ilTorinese

Segue la ex fidanzata appena rientrata dalle vacanze e le impedisce di allontanarsi

Arrestato dagli agenti del Commissariato Centro per atti persecutori

Pedinamenti, controllo sistematico del telefono, apparizioni dal nulla in luoghi frequentati dalla ex: sono solo alcuni degli atteggiamenti persecutori posti in essere da un cittadino italiano trentenne nei confronti della propria ex ragazza dal mese di luglio.  La fine della relazione era stata determinata dal comportamento sempre più ossessivo e possessivo dell’uomo,  in più occasione  sfociato anche in aggressioni fisiche. La donna non si era mai rivolta alle forze dell’ordine per paura e vergogna. La Polizia di Stato viene interessata dei fatti lo scorso mercoledì pomeriggio, quando la giovane cerca rifugio in Questura, terrorizzata, dopo aver subito l’ennesimo attacco da parte dell’ex. Racconta che lui la ha aspettata nei pressi  di casa, in pieno centro, e non appena lei si è messa alla guida dell’ auto le ha aperto lo sportello prendendole le chiavi  e non permettendole di partire. Le ha anzi fatto una scenata di gelosia perché dice di averla vista uscire da un negozio e presume abbia parlato con uno dei commessi. A questo punto la ragazza, temendo per la propria incolumità, scappa e chiede aiuto  ai poliziotti dell’ufficio ricezione denunce della Questura. Immediatamente partono le ricerche dello stalker; agenti del Comm.to Centro lo individuano in piazza Savoia, grazie a una foto mostrata loro dalla ragazza, e lo accompagnano nei propri uffici, ove svolgono una scrupolosa attività di indagine. L’uomo ha in tasca le chiavi dell’auto della ex; a suo carico, emergono dei precedenti di polizia per lesioni risalenti al 2016. Il trentenne, che si mostra particolarmente convinto di non aver fatto nulla di grave,  si scopre avesse atteso il rientro a  Torino della ex compagna dopo le ferie fuori regione, per continuare nel suo comportamento molesto che non si era mai fermato da quando i due si erano lasciati: viene tratto in arresto per atti persecutori.

Il lutto della montagna per la tragedia di Castelmagno

“Di fronte alla tragedia di Castelmagno, restiamo in silenzio. Commossi, sospendiamo parole e tutti gli aggiornamenti dei canali istituzionali di comunicazione Uncem.

Ci uniamo alle famiglie, alle comunità, ai colleghi Amministratori dei Comuni. Restiamo in silenzio. Questa tragedia è di tutte le comunità delle montagne italiane. Chi è cristiano oggi prega per le famiglie, per i ragazzi che sono sopravvissuti, per le comunità. Pregando, li affidiamo a San Magno e alla Madonna della Neve”. Lo affermano Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Rieccoli, gli antichi scorci valsusini (ma non solo) di Levis

Custodite nella Pinacoteca di Chiomonte a lui dedicata, ritornano in mostra oltre  cento opere dell’artista che fu allievo di Delleani

Fino al 30 agosto. Chiomonte (Torino)

C’è la grandiosa, incontaminata semplicità della Val Susa d’antan, che è natura e poesia nel suo intreccio di luoghi e memorie di remote umanità, ma anche il suggestivo esotismo di mondi lontani perfino inimmaginabili all’epoca e il groviglio materico e dirompente del colore che è voce angosciante diindimenticabili tragedie belliche: tutto ritroviamo negli oltre cento oli su tavola di Giuseppe Augusto Levis(Chiomonte , 1873 – Racconigi, 1926) esposti fino al 30 agosto nelle sale della “Pinacoteca Levis” di Chiomonte e facenti parte della collezione permanente di sue opere – più di quattrocento – custodite nello storico Museo della Val Susa, aperto nel cinquecentesco Palazzo Paleologo, acquisito dal pittore nel 1911 e da lui lasciato in eredià al Comune chiomontino.

Un patrimonio di grandissimo valore, cui oggi la stessa amministrazione,  insieme all’associazione locale“L’Eigo y Cuento” e  ad “ARTECO” ( sodalizio torinese operante nel campo della formazione, della ricerca e della valorizzazione artistica) intendono dare nuova visibilità con l’apertura digitale di “canali social” Facebook e Instagram, attivando nuove collaborazioni e mettendo in cantiere progetti per il prossimo futuro. Ed è proprio alle due associazioni, nello specifico ad Ersilia Rossini e a Beatrice Zanelli di “ARTECO”, che si deve l’allestimento – dopo i mesi di chiusura legati all’emergenza sanitaria – dell’attuale retrospettiva, visitabile gratuitamente, dedicata a Levis, diligentissimo allievo nei primi anni del Novecento di Lorenzo Delleani del quale scrupolosamente seguì (fino al 1908, anno della scomparsa del maestro di Pollone) il piacere della rapida pittura “en plein air”, fatta di tocchi veloci, sicuri e densi di colore, capaci di catturare al volo intense luminosità sempre attente al variare del giorno e delle stagioni.

Esemplare, in tal senso, quella fanciulla dalla “veste rossa” del 1906 confusa nei grigi, nei verdi e nei bruni della montagna o la poetica essenzialità della “grangia nella nebbia” del 1904, come la notevole “Processione a Chiomonte” con l’esaltazione dei gialli, degli ocra, dello spicchio azzurro del cielo posato sui bianchi paramenti dei fedeli colti, nel loro passaggio per la via principale del paese, a fianco dell’antica fontana in pietra del Settecento ancora oggi presente sulla centralevia Vittorio Emanuele. Nel 1909, Levis (che ormai dal 1901 risiedeva a Racconigi, presso la tenuta del “Cajre”acquistata dal padre Giuseppe, impresario ed appaltatore di opere militari e fortificazioni) visitò l’Olanda, realizzando, in una sorta di iniziale “diario di viaggio” per immagini, splendide vedute dei porti di Amsterdam e di Rotterdam. Di qui inizia l’evoluzione, totalmente in proprio, del suo dipingere. Nel 1912, parte per la Libiain occasione della guerra italo – turca e, in seguito, lo si trova di nuovo al fronte come volontario allo scoppio della prima guerra mondiale. Sono proprio questi gli anni che segnano intense cesure nel suo percorso artistico. L’inebriante scoperta dell’“esotismo”, dell’inaspettata magia di singolarissime luminosità nord-africane, affiancate all’esperienza umanamente lacerante della guerra, producono nei suoi lavori un’incontenibile esplosione di colori, tavolozze accese, ribelli e liberatorie, gestualità improbabili e fuori regola, votate a un’espressività del tutto singolare, non lontana dai gesti astratti o informali di lì a venire, per molti artisti, nel giro di pochi anni. Davvero straordinari, in quest’ottica, due pezzi su tutti: “La carovana nel deserto” del 1912, dove vigorose pennellate materiche, sfuggite alla ragione per tracciare fantastici ghirigori di colore, sono racconto di intensa poesia che dimentica e dissolve l’oggettività del narrato, accanto all’olio del 1917 “Sull’altipiano di Asiago”, in cui il rude paesaggio montano si piega alla macabra teoria del filo spinato che è voce di guerra, sotto un barlume azzurro di cielo, tutto nuvole e angoscia. Angoscia profonda dell’anima.

Gianni Milani

Giuseppe Augusto Levis

“Pinacoteca Levis”, via Vittorio Emanuele II 75, Chiomonte (Torino); tel. 349/1950949

Fino al 30 agosto

Orari: ven. e sab. 17/19, dom. e festivi 16,30/19,30 o su prenotazione info@pinacotecalevis@gmail.com

 

Nelle foto

– “La veste rossa”, olio su tavola, 1906

– Giuseppe Augusto  Levis, Archivio privato Levis

– “Processione a Chiomonte”, olio su tavola, s. d.
– “La carovana nel deserto”, 1912, olio su tavola
– “Sull’altipiano di Asiago”, 1917, olio su tavola

Ricordi spensierati dalle Valli di Lanzo

STORIE D’ALTRI TEMPI di Patrizio Tosetto / Giusto 60 anni fa le prime vacanze di cui ho un vaghissimo ricordo. In particolare della strada sterrata che portava a Tuberghengo frazione di Viu’,  Valli di Lanzo. Vacanze poverissime. Una stanza dove si dormiva in tre, mia madre cucinava e mangiavamo. Senza servizi ed un catino per lavarsi. Quanta felicità e spensieratezza in compenso. La sintesi tra felicità e spensieratezza era libertà, libertà assoluta.

Un mese di libertà assoluta. Alla casa si arrivava solo a piedi. Tanto non avevamo l‘auto e mio padre aveva solo la patente A. Si doveva tutto agli zii paterni e alla loro 1100 Fiat. Allora pensavo che l’unica auto al mondo fosse la Fiat. Unico svago serale era il film del lunedì. Tre km in discesa alla sola osteria nel raggio di chilometri, intampata nel fondo della vallata dove scorreva lo Stura.
Frazione Fubine, penso che non abbia mai visto il sole, forse dalle 12 alle 13. La felicità era il cornetto  Algida  ed il film in bianco e nero con mio padre provetto tarocchista. Il ritorno con i tre km in salita: reggevo per uno poi a cavalcioni del babbo e mi addormentavo. Ci si alzava alle 7 e 30 e subito colazione con il latte appena munto, prima bollito e poi servito con il cacao. Ho retto un anno e poi sono passato  al Te’, decisamente più leggero. I miei no, anzi erano decisamente contenti. Giusto il tempo di lavarsi i denti e poi via con la “ciurma” dai 5 anni ai 10. Meta’ locali e metà  villeggianti. Alle 12 e 30 ci si presentava per pranzo. Ripresa delle ” attività ” dalle 13 e 30 fino alle 19 . C’era un sentiero che portava a Viu’. Scendeva verso lo Stura risalendo verso l’altra sponda della valle.
Con il ponte si superava l’unica pozza d’acqua in cui non si toccava. Io ho pensato bene quasi di annegare. La salvifica mano di un amico è stata provvidenziale. Non sapevo nuotare.
Ricordo nidido. Certe cose non si scordano mai. Come la gioia quando ” Minin ” mi fece regalandomela una piccola gerla. Quelle grandi servivano ai montagnini da trasporto per il fieno. Le caricavano a dismisura. Ora io potevo imitarli. Altra grande passione era risalire il fiume, un po’ di sentiero ed un po’ tra le rocce che spuntavano dall’acqua. Scivolare era un classico, sapeva di avventura
Con lafantasia che galoppava ed io diventavo un capo Partigiano. Ovviamente. Conoscevo poco o niente delle diversità tra le brigate Garibaldi e Giustizia e libertà o i monarchici di Edgardo Sogno. Tutti i partigiani erano bravi e tutti i nazifascisti cattivi. E la piccola piccozza diventava un fucile. Del resto il Col del Lis era a due passi. Proprio due passi non direi, comunque andarci era un’altra avventura. A piedi sempre in salita pensando al ritorno in discesa. O con la corriera che partiva da Viu’. Pranzo al sacco con l’immancabile tonno con funghi Ghiotto e la borraccia militare che mio padre aveva comprato a Porta Palazzo contrattando sul prezzo. Gli chiedevo cosa era quella alta Torre.
In ricordo dell’eccidio partigiano, 2 luglio del 1944. La stele venne costruita nel 1955. Quasi un anticipo delle vacanze intelligenti. Dopo alcuni anni ci saremmo trasferiti dall’altra parte della
vallata. Molar Versino. Magari in una altra puntata . Per oltre 10 anni per me e famiglia le vacanze erano le Valli di Lanzo. Ricordo spensierato di anni spensierati. Nessun rimorso e tanti rimpianti di un tempo fantastico. Dove il ricordo ti riempie di gioia in questo presente con qualche nuvola in più. Non solo meteorologicamente parlando. Ricordi per la nostra anima e per il nostro corpo. Bei ricordi.

Covid, l’impatto psicologico sulla popolazione e sugli operatori sanitari. Due studi dell’UniTo

Due studi coordinati dall’Università di Torino hanno indagato i sintomi depressivi e da stress post-traumatico in seguito alla diffusione del Covid-19 in Italia e i loro possibili fattori di rischio

Due studi, condotti durante la pandemia, tra il 19 marzo e il 5 Aprile 2020, e recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno indagato i livelli di ansia, depressione e di sintomi da stress post-traumatico (PTSS) nella popolazione generale e negli operatori sanitari (medici e infermieri). I due studi sono stati condotti dal gruppo di ricerca “ReMind the Body”, coordinato dal Prof. Lorys Castelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.

Il primo studio, pubblicato sulla rivista The Canadian Journal of Psychiatry, è stato condotto su 1321 partecipanti provenienti da diverse zone d’Italia. Ai partecipanti è stato richiesto di compilare una serie di questionari, attraverso una survey online anonima.

I risultati hanno messo in luce non solo un’elevata percentuale di individui che presentano sintomi di ansia e depressione clinicamente rilevanti, rispettivamente 69% e 31%, ma anche un’elevata prevalenza di sintomi da stress post-traumatico. Il 20 % del campione riferisce infatti la presenza di significativi PTSS che, come evidenzia la letteratura scientifica, tendono ad aggravarsi nel tempo e che possono sfociare in veri e propri disturbi da stress post-traumatico. Dalla analisi effettuate emerge che i soggetti più a rischio per lo sviluppo di PTSS sono le donne, i soggetti con bassi livelli di scolarità e coloro che sono entrati in contatto con pazienti Covid-19 positivi.

Il secondo studio, condotto sugli operatori sanitari e pubblicato sul Journal of Evaluation in Clinical Practice, è stato condotto su 145 operatori sanitari (72 medici e 73 infermieri), confrontando i sintomi psicopatologici (ansia, depressione e PTSS) tra gli operatori sanitari che stavano lavorando nei reparti Covid-19 (63), vale a dire con pazienti Covid positivi, e quelli che lavoravano in altre unità ospedaliere (82) e non erano quindi a contatto con pazienti Covid positivi. I risultati hanno messo in luce che i primi riportano livelli significativamente più elevati sia di depressione sia di PTSS rispetto ai secondi. Inoltre, tra i professionisti sanitari impegnati nei reparti Covid-19, l’essere donna e l’essere single rappresentano fattori di rischio per i sintomi depressivi mentre l’essere donna e avere un’età più avanzata sono associati a maggiori livelli di PTSS.

Questi risultati, oltre a evidenziare l’impatto drammatico dell’epidemia in atto sulla salute mentale della popolazione italiana e in particolare sugli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta al Covid-19, evidenziano la necessità di mettere in atto tempestivi programmi di screening, volti a identificare le persone con livelli di psicopatologia clinicamente rilevanti.

È infatti noto che i disturbi psicologici/psichiatrici, come la depressione, possano avere un peso importante anche sulla salute fisica. Le persone che sviluppano depressione, ad esempio, hanno maggiori probabilità di andare incontro a determinate patologie mediche, come l’infarto del miocardio. La presenza di sintomi psicopatologici clinicamente rilevanti non rappresenta quindi solamente un problema di per sé ma ha ampie ricadute a lungo termine sulla salute psico-fisica dell’individuo.

Gli strumenti di screening psicologico permettono di identificare i soggetti che presentano una sintomatologia clinicamente rilevante e, attraverso successive valutazioni, di monitorarne l’andamento nel tempo. Tale procedura, qualora venisse applicata su larga scala, renderebbe possibile proporre degli interventi psicologici mirati (sportelli di ascolto, sostegno psicologico, psicoterapia) che si tradurrebbero in un beneficio per i soggetti che presentano disagio psicologico e in un risparmio economico per il sistema sanitario sul lungo periodo, in termini di minori ricadute psicofisiche e minor richiesta di cure.

Il celebre “motto” dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) “There is no health without mental health”, “non c’è salute senza salute mentale”, ben fotografa la necessità di prendersi carico oggi di questo disagio, affinché non si cronicizzi e non si traduca nel tempo in un più generale peggioramento della salute psicofisica, con i costi umani, sociali ed economici che ne conseguirebbero. Lo Spazio di Ascolto dell’Ateneo torinese, promosso e coordinato dal dipartimento di Psicologia, rappresenta un utile esempio di questo modello, che andrebbe valorizzato ed esteso.

Napoli (Fi): “I parlamentari possono avere l’ecobonus?”

Una domanda che può sembrare provocatoria ma non lo è, la rivolgo al presidente Conte ma anche ai Soloni e ai castigamatti del nostro Paese:

un parlamentare può accedere all’ecobonus del 110% per la ristrutturazione della prima o della seconda abitazione? E può godere dei vantaggi fiscali per l’acquisto di elettrodomestici, così come previsto dai provvedimenti del governo? Sono domande legittime, doverose, a mio giudizio, per portare un po’ di chiarezza nella polemica, degenerata in rissa secondo il triste costume populista di questo tempo, dei cinque parlamentari che hanno intascato i 600 euro di bonus, e per i quali continuo a chiedere le dimissioni per insipienza, come ho detto, e non per immoralità.

     Il moralismo accattone di cui ci nutriamo ogni giorno ha alzato a peccato mortale, degno di fucilazione, maneggiare o intascare denaro direttamente, sia pure nel rispetto di una norma generale. Se invece intaschiamo denaro sotto forma di detrazioni o bonus fiscali, addirittura nella misura del 110%, il peccato cessa d’incanto e con esso l’indignazione collettiva. Stiamo parlando di provvedimenti tutti ugualmente validi erga omnes. Allora dovremmo tutti aspettarci che l’Agenzia delle Entrate ci comunichi al più presto quanti politici hanno usufruito dell’ecobonus. L’idea di aprire contro i parlamentari una stagione di discriminazioni e di crucifige per compensare una lunga stagione di privilegi ci dice quanto infima sia la qualità dell’attuale ceto politico, a tutti i livelli. Continuiamo a pagare le conseguenze della fine dei grandi partiti, con la loro capacità di selezionare il personale politico e garantirne una certa qualità sul piano morale e amministrativo.

On. Osvaldo Napoli, direttivo di Forza Italia alla Camera

Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana

Al Castello “Gamba” di Châtillon, si racconta la persistenza del gesto figurativo nell’ingorgo “sperimentale” del Novecento . Fino al 27 settembre a Châtillon (Aosta)

Magnifica. Di straordinaria armonia e lirica sensualità la “Ragazza sulla sedia” realizzata nel 1983 da Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Roma, 1991) – fra gli artisti più grandi del secolo scorso e che soprattutto ha fatto del suo mestiere un mezzo grandioso di denuncia storica e civile delle brutture del mondo – da sola potrebbe bastare a raccontare l’essenziale universalità di quella coraggiosa e resiliente “figurazione”, capace di esprimere le tensioni e i capricci sperimentali di molte cosiddette avanguardie artistiche del Novecento, senza mai accantonare la preziosa lezione dei grandi Maestri del passato.

E da sola, la “Ragazza” di Manzù ben sintetizza anche il leitmotiv della mostra “Ritornanti”, ospitata lungo il Parco e nel percorso della Collezione Permanente del Castello “Gamba” di Châtillon – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Vallée, fino al 27 settembre. Oltre 30 (anche di grandi dimensioni e articolate in un percorso che va dalle sperimentazioni del secondo dopoguerra alle produzioni più recenti) le opere esposte, in una mostra curata da Domenico Maria Papa, con quel titolo che lontanamente echeggia il francese “revenant”, redivivo o fantasma, e il cui intento è quello di documentare “il ritorno periodico alla figurazione – sottilinea Papa – lungo tutto il Novecento”, sia pure attraverso “linee carsiche non sempre evidenti” ma tenacemente parlanti. “La scultura infatti ci parla ancora”, ribadisce Papa. “Anche in tempi come i nostri affollati di simulacri, di perfetti sostituti immateriali, illusoriamente più veri del vero, ma non per questo più belli”. Ed è lingua ancora viva, in mimesi palese con la realtà, complice di uno stilizzato e sintetico “primitivismo” formale tradotto in volumi di rigorosa intensità plastica, nelle sculture, allestite al “Gamba”, di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) così come nelle “immagini ideali” (definizione di Carlo Carrà) perfettamente esaltate nella rinascimentale bellezza di quello stupendo “Narciso” bronzeo, realizzato dal siciliano Francesco Messina (Linguaglossa, 1900– Milano, 1995) nel ’56. Manzù, Martini, Messina: tre voci esemplari e storiche dell’arte del secolo scorso, cui fece costante riferimento, pur se allievo all’Accademia bolognese di Belle Arti di Giorgio Morandi, anche Luciano Minguzzi (Bologna, 1911 – Milano, 2004), accostato in mostra alle “pagine” più sperimentali del napoletano, ma milanese d’adozione, Giuseppe Maraniello, elemento di spicco negli anni ’80 e sotto l’egida di Renato Barilli, della corrente dei “nuovi nuovi” e dell’ottantanovenne toscano da Barberino del Mugello Giuliano Vangi autore di opere di intenso e minuzioso realismo “capace di dialogare con la scultura di tutti i tempi: da quella assiro-babilonese, all’egizia, fino alla scultura del primo Rinascimento”. Donatello, il suo artista di riferimento. Originali e di suggestivo valore simbolico anche le proposte di “frammentata umanità” del romano Paolo Delle Monache (classe ’69), cui si accompagnano sei sculture di Aron Demetz (Vipiteno, 1972), uno dei più rappresentativi artisti di una giovane generazione che in Val Gardena reintepreta oggi la tradizione della scultura in legno accoppiandola, nel caso di Demetz, al metallo, anteponendo l’intervento umano sulla forma all’azione del tempo con i suoi processi naturali di trasformazione della materia. A completare l’iter espositivo sono infine gli scatti in bianco e nero della fotografa torinese Carola Allemandi (relizzati espressamente per l’occasione) e 12 grafiche di Mimmo Paladino (fra i principali esponenti della Transavanguardia italiana, teorizzata negli anni Ottanta da Achille Bonito Oliva), appartenenti al ciclo creato nel 2005 dal talentuoso artista di Paduli e dedicato alla fantasiosa interpretazione della favola senza tempo di Pinocchio: “metafora di una materia che attraverso lo scalpello diviene persona viva, allegoria dell’arte stessa della scultura”.

Gianni Milani

 

“Ritornanti”
Castello “Gamba”, Località Crêt-de-Breil, Châtillon (Aosta); tel. 0166/563252 o www.castellogamba@regione.vda.it
Fino al 27 settembre
Orari: dal lun. alla dom. 9/19

Nelle foto

– Giacomo Manzù: “Ragazza sulla sedia”, 1983, Courtesy Studio Copernico, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Opere di Arturo Martini in “Sala dei Maestri”, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Francesco Messina: “Narciso” particolare, 1956, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Aron Demetz: “Tragedia dell’univocità”, 2011, Courtesy Galleria “Doris Ghetta”, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni

Verdi – Europa verde: “I furbetti si dimettano”

La triste vicenda del Bonus Covid-19 richiesto da parlamentari, sindaci e consiglieri regionali fa rabbrividire.

“Siamo dell’idea che tutti coloro che hanno percepito gli indennizzi del Covid-19 e al contempo ricoprono importanti cariche politiche debbano DIMETTERSI.

Esponenti politici che speculano su una situazione di grave crisi economica non sono giustificabili né ammessi.
Difatti per rispetto ed etica politica nei confronti dei cittadini, tali soggetti non dovrebbero percepire neanche un centesimo, anche a fronte dei propri stipendi mensili certamente non indifferenti.

Crediamo, inoltre, che questi non siano in grado di garantire la ‘trasparenza’ del loro operato nelle sedi istituzionali, venendo meno alla loro funzione di rappresentanza e tutela verso i cittadini.

Perciò, come già detto,
chiediamo le DIMISSIONI IMMEDIATE delle persone coinvolte in questa vicenda.”

Cosi in una nota, i Co-portavoce regionale dei Verdi – Europa Verde Piemonte, Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi.

Borgo Vittoria, il volontariato non si ferma mai

Riceviamo e pubblichiamo / La quarantena è ormai un ricordo come dopo ogni calamità si cerca faticosamente di tornare alla normalità, 
ma anche in questa fase intermedia il volontariato non va in vacanza.

Infatti, grazie alla comune collaborazione con il Tavolo di Borgo Vittoria, varie associazioni proseguono il loro impegno.

Ogni settimana, ad esempio, il gruppo torinese di Ministri Volontari della Comunità di Scientology – movimento umanitario 
internazionale avviato da L. Ron Hubbard negli anni ’70 – collabora con l’associazione NAIM nelle operazioni 
di carico scarico di quintali di alimentari raccolti ai mercati generali, consegnati gratuitamente persone famiglie 
messe in ginocchio dalla chiusura forzata.

questo si aggiunge, ogni lunedì venerdì, il turno di consegna dei pasti persone senza fissa dimora supporto del 
Progetto Leonardo, mentre al mattino, in settimana, una squadra si dedica al monitoraggio di sette tende allestite davanti ai pronto 
soccorso di altrettanti ospedali cittadini, come parte della Sezione Comunale di Protezione Civile.

Se la società deve ripartire, il volontariato non si è mai fermato non si ferma nemmeno in agosto

Quel mito chiamato Pulici

“Pulici, il mito”, è il titolo dell’ultimo libro granata scritto da Beppe Gandolfo. Sarà presentato giovedì 13 agosto alle ore 21 presso la Fiera del Libro di Pragelato.

Beppe Gandolfo, storico granata e giornalista del Tg5, è autore di molti libri sul Torino e sulle vicende granata. Libri che hanno riscosso grande successo di vendite e, soprattutto, hanno innescato un grande interesse nella vasta e articolata tifoseria granata.

Il libro sarà presentato da Giorgio Merlo, Sindaco di Pragelato, ma soprattutto autore di alcuni libri anche sul Torino.