ilTorinese

Recovery fund, la Regione chiede al Governo oltre 13miliardi

Ammontano a 13,14 miliardi di euro le richieste avanzate dalla Giunta regionale al governo sull’impiego delle risorse europee del Recovery Fund per il Piemonte.

La cifra è stata resa nota oggi pomeriggio, nel corso della discussione sul tema in prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti. Le proposte regionali sono contenute nelle schede inviate dalla Regione lo scorso 5 novembre, scadenza fissata da Roma, e ora all’esame della Conferenza Stato-Regioni che sta discutendo proprio di Recovery Fund.
Le richieste riguardano alcune macroaree, sulla scorta delle linee guida della Commissione europea e del governo: circa 8 mld per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 mld per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.
“Sono richieste che derivano dal nostro piano per la competitività e dal confronto con i territori”, ha spiegato l’assessore al bilancioAndrea Tronzano. “Parliamo di risorse molto importanti, che possono cambiare volto al Piemonte e permettergli di tornare a essere quella locomotiva che ha rappresentato nel passato”. Tronzano si è detto interessato al confronto con l’opposizione: “I tempi per la presentazione erano molto stretti, ma siamo ancora all’inizio. Le schede non sono la Bibbia, sono modificabili, migliorabili, per questo è utile confrontarsi”.
Dall’opposizione, che da tempo chiedeva di poter discutere sul Recovery Fund, sono state avanzate molte critiche. Per i consiglieri di Pd, M5s e Luv c’è assenza di visione, solo una pluralità di interventi che rischiano di spezzettare le risorse invece di orientarle su precise priorità capaci di rilanciare lo sviluppo. È stata anche contestata la disparità di trattamento di alcune province rispetto ad altre e l’assenza di alcuni temi importanti per la nostra regione.
Soddisfazione invece nella maggioranza, conAlberto Preioni (Lega) che ha anche annunciato la definizione di un pacchetto di misure per il VCO, tra cui la tangenziale di Verbania.
In prima Commissione si è parlato poi di alluvione e sostegno alle imprese vittime del maltempo. La proposta avanzata da Raffaele Gallo (Pd), attraverso un emendamento all’assestamento, di destinare 5 milioni di euro per contributi in conto interessi alle aziende colpite dall’ultima alluvione, sarà ripresa nel bilancio di previsione 2021-2023. L’assessore Tronzano ha mostrato attenzione e si è detto disponibile a cercare le risorse, al massimo un milione di euro, per finanziare la misura nel prossimo bilancio.
In precedenza l’assessore Maurizio Marroneaveva relazionato sulla situazione del protocollo con il Tribunale per l’applicazione della legge sul contrasto all’usura e il sostegno alle vittime.

la Regione propone di tassare le piattaforme di e-commerce. L’opposizione: “ennesimo annuncio”

Aumentare l’aliquota dal 3% al 15% sui fatturati delle grandi piattaforme di e-commerce e raddoppiarla fino al 30% per quelli maturati durante l’emergenza Covid-19, ma anche prevedere un risarcimento dell’80% del fatturato del 2019 per i negozi sottoposti alle limitazioni dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria.

Questa in sintesi la proposta della Regione Piemonte che chiede di modificare la normativa nazionale in materia di Web Tax, “per garantire condizioni di parità commerciale tra i colossi delle vendite on line e i negozi penalizzati durante la pandemia”.

Il Piemonte propone anche la creazione di un fondo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel quale far confluire il gettito delle maggiori entrate da destinare interamente alle attività commerciali di prossimità attraverso le Regioni.

La ratio è semplice, ovvero far partire tutti dallo stesso punto, in uno scenario in cui l’e-commerce nei primi mesi di quest’anno ha fatto registrare +31% anche grazie al fatto che i negozi erano chiusi a causa del Covid” ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio, in una conferenza stampa con gli assessori al Commercio, Vittoria Poggio, ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone e il vicepresidente, Fabio Carosso. “Si è creata una distorsione della libertà di concorrenza e dell’equilibrio del mercato – ha aggiunto il presidente Cirio -. Mentre con la legge che propone il Piemonte entrerebbero nelle casse dello Stato 2,5 miliardi di euro, contro i circa 700 milioni previsti con l’aliquota attuale al 3%Chiediamo che i ricavi della Web Tax Covid siano destinati interamente alle piccole attività commerciali, le botteghe artigiane, i nostri negozi di vicinato, colpiti duramente dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. È una questione di giustizia economica e di rispetto della concorrenza”.

La legge proposta dal Piemonte ha come obiettivo le grandi piattaforme online con ricavi pari o superiori a 750 milioni di euro. In questo modo la Regione punta a garantire un sostegno alle attività commerciali colpite dalle chiusure, ma anche a chi è rimasto aperto danneggiato, però, dalla contrazione del mercato.

La Giunta ha annunciato anche l’avvio dal 1 dicembre fino a marzo 2021 di una campagna di comunicazione – attraverso spot tv e radio, redazionali e affissioni – per invogliare i consumatori a fare acquisti nei negozi tradizionali, in collaborazione con Ascom, Confcommercio, Uncem, Unioncamere Piemonte e Sistema Camerale, Confesercenti e Visitpiemonte.

Vogliamo tenere le luci accese di tante attività – ha detto l’assessore al Commercio, Vittoria Poggio – vogliamo tenere vivo il nostro tessuto produttivo che ha un valore attrattivo anche per il turismo. Una luce accesa è anche sinonimo di sicurezza nelle nostre città. Utilizzeremo dei testimonial per sensibilizzare i consumatori a fare acquisiti nei negozi tradizionali dove troviamo rapporti umani e di relazione che fanno bene alle persone”.

Non sappiamo quando arriveranno le ricadute del Recovery Plan – ha aggiunto l’assessore ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone – ma siamo sicuri che il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare vivi a quel momento e con le serrande alzate. Inizieremo presto con tutti i gruppi consiliari l’approfondimento necessario per arrivare a una approvazione che ci confermi prima Regione in Italia a presentare questo stimolo al Parlamento nazionale. Basta vantaggi per i giganti del web a discapito del nostro interesse nazionale e territoriale”.

Questa proposta vuole dare un segnale forte di attenzione ai nostri negozi che più di altri stanno pagando per il lockdown – aggiunge il vicepresidente Fabio Carosso -. I centri storici e i piccoli comuni restano vivi con la presenza delle attività commerciali che sono la linfa delle nostre comunità e che spesso sono riconosciute come eccellenze della Regione”.

LO SCENARIO ECONOMICO LOCALE

Un’indagine della Camera di Commercio di Torino sui consumi delle famiglie segnala nel primo semestre 2020 una contrazione ai livelli del 2015, con cali generalizzati soprattutto nei generi non alimentari (-7,8% rispetto al I semestre 2019) accanto a una contrazione del 5,3% della frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%).

LO SCENARIO ECONOMICO DELL’E-COMMERCE

Nel periodo pandemico (considerando i primi 9 mesi del 2020) il comparto dell’e-commerce ha registrato a livello mondiale +31,3% di fatturato. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia vale circa 31 miliardi. Nel 2019, infine, circa la metà dell’utile ante imposte delle multinazionali di settore è tassato in Paesi a fiscalità agevolata: ciò ha permesso un risparmio fiscale cumulato, nel periodo 2015/2019, di oltre 46 miliardi a livello planetario.

 

A stretto giro di posta la  replica dei Presidenti dei Gruppi di Opposizione: Raffaele Gallo (Pd), Sean Sacco (M5S), Marco Grimaldi (Luv), Mario Giaccone (Lista Monviso), Silvio Magliano (Moderati)“Ennesimo annuncio a cui non seguirà un fatto concreto. Cirio si occupi del Piemonte”

“Ma quale tassa piemontese per Amazon. Ecco in scena ennesimo bluff. Cirio si occupi del Piemonte, e con i suoi poteri ordinari eviti nuovi lockdown. Evitiamo di prendere in giro i commercianti” dichiarano i Presidenti dei Gruppi di Opposizione in Consiglio regionale Gallo, Giaccone, Grimaldi, Magliano e Sacco

“Il Presidente Cirio lasci al livello nazionale gli interventi fiscali, anche perché la sua proposta di modifica alla web tax arriva davvero fuori tempo massimo, difficilmente applicabile retroattivamente a questo lockdown. Per fortuna il Governo sta già intervenendo nell’ambito di norme nazionali e europee, con la legge di Bilancio di quest’anno” precisano i Presidenti dei Gruppi di opposizione.

“La conferenza stampa della Giunta di centrodestra è l’ennesimo annuncio al quale non seguirà alcun risultato concreto e che, purtroppo genererà solo aspettativa. E’ un modo per spostare l’attenzione dai problemi del territorio piemontese, problemi che Cirio, invece, dovrebbe impegnarsi a risolvere” concludono i Presidenti.

 

Covid: altre vittime. I nuovi contagi sono 2070, i guariti 1845

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

70.581 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 70.581 (+ 1845 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 6.143, Asti 3.421, Biella 2.181, Cuneo 7.983, Novara 5.070 Torino 40.418, Vercelli 2.570, Verbano-Cusio-Ossola 2.060, oltre a 377 extraregione e 358 in fase di definizione.

I DECESSI DIVENTANO 5.719

Sono 73 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 7 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.719 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 880 Alessandria, 335 Asti, 266 Biella, 615 Cuneo, 521 Novara, 2.588 Torino, 282 Vercelli, 176 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 56 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 153.375 (+2.070rispetto a ieri, di cui 722, il 35%, sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 511 screening, 878 contatti di caso, 681 con indagine in corso; per ambito: 218 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 111 scolastico, 1741 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 13.115 Alessandria, 7.038 Asti, 5.332 Biella, 20.432 Cuneo, 11.615 Novara, 82.836 Torino, 5.697 Vercelli, 4.982 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 883 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.445 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 404 (+5 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.116 (+4 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.555

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.446.757 (+14.536 rispetto a ieri), di cui 761.929 risultati negativi.

Cercare ancora il Santo Graal?

Calice dell’Ultima Cena, Catino magico, Arca dell’Alleanza e si potrebbe continuare. Forse una coppa, un piatto, una pietra, una reliquia cristiana, in ogni caso un oggetto leggendario dotato di un potere magico e straordinario. Dov’è nascosto il Calice di Gesù e dove cercarlo ancora?

Dalle chiese torinesi alle abbazie scozzesi, dai castelli normanni alle cattedrali spagnole, dalle fortezze sveve in Puglia alle terre mediorientali, lo cercano ovunque ancora oggi.
Da sempre il mito del Santo Graal affascina e seduce il mondo cristiano. Ma cos’è il Graal? Per Franco Cardini, storico del Medioevo e delle Crociate, “si tratta della versione celto-germano medievale di un tema che si trova in tutti i sistemi mitico-religiosi del mondo e cioè l’oggetto che dà potere, conferisce ricchezza, una sorta di calderone delle meraviglie. Nella nostra civiltà cristiana la fonte di questa credenza è in un romanzo del XII secolo. Da quel momento il Graal, da mito antropologico si trasformò in leggenda”. Con il 2020 si chiudono le celebrazioni per ricordare la nascita, 900 anni fa, dell’Ordine del Tempio, fondato a Gerusalemme tra il 1118 e il 1120 ma la ricerca sui templari non si è mai chiusa, anzi pare eterna come il mistero che avvolge da millenni alcune sacre reliquie della Passione di Gesu’ di cui i Templari ne sono ritenuti da sempre i custodi. Secondo la leggenda, infatti, i Cavalieri del Tempio sarebbero stati i protettori del Sacro Graal, la coppa in cui Gesù Cristo nell’Ultima Cena avrebbe benedetto il vino e che sarebbe poi servita a Giuseppe d’Arimatea per raccogliere le gocce del sangue di Gesù durante la crocifissione.
Non solo, ma i Templari sarebbero stati anche i custodi della Sindone, il sudario che secondo la tradizione cristiana, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce, attualmente conservato nel Duomo di Torino. Il cavaliere medioevale Wolfram von Eschenbach, uno dei maggiori poeti tedeschi del Duecento, attribuì ai Templari la custodia del Graal nella sua versione del poema cavalleresco Parzival. Barbara Frale, esperta del fenomeno templare e autrice di libri sul tema, ha indagato a fondo i documenti del processo al Tempio scovati nell’Archivio Segreto del Vaticano: “sicuramente le nuove piste di ricerca, afferma la studiosa, confermano che tale convinzione può nascondere un fondo di verità. Tuttavia il cammino della conoscenza in questo senso è ancora lungo e potrà raggiungere risultati importanti solo se si manterrà ben distinto da tutta la letteratura di fantasia che ha dato all’Ordine del Tempio un volto esoterico troppo artefatto”.
Ma dove cercare il calice di Gesù che, secondo la leggenda, naviga attraverso i secoli da Gerusalemme all’Europa, passando poi da una mano all’altra? C’è chi ritiene che il Santo Graal sia stato rintracciato dai Crociati e portato nel vecchio continente e si trovano testimonianze della sua presenza un po’ ovunque, in Francia, Scozia, Inghilterra, Galles, Spagna, Italia e anche in Medio Oriente. Nella cattedrale di Valencia c’è il Santo Caliz, forse la vera autentica Coppa dell’Ultima Cena, usata anche da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI per celebrare la messa nella città spagnola mentre nella Cappella di Rosslyn in Scozia si troverebbe il Calice portato dai Templari negli anni della soppressione dell’Ordine (1307-1312). Una delle colonne della splendida e misteriosa Cappella scozzese conterrebbe infatti uno scrigno di piombo con la Coppa nascosta al suo interno. Ipotesi quest’ultima ripresa dallo scrittore Dan Brown nel suo romanzo “Il Codice da Vinci”. I Templari erano anche in buoni rapporti con la “Setta degli Assassini” un’organizzazione esoterica sciita radicale che adorava “Bafometto”, una misteriosa divinità che per alcuni non era altro che il Graal. Prima di essere definitivamente sbaragliati gli Assassini affidarono il Graal ai Templari che lo nascosero insieme al resto del Tesoro nei sotterranei del castello templare di Gisors in Normandia. Da Torino a Castel del Monte e al duomo di Genova, anche in Italia viene segnalata la presenza del Graal portato forse dai pellegrini in giro per il continente o dai Savoia insieme alla Sindone. Nel Tempio della Gran Madre di Dio una delle sue statue ai lati del sagrato rappresenta una donna, forse la Madonna, che con la mano sinistra leva in alto un calice per indicare la presenza del prezioso Graal in chiesa.
Oppure a Castel del Monte dove i mistici Sufi islamici avrebbero affidato il Graal all’Imperatore Federico II di Svevia affinchè lo proteggesse dalle violenze delle Crociate e dunque il sacro oggetto si troverebbe nel misterioso palazzo a forma di coppa ottagonale. O ancora il Graal sarebbe il calice di Antiochia o il Sacro Catino di vetro verde brillante, di manifattura islamica, conservato nel Duomo di San Lorenzo a Genova, qui portato dopo la prima Crociata. C’è chi sostiene invece che il Santo Graal sia sepolto a Glastonbury nell’Inghilterra del sud o a Notre-Dame de Lille presso Lione, insomma, come si vede, i luoghi sono innumerevoli e l’indagine continua. “Ci sono tanti giovani ricercatori al lavoro, veri professionisti, osserva Barbara Frale, che indagano con pazienza e competenza i molti punti ancora ignoti della breve ma intensa storia dell’Ordine del Tempio”. Forse la ricerca del Santo Graal è la ricerca perenne di Dio, dei suoi segreti, misteriosi e impenetrabili ed è sicuro che anche nei prossimi anni e nei prossimi decenni i Cavalieri del Tempio continueranno a spingere folle di appassionati, di studiosi e di ricercatori a cavalcare per l’Europa in lungo e in largo, dall’Italia alla Scozia, dal sud al nord del vecchio continente. Anche perchè la leggenda narra che chi tra i mortali riuscirà a trovare il famoso Calice conquisterà la felicità in terra e in cielo…
Filippo Re

Diretta social per “Autunno della fotografia. Torino 2020”

/

Su  Facebook e secondo appuntamento per raccontare e divulgare i segreti della grande fotografia. Martedì 24 novembre, ore 18

Dagli scatti fotografici dei più celebri maestri al reportage su temi d’attualità. Il tutto raccontato, puntualizzato e messo in discussione attraverso incontri on line con gli stessi protagonisti, geni talentuosi dell’arte fotografica di cui tutto o quasi si sa e si conosce e di cui sono oggi presenti rassegne espositive – chiuse per lockdown – negli spazi museali torinesi.

Istituzioni del territorio, quest’ultime, che hanno saputo intelligentemente fare rete per dar vita all’iniziativa “Autunno della fotografia. Torino 2020”, un calendario di dirette Facebook per approfondire, appunto, i temi affrontati nelle mostre di ciascun museo. Una cinquina da incorniciare: CAMERA, Fondazione Torino Musei, Musei Reali, MEF-Museo Ettore Fico e La Venaria Reale. Ad incontrare virtualmente fotografi e curatori delle rassegne sono Walter Guadagnini, direttore di CAMERA-Centro Italiano per la Fototografia di via delle Rosine, e gli altri responsabili del progetto: Giangavino Pazzola e Monica Poggi. Dopo il primo incontro, tenutosi martedì 10 novembre fra il MAO-Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama e che ha visto protagonisti il fotografo milanese Samuele Pellecchia (fondatore dell’Agenzia “Prospekt”) e il torinese Fabio Bucciarelli, il secondo appuntamento, in programma per martedì 24 novembre (alle ore 18) coinvolgerà la GAM di via Magenta e il Museo Ettore Fico di via Cigna.

A interloquire su “Fotografare la società contemporanea” saranno Guido Harari (origini egiziane e fondatore ad Alba, dove risiede, della “Wall Of Sound Gallery”, la prima galleria fotografica in Italia interamente dedicata al mondo della musica) e il comasco Massimo Vitali, presente al MEF con l’intrigane mostra titolata “Costellazioni Umane”. Moderatore Giangavino Pazzola, che spiega: “La fotografia è anche uno strumento di indagine sociologica, un mezzo attraverso cui rilevare i miti e i riti del ventesimo e del ventunesimo secolo”. Ne sono esempio lampante e perfetto gli scatti di Vitali, il fotografo delle spiagge superaffollate, totalmente innamorato degli “assembramenti” (terrifica parola usata di questi tempi) d’ogni genere e della più varia umanità. Fra le immagini in mostra al MEF troviamo anche quelle inedite realizzate durante i concerti dell’ultimo tour italiano di Jovanotti, dove migliaia di persone, ognuna con la propria individualità, si trasformano in un’unica immensa folla a ritmo di musica. E il binomio fra individuo e società, fra pubblico e privato, è ben presente anche nella lunga carriera di Guido Harari, fotografo ma anche critico musicale, collaboratore dei maggiori artisti musicali italiani e internazionali (per i quali ha firmato un’infinità di copertine) e fotografo personale per una ventina d’anni di Fabrizio De André.

Di lui disse il mitico Lou Reed, immortalato da Harari, con l’altrettanto mitica consorte Laurie Anderson in scatti di struggente e poetica emozionalità: “Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento. Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi. Considero Guido un amico, non un semplice fotografo”. Da ricordare acora che Harari è anche curatore della mostra “Photo Action per Torino” alla GAM, che unisce ed espone 105 lavori di celebri fotografi italiani e internazionali, per contribuire al “Fondo Straordinario Covid – 19” di U.G.I. Onlus: uno scopo benefico, cui si aggiunge la possibilità di indagare la società contemporanea attraverso sguardi e percorsi differenti. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di Palazzo Madama, del MAO-Museo d’Arte Orientale e della GAM.

gm

 

Nelle foto
– Immagine-guida dell’iniziativa
– Guido Harari:”Lou Reed e Laurie Anderson”, 2007
– Massimo Vitali: “Jova Beach Party”, 2019

Ribellioni giovanili, fughe e tragici ricordi, protagoniste sono le donne

Proiezioni al femminile al 38mo Torino Film Festival

 

Stiamo arrivando al giro di boa dell’attuale TFF, claustrofobico, soffocato dalle misure anticovid, e ancora siamo un po’ a corto, come ci suggerirebbero le parole dell’equipe di selezionatori, di quelle “visioni mozzafiato” in cui ci si dovrebbe imbattere macinando per una settimana e poco più immagini dopo immagini. Ci imbattiamo invece, senza ripensamenti, come promesso da più e più parti, man mano che avanziamo nelle visioni, in quel “mantenere l’impegno di sostenere a pieno la politica internazionale del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto Film Festival.

 

Per la prima volta nel concorso viene infatti riservato uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e a quelle realizzate da registi uomini”. Ovvero un’operazione fatta con il bilancino. Attuali obbligatorietà che lasciano sempre perplessi, conditio sine qua non che inevitabilmente può stridere con le personali libere scelte e che, a tratti, suscita il dubbio dell’imposizione. Restando saldamente fissi nell’idea da sempre coltivata che l’altra metà del cielo abbia coltivato e stia coltivando esempi eccellenti e per molti versi difficili da raggiungere, continua a lasciarmi a dir poco stupito questo patto ormai di ferro (mi viene in mente che l’Academy e il Festival di Berlino sono andati ben oltre e per certi versi ben peggio!) che pretende ad ogni occasione di delimitare con matematica esattezza la metà del campo.

Perché poi dovremmo anche imbatterci in un’”ampia immaginazione e innovazione”, sempre restando alle autofelicitazioni del gruppo selezionatore. E qui è un po’ più difficile stare a guardare, pieni di convinzione.

Immaginazione e innovazione che davvero non abbiamo scorto nelle Ninas della spagnola Pilar Palomero, alla sua opera prima, ovvero i primi turbamenti della dodicenne Celia, in compagnia di un gruppetto di amichette, lei che, nell’inizio degli anni Novanta, in quel di Saragozza, vive sola con la madre, frettolosa e assente, senza aver mai conosciuto il padre, morto a quel che le è stato detto prima che nascesse, che guarda alle prime ribellioni, che saggia i primi trucchi ed il primo rossetto, che guarda con il primo e nuovo interesse un ragazzino, che deve affrontare le prime prevaricazioni, che prova a bere e a maneggiare un preservativo, che vive e subisce un’educazione dalle monache, che fa domande per sentirsi rispondere semplicemente “perché è così”. Anche qui, in un mondo abitato soltanto da donne e dove gli uomini sono assenti, un forte disagio, il desiderio di affidarsi alla figura materna che più dovrebbe darle sicurezza ma che più le sfugge, la voglia di inseguire i codici giovanili delle compagne: in un discorso che non tocca soltanto la protagonista ma che tutti prima o poi abbiamo vissuto. Poi Palomero abbandona all’improvviso queste riflessioni, dove non mancano momenti costruiti con significativa efficacia, per accennare frettolosamente a questioni del tutto personali (la ricerca di un passato, la visita alla nonna), per far scivolare anonimamente una vicenda che doveva essere costruita in altro modo.

Pur nella sua semplice linearità, nelle sue continue divisioni di mondi e di persone, di personaggi sciupati nel loro insignificante evolversi e di frasi che spingono al sorriso piuttosto che alla riflessione (ma qui forse la colpa è nostra, lontani da letterature e filosofie), di qualche gradino più su è Mickey on the road della regista Lu Mian Mian. La storia di Mickey e Gin Gin, due giovani amiche diverse tra loro, nel fisico e nella mentalità. Tanto la prima mette in evidenza i propri tratti androgeni, si muove e si comporta senza eccessiva femminilità, insegue nella frequentazione del tempio quelle danze tradizionali che apparterrebbero soltanto ai maschi, quanto l’altra è una ballerina eccentrica e svampita nei locali notturni, tutta vuota leggerezza, legata al suo cellulare e ai peluche colorati che si porta appresso come dolcissimi trofei. Mickey vive con la madre, in preda all’alcol e alla depressione, abbandonata anni prima dal suo uomo, Gin Gin sogna di riabbracciare il bel giovanotto da cui aspetta un bambino e che sembra sparito nel nulla. Da Taiwan raggiungeranno insieme Canton, alla ricerca delle due figure maschili di riferimento: immergendosi in tristezze e delusioni, con un padre che s’è rifatto nel lusso una vita e una famiglia, con il ragazzo che spinge Gin Gin verso l’eccitazione senza freni di un amico e non ha nessuna intenzione di promettere niente. Gustose e indovinate le annotazioni che la regista coglie durante il soggiorno delle ragazze, dal furto dei bagagli all’aiuto di nuovi amici, dall’apprendere che Facebook e Google map sono censurati e dal sentire attraverso gli altoparlanti sugli autobus che la Cina di Xi Jin Ping sia impegnata “nella promozione dei valori della democrazia e dei diritti umani”. Forse il simbolismo di quel lungo ponte nelle scene finali sta proprio lì a riaffermare quell’impegno, immagine quanto personale non saprei.

Opera prima, ma estremamente matura, carica di sentimenti e di verità, impregnata di storia fatta filtrare attraverso parole e ricordi e di drammi personali, è Wildfire di Cathy Brady. L’Irlanda di oggi che ancora si volta al suo passato, a quel lungo periodo del secolo scorso che vide opposte lotte, che fu attraversato da attentati, tradimenti, uccisioni. Tra queste distese di verde, si ricompone il legame che lega due sorelle, l’una, Kelly, scomparsa da casa per molto tempo, abbandonata e sola, vittima di insicurezza e fragilità, l’altra, Lauren, sposata con Sean, rimasta a tirare avanti, tra casa e lavoro, che tenta di dare di sé l’immagine di donna forte e mentalmente stabile. Entrambe nel ricordo della morte della madre (un ricordo che si lega a quello di un’intera epoca e lo richiama in vita, accomunando pubblico e privato), nebuloso, impreciso, sempre ricostruito secondo la necessità del momento, del loro umore e delle loro reciproche passioni, una realtà deformata e legata all’instabilità mentale di Kelly (l’ostinazione a voler indossare il cappotto rosso della madre, le nuotate e l’impatto con l’acqua, il rapporto con il proprio corpo) che a tratti finisce per travolgere anche la sorella. Con una scrittura attenta ai particolari, alle ribellioni e ai rapporti con gli altri (il marito e cognato, le ipocrite colleghe di Lauren), forte nelle sottolineature, mai banale nei momenti che più s’immergono nel dramma e soprattutto, al limite del piccolo quanto ricercato capolavoro, efficacissima nell’afferrare e nell’addentrarsi in due psicologie, con ogni loro turbamento, e nel farle ruotare senza posa attraverso i tanti movimenti alti e bassi che le colpiscono, Wildfire è un’opera da tener presente in sede di premiazione. Un’opera finalmente completa che deve dire grazie alla grinta delle due interpreti, a Nora-Jane Noone che è Lauren e soprattutto a Nika McGuigan che è Kelly, scomparsa per cancro non appena terminate le riprese del film. Che a lei è stato dedicato.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: la giovanissima interprete di “Las ninas” di Pilar Palomero; da Taiwan “Mickey on the road” di Lu Mian Mian; e due momenti di “Wildfire”, matura opera prima firmata da Cathy Brady

Marazzato lancia il centro ricerche e sviluppo

AMBIENTE /  Dedicato all’innovazione ambientale, è frutto di una partnership con il Politecnico di Torino e sorge presso la piattaforma polifunzionale di Villastellone.

Il ‘Gruppo Marazzato’ apre con determinazione al fronte imprescindibile e quanto mai più che attuale della ricerca e sviluppo. E inaugura ufficialmente il Polo Tecnologico di Villastellone, nel torinese, nato dalla felice acquisizione di un’ampia struttura che ha di fatto assunto i connotati di una piattaforma polifunzionale all’interno della quale una significativa porzione di superficie coperta dello stabilimento verrà interamente dedicata alla messa a punto, sperimentazione e commercializzazione di soluzioni avanguardistiche, moderne e sostenibili per mutare gli scarti industriali in materie prime.

E il tutto a impatto zero per merito di un team coeso e coerente di professionisti competenti composto da Ivano Bosi, Amministratore Delegato di ‘Azzurra Srl’, Società del ‘Gruppo’ che gestisce l’impianto insieme alla Coordinatrice del Polo, l’ingegner Eleonora Longo, con la biologa Stefania De Pandis e l’ingegnere chimico Maurizio Anlero.
E’ grazie a loro che si è potuto dar luogo al progetto di sviluppo impiantistico del trattamento chimico-fisico biologico più che raddoppiandone la portata: dagli iniziali 50mila metri cubi annui sino ai 105 mila attuali quale volume complessivo di rifiuti trattati liquidi, pericolosi e non.

Un obiettivo centrato grazie anche all’ausilio prezioso di partners esterni che ha permesso di mantenere invariato il medesimo footprint pur a fronte di una maggiorata capacità operativa, ove per ‘footprint’ propriamente detto s’intende l’impatto con il territorio circostante sia visivo che urbanistico. E procedere così a vele spiegate con il traguardo ambito di fare della struttura un punto innovativo e di riferimento in materia di Best Available Technologies, ovvero procedimenti ultra avanzati applicati al mondo dei rifiuti liquidi industriali. Ed è altresì disponibile al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=egStbU04ZKs anche un video in 3D del ‘Gruppo Marazzato’ che illustra i punti salienti dedicati a questo tema fondamentale.
Nel prossimo quinquennio ‘Marazzato’ investirà infatti principalmente su cinque fronti: geopolimeri da fanghi di dragaggio, ottimizzazione dell’impianto di depurazione biologica, processi (bio)chimici sostenibili, biocarburanti da fanghi, valorizzazione biologica della CO2 e recupero dei chemicals, Patent Landscape (innovation trend, technological ecosystem), pre-trattamenti di rifiuti liquidi durante il loro trasporto.

Ma l’obiettivo più prossimo, stante anche un’azzeccata convenzione stipulata fra il Politecnico di Torino e l’azienda vercellese leader dal 1952 nelle soluzioni per l’ambiente rispettivamente sul versante formazione-impresa (per attuare fattivamente i nuovi brevetti che consentono di trasformare i rifiuti in risorse nuove), consiste nella realizzazione fisica del Centro entro il prossimo luglio 2021 per potenziarne l’attività scientifica interna dotandolo dei migliori strumenti di studio in circolazione.

Alla palazzina uffici verranno così affiancati moderni locali per laboratorio e postazioni per i ricercatori. Con in più la possibilità di installare all’interno di un ampio capannone coperto tutta una serie di impianti-pilota ‘a scala ridotta’ o preindustriale che dir si voglia. Modelli funzionali e funzionanti pronti a essere sviluppati e commercializzati a livello globale, atti a sfruttare i processi innovativi che trasformano un materiale inerte in una nuova risorsa prima, con tutto il know-how tecnologico utile in sequenza a ottenere lo scopo.

“Sin dal 2017, data della sua acquisizione, all’interno di questo sito d’eccellenza avanzato e tecnologico in cui opera, ‘Marazzato’ ha sempre più avvertito la necessità di ampliare soluzioni impiantistiche sulla gestione rifiuti anche fuori dalla consueta a ordinaria amministrazione”, spiega il manager Ivano Bosi. “Al tempo stesso l’idea di creare un centro presso l’attuale stabilimento di ‘Azzurra Srl’, una delle società del Gruppo, avrebbe potuto fornire un servizio ulteriore anche ai nostri clienti: che possono così usufruire delle solide competenze maturate nel tempo dalla struttura, e dell’esperienza di un pool di professionisti di laboratorio in un’ottica di asseverazione della trasparenza legata al rispetto dell’ambiente”, aggiunge l’ingegner Eleonora Longo. “Disporre di un centro ricerche all’interno di una piattaforma polifunzionale di smaltimento consente altresì di avere immediatamente a disposizione i rifiuti, la materia prima da sperimentare e trasformare, abbattendo i costi, moltiplicando le opportunità di ricerca in loco e ottimizzando i tempi. Con in più la certezza di operare al sicuro in un contesto autorizzato e dotato di tutte le cautele e prescrizioni normative del caso, e in un regime di pieno rispetto e massima collaborazione con il territorio circostante e gli abitanti del luogo”, chiosano all’unisono i tecnici Maurizio Anlero e Stefania De Pandis.

Gli anarchici “assediano” Stampa e Repubblica

Questa mattina è avvenuto un lancio di petardi, fumogeni e uova piene  di vernice contro il palazzo di via Lugaro, a Torino, che ospita la redazione della Stampa e di Repubblica.

Sono stati scanditi slogan contro i giornalisti e contro i magistrati, da parte di una ventina di manifestanti. Questi hanno lasciato un volantino di rivendicazione siglato “anarchici e anarchiche”.

La Digos ipotizza che il blitz possa essere collegato alla sentenza del processo di appello dell’inchiesta Scripta Manent prevista nel pomeriggio, relativa alle bombe carta spedite in varie località italiane (anche all’ex sindaco Chiamparino) tra il 2003 e il 2016.

Tennis: Atp Finals, approvato atto costitutivo

Con l’approvazione di ieri da parte del Consiglio comunale (quaranta voti favorevoli) dell’atto costitutivo e dello schema di Statuto è istituito il ‘Comitato per le Finali ATP’, con sede a Torino, nelle sede municipale di piazza Palazzo di città 1. Il Comitato potrà istituire sezioni distaccate o sedi secondarie nei luoghi ritenuti più opportuni al fine di raggiungere i propri scopi.

Il Comitato nascente ha per scopo il coordinamento e il monitoraggio delle attività inerenti la promozione della Città di Torino e del territorio della Regione Piemonte in occasione delle edizioni 2021, 2022, 2023, 2024, 2025 della manifestazione tennistica favorendo anche lo sviluppo delle locali attività economiche, sociali e culturali.

I soggetti costituenti il Comitato sono la Federtennis, il Comune di Torino, la Regione Piemonte, il Ministero per le politiche giovanili e lo sport; gli organi del Comitato sono l’Assemblea, il Presidente, il Vice Presidente e il Collegio dei Revisori dei conti. Gli incarichi di Componente, Presidente e di Vice Presidente non prevedono compensi.

La carica di Presidente del Comitato è assegnata al Sindaco della Città di Torino o a un suo delegato. Emendamenti concordati la scorsa settimana durante la seduta di 1^ Commissione e recepiti dalla delibera precisano la natura pro tempore dell’incarico così come recita il secondo capoverso dell’articolo 5 dello Statuto. “Il presidente ha la rappresentanza legale del Comitato di fronte ai terzi e in giudizio e dura in carica fino allo scioglimento del Comitato stesso, salvo i casi di dimissioni, decadenza o revoca. A seguito di nuove elezioni amministrative il Sindaco eletto conserva la facoltà di ricoprire direttamente il ruolo di Presidente ovvero di delegare tale funzione a un soggetto diverso.”

L’Assemblea può costituire il Comitato d’Onore, con funzioni celebrative e di rappresentanza, i cui componenti (nel numero massimo di otto) sono scelti su proposta di ciascuno dei componenti del Comitato, tra personalità di rilievo istituzionale, nonché tra esponenti del mondo dello sport, della cultura e dell’imprenditoria.

La durata del Comitato è temporanea e cessa entro due anni dalla data di conclusione dell’edizione 2025 della manifestazione, o in ogni caso dalla data di conclusione dell’ultima edizione.

Il voto è stato anticipato da un ampio dibattito:

L’assessore Alberto Sacco ha illustrato il provvedimentouna felice coincidenza porta al voto questa delibera il giorno dopo la conclusione della manifestazione a Londra. Il Comitato – ha precisato – non si occuperà di organizzare il torneo, ma di promuovere Torino in tutta Italia. Il Comitato farà da coordinatore delle attività sul territorio proposte dagli enti locali coinvolti a vario titolo nelle Finals, avvalendosi come braccio operativo di Turismo Torino. È una manifestazione straordinaria; a breve il video di Torino sarà pubblicato sul sito dell’ATP e la nostra città sarà tappezzata dalla pubblicità della manifestazione.

Il Consigliere Marco Chessa (M5S), presidente della 1^ Commissione, ha ricordato il lavoro in Commissione e l’emendamento cumulativo che ha recepito una serie di emendamenti presentati dalla Giunta e dal Pd. Ringrazio ancora una volta la sindaca per il successo; è un grande evento e sono felice che il Comitato possa iniziare a lavorare per generare un impulso rilevante nel rilancio della nostra Città.

Aldo Curatella (Azione): siamo favorevoli all’avvio dei lavori del Comitato. Ringrazio Chessa per gli approfondimenti in Commissione che hanno portato a perfezionare lo Statuto e l’Atto costitutivo sulla questione dell’incarico pro tempore al presidente del Comitato. Le Atp Finals potranno essere l’evento che segnerà la ripartenza di Torino dopo questo momento difficile della nostra collettività.

Massimo Giovara (M5S): ringrazio la sindaca e tutta la maggioranza per l’impegno profuso nel riuscire a portare le ATP Finals a Torino. Non tutti hanno creduto nella candidatura ed è un bene che adesso ci sia l’approvazione di altri soggetti politici.  Speriamo ne abbia cura anche la prossima amministrazione comunale.

Raffaele Petrarulo (Sicurezza e Legalità): è un bene che tornino eventi di grande lustro in città. Ricordo le Olimpiadi del 2006; hanno generato un volano straordinario che ancora oggi si sente. È un grande onore avere istituito la sede del Comitato in Comune. Evidenzio un meccanismo poco convincente riguardo i revisori dei Conti; dovranno essere scelti professionisti, retribuiti e reperiti secondo le normative, per dare garanzia nei conti.

Stefano Lo Russo (Pd): Ringrazio Giunta e Sindaca per la tenacia dimostrata nel portare a casa un risultato importante per la città. Siamo contenti anche degli stanziamenti del Governo per i grandi eventi come questo. Con un’altra Amministrazione e un altro approccio di parte della maggioranza avremmo però potuto candidare Torino anche ad altri eventi, come le Olimpiadi invernali. Siamo contenti che la maggioranza abbia accolto anche alcune nostre osservazioni sullo Statuto del Comitato delle Atp Finals: per questo, voteremo favorevolmente il provvedimento. Spiace che questa impostazione non sia stata utilizzata anche per le Olimpiadi invernali. La prossima Amministrazione dovrà impegnarsi per promuovere altri grandi eventi in città.

Osvaldo Napoli (Forza Italia): Condivido l’intervento del collega Lo Russo e rattrista anche me il mancato accordo sulle Olimpiadi invernali. Per le Atp Finals ha vinto il gioco di squadra: ora sfruttiamo l’occasione per riprendere lo sviluppo di Torino. Chiedo a tutti di impegnarsi anche per trovare una soluzione per non perdere completamente questa stagione turistica invernale, mediando tra i settori sanitario, economico e sportivo e non penalizzando ulteriormente la nostra area metropolitana.

Antonio Fornari (M5S): Le Olimpiadi creano debiti miliardari (a Torino per oltre 3 miliardi) e per questo c’erano poche candidature. Le Atp Finals invece erano ambite da una quarantina di città: ci sono ottimi ritorni e pochi investimenti per chi le ospita. Il tennis è uno sport in crescita e siamo contenti che Torino possa ospitare le Finals per cinque anni, con un grande giro d’affari e visibilità internazionale. La città accoglierà anche altri grandi eventi sportivi nei prossimi anni, senza spendere miliardi e senza indebitare la popolazione.

Silvio Magliano (Moderati): Ringrazio Sindaca e Amministrazione per la vittoria: è stato un grande successo. Siamo contenti anche che siano stati recepiti gli emendamenti delle minoranze. Mi auguro che il Comitato possa accogliere le migliori menti della Città e sviluppare una politica di promozione per agganciare altri grandi eventi e convegni internazionali. Serve un’opera di marketing territoriale per attrarre imprese e investimenti, creando business e posti di lavoro che rimangano sul territorio, dando nuovo slancio all’area metropolitana.

Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): Ringrazio la Sindaca e la squadra che ha lavorato per portare a casa il risultato. Torino deve investire sul proprio futuro, sul turismo sportivo, culturale ed enogastronomico, sfruttando eventi come le Atp Finals per far ritornare i turisti sul nostro territorio. Servono risorse economiche e progettuali, anche sui trasporti. Torino deve diventare una capitale di sport e di salute, incentivando la pratica sportiva a tutti i livelli.

Fabio Versaci (M5S): Mi aspettavo il riproporsi della questione Olimpiadi. Una polemica inutile, scatenata solo per cercare di mascherare un nostro successo. Un risultato ottenuto da questa amministrazione e da questa maggioranza. Mentre raccontavano di una città in declino e di un’amministrazione fallimentare, noi abbiamo portato a Torino questo grande evento. Un grandissimo risultato arrivato anche per smontare la retorica banale e politicizzata di alcune categorie.

Federica Scanderebech (Gruppo Misto – Rinascita Torino): Da appassionata tennista posso solo esprimere soddisfazione e orgoglio che un evento di questa portata sia ospitato dalla nostra città. Ma un’amministrazione che si distingua per lungimiranza dovrebbe festeggiare tutti i giorni l’arrivo a Torino di manifestazioni di grande livello che attraggono interessi economici e risorse.

Deborah Montalbano (Gruppo Misto – DemA): Bene l’arrivo delle ATP finals ma, in quanti quartieri della nostra città abbiamo campetti per giocare a tennis? Quanto costa un corso di tennis? E’ accessibile a tutte le famiglie? Cosa abbiamo fatto in questi anni per incentivare e supportare la realtà sportive territoriali? Invece stiamo aumentando il costo per il rinnovo delle concessioni, in un momento storico di evidente difficoltà. Dobbiamo fare il grande evento e siamo qui a congratularci ma ci dimentichiamo di prestare attenzione alle priorità. Che non sono i grandi eventi ma garantire la fruibilità dello sport a tutti, in particolare alle famiglie che vivono maggiori disagi su tutto il territorio.

Ha concluso il dibattito la sindaca Chiara Appendino che ha ringraziato tutti i soggetti che nell’ambito dei rispettivi ruoli hanno reso possibile l’arrivo a Torino di un evento unico. Le Atp Finals hanno la grande fortuna di essere pluriennali e consentono una programmazione delle ricadute sul territorio stimate in seicento milioni di euro. È importante programmare già oggi l’attività di promozione, in un momento nel quale i tennisti italiani stanno emergendo e rendono ancora più interessante l’iniziativa per Torino. Il dibattito sul ruolo della mia figura nelle ultime settimane mi è dispiaciuto perché ho sempre pensato che il sindaco in carica sia a capo dell’evento. Ben venga l’emendamento di Commissione; mi fa piacere l’unità annunciata nel voto della delibera quando un tempo alcune forze in Consiglio comunale si erano dette erano contrarie. Un senso di unità che  occorrerà anche per accompagnare i lavori del Comitato nel prossimo futuro; le Finals  sono un impegno da massimizzare che non potremo permetterci di non sfruttare al meglio, anche per le caratteristiche del pubblico ‘alto spendente’ del tennis che frequenterà la Città nei prossimi anni.

Alle dichiarazioni di voto è intervenuto infine Fabrizio Ricca (Lega nord): sono contento si sia arrivati alla definizione del Comitato, si potrà iniziare a lavorare a un evento fondamentale che darà lustro al territorio in tutto il mondo. Ma dovremo essere in grado di promuovere la Città per tutti i cinque anni e non soltanto durante le settimane di gara. Certo avere avuto a Torino anche le Olimpiadi sarebbe stata la ciliegina sulla torta.

Lo sciopero è un diritto, ma ora è tempo di responsabilità

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Il 9 dicembre, giorno successivo alla festività dell’ Immacolata, i sindacati hanno annunciato uno sciopero del pubblico impiego.

Ci sono sicuramente delle valide motivazioni perché il pubblico impiego sia in agitazione perché esso è stato costantemente sacrificato dai diversi governi e gli stipendi sono fermi da troppi anni. Ma il momento che vive oggi l’Italia fa sì che si possa definire l’impiegato pubblico un privilegiato che è passato indenne dalla grande crisi economica provocata dal Covid  Molti pubblici dipendenti godono anche del privilegio di lavorare da casa senza che il lavoro possa subire adeguati controlli perché l’informatizzazione in molti settori pubblici è ancora in alto mare. Questo lavoro da casa inoltre danneggia il cittadino nei suoi rapporti quotidiani con la pubblica amministrazione.
Noi non siamo tra quelli che disprezzano in modo qualunquistico i pubblici dipendenti perché la gente che lavora seriamente nella pubblica amministrazione, c’è da sempre. E non siamo neppure tra quelli che condannano la burocrazia come un inciampo da eliminare perché le regole e il rispetto delle medesime sono alla base della pubblica amministrazione e del buon governo.
Siamo invece fortemente critici verso i politici e gli amministratori che abbiamo e che hanno accumulato molte colpe, sicuramente anche nei confronti dei pubblici impiegati.
Il Travet di cui scriveva Bersezio e che Soldati portò nel cinema, esistono anche oggi.
Ma c’è una differenza abissale che si è determinata con il Covid e che ha costretto intere categorie a chiudere. C’è gente che è già fallita o che rischia di fallire entro il 31 dicembre a causa di un governo menzoniero che non ha mantenuto le promesse. Ci sono interi settori come quello del turismo e della ristorazione che sono alle corde.
In questo contesto drammatico e del tutto inedito chi ha avuto finora lo stipendio versato per intero, ha almeno dei doveri morali verso la comunità. Scioperare il 9 dicembre , magari sperando anche di fare un ponte, non fa onore ai sindacati. E’ un atto che offende e rivela forte irresponsabilità sociale.
Il diritto di sciopero è un diritto costituzionale, ma non possiamo dimenticare come altri diritti costituzionali siano stati sospesi dal Governo in questi mesi senza neppure passare attraverso il Parlamento.
Quando c’è un’emergenza i distinguo non valgono. Occorre disciplina e senso di responsabilità.
I Docenti che si sottopongo al massacro di una scuola allo sbando, stanno dando, ad esempio, un segnale di civismo che va citato.
La parola sciopero per una categoria oggettivamente finora protetta suona in modo maldestro.
Ci fa pensere agli scioperanti del 1917 quando l’Italia era in guerra. Anche oggi siamo in guerra, anche se i nostri odierni vertici “militari” si rivelano confusionari e controproducenti.