ilTorinese, Autore presso Il Torinese - Pagina 3229 di 4770

ilTorinese

Trasformano box auto in centrale dello spaccio

Torino. Controlli antidroga dei carabinieri: sequestrati 1,2 chili di droga, tra ecstasy, marijuana e hashish, un arresto e due denunce

Torino, 19 luglio Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare lo spaccio di stupefacenti, i carabinieri hanno arrestato uno spacciatore e denunciato due presunti complici.

A Orbassano, avevano trasformato un garage in via Cavour in una piccola centrale di spaccio e stoccaggio, dove nascondere e preparare le dosi di hashish, marijuana ed ecstasy. Ma ai carabinieri della locale Stazione di Orbassano non sono sfuggiti alcuni movimenti sospetti e così, venerdì pomeriggio, è scattato il blitz antidroga, che ha portato all’arresto di un 26enne e alla denuncia di due presunti complici e al sequestro di oltre 1,2 chili di droga, tra ecstasy, marijuana e hashish. A dare il via all’operazione è stata una favorevole coincidenza: il 26enne è andato in caserma per denunciare il danneggiamento della propria autovettura. Dopo aver finito la stesura della denuncia, i carabinieri gli hanno detto che lo avrebbero perquisito perché sospettato di portare con sé e in macchina della droga. Le perquisizioni hanno dato esito negativo, ma a casa dell’uomo, i militari dell’Arma hanno identificato altre due persone, probabilmente rimaste in casa a presidiare il “fortino della droga” e sospettate di essere i suoi complici e soci, e hanno trovato lo stupefacente. In un mobile del soggiorno 5,30 grammi di ecstasy, 15 grammi di hashish, 12 grammi di marijuana e sul tavolo della cucina un bilancino di precisione e un coltello con tracce di stupefacente. Su una mensola in soggiorno sono state trovate le chiavi del box auto nella disponibilità del proprietario di casa. La perquisizione del garage ha permesso di trovare 12 panetti di hashish, per un peso complessivo di 1,175 kg, un bilancino di precisione e 93 grammi di mannite. Il 26enne è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di droga e le due persone trovare in casa sua sono state denunciate per concorso in spaccio di droga.

A Genova esaltano Giuliani e le foibe

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

L’esaltazione di Carlo Giuliani visto come martire e come compagno di lotta che vive, a vent’anni dal G 8 genovese, è cosa che solo menti malate di faziosità possono fare.

Giuliani avrebbe potuto  uccidere un carabiniere il quale per legittima difesa, sparò e uccise questo ragazzo. E il padre di Giuliani che è responsabile della sua educazione forse non proprio esemplare, non può oggi salutare su un palco e  indignarsi perché  non ci fu un processo. In più processi, anche alla Corte europea, il carabiniere venne assolto. Resta il dolore per la morte di un giovane ma la vera vittima appare oggi il  carabiniere che non seppe difendersi al processo (e fu  assolto!) e che ebbe la sua  vita rovinata per sempre. Non si riprese più da quel trauma e da quel clima di odio creato attorno a lui. Anche la sua vita privata fu difficile e l’accusa di pedofilia da cui venne assolto è un segno di una realtà molto problematica che ha origine remota  nell’episodio di piazza Alimonda a Genova. Su Facebook ho scritto che era vergognoso celebrare Giuliani e lo ribadisco. Lo striscione di esaltazione delle foibe (ispirato al libretto uscito qualche mese fa) ci rivela chi sono molti tra gli estimatori di Giuliani. Vetero-comunisti,  giovani, meno giovani e vecchi malvissuti  che fanno della violenza politica il loro metodo di lotta. Esaltare le foibe è un atto infame paragonabile al gesto di chi avrebbe potuto  uccidere un carabiniere, lanciandogli un estintore. Questi estremisti sono nemici dell’Italia. Un assembramento, vietato a causa del Covid ma tollerato dalla Polizia, che rivela la stoltezza, l’ignoranza, la malafede di certa gente che io non esito  a definire traditori  e disertori nei confronti dell’Italia democratica e civile, in primis di quella nata dalla Resistenza. Gente che, se non fossimo dei liberali e dei democratici, andrebbe idealmente “messa alla gogna”. Loro ci metterebbero alla gogna senza la minima esitazione, ricorrendo alla violenza contro chi ha la colpa di non pensare in rosso.

O. Napoli: “Il centrodestra esite ancora?”

Fino a qualc­he giorno fa nell’ar­ia di Montecitorio risuonava il richiamo al “partito unico” di centrodestra, per la verità senza l’e­co di Salvini e di Meloni.

Ormai da alcune settimane il ce­ntrodestra è di nuovo il terreno dello scontro che coinvolge non solo Me­loni e Salvini ma anche forza Italia. Dopo lo stop, oggi si crea un altro capitolo di rottura con il rischio di spaccatura sia al comune di Bologna che alla regione Calabria. la coalizione di centrodestra avrebbe dovuto ascoltare di più le richieste di  Fdi anche se  all’opposizione.

​ ​ ​ Se​ queste sono le premesse, sol­tanto un ingenuo può credere che il part­ito unico sia dietro l’angolo. Siamo in presenza di una guer­ra di potere, di occ­upazione del potere, con le idee, le str­ategie per non dire gli ideali che sono finiti nel cestino. È in un quadro simile che acquista senso e concretezza la sf­ida di Coraggio Ital­ia. Una forza di mod­erazione, europeista e liberale che vuole riportare la concr­etezza delle scelte al centro della poli­tica. Concretezza, merito e tutela dell’­interesse pubblico sono la stella polare di una battaglia po­litica che deve port­are il centrodestra a ripensarsi su basi completamente nuove. Quelle attuali cro­lleranno prima del 2023.

Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia

Era morta in casa da sei mesi ma nessuno se n’è accorto

Moncalieri

Ora c’è un’inchiesta in corso per la morte della 53enne che viveva da sola e usciva raramente di casa

E’  morta sei mesi fa nella sua abitazione ed è stata ritrovata, ormai scheletro, solo ieri sera a Moncalieri.

 Secondo il medico legale la donna, che viveva in completa solitudine senza contatti con altre persone, è deceduta di morte naturale.
Nessuno ha denunciato la sua scomparsa. I vicini dicono che era rimasta sola in quell’appartamento  dopo la morte della madre, a cui era molto legata.

Dopo il lutto la donna si era chiusa ancor più  in se stessa e ieri i vicini resisi conto che non l’avevano più vista hanno bussato alla porta.

Non avendo ottenuto risposta hanno chiamato la polizia municipale.

Ravetti (Pd): “Indignazione per il post del vice sindaco di Bistagno”

 “Sono profondamente indignato di fronte al post pubblicato dal vice sindaco del Comune di Bistagno

che per esprimere un pensiero No Vax ha utilizzato l’immagine dell’ingresso di un campo di concentramento con la scritta “Il Vaccino rende liberi”, una fotografia che rappresenta un’offesa a tutte le vittime dell’Olocausto” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“Inoltre, con questo post il vice sindaco di Bistagno sottopone ad un’inaccettabile paragone tutti coloro che si sono impegnati nella campagna vaccinale e i cittadini che hanno scelto, sottoponendosi all’inoculazione anti Covid-19, di difendere la propria salute e quella degli altri. Valuti l’interessato le proprie dimissioni!” conclude Ravetti.

Il bollettino Covid di lunedì 19 luglio, la situazione in Piemonte

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 28nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 5dopo test antigenico), pari allo 0,2% di 11.319tamponi eseguiti, di cui8.946antigenici. Dei 28 nuovi casi, gli asintomatici sono 15 (53,6 %).

I casi sono così ripartiti: 14 screening, 11 contatti di caso, 3 con indagine in corso; RSA/Strutture Socio-Assistenziali: 1; importati: 1.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 367.815così suddivisi su base provinciale: 29.679 Alessandria, 17.530 Asti, 11.553 Biella, 53.072 Cuneo, 28.363 Novara, 196.817 Torino, 13.769 Vercelli, 13.012 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.508 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.512 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 3(come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 54(8rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 956.

I tamponi diagnostici finora processati sono 5.721.078(+ 11.319rispetto a ieri), di cui 1.843.445risultati negativi.

I DECESSI RESTANO 11.699

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte.

Il totale rimane quindi 11.699 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.566 Alessandria, 713 Asti, 433 Biella, 1.454 Cuneo, 944 Novara, 5.591 Torino, 525 Vercelli, 373 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 100 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

355.103GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 355.103(23rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 28.026 Alessandria, 16.788 Asti, 11.061 Biella, 51.490 Cuneo, 27.344 Novara, 190.733 Torino, 13.199 Vercelli, 12.614 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.439 extraregione e 2.409 in fase di definizione.

Alla Reggia di Venaria la prima consegna del Drapo’, la bandiera dei piemontesi

/

È ufficialmente partito questa mattina, dalla Reggia di Venaria, il giro nelle province piemontesi del Consiglio regionale, per consegnare ai 1.181 comuni del Piemonte il Drapò, emblema di una regione ma anche un simbolo di appartenenza e riconoscimento di tradizione e valori.  

Ad accogliere i sindaci della provincia di Torino, sul palco allestito nel Gran Parterre dei Giardini della Reggia di Venaria, il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia e i componenti dell’Ufficio di presidenza, i vicepresidenti Francesco Graglia e Mauro Salizzoni e i consiglieri segretari Giorgio Bertola, Michele Mosca e Gianluca Gavazza.

“Questa iniziativa si sarebbe dovuta svolgere lo scorso anno, in occasione del 50esimo anniversario della Regione Piemonte, ma l’arrivo di questa terribile pandemia ha purtroppo posticipato la cerimonia – ha esordito sul palco il presidente Stefano Allasia– Oltre alla rete delle istituzioni, dallo Stato alla Regione, alle Province, che hanno saputo lavorare in sinergia seppur tra tante difficoltà, un ruolo fondamentale  lo hanno avuto le comunità locali, realtà coese tra loro che – lo dimostra la storia piemontese – sono da sempre capaci di far valere la propria lungimiranza, forza e laboriosità. Il Drapò è il vessillo di tutti i piemontesi, sotto il quale il Consiglio regionale, insieme con ciascun Comune, intende affrontare le molteplici sfide del futuro. L’auspicio  – conclude – è che, attorno al nostro storico Drapò, ogni piemontese possa rafforzare il valore dell’identità e l’orgoglio di appartenere ad una regione con una storia plurisecolare e che ogni sindaco, nel proprio Comune, si faccia “custode” della nostra bandiera, e con essa, di quei sentimenti di amore e gratitudine per il nostro grande e bel Piemonte”.

“I nostri sindaci possono dirsi orgogliosi di vivere in un luogo eccezionale, pieno di bellezze come il Piemonte – ha dichiarato il vicepresidente della giunta regionale Fabio Carosso –  Mai come in questo periodo abbiamo avuto dimostrazione di come  i sindaci siano sempre in prima linea, compiendo sforzi enormi per salvaguardare i cittadini in questo anno di pandemia. Abbiamo ancora bisogno del loro sforzo e del loro  lavoro. L’augurio che dobbiamo forci è quello di tornare ad essere primi, come è stato in passato, grazie al sacrificio e alla serietà degli  uomini  e delle donne che amministrano le nostre città. I sindaci sono di fatto i primi a poter migliorare la qualità della vita dei cittadini. Consegnare loro la bandiera del Piemonte, è un gesto importante, perché ci accomuna e ci rende tutti fieri di appartenere a questa regione che ha fatto la storia e, insieme, continueremo a farla”.

“Sono onorata di essere oggi qui per ricevere, in rappresentanza di tutti i sindaci della nostra regione, la storica bandiera del Piemonte, il “drapò” del Piemont – ha dichiarato Il sindaco metropolitano, Chiara Appendino – Ogni comunità, da sempre, si riconosce nei propri simboli come la bandiera, lo stemma, alcuni fatti e frasi storiche, perché sono elementi che, di generazione in generazione, trasmettono il senso di identità, di orgogliosa appartenenza, e, non di rado, rendono bene l’idea del carattere di un territorio e della sua gente”.

“La cerimonia di consegna della bandiera del Piemonte è l’occasione per un richiamo alla necessaria coesione fra le istituzioni”, ha affermato Fabio Giulivi, sindaco di Venaria Reale. “Stiamo affrontando una delle crisi più drammatiche dal dopoguerra ed è quindi fondamentale unire le forze fra le istituzioni di ogni livello per saldare quel fronte comune che sappia affrontare la sfida della ripartenza. Il luogo dove siamo oggi racconta come lo sforzo comune e la sinergia fra enti diversi possa infatti permettere di raggiungere traguardi impensabili, un’azione che si è concretizzata con il restauro della Reggia e dei giardini di Venaria, avviato nel 1999. Il Piemonte ha la capacità politica e gli anticorpi morali per far sì che le risorse che atterreranno sul territorio non vadano sprecate”.

A fare da sfondo alla cerimonia, occasione in cui sono stati ricordati i cinquant’anni della Regione Piemonte, che si sarebbero dovuti celebrare nel 2020,  la proiezione della mostra fotografica “Piemonte cinquant’anni”, un racconto per immagini di mezzo secolo di storia, a cura dell’agenzia Ansa e il sostegno della Fondazione Crt. Le note di brani appartenenti alla tradizione  piemontese, eseguiti dai maestri Loris Gallo e Valerio Chiovarelli, hanno accompagnato la consegna delle bandiere sul palco della Venaria.  A simbolo del passaggio nella  provincia di Torino del Consiglio regionale, questa sera, la facciata di palazzo Madama a Torino,  sarà illuminata con l’immagine del Drapò.

 

Accende le sterpaglie: torinese muore soffocata dal fumo in Liguria

Voleva bruciare un cumulo di sterpaglie ma le fiamme le sono sfuggite di mano.

Soffocata dal fumo è morta Gabriella Ghirardo, 73 anni, di Collegno. Il marito Sergio Gaio, 74 anni, nel tentativo di soccorrerla è rimasto gravemente ferito. I die  erano in Liguria, a Chiusanico, in provincia di Imperia. Il figlio Andrea ha dato l’allarme Nel terreno di proprietà della coppia è atterrato l’elicottero del 118 che ha trasferito l’uomo ferito al centro grandi ustionati di Villa Scassi a Genova Sampierdarena.

(foto archivio)

Ruba in una pizzeria e si rifugia in commissariato

Viene  riconosciuto dalle vittime

Per scappare si rifugia all’interno del Commissariato Barriera Nizza

TORINO / Ha solo 17 e anni e mezzo ma vanta una discreta esperienza nei furti all’interno di esercizi commerciali: l’ultimo, in ordine di tempo, avviene  domenica notte ai danni di una pizzeria in via Genova. Il diciassettenne, di nazionalità marocchina, si introduce nel locale alle prime ore dell’alba forzando la serranda esterna e ruba il denaro lasciato in cassa, un cellulare ed un tablet di servizio. Tutto viene nitidamente ripreso dalle immagini di videosorveglianza della pizzeria. I proprietari si accorgeranno del furto in mattinata, attorno alle 10 e, dopo aver visionato i filmati, si recano a fare denuncia nel vicino commissariato di Barriera Nizza; ma all’angolo fra via Ventimiglia e Corso Spezia si imbattono proprio nell’autore del furto. Anche il giovane li riconosce e si dà alla fuga. Suona al citofono della polizia  asserendo che dei malintenzionati lo stanno inseguendo; non intende, però, aspettare davanti agli uffici l’arrivo della volante. E’ così spaventato che fa il giro della struttura e in corrispondenza del passo carraio su via Nizza, con un balzo fulmineo, scavalca la recinzione e si introduce all’interno dell’edificio. Ovviamente, dall’altra parte, i poliziotti lo fermano immediatamente e chiedono contezza del gesto. Il ragazzo, visibilmente alterato dall’assunzione di bevande alcoliche, sostiene che degli uomini lo inseguivano senza motivo: pochi istanti dopo, giunge presso gli  uffici di polizia il proprietario della pizzeria, in compagnia del padre, che spiegherà quanto accaduto. Il giovane, che ha numerosissimi precedenti specifici, è stato denunciato per furto aggravato e per ingresso arbitrario in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.

(foto archivio il Torinese)

Ddl Zan: “Noi siamo con voi”, Leo: “contro ogni discriminazione libera espressione” 

Caro Direttore,
qui di seguito il “documento/appello” sul tema della approvazione del DDL Zan.  Per trasparenza e correttezza riteniamo importante sottolineare le seguenti premesse:
1- Promotore dell’appello è il “Coordinamento interconfessionale del Piemonte Noi siamo con voi”.
2- Il documento è stato però elaborato, discusso, approvato e sottoscritto da molti altri soggetti – collettivi e singoli – delle più diverse appartenenze culturali.
3- Il nostro Coordinamento ha”geneticamente” impressi in sé i principi dell’inclusione, del rifiuto di ogni discriminazione, del rispetto e dell’accoglienza del “diverso da noi”, della tolleranza e del dialogo. Quindi il nostro contributo non vuole essere contro nessuno, né si permette di avere il significato di giudizio su idee diverse dalle nostre.
4- L’unico giudizio negativo che ci sentiamo di dare, è verso di chi assume posizioni, toni, atteggiamenti, linguaggi ecc., violenti, denigratori, offensivi nei confronti di chi non si uniforma ai propri convincimenti.
5- Aggiungiamo, infine,che – partendo da questa occasione – abbiamo anche aperto fra noi una riflessione e una ricerca sincera, libera, forte proprio sul tema della “sessualità” all’interno delle culture e delle religioni. Altresì siamo ancora più convinti della necessità di un affronto sempre libero, pluralista, tollerante e rispettoso e – nel senso corretto del termine – “laico” delle tante problematiche che affliggono l’umanità.
In questo modo abbiamo la convinzione e la speranza di poter apportare un contributo di bene,di pace, di giustizia vera e, perchè no, anche di amore all’Umanità dei nostri tempi.
 

Giampiero Leo portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”

***

IL DOCUMENTO
Noi siamo… contro ogni discriminazione e per la libertà di espressione 

Noi siamo un movimento sorto per manifestare solidarietà alle vittime di oppressione e
persecuzione. Non abbiamo dunque difficoltà a prendere atto che molto spesso, in vari contesti, le
forme in cui la sessualità è stata regolamentata hanno comportato discriminazione rispetto a chi in
quelle forme non poteva riconoscersi; e sotto questo aspetto il fatto che tali discriminazioni non
siano più ritenute accettabili dalla coscienza morale odierna lo consideriamo patrimonio prezioso e
irrinunciabile. Tutto ciò che sul piano legislativo può contribuire ad impedirle è pertanto senz’altro
da approvare.

Riteniamo però che la tutela dalle discriminazioni non debba diventare fonte di discriminazione a
propria volta.

La sessualità non è soltanto un ambito tra gli altri, ma un nucleo profondo della vita e della
coscienza umana. Essa ha un grande valore spirituale. Chiediamo pertanto che tale valore sia
riconosciuto e rispettato, e che le trasformazioni nel modo di percepirla e viverla siano accolte e
accompagnate senza venire imposte da decisioni legislative. Su temi così delicati, su cui il
confronto civile deve rimanere aperto, vanno evitate forzature, e soprattutto che a decidere siano
presupposti ideologici di parte.

In questa prospettiva, al di là degli schieramenti politici e riprendendo autorevoli osservazioni di
esponenti del mondo del diritto di diverso orientamento culturale, esprimiamo una serie di
perplessità su alcuni passaggi dell’articolato del Disegno di legge Zan in discussione al Senato.

Il motivo di allarme è che la proposta di legge, per quanto (art. 4) affermi la libertà di espressione
tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione, che riconosce a tutti il diritto di esprimere e divulgare
in qualsiasi forma il proprio pensiero e prevede di punire solo chi commetta un reato, di fatto la
insidia. Il punto è infatti che introduce fattispecie di reato assai vaghe e indefinite, venendo meno al
principio base della determinatezza del reato, senza garanzie per i cittadini e aprendo la strada a
possibili forme di arbitrio da parte dell’autorità giudiziaria; laddove è invece opportuno che le
decisioni giudiziarie non siano influenzate da opinioni che esulano dall’ambito giuridico. Nel giusto
tentativo di prevenire la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, una decisione
potrebbe infatti divenire causa di discriminazione contro coloro che hanno una diversa visione.
Il problema a monte infatti è che, nel definire ex lege (art. 1) concetti tratti da teorie tutt’altro che
condivise in tema di identità di genere e disponendone (art. 7) la divulgazione nelle scuole, la
proposta comprime indebitamente la libertà di educazione e di insegnamento, contrastando quindi
con l’art. 33 della Costituzione, oltre che con l’essenza del moderno Stato di diritto, il quale, per
definizione, non sposa filosofie, concezioni di vita, religioni.

Per questi motivi, e in considerazione della delicatezza etica e giuridica dei temi in questione,
facciamo appello alle forze politiche affinché, dopo una più attenta riflessione, introducano i
necessari correttivi al testo operando alla ricerca di soluzioni veramente condivise.

.