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La moschea di via Genova

Abdelghani Rhalmi, presidente del centro culturale, padre di tre figli, lavora in una fabbrica alle Vallette e ogni giorno, al tramonto, attraversa la città e arriva in moschea per la preghiera della sera. Per il momento è un tempio “invisibile” perché sulla via c’è un anonimo portone di ferro

moscheaE’ una moschea di confine, tra Torino e Moncalieri, e forse verrà intitolata al re del Marocco, anche se da Rabat non si è fatto molto per far nascere il luogo di culto dei musulmani che gravitano attorno alla zona del Lingotto. Per il momento è una moschea “invisibile” perchè sulla via c’è un anonimo portone di ferro, di fronte al cartello stradale che segna il limite tra le due città,con un citofono altrettanto anonimo,che può essere l’ingresso di un qualunque condominio. Per rendersi conto che siamo in una  moschea bisogna scendere una cinquantina di scalini e trovarsi finalmente nella sala di preghiera(era una discoteca) abbellita da splendidi lampadari marocchini ma la prima impressione è quella di scendere in una catacomba del XXI secolo. Per fortuna non si scende più in basso anche perchè l’aria in questo locale è già piuttosto scarsa e rarefatta. Siamo comunque nella prima moschea di Torino, o meglio nel Centro culturale islamico di Moncalieri affiliato alla Moschea di Roma e riconosciuto dallo Stato italiano.

 

Non solo ma la moschea di via Genova 268 ha anche un altro primato, quello di aver visto la luce prima di quella di via Urbino 5 nel quartiere Aurora che,sulla carta, avrebbe dovuto diventare la prima moschea di Torino,con i favori del governo marocchino e invece si è dissolta nel nulla. Abdelghani Rhalmi, presidente del centro culturale e responsabile della moschea,padre di tre figli, lavora in una fabbrica alle Vallette e ogni giorno,al tramonto,attraversa la città e arriva in moschea per la preghiera della sera. “Nelle ore serali,racconta Abdelghani, finito il lavoro,viene più gente in moschea ma negli altri momenti dedicati alla preghiera ci sono poche persone mentre il venerdì,giorno sacro per i musulmani,la sala si riempie di fedeli,alcune centinaia”. Il tempio di via Genova si anima durante le tradizionali cinque preghiere islamiche che un buon musulmano deve osservare ogni giorno. Si comincia all’alba per continuare dopo le 13.00, replicare alle 16,30 e al tramonto mentre l’ultima preghiera è prevista poco dopo le 21.00. I rapporti con il governo del Marocco sono buoni ma le torbide vicende della moschea di via Urbino,mai nata anche se gran parte del denaro da investire nella ristrutturazione dei locali è arrivato a Torino dal Ministero degli Affari Religiosi,hanno bloccato nuovi finanziamenti governativi verso la comunità marocchina torinese. Una pioggia di denaro che avrebbe fatto comodo ai nuovi proprietari dell’ex discoteca poichè la moschea di via Genova (non è una onlus e non può contare su sgravi fiscali) costa 500.000 euro e per il momento i nuovi proprietari dell’ex discoteca hanno sborsato solo 75.000 euro mentre i lavori di restauro, durati tre anni, sono costati 100.000 euro e sono stati pagati con una raccolta fondi nella comunità marocchina.

 

“La nostra moschea,spiega il responsabile della sala di preghiera propone un Islam moderato e aperto, qui non si parla di politica ma piuttosto del comportamento che un buon musulmano deve tenere nella vita di tutti i giorni. Bisogna imparare ad essere solidali con gli altri,ad aiutarsi reciprocamente,a dare l’esempio seguendo un Islam tradizionale,lontano da estremismi e forzature”. In via Genova non c’è ancora un imam ufficiale ma,assicura Abdelghani,”lo stiamo cercando nella nostra comunità torinese. Per il momento il sermone della preghiera viene recitato in arabo e qualche volta in italiano ma presto verrà sempre tradotto nella vostra lingua,come già accadeva nella vecchia moschea di via Pininfarina a Moncalieri”.In via Genova 268 si va anche a scuola.

 

Il Centro culturale islamico promuove corsi di italiano e di arabo per le donne mentre i bambini hanno l’opportunità di studiare l’arabo perchè l’italiano lo sanno già e lo parlano con gli amici e a scuola. La donna araba,fa presente Abdelghani,che vive qui è cambiata molto negli ultimi anni e si comporta come le donne italiane,alcune lavorano,altre no e in moschea viene con il velo tradizionale”. Novità invece sul fronte delle conversioni.”Abbiamo cinque o sei ragazzi convertiti all’Islam e vengono qui da noi a pregare. Sono trentenni,lavorano e abitano in zona. C’è anche un musulmano sposato con una donna italiana che frequenta il nostro Centro”. E i rapporti con i residenti del quartiere? Per Abdelghani tutto fila liscio,nessun grosso problema tranne qualche lamentela durante il Ramadan estivo per il massiccio afflusso di fedeli in moschea ma nulla di più. (Foto Città di Torino)

Filippo Re

 

Sanremo, Perturbazione in arrivo

La loro influenza melodica deriva da gruppi come Oasis e Rem per dirne alcuni, hanno inciso brani sia in italiano che in inglese, dimostrando di avere grande inventiva nella scrittura dei testi nonché nella composizione della musica stessa

perturbazione

 

Volete un buon motivo in più per seguire il Festival della Canzone Italiana di quest’anno, l’intramontabile Festival di Sanremo? Al leggendario Teatro Ariston saranno protagonisti tra i big della musica i italiana i torinesi Perturbazione (nella foto). Saranno in gara con due brani: “L’unica” e “L’Italia vista dal bar”.

 

I sei componenti di questo gruppo musicale pop rock italiano, longevo sulla scena musicale indipendente italiana, nascono infatti nel 1988, sono già stati protagonisti importanti di happening e grandi eventi del panorama musicale. La loro influenza melodica deriva da gruppi come Oasis e Rem per dirne alcuni, hanno inciso brani sia in italiano che in inglese, dimostrando di avere grande inventiva nella scrittura dei testi nonché nella composizione della musica stessa.

 

Con l’annuncio ufficiale della loro presenza in gara al Festival si è scatenato entusiasmo e fermento  tra  i fan sotto la Mole, ma anche il dibattito sui vari blog se è un bene o un male calcare il mitico palco, come accade del resto ad ogni artista in gara, per l’immagine che si crea  e le reazioni che possono scatenarsi in seguito alla partecipazione al Festival.

 

 Non ci resta che ascoltare le canzoni in gara e assistere alla perfomance nella rinnovata, si spera, scenografia dell’Ariston. Perché Sanremo è Sanremo.

 

 Clelia Ventimiglia

Il Piemonte com’era negli anni Settanta

Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante

memorie

Uno spaccato autentico della società piemontese – perché le immagini non ingannano – in un centinaio di scatti fotografici dell’Archivio storico del Consiglio regionale. E’ quello offerto dalla mostra fotografica Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione. Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando  iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni Settanta delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante. L’esposizione si articola in 16 sezioni che individuano diversi temi di natura economica, sociale, culturale in grado di illustrare non solo la vita di tutti i giorni, ma anche alcuni episodi salienti,come le calamità naturali e l’esposizione della Sindone del 1978.

 

“La mostra non intende tanto celebrare la nascita dell’ente Regione, quanto invece offrire una testimonianza, benché parziale, della società piemontese in quella delicata fase storica”, ha dichiarato Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio regionale. “Un’epoca caratterizzata da radicali cambiamenti economici e culturali in tutta Italia, che hanno visto il Piemonte protagonista, soprattutto come luogo in cui il passato e la voglia di futuro si incontravano e si scontravano con prepotenza, contribuendo, nel bene e nel male, all’affermazione di un cambio di mentalità, di valori, di stili di vita”.

“Per l’esposizione abbiamo attinto all’archivio del Consiglio regionale, che custodisce migliaia di immagini, gestibili oggi facilmente in digitale e siamo lieti di condividerle perché sono un patrimonio pubblico”, ha affermato Domenico Tomatis, direttore Comunicazione Istituzionale dell’Assemblea regionale.

Ecco le sezioni della mostra:

Sui banchi di scuola, la crescita del numero di donne che lavorano rende sempre più prezioso per le famiglie il ruolo della scuola materna. Sale il grado di alfabetizzazione e anche l’accesso all’università è liberalizzato.

Moda, costume e società, Le grandi griffe cominciano a fare concorrenza ai piccoli artigiani e ai pregiati atelier sartoriali torinesi e la moda si afferma sempre più come fenomeno di massa.

In fabbrica, costruttori di futuro, Fiat e Olivetti: due realtà industriali che segnano la storia economica e sociale del Piemonte. Qui si esprimono le lotte sindacali e i modelli innovativi di borganizzazione del lavoro, ma si costruiscono anche i grandi progressi della meccanica e dell’elettronica.

La città cresce e cambia volto, si espandono i confini della città e si aprono nuovi cantieri dove sorgeranno quartieri residenziali, fabbriche e centri direzionali

Le idee scendono in piazza, la contestazione operaia, che scoppia nel ‘68 unendosi alle

rivendicazioni studentesche, utilizza potentemente lo sciopero e la protesta di piazza per richiamare l’attenzione sulla contrattazione salariale e i diritti dei lavoratori. Ma la protesta si estende anche ai valori della società del tempo (referendum sul divorzio del 1974 e per la depenalizzazione dell’aborto del 1978).

La vita nei campi, nonostante l’abbandono delle campagne da parte di molti, chi resta beneficia dei progressi della meccanizzazione e si fa garante della qualità dei grandi prodotti della terra piemontese: in primis grano, riso, vino, carni

Si parte? I treni affollati di emigranti in arrivo dal sud trasportano molti sogni e aspettative. Ma il viaggio diventa anche una nuova occasione si svago a portata di (quasi) tutti

Periferie umane, negli anni del boom edilizio e della modernizzazione permangono isole di povertà e di degrado

In carrozza!, tram, corriere, treni scandiscono più che in passato la quotidianità di molti piemontesi, mentre l’auto diventa il simbolo della libertà e delle vacanze

Progressi in sanità, è un periodo di boom demografico ma anche di migliorie della ricerca e della diagnostica medica.

Disastri naturali, le alluvioni e i danni del maltempo, in città come in campagna

Le mani e le macchine, il lavoro femminile in fabbrica, in ufficio e a domicilio

Il sacro lino, l’ ostensione della Sindone del 1978

Morando, un poeta col pennello, la mostra del pittore alessandrino avvenuta nel 1976 a Palazzo Lascaris, a Torino

Palazzo Lascaris, la nuova casa dei piemontesi, gli scatti dell’inaugurazione della sede del Consiglio regionale, nel settembre 1979

Ritratti di ieri, intensi volti di giovani e anziani

Sull’ultimo pannello è presente un monitor per la proiezione in loop di un filmato Rai del 1980 con interviste ai consiglieri protagonisti della prima legislatura regionale.

Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione.

Nella galleria Belvedere di Palazzo Lascaris,  via Alfieri 15, visitabile fino all’11 marzo. (Alcune delle foto esposte, nella rubrica ALBUM del Torinese)

Papa Francesco a Torino per la Sindone

L’occasione per l’ esposizione del sacro lino è il duecentesimo anniversario della nascita di don Giovanni Bosco. Ma l’arcivescovo non vuole che l’evento si trasformi in opportunità “commerciale”. Dal loro punto di vista, invece, gli operatori economici torinesi si augurano che l’ostensione serva anche da rilancio dell’economia cittadina in crisi. Come dare loro torto?

checchoLa notizia è ufficiale: nel 2015 si svolgerà la nuova Ostensione della Sindone. L’evento si terrà nel periodo tra Pasqua e ferragosto.  L’ostensione durerà una quarantina  di giorni, anche se le date sicure non sono ancora  state scelte. Questa mattina, a darne notizia è stato l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia in persona .  Il fatto più significativo è la quasi sicura presenza a Torino di papa Francesco. Il capo della Curia ha detto che l’invito è stato accolto di buon grado “ma dipende da lui” decidere. L’occasione per l’esposizione del sacro lino è il duecentesimo anniversario della nascita di don Giovanni Bosco. Sono previsti più visitatori che nel periodo olimpico. Ma l’arcivescovo non vuole che l’evento si trasformi in opportunità “commerciale”. Dal loro punto di vista, invece, gli operatori economici torinesi si augurano che l’ostensione serva anche da rilancio dell’economia cittadina in crisi. Come dare loro torto?

 

DOMANDA E RISPOSTA  Quali sono i momenti più significativi nella storia della Sindone a Torino?

Nel lontano 1898, quando la Sindone fu fotografata per la prima volta rivelando che l’immagine  era un negativo e non un positivo si sollevarono numerosi quesiti nella comunità scientifica: si riaccese il dibattito, che ancora oggi non accenna a concludersi, sulla sua autenticità. Un incendio minacciò il lenzuolo nel 1997, nella notte tra l’11 e il 12 Aprile che devastò la Cappella del Guarini, nel Duomo, dove essa è conservata sin dal 1578 anno in cui il duca Emanuele Filiberto, trasferendo la capitale del ducato da Chambery a Torino, vi portò anche la Sindone. L’ultima ostensione si è tenuta nel 2010. Per circa 40 giorni, il sudario  è stato esposto ai pellegrini giunti nella nostra città da ogni parte del mondo.

Botte da orbi tra studenti destri e sinistri

Carica di polizia davanti all’università. Alcuni ragazzi hanno poi organizzato un corteo  che si è diretto verso il rettorato di via Verdi

 

sinistri

Sembrava di essere tornati ai “bei” tempi del Sessantotto. Questa mattina, davanti alla sede universitaria di Palazzo Nuovo in via sant’Ottavio una cinquantina di studenti della sinistra antagonista  e una quindicina di ragazzi del Fuan (che stavano volantinando nei pressi dell’ateneo) si sono scontrati violentemente.

 

La polizia, intervenuta  con una breve carica per separare le due fazioni, ha fermato due persone  che sono state successivamente accompagnate in questura per esaminarne la posizione.  Alcuni studenti  hanno poi organizzato un corteo  che si è diretto verso il rettorato di via Verdi. Il rettore Ajani ha dichiarato: “condanniamo la violenza”.

L’Arcivescovo incontra i rifugiati

arcivescovo

Venerdì 3 gennaio  mons. Cesare Nosiglia ha incontrato i rifugiati ospiti del centro «Casa del Mondo Unito» di Via Negarville. Dopo la visita dei mesi passati in alcune delle case occupate dai rifugiati in via Paganini e nelle palazzine dell’ex Moi di via Giordano Bruno, l’Arcivescovo ha incontrato gli ospiti del centro del Comune, che ha una capienza di oltre 100 persone ed è gestito dalla cooperativa Esserci. Il Centro rientra nei posti coperti dai fondi delle diverse progettualità della Città di Torino (fondi Morcone e Sprar). Non vi è un conteggio preciso dei rifugiati residenti in città, ma mediamente, in situazioni di normalità, ogni anno le nuove domande d’asilo presentate alla Questura di Torino si aggirano sulle 500 unità. Con l’introduzione della residenza fittizia e personale si riusciranno a censire tutte le presenze dei rifugiati in città, indipendentemente da chi è accolto all’interno di programmi o chi vive in case occupate.

Fino ad aprile 2014 la città ha a disposizione 250 posti finanziati con i fondi Morcone, invece i posti finanziati dal Programma nazionale Sprar, del trienno 2011/2013 sono scaduti a dicembre 2013, mentre per i nuovi del triennio 2014/2016 la lista ufficiale a livello nazionale non è ancora uscita. Le persone per cui la città ha presentato richiesta dei fondi Sprar sono 224: i posti sono destinati ai nuovi arrivi via mare e non potranno accedervi le persone che precedentemente hanno usufruito di altri programmi di accoglienza locali o nazionali e che oggi sono nelle case occupate. Sono circa 600 le persone attualmente presenti nelle 7 diverse case occupate di Torino. I posti dello Sprar sono cresciuti a livello nazionale da 3.000 a 16.000. In ogni caso, pur considerando l’aumento della disponibilità che garantirà accoglienza per i nuovi arrivi, purtroppo esiste un arretrato di mancanza di posti e difficoltà di reale inserimento lavorativo, che ha creato una fascia di marginalità sociale che non si riuscirà ad assorbire in breve tempo.

All’incontro erano presenti con l’Arcivescovo anche il Vicesindaco della Città di Torino, Elide Tisi, il direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti, Sergio Durando, e il presidente della cooperativa Esserci Guido Geninatti. Il Vicesindaco Tisi ha dato il benvenuto e illustrato i programmi di accoglienza della città. Mons. Nosiglia ha visitato la struttura e incontrato i responsabili, ma soprattutto ha desiderato incontrare i rifugiati ospiti nella casa per sentire le loro esperienze.

(www.diocesi.torino.it)

Risorse per gli affitti, il bando a febbraio

ARCHITETTURA

Via libera dalla Giunta comunale alla predisposizione del bando che, attraverso il “Fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione”, metterà a disposizione delle famiglie risorse economiche per aiutarle a sostenere le spese relative all’affitto di casa. Le domande saranno raccolte da lunedì 3 febbraio a lunedì 3 marzo, presso il centro che sarà allestito nei locali di corso Peschiera 193, sede della Circoscrizione 3.

Potranno farne richiesta pensionati e lavoratori dipendenti, soggetti con invalidità pari o superiore al 67 per cento e lavoratori in mobilità o licenziati nel 2012 e che, alla data del 28 novembre 2013, siano ancora in attesa di occupazione. Tra gli altri requisiti richiesti, un reddito annuo (riferito all’anno 2012) non superiore a 12mila 506 euro con incidenza del canone di locazione superiore al 20 per cento, avere un contratto di locazione regolarmente registrato ed essere residenti da almeno dieci anni in Italia o da almeno cinque in Piemonte.

Non potranno invece accedere al fondo i locatari di case di lusso, gli assegnatari di alloggi di edilizia sociale, i titolari di diritti proprietà (salvo che si tratti di nuda proprietà), usufrutto, uso e abitazione su uno o più immobili di lusso ubicati in qualunque località del territorio nazionale e, nel caso di immobili di categoria A3, nella provincia di Torino. La Regione Piemonte ha destinato complessivamente al Fondo 12 milioni di euro e, di questi, almeno 4 milioni dovrebbero andare alla città di Torino (la ripartizione delle quote avverrà sulla base del numero delle domande presentate). In occasione dell’ultimo bando, nell’anno 2012, a Torino erano state presentate 7mila e 500 domande.

(Ufficio stampa Comune di Torino)

 

Prezzi migliori per i farmaci ospedalieri

La parola d’ordine è: centralizzare gli acquisti in campo sanitario. I risparmi ottenuti consentiranno di mantenere un buon livello del servizio.

salute

Il Piemonte è la Regione che, attraverso la società di committenza Scr,  ha spuntato i prezzi migliori per l’acquisto di farmaci a uso ospedaliero. A dirlo è l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture nell’analisi territoriale comparativa che misura le performance delle Regioni italiane in materia di acquisti di farmaci. L’analisi, più in generale, è stata condotta su un campione di farmaci non coperti da brevetto selezionando 39 stazioni appaltanti in 18 Regioni. Gli indicatori presi in esame riguardano rispettivamente la posizione (rango) della stazione appaltante, per ciascun farmaco, nell’ordinamento dei prezzi di acquisto trasmessi dalle amministrazioni e il rapporto tra prezzo di acquisto della stazione appaltante e un prezzo arbitrariamente fissato (in questo caso specifico il prezzo mediano). Rispetto all’indicatore riferito alla posizione, i prezzi di acquisto aggiudicati da Scr Piemonte, per singolo farmaco, sono mediamente i più bassi, quindi il Piemonte risulta la Regione con la miglior performance nella classifica stilata dall’Avcp. Inoltre, rispetto all’indicatore del prezzo in relazione al prezzo mediano ottenuto dalle stazioni appaltanti, il Piemonte si colloca tra le prime 3 Regioni d’Italia, a conferma dell’impegno per la razionalizzazione e il contenimento della spesa sanitaria, mediante gare centralizzate.

Gli ultimi provvedimenti regionali assunti vanno proprio nella direzione di centralizzare, sempre di più, gli acquisti in campo sanitario, con il potenziamento delle funzioni della società di committenza e il ridisegno organizzativo delle aziende sanitarie. I risultati sono stati accolti con grande soddisfazione dai vertici di Regione e Scr. Agostino Ghiglia, assessore regionale con delega alle Società partecipate, ha dichiarato che “il fatto che Scr risulti tra le realtà italiane più efficienti ed efficaci in ottica di razionalizzazione della spesa sanitaria, oltre ad essere motivo d’orgoglio, rafforza le scelte effettuate a livello di governance e di rilancio operativo dell’ente.”.

Ugo Cavallera, assessore regionale alla Sanità, ha osservato che “l’assessorato sta lavorando per ridurre la spesa farmaceutica, uno degli impegni che abbiamo assunto con la predisposizione dei programmi operativi 2013-2015. L’analisi comparativa, seppur riferita ad un campione limitato, dimostra che è possibile conseguire risparmi significativi. L’orientamento è quello di procedere sempre più nella direzione di centralizzare gli acquisti in campo sanitario, con il potenziamento delle funzioni della società di committenza. I risparmi ottenuti consentiranno, a regime, di mantenere il buon livello del servizio sanitario regionale riconosciuto dalle recenti valutazioni del Ministero della Salute con le verifiche sugli adempimenti dei Livelli essenziali di assistenza”.

(Ufficio stampa Regione Piemonte)

La montagna sempre più in alto

La  programmazione europea vuole la montagna protagonista sfruttando  risorse e opportunità e valorizzandone le peculiarità territoriali. Servono politiche di promozione turistica, storica, enogastronomica, sportiva. Ne parliamo con l’assessore regionale alla Montagna

 

vignale

Montagna uguale Piemonte. Essa è parte fondamentale della storia e dell’economia della nostra regione, ad incominciare dal nome che significa proprio “ai piedi dei monti”. Il Torinese ha intervistato l’assessore regionale alla Montagna, Gianluca Vignale (nella foto) sulle prospettive delle montagne piemontesi.

 

 La Montagna viene spesso considerata come zona marginale e depressa. Quali sono le sue principali criticità in Piemonte?

La Regione conta ben 558 comuni montani e 229 collinari. Queste realtà locali, spesso classificate come  ‘marginali’ hanno in realtà un patrimonio ambientale, turistico, storico e culturale che negli anni ha già dimostrato di essere un punto di forza per la vitalità economica territoriale e regionale. Per trasformare queste opportunità in risorse la Regione Piemonte ha attuato, nel corso degli anni, una serie di interventi finalizzati a monitorare situazioni di disagio e, una volta individuati problemi e territori in sofferenza, è intervenuta con le proprie strutture e risorse finanziarie a garanzia della tutela dei servizi essenziali per le popolazioni delle aree marginali piemontesi. Grazie a queste misure le aree montane stanno registrando alcuni segnali positivi di ripresa. Un dato tra tutti è significativo: dopo un calo secolare della popolazione montana, ad esempio, si registra un saldo migratorio positivo (sia interno che esterno), che permette di controbilanciare il saldo naturale negativo. Se si confrontano i dati del censimento 2001 con quelli del 2011, l’incremento della popolazione è pari allo 0,8%. L’arresto dello spopolamento è sicuramente il primo passo per la rivitalizzazione dei territori.

 

Ma la montagna è certamente anche opportunità di rilancio dell’economia regionale.

Il grande patrimonio turistico, storico, culturale ed economico della montagna piemontese rappresenta più che un’opportunità una vera e propria occasione di sviluppo regionale. Per rendere però queste risorse operative servono politiche di promozione turistica, storica, enogastronomica e sportiva oltre che misure di sviluppo dei servizi (scolastici, welfare, infrastrutture, banda larga, ecc.). La Regione Piemonte già si sta adoperando in questa direzione. Quest’anno ad esempio è stato realizzato il primo sito internet, piemonteoutdoor.it, che raccoglie tutte le attività che si possono praticare nelle aree montane. Ma al di là delle singole misure è importante riuscire a mettere a sistema le tante risorse, statali, regionali ed europee, che ogni anno ricadono sulle aree montane. Si tratta complessivamente di oltre 82,5 milioni di euro fino ad oggi considerate singolarmente anche nel loro complesso. Credo che sia necessario gestire queste risorse in modo unitario avendo ben chiari gli obiettivi e i risultati che si intendono ottenere per lo sviluppo montano.  Per questo motivo, per la prima volta in Piemonte, la Regione ha inserito nel Documento Strategico Unitario (DSU) una Strategia Unitaria per la montagna per la futura programmazione europea 2010-2020.  L’obiettivo è rendere i territori di montagna protagonisti sfruttando l’insieme delle risorse e le opportunità offerte alla montagna e  valorizzandone le peculiarità territoriali. Sarà quindi fondamentale e strategico coordinare meglio le tradizionali politiche d’intervento settoriali in funzione di specifici e concreti obiettivi di sviluppo territoriale.  

 

La Regione ha messo in atto strategie di valorizzazione del territorio montano, in sinergia con le regioni confinanti e con Francia e Svizzera?

La Regione Piemonte porta avanti da oltre 20 anni iniziative di cooperazione con gli Stati confinanti, anche con specifico riferimento al contesto montano, in particolare attraverso due programmi di cooperazione territoriale europea transfrontaliera : il Programma Italia-Francia ALCOTRA e il Programma Italia-Svizzera, finanziati con i fondi FESR. Il Programma Alcotra 2007-13 è il quarto programma di cooperazione transfrontaliera lungo la frontiera alpina tra l’Italia e la Francia e ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni, nonché lo sviluppo sostenibile dei sistemi economici. Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, l’Unione Europea ha messo a disposizione, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, 149,7 milioni di Euro. A questi si aggiungono le risorse nazionali e regionali, per un totale di 237,5 milioni di Euro.  Grazie invece al Programma Italia-Svizzera, l’Unione Europea ha reso disponibili, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, 68,8 milioni di Euro a cui si aggiungono le risorse nazionali e cantonali, per un totale di 100,5 milioni di euro. Tali programmi hanno finanziato progetti singoli, progetti strategici di rilevante impatto finanziario e piani integrati transfrontalieri (PIT), che hanno consentito una prima sperimentazione di uno sviluppo locale integrato a livello transfrontaliero.  Ciò costituirà senz’altro una buona base di partenza per l’avvio delle successive strategie di cooperazione transfrontaliera con la Francia e con la Svizzera per il ciclo 2014-2020, anche in attuazione degli indirizzi definiti nella  Strategia macroregionale per la Regione Alpina condivisa tra Stati  e Regioni dell’arco alpino nell’Accordo di Grenoble del 18 novembre 2013.

 

 

Forconi, esiste anche il diritto a non scioperare

porchietto

“Esiste anche il diritto a non scioperare” a dichiararlo l’assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto commentando lo sciopero dei Forconi.

“In un momento di crisi quale quello attuale – ha spiegato l’esponente della Giunta Cota –, dove una giornata di incasso può fare la differenza, è giusto che si rispetti la libertà di tutti. Anche di chi ha deciso di non aderire alla serrata. È una questione di rispetto e di solidarietà. In questi giorni  ci sono stati ripetuti atti di violenza e minaccia che non sono né accettabili né tollerabili in un Paese civile”.

Porchietto ha concluso: “Le azioni di guerriglia alle quali abbiamo assistito, alcune masochiste visto che si traducono in nuovi costi per i cittadini stessi, devono però dare uno scossone alla politica nazionale e europea. Esiste una tensione sociale che la politica ha il dovere di governare rispondendo con la forza delle riforme e di misure concrete per il rilancio del Paese”.