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Volpiano, pasti caldi in classe per tutti gli studenti senza aumentare le tariffe

“I maggiori costi, pari a 155mila euro, finanziati con le risorse del Comune”

Il Comune di Volpiano ha disposto, d’intesa con l’Istituto comprensivo, l’adeguamento del servizio di refezione scolastica alle misure di prevenzione dell’epidemia Covid-19 per tutte le classi, comprendendo anche la quinta elementare del plesso «Guglielmo da Volpiano» e le superiori di primo grado della «Dante Alighieri», finora escluse per motivi logistici dalla somministrazione del pasto caldo in aula, sostituito dal «cestino tipo gita». «Con la nuova organizzazione – precisano dagli uffici comunali – tutti gli studenti usufruiranno del medesimo servizio. La fornitura del pasto caldo in aula comporta, complessivamente, un aumento di costi pari a 155mila euro per l’anno scolastico 2020-2021, interamente finanziati con fondi dell’amministrazione comunale e senza aumenti di tariffe».

Commenta il sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne: «Grazie al fatto che il Comune ha i conti in ordine abbiamo potuto sostenere le spese aggiuntive per la refezione scolastica utilizzando le risorse disponibili, senza chiedere ulteriori esborsi alle famiglie. Questa situazione dimostra, ancora una volta, come sia fondamentale la gestione efficiente del bilancio di un’amministrazione pubblica».

Più di mille insegnanti aderiscono al progetto per il ritorno a scuola in sicurezza

Sono finora più di 1100 i docenti, insieme al personale non docente, che hanno aderito a “Scuola sicura”, il progetto sperimentale messo a punto dalla Regione Piemonte per garantire il ritorno in classe in sicurezza dopo le festività natalizie.

Da quando l’iniziativa è partita, il 4 gennaio, la risposta del personale scolastico è stata immediata, pur in giorni ancora festivi, e in tanti tra docenti e personale Ata hanno accettato di effettuare volontariamente un tampone (antigenico o molecolare) ogni quindici giorni, prenotandolo tramite il proprio medico di famiglia. Degli oltre 1140 tamponi prenotati, 970 sono stati già eseguiti e l’8,6% è risultato positivo.

Dalla prossima settimana si partirà con la seconda parte del progetto: il monitoraggio, sempre su base volontaria, degli studenti delle seconde e terze medie. Lunedì 11 gennaio è in programma una riunione con l’Ufficio scolastico regionale e i dirigenti delle scuole del Piemonte per condividere alcuni aspetti legati, in particolare, alla raccolta delle adesioni e al consenso informato per le famiglie. Con il supporto del referente Covid di ogni scuola, verrà effettuato uno screening modulare che coinvolgerà una volta al mese tutti gli studenti che aderiranno: ogni settimana verrà testato un quarto di ogni classe con tamponi, rapidi o molecolari, e per sottoporsi al test i ragazzi dovranno essere accompagnati dai genitori in uno dei 70 hotspot presenti in tutto il Piemonte.

Un piano unico nel suo genere in Italia su cui la Regione Piemonte ha investito 7 milioni di euro e che, come ha sottolineato nei giorni scorsi il presidente Alberto Cirio, “ha solide basi scientifiche, perché predisposto dai nostri epidemiologi ed esperti con il via libera anche del mondo medico”.

“Siamo felici della buona risposta che il progetto sta avendo dal personale scolastico e confidiamo molto nella partecipazione anche delle famiglie – afferma l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino -. Il Piemonte sta compiendo un grande sforzo su questa sperimentazione, ma prevenire e monitorare è fondamentale per riuscire a garantire in sicurezza la continuità didattica. Nei prossimi giorni, inoltre, cominceremo ad approfondire anche le proposte arrivate dai diversi territori per sviluppare progetti personalizzati a livello provinciale”.

“Un’iniziativa importante perché consente di monitorare una delle fasce di età più sensibili nel percorso di crescita e di averne un quadro approfondito dal punto di vista epidemiologico – dichiara Domenico Careddu, segretario della Fimp Piemonte, la Federazione italiana dei medici pediatri -. A 12-13 anni si è già in piena adolescenza, un periodo in cui aumenta la dimensione della socialità, ma allo stesso tempo anche la necessità di autonomia per i ragazzi. È pertanto fondamentale aiutarli a capire l’importanza delle misure di sicurezza, come l’uso della mascherina e il distanziamento, ma anche sensibilizzarli su progetti di prevenzione come questo. Si tratta di un piano che ci vede attivamente coinvolti, attraverso la promozione di una adeguata comunicazione alle famiglie, grazie al rapporto di fiducia che, come pediatri di libera scelta, abbiamo costruito nel tempo con i genitori ed i loro figli. Quando necessario, sapremo anche offrire un contributo concreto, che abbiamo garantito da inizio pandemia e continuiamo a garantire quotidianamente, per la gestione dei casi individuati allo screening e del supporto alle famiglie, nell’ottica di favorire il contenimento dei contagi in piena collaborazione con i Sisp ed i colleghi medici di famiglia”.

“È importante riuscire a sensibilizzare il più possibile le famiglie – rileva Pietro Presti, consulente strategico per il Covid della Regione – affinché sul monitoraggio per gli studenti ci sia la stessa risposta positiva che stiamo avendo dal personale scolastico, che nella prima settimana di avvio del progetto ha già dato ottimi risultati”.

Come va il mercato del vino?

Calano le vendite in Italia, va un po’ meglio all’estero. Giacenze in aumento e ordini in calo per i prossimi quattro mesi. “Per fronteggiare l’emergenza e riprendere competitività serve un piano strategico, gli aiuti finora concessi solo una goccia nel mare”.

 

L’emergenza Covid cambia i modelli di consumo e le imprese vitivinicole piemontesi che imbottigliano vini di qualità fanno i conti con gli effetti della pandemia. “Il mercato del vino sta cambiando profondamente: il canale della ristorazione e dei bar si è ridotto fortemente e in alcuni casi pressoché annullato; si recuperano spazi nella distribuzione organizzata dove i margini però sono ridotti all’osso e, fortunatamente, tengono le esportazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – ma le prospettive non ci lasciano tranquilli”.

L’organizzazione degli agricoltori del Piemonte che annovera le più prestigiose firme dell’enologia regionale, ha realizzato un’indagine su un campione significativo di cinquanta produttori – imbottigliatori vitivinicoli delle più denominazioni più significative.

La vendemmia 2020, pur con produzioni pressoché nella norma, è risultata superiore ai livelli dello scorso anno e, per alcune tipologie di prodotto, le prospettive di commercializzazione risultano critiche. In attesa di poter riprendere l’attività commerciale e promozionale per agevolare le vendite sul mercato interno e le esportazioni – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonte – abbiamo sottoposto alle imprese un questionario, riferito ai primi 11 mesi del 2020, per ottenere informazioni utili per programmare per tempo l’adozione di interventi di riequilibrio dell’offerta”.

Il campione preso in esame è composto per il 36% da aziende con una superficie inferiore a 5 ettari di vigneto, il 25 % con la superficie tra il tra i 5 e 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 20 ettari e il 9% oltre i 20 ettari. Il 32% dei viticoltori imbottigliatori intervistati produce meno di 10.000 bottiglie, il 41% da 10 a 50mila  bottiglie il 27% oltre 50mila bottiglie.

L’82% dei vitivinicoltori nei primi undici mesi di quest’anno evidenzia un calo complessivo di vendite (il 31% ha avuto una flessione superiore al 30%); il 7% rileva vendite stazionarie, mentre l’11% registra un aumento, seppur contenuto.

Il 77% denuncia un calo delle vendite in Italia; il 7% ha mantenuto le posizioni, mentre il 16% incrementato la commercializzazione.  Per quanto riguarda le esportazioni il 69% denuncia un calo delle vendite, per il 23% il mercato è stazionario, mentre l’8%  ha incrementato le vendite.

Il 52% degli intervistati ha mantenuto stazionari i prezzi di vendita delle bottiglie, il 41% ha applicato una politica di sconti per poter mantenere i volumi, ma c’è anche un 7% che è riuscito ad aumentare i prezzi.

Per quanto riguarda le giacenze alla produzione il 23% delle cantine mantiene i volumi stazionari rispetto allo stesso periodo del 2019, ma il 56% evidenzia un aumento degli stoccaggi (dei quali il 12% oltre il 20% dei volumi);  il 16% ha le scorte in calo.

La situazione degli ordini per i prossimi quattro mesi, rispetto allo stesso periodo 2019-2020, è quella che preoccupa maggiormente: il 72% degli intervistati evidenzia ordini in calo (dei quali il 23% oltre 30%); per il 19% il portafoglio ordini è stazionario, mentre il 9% delle cantine ha ordini in crescita.

Dal questionario è emersa un’indicazione interessante sulle misure necessarie per affrontare l’emergenza”, spiega il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia. Il 73% degli intervistati reputa lo stoccaggio uno strumento insufficiente per gestire l’emergenza. Anche la riduzione della produzione di uva per la prossima vendemmia non è considerata una misura risolutiva (si espresso in questo molto il 69% degli intervistati). La misura che, a malincuore, gli intervistati privilegiano è la distillazione di crisi, giudicata utile dal 43% degli intervistati.

Dalle interviste emerge un clima di sfiducia nei confronti degli interventi adottati dalle istituzioni pubbliche. Solo il 9% delle aziende che hanno partecipato al questionario reputa utili gli interventi varati dal Governo; il giudizio migliora per quanto riguarda le iniziative adottate dalla Regione Piemonte, con il 21% che giudica la distillazione di crisi una misura positiva per alleggerire il mercato. L’88% degli intervistati ritiene che non si siano tenute in debita considerazione le indicazioni della filiera vitivinicola.

Tra i suggerimenti raccolti da Confagricoltura un intervento di detassazione, la moratoria sui mutui e, soprattutto, un effettivo snellimento della burocrazia. Per gli imbottigliatori di vini di qualità aderenti a Confagricoltura “gli aiuti economici sono una goccia nel mare e non sono mirati alla salvaguardia delle imprese agricole”. Occorre “dare maggior ascolto alle associazioni di categoria e adottare interventi mirati per supportare l’internazionalizzazione delle piccole imprese”. Occorre inoltre indirizzare la politica vitivinicola verso la valorizzazione della qualità. “Che si tratti di vendemmia verde, distillazione o stoccaggio – suggeriscono le imprese – gli interventi dovranno riguardare i soli vini doc e docg, vero patrimonio da proteggere”.

I vaccinati in Piemonte sono più di 42 mila

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che oggi (dato delle ore 17:31) le persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino contro il Covid sono state 5.564.

Dall’inizio della campagna si è quindi proceduto alla somministrazione di 42.090 dosi, corrispondenti al 50,8% delle 82.810 finora consegnate al Piemonte.

La Fase 1, come noto, coinvolge il personale del servizio sanitario regionale, accanto ad ospiti e operatori delle Rsa.

Mpp: “Stellantis non sacrifichi l’industria dell’auto piemontese”

Caro direttore, il 2021 vedrà la nascita del quarto gruppo mondiale dell’automotive con Stellantis, società nata dall’unione tra FCA e PSA; la creazione di grandi gruppi di livello mondiale  èinevitabile per la sopravvivenza dell’industria automobilistica ma questa operazione pone diverse domande e suscita timori.

FCA ormai da tempo non è più un’azienda italiana, ha sede legale, decisionale e finanziaria all’estero e della Fiat che ha reso grande Torino, il Piemonte e l’Italia nel mondo resta ben poco.

L’operazione Stellantis, venduta alla stampa lo scorso anno come matrimonio alla pari con il gruppo PSA, nei documenti presentati alle autorità di finanziarie si configura per quello che in effetti è, una acquisizione di FCA ( col poco di italianità che restava) da parte di PSA che è partecipata direttamente dallo Stato francese, presente in forze nell’azionariato.

Il CDA di Stellantis avrà la maggioranza di consiglieri espressi dai francesi oltre all’amministratore delegato, mentre a FCA andrà la minoranza dei posti nel CDA, oltre ad una presidenza del gruppo sicuramente importante a livello di immagine ma poco influente sulle scelte gestionali del nuovo gruppo industriale.

Il timore è che le “sinergie” garantite da queste grandi fusioni si traducano in un taglio dei posti di lavoro e, considerata la presenza statale francese nel gruppo, non è difficile immaginare che eventuali tagli di personale vadano a colpire gli stabilimenti italiani.

Il settore automobilistico, tanto importante per Torino ed il Piemonte, è stato fortemente ridimensionato negli ultimi anni e l’ipotesi che lo Stato francese non ci pensi due volte a risparmiare licenziando in Italia non è tanto campata in aria.

E’ auspicabile che le Istituzioni locali piemontesi, oltre ovviamente al Governo nazionale, incontrino al più presto i vertici di Stellantis per tutelare i lavoratori italiani del nuovo gruppo industriale; un ulteriore ridimensionamento di quella che è stata la gloriosa Fiat sarebbe il colpo di grazia per l’industria automobilistica  piemontese.

 

Massimo Iaretti – consigliere comunale – Presidente MPP

Gigi Cabrino – consigliere comunale aderente a MPP

Coronavirus, la situazione di sabato 9 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.575 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 162 dopo test antigenico), pari all’8,4 % dei 18.677tamponi eseguiti, di cui 7.304 antigenici. Dei 1575 nuovi casi gli asintomatici sono 661, pari al 42%

I casi sono così ripartiti: 396 screening, 771 contatti di caso, 408 con indagine in corso; per ambito: 168 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 89 scolastico, 1318 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 210.027, così suddivisi su base provinciale: 18.676 Alessandria, 10.848 Asti, 7.310 Biella, 29.076 Cuneo, 16.374 Novara, 109.650 Torino, 7.962 Vercelli, 7.329 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.094 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.708 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 172 (-4 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2689 (-68 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 14.647

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.124.717 (+18.677 rispetto a ieri), di cui 947.289 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8.165

Sono 32 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8165 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1250 Alessandria, 520 Asti, 337 Biella, 938 Cuneo, 673 Novara, 3.730 Torino, 383 Vercelli, 264 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 70 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

184.354 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 184.354 (+ 3.445 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 15.883 Alessandria, 8.994 Asti,6345Biella, 25.693 Cuneo, 14.254 Novara, 97.610 Torino, 6.939 Vercelli, 6.209 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 958 extraregione e 1.469 in fase di definizione.

Covid, 31 persone sanzionate e chiusi un bar e un’associazione sportiva

Nell’ambito dei controlli del territorio, tra Torino Sud  e  Nichelino, disposti dal Comando Provinciale, finalizzati al contrasto della criminalità predatoria e intensificati in questo periodo per vigilare sul rispetto della normativa anti covid, i carabinieri hanno sanzionato 31 persone e chiusi un bar e un’associazione culturale e sportiva.

In particolare, a Torino (controllo di attività commerciali, aree mercatali e giardini pubblici nei quartieri Pozzo Strada, Campidoglio e Barriera Piacenza), i controlli hanno fatto emergere talune irregolarità, che hanno riguardato un’associazione sportiva e alcuni ragazzi delle aree verdi.

Nella fattispecie, sono stati sanzionate 16 persone, di cui 13 inosservanti il divieto di effettuare attività sportive di contatto poiché sorprese a giocare a calcetto nell’area di Parco Ruffini e le restanti 3 intente a praticare del pugilato. In quest’ultimo caso i militari dell’Arma hanno provveduto a contestare la chiusura per 5 giorni a un’associazione culturale e sportiva checonsentiva ai propri affiliati di praticare la boxe, nonostante palestre e simili debbano restare ancora chiuse. I controlli, inoltre, condotti anche con l’Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, hanno interessato attività commerciali quali pasticcerie, minimarket etnici e negozi di articoli cinesi, ove non venivano riscontrate significative irregolarità.

A Nichelino, a sud della città metropolitana, i carabinieri hanno identificato 15 persone che bevevano l’aperitivo in piedi, causando assembramento, il bar è stato chiuso e i clienti sono stati sanzionati.

Alunni di una materna vittime di maltrattamenti? Due maestre indagate

 I Carabinieri hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, con contestuale informazione di garanzia, emesso dalla Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di due maestre di una scuola materna di Rivoli, nell’hinterland torinese, indagate per maltrattamenti verso i fanciulli.
I fatti risalgono al mese di marzo del 2019, quando ai militari dell’Arma della Stazione di Rivoli erano giunte alcune segnalazioni da parte di genitori dei piccoli alunni, preoccupati per presunti maltrattamenti posti in essere in danno dei loro figli dalle 2 insegnanti.
Le immediate indagini dei Carabinieri hanno consentito di documentare alcuni episodi nei quali le due indagate hanno aggredito verbalmente, strattonato e in un caso anche schiaffeggiato, dei bambini a loro affidati, aventi tutti età compresa tra i 3 e i 5 anni.

Piemonte confermato zona gialla da lunedì, Cirio: “Non abbassiamo l’attenzione”

Il governatore: «Fondamentale per tutti noi non abbassare il livello di attenzione»

 

«Ho appena parlato con il ministro Speranza: il Piemonte da lunedì 11 gennaio continuerà ad essere in zona gialla, almeno fino a sabato 16. Lo confermano i dati dell’ultimo Report validato nel pomeriggio dal Ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità»: lo comunica il presidente della Regione Alberto Cirio.

«Pur avendo un Rt sotto l’1 che ci permette di restare in zona gialla è, però, fondamentale per tutti noi non abbassare il livello di attenzione – continua il Presidente -, perché i dati confermano una circolazione del virus alta in Italia, con valori che in tutte le regioni vanno verso l’arancione. Se oggi il Piemonte ha una situazione epidemiologica migliore di altre regioni è perché raccogliamo i frutti dei sacrifici fatti finora, che è fondamentale non vanificare».

Anche gli artisti Studiano: l’equipollenza Albertina

Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

 

10 Anche gli artisti Studiano: l’equipollenza Albertina

Da bambina volevo fare la paleontologa. Un giorno però mi resi conto che quella passione era sì grande ma non abbastanza stimolante, così mi ritrovai a rimuginare su che cosa mi coinvolgesse veramente. Non ci misi poi molto a capire che ciò che mi rendeva davvero felice era “creare”, “inventare”, utilizzare le mani per rendere visibili i mie pensieri; disegnavo molto, mi piacevano tutti i tipi di colori, dalle matite, ai pennarelli, agli acquerelli, mi divertivo a copiare i personaggi dei cartoni animati ma ricordo anche che mi cimentavo a riprodurre le illustrazioni dei libri sugli animali, soprattutto quelli marini.
Crescendo i miei interessi di bambina maturarono con me. Al disegno si affiancò la curiosità per la storia degli artisti e delle loro opere, al bisogno di manualità si affiancò quello della ricerca intellettuale e al desiderio creativo corrispose un giusto studio degli autori del passato, poiché se prima non ci si confronta con il passato come si può dire la propria sul presente?
Cosa vogliamo fare da grandi in realtà lo decidiamo da piccoli. In quegli anni in cui l’ingenuità la fa da padrone, quando il mondo fuori appare così enorme da pensare che ci sia sicuramente posto anche per la realizzazione del nostro desiderio, in quel lasso di tempo durante il quale convinzioni e obiettivi si fondono, ci mettevamo le mani sui fianchi, a mo’ di Superman, e affermavamo impettiti: “Io da grande sarò…”

Volevo fare l’artista. Ecco, l’ho detto, l’ho confessato. E forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta dell’idea di diventare paleontologa. Ma quelli nati sotto il segno dell’ariete, come me appunto, sono noti per la loro testardaggine e una volta che si mettono in testa una cosa, non c’è niente che li faccia desistere. Decisi quindi che avrei frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e questa mia ineluttabile convinzione si alimentava giorno dopo giorno, quando, uscendo dal Gioberti, andavo a prendere il pullman per tornare a casa proprio alla fermata davanti all’ingresso dell’istituzione artistica e vedevo tutti quei ragazzi “strani”, con i capelli colorati e i vestiti alternativi, armati di grosse tele o altrettanto scomode cartelline contenenti chissà quali opere. Non c’erano dubbi: quello doveva essere il mio mondo.
Oggi, quando mi chiedono se consiglierei a qualcuno di iscriversi in Accademia mi viene da storcere un po’ il naso, non di certo per la preparazione che la scuola offre, su cui non ho assolutamente nulla da obiettare, quanto per l’impatto con “il mondo vero” che si deve affrontare al termine degli studi. Al contrario, quando mi viene domandato se, potendo tornare indietro, rifarei la stessa scelta, la risposta è immediata: certo che sì.

L’ “Università dei Pittori, Scultori e Architetti”, è presente a Torino già dalla prima metà del Seicento, nel 1652 prenderà il nome di “Compagnia di San Luca”, la quale, a sua volta, verrà poi nominata “Accademia dei Pittori, Scultori e Architetti” per volere di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, vedova di Carlo Emanuele II, che si ispirò volutamente alla Académie Royale de Paris.
Dopo circa un secolo dalla prima fondazione dell’istituzione, iniziano le riforme del regno di Vittorio Amedeo III, il quale porta avanti una politica di promozione e di aggiornamento culturale; tra i primi provvedimenti che inaugurano tale periodo, nel 1778 viene costituita la “Reale Accademia di pittura e scultura”.

Successivamente Carlo Alberto, grande appassionato d’arte e uomo di raffinata cultura, decide, nel 1833, di riformare tale istituzione, denominandola “Regia Accademia Albertina”.
Sempre grazie al sovrano, la sede della scuola per gli artisti trova la sua sistemazione definitiva in un palazzo donato proprio da Carlo Alberto, situato in Via Accademia Albertina 6. Al luogo di formazione si affianca una pinacoteca, con scopi prevalentemente didattici, i cui dipinti sono stati per la maggior parte donati da Monsignor Mossi di Morano, tra questi è il caso di segnalare la preziosa pala d’altare di Filippo Lippi. In pochi anni la pinacoteca si arricchisce di opere, non solo quadri, ma anche varie riproduzioni in gesso di statue in bronzo, marmo o terracotta e diversi volumi preziosi, stampe pregiate, schizzi e fotografie di grande valore, ampliando così la sua originaria funzione e diventando a tutti gli effetti anche gipsoteca e biblioteca.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’Accademia è un luogo d’avanguardia per qual che riguarda la particolare transizione artistico-culturale che dal realismo porta alle nuove correnti artistiche, a sostegno di tale affermazione basti pensare alla presenza all’interno della scuola di artisti quali Antonio Fontanesi, Giacomo Grosso, Vincenzo Vela, Odoardo Tabacchi ed Edoardo Rubino.

Successivamente, intorno agli anni Quaranta del Novecento, l’Accademia si trova di nuovo a vivere un periodo di particolare prestigio, grazie al lavoro di altre personalità illustri che sostennero l’importanza della scuola, tra di essi mi piace ricordare Felice Casorati, Enrico Paulucci, Francesco Menzio, Sandro Cherchi, Mario Calandri.
Questi nomi altisonanti dovrebbero bastare per far capire che, quindi, anche gli artisti studiano, e molto.
Negli ultimi anni l’edificio ha subito molti restauri e interventi di modifica soprattutto degli spazi laboratoriali. Anche la Pinacoteca è stata riorganizzata e resa più fruibile al pubblico.
Non solo in passato, ma ancora tutt’oggi gli studenti dell’Accademia hanno la fortuna di studiare a contatto con importanti nomi di artisti o personalità rilevanti nel settore, due esempi per tutti, gli storici dell’arte contemporanea Luca Beatrice e Maria Teresa Roberto.
Prima di proseguire ci terrei a soffermarmi sul motto dell’Accademia, che è “J’attends mon astre”. Carlo Alberto, nel 1843, fece incidere tale frase su una medaglia in cui era riprodotto un sigillo del 1373 appartenuto ad Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde. La versione originale in francese antico era “Je atans mon austre”.

Sulla medaglia si vede una sfinge con Calea, abbassata sul volto con maschera di Scimmia. La sfinge schiaccia col corpo un serpente (l’Austria) e ha il collare di catene spezzato, attorno il motto “Je atans mo: astre”. Si potrebbe incominciare un interessante quanto complesso discorso a proposito dell’Ordine dei Cavalieri del Leone e della Scimmia, misteriosa associazione costituita in Germania verso il 1780, ramo della massoneria templaria, diretto discendente di un ordine templare dell’ XI secolo, ma le fonti sono assai poche e poi si andrebbe eccessivamente fuori argomento, vi basti sapere che in massoneria il leone rappresenta il potere e la gloria, mentre la sfinge è sinonimo di mistero esoterico.
Ora posso dire che il mio sogno di ragazzina è stato realizzato per ben cinque anni, sia durante il Triennio di Scenografia, e soprattutto durante il Biennio Specialistico di Decorazione.
Per tutta la durata della mia Alta Formazione Artistica (questa la definizione ufficiale del corso accademico) mi sono sentita totalmente coinvolta in quella realtà così peculiare, ho dato tutta me stessa sia nello studio sia nella realizzazione degli elaborati; mi preme tuttavia sottolineare che far parte di quella realtà non si esaurisce nel solo ruolo di studente, frequentare l’Accademia vuol dire rimanere in laboratorio quasi tutti i giorni fino a tardi, finché la scuola chiude, o, talvolta, “tagliare” e andare al bar di fronte, dove però ci si incontra con altri compagni di scuola e con cui si discute di arte, di artisti, di mostre da andare a visitare; e poi ci sono i mesi in cui fa bel tempo e il luogo di ritrovo diventa il cortile, dove si chiacchiera, si studia, si disegna, si fa amicizia con i ragazzi di altri corsi, ed è sempre tutto un continuo “crescere senza accorgersene”.

Sono sempre stata conscia della mia scelta di studi poco ortodossa, ci ho sempre scherzato sopra, sia con gli amici che mi dicevano che frequentavo “la scuola del pongo”, sia con i miei compagni di corso, con i quali ridevamo riguardo al difficile trasporto dei nostri lavori sui pullman (tra cui modellini in scala in compensato o tavole formato minimo 50×70 cm), oppure per quei fogli scritti a penna appiccicati alla porta della classe con scritto che la lezione era stata rinviata, peccato che noi eravamo carichi come muli e la lezione doveva tenersi all’ultimo piano senza ascensore.
Sono molti i ricordi che mi porto appresso, troppi da raccontare. Così come sono numerose le persone che ringrazio di aver incontrato, tra compagni e professori, che più o meno inconsciamente hanno contribuito alla mia formazione e alla mia crescita intellettuale e personale. Con loro ho condiviso non solo le fatiche degli esami e la preparazione delle due tesi, ma anche momenti di vita quotidiana, con loro ho parlato dei miei dubbi e delle mie idee, di cosa mi capitava nel frattempo al di fuori del laboratorio e a mia volta li ho ascoltati, studenti e docenti, cercando di carpire gli insegnamenti che sempre sono presenti quando il dialogo è vero e privo di barriere.

Ma tutto ha un prezzo e quello che sto ancora pagando io per aver perseguito i miei desideri si chiama “equipollenza”.
Non sto nemmeno a spiegarlo, dopo la tesi specialistica (110 su 110 e lode) non ci ho messo tanto a capire che il “momento artista” era terminato e che ora c’era “il mondo vero” da affrontare.
Permettetemi l’espressione colloquiale, ma è stata proprio “una bella botta!”
Reimpostare la bussola significa doversi guardare dentro, questa volta con la maturità intellettuale di un’adulta e non più con la frivolezza dell’adolescenza, accettare i proprio successi così come i propri errori, rimuginare ancora sul dove si vuole andare e soprattutto sul come arrivarci.
Il mio nuovo percorso aveva il sapore amaro dell’accettazione dei miei limiti, ma come sappiamo i fiori non nascono dai diamanti, e da quei pesanti pensieri è sorto il nuovo e attuale obiettivo di diventare insegnante di arte.

Ma torniamo a noi e a quella strana parola: “equipollenza”.
Se vi chiedessi che differenza c’è tra uno studente dell’Accademia di Belle arti e uno dell’Università, cosa rispondereste? Non è una barzelletta, è una semplice riflessione. In entrambi i casi si pagano le tasse universitarie, si viene immatricolati, gli studenti sono tenuti a frequentare le lezioni e a sostenere gli esami a cadenza regolare, i sacrifici delle famiglie per mantenere gli studi dei figli sono gli stessi da una parte e dall’altra eppure la situazione non sembra così semplice. Certo, siamo nella patria della burocrazia e tutto ruota attorno a cavilli e terminologie che hanno tutta l’aria di essere delle vere e proprie prese in giro, ma la questione resta: chi esce dall’Università ha una “Laurea” mentre chi ha frequentato l’ Accademia o il Conservatorio ha un “Diploma di Secondo Livello”. E, cari lettori, non avete idea di quando quel termine “diploma” possa risultare fastidioso dopo cinque anni di studio e fatica.
La lotta dei titoli tra Università e istituzioni AFAM è tutta dibattuta a suon di norme e leggi e va avanti dagli albori del tempo. Ma come in tutte le battaglie a rimetterci sono sempre i poveri fanti appiedati. Nella Legge 509 del ’99, che assegna alle istituzioni dell’Alta Formazione Artistica e Musicale un ruolo centrale nel sistema formativo italiano, si legge che: “L’Accademia con la riorganizzazione dell’assetto didattico, pedagogico, tecnologico ha perseguito l’intento di privilegiare anche il diritto allo studio. I corsi presenti (…) dialogano efficacemente con il variegato e affascinante mondo delle sperimentazioni (…). Appare sempre più evidente che produzione dell’arte ed elaborazione teorica non possono più essere viste come funzioni distaccate, ma devono divenire patrimonio comune di un fare e di un sapere contemporaneo in grado di sostenere il confronto dialettico con la complessità. Oggi, infatti, inevitabilmente i campi si intrecciano, poiché non esiste produzione senza riflessione teorica, né teoria che possa prescindere dalla creatività.“

Il sistema AFAM è costituito dai Conservatori statali, dalle Accademie di Belle Arti (statali e non statali), dagli Istituti musicali ex pareggiati promossi dagli enti locali, dalle Accademie statali di Danza e di Arte Drammatica, dagli Istituti Statali Superiori per le Industrie Artistiche, nonché da ulteriori istituzioni private autorizzate dal Ministero al rilascio di titoli aventi valore legale.
I titoli di Alta Formazione Artistica e Musicale hanno valore legale equiparato ai titoli universitari. Detto così sembra proprio che si possa dire che “siamo pari”, ma a tutti gli effetti non è così, come ben si evince, ad esempio, dal fatto concreto degli sconti sull’acquisto dei libri: gli studenti delle Accademie non ne possono quasi mai beneficiare poiché “quella non è Università”.
In attesa del completamento del processo di riforma del sistema AFAM, la costituzione di nuove istituzioni statali è possibile esclusivamente attraverso specifiche disposizioni di legge.
Il “contentino” ci è stato dato grazie alla Legge 228 del 24/12/2012, Art. 1, Commi da 102 a 107, in cui si attesta che, “al fine esclusivo dell’ammissione ai pubblici concorsi per l’accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali ne è prescritto il possesso, è dichiarata l’equipollenza dei titoli di studio rilasciati dalle Accademie di Belle Arti del Decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 2005, n. 212”.
Quanto mi sta facendo faticare il mio sogno di bambina, ma è pur vero che “Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre.” (John Keating, “L’attimo fuggente”).

Alessia Cagnotto