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“Ludovico detto Vico”, il secondo romanzo di Alberto Magatti

Informazione promozionale

Nelle librerie e sulle piattaforme on line  

E’ disponibile dal 25 luglio  nelle librerie e sulle piattaforme on line “Ludovico detto Vico”, il secondo romanzo di Alberto  Magatti, scrittore ed imprenditore mandellese già autore di “Dado e le farfalle silenti” (Tam edizioni), un piccolo caso letterario con oltre 5.000 copie vendute grazie ad una storia avvincente e al passaparola.

“Ludovico detto Vico” è in qualche misura un romanzo di formazione. Si svolge tra la Sicilia ed un paese  “inventato ma non troppo” del lago di Como, dalla fine degli anni 50 ai giorni nostri. Racconta le vicende di  Anna, una ragazza siciliana orfana di madre e che perde il padre nella tragedia di Marcinelle ed è costretta a fuggire dalla sua casa a causa di una violenza sessuale. Riparerà a Palermo nell’orfanotrofio dei Cento Scalini,  dove incontrerà il suo destino che ha il volto di due fratelli, Ludovico e Sofia con cui sarà nuovamente  costretta alla fuga.

Sullo sfondo delle vite dei protagonisti scorre la storia del nostro Paese, di un’Italia che  abbiamo dimenticato: quella dell’emigrazione, dei matrimoni riparatori, delle Fiat Seicento e del boom economico.

Un romanzo che testimonia l’evoluzione del Magatti scrittore che ha affrontato questa seconda prova con  maggior consapevolezza, anche attraverso lo studio dei personaggi; un libro che ancora una volta parla al  cuore e accompagna il lettore “dentro” l’anima stessa dei protagonisti, con uno stile narrativo immediato, quasi visivo e come sempre personalissimo.

Ancora una volta sono molti i temi affrontati nel romanzo, destinato a colpire per l’intensità della narrazione e la singolarità delle vicende.

“È  stato un lungo cammino, intenso e profondo – dichiara Magatti – ed è proprio vero che alla fine ci si innamora davvero dei propri personaggi. Dentro a “Ludovico detto Vico” ho potuto affrontare le questioni che più mi stanno a cuore, quelle a cui il più delle volte è difficile dare delle spiegazioni logiche: l’amore incontenibile che lega le persone e la difficile scelta di lasciare andare chi si ama per davvero, la maternità del cuore e non del corpo, quella che sancisce affetti particolari tra figli adottivi e i propri genitori; la straordinaria sensazione nel provare a stringere la mano ad una persona con un dono speciale e una luce vivida nello sguardo. Insomma, mi sono fatto un sacco di domande alle quali ognuno di voi, tra le righe, troverà le sue risposte. Ma la cosa più importante per me è rimanere sempre  dalla parte di più deboli, dove mi piace stare”.

Il terreno su cui si avventura Magatti con questo romanzo non è semplice: i temi che affronta colpiscono  duro, ma non mancano la terrenezza dello sguardo incantato sull’amore e la sua capacità di leggere i  “piccoli spostamenti del cuore” che restituiscono intensità alla vita.

 E poi c’è Vico, il protagonista: un irresistibile “ragazzino” a cui la vita ha chiesto e dato molto.

Un romanzo “senza pelle”: da leggere d’un fiato.

Alberto è alla sua seconda prova letteraria, il secondo romanzo, ma aveva già dato alle stampe “Dall’officina alla cucina”: un “diario culinario” in cui spiegava che non c’è poi molta differenza tra “tornire un pezzo” e realizzare un piatto: passione e precisione sono sempre gli ingredienti principali.

Il cinquantasettenne mandellese è inoltre da alcuni anni alla guida di una cooperativa sociale, la cooperativa Incontro che si occupa di inserimento lavorativo di disabili e persone con fragilità.” “Un’esperienza molto formativa – conferma – troppo spesso si crede di fare queste attività per essere utili agli altri, ma poi la vita ci dimostra che sono gli altri ad essere utili a noi: in coop ho imparato tantissimo, sulle persone, certamente, ma soprattutto su me stesso”.

Il suo rapporto con la scrittura è autentico e intenso: “E’ terapeutica, l’ho incontrata nel lockdown ed è stata la mia medicina più preziosa. Mi piace pensarmi come un esploratore: la “mia terra misteriosa” sono i sentimenti, le emozioni che le storie sanno suscitare”.

Ultimo saluto a una donna emblema dell’imprenditoria

E’ deceduta l’imprenditrice e dirigente di Confcommercio Aurelia Della Torre, di 72 anni. Era ricoverata all’ospedale Santa Croce di Cuneo.
Nata il 6 aprile 1950, aveva conseguito la maturità classica e compiuto studi di giurisprudenza. Divento’  una protagonista dell’imprenditoria femminile nelle associazioni di categoria. Suo il negozio Giocagiò di via Cavallotti. Fu anche  vicepresidente dell’Associazione Commercianti di Cuneo. Vasto cordoglio in città e nella provincia Granda.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Per il Banco del Sorriso ancora solidarietà grazie a Lions e Fondazione Ulaop – Crt

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Dall’inizio della collaborazione nel 2015 sono stati raccolti oltre 365 mila prodotti per la cura e l’igiene della persona. Da quest’anno il Distretto 108 Ia1 metterà anche in campo un programma di screening oculistici e laboratori educativi e di sensibilizzazione sulla cura di sé e sull’igiene personale.

È stata rinnovata ufficialmente la partnership che coinvolge i Lions Club di Torino e cintura e la Fondazione ULAOP-CRT Onlus per il progetto “Il Banco del Sorriso”. La convenzione ha l’obiettivo di integrare la fornitura di generi di prima necessità con prodotti specifici per l’infanzia (pannolini, prodotti per l’igiene, materiale scolastico, ecc.) e proposte di carattere culturale ed educativo.
Nata nel 2015, la collaborazione tra Lions Club e Fondazione ULAOP, continua quindi con un nuovo accordo che si integra con il Mercato Solidale della Consulta per le Persone in Difficoltà all’interno della Rete Torino Solidale. Sono 65 gli enti destinatari coinvolti, tra cui parrocchie, centri di ascolto, Sermig, Cottolengo, e altre realtà dell’area metropolitana di Torino, di Collegno e Rivoli, per un totale di circa 2.700 famiglie beneficiarie e 3.000 bambini nella fascia d’età 0-12 anni.
“Dall’inizio della partnership, nel 2015, sono stati donati dai Club Lions del Distretto 108 Ia1 alle famiglie beneficiarie 362.284 pannolini, 2.400 pacchetti di salviette, 1.080 bagnoschiuma” dice il neo Governatore Carlo Ferraris. “Tutto è stato possibile grazie alla disponibilità di privati come Fondazione Torino Musei e Chiesa del Santo Volto, che hanno messo a disposizione i loro spazi e collaborato agli allestimenti in occasione dei concerti di raccolta fondi, grazie alla collaborazione con alcune farmacie di Torino e con ITA Giolitti, alle raccolte dirette nei supermercati, all’organizzazione di eventi di raccolta fondi come concerti al pubblico e spettacoli di magia per bambini”, aggiunge Giovanna Sereni, Coordinatrice Service “Bambini Nuovi Poveri” e membro Commissione Multidistrettuale Attività di Service.

Si uccide con un colpo alla testa davanti agli impianti sportivi

Ieri uomo di 72 anni si è tolto la vita nel parcheggio dei campi sportivi di Piscina, nel Torinese. Il suicida è un pensionato, che viveva da solo a Piossasco. Si è ucciso sulla sua auto, una Fiat Stilo. Sul posto i carabinieri della stazione di Cumiana, il 118 e il medico legale che ne ha constatato la morte.
(Foto archivio)

Camionista muore carbonizzato nella cabina del tir

Un tragico incidente ha coinvolto un tir  che ha preso fuoco  sulla tangenziale, nei pressi  dello svincolo di Stupinigi, a Nichelino. Il camionista alla guida è  morto carbonizzato all’interno della cabina. L’incendio è scoppiato a causa di un incidente avvenuto in direzione nord, sulla tangenziale sud, che non ha coinvolto altri veicoli. Dopo l’urto con il guard-rail il camion si è ribaltato e ha preso fuoco. Le fiamme erano visibili a grande distanza.

La Palazzina di Caccia di Stupinigi apre le porte dei suoi spazi segreti chiusi al pubblico

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Sabato 3 settembre 2022

Le stanze chiuse del re

 

“Le stanze chiuse del re” è il nome della visita guidata straordinaria, in programma sabato 3 settembre, all’appartamento di Ponente di Carlo Felice con le sue particolari decorazioni a tema marino. Opposto allo speculare appartamento di Levante, l’appartamento in attesa di restauro è l’insieme delle stanze appartenute al Re Carlo Felice e alla duchessa Cristina di Borbone.

Gli spazi vennero ampliati sotto la direzione di Benedetto Alfieri nel XVIII secolo per accogliere le stanze di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e figlio di re Vittorio Amedeo III. L’appartamento si apre all’ingresso con un atrio contraddistinto da due statue in marmo dei fratelli Collino rappresentanti rispettivamente Meleagro e Atalanta. Le due anticamere successive sono contraddistinte da una decorazione della seconda metà del XVIII secolo ascrivibili alla scuola del Cignaroli con scene di caccia e di vita agreste. Tutte le sovraporte degli ambienti raffiguranti Marine, datate 1755, sono riconducibili alla maniera di Francesco Antoniani. Nelle camere da letto i lampadari in vetro di Murano con bracci a cornucopie, risalgono alla fine del XVIII secolo così come i letti intagliati e laccati. I camini di tutto l’appartamento sono in marmo di Valdieri, il pavimento in seminato alla veneziana.

La visita rientra nel programma di Passepartout, le visite guidate straordinarie alla (ri)scoperta degli spazi segreti, normalmente chiusi al pubblico, della Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’appartamento di Ponente, gli ambienti della servitù e la cupola juvarriana sono gli spazi della corte, in alcuni casi aperti per la prima volta ai visitatori, che raccontano la storia della Palazzina nelle sue diverse fasi abitative e il progetto architettonico alla base della sua costruzione.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Le stanze chiuse del re – Visita all’appartamento di Ponente

Sabato 3 settembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Durata: un’ora circa.

Prossimi appuntamenti: 1 ottobre, 5 novembre, 6 novembre, 12 novembre

Costo del biglietto: 17 euro.

Per partecipare alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione.

Prenotazione obbligatoria al numero: 011 6200633, dal martedì al venerdì 10-17,30, entro il venerdì precedente la visita.

www.ordinemauriziano.it

“Gli uomini senza idee, per primi vanno a fondo”

Music Tales, la rubrica musicale 

Non devi credere, no, vogliono far di te

Un uomo piccolo, una barca senza vela

Ma tu non credere, no, che appena s’alza il mare

Gli uomini senza idee, per primi vanno a fondo”

Il brano di cui voglio scrivere oggi è “ragazzo mio” di Luigi Tenco. Il brano è uscito per la prima volta nel ’64 mentre la versione che vi proporrò a fine articolo è di quarantaquattro anni dopo. La canzone è un invito a non distruggere i propri sogni dando retta alle persone senza idee, che giudicano senza sapere o, spesso, per l’incapacità di realizzare cose.

 

Luigi Tenco, uno dei maestri cantautori della canzone italiana ed esponente di spicco della scuola genovese, pubblicava quindi nel 1964 il brano da lui scritto “Ragazzo mio” sul lato A del 45 giri che comprendeva sul lato B “No, non è vero”. Il pezzo veniva inserito l’anno successivo nell’LP “Luigi Tenco”. Il pezzo avrà diverse cover eccellenti, tra le più famose ricordiamo quella di Loredana Bertè e di Ivano Fossati.

“Ragazzo mio”, è dedicata da Tenco al giovane Alessandro, figlio dell’amico Roy, come quest’ultimo affermerà nel suo libro (Caso Tenco. È stato un suicidio?). Il cantautore rivolge paternalmente al ragazzo, che in questa canzone rappresenta la generazione futura, preoccupato che da grande potrebbe non capire l’impegno da lui e da quelli come lui profuso per combattere il conformismo della società. È da prediligere un’interpretazione che vede Tenco impersonare direttamente le sembianze del padre del ragazzo e, dunque, riferire la locuzione “tuo padre” a se stesso. L’autore non nasconde al figlio di sentirsi giudicato dalla società per essere un sognatore ed idealista. Tuttavia, coloro che giudicano sono parte di quella società fatta di piccoli uomini che alla prima difficoltà si arrendono perchè senza ideali.

 

Ancora una volta Tenco dimostra di essere avanti. Ma dalle sue parole già traspare una solitudine. Probabilmente proprio quella solitudine degli idealisti che lo perseguiterà per tutta la vita e che potrebbe aver giocato un ruolo importante in quell’ albergo durante il Festival di Sanremo del 1967, quando avvenne la sua morte, tutt’oggi avvolta nel mistero.

 

Ad otto anni dalla sua scomparsa, vorrei ricordarla sulle corde di Giuseppe Mango, altra gran voce tolta a questa nostra vita terrena. Mango mai interessato alla musica italiana (se non qualche brano di Lucio Battisti n.d.r.) nel 2008 pubblica “Acchiappanuvole”, un album che ho acquistato e consumato.

L’album contiene le cover di alcuni famosi brani di artisti artisti italiani quali Claudio Baglioni, Fabrizio De André, Lucio Battisti, e Francesco De Gregori. Tra le canzoni incluse vi sono Senza Pietà di Anna Oxa e anche alcuni successi degli anni 2000, come Luce (tramonti a nord est) di Elisa e La disciplina della Terra di Ivano Fossati.

 

A voi Ragazzo mio …

 

 

buon ascolto, vi piacerà ne sono certa

 

https://www.youtube.com/watch?v=8BMJziuGtcA&ab_channel=Mango-Topic

Chiara De Carlo

 
 

 

Sì: sono un sognatore. Un sognatore è colui che riesce a trovare la sua strada solo al chiaro di luna, e la sua punizione è che vede l’alba prima del resto del mondo”

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!
 
GIOVEDI 04 AGOSTO CONAD DI RIVOLI ORE 20.00 ….NON POTETE MANCARE!!

Padre e figlia muoiono nello schianto sulla statale

Incidente mortale sulla statale 26 a Romano Canavese all’altezza del ponte sul Chiusella. Ieri sera sono deceduti padre e figlia  a bordo della loro auto in  uno scontro con una vettura che arrivava dalla parte opposta. Sono morti  Carlo Vignal, di 77 anni, di Romano Canavese e originario della Valle D’Aosta e la figlia Manuela, 45 anni.

Gli infermieri: “la Regione intervenga, le Molinette cadono a pezzi”

Il Nursing Up: “Necessari lavori agli edifici, alle infrastrutture e assunzioni di infermieri, professionisti della sanità e Oss”

  

La situazione della Città della Salute nel presidio Molinette, polo sanitario che esprime alcune tra le migliori professionalità sanitarie della nostra regione e d’Europa, vive davvero una tristissima realtà fatta di un degrado irreversibile delle strutture che mettono non solo in grande difficoltà chi ci lavora, ma in certi casi rischia anche di danneggiare la loro salute.

Il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie ribadisce quanto già denunciato in questi giorni da medici e altre rappresentanze sindacali: “I vecchi e fatiscenti edifici del presidio Molinette non sono più in grado di ospitare con decoro le eccellenze sanitarie e le migliaia di pazienti che ogni giorno frequentano l’ospedale. In assenza di un intervento di consistente ristrutturazione, la situazione alla Città della Salute nel presidio Molinette è destinata a un continuo ed irreversibile degrado, tra pannelli elettrici che non funzionano, muri e soffitti in pessime condizioni, intonaco che cade, aerazione e condizionamento dei locali difficilissime. In attesa che il famigerato Parco della Salute passi dalle eterne parole e progetti a divenire qualcosa di concreto, bisogna intervenire e subito al presidio Molinette”.

Le emergenze alla Città della Salute presidio Molinette, che creano situazioni di lavoro difficilissime per tutti i sanitari, sono chiare:

  • Carenza drammatica di personale
  • Edifici sanitari che hanno necessità di essere ristrutturati in modo urgentissimo
  • Infrastrutture interne che vanno ripensate con criteri di efficienza, modernità ed efficacia, anche energetica.

La Regione non può rimanere muta e sorda a questi appelli: deve dare alle eccellenze sanitarie che lavorano alla Città della Salute, in ogni sua area e al presidio Molinette, ambienti e strumenti per operare in sicurezza e al meglio.

Il segretario regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri sottolinea: “Le condizioni delle sale e degli edifici in cui lavoriamo, al presidio Molinette, sono disastrose. Tutti noi, infermieri, sanitari, professionisti della sanità, conosciamo molto bene questa realtà. Una situazione che si protrae da anni. Semplicemente le vecchie Molinette non sono più adeguate, dopo tanti decenni, ad ospitare le eccellenze sanitarie odierne, in assenza totale di interventi di ristrutturazione. Ma come si può tollerare che intere strutture debbano essere trasferite in situazioni di emergenza per poter curare i pazienti a causa del fatto che certe aree delle Molinette cadono letteralmente a pezzi? Senza nulla togliere a nessuno, ma perché Asti, Alba, Biella hanno visto arrivare ospedali nuovi ed efficienti, e Torino invece deve resistere in questa situazione allucinante?”.

Il Segretario Aziendale Nursing Up Città della Salute, Ivan Bufalo aggiunge “Su tutto ciò, poi, si inserisce il grande problema del personale con la scarsità di infermieri e professionisti della sanità, necessari a coprire i turni, che sta mettendo sotto pressione tutti i reparti, costringendo chi è in servizio a turni davvero massacranti. Abbiamo addirittura segnalazioni di alcuni colleghi costretti a lavorare oltre il limite orario massimo contrattuale previsto! Così si continuano a saltare i riposi, non si riescono a ricaricare le energie ed è sempre più difficile garantire una qualità del lavoro adeguata. E, si sa, più la stanchezza si accumula, più la possibilità di qualche errore aumenta. Considerato poi che da più un mese fino ad oggi abbiamo anche una media giornaliera di circa 120 lavoratori assenti per malattia da covid, il quadro emergenziale è chiaro”.

Concludono Delli Carri e Bufalo: “Nell’attesa della ormai quasi fantomatica edificazione del Parco della Salute, la Città della Salute ha necessità di interventi urgentissimi: sugli edifici, sulle varie aree e stanze, sulle infrastrutture e poi sulle assunzioni di infermieri, professionisti della sanità e Oss.

La Regione dia risposte con atti concreti subito”.

Muore fuori strada cadendo dalla Vespa

Un uomo di di 65 anni  di Caluso è deceduto in un incidente stradale a Tonengo di Mazzè. Stava viaggiando sulla sua Vespa Piaggio nei pressi del centro sportivo del paese quando è uscito di strada per ragioni da accertare ed è caduto. Non è stato possibile salvarlo.