IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
ensavo che Giuseppe
ensavo che GiuseppeMancano pochi giorni e poi prenderà il via la Fiera del Peperone di Carmagnola, l’evento che ormai da 76 anni rende omaggio al prodotto che ha reso la città di Carmagnola famosa in tutto il mondo.
La serata inaugurale sarà venerdì 29 agosto, con conclusione domenica 7 settembre, e vedrà come ospite d’eccezione sul palco, insieme alle autorità cittadine, lo chef Daniele Persegani, volto noto di format televisivi culinari quali la ‘Prova del Cuoco’, ‘E’ sempre Mezzogiorno’ in onda su Rai 1. Sul palco, che verrà allestito in piazza Sant’Agostino ogni sera si terranno eventi preserali e serali.
Verrà consegnato il Premio Peperone d’oro ad Arturo Villone, considerato un innovatore mediatico che ha modernizzato i generi radiofonici, diretto programmi con grandi nomi della pubblicità e dello spettacolo e curato format di successo su Rai e Mediaset.
Il Premio Bontà, che ogni anno vuole ringraziare con questo riconoscimento una realtà del comparto sociale, solidale, sanitario e del volontariato, sarà conferito al Reparto di Oncologia dell’Ospedale San Lorenzo, in segno di gratitudine per il lavoro che viene svolto a favore di pazienti e comunità. A ritirare il premio sarà il Direttore generale dell’ASL TO5 dottor Osella.
Questa sarà la seconda edizione curata da SGP Grandi Eventi che lo scorso anno si è aggiudicata l’organizzazione triennale. Il format risulta arricchito di molte novità, sia dal punto di vista commerciale, sia per il programma di eventi divulgativi, musicali e di intrattenimento. Ogni serata avrà come conclusione uno spettacolo o un concerto musicale gratuiti per il pubblico di piazza Sant’Agostino, che potrà assistere a showcooking, degustazioni, presentazioni letterarie e incontri a tema con ospiti importanti del mondo del food e dell’alta cucina.
Al BTM Palapeperone si potrà assistere al format “Confessioni laiche”, condotto dal giornalista, scrittore e critico gastronomico Paolo Massobrio, che incontrerà due imprenditori del settore enogastronomico, per raccontare al pubblico presente le loro esperienze e i loro progetti: sono Sergio Miravalle, fondatore del Bagna Caoda Day e Ambrogio Invernizzi di Inalpi, presenti ognuno in una serata per raccontarsi e rispondere alle domande e curiosità dell’intervistatore Massobrio, ma anche del pubblico.
Molto attesi anche i due incontri tenuti dal noto volto televisivo e critico Edoardo Raspelli, che ospiterà due chef del territorio invitati a presentare un loro piatto incentrato sull’utilizzo di un alimento cardine della fiera, il Peperone di Carmagnola. Questi showcooking saranno inoltre un’occasione per vedere all’opera due grandi chef e gustare le loro creazioni.
Durante i fine settimana, vie e piazze del Centro di Carmagnola saranno animate da performance artistiche, spettacoli itineranti, installazioni pop, come la maxi scritta ‘Carmagnola’ alta due metri e realizzata utilizzando esclusivamente peperoni, e il peperone sonoro, una creazione originalissima che, tramite sensori e microfoni, permetterà ai peperoni di suonare come fossero un vero e proprio pianoforte.
Presso il Foro Boario di piazza Italia immancabile la rassegna Foro Festival, che ospiterà grandi artisti del panorama della cultura e della musica nazionale.
Il 29 agosto di scena i Bnkr44, band protagonista di Sanremo Giovani 2023, sabato 30 agosto approderà Michele Bravi, vincitore della settima edizione di Factor Italia e con alle spalle diverse partecipazioni al festival di Sanremo. Mercoledì 3 settembre salirà sul palco un artista inconfondibile come Morgan, iconico e fuori dagli schemi.
Tra gli appuntamenti culturali e di approfondimento si segnala quello con lo psichiatra, saggista e divulgatore Paolo Crepet che, martedì 2 settembre, porterà in scena uno spettacolo dal titolo “Il reato di pensare”, che affronta il tema della libertà di pensiero in un’epoca come quella contemporanea dominata da nuovi dogmi e algoritmi.
Sabato 6 settembre sarà la volta dell’esibizione di Antonio Ornano, uno dei comici più apprezzati del panorama italiano.
Per tutte le ulteriori informazioni e per l’acquisto dei biglietti del Foro Festival si può consultare il sito www.fieradelpeperone.it
Mara Martellotta
Secondo imperdibile appuntamento a Moasca, con “ART SITE FEST”, che porta fra le colline del Monferrato astigiano l’arte della giapponese Fukushi Ito
Sabato 30 agosto, dalle 17 alle 22
Moasca (Asti)
Dopo il successo della tre giorni di inizio luglio (prima tappa di “Terrazza Monferrato”), nel borgo astigiano di Moasca, incastonato fra le lievi colline del Monferrato “Patrimonio Unesco”, fervono ormai gli ultimi preparativi per salutare l’estate con un nuovo appuntamento del Progetto “Phanes Ets”, in collaborazione con il Comune di Moasca e che vedrà la nuova seconda “ospitata” di “ART SITE FEST” portare nei luoghi iconici del territorio una vera e propria festa per salutare in compagnia la stagione estiva.

Giunto alla sua undicesima edizione e nato dalla brillante idea del critico d’arte (in passato anche Funzionario del “Ministero della Cultura”) Domenico Maria Papa, il Festival vanta la presenza nel tempo in prestigiose sedi del territorio, che vanno dai torinesi “Palazzo Madama”, “Chiablese” e “Museo Egizio”, alla “Reggia di Venaria” e alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi”, fino agli storici Castelli di Racconigi, Masino, Gamba e a dimore storiche, quali “Casa Martini” e “Casa Cavour” a Santena.
“Continuiamo a far dialogare – spiega oggi il curatore Domenico Maria Papa – l’arte con la natura e la storia. Il tema di questo secondo momento nella sognante cornice del Castello di Moasca è la ‘parola’. Quella scritta, sussurrata o declamata. Perché con le parole si costruiscono immagini e racconti”. Momenti chiave dell’evento saranno dunque, in quest’ottica, una mostra dedicata all’artista giapponese Fukushi Ito (Nagoya, 1952), oggi residente a Milano – la cui proposta artistica vuole essere una “riflessione sulla scrittura, sulle lingue dimenticate, nonché sulle parole nella letteratura” – e un reading dell’attore e regista chivassese Ivan Fabio Perna, “L’oste di Babele” (testo di Klaus Linden e adattamento di Domenico Maria Papa) teso ad accompagnarci “alla scoperta del potere evocativo delle storie”. E proprio con l’esibizione di Perna (che con sagace ironia affronta il tema della condivisione di storie e tradizioni nel racconto di un oste al tempo della costruzione della “Torre di Babele”, sinonimo dell’incomunicabilità e castigo divino per la superbia dell’uomo) si apre alle 17,30 la giornata del Festival all’interno della Chiesa di “San Rocco”, autentico gioiello dai tipici caratteri settecenteschi, di recente restaurato grazie all’intervento del Comune di Moasca.
A seguire, troviamo in agenda uno sfizioso “aperitivo musicale” condotto dal giovane chitarrista classico torinese Giulio Paternoster, con una scaletta musicale che parte dal repertorio per “chitarra romantico-impressionista”, in particolare spagnolo, per approdare al “contemporaneo” con interpretazioni originali di composizioni vicine a Roland Dyens e Dušan Bogdanović. Il percorso scelto da Paternoster mette in mostra le qualità evocative del linguaggio chitarristico, che sconfina fino al jazz e alla musica latino-americana “con un approccio intimista, attento a valorizzare il carattere introspettivo del suono”. Per partecipare all’“aperitivo musicale”, è gradita la prenotazione al 379/1418431.
E, infine, in gradevole chiusura della giornata, l’inaugurazione, alle 21, nella Sala espositiva “Davide Lajolo” (sita nella Torre del Castello) della Mostra “Lingue perdute” dell’artista nipponica Fukushi Ito, insignita nel 2014 dal governo giapponese della “medaglia con nastro blu”, fra le maggiori onorificenze concesse dall’imperatore a quanti si siano distinti per concreti meriti sociali. “Per me – scrive la stessa Fukushi Ito – l’indagine artistica e la sperimentazione dei materiali rappresenta una ricerca umana, antropologica e spirituale capace di spiegare la nostra esistenza nel mondo, così come i modi in cui l’umanità si rappresenta e si modella. In particolare, per Moasca, propongo insieme ad alcune opere recenti, una ricerca inedita sul tema delle lingue dimenticate e sulle scritture mai completamente decifrate, che custodiscono storie mai narrate”. In mostra, a firma dell’artista, si trovano soprattutto “sculture luminose” dedicate a Yukio Mishima (Tokio, 1925 – 1970), scrittore fra i più significativi, ma anche figura politicamente fra le più controverse del XXI secolo (fondatore della “Tatenokai”, milizia civile nata con il dichiarato scopo di restaurare la “dignità” dell’antico Impero giapponese, dopo la ricostruzione post-bellica), che seppe coniugare la tradizione letteraria giapponese con la contemporaneità. E perfetta sintesi di materiali antichi e contemporanei, artisticamente miscelati in plastiche installazioni di grande e suggestiva armonia, sono anche le “sculture luminose” di Fukushi. Sculture poetiche, altamente evocative “in cui proprio l’utilizzo della luce si fa elemento unificante”. Il percorso espositivo è inoltre completato da immagini digitali (“computer drawings”) realizzate su tela.
Gli eventi di sabato 30 agosto sono tutti a ingresso gratuito. Si consiglia di prenotare scrivendo a: info@artsitefest.it
g.m.
Nelle foto: Il Castello di Moasca (credit Donatello Lorenzo); Fukushi Ito; parte allestimento
«La situazione dei noccioleti piemontesi è drammatica. Le aziende agricole che da generazioni coltivano la nocciola nelle nostre colline stanno vivendo un’ennesima stagione segnata da perdite gravissime, con cali produttivi che in alcune zone superano il 70%. È necessario dichiarare lo stato di calamità naturale e, al contempo, avviare una riflessione più ampia sulla tenuta economica e sociale delle aree interne e rurali del Piemonte».
Lo dichiara Gabriele Carenini, presidente regionale di Cia Agricoltori italiani Piemonte, commentando i dati preoccupanti sulla campagna corilicola 2025.
Il clima anomalo – con ondate di calore e lunghi periodi di siccità già da inizio estate – unito agli attacchi parassitari, in particolare delle cimici, ha provocato la cascola anticipata dei frutti, compromettendo drasticamente la resa dei noccioleti. Una condizione che, oltre al Piemonte, colpisce anche altre regioni italiane a vocazione corilicola come Lazio e Campania.
«L’allarme lanciato da Fondazione Agrion – prosegue Carenini – deve tradursi in atti concreti. Oltre al riconoscimento della calamità naturale, chiediamo con forza un piano straordinario di sostegno economico alle imprese agricole danneggiate, il rafforzamento della ricerca sulle problematiche fitosanitarie e climatiche e un coordinamento interregionale per affrontare in maniera strutturale le criticità del comparto».
Ma per il presidente di Cia Piemonte la crisi della nocciola è solo il sintomo di una fragilità più ampia che riguarda l’intera agricoltura delle aree interne.
«La coltivazione della nocciola – sottolinea – è emblematica: non solo per il valore economico e di filiera, ma anche per il presidio del territorio, la tutela della biodiversità e la continuità occupazionale. Le aziende agricole sono l’ultimo baluardo contro lo spopolamento e il degrado di interi territori, non solo in montagna ma anche in collina e in pianura».
Secondo Carenini, è necessario rimettere al centro dell’agenda politica il ruolo strategico dell’agricoltura familiare e multifunzionale nelle zone svantaggiate, anche alla luce dei dati nazionali che confermano la centralità delle aree collinari e montane nella produzione agricola italiana.
Infine, un appello all’Unione Europea e alla riforma della Pac: «Non è più accettabile che il 23% dei fondi vada al 2% delle aziende, spesso grandi imprese con capitali importanti. Serve un tetto ai contributi e un sistema che tenga conto non solo della dimensione, ma anche della localizzazione geografica. Le aree interne devono diventare prioritarie e beneficiare di un pacchetto di misure dedicate, magari attingendo ai fondi di coesione».
«Non stiamo chiedendo assistenzialismo – conclude Carenini – ma equità. Senza il reddito degli agricoltori, il nostro territorio muore. La nocciola piemontese, simbolo del Made in Italy, deve continuare a crescere nelle mani di chi ogni giorno lavora la terra, e non essere vittima di squilibri e abbandono istituzionale».


Il 30 agosto nello splendido anfiteatro della Cantinetta Resort di Roberto Imarisio, raffinato collezionista ed egli stesso versatile artista, avverrà il confronto tra il particolare Surrealismo di Enrico Colombotto Rosso e Leonor Fini, legati da forte amicizia alimentata dalla affinità elettiva.
Una nuova mostra sarà allestita nelle Sale Chiablese di Palazzo Reale dall’8 novembre 2025 al 14 aprile 2026 e dedicata al genio di Orazio Gentileschi, padre della famosa pittrice Artemisia.
La mostra è intitolata “Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio” ed è curata da Annamaria Bava dei Musei Reali di Torino e da Gelsomina Spione dell’Università di Torino.
Orazio Gentileschi è stato uno degli artisti più significativi del Seicento italiano, un grande pittore in sospeso tra il manierismo che si riscontra nei primi anni della sua attività e il nascente linguaggio barocco che, invece, compare in alcune delle sue ultime realizzazioni, sebbene l’artista non si possa assolutamente definire un pittore barocco.
Orazio, nato a Pisa nel 1563, cambiò il cognome da Lomi in Gentileschi, assumendo quello dello zio materno cui era stato affidato durante il suo viaggio a Roma. Già a tredici anni Orazio si trovava a Roma e nella capitale dello Stato pontificio studiò sotto il fratello Aurelio, negli anni Ottanta del Cinquecento, ed ebbe modo di conoscere il Caravaggio. Al 1590 risale la sua prima opera nota dal titolo “Madonna con Bambino e i santi Sebastiano e Francesco” , ora conservata a Pisa a Palazzo Blu. La qualità della sua pittura e la sua fortuna lo resero celebre al pari di Caravaggio, Rubens, van Dick.
In vita fu apprezzato da un grande numero di committenti, regnanti e collezionisti, tra i quali si annoverano Carlo Emanuele I di Savoia, Maria de’ Medici, Filippo IV di Spagna e Carlo I d’Inghilterra.
Eleganza raffinata, unita a un naturalismo luminoso e a un uso poetico del colore, seppe conquistare il pubblico dell’epoca, formato da aristocratici e sovrani, oltre che permettergli di frequentare centri artistici di rilievo e corti italiane e straniere.
La chiave interpretativa della mostra è rappresentata dal tema del viaggio, un itinerario non solo geografico, ma anche artistico e culturale. Cuore della mostra sarà la pala dell’Annunciazione, realizzata nel 1623 per il duca di Savoia e considerata dalla critica uno dei vertici nella pittura di Orazio Gentileschi, uno dei capolavori assoluti della Galleria Sabauda.
Il percorso espositivo ruoterà intorno a quest’opera, attraverso un dialogo serrato tra le opere conservate a Torino e la selezione dei prestiti provenienti da musei italiani, internazionali e collezioni private. L’esposizione si inserisce pienamente nella missione dei Musei Reali di Torino, che da tempo sono impegnati in un’attività di collaborazione e scambio culturale con istituzioni nazionali e straniere.
Mara Martellotta