ilTorinese

Il povero tarabuso

 

L’immagine che avevamo davanti agli occhi era davvero inquietante. Una costruzione enorme, mostruosa, capace di imporre la sua presenza su quella campagna piatta e uniforme, dove le zolle di terra scura si erano raggrinzite per la gelata notturna. Finalmente capivamo perché il povero Tarabuso, airone stellato dal richiamo cupo e cavernoso, non riusciva a riprodursi in questa landa. Lo disturbava la presenza della centrale elettronucleare Enrico Fermi di Trino. Nonostante fosse ormai chiusa dal 1990, il volatile cercava di starle il più lontano possibile. E come dargli torto se nutriva diffidenza per quell’impianto che nei primi anni sessanta disponeva del reattore più potente al mondo? Ovviamente non disponendo di una cultura ambientale si affidava alle sue percezioni e quest’ultime, come un segnale di pericolo, suggerivano di stare alla larga da quell’affare, E tutto ciò influiva sulla sua vita, in tutti i sensi, al punto da inibirne l’impulso sessuale, minacciando la continuità della specie in quei luoghi.

Povero Tarabuso, e poveri anche noi che non eravamo per nulla convinti che quella centrale fosse mai stata un buon affare. Così, per non farci rodere il fegato dai pensieri, finivamo per tentare di comprometterlo ai tavoli della trattoria Belvedere. Lì, dietro al bancone del bar, troneggiava la signora Luigina, una matrona dalle prorompenti grazie. Eravamo talmente affascinati da quella bellezza rurale che una sera, complici alcuni bicchieri in più di rosso, sostituimmo la quarta lettera dell’insegna con una “esse”, rendendo ancor più esplicita la nostra folgorata ammirazione per l’ostessa. E, in particolar modo, per una sua caratteristica fisica che suscitava in noi sentimenti e pulsioni opposte a quelle del povero airone represso. La nostra compagnia dell’epoca era alquanto varia. C’era Francesco, diffidente per natura. Non prestava facilmente ascolto e ancor meno elargiva la sua fiducia. Ripeteva spesso, quasi fosse un monito: “Apri l’occhio, gesuita”. E così i suoi interlocutori venivano iscritti d’ufficio alla Compagnia di Gesù a prescindere dai loro sentimenti religiosi. C’era poi Giovanni, un tipo molto particolare. Spesso se ne stava in disparte, manifestando scarso interesse a stare in compagnia, chiacchierare, andare al cinema o a qualche festa. Era taciturno e d’indole parsimoniosa. Un sabato decidemmo di organizzare una scampagnata per il pomeriggio del giorno dopo e concordammo cosa portare in dotazione alla compagnia. In breve stabilimmo a chi sarebbe toccato portare il pane, chi il formaggio o il salame, chi un fiasco di vino. Solo Giovanni stava zitto. Parlò solo quando venne sollecitato (“E tu, Giovanni, cosa porti?”), rispondendo con noncuranza: “Io porto mio fratello”. Ariberto, nato e cresciuto nelle case torinesi della barriera di Milano, era un tontolone, un pezzo di pane, un gariboja. In piemontese per indicare uno sciocco si usa dire “a l’é furb coma Gariboja”. Non si tratta certamente un epiteto lusinghiero poiché non si segnala la destrezza di chi se la cava con l’imbroglio ma bensì la dabbenaggine dell’individuo. Gianluigi, professore di storia e grandissimo scassatore di scatole, ci ha raccontato che il nome Gariboja risale ad un francese originario della Borgogna, tale Jean Gribouille, personaggio popolare in Francia e molto simile al nostro Bertoldino, altro bell’esempio di credulone. Oltralpe fu protagonista del romanzo La Sœur de Gribouille scritto nel 1862 da Sophie Rostopcina, contessa di Ségur. Importato da noi in Piemonte il buon Gariboja è diventato l’emblema di una ingenuità spinta ai confini della stoltezza, tant’è che vi sono moltissime espressioni che lo riguardano. Si diceva che nascondesse i soldi in tasca degli altri per timore di essere derubato (così se qualcuno li rubava non erano più soldi suoi), che la paura di bagnarsi sotto la pioggia lo induceva a nascondersi nell’acqua o che tentasse di spaccare le noci con le uova. Anche sul commercio aveva le sue idee come, ad esempio, quella di acquistare le uova a dodici soldi la dozzina per rivenderle a un soldo l’una, immaginando di ottenere un guadagno sulla quantità. Per questo l’essere furbo come Gariboja non era propriamente un complimento. Fatto sta che una sera, uscendo dall’osteria dopo aver ecceduto un tantino con le libagioni, ci avviammo sul sentiero che attraversava i campi fino a raggiungere l’alta recinzione che circondava la centrale.

Francesco, guardando Ariberto, disse: “Apri l’occhio, gesuita. Guarda là, che spreco. Tutto quel cemento e il resto dei macchinari dovevano servire alla produzione di energia elettrica da fonte nucleare con un unico reattore da 260 megawatt di potenza. Capito che roba,eh? L’hanno costruita dal 1961 al 1964, entrò in esercizio nel 1965 passando all’Enel, l’ente nazionale di energia elettrica che si era formato solo due anni prima, che la gestita fino al 1987, anno di cessazione del servizio dopo l’incidente di Černobyl dove esplose un reattore spargendo una nube radioattiva su una parte dell’Europa”. “Mi ricordo, boia d’un boia. Non si poteva più neanche mangiare l’insalata a foglia larga e bisognava lavare tutto due o tre volte”, intervenne Ariberto, dandosi una manata sul ginocchio. “Eh, sì.. l’insalata. Apri l’occhio, gesuita. Ma se tu la verdura non l’hai mai mandata giù perché ti faceva strozzare? Hai sempre mangiato solo riso, pasta, pollo e salame. Ma dai, fatti furbo!”. Francesco concluse il suo discorso ricordando i tre referendum contro il nucleare e, per sottolineare con più forza il suo punto di vista, fece la pipì sul pilone del cancello. Quello che per molto tempo fu considerato reato in quanto rientrava negli “atti contrari alla pubblica decenza” quando venivano imbrattate le cose altrui o si espletassero i propri bisogni contro edifici pubblici, suggerì a tutta l’allegra combriccola di emulare il gesto dell’amico. E così, più leggeri pure più allegri, ci avviammo verso le rispettive abitazioni dedicando un ultimo pensiero al povero tarabuso che, inibizioni sessuali a parte, certamente senza averne consapevolezza, aveva dimostrato di possedere molto prima di Greta Thumberg e dei Friday for Future una coscienza ambientale di tutto rispetto, un evidente e insopprimibile desiderio di pace e, forse, un desiderio inespresso a favore di una diversa politica energetica. In fondo apparteneva alla nobile famiglia degli aironi e non era certamente un gariboja.

Marco Travaglini

Arriva il cuore al cioccolato di Eataly: ecco il programma per San Valentino

 

Cene speciali e attività didattiche della Scuola di Eataly Lingotto  

animano il programma dedicato a festeggiare il 14 febbraio 

  

Arriva in occasione di San Valentino il dolce perfetto da regalare a chi vuoi bene: il cuore di cioccolato firmato Eataly proposto in un elegante astuccio nelle tonalità del rosso. 

Il cuore Eataly è perfetto per dire “ti voglio bene” in occasione della festa dell’amore per eccellenza ma anche per celebrare l’amore in tutte le sue forme. Un cioccolato al latte in cui il puro e inconfondibile gusto di cacao viene esaltato dalla dolcezza delle morbide note del latte.   

Il cuore Eataly sarà sempre presente nella selezione del Mercato di Eataly, da regalare e regalarsi ogni volta che vogliamo dire “ti voglio bene” e lanciare un messaggio d’affetto. 

 

Per San Valentino anche cene speciali e corsi di cucina per due persone 

I ristoranti di Eataly Torino Lingotto celebrano tutti i giorni l’amore per il buon cibo, con la migliore selezione di materie prime e le ricette stagionali. In occasione del 14 febbraio, sono in programma cene con menu speciali pensati dagli chef di Eataly e una comoda box per una cena romantica da ritirare nelle gastronomie e gustare a casa. 

L’appuntamento è con la cena di San Valentino alle Cucine del Mercato. Piatti di pesce incontrano idee vegetali e di carne: dalla rivisitazione moderna di un grande classico come riso, patate e cozze, al risotto alla barbabietola e il filetto di maiale con sedano rapa, fino ad arrivare al dolce pere e gianduia, con cremoso al cioccolato e frutta cotta al vino. In abbinamento una bottiglia di vino tra quelle selezionate per ogni coppia. La cena è proposta al pubblico al prezzo di € 50 e si consiglia la prenotazione.

 Gli amanti della cucina tradizionale piemontese saranno accontentanti dal menu che Giù da Guido, il bistrot torinese dello chef Ugo Alciati (1 stella Michelin per GuidoRistorante, Serralunga d’Alba, CN) presente all’interno della grande Enoteca di Eataly Lingotto, ha pensato per l’occasione: grandi classici della cucina nostrana, proposti con un tocco di creatività e con attenzione particolare all’alta qualità delle materie prime. Ecco allora, tra le proposte a menu, le uova in purgatorio, la battuta di bue con il tuorlo fritto, il filetto di baccalà. Immancabili i Plin, preparati ogni giorno dalle sfogline del pastificio di Eataly come da ricetta della “Agnolotti Queen” Lidia Alciati, così soprannominata dal Los Angeles Times. Per concludere in dolcezza, il cremoso alla fragola e cioccolato. Il tutto accompagnato dalla selezione di vini dell’esperto sommelier Piero Alciati, o per i più appassionati e curiosi la possibilità di scegliere direttamente tra gli scaffali della Cantina. € 55 a persona.  

E per chi preferisce godersi una cena speciale nella comodità di casa, gli chef di Eataly firmano una dinner box d’asporto, dall’antipasto al dolce, per festeggiare con ottimi piatti di pesce. La box di San Valentino, valida per una persona, si può prenotare entro lunedì 12 febbraio alle ore 12, al prezzo di 40 € l’una, per poi ritirarla nella giornata di mercoledì 14 febbraio presso la Gastronomia di Eataly Lingotto. 

Anche la Scuola di Eataly propone appuntamenti a tema: lezioni pratiche di cucina pensate per la coppia ma anche degustazioni guidate di vino, per brindare insieme. Tante sono le occasioni da trascorrere con i propri cari, grazie alla condivisione dell’amore verso il buon cibo e il buon bere. 

·       Speciale San Valentino: amore, cucina e curry | mercoledì 14 febbraio ore 19-22 

·       Cucina di coppia: menu afrodisiaco | giovedì 15 febbraio ore 18.30-21.30 

·       Degustazione di coppia: in buio veritas | giovedì 15 febbraio ore 18.30-20.30 

 

Per informazioni e prenotazioni: www.torino.eataly.it 

Allegri: “Obiettivo Champions, Inter importante ma non è test decisivo”

“È un test importante, ma non è uno snodo decisivo: facciamo un passo alla volta”. Lo afferma il tecnico della Juventus, Massimiliano Allegri, nel presentare la sfida scudetto contro i nerazzurri a San Siro.
Allegri dice di conoscere bene “la forza dell’Inter, ma noi stiamo molto bene  ed è solo una tappa perché poi ce ne saranno altre. E dovremo fare ancora molti punti per il nostro obiettivo: la Champions”. (foto Claudio Benedetto)

È morto Vittorio Emanuele di Savoia, sarà sepolto a Superga. Funerali in Duomo

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IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La notizia della morte del principe Vittorio Emanuele di Savoia era attesa, ma certo ha suscitato in me una certa emozione condivisa anche da alcuni amici a cui l’ho comunicata. La sua figura resta controversa e storicamente marginale. Lasciò l’Italia nel 1946 quando aveva 9 anni ed è sempre vissuto in esilio anche dopo la soppressione della XIII norma transitoria della Costituzione.  Non ebbe in Svizzera l’educazione necessaria ad un principe ereditario e preferì vivere come un borghese libero da obblighi formali. Il suo matrimonio fu un matrimonio d’amore contro i desideri del Re Umberto che alla fine si arrese alla volontà del figlio che solo dopo la morte del padre si sentì investito come discendente di una delle più antiche dinastie d’Europa. Due fatti vanno precisati a caldo: l’assoluzione in Francia per l’imputazione clamorosa di aver ucciso un turista tedesco in Corsica che sta di nuovo dominando i tg: la stupida dichiarazione di sedicenti senatori del regno (quale?) che affermarono che la discendenza doveva passare agli Aosta si è rivelata giuridicamente infondata in modo incontrovertibile.

Un oscuro professore di Cuneo non poteva decidere la discendenza di Casa Savoia e questo fatto appare assodato senza ambiguità. Conobbi il principe quando avevo diciassette anni: se debbo essere sincero, non ne ebbi una buona impressione. Freddo e impacciato, si vedeva che non aveva avuto quella formazione adeguata al suo rango a causa dell’esilio.  Il principe mi inviò dopo poco tempo una sua bella fotografia con dedica che ho conservato. Con una dedica scritta con inchiostro bianco.  Lo rividi di sfuggita ad Altacomba ai funerali di Umberto II a cui partecipai insieme agli amici magistrati Guido Barbaro e Attilio Rossi nel 1983.  L’ho rivisto prima del Covid ad Altacomba con l’amica Alessandra Belotti. Mi aveva insignito in precedenza di una onorificenza mauriziana. Fu molto gentile con me e mi disse che avrebbe desiderato venire a sentire una mia lezione. Non fu possibile. Nel 2020 lo avrei voluto invitare a palazzo Carignano per ricordare il suo avo, il Re Galantuomo nato in quello storico edificio duecento anni prima. Il Covid lo impedì. Mi rammarico di non averlo conosciuto più a fondo perché sicuramente dopo la morte di Re Umberto nel 1983 il principe, senza farsi illusioni, aveva preso piena consapevolezza del ruolo a lui affidato dalla storia della sua famiglia. Il modo in cui venne trattato in Italia con arresto e accuse infamanti che si rivelarono false, e’ una pagina da dimenticare.

 

Su sua richiesta Vittorio Emanuele sarà sepolto nella basilica di Superga. I funerali si svolgeranno sabato 10 febbraio in Duomo.

Addio a Barberis manager ed ex presidente della Camera di Commercio

Il mondo dell’economia e delle imprese torinese piange Alessandro Barberis morto venerdì sera. È stato 10 anni, dal 2004 al 2014,  Presidente della Camera di commercio di Torino. L’ente camerale lo ricorda come “uomo di grande capacità ed esperienza manageriale”. In gioventù fu in Fiat, direttore dello stabilimento Teksid di Mirafiori. Fu artefice dello stabilimento per la Fmb a Belo Horizonte, in Brasile, e a capo dell’intero settore fonderie Fiat, con 12 unità produttive e 12 mila dipendenti. Poi amministratore delegato e direttore generale della Magneti Marelli e nel 1993 direttore centrale di Fiat Auto. Nel 1996 è direttore  generale dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino. Dal 1997 al 2001 presidente della Piaggio & C. Nel 2002 torna in Fiat come direttore generale della holding, di cui diventa amministratore delegato e vice presidente nel 2003. Nel 2006 il Capo dello Stato lo nomina Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Ragazzo pestato in centro da baby gang per rubargli il cellulare

Ennesimo assalto di una baby gang colpisce nel centro a Torino. È avvenuto nella notte alle 2 circa quando  i carabinieri del Comando Provinciale, vicino a Piazza Vittorio Veneto, hanno visto un 17enne di origine marocchine con altre tre persone, che stava aggredendo un ventenne con calci e pugni per rubargli lo smartphone. La pattuglia del nucleo radiomobile ha fermato il minore e fatto fuggire gli altri tre soggetti. L’aggressore è stato arrestato per “rapina aggravata in concorso” e portato in un centro di prima accoglienza. L’aggredito  ha riportato lesioni guaribili in 7 giorni.

Accoltellamento a Parigi: fermato maliano residente nel Torinese

Tre le persone  accoltellate questa mattina in un assalto alla stazione Gare de Lyon di Parigi.  E’ stato arrestato un uomo di 32 anni, Kossogue S., di nazionalità maliana residente nel Torinese. E’   regolare in Italia dal 2016, con un titolo di soggiorno emesso nel 2019, ha fatto sapere il prefetto di Parigi. Gli elementi raccolti dalle forze dell’ordine non lasciano pensare che si tratti di un atto terroristico. Il sospettato -scrive  il quotidiano Le Parisienne- sarebbe affetto da disturbi psichiatrici.

Tradizione e innovazione: Borello Cit* vince il premio di design “Piemonte Award”

Ottima notizia per Borello Supermercati: Borello Cit*, il più piccolo di quella grande famiglia che è la nota catena di supermarket, ha conquistato il prestigioso premio di design “Piemonte Creative Award” per il format innovativo del convenience store in via Nizza 31 a Torino, curato da Cean Design.

Ma cos’è esattamente Borello Cit*? Ce lo spiega l’imprenditore Fiorenzo Borello, fondatore e titolare dell’omonima rete di supermercati, che conta oggi più di 50 punti vendita: “Abbiamo voluto creare un format nuovo che asseconda una tipologia di spesa più veloce, ma al tempo stesso tradizionale nel nome, “Cit” – che significa piccolo in piemontese – come tradizionali e all’insegna della convenienza e di un vasto assortimento sono molti dei prodotti pronti da gustare.”

Innovazione e tradizione, sono del resto un binomio vincente nella “filosofia” di Borello Supermercati. La comunicazione rinnovata, caratterizzata da colori brillanti e ricercati, che si rivolge a tutti coloro che desiderano fare la spesa in un luogo a misura delle loro esigenze, alla fine è stata premiata. Così come la qualità e la convenienza sempre di casa presso il Borello Cit* in Via Nizza 31, a Torino, a due passi da Porta Nuova, vengono premiate ogni giorno dai numerosi e affezionati clienti.

Mondiali Doha, Timbretti decimo con il Team Event

Nessun rimpianto e la consapevolezza di essere un quartetto giovane e che guarda al futuro con giustificate ambizioni. L’Italia chiude al decimo posto il Team Event che apre il programma pomeridiano della prima giornata dei 21esimi Mondiali all’Hamad Aquatic Center di Doha.

“Mi associo alla dichiarazione di Matteo Pellacani: il Team Event è utile per fare esperienza, per vedere a che punto sono le altre nazionali e per entrare nel clima della competizione. Devo dire che la nostra squadra è giovane, con margini di crescita importanti e quindi in futuro arriveranno soddisfazioni anche nel Team Event”.

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Foto Andrea Staccioli e Giorgio Perottino/DBM

San Valentino, “Liveout Entertainment”: il lifestyle australiano incontra quello italiano

Il format, ideato dall’event manager australiana, Tammy Byrne-Smith, trae origine dalle tradizioni e dai modi di vivere tipici del popolo australiano: l’amore e la cura per gli spazi all’aperto, vengono riproposti a Torino – al Circolo Canottieri Armida – con un evento curioso e unico nel suo genere, nella serata dedicata agli innamorati. 

 

Cura per il verde, condivisione di esperienze all’aria aperta, rispetto per l’ambiente: caratteristiche che, negli ultimi tempi, hanno messo Torino al centro dell’attenzione per le città più “green” d’Italia. 

Un carattere vincente e al passo coi tempi che si è fatto notare anche dalla lontana Australia.

Liveout Entertainment” è un format di divulgazione che vede protagonista le caratteristiche del lifestyle oltreoceano e che ha trovato in Torino (modello  replicabile anche in altre città d’Italia) il suo “ buen retiro” : 

Non dimenticherò mai com’è nata l’idea di Live out – spiega Tammy, la fondatrice del progetto – . Era un giorno d’estate, mi trovavo con un’amica designer e ci stavamo confrontando su quanto sarebbe bello importare in Italia i modi di vivere la socialità e la cura nello sviluppo degli spazi abitativi , tipici della cultura australiana. 

 Tammy , che risiede a Torino con la famiglia da ormai 20 anni, aggiunge : “ Quando ero piccola, vivevamo appieno gli spazi verdi, facevamo feste in famiglia e in giardino, secondo uno stile di vita semplice e in armonia con la natura. I nostri spazi esterni erano confortevoli quanto l’interno della casa

Grazie ad innate capacità organizzative, studi specifici, una solida esperienza professionale e una personalità estroversa LiveOut Entertainment è diventata una parte importante della società, proponendosi anche come organizzatore di eventi aziendali, feste private, inaugurazioni, meeting, aperitivi, party, pranzi e cene di gala, e molto altro.

Alla luce di questo, il primo degli eventi del nuovo anno è l’organizzazione della serata di San Valentino: Tammy e il suo staff, desiderosa di portare a Torino,  nella giornata più dolce dell’anno,  un po’ di “australian San Valentine’s Day” , propone un’esperienza simpatica e curiosa. 

In collaborazione con la piattaforma digital di divulgazione gastronomica – Neh experience – , Live out reinventa il giorno di San Valentino con una serata dedicata non solo alle coppie, ma anche ai single o gruppi di amici che desiderano trascorrere la giornata più dolce dell’anno all’insegna del gusto, della qualità e a contatto con partner commerciali di eccezione.

La serata avrà luogo il 14 febbraio, dalle 19.30 alle 23 presso le sale dello storico circolo “Canottieri Armida”, in Viale Virgilio 45, all’interno del Parco del Valentino a Torino. 

Il costo è di 55 euro a persona e comprende un aperitivo a base di prodotti gastronomici e vinicoli locali e regionali e la partecipazione a contest, gentilmente offerti dai partner della serata: 

  • Bagel e gli Spiedini di insalata del locale “1610 Bagel Torino
  • Agnolotti al tovagliolo de “ La bottega di Mastro Taricco
  • Vino in abbinamento alle portate della cantina “ Hic et Nunc” di Vignale Monferrato
  • Biscotti artigianali con sorpresa speciale di “ Patrizia Panetteria
  • Genepy della Farmacia Montanaro
  • Colonna sonora della serata con una speciale playlist di canzoni romantiche, perfette per festeggiare l’amore in tutte le sue sfumature
  • Lezioni di bon ton con Cristiana Ferrini di “ Enjoy Bon Ton” , che curerà il “Corner delle buone maniere”: pillole di galateo e comportamento durante la serata per essere sempre impeccabili in ogni situazione, anche ad un aperitivo di San Valentino
  • Lotteria “ Valentines”, offerta da Casa Martini. Durante la serata verranno estratti 2 tour “ Martini Experience” per 2 persone, 2 Martini Discovery Tour per due persone e 1 degustazione di vini presso la cantina Hic et Nunc.

 

Informazioni e iscrizioni al seguente link: https://www.nehexperience.com/it/ecommerce/esperienze/be-friendly-in-everyway-at-valentines-day