, la fiabesca “Natività” di Emanuele Luzzati, la “Deposizione” in terracotta (1926) di Arturo Martini via via per arrivare (e il percorso continua ancora a lungo) al delicato, luminoso “Piccolo altare barocco”, in pastelli a cera su carta di Enrico Paulucci e al nervoso “Studio per Crocifissione” del ’93 di Giorgio Ramella. Una grande mostra, per ricordare l’infinita grandezza e bellezza della “Carità”.

Gianni Milani

“Arte e Carità”

Casa Francotto, piazza Regina Margherita, Busca (Cuneo); tel.371/5420603 o www.casafrancotto.it

Fino al 9 febbraio 2025

Orari: ven. 15,30/1830, sab. 10/12 e 15,30/18,30, dom. 10/12 e 14,30/18,30

Nelle foto: Pablo Picasso “Mother and Child”, olio su cartoncino, 1921; Mario Tallone “Via Crucis – Stazione 4”; Giovanni Bellini “Madonna con Bambino”, ca. 1510; Giorgio Ramella “Studio per Crocifissione”, 1993

Il mistero del Triangolo delle Bermuda, 5 dicembre 1945

ACCADDE OGGI

Forti tempeste, errori nella navigazione, problemi tecnici, addirittura forze paranormali o extraterrestri presenti in quella zona colpita da violenti e improvvisi uragani che sconvolgono mare e cielo e poi si disperdono rapidamente. Si è detto di tutto, lasciando spazio, anche troppo, all’immaginazione e fantasticando sulle possibili cause di quella tragedia. E se ne parla ancora, ogni anno, il giorno dell’anniversario. Sta di fatto che cinque aerei con 14 aviatori della Marina degli Stati Uniti scompaiono nel famoso Triangolo delle Bermuda, nell’Oceano Atlantico, durante un’esercitazione e non vengono mai più ritrovati. È passato quasi un secolo, era il 5 dicembre 1945. Come è potuto accadere? I racconti emersi in questi decenni sono tra i più svariati e alcuni anche molto strampalati. Si parla di onde gigantesche che emergono all’improvviso dagli abissi proiettando in aria le barche con una forza impressionante ma si narra anche di eruzioni di metano dalle profondità in grado di alterare la densità dell’acqua rendendo impossibile la navigazione. O perfino di attacchi di mostri marini e di calamari giganti che inghiottono i velivoli. Più realisticamente potrebbe invece trattarsi di un errore umano o di un difetto nella progettazione. È vero inoltre che nell’area specifica si trovano alcune delle fosse sottomarine più profonde al mondo e i relitti potrebbero trovarsi a molti chilometri dalla superficie dell’oceano. Il fondale marino si trova infatti a 6000-8000 metri sotto il livello del mare. Per le imbarcazioni il rischio di naufragio c’è sempre stato ma come è possibile far sparire anche gli aerei?
Le ipotesi sulle cause della scomparsa di aeroplani e navi nel Triangolo delle Bermuda sono molte ma cosa abbia causato queste sparizioni resta un mistero. Quasi 80 anni fa cinque aerei americani, conosciuti come Volo 19, decollarono dalla loro base in Florida per un normale addestramento e scomparvero inspiegabilmente nel Triangolo delle Bermuda. Né i velivoli né l’equipaggio furono mai più ritrovati. Quel giorno nacque la leggenda su cui si discute ancora oggi. Il Triangolo delle Bermuda è un’area oceanica di un milione di chilometri quadrati compresa tra Miami, l’arcipelago delle Bermuda e l’isola di Porto Rico. C’è da dire che si tratta di una zona dove spesso il meteo desta allarme e le condizioni del tempo sono pessime perché la corrente del Golfo crea vaste masse d’aria calda che generano onde alte parecchi metri e vere e proprie tempeste e bisogna aggiungere che molte di queste sparizioni misteriose sono avvenute in un periodo in cui le operazioni di salvataggio erano antiquate e poco efficaci. Sulla carta geografica quel triangolo è diventato il “triangolo maledetto”, un mistero che continua tra leggenda e realtà e che ha ispirato film, romanzi e serie televisive a non finire. All’interno di questo braccio di mare nel Novecento numerosi aerei e navi sono scomparsi senza lasciare traccia. Non è però un fenomeno solo novecentesco: gli storici ricordano che proprio in quest’area già Cristoforo Colombo annotò sul suo diario di bordo “strani e insoliti fenomeni” durante la navigazione.
I piloti degli aerei in volo sull’oceano potevano affidarsi esclusivamente alla bussola ma pare che quel giorno le bussole non funzionassero bene e le condizioni del tempo stavano peggiorando. Tanto è vero che il tenente istruttore Charles Taylor, a capo della missione, si perse un’ora dopo il decollo. Tragedia nella tragedia, anche uno degli idrovolanti di soccorso scomparve insieme ai 13 membri dell’equipaggio. Fu un disastro, relitti e corpi non furono mai trovati. Si trattò di un errore di valutazione del pilota secondo la Marina americana ma in seguito il verdetto fu cambiato in “cause sconosciute”. La Guardia Costiera ha comunque sempre fatto presente che il problema più grande in quell’area sono gli uragani con onde alte diversi metri. Le tempeste tra i Caraibi e l’Atlantico sono improvvise e possono dar vita a trombe d’acqua con effetti tragici per piloti e marinai. La sorte della Squadriglia 19 resta uno dei più grandi enigmi nella storia dell’aviazione.     Filippo Re

Piano Aria, discussione in Regione

Aggiornamento del Piano regionale di qualità dell’aria: il Consiglio regionale, dopo la presentazione del provvedimento dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, ha svolto ieri la discussione generale e sono stati presentanti i primi emendamenti, a firma dei consiglieri Unia (M5s) e Conticelli (Pd). I lavori su questa delibera proseguiranno nella prossima seduta di Consiglio.
Marnati ha introdotto la proposta di deliberazione di Giunta: “Questo aggiornamento del Piano – ha detto – costituisce l’occasione per inserire misure innovative e formulare indicazioni normative per attivare le misure necessarie che ci consentano di rientrare nei valori limite, come richiesto dalla Corte di Giustizia Europea per gli inquinanti che ad oggi superano i limiti”.
L’assessore ha presentato la situazione attuale, in vista della programmazione del Piano per il periodo 2025-2030: “Come anno base è stato preso il 2023 che, dai dati forniti da Arpa Piemonte, è stato l’anno migliore in assoluto per quanto riguarda la diminuzione della concentrazione delle polveri sottili nell’aria. Tutti i capoluoghi di provincia rientrano nei parametri previsti dai limiti di legge: 35 giornate di sforamento all’anno, tranne Torino, che segna un importante miglioramento. Su 32 centraline di rilevamento presenti sul territorio piemontese, nel 2021 le centraline che avevano superato i 35 giorni di sforamento delle polveri sottili nell’aria erano state 13; nel 2022 12 e nel 2023, con una riduzione di circa l’84%, il superamento si è registrato solo in 2 centraline. L’aggiornamento del Piano – ha concluso l’assessore – prevede un insieme di azioni per il rientro nei limiti della qualità dell’aria nel 2025 e per migliorare in modo consistente in vista del 2030”.

Durante il dibattito generale sono intervenuti numerosi consiglieri di opposizione.
I consiglieri del Pd intervenuti: Nadia Conticelli, Gianna Pentenero, Mauro Calderoni, Simona Paonessa, Emanuela Verzella, Fabio Isnardi, Alberto Avetta, Mimmo Rossi, Daniele Valle, Monica Canalis, hanno sottolineato la notevole complessità del Piano e l’assenza di coraggio nell’affrontare il cambiamento climatico, la mancanza di dati sull’impatto delle misure dei Piani degli anni precedenti, la necessità di azioni concrete che rendano i trasporti pubblici preferibili rispetto all’uso dell’auto privata, le misure in campo zootecnico e agricolo. Al termine della discussione la presidente del gruppo Pd Pentenero ha chiesto che il provvedimento ritornasse in Commissione per approfondimenti. La richiesta è stata respinta dall’Aula.
Alice Ravinale (Avs) ha affermato: “nel 2021 l’Agenzia europea per l’ambiente ha certificato 4635 morti premature dovute all’inquinamento, abbiamo avuto una procedura di infrazione dalla UE e adesso pretendiamo addirittura le deroghe. In questo Piano inoltre le azioni impopolari vengono affidate ai Comuni, alle imprese e ai privati”.
Per il Movimento 5 Stelle sono intervenuti Alberto Unia, Sarah Disabato, Pasquale Coluccio che hanno messo in risalto come da anni si tengono tavoli sulla qualità dell’aria anche nei piccoli Comuni fuori dalla grande città perché l’aria non ha confini e i provvedimenti devono essere presi su larga scala. Hanno parlato dei problemi del traffico, della mobilità sostenibile, delle energie rinnovabili, delle emissioni di ammoniaca in campo zootecnico e dei necessari aiuti alle imprese. “Ci vogliono risorse economiche ingenti per portare a compimento la transizione ecologica”, hanno concluso.

Il consigliere Roberto Ravello (Fdi) ha invece sottolineato: “Noi rivendichiamo con orgoglio l’approccio scientifico utilizzato nella predisposizione dell’aggiornamento al Piano regionale per la qualità dell’aria. Una recente direttiva europea ha evidenziato le particolari caratteristiche del nostro bacino padano, aprendo alla possibilità di deroghe fino al 2040, per il rispetto dei nuovi e più stringenti parametri. Si tratta di un’opportunità da cogliere senza indugi”.

Ufficio Stampa Crp