ilTorinese

Controlli dei Carabinieri nelle festività pasquali, oltre 500 pattuglie impegnate sul territorio provinciale

Torino, 5 aprile. Per le giornate di Pasqua e pasquetta oltre 500 pattuglie dell’Arma sono state dispiegate in tutta l’area metropolitana torinese dal Comando Provinciale allo scopo di svolgere un’adeguata azione di prevenzione e di contrasto ai principali fenomeni di illegalità e per verificare il rispetto delle norme anti covid.

Le pattuglie dei Carabinieri sono impegnate nelle zone lacustri e nelle aree montane e collinari, nei parchi e nelle strade cittadine del capoluogo piemontese e dei piccoli centri abitati con lo scopo di contrastare i reati, vigilare sul rispetto delle misure di contenimento della pandemia in atto ma soprattutto per essere vicini ai cittadini più bisognosi, primi tra tutti gli anziani spesso rimasti soli in casa, fornendo loro ogni possibile assistenza.
Tra i vari controlli svolti a Gassino, nell’hinterland torinese, i militari sono dovuti intervenire presso una abitazione in cui era in corso una festa di compleanno, organizzata nonostante le restrizioni anti Covid. 13 persone sono state identificate e multate.

La bimba nata con l’intestino al posto del polmone salvata a Pasqua al Regina Margherita

È una storia miracolosa di rinascita. È stata salvata grazie ad un intervento prima e ad un trapianto di fegato in seguito una piccola bimba nata con l’intestino al posto di un polmone, a causa di una rarissima e grave forma di ernia diaframmatica, presso la Città della Salute di Torino.

La storia inizia ben prima della sua nascita quando, alla 20a settimana di gestazione, all’ecografia sulla mamma viene riscontrata nel
feto la presenza di un’ernia diaframmatica congenita, una rara
malformazione in cui, a causa di un vero e proprio “buco” nel diaframma,
l’intestino può spostarsi nel torace e compromettere il normale sviluppo
dei polmoni.
La mamma della nascitura viene quindi presa in carico dall’équipe di diagnostica
prenatale dell’ospedale Sant’Anna, diretta dal dottor Andrea Sciarrone, e la
gravidanza viene monitorata sino alla nascita della bimba nel novembre 2019, allorchè viene immediatamente ricoverata presso la Rianimazione
pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita, diretta dal dottor Giorgio Ivani, e, dopo 2 giorni di
trattamento intensivo, sottoposta ad un delicato intervento chirurgico di
correzione dell’ernia diaframmatica dal direttore della Chirurgia
pediatrica dottor Fabrizio Gennari e dalla sua équipe.
Solitamente nei bambini affetti da ernia diaframmatica il decorso
postoperatorio porta ad un progressivo recupero della funzione
cardiopolmonare ed un ritorno ad una vita normale, ma per la neonata le cose si
sono dimostrate da subito ben più complesse. Infatti la comparsa di altre
problematiche, non correlate alla malformazione, prolungano la permanenza
in Rianimazione pediatrica sino al marzo 2020 e rendono poi necessaria una
lunga degenza presso il reparto di Pneumologia pediatrica diretto dalla
dottoressa Elisabetta Bignamini. Nel corso dei mesi la situazione
respiratoria si complica ulteriormente perchè la piccola sviluppa una malattia
epatica colestatica che determina l’abnorme ingrossamento del fegato, con
effetto compressivo sul torace. Si instaura una progressiva insufficienza
epatica e la gestione clinica si fa sempre più complessa, non essendovi
prospettive di dimissione. La mamma e il papà però non si
arrendono mai, sostenuti anche dalla straordinaria voglia di vivere della
loro bimba.
La “tenacia” della piccola sostiene anche tutti i professionisti che, in un
ampio ambito multidisciplinare, hanno in cura la bimba e giungono alla
decisione di inserirla in lista d’attesa per un trapianto di
fegato, che si presenta da subito ad altissimo rischio. L’attesa di un
organo idoneo si prolunga per mesi, durante i quali la piccola contrae e
supera brillantemente anche l’infezione da Covid 19. Grazie al Coordinamento regionale trapianti del Piemonte (diretto dal professor Antonio Amoroso), finalmente nel
novembre 2020, a COVID superato, arriva il fegato ideale, proveniente da un
donatore anch’esso reduce da COVID. Si procede così al trapianto.
Questo impegnativo intervento, eseguito presso l’ospedale Molinette dal professor Renato Romagnoli
(direttore del Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette) e dalla
sua équipe, e le successive cure intensive post-trapianto assicurate
dall’équipe di Anestesia e Rianimazione 2 delle Molinette (diretta dal dottor
Roberto Balagna), permettono all’organismo della bimba di recuperare
progressivamente dopo tutte le difficoltà già superate. Sarà tuttavia
necessaria ancora una lunga degenza prima in Rianimazione pediatrica e poi
nel reparto di Gastroenterologia del Regina Margherita, diretto dal dottor Pierluigi Calvo, per arrivare alla meta. Ora anche i polmoni possono crescere e svilupparsi regolarmente nella loro naturale posizione.
Tra qualche giorno finalmente arriverà il momento tanto atteso della dimissione dopo un ricovero che
dal giorno della nascita è durato ben 17 mesi, ma che, grazie all’impegno di
numerosi medici ed infermieri di molti reparti e servizi della Città
della Salute di Torino, ha permesso ora ai genitori di poter
tornare a casa con la loro bimba ed iniziare quella vita normale che tanto
hanno desiderato.

Pasquetta al sole ma temperature in calo

Dopo  Pasqua anche a Pasquetta a Torino e  in Piemonte le temperature sono in calo.

Il sole splende su tutta la regione ma l’alta pressione nord africana che nei giorni scorsi ha fatto salire il termometro sopra la media stagionale fino a 27 gradi, ha ora lasciato il posto all’aria fredda giunta dalla Russia.

Il calo termico è di 8-10 gradi sulle temperature massime rispetto ai valori anomali di questi giorni.

Il lunedì di Pasquetta il tempo è stabile con cielo irregolarmente nuvoloso al mattino.

Sui settori montani nuvole  aumento nel corso del pomeriggio.

Ance e Confindustria Piemonte: “Situazione difficile per le imprese, materie prime troppo care”

Coro unanime di Ance Piemonte e Valle d’Aosta e Confindustria Piemonte per denunciare l’eccezionale rincaro nei prezzi di acquisto di materie prime, derivati e conseguentemente dei principali materiali da costruzioni, di entità così elevata da rischiare di compromettere la regolare prosecuzione dei lavori affidati

L’eccezionale aumento riguarda il prezzo dell’acciaio, che tra novembre 2020 e febbraio 2021 è aumentato del 130%. Una dinamica che, oltre ai prodotti siderurgici, si osserva anche in altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come, ad esempio, i polietileni che nello stesso periodo hanno mostrato incrementi superiori al 40%, il rame +17% e il petrolio +34%. Ma i dati sono in continua evoluzione e il trend sembra destinato ad aumentare per i prossimi mesi.

Il Presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta PAOLA MALABAILA: Gli impatti sulla produzione e sugli scambi commerciali causati dalla pandemia hanno ridisegnato il futuro delle supply chain a livello globale, scaricando sul settore edile il caro materialiSiamo molto preoccupati perché le imprese sono in forte sofferenza e questi incrementi eccezionali non fanno che aggiungersi alle già ingenti difficoltà finanziarie e patrimoniali dovute alle dinamiche disfunzionali di appalto connesse alla pandemia. Abbiamo chiesto alla Regione Piemonte di aggiornare il prezzario regionale basandosi sui prezzi delle materie prime e semilavorati rilevati nei primi tre mesi del 2021 anziché sulla media dei prezzi nel 2020 falsata dalla pandemia e tenere conto di questa infuocata dei prezzi.

Il Presidente di Confindustria Piemonte MARCO GAY: “Le ragioni di tale situazione derivano da una serie di congiunture internazionali, impreviste e imprevedibili, che si inseriscono in un mercato già gravemente anomalo per la crisi pandemica in atto. Un’impennata così rapida non si era mai verificata e di questo passo tra un paio di mesi il rischio è che alcune imprese siano costrette a sospendere la produzione. Oltre ai rincari, non si riescono a reperire materiali e i tempi di consegna si sono dilatati rispetto agli standard, senza contare che la qualità si è notevolmente abbassata. Riscontriamo troppe incertezze e tutto ciò sta assumendo dimensioni tali da minacciare la ripresa economica post-Covid del comparto dell’edilizia con pesanti ricadute su tutta la filiera”.

Torino: rintracciato cittadino italiano ricercato

Deve scontare oltre 2 anni di carcere

Lo scorso martedì, un cittadino italiano di 32 anni ricercato a seguito dell’emissione di un provvedimento di cattura da parte della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Torino per l’espiazione di una condanna di 2 anni, 3 mesi e 7 giorni, è stato rintracciato ed arrestato dalla Polizia di Stato nel Comune di Nichelino (TO). Gli agenti del Comm.to Barriera Nizza in servizio presso  l’ufficio preposto al controllo dei soggetti sottoposti a misure di prevenzione, sicurezza e cautelari, venuti a conoscenza del provvedimento il giorno prima, hanno tempestivamente reperito ogni informazione utile al rintraccio dell’uomo, appartenente ad un’organizzazione criminale finalizzata allo spaccio; attraverso la consultazione di alcune banche  date del Ministero e dei servizi anagrafici della città di Torino e della Regione Piemonte, hanno individuato l’alloggio ove vive la mamma del trentaduenne, la quale ospitava il figlio. Il ricercato non era al momento nell’alloggio, ma pazientemente i poliziotti hanno atteso il suo rientro a casa e lo hanno arrestato.

Originale ed ecosostenibile: crea la tua borsa in corda con Informagiovani

Incontro online organizzato dall’InformaGiovani di Torino

Si tratta di un breve assaggio laboratoriale a cura di una giovane artista che crea borse riciclando corde: “Originale ed ecosostenibile: crea la tua borsa in corda!” che si terrà in data martedì 6 aprile 2021 alle ore 14:00.
La partecipazione è gratuita; è necessario iscriversi attraverso un form online.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Don Delillo “Il silenzio” -Einaudi- euro 14,00

Questo è un libro smilzo di appena 102 pagine ma il suo contenuto è di portata globale.
Siamo nel 2022 e di colpo tutta la tecnologia digitale va in black – out, silenzio e buio, panico,
incomprensione e angoscia diventano sentire comune di uomini e donne che, privati della
tecnologia, restano spaesati e senza rotta.
Dellillo fa scendere in campo alcuni personaggi che incarnano lo sbandamento e la divorante ansia
di fronte all’apocalisse digitale
Tessa e Jim sono la prima coppia che incontriamo, di ritorno dal primo viaggio post epidemia.
Volano per la prima volta in business e di colpo ogni comodità e ogni strumentazione a bordo
svaniscono, l’aereo è costretto ad un atterraggio di fortuna, in assenza di direzione e punti di
riferimento.
A New York sono attesi da loro 3 amici in un appartamento dell’East Side per assistere tutti insieme
al Super Bowl, e anche per loro il mondo si oscura di colpo.
5 persone molto diverse tra loro, al freddo e a lume di candela, che cercano di fare i conti con
questa sfida estrema.
Nulla più funziona: Internet tace, post, tweet e bot scompaiono, tutti gli schermi diventano neri,
ogni luce si spegne. In una New York surreale, buia e deserta nessuno capisce cosa sia successo, né
riesce a sapere se il black-out è solo locale o ha fermato l’intero globo.
Facile intuire il profondo spaesamento dei personaggi nei quali riusciamo a immedesimarci grazie
alla bravura dello scrittore che a 84 anni riflette sulla definizione di uomo come animale sociale, e
su una modernità che sempre più spesso ci lascia in balia di una profonda solitudine.
E come in tanti altri suoi romanzi scrive di un mistero che resta insoluto e con un finale aperto. Ma
intanto ci ha costretti a meditare sul nostro presente e possibile futuro quasi apocalittico.

Don Winslow “Ultima notte a Manhattan” -Einaudi- euro 18,50

Don Winslow è uno dei più affermati autori di crime e nel corso della sua lunga carriera ha creato
svariati detective, agenti e investigatori sotto copertura.
In questo libro sciorina un’altra delle sue trame avvincenti che richiama a personaggi veri, famosi e
secondo me riconoscibili.
Siamo a Manhattan alla fine degli anni 50, il giovane ambizioso e rampante senatore Joe Keneally
punta dritto alla presidenza degli Stati Uniti.
E’ brillante, sa come muoversi, fiore all’occhiello si porta dietro la bellissima moglie Madeleine che
sprigiona fascino ovunque vada, è la “principessa d’America” e sembra nata per diventare First
Lady. Ma decisamente non è oro tutto quello che luccica e il senatore ha il brutto vizio di non farsi
scappare le innumerevoli occasioni di tradirla continuamente.
E’ anche aiutato dal fratello minore Jimmi che gli fa da braccio destro ed è «.suo capo del personale,
consigliere, confidente, e solutore di problemi», insomma gli copre le spalle e spazza per lui tutta la
polvere sotto il tappeto.
E fin qui ci sembra di incontrare copie romanzate di John Fitzgerald Kennedy, del fratello Bob e
della moglie Jaqueline.
Poi c’è Walter Withers che ha lavorato per la Cia in piena Guerra Fredda reclutando agenti; ora è
investigatore privato in una grande agenzia di sicurezza ed ha l’incarico di fare da scorta a
Madeleine Keneally durante un importantissimo party.
Sarebbe un compito di semplice routine, ma la situazione si complica con la presenza della giovane
e seducente amante del senatore, Marta Marlund che viene trovata morta, apparentemente
suicidatasi.
Ed ecco che scende in campo Withers, la trama si infittisce, e dietro le quinte ci sono anche i
maneggi del potentissimo capo dell’Fbi J.Edgar Hoover …….

Clare Hunter “I fili della vita” -Bollati Boringhieri- euro 18,50

Come dice il sottotitolo questa è una storia del mondo attraverso la cruna dell’ago, e svela come a
volte ago e filo sono stati più importanti della penna e della scrittura per dare voce a proteste, eventi
storici e privati.
Il libro – una sorta di percorso storico-antropologico del cucito- scorre magnificamente a partire dal
famoso arazzo di Bayeux, uno dei manufatti più celebri di tutti i tempi, risalente al medioevo. Un
ricamo lungo 68,30 metri raffigurante 632 uomini, 200 cavalli, 55 cani e altri 500 tipi di animali.
Opera sontuosa e mastodontica che descrive la conquista normanna dell’Inghilterra nel 1066, con la
battaglia di Hastings, ma anche con scene di vita quotidiana.
Dietro a questo capolavoro c’era uno stuolo di ricamatrici capaci di fare miracoli con pochi colori e
punti a disposizione.
Clare Hunter –creatrice di bandiere, artista e curatrice della community tessile di Glasgow- del
ricamo sa davvero tutto e in queste 368 pagine ci porta a spasso nei secoli e in vari paesi –
dall’Europa alla Cina, dall’Australia al Giappone e all’Africa- raccontandoci la delicata arte del
cucito e del ricamo. Praticata non solo dalle donne, ma in alcuni frangenti storici, anche dagli
uomini.
In Europa la prima ad aver intuito la valenza comunicativa dei tessuti fu Maria Stuarda, regina di
Scozia. Abilissima nel ricamo (che aveva imparato in Francia), durante gli anni della prigionia
decretata dalla sovrana cugina d’Inghilterra Elisabetta I°, prima della ghigliottina, usò questa arte
per inviare messaggi e piani di fuga. In sostituzione delle lettere che venivano censurate optò per
l’invio di cuscini da lei ricamati con una simbologia criptica.
Anche nei secoli successivi, i ricami su arazzi, bandiere, stendardi e stoffe di vario tipo hanno avuto
spesso una fortissima valenza di comunicazione politica.
Dagli aneliti alla libertà degli schiavi africani, alle suffragette inglesi rinchiuse in carcere, per
arrivare alle Madri di Plaza de Mayo che sfilavano in protesta con fazzoletti sulla testa in cui erano
ricamati nomi e date di nascita dei figli desaparecidos.
E ancora gli Hmong del Laos, popolazione falciata dopo la proclamazione della Repubblica
Democratica nel 1975, le cui donne nei campi profughi realizzarono ritagli di stoffe grondanti
dolore, bombardamenti, marce forzate e il pericoloso attraversamento del Mekong.
Questi solo alcuni esempi della portata storica, umana, artistica del cucito che, sottolinea l’autrice
«..è un linguaggio visivo. Ha una voce. Le persone lo hanno usato per comunicare qualcosa di loro
stesse: storia privata, convinzioni, preghiere, proteste».

Rebecca Serle “Tra cinque anni” -Solferino- euro 17,00

Questo romanzo della giovane scrittrice e autrice televisiva Rebecca Serle -che vive tra New York e
Los Angeles- parte leggero e scanzonato come una classica commedia romantica…poi diventa
potente e profondo alle prese con una tragedia.
E’ la storia della grandissima amicizia tra Dannie Kohan e Bella, di fatto e di nome, artista
fantasiosa a capo di una galleria d’arte.
Le due sono caratterialmente diversissime.
Dannie è un avvocato d’affari in carriera, precisa, puntuale, maniaca del controllo e dell’efficienza,
lavoratrice instancabile innamorata del suo lavoro. Da anni è fidanzata con il tranquillo ed
equilibrato David, che lavora nella finanza come consulente d’investimento. La loro love story li
porta alla convivenza in un magnifico appartamento di Manhattan e il loro è un menage senza
particolari scossoni, anche se lei nicchia parecchio all’idea del matrimonio.
Bella, invece, è estrosa, piena di fantasia, apparentemente incostante, incapace di portare a termine
i mille progetti che s’inventa, figlia di due ricchi genitori distratti e parecchio assenti, si innamora
spesso, salvo poi non concludere più di tanto neanche a livello affettivo.
Poi Dannie fa un sogno misterioso che la porta avanti di 5 anni, in un appartamento sconosciuto,
amata da un altro uomo che non sa chi sia. Scoprirà che è il nuovo fidanzato dell’amica Bella e la
cosa sarà alquanto inquietante.
Lui è Aaron e fa di tutto per entrare nelle grazie di Dannie. La storia qui accelera, Bella e Aaron
sono innamoratissimi, progettano una vita insieme e sembrano avviati a un futuro luminoso con
tanto di prole.
Peccato che un destino beffardo stia per travolgere la 33enne Bella e i suoi sogni di futuro.
Di più non vi anticipo, però sappiate che il sogno di Dannie non è del tutto campato in aria e che
l’amicizia profonda che lega le due donne sarà centrale.

Incontri di Primavera 2021 al Centro Congressi UI

Il terzo incontro, mercoledì 5 maggio alle ore 15.00, prenderà il titolo dall’omonimo libro che sarà presentato dall’autrice Laura Calosso, “Ma la sabbia non ritorna”, edizione Sem, a colloquio con Mario Baudino, giornalista de La Stampa.

Interverrà il professore Carlo Civelli, Presidente dell’Ordine regionale dei Geologi della Liguria. Attraverso un avvincente romanzo, la scrittrice affronta un tema profondo e complicato, legato alle mafie della sabbia. La sua protagonista è Elena, che ha da sempre un rapporto traumatico con il padre, arricchitosi negli anni Sessanta estraendo sabbia da una cava e distruggendo le dune che proteggevano il litorale dalle mareggiate. Giovanissima, decide di scappare lontano da una famiglia che non la ama e su cui incombe la misteriosa morte del fratellino. La vita la porta a viaggiare per il mondo lavorando come giornalista freelance a vari reportage. L’ultimo riguarda le “mafie della sabbia”, organizzazioni criminali che rubano la preziosa materia prima a tutte le latitudini per venderla dove è più richiesta, ovvero nelle nuove megalopoli o nelle popolose aree costiere in cui speculatori privi di scrupoli costruiscono isole artificiali e grattacieli. Studiando questi traffici illeciti e il loro catastrofico impatto ambientale, Elena scopre la verità su alcuni fatti avvenuti nella sua infanzia… Lungo il romanzo corre parallelamente una tormentata storia d’amore. Per colmare il proprio bisogno di affetto la protagonista ha una relazione con un uomo che tende a idealizzare, pur vedendone i limiti. Di che cosa ha bisogno veramente? Forse solo arrivando a una resa dei conti con il proprio passato riuscirà a trovare una risposta.

Una priorità assoluta: eliminare il regionalismo divisivo del titolo quinto

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni   Ho scritto già  oltre un anno fa un articolo sui limiti del regionalismo che compiva nel 2020 cinquant’anni. La pandemia ha quasi impedito i festeggiamenti programmati stoltamente in modo autocelebrativo , senza una riflessione storica o almeno storico- politica seria 

Le Regioni a statuto ordinario  si sono rivelate un sostanziale errore che era previsto dalla Costituzione ( uno dei limiti di quel testo ) e che la saggezza della Dc centrista aveva evitato all’Italia. Esse si sono rivelate uno spreco enorme di denaro pubblico  con la creazione di una pletorica burocrazia regionale che si è aggiunta a quella statale. Inoltre esse  non hanno affatto avvicinato lo Stato  al cittadino, come era stato promesso.
Il Federalismo sognato da Cattaneo durante il Risorgimento era un’utopia non compatibile con la storia italiana caratterizzata da secoli di divisioni. Cattaneo guardava alla Svizzera, una realtà non confrontabile sotto nessun punto di vista. Occorreva alla formazione dello Stato in Italia  o una monarchia unitaria o una repubblica di tipo mazziniano, altrettanto unitario. Cattaneo era un affascinante intellettuale, ma del tutto  incapace di fare i conti con la realtà, malgrado la sua cultura “politecnica“.  Solo ad un altro utopista abbastanza velleitario come Salvemini, un caso di giacobinismo professorale , come venne detto, Cattaneo apparve un realista a cui guardare per vincere le utopie ideologiche del marxismo. Nella stesura della Costituzione le regioni nacquero non tanto da un federalismo minoritario, quanto piuttosto da certo spirito antiunitario e antisorgimentale soprattutto  ben presente nella Dc, erede del partito popolare di don Sturzo e nell’azionismo che si richiamava a Cattaneo.  Comunisti e socialisti si rivelarono inizialmente contrari perché videro le Regioni come una minaccia allo Stato unitario. Altrettanto contrarie le forze liberali che sotto diverse denominazioni erano presenti all’ Assemblea Costituente, sia pure in netta minoranza . Il Titolo V della Costituzione nacque da una serie di compromessi e stabili’ un regionalismo lontano dalle follie visionarie  di Emilio Lussu, erede del partito sardo d’Azione, una delle figure più nefaste della politica e della cultura italiana che fini la sua variegata esperienza politica al servizio del PCI. Nel clima della Costituente era ben presente il Separatismo siciliano di Finocchiaro Aprile  e dei gravi pericoli da esso rappresentati. Il regionalismo venne anche visto come una scelta contraria allo Stato nato dal Risorgimento perché la maggioranza della Costituente era formata da forze estranee o nettamente contrarie al moto risorgimentale. In effetti però il titolo V rimase lettera morta e fu il centro – sinistra con socialisti e repubblicani a pretendere la costituzione delle Regioni a statuto ordinario , anche se erano già ben chiaro il pessimo
funzionamento del regionalismo siciliano. Bene o male dal 1970  le Regioni svolsero la loro funzione e in alcune zone  diedero anche prova di buongoverno.
***
L’arrivo della Lega Nord di Bossi e del suo federalismo demagogico ed incolto ( il prof .  Gianfranco Miglio , unica testa pensante della Lega che esibiva il cappio in Senato , venne  quasi subito decapitato ) porto’ nel 2001 i partiti di centro – sinistra, nel tentativo maldestro di “svuotare” la Lega , di varare una riforma del titolo V che amplio ‘ i poteri delle Regioni e degli enti locali. Venne allora anche sancito che l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari venisse spartita tra Stato e Regioni , creando le premesse per 21 sistemi sanitari diversi  con inique diversità di trattamenti sanitari nelle diverse regioni . Le Regioni  incominciarono a spendere in maniera dissennata e si verificò la profezia di Malagodi che aveva previsto la finanza allegra delle Regioni. E in parallelo ci furono clamorosi scandali sulla gestione delle finanze regionali, a partire dalle spese pazze di molti consiglieri. La pandemia ha messo in palese evidenza che le regioni si sono rivelate e si rivelano un elemento disgregante che genera confusione nella lotta al virus , al di là’ del protagonismo e delle incapacità dei sedicenti governatori ( dizione del tutto arbitraria ).
Oltre agli errori del governo Conte e del ministro Speranza l’Italia deve combattere contro presidenti e assessori regionali che hanno peggiorato le cose creando confusione . La riforma del titolo  V e’ in tutta evidenza la causa prima del  gran bordello italiano che  non solo il VII centenario dantesco ha riportato di moda citare . Si è anche manifestata una classe politica regionale fatta  per lo più da piccoli personaggi. La Conferenza Stato – Regioni che dovrebbe il momento di raccordo, si rivela una quasi inutile cassa di risonanza di conflitti.
***
Oggi sarebbe urgente che il Parlamento ponesse mano al titolo V , restituendo allo Stato i suoi poteri. Le regioni si rivelarono gia ‘ inadeguate a dar corso alla legge Basaglia n .  180 votata in un clima demagogico avvelenato perché anche in questo caso l’aver regionalizzato l’attuazione della legge fu un grave errore . Oggi solo chi non è in buona fede, può condividere la situazione che si è creata. Invece di muoversi con urgenza , c’è chi vuole lo ius soli , il voto ai sedicenni , una legge speciale contro l’omofobia come provvedimenti prioritari .
Basterebbe questa paranoia politica per capire come certi politici siano inadeguati e incapaci di capire i veri problemi del Paese che sono la pandemia , la crisi economica e la struttura unitaria che sta disfacendosi. A 160 anni dalla proclazione dello Stato unitario, l’Italia rischia di tornare indietro. E c’è gente che invece di vedere il gravissimo pericolo che abbiamo di fronte e che si è già rivelato causa di danni molto gravi ( pensiamo ai vaccini ) ritiene di rifare la verginità politica ai propri partiti con proposte quanto meno intempestive. Siamo all’assurdo che neanche più la Lega e’ per il federalismo . Ci fu una Lega persino secessionista , quella che suggeri’ la furbizia della riforma del titolo V , una colpa storica che la pandemia ha fatto comprendere anche alle anime candide o ai filibustieri che vogliono un’Italia divisa e conflittuale . Renzi con il suo referendum molto discutibile aveva visto lucidamente il problema di eliminare l’errore del 2001,ma troppi non hanno voluto capire che almeno quella riforma era importante ed oggi è urgentissima. Forse proprio un referendum abrogativo può essere la strada da percorrere per ristabilire il buon senso e l’interesse nazionale. E andrebbero anche  totalmente riviste le ragioni a statuto speciale, in primis la Sicilia , che sono uno stato nello Stato e che non hanno più una  giustificazione storica di sussistere. Sono quasi solo fonte di sperpero di denaro pubblico, di favoritismi, di assunzioni clientelari molto onerose e di inefficienza.

Gita fuori porta a Pasquetta tanti anni fa

COSA SUCCEDEVA IN CITTÀ

In fondo Pasqua e Pasquetta sono la stessa cosa. Anzi, direi che Pasquetta per me era decisamente più importante. Gita fuori porta. Un classico.

Come un classico che domenica piovesse e lunedì sole pieno. Un altro classico era fare il pic- nic al lago di Malciaussia partenza da Torino quasi all’alba con la millecento degli zii paterni. Altro classico.
Zia Teresina e zio Roberto. Prima tappa Viu’ per le ultime spese. In particolare il salame di quel montanaro e poi la Toma di via, diversa nella stagionatura. Primo taglio e secondo taglio, allora non capivo e non mi osavo chiedere. Si riferiva al taglio dell’erba da dar da mangiare alle bestie. Zoppicante nel saper cucinare, la mamma comprava l’indimenticabile tonno Ghiotto con i funghi.
Invece la Zia, mamma mia sapeva cucinare, eccome. Dagli  zucchini in carpione al pollo arrosto mangiato rigorosamente freddo.
Mio padre era perentorio: non si accendono fuochi. Può essere pericoloso. Ultima tappa Margone frazione di Lemmie. Comprare pagnotte appena sfornate. Croccanti al punto giusto. Ultimo rash  finale 3km e mezzo di ripida salita. Mi sentivo un eroe partigiano contro la tirannia fascista con la piccola picozza come un fucile . Oltre la fantasia, oltre il sogno.  E camminavo lesto. Ognuno di noi con zaino. Borraccia di ferro e ricoperta di panno bagnato per rimanere fresca e riempita prima della salita. Appena arrivati la maglia di lana per coprirti da quell’arietta.
Finita la salita, sulla destra case matte per Alpini da decenni in disuso. Eccoci arrivati.
Sulla sinistra la diga e scendendo sulla destra il rifugio. Polenta e salsiccia o buseca , il minestrone con trippa. Chissà perché a Pasqua pioveva sempre e a Pasquetta c’era sempre il sole. Ed a chiazze ancora la neve. Neve che rimaneva sempre bianca, candida.
Li’ del resto le auto difficilmente ci arrivavano altri.
Giusto per le provviste alimentari dei 2 Montanari che ci vivevano: in molti casi erano i primi giorni che ci abitavano e le stufe a legna andavano di lena. Chiedevo sempre se potevo rabboccare il fuoco. Va bene ma stai attento. Il ceppo si consuma in un amen.
La baita era stata costruita nell’unico punto dove batteva sempre il sole. Tavolacci e panche e ad un certo punto si era tutti lì. Precisamente gli adulti. Arrivavo solo e dopo 15 minuti facevo già parte della ” BANDA “. Giù a tirar sassi. Ma il gioco più apprezzato era Guardie e ladri. Una sorta di, per allora, moderno nascondino. Verso le 16 il sole non c’era più e il venticello diventava freddo pungente. Tutti dentro. Gli adulti si erano già ritirati da un po’. Le donne da una parte e gli uomini a giocare a Tarocchi. Anche questo un classico. Poi giacche a vento e giù per mezz’ora, se non di meno. Ed anche Pasquetta era passata. Ora dispiace per i nostri figli, o nostri nipoti. Ma passerà. Solo un po’ di pazienza. Resistere ancora un po’.
Come quando sei agli ultimi 100 metri di salita e pensi che non puoi farcela. Poi ti ricordi che “ci sei sempre riuscito” , ed anche stavolta te la caverai. No, il tempo non costa uguale. Il tempo pesa gli anni, i decenni con il sale dei ricordi. Un po’ di  sano ottimismo ci vuole, e come diceva il Grande Benedetto Croce: sarei pessimista se servisse a qualcosa. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo essere e dobbiamo essere ottimisti. Lo dobbiamo a figli e nipoti. E ovviamente buona Pasqua e soprattutto buona Pasquetta a Tutte e tutti.

Patrizio Tosetto