ilTorinese

Parlami di spreco: innovazione e sostenibilità dal check-in alla tavola

Come ridurre lo spreco nella cucina sostenibile nella trasmissione Parlami di spreco condotta da Simona  Riccio

La seconda puntata della terza edizione di Parlami di spreco sarà  in onda live giovedì  28 dicembre prossimo dalle 18 alle 19 e approfondirà  il tema del controllo del cibo dall’ordine alla tavola. A presentare la puntata sarà  Simona Riccio, Social Media Manager e top Voice di Linkedin; la puntata si può  seguire sul canale You tube di Parla con me e sui profili social.

In un mondo sempre più orientato alla sostenibilità,  l’attenzione si focalizza sull’importanza di gestire con intelligenza gli ordini e la cucina in campo ospitale.

Titolo della puntata è  “Innovazione e sostenibilità. Dal check in alla tavola. Come ridurre lo spreco nell’ospitalità e nella cucina sostenibile”  e promette una conversazione stimolante e istruttiva.

Tra gli ospiti Roberto Castriota, analista e progettista dell’accoglienza alberghiera,  condividerà strategie innovative  per rivisitare i menu  e il servizio ristorativo nell’ottica di una riduzione dello spreco alimentare. Attraverso la sua esperienza nel settore Roberto spiegherà l’importanza del management  nella gestione degli ordini e come una ristrutturazione intelligente possa avere impatti positivi sull’ambiente e sulla redditività aziendale. Dall’altra parte Claudio Di Dio, consulente di comunicazione per prodotti plant based e chef di cucina ortocentrica, ci immergerànel cuore della cucina sostenibile. Egli condividerà i suoi approcci creativi per trasformare gli ingredienti e creare piatti deliziosi riducendo al minimo gli sprechi. Si tratterà di un viaggio affascinante nel mondo della cucina vegana e delle pratiche ortocentriche.

La puntata sarà trasmessa sul profilo Linkedin Top Voice e Facebook di Simona Riccio e sul canale youTube di Parla con me.Per riascoltare le puntate precedenti si può visitare il sito www.parlaconmeofficial.it

MARA MARTELLOTTA

Giachino dopo le minacce ricevute: “No a chi su Facebook si nasconde dietro nomi fasulli”

Nell’incontro natalizio con il Coordinatore regionale di FDI onorevole Fabrizio COMBA il leader dei SITAV Mino GIACHINO , recentemente minacciato su FB da un Notav che usa un nome di comodo, ha chiesto a FDI di “intervenire con il Ministro degli Interni e dello Sviluppo Economico, da cui dipende la Polizia postale, di chiedere a Facebook di non consentire l’uso di nomi di comodo e per costringere chi minaccia o insulta su FB a farlo col proprio Nome e Cognome”.

Per la prima volta al mondo utilizzati i nervi del piede per ripristinare l’uso della mano, al Cto

Per la prima volta al mondo utilizzati i nervi del piede per ripristinare l’uso della mano, presso l’ospedale CTO di Torino Per la prima volta al mondo utilizzati i nervi del piede per ripristinare l’uso della mano, presso l’ospedale CTO della Città della Salute di Torino. Un vero e proprio intervento pionieristico. Un team di microchirurghi e neurochirurghi ha eseguito una procedura chirurgica unica nel suo genere che promette di incidere significativamente nella chirurgia ricostruttiva nervosa. L’intervento, eseguito per la prima volta al mondo nei giorni scorsi, ha coinvolto i microchirurgi dottor Bruno Battiston e dottor Paolo Titolo, ed i neurochirurghi dottoressa Francesca Vincitorio ed il professor Diego Garbossa, aprendo nuove prospettive per pazienti come Giovanni (nome di fantasia), il cui destino è stato segnato da un tragico incidente stradale. Giovanni, 55 anni, operatore sociosanitario, si stava dirigendo al lavoro con lo scooter, quando è stato coinvolto in un grave incidente, che ha procurato l’amputazione di metà della gamba sinistra ed una lesione completa del plesso brachiale del braccio sinistro. L’incidente è stato causato da una moto che non ha rispettato un semaforo e che lo ha investito. La vita di Giovanni è stata stravolta, ma l’intervento pionieristico eseguito dal team di chirurghi offre ora una luce di speranza. La procedura innovativa ha radici in quattro anni di ricerca intensiva, culminati con la pubblicazione su una prestigiosa rivista scientifica internazionale Injury e l’approvazione da parte del Comitato Etico della Città della Salute per l’applicazione clinica. Il fulcro dell’intervento è la trasposizione di una componente del nervo sciatico, la parte peroneale, che normalmente controlla la dorsiflessione del piede, ma che era inutilizzata a causa dell’amputazione alla gamba. Questo trasferimento nervoso mirato dalla gamba amputata fino al braccio paralizzato ha avuto lo scopo di reinnervare il plesso brachiale lesionato, aprendo la strada ad una riattivazione funzionale. Per comprendere l’entità della novità introdotta, è fondamentale esplorare il concetto di trasferimenti nervosi. Si tratta di spostare dei rami nervosi da una zona del corpo all’altra per ripristinare funzioni compromesse. Normalmente nei Centri nazionali ed internazionali che si occupano di questa chirurgia si utilizzano dei nervi nelle vicinanze dell’arto superiore lesionato. Nel caso di Giovanni, i chirurghi, non avendo altre alternative, hanno invece trasferito rami del nervo peroneale dalla gamba al plesso brachiale, offrendo una speranza concreta di ripristino delle funzioni motorie e sensitive dell’arto superiore. L’intervento chirurgico è stato eseguito dopo circa 5 mesi dal trauma. La complessa procedura chirurgica è durata circa 12 ore, durante le quali le diverse équipes hanno collegato ai nervi strappati, i rami del nervo peroneale con l’obiettivo di reinnervare la muscolatura dell’arto superiore. Non si sono presentate complicanze periprocedurali ed il paziente sta bene ed è ora ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, dopo essere stato preso in carico dagli anestesisti della rianimazione diretta dal dottor Maurizio Berardino, la cui équipe, nella figura della dottoressa Alice Mistretta, ha fornito supporto anestesiologico dell’intervento. L’integrazione della chirurgia con la plasticità cerebrale presuppone che Giovanni impari a controllare l’uso della mano, inizialmente pensando a movimenti del piede e, successivamente, sviluppando nuove abilità attraverso l’adattamento cerebrale. L’intera fase riabilitativa del paziente sarà resa possibile dalla Medicina Fisica e Riabilitazione, sotto la direzione del professor Giuseppe Massazza. Questo traguardo apre nuove prospettive nel campo della neurofisiologia, nella continua ricerca di soluzioni innovative per migliorare la vita di coloro che affrontano gravi lesioni e traumi e rappresenta un ulteriore passo avanti nella medicina. L’Addetto Stampa

La gazza e il Natale a cucù

L’inverno non era ancora neve ma nell’aria si avvertiva da giorni la sua presenza. Da nord soffiava vigoroso un vento freddo e le nuvole, nel cielo ingrigito, si rincorrevano veloci. I boschi del Mottarone erano silenziosi. Solo qualche passero infreddolito cinguettava senza molta convinzione. Solo Mirella svolazzava tra i rami del vecchio albero sul piazzale della stazione ferroviaria. Saltellava sulle zampe come un’anima in pena.

Mirella era una gazza bella e furba. Bella, poiché possedeva un piumaggio iridescente che la rendeva del tutto particolare, come solo gli uccelli eleganti sanno di poter essere. A prima vista appariva bianconera ma, a seconda della luce, s’intravedevano nel piumaggio riflessi color verde metallico e grigio perla. Ne era consapevole e lo faceva pesare agli altri uccelli durante il volo, quando alternava veloci battiti d’ala a lunghe planate, inarcando il becco con aria altezzosa.

Anche quand’era a terra camminava e saltellava impettita, tenendo la coda sollevata. Si credeva molto furba e scaltra, abituata com’era a turlupinare il prossimo. In quanto gazza si distingueva dagli altri uccelli per un piccolo particolare: subiva il fascino degli oggetti luccicanti, era attratta da quelli particolarmente colorati che adorava rubare e nascondere. “Comunque”, teneva a precisare con gli altri pennuti, “andiamoci piano con le offese: io non sono una ladra. Diciamo che ho la tendenza ad appropriarmi delle cose belle anche se non sono mie. Ma non è un difetto, semmai una qualità. Mi piace il bello e di fronte al bello non resisto. Suvvia, e che sarà mai?“. Mirella andava presa così com’era. Si riteneva, nonostante il difettuccio, una gazza senza aggettivo. E pretendeva di esser chiamata esclusivamente con il nome proprio. Visto e considerato che, pur negandone l’evidenza, un po ladra lo era nei fatti, aveva accumulato un bel bottino nel nido che si era ricavata tra le travi del solaio della signora Brigida, l’anziana proprietaria della locanda del Lago. Lì, nel fitto intreccio di ramoscelli, brillavano gli oggetti racimolati durante le sue scorribande. Un bottone dorato, una spilla di latta, una fibbia argentata, alcuni tappi di metallo a corona, una moneta da cinquecento lire di quelle vecchie, con incise le tre Caravelle, il cappuccio di una stilografica. Tutte cose luccicanti e quindi di valore. Ma da un po’ di tempo Mirella aveva messo gli occhi sull’orologio del capostazione. Amleto Ballanzoni era un omone sulla sessantina, con il volto incorniciato da una folta barba bianca. I bambini, per questo, l’avevano ribattezzato Babbo Natale. D’indole buona, sorridente e pacioso, non se l’era mai presa. Anzi: la somiglianza con il caro e simpatico vecchietto gli garbava, strappandogli un sorriso. Da una trentina d’anni dirigeva con fischietto e paletta la stazione ferroviaria di Baveno, sulla linea Milano-Domodossola. Un tempo era una fermata importante, ora un po meno, ma il signor Amleto, con in testa il suo berretto da capostazione di prima classe in panno rosso e galloni dorati, non si scomponeva.

Il dovere era sempre il dovere. “I treni devono viaggiare in orario”, affermava compito scrutando orgoglioso il suo Perseo meccanico, a carica manuale, con la lucida locomotiva turca disegnata sulla cassa. Quest’orologio da tasca, fissato al panciotto con una catena d’argento, era il tratto distintivo del ferroviere, quasi un segno del comando. L’orologio assumeva un’importanza vitale e serviva a garantire l’assoluta precisione nel calcolo per regolare il traffico su rotaia. Tutto dipendeva dal tempo: tabelle, orari, coincidenze, scambi. E la sincronizzazione degli orologi era indispensabile. Quello in possesso di Amleto non è un orologio comune ma un modello costruito appositamente per le Ferrovie dello Stato e quindi era “l’Orologio”, quello con la “o” maiuscola. Preciso, infallibile, perfettamente funzionante. “L’orologio per noi è un po’ come l’Arma dei Carabinieri: nei secoli fedele”, sentenziava al bancone del Circolo Operaio il Ballanzoni, lisciandosi la barba. Magari non durava proprio dei secoli ma qualche decennio sì. E il suo Perseo era lì, testimone muto ma preciso, a confermarlo. Il destino del ferroviere e quello del suo orologio erano talmente indissolubili che, di norma, andavano in pensione insieme. Deposto il berretto e riconsegnati fischietto e paletta, l’orologio rimaneva di proprietà, quasi fosse una medaglia, un distintivo, un segno di riconoscimento per chi aveva fatto parte della grande famiglia dei ferrovieri. Proprio a quell’orologio mirava la gazza ladra. Per Mirella rappresentava l’oggetto del desiderio. Un lucente e ticchettante trofeo da aggiungere alla sua collezione, il pezzo più pregiato, la “chicca” della quale potersi vantare a destra e manca. Iniziò a svolazzare con aria indolente attorno alla stazione. Un battito d’ali così svagato non avrebbe destato i sospetti del capostazione che, tra l’altro, non pareva avere (così almeno pensava Mirella) grandi conoscenze in fatto di uccelli e quindi particolare timore nell’avvistare nei dintorni il volteggiare di una gazza. Così, in quei giorni che anticipavano l’avvio delle feste di fine anno, proprio mentre iniziò a nevicare, accadde il fatto più inatteso e terribile che l’Amleto Ballanzoni si sarebbe mai immaginato di vivere: il furto dell’orologio.

La cappa grigia del cielo si era rotta e la neve precipitava lieve, a larghe falde. Si rinnovava la magia che nasceva in ogni persona, bambini e adulti; una magia speciale, antica. I più piccoli giravano su se stessi con  le facce rivolte al cielo e le bocche aperte; ogni fiocco che si depositava  sulle lingue aveva un sapore particolare, emettendo una specie di lieve crepitio. Era uno dei suoni dell’infanzia, uno dei ricordi di attesa felice che non avrebbero mai dimenticato. Il capostazione era uscito a guardare il cielo e bastò un attimo di disattenzione, uno sguardo appena distolto dal prezioso oggetto che aveva momentaneamente appoggiato sulla scrivania dell’ufficio, dopo averlo staccato dalla catenella per lucidarlo. L’orologio sparì come d’incanto. Il disperato capostazione, non trovandolo al rientro in ufficio, frugò dappertutto in un crescendo di agitazione e sconforto. Niente. Il suo Perseo non c’era più. Era pur vero che aveva lasciato la porta aperta ma, Buon Dio, era  successo tutto così in fretta che non riusciva a farsene una ragione. Chi poteva essere stato? Il perché lo intuiva: era un signor orologio che poteva senz’altro far gola a qualche malintenzionato. Ma, nonostante si sforzasse di pensare chi potesse essere il colpevole, l’identità del ladro rimaneva un mistero. Si trattava di un furto con destrezza, senz’ombra di dubbio. Come se l’orologio si fosse volatilizzato. Non immaginava il pover’uomo di aver fatto centro con quella definizione. Sì, perché proprio su di un volatile andava concentrata l’attenzione e la conseguente ricerca della refurtiva. Amleto Ballanzoni, però, non s’intendeva per nulla d’uccelli. Sapeva distinguere un passero da un’aquila solo per le dimensioni. Era a conoscenza di tutto quanto concerneva il mondo delle rotaie ma di ornitologia capiva poco o nulla. Non sapendo distinguere un tordo da un merlo, una beccaccia da una poiana, immaginarsi cosa può sapere delle gazze e di quel loro vizietto. Così Mirella impreziosì la sua collezione e per un paio di giorni se ne stette buona a rimirare i suoi trofei senza sentire l’impellente bisogno di dedicarsi al furto, alla rapina, all’altrui alleggerimento. Al capostazione, con il morale a terra, non restò che arrangiarsi in qualche modo. Nell’attesa di comprarsi un orologio nuovo, pur con la consapevolezza che come il suo Perseo non ce ne sarebbe stato più di eguale, recuperò dalla soffitta il vecchio pendolo a cucù.Era un ricordo della zia Ermelinda che, a  sua volta, l’aveva ereditato dal signor Giustinetti, un impiegato alle poste svizzere di Martigny che d’estate e per molto tempo soggiornò in una camera d’affitto sul lago Maggiore.

Per ringraziare la zia delle gentilezze e di un certo qual affetto che la gentildonna aveva in qualche misura corrisposto, lasciò come pegno d’amicizia il simbolo più indicativo del tempo per uno svizzero: un orologio. Nella fattispecie, quell’orologio a cucù. L’oggetto, seppur impolverato e con la superficie tormentata da qualche scalfittura, manteneva un invidiabile funzionamento. Il meccanismo era in buono stato ma il merito del suo pieno recupero fu di Amleto che, con passione e curiosità, si dilettava a smontare e rimontare tutti i meccanismi che gli capitavano tra le mani. Si trattava di un pezzo veramente raro della produzione tedesca di orologi a cucù di fine ‘800 e doveva avere anche un discreto valore economico. Il frontale riproduceva, stilizzandola, una tipica stazione ferroviaria dell’epoca, in foggia neogotica. “Quasi un segno del destino”, commentò l’omone, piacevolmente sorpreso dalla scoperta. Il cucù se lo ricordava vagamente e vederlo ora come riproduzione del suo ambiente di lavoro e di vita gli fece momentaneamente passare  il magone per il furto subito. Il movimento, revisionato e sincronizzato, consentiva allo scoccare delle ore l’apertura di uno sportello dal quale usciva un uccellino che eseguiva un intonato canto del cuculo. Il piccolo volatile canterino sembra quasi vero. “Non è la mia cipolla”, borbottò Amleto, “ma non è neanche poi male e, in fondo, tiene bene il tempo che poi è giusto il mestiere che deve fare”. Così, in quei giorni che precedevano il Natale il pendolo a cucù prese servizio. La cosa non passò inosservata nemmeno a Mirella che, terminata la fase contemplativa, aveva ripreso i suoi giri. Al canto del cuculo si era precipitata a curiosare dalla finestra dell’ufficio della stazione. Ciò che vide la lasciò interdetta, con il becco spalancato. “Mamma mia, che fusto! Che melodia, che ugola intonata”, disse tra se, incantata davanti alla visione dell’uccelletto di legno che faceva capolino dal pendolo al battere dell’ora. Mirella ebbe un tuffo al cuore. Avvertì il fascino irresistibile del maschio canterino e, turbata, guardandolo con occhio languido, se ne innamorò così, su due zampe. Il classico colpo di fulmine, “le coupe de foudre”, come dicono gli svizzeri tra Losanna e Ginevra. Roba da rimarci stecchita, dimenticando d’essere ladra e immaginandosi stretta in un abbraccio a cinguettare appassionatamente con quell’esempio superbo di germanico volatile. Come fare ad attirarne l’attenzione? Come farsi vedere e trasmettere il piacevolissimo brivido che le intirizziva le piume? Aspettò rapita per ore, alternandosi in volo tra il davanzale della finestra e l’albero del piazzale della stazione. Ogni tanto il cuculo faceva la sua comparsa, cantava e poi si ritirava dietro l’anta di legno. Non pareva interessato alla presenza di Mirella. Quasi non l’avvertisse. La gazza era incredula.

Ma come? Non avverte, quel pennuto, il mio fascino? Non incrocia mai il mio sguardo. Anzi, mi pare che tenga sempre gli occhi fissi davanti a se… E quel suo rimanere lì, impettito come uno stoccafisso? E’ una mia idea o quello se la tira un po? “. Mirella, come tutte le gazze, era caratteriale, piuttosto scontrosa, scorbutica. Ma il fascino esercitato da quell’uccelletto del cucù era troppo forte e lei, nonostante tutto l’orgoglio, non poteva (e non voleva) resistergli. “Che sia sensibile ai regali?”, pensò Mirella. Forse subiva anche lui l’attrazione degli oggetti lucenti. Chissà che quell’uccello, forse per timidezza, non avendo il coraggio di volar via da quella strana casetta, non avesse bisogno di qualche incoraggiamento? Mirella volò al suo nido e, preso un bottone dorato, lo posò sulla mensola a fianco del pendolo a cucù. Allo scoccare dell’ora, puntualmente, l’uccelletto fece capolino cantando e, senza rivolgere lo sguardo né a destra né a sinistra, ritornò dietro l’uscio. Forse il bottone era poca e misera cosa, pensò la gazza, e poco per volta si privò di tutto il suo patrimonio, accumulato di furto in furto. Cedette anche il pezzo più pregiato: l’orologio sottratto al capostazione mettendo a segno il colpo più bello della sua vita. Era innamorata persa, la povera Mirella. Innamorata senza speranza, ignara del fatto che l’uccello di legno dell’orologio a cucù non poteva  corrisponderle l’affetto essendo un finto volatile, tutto legno e senza cuore. Così, dopo tutto quel gran darsi da fare senza ottenere in cambio nemmeno uno sguardo, con il cuore gonfio di amarezza, la gazza fece per riprendersi le sue cose ma, colmo della disperazione, oltre al bottone, ai tappi e alla spilla non trovò più l’orologio. Amleto Ballanzoni l’aveva visto sulla mensola e, incredulo, si era dato una gran manata in fronte: “Eccolo lì, il mio Perseo! Vecchio balordo, cominci a perdere i colpi! L’avevo davanti agli occhi e non riuscivo a vederlo da tanto ch’ero agitato. Meno male, va… D’ora in poi starò più attento a dove metto le cose”. Il capostazione, recuperato il prezioso orologio, decise di lasciare al suo posto anche il pendolo a cucù. Ormai faceva parte dell’arredamento. Funzionava bene e, per di più, era perfettamente in integrato con l’ambiente della stazione ferroviaria. L’unica modifica che Amleto decise di introdurre riguardava quel fastidioso cuculo che cantava, monotono, ogni ora. L’eliminazione avvenne senza troppe storie. Bastò spegnere il meccanismo della suoneria con l’apposita levetta e l’uccello restò, segregato e silenzioso, dentro la sua casetta trasformatasi in prigione. Mirella, ormai disperata, vedendo quella porticina sempre chiusa, decise di andarsene via, il più lontano possibile da quell’odioso uccello pieno di boria che chissà poi chi si credeva di essere. Volò via verso Loita dove conobbe, proprio la vigilia di Natale, una gazza maschio. Tra i due scoccò l’amore e di comune intesa, rastrellando oggetti in quattro e quattr’otto, abbellirono la loro dimora nel bosco che saliva verso Campino. Amleto Ballanzoni, intanto, fischiando e agitando la paletta all’arrivo e alla partenza dei treni nella sua stazione, con il berretto rosso in testa e l’orologio ben saldo alla catenella del panciotto, salutava i bambini che si sporgevano dai finestrini dei convogli gridando “E’ Babbo Natale! E’ Babbo Natale!”. L’uccelletto di legno riposò nella penombra della sua dimora in attesa di tornare a cantare allo scoccare di ogni ora. Può darsi che accadrà presto ma noi non lo sappiamo. Forse è anche già accaduto ma questa è un’altra storia.

Marco Travaglini

Lingua dei segni in classe, i fondi regionali

“L’aumento delle risorse per l’apprendimento della lingua italiana dei segni nelle scuole piemontesi conferma la mia volontà di garantire strumenti adeguati per favorire la maggiore integrazione alle persone con disabilità. Tutti devono avere le stesse opportunità per studiare, crescere, formarsi e coltivare le proprie ambizioni. Credo in una scuola che metta al centro la qualità dell’istruzione grazie a capacità e merito. Così costruiamo il futuro dei nostri giovani, anche dei più fragili”. Così l’Assessore Regionale ad Istruzione e Merito, Elena Chiorino, commenta l’arrivo di 76 mila euro di risorse assegnate dalla Regione alle scuole che realizzano progetti per l’inclusione degli alunni sordi nell’anno scolastico 2023-2024.
Promuovere la piena inclusione delle persone sorde significa rendere accessibile la comunicazione tra sordi e udenti, attraverso l’acquisizione della Lingua dei segni italiana (LIS) come lingua naturale per gli studenti sordi insieme a studenti udenti che apprendono la LIS come seconda lingua.
La LIS è fondamentale per lo sviluppo cognitivo ed emotivo della persona sorda, ed è importante utilizzarla a partire dalla primissima infanzia.
Il bando regionale prevede due linee di finanziamento: contributi per i nuovi progetti; contributi per integrare e potenziare le attività dei progetti biennali avviati nell’a.s. 2022/2023.
La Regione ha aumentato i fondi destinati alla promozione e alla divulgazione della lingua italiana dei segni, ufficialmente riconosciuta dallo Stato nel 2021 per garantire pari opportunità di accesso alla comunicazione, all’istruzione e al lavoro.
L’incremento delle risorse si è reso necessario per rispondere alla consistente richiesta da parte delle scuole, che hanno evidenziato la necessità di attivare azioni/ formative finalizzate al sostegno didattico/educativo delle persone sorde. Sono in tutto nove le scuole ammesse al contributo: 4 per un nuovo progetto, le restanti per progetti avviati lo scorso anno.

Si rinnovano le aree verdi delle biblioteche

Favorire la frequentazione e l’aggregazione dei cittadini nelle aree verdi interne e limitrofe alle biblioteche, migliorando la sicurezza dei luoghi, la fruibilità e l’eco-sostenibilità. Con queste finalità la Giunta comunale ha approvato  due delibere, presentate dall’assessore alla Cura della città e al Verde Francesco Tresso, con il quale si dà il via libera ai progetti esecutivi di manutenzione straordinaria su un totale di 37 aree verdi distribuite su tutto il territorio cittadino.

Gli interventi, che avranno un costo di 5,4 milioni di euro e sono finanziati nell’ambito del PNRR, si inseriscono nelle azioni previste dal Piano Integrato Urbano – PIÙ della Città, che rafforza il ruolo delle 12 Biblioteche Civiche torinesi quali centri di prossimità e di riferimento per i cittadini, fulcro di una serie diffusa di interventi di riqualificazione e rigenerazione delle aree circostanti.

L’assessore Francesco Tresso commenta: “Grazie a questi interventi restituiremo alla cittadinanza aree di socialità completamente rivisitate negli accessi, con importanti interventi a carattere ambientale, di recupero degli arredi urbani, di riqualificazione dei giochi e delle aree cani, nell’ottica di favorire sempre più occasioni di socialità negli spazi verdi della nostra città. Ringrazio gli uffici che con il loro prezioso lavoro ci permetteranno di partire con gli interventi nei primi mesi del 2024, rispettando le tempistiche previste dal PNRR”.

Gli interventi previsti nelle aree interne alle biblioteche prevedono l’ampliamento della componente verde, con la messa a dimora di alberi e arbusti, e interventi di manutenzione delle pavimentazioni. Verranno inoltre favorite le occasioni di aggregazione e la lettura, con il posizionamento di nuovi arredi esterni, come ad esempio tavoli con sedute multiple, tavoli ludici accessibili ai diversamente abili e pergole per l’ombreggiamento.

Tra gli interventi in programma, per estensione e per particolare pregio si segnalano quelli che saranno realizzati nei parchi Rignon e Tesoriera, che ospitano al loro interno due ville settecentesche tutelate dai Beni culturali e adibite a biblioteche civiche. La riqualificazione dei due parchi storici, per complessivi 2 milioni e 160mila euro, accrescerà ulteriormente la loro vocazione di luoghi di lettura e studio all’aperto, oltreché di incontro e di svago. Nelle due aree verdi sono previsti interventi di riqualificazione e messa in sicurezza delle aree gioco, con la sostituzione delle strutture ludiche ammalorate e della vecchia pavimentazione anti-trauma; interventi anche nella viabilità pedonale interna e nel ripristino e manutenzione degli arredi, oltre che di rifacimento dei servizi igienici. Significativi anche gli interventi sul verde, con la riqualificazione delle aree prative e la messa a dimora di nuovi alberi in dimensioni esemplari, privilegiando generi e specie compatibili con la storicità del luogo e con una distribuzione rispettosa delle visuali prospettiche e dei punti focali.

Nel Parco della Tesoriera, in particolare, è prevista la riattivazione della fontana ornamentale del parterre, con il ripristino e l’efficientamento degli impianti idraulici e di irrigazione del parco. Il grande platano secolare presente nel parco sarà delimitato da un’area circolare di rispetto che avrà il duplice scopo di esaltarne la monumentalità e salvaguardarne lo stato di salute. Interventi anche sul gazebo, che verrà sostituito con una struttura dalle linee più auliche, di colorazione antichizzata, posizionato in una nuova area. Riqualificazione anche per i due accessi al parco, quello principale su corso Francia e quello di via Asinari di Bernezzo, in cui verrà rifatta la pavimentazione carrabile che conduce all’ingresso dell’asilo nido. Novità anche per gli amici a quattro zampe, con l’ampliamento dell’area a loro disposizione e la realizzazione di due ampi spazi per il passeggio, differenziati per taglia degli animali.

Nel Parco Rignon sono previsti interventi di de-impermeabilizzazione del suolo, con l’asfalto che verrà sostituito da una pavimentazione permeabile sul viale centrale, fino al cancello su Villa Amoretti, e su parte della viabilità secondaria. L’ex bocciofila sarà oggetto di un intervento di rifunzionalizzazione: i due campi da bocce, attualmente dismessi, saranno recuperati in parte a verde e in parte come nuova area attrezzata, punto di lettura e di relax all’aperto limitrofo alla biblioteca. Di fronte a Villa Amoretti saranno inoltre ripristinate le aiuole prative.

I parchi e giardini inseriti nel progetto, che ricadono in un raggio di 750 metri ponendo come centro di un’ideale circonferenza le biblioteche, saranno oggetto di una serie di interventi manutentivi di riqualificazione per complessivi 3 milioni e 200mila euro. Nelle aree gioco verranno eseguiti interventi di messa in sicurezza della pavimentazione delle attrezzature ludiche; interventi di sicurezza anche sui vialetti ed i piazzali interni alle aree verdi, con la realizzazione di nuove superfici impermeabili. Manutenzione anche sugli elementi di arredo urbano, con la posa di nuovi elementi. Lavori anche sulla componente verde, con la rigenerazione dei tappeti erbosi e la messa a dimora di nuovi alberi e arbusti. Verranno infine realizzati interventi manutentivi sugli elementi di scarico delle acque piovane. Le aree saranno dotate di apposita segnaletica informativa che le unirà idealmente alle biblioteche di riferimento.

I lavori partiranno nei primi mesi del 2024 per concludersi entro l’estate del 2025; saranno cantierizzati in modo tale da non precludere l’utilizzo dei parchi e delle aree verdi, se non nelle porzioni interessate di volta in volta dai cantieri.

ft

Diritti e pari opportunità, i tavoli del Comune

E’ stata approvata  dalla Giunta Comunale, su proposta di Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità, l’istituzione di due tavoli che avranno un ruolo cruciale nella lotta contro le discriminazioni: il Tavolo strategico sulle politiche cittadine legate alla disabilità e il Tavolo interdipartimentale ‘Diritti e Antidiscriminazione’.

Il Tavolo strategico sulle ‘politiche cittadine legate alla disabilità’ sarà la sede in cui si identificheranno i bisogni dei cittadini con disabilità e le loro priorità e si individueranno le possibili soluzioni. Affidato al coordinamento dell’Assessorato per le Politiche sociali, Diritti e pari opportunità, sarà aperto alle federazioni e ai coordinamenti più rappresentativi delle associazioni di tutela di queste persone: Fish Piemonte, Fand Piemonte e Consulta per le persone con disabilità (CPD). In funzione degli argomenti di volta in volta affrontati, al Tavolo saranno invitati le Assessore e/o gli Assessori competenti negli ambiti di intervento che hanno riflessi sulle politiche per la disabilità e i delegati di Dipartimenti/Divisioni/Servizi. Vedrà inoltre la partecipazione del Disability Manager della Città di Torino e del Dirigente del Servizio Pari opportunità.

Il Tavolo interdipartimentale ‘Diritti e Antidiscriminazione’ mira a progettare in modo coordinato, armonico e trasversale le politiche e le azioni in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni a partire da una sistematizzazione degli interventi già messi in atto. Sarà promosso e coordinato dalla Direttrice Generale o da un suo delegato e sarà costituito dalle Direttrici e dai Direttori di ogni Dipartimento. Vi parteciperanno anche il Disability Manager, la Gender City Manager e il Dirigente del Servizio Pari opportunità.

L’Amministrazione Comunale da anni è impegnata per favorire la parità di genere, a prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e ogni forma di discriminazione verso le persone LGBT+, sia all’interno dell’ente che nel territorio cittadino. A tal fine ha istituito la figura del Disability manager, incarico ora ricoperto dal Vice Direttore Generale dell’ente, e della Gender City Manager, attualmente in capo al Cirsde (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università di Torino).

In particolare, nell’ambito del Tavolo ‘Diritti e Antidiscriminazione’ sarà elaborato il Gender Equality Plan (GEP) e saranno sviluppate le ‘Linee Guida cittadine per l’uguaglianza e l’equità di genere’. In merito all’identità di genere e orientamento sessuale, la Città intende migliorare il benessere e l’inclusione delle persone di tutte le età, favorendo l’affermazione di genere nell’accesso ai servizi, promuovendo iniziative culturali per informare e sensibilizzare la cittadinanza e inserendo le tematiche LGBT nella formazione del personale dipendente, in particolare per le persone neo-assunte.

Inoltre la Città intende dare attuazione alle misure previste nel ‘Piano di azione locale antirazzista’ approvato a marzo 2023, inserendo il tema tra le proposte di attività formative per il personale dipendente, migliorando la raccolta e analisi dei dati che permetta di approfondire dinamiche complesse di discriminazioni sistemiche o intersezionali. Per quanto riguarda infine la disabilità, l’Amministrazione Comunale promuoverà il diritto e l’opportunità di accesso fisico e/o digitale e di fruizione dei suoi servizi per queste persone e saranno incrementate le azioni rivolte al personale con disabilità all’interno del Piano di azioni positive 2023-25.

“Questi tavoli sono l’espressione della strategia della Città di Torino per la promozione dei diritti di tutte le persone e il contrasto di ogni forma di discriminazione. Hanno l’obiettivo da un lato di rendere più efficaci e trasversali le politiche e le azioni definite e intraprese, e dall’altro di riconoscere uno spazio permanente di confronto per dare maggiore efficacia agli interventi” ha spiegato Jacopo Rosatelli, assessore al Welfare,
Diritti e Pari opportunità.(ma.co.)

Nuovo collettore a sud di Torino, Spi avvia la produzione dei conci

La ditta cremonese fornirà 7.764 anelli per l’opera della Smat

Partirà a marzo 2024 la produzione dei conci che rivestiranno il nuovo collettore fognario mediano di Torino nella zona sud ovest della città metropolitana. A realizzare la commessa è la Spi, società con sede a Cremona e stabilimenti in provincia di Alessandria, che produce e trasporta conci super performanti per scavare e rivestire con talpa meccanica tunnel autostradali, ferroviari e idraulici. L’opera è realizzata per conto della Smat, Società Metropolitana Acque Torino, dal Consorzio Colmeto S.c.a.r.l. e consiste in una galleria idraulica sotterranea lunga circa 10 chilometri e scavata con TBM, Tunnel Boring Machine.

Per la commessa, del valore di 11 milioni, la Spi produrrà 7.764 anelli per un totale di 32mila metri cubi di calcestruzzo impiegati. La produzione avverrà presso lo stabilimento ‘fuori sede’ della società a Castelletto Monferrato, in provincia di Alessandria. Per l’occasione, la ditta guidata dall’Amministratore delegato Massimo Pupa e dal Direttore generale Marco Bergogni, prevede di allargare il proprio organico, assumendo figure amministrative e tecniche.

 

“Qualche mese fa abbiamo annunciato la produzione di conci per lo Scolmatore di Genova – è il commento di Marco Bergogni, Direttore generale di Spi – Ora portiamo i nostri prefabbricati anche a Torino per un’altra opera strategica dal punto di vista idraulico. Siamo orgogliosi di questo risultato che per noi rappresenta anche una nuova sfida da interpretare con un’attenzione particolare alla sostenibilità, continuando a promuovere l’utilizzo di calcestruzzo sostenibile e la produzione di conci vicino ai cantieri per ridurre al massimo la produzione di CO2”. 

Stupore, divertimento e meraviglia con Extreme Magic Show alla Casa del Teatro

Dal 26 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 torna a Torino, alla Casa del Teatro, l’atteso appuntamento con la magia che vede in scena un varietà per tutta la famiglia con gli artisti del Circolo Amici della Magia di Torino, la più importante realtà magica italiana

Viaggio fantastico tra divertimento e magia per tutta la famiglia. Lo spettacolo più magico delle Feste tra grandi illusioni e stupore. Anche a Capodanno!

Dal 26 dicembre al 7 gennaio torna l’appuntamento con l’illusionismo alla Casa del Teatro di Torino con lo spettacolo EXTREME MAGIC SHOW. Gli artisti del Circolo Amici della Magia di Torino, la più importante realtà magica italiana fucina di grandi nomi (come Brachetti, Alexander e Luca Bono) daranno vita ad uno spettacolo unico, divertente e magico, adatto ai giovani spettatori così come a quelli adulti che non hanno perso la voglia di lasciarsi stupire ed incantare. L’appuntamento con la magia alla Casa del Teatro di Torino è ormai una tradizione del programma del Feste che si rinnova da nove anni, con un successo crescente. Nella scorsa edizione sono stati oltre 7.000 gli spettatori che si sono lasciati incantare dagli artisti delle illusioni. 20 spettacoli, tra pomeridiane e serali, fanno di questo spettacolo forse il titolo con maggior numero di repliche delle feste torinese.

Tra i protagonisti di questa edizione, Ottavio Belli, uno degli Illusionisti Italiani di maggior successo nel mondo, laureato in Cina come “Excellent Act Award” e “Special Prize of the Jury” al “Chimelong International Circus Festival”. Ottavio Belli e Claudia Veneziano sono specializzati nelle grandi illusioni, effetti magici di grande impatto visivo in grado di regalare istanti di suspense e stupore.

Meraviglia, dunque, sorpresa, ma anche comicità e divertimento con Marco Aimone, primo prestigiatore laureato alla Silvan Magic Academy, da diversi anni Presidente del Circolo Amici della Magia di Torino, che condirà lo show con interventi ironici e surreali. Diego Allegri, artista molto seguito dai giovani su YouTube nei suoi tutorial magici, coinvolgerà il pubblico in numeri di manipolazione sorprendenti. Ma ci sarà spazio anche per la poesia e la magia delle ombre cinesi, forma d’arte visuale antichissima e ricca di suggestione e meraviglia.

A scombinare le carte il vulcanico Nespolo Giullare, folle menestrello medioevale, clown coinvolgente, squinternato giocoliere ed acrobata estroso dal talento multiforme. Sarà lui il filo conduttore dello spettacolo che prenderà per mano il pubblico e lo accompagnerà in un viaggio in meandri onirici e fantasiosi universi.

La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produzione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.

I biglietti sono acquistabili presso la biglietteria della Casa del Teatro (Corso Galileo Ferraris 266), sul circuito vivaticket oppure sui siti magic-show.it e casateatroragazzi.it.

EXTREME MAGIC SHOW

Prodotto da Muvix Europa in collaborazione con il Circolo Amici della Magia di Torino

Con Marco Aimone, Diego Allegri, Ottavio Belli e Claudia Veneziano e Nespolo Giullare (Manuel Bruttomesso)

Dal 26 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024

Martedì 26 dicembre ore 15.30 e 18.00

Mercoledì 27 e giovedì 28 dicembre ore 17

Venerdì 29 dicembre ore 17 e 21

Sabato 30 dicembre ore 18 e 21

Domenica 31 dicembre ore 21.30 spettacolo seguito da Festa di Capodanno

Lunedì 1 gennaio ore 15.30 e 18

Mercoledì 3 e giovedì 4 gennaio ore 18

Venerdì 5 gennaio ore 18 e 21

Sabato 6 gennaio 15.30, 18 e 21

Domenica 7 gennaio 15.30 e 18

CASA DEL TEATRO RAGAZZI E GIOVANI – Corso Galileo Ferraris 266, Torino

Intero € 20
Ridotto 
€ 16 (over 65, abbonati stagione 2023/2024, associazioni e CRAL convenzionati)
Ridotto ragazzi 
€ 12 (under 14)

 

Domenica 31 dicembre ore 21.30 serata speciale: Illusion Magic Show per un Capodanno Magico in Famiglia

Intero 60 €; Bambini (under 14 anni) 30 €

 

Info e prenotazioni Tel. 389.2064590 – biglietteria@casateatroragazzi.it

magic-show.it casateatroragazzi.it

BIGLIETTERIA

Fondazione TRG c/o CASA del TEATRO RAGAZZI e GIOVANI
c.so Galileo Ferraris, 266 – 10134 Torino
tel.
011/19740280389/2064590
biglietteria@casateatroragazzi.it www.magic-show.itwww.casateatroragazzi.it

Il Teatro Piemonte Europa (TPE) inaugura il 2024 al teatro Astra con “Wonder Woman”

Spettacolo di Antonio Latella e Federico Bellini, in scena da giovedì 11 a domenica 21 gennaio 2024.

Prosegue la riflessione sulla cecità, intesa come le verità che non vogliamo vedere. Questa storia comincia da un fatto di cronaca, uno stupro di gruppo e da una sentenza, poi ribaltata, che ha rovesciato i ruoli: da vittima è diventata imputata, non è stata creduta perché troppo “mascolina” per essere stuprata. Nel 2015, ad Ancona, una ragazza peruviana è stata vittima di uno stupro di gruppo. Con una sentenza che suscitò molto scalpore nelle giudici della Corte d’Appello, chiamate a emettere una sentenza sul fatto, decisero di assolvere gli imputati con motivazioni quantomeno discutibili. Secondo le giudici, la ragazza risultava troppo mascolina per essere attraente e oggetto di violenza sessuale. La Corte di Cassazione, fortunatamente, ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro. Eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, in un singolare rovesciamento in cui pare che la vittima stessa diventi l’imputato, colpevole del proprio aspetto. Si tratta di una storia che comunica una verità da rivendicare, una lotta, uno scontro, la vicenda della ragazza, la Wonder Woman contemporanea, che si intreccia a quella dell’ideatore di questa eroina dei fumetti.

Lo spettacolo di Latella e Bellini si muove da questa vicenda ripercorrendo contenuti essenziali e affidando a quattro giovani donne il racconto immaginato e teatralizzato del caso giudiziario. Il soprannome con cui nella realtà era chiamata dai ragazzi la vittima era “Vichingo”; qui diventa invece una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata.

La scrittura del testo si muove provando a ricostruire con l’immaginazione non soltanto il fatto in sé quanto i continui ostacoli affrontati dalla ragazza per provare a affermare la propria verità: un flusso di parole, spesso senza punteggiatura, che paiono assecondare il ritmo, il battito cardiaco e il susseguirsi dei pensieri della giovane, sottoposta a interrogatori o richieste che sembrano non tener conto del trauma subito e del dolore provato.

Ella appare come una Wonder Woman che, come nel fumetto di William Marston, sembra essere parte di quelle Amazzoni costrette a combattere contro gli uomini oppressori guidati da Ercole. Una donna guerriera dei nostri tempi che non esita a denunciare i propri assalitori e a farsi carico della fatica e della sofferenza che provoca ogni tentativo di far emergere l’autenticità dei fatti, come ben sapeva Marston, a cui si deve, oltre alla creazione di Wonder Woman, quella della cosiddetta “Macchina della verità”. Il testo diventa quasi un nastro di registrazione, raccogliendo in sé anche le contraddizioni che caratterizzano ogni deposizione, in un contesto sociale dove la ricerca della verità pare scoraggiata o strumentalizzata. In questo modo il testo prova a mettere sul banco degli imputati non soltanto gli autori del crimine citato, ma un’intera comunità, media inclusi, che non riesce a muoversi tra due estremi: l’omertà e la spettacolarizzazione del dolore.

Teatro Astra, da giovedì 11 a domenica 21 gennaio 2024

 

Mara Martellotta