ilTorinese

Europei sì, ma l’Europa non esiste…

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” è una notissima frase, attribuita (erroneamente), a Massimo D’Azeglio, che indica come, una volta creata l’unità del Paese, bisognava amalgamare i diversi popoli che erano stati uniti dopo la spedizione dei Mille.

Oggi, parafrasando quella frase, dovremmo diree: “Fatti gli europei, bisogna fare l’Europa!”

 

 

 

 

Il grande sogno di creare, nel Vecchio continente, un’unica entità politica in grado di dare stabilità e pace a decine di Paesi che,storicamente, avevano purtroppo lottato per secoli l’una contro l’altro, ha compiuto un lungo percorso e, grazie ad un pugno di politici illuminati, è stato assimilato dai cittadini europei.

Oggi la stragrande maggioranza degli italiani, dei francesi, dei tedeschi tende a considerarsi europeo; certo, rimangono differenzeculturali, linguistiche, comportamentali ma non molto dissimili rispetto a quelle esistenti fra un piemontese e un pugliese, tra un friulano e un toscano e così via.

A parte frange di nostalgici “sovranisti” i popoli si sono avvicinati e, soprattutto fra i più giovani, non si fa differenza nei confronti della lingua, dell’aspetto, delll’abbigliamento, e ci si mescola allegramente. Non è strano chiudere l’anno scolastico prendendo un Interrail per girare liberamente l’Europa, conoscere altri giovani, stringere amicizie.

Insomma, gli europei ci sono.

Ma l’Europa?

L’Europa non c’è, è un flatus voci, come direbbe il filosofo Roscellino di Compiègne (morto intorno al 1120), massimo rappresentante del nominalismo medievale, secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva e sono soltanto semplici nomi (cioè, appunto, dei flatus vocis).

Purtroppo, l’Europa non c’è, ci sono pallide parvenze di un’istituzione unica, fantasmi impalpabili di un’unità statuale che, dopo trent’anni, è ancora di là da venire.

Ricordiamo che l’Unione Europea viene da lontano: il primo embrione fu rappresentato dal “Piano per una nuova cooperazione politica in Europa” pubblicato dal primo ministro francese Robert Schuman il 9 maggio 1950 (da allora il 9 maggio è ufficialmente la “Giornata dell’Europa”).

Il 18 aprile 1951 fu costituita la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), da Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo e, sull’onda del successo di questa iniziativa, nacque nel 1957 la “Comunità economica europea” (CEE) ampliando a molti settori la cooperazione economica.

Un passo importante fu la successiva Unione doganale (luglio 1968), con la quale i sei Paesi della CEE eliminarono i dazi doganali sui beni importati da ognuno di essi, rendendo liberi per la prima volta gli scambi transfrontalieri. Inoltre applicarono gli stessi dazi sulle loro importazioni dai Paesi esterni.

Nel 1974 un primo segnale di unità: la costituzione del Fondo europeo di sviluppo regionale per ridurre le disparità economiche tra le diverse aree dell’Unione e, nel 1979, le prime elezioni europee.

Nel 1987 un importante provvedimento: il lancio del programma Erasmus, che consente a tutti gli studenti europei di seguire corsi di studio in qualunque altro paese dell’Unione, con finanziamentipersonali offerti dall’UE.

Il 7 febbraio 1992 è una data storica, con la firma del Trattato di Maastricht, che fissa regole sui bilanci statali e apre la strada alla moneta unica, l’euro (creato nel gennaio 1999 e circolante, sotto forma di moneta legale, dal gennaio 2002).

E qui, praticamente, finisce la costruzione dell’Europa…

Sembra quasi che i politici che lavorano a Bruxelles abbiano deciso che, avendo creato una moneta unica che circola in tutti i Paesi, il loro compito si sia esaurito.

Invece no, se veramente il sogno dell’Europa deve realizzarsi, si tratta solo di un primo (e neppure primario) passo, cui tanti altri debbono seguire!

Certo, è bello sentirsi europei cenando con gli amici a Saint Tropez o a Knokke le zout con gli stessi euro utilizzati per cenare a Portovenere o a Sirmione; ma poi?

Durante la cena, parlando della propria vita, si scopre che Ragnar di Stoccolma, andrà in pensione a 62 anni, così come Charles di Lyon oppure Jerome di La Valletta, mentre Alvaro di Barcellonadovrà attendere i 65 anni come Kurt di Frankfurt e Philippe di Anversa, e noi addirittura aspetteremo fino a 67 anni!

Poi iniziamo a lamentarci delle tasse, e anche lì scopriamo una jungla: Charles in Francia è soggetto ad una delle 5 aliquote previste dall’Impȏt sur le revenu (e gode delle riduzioni previste per i nuclei familiari avendo moglie e figli), Kurt è soggetto ad una delle quattro aliquote previste dall’Einkommensteuer, Alvaro paga imposte sia allo Stato sia alle Comunità Autonome su cinquescaglioni di reddito.

Dulcis in fundo scopriamo che anche le imprese commerciali pagano imposte totalmente difformi da un Paese all’altro: chi ha sede in Ungheria paga il 9%, chi opera in Irlanda il 13%, Italia, Francia e Germania hanno aliquote rispettivamente del 24, 34 e 30 per cento. E così ci rendiamo conto del perché la Stellantis (quella che era la nostra cara FIAT, ormai un “ferrovecchio dell’economia” …) ha trasferito la propria sede ad Amsterdam: paga metà delle tasse che pagherebbe a Torino!

Insomma, Paese che vai, normative (diverse) che trovi; e cominciamo ad avere dubbi sull’esistenza dell’Europa unita.

Dubbi che aumentano quando scopriamo che, di fronte a queste macroscopiche differenze, esiste una miriade di leggi, regolamenti, direttive che uniformano piccoli settori disciplinando con precisione millimetrica comportamenti in tutti i Paesi europei!

Esiste una direttiva stringente che regola l’etichettatura della carne suina, una che prescrive con decine di articoli e commi le informazioni sulle proprietà nutritive negli alimenti preimballati, ed una corposa serie di norme regolamenta la transumanza di animali biologici su terreni non biologici…

Per fortuna è stata abolita, ma fino al 2008 un’ordinanza varata nel 1988 si prendeva la briga di stabilire dimensioni e caratteristiche di base dei cetrioli, andando a sindacare perfino sulla curvatura. L’ordinanza numero 1677 della Commissione Europea stabiliva infatti che un cetriolo, per essere commercializzato, doveva avere una curvatura massima di 10 millimetri su una lunghezza di 10 centimetri. Agricoltori, commercianti e consumatori, tutto con righello e goniometro in mano

Ma gli eurocrati di Bruxelles non hanno abolito tutta quella direttiva, perché per dieci prodotti agricoli certe imposizioni tipiche di un libro umoristico sono rimaste: nel regolamento 543 del 2011 si legge che Le mele devono avere 3/4 della superficie totale di colorazione rossa per le mele del gruppo di colorazione A, 1/2 per le B e 1/3 per le C. Quanto alle dimensioni, minimo servono 60 mm di diametro o 90 di peso.

E, quel che è peggio, si disciplina perfino la “variabilità”.

La natura concepita come una produzione in serie di prodotti tutti uguali. “Per garantire un calibro omogeneo in ciascun imballaggio, la differenza di calibro tra i frutti di uno stesso imballaggio non deve superare i 5 mm per le mele di qualità extra.Si precisa, a scanso di equivoci, che “Il calibro è determinato dal diametro massimo della sezione equatoriale all’asse del frutto, in funzione del peso; fare il contadino in Europa è diventata un’impresa eroica…

 

 

Torniamo a discorsi seri e cerchiamo di impegnarci tutti per far capire ai politici che l’Europa non può ridursi a far circolare l’euro ed a misurare il calibro delle mele: deve avere un’unica legislazione su tutti i temi che caratterizzano la vita sociale di una collettività: pensioni, tassazione delle persone e delle imprese, istruzione obbligatoria, trasporti, protezione dell’ambiente, sistema bancario, politiche familiari, diritti civili eccetera.

Siamo tutti convinti europei! Ma vorremmo che l’Europa si facesse viva….

Gianluigi De Marchi 

Se la crescita urbana si fa paradosso

A Piossasco, nel giardino a tre gradoni di “Casa Lajolo”, Paolo Verri presenta il suo nuovo libro

Domenica 25 settembre, ore 17

Piossasco (Torino)

Torinese, classe ’66, Paolo Verri è innanzitutto “uomo di libri”. E oggi uno dei manager culturali più importanti d’Italia, impegnato da oltre vent’anni nello studio e nella progettazione di spazi urbani. Una “specializzazione” che, domenica prossima 25 settembre (ore 17) lo porterà – nell’ambito della terza edizione di “Bellezza tra le righe” , organizzata da “Fondazione Casa Lajolo” e “Fondazione Cosso”– a Piossasco, nel giardino di “Casa Lajolo” (dimora storica del Piemonte) proprio per disquisire su “Le città e il loro futuro, per una libertà ‘costruttiva’”. Occasione: la recente uscita del suo nuovo libro “Il paradosso urbano” edito da “Egea”.

“Crescita, crescita, crescita: che sia economica, tecnologica o demografica, l’importante – si legge – è che il futuro punti sempre al rialzo. Vale per gli individui e i loro desideri personali, per le imprese, per gli Stati. E, oggi più che mai, per le città. Eppure lo sviluppo – fondamentale per un’evoluzione degli ecosistemi cittadini – può anche innescare meccaniche insidiose, talvolta perfino distruttive. Soprattutto se risulta fine a sé stesso”. Di qui il “paradosso urbano” che dà il titolo al libro di Verri, in cui si raccontano le “metamorfosi emblematiche” di “Nove città in cerca di futuro”, capaci di sconfiggere crisi, creare strategie alternative e raggiungere risultati concreti per il benessere delle proprie comunità non attraverso perdenti competizioni, quanto piuttosto collaborando con tutti gli interlocutori in campo nella ricerca vincente di un reciproco scambio, di buoni progetti e buone informazioni. Barcellona, Torino, Pittsburgh, Lione, Milano, Istanbul, Tokyo, Wrocław, Matera: sono queste le città al centro di un viaggio che Verri ha compiuto di persona nelle vesti di “urban practitioner”. Alla luce della sua esperienza pluridecennale, quindi, l’autore “cerca di riflettere su come le città stiano diventando sempre di più i luoghi in cui si elaborerà il futuro del pianeta, in cui si sperimenteranno nuovi modelli sociali e tentativi di pace permanente, in cui si svilupperanno una ricerca di frontiera e insieme modelli di cooperazione culturale inediti”. Viaggi non privi di difficoltà, contraddizioni e paradossi, “ma in cui sarà fondamentale – si sottolinea – la capacità di dialogare, talvolta reinventarsi, perfino tornare sui propri passi e ricominciare da capo, alla ricerca di un delicato equilibrio tra crescita, valorizzazione della propria identità storico-culturale e il rispetto, se non rinnovamento, dei processi democratici”.

Paolo Verri è stato direttore del “Salone Internazionale del Libro di Torino” dal 1993 al 1997, oggi vanta un’esperienza pluriennale nell’ambito dello “sviluppo urbano”. Come “urban practitioner” ha diretto il Piano Strategico di Torino fino al 2006, i festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’Italia nel 2011, gli eventi del Padiglione Italia di “Expo Milano 2015” e “Matera 2019 Capitale europea della cultura”. È consulente per numerose amministrazioni italiane e straniere in materia di progettazione culturale ed è docente di “Place attractiveness & Big events” allo “IULM” di Milano, nonché di “Organizzazione di grandi eventi” al “Master Comunicare lo Sport” dell’“Università Cattolica di Milano” e coordinatore del Diploma magistrale in “Transdisciplinary Design” allo “IED” di Milano.

Incontro con l’autore compreso nel biglietto d’ingresso: 8 Euro. Prenotazione obbligatoria: Casa Lajolo”, via San Vito 23, Piossasco (Torino); tel. 333/3270586 o info@casalajolo.it

g. m.

Nelle foto:

–       Paolo Verri

–       Cover libro

Anche a Torino raccomandate e telegrammi dal proprio PC o smartphone

 Poste Italiane presenta Postaonline, il nuovo servizio per i cittadini di Torino per spedire raccomandate, lettere e telegrammi direttamente dal proprio PC o smartphone.

Attivo 24 ore su 24, Postaonline consente di spedire in Italia e all’estero le proprie comunicazioni in formato digitale anche con invii multipli (massimo 200) in modo semplice e intuitivo. Per le raccomandate e le lettere è possibile scegliere tra bianco e nero e colore, fronte e retro o solamente fronte. Poste Italiane si occupa della stampa, dell’imbustamento e della consegna al destinatario.

Per utilizzare Postaonline è sufficiente effettuare la registrazione, eseguire l’accesso dal sito Poste.it (link https://www.poste.it/gamma/spedisci-online.html) o dall’App Ufficio Postale, scrivere online la propria raccomandata, lettera o telegramma, inserire l’indirizzo del destinatario e procedere al pagamento in modo sicuro con carta di credito (circuiti VISA e Mastercard), Postepay o con Conto BancoPosta.

A disposizione dei clienti anche una serie di servizi aggiuntivi: Archivio, per tenere traccia per 6 anni di tutti i dati delle spedizioni effettuate, Rubrica Online, per memorizzare gli indirizzi dei destinatari utilizzati più frequentemente con una funzione di verifica automatica della completezza e esattezza di indirizzo e CAP e Invii Multipli, per inviare la stessa comunicazione a più destinatari con una sola operazione.

Poste Italiane conferma l’attenzione alle politiche di sostenibilità ambientale attraverso l’uso di carta certificata FSC (Forest Stewardship Council), e di cellulosa trasparente per le finestre delle buste delle raccomandate e delle lettere, permettendo il riciclo completo dell’intera spedizione e riducendo fortemente l’impronta ambientale.

Per qualsiasi informazione e per conoscere i costi dei servizi Postaonline è possibile consultare il sitoPoste.it (link a https://www.poste.it/gamma/spedisci-online.html) .

Curiosità elettorali

Cosa succede se non si vota? L’esercizio del voto è un  “dovere civico”  non un obbligo, questo secondo la Costituzione.

In Italia  non succede quindi nulla se un elettore decide di non recarsi a votare una o più volte.

La scheda bianca a chi dà il voto? A nessuno, perché è come se il voto non venisse espresso.

Elezioni politiche 25 settembre 2022 Come si vota

Andremo a votare in un’unica giornata, domenica 25 settembre, muniti di documento d’identità e tessera elettorale.Non c’è più l’età minima di 25 anni per eleggere i senatori, basta aver compiuto la maggiore età:18 anni.

Gli eletti saranno 600 (non più 945) 400 deputati e 200 senatori.

La legge elettorale si chiama “Rosatellum” da Ettore Rosato, attuale deputato di Italia Viva.
I 600 parlamentari verranno eletti con un misto di sistema maggioritario e proporzionale.

Un terzo dei seggi di Camera e Senato viene assegnato con il maggioritario per mezzo dei collegi uninominali in cui vince chi prende più voti.Gli altri due terzi vengono attribuiti con la quota proporzionale.

Al seggio riceveremo 2 schede:una per la Camera ed una per il Senato.

Tracceremo una x sul simbolo della lista o sul nome del candidato dell’uninominale.In ogni collegio uninominale sarà eletto chi avrà la maggioranza dei voti.Non esiste il voto disgiunto!
Al voto proporzionale possiamo scegliere un partito da noi preferito all’interno della coalizione semplicemente tracciando x sulla lista desiderata.
Ogni singolo candidato può presentarsi solo in un collegio uninominale ed al massimo in 5 proporzionali.

È importante ricordare che ci sono 2 sbarramenti di percentuale: al proporzionale ottengono seggi solo liste
che arrivano al 3%,se si è in coalizione la percentuale è 10%

Se un partito fa parte della coalizione ed ottiene meno del 3% i suoi voti vengono redistribuiti alle altre liste che superano il 3%.
Se un partito non ottiene neanche l’1% tutti i voti spariscono nel nulla

Enzo Grassano

Successo per Tattoo Convention

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Entra nel vivo l’edizione 2022 della Torino Tattoo Convention, in programma fino a domenica 25 settembre al Pala Alpitour, che inaugura con un’ottima affluenza e un programma ricco di appuntamenti.

Tre palchi con musica dal vivo e DJ set, oltre 20 contest nel fine settimana e 250 tatuatori da tutto il mondo che sono già al lavoro con tantissime session prenotate. Dai tatuaggi minimal a quelli più articolati fino ad arrivare a delle vere e proprie immense opere d’arte sulla pelle. Alcuni tatuaggi richiederanno l’intero weekend per essere completati.

Tra i visitatori c’è chi arriva con un’ idea ben precisa e chi sceglie sul momento; chi ha prenotato da tempo il suo slot e chi invece resta folgorato dalla maestria dei tatuatori presenti e decide di tatuarsi in un contesto unico come la Torino Tattoo Convention.

Giunta alla sua XI edizione, la Torino Tattoo Convention, ospitata quest’anno al Pala Alpitour, è un evento anticonformista, colorato, pieno di musica e di festa: live show, concerti, esposizioni, lo street food più rock e un dj set con artisti d’eccezione. Per i visitatori è l’occasione per vedere al lavoro i grandi maestri internazionali e per farsi realizzare un tatuaggio da professionisti altrimenti inavvicinabili.

Tra gli ospiti più particolari i tatuatori orientali: Horizakura, Jinta2 e Shun Tattoo dal Giappone, Liu Shanqui dalla Cina, maestri dello stile orientale e figurativo, i cui tattoo sono vere e proprie opere d’arte, capolavori di tecnica ricchi di dettagli minuziosi. Nutrita la presenza di tatuatrici donne, tra tutte Roberta Mazziotti e Paola Currado, bravissime esponenti dello stile fine line, vera tendenza tattoo 2022: a differenza dei tatuaggi tradizionali, più spessi e pesanti, che li hanno preceduti, i tatuaggi a linee sottili sono diventati lo stile preferito da chiunque voglia aggiungere un disegno delicato o minuscolo alla propria collezione.

Boom di visitatori per Terra Madre

Nonostante la pioggia incessante, i torinesi non si lasciano scoraggiare e affollano i padiglioni che al Parco Dora celebrano diversità ed eccellenze culinarie.

Quest’anno a farla da padrone sono le regioni italiane che propongono cibo di strada, piatti della tradizione e nuovi accostamenti culinari.
Terra Madre riesce a mettere d’accordo tutti: dagli amanti della birra artigianale ai golosi che non rinunciano al dolce.


Ci sono aree dedicate ai bambini, aree ristoro e angoli dedicato a incontri e conferenze.
Munirsi di pazienza è d’obbligo. Alcuni corridoi possono essere molto affollati, ma la qualità dei prodotti proposti sia in degustazione sia in vendita ripagano di ogni sforzo.
L’evento resterà al Parco Dora sino a lunedì.

Lori Barozzino 

Buon voto a tutti

È proprio il primo giorno d’autunno. Tempo uggioso, con quella naturale tristezza.

Tristezza per un presente decisamente angosciante con Putin che vuole dichiarare guerra al modo mobilitando trecentomila riservisti. Come si è dimostrato nella seconda guerra mondiale, difficile se non impossibile cercare di ragionare con un pazzo. E intanto 4 miliardi di persone hanno assistito ai funerali della Regina Elisabetta. Qualcosa non torna. All’Est i russi difatto hanno distrutto tutto, se non altro dal punto di vista morale. Ma anche all’occidente le cose non quadrano. Anche il binomio capitalismo e democrazia fa acqua da tutte le parti. Sono dieci mesi che si parla del caro bollette e praticamente non si è fatto nulla per affrontarlo se non dire agli italiani, praticamente, arrangiatevi. Santa pazienza.
Ed ovviamente dalle nostre parti le cose non tornano. Dall’ Italia scendendo in Barriera di Milano, passando dal Piemonte e “planando” a Torino.

Immondizia presso via Cigna. Ammetto che francamente da Lo Russo mi aspettavo di più ed in tempi più rapidi. Qui non siamo a Roma dove non c’è lnceneritore. Qui , addirittura c’è il termovalorizzatore. Eppure le periferie soffrono come l’isola pedonale di via Di Nanni. La  Chiesa di San Bernardino fino a cinque anni fa era una piccola Svizzera ora in preda a ragazzotti di dubbia civiltà. Momenti e situazioni molto ma molto tristi. E i guai per lo Russo non finiscono qui. Deve tagliare le spese passando da 7 milioni a due per manutenzione strade. Tra buche e spazzatura assomigliamo  troppo a Roma.
Decisamente un non buon viatico per il Pd che proprio queste elezioni anticipate proprio non le voleva. Ma ora si “balla” e si deve ballare. Molta apprensione dei candidati.
Molta apprensione per ciò che rimane del Partito. Non solo non sarà il partito con più voti, ma l’insieme non è molto gradito.  Sintesi? Isolamento, Isolamento, Isolamento.
Chi gongola sono i pentastellati. Altro che 10%:  di più, molto ma molto di più. Gli arrabbiati tornano a loro. Capita anche nelle migliori famiglie. Il terzo polo a Torino non sfonda puntando al centro, non solo politico ma anche geografico. Chi vincerà? Su questo, mi sembra, non ci sono dubbi: Giorgia Meloni. Più che il centro destra vincerà lei che era una borgatara  di Garbatella e diventerà Presidente del consiglio. Tra le altre cose Garbatella è uno dei più bei quartieri di Roma con pregiatissime opere architettoniche.
Altro discorso per Berlusca e Salvini.
Decisamente ed irrimediabilmente in fase calante. Con un primato da raggiungere: pochi votanti figli di un voto chiamante d’opinione. Tant’è che i comizi sono poco affollati da ambo le parti. Del resto televisione  e internet sono più comodi.  Piaccia o non piaccia la nostra democrazia è un po’ stanchina. Con il sempre diffuso  “non voto tanto non cambia nulla” .
Effettivamente. Comunque buon voto a tutti.
Non vedo ragionevoli alternative. Ho votato per la prima volta il 6 giugno 1975. Era la prima volta che votavano  i 18enni. Che emozione.
Che contentezza. Vero, oggi vince un distacco quasi rassegnato “condito” da rassegnata stanchezza. Vero, verissimo. Ma non vedo ragionevole alternativa al voto. Dunque buon voto a tutti.

Patrizio Tosetto

Selezione Accademia Fibs Piemonte

Nello stadio del baseball di via Passo Buole a Torino, si è svolto il try-out selettivo per l’ingresso nell’Accademia Piemonte della FIBS Piemonte, dando così ufficialmente l’inizio alla stagione 2022/23.

Una trentina di atleti, molti giovani, tante facce nuove in rappresentanza della maggior parte delle società piemontesi, ai quali si sono aggregati alcuni ragazzi liguri, tutti si sono messi a disposizione dello staff tecnico diretto dal manager Gianmario Costa.
Dopo la fase di riscaldamento curata dallo staff dei preparatori atletici dello studio SURF “Specialisti Uniti Rivolti alla Funzione” di Torino, divisi per gruppi dall’annata 2005 alla 2009, i ragazzi sono stati visionati dal pitching coach Alessandro Rosa Colombo, dal defense e catching coach Luca Costa e dall’hitting e baserunning coach Gianmario Costa.
Al termine della seduta i tecnici si sono confrontati e fra qualche giorno renderanno nota la lista dei nominativi dei 15 atleti, che entreranno a far parte dell’Accademia Piemonte 2022/23.
Presente anche Sabrina Olivero. presidente del Comitato Regionale della FIBS Piemonte e responsabile dell’Accademia.

Caro energia, guerra e logistica: ombre sulla tenuta delle imprese

Rapporto PMI 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con UniCredit e Gruppo24Ore

Il commento del presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, a proposito  dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane.

“L’analisi sulle Pmi contiene alcuni spunti di estrema attualità. Seppur relativa al periodo immediatamente successivo alla pandemia, cui è seguito un 2021 in Piemonte di ripresa maggiore rispetto alla media nazionale, guardando allo scenario i rischi sono gli stessi di due anni fa. La guerra in Ucraina, l’aumento di gas ed energia, lo shortage di materie prime e componenti, i costi di logistica hanno un’incidenza paragonabile al 2020. Di conseguenza le imprese definite “sicure” già a fine 2021 in Piemonte erano il 17% in meno rispetto al 2019 e conseguentemente erano in aumento quelle solvibili, le vulnerabili e le rischiose stando al Cerved Group Score. Ecco perché come Confindustria, nell’attuale contesto abbiamo richiesto interventi straordinari in tutto simili a quelli post-pandemia, condividendo 18 punti che per noi costituiscono le priorità, tra cui chiaramente c’è il Pnrr da portare a compimento con le sue riforme. Chi fa impresa ha bisogno di stabilità e serve anche una visione di politica industriale chiara e condivisa tra istituzioni e imprese. Oggi soprattutto, tutto questo va a vantaggio dell’intero Paese per superare la contingenza e costruire la strada per il futuro”.

Il presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, Alberto Biraghi, a commento dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane osserva:

“L’analisi sulle Pmi piemontesi evidenzia una capacità di reazione e ripresa da parte delle nostre imprese migliore rispetto alla media nazionale. E’ una conferma statistica alla percezione personale che ho avuto da quando sono presidente della piccole industria regionale. Tale capacità di resistenza ha anche impedito, fino ad ora, che gli aumenti di energia e materie prime, arrivassero fino al prezzo finale dei prodotti, anche grazie alle risorse di capitale delle imprese. Ora però, la strada si è fatta stretta, sempre più colleghi si trovano in difficoltà e si mettono così a rischio le intere filiere, dall’agroalimentare all’automotive, dal tessile ai servizi. E’ da oltre un anno che segnaliamo l’escalation dei prezzi dell’energia e del gas, ben prima dell’avvio della tragica guerra scatenata dalla Russia. Le risposte però sono arrivate in ritardo e hanno avuto un ‘taglio’ solo nazionale, invece che europeo come sarebbe stato auspicabile. Senza contare che molti imprenditori, si trovano ora nella paradossale condizione di dover iniziare a restituire gli aiuti avuti durante la pandemia, e hanno da pagare bollette quintuplicate, se non decuplicate in alcuni casi”.


I dati del
 Piemonte

 

Il sistema delle PMI, 2007-2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2007

2008

2009

2017

2018

2019

2020

Var.

2020/2019

Var. 2020/2007

Italia

149.932

154.893

157.894

156.754

158.688

159.925

153.627

-3,9%

2,5%

Nord-Est

38.736

39.812

39.998

39.924

40.372

40.628

39.306

-3,3%

1,5%

Nord-Ovest

50.407

51.981

52.370

53.455

53.907

54.481

52.991

-2,7%

5,1%

Piemonte

10.651

10.878

10.832

10.812

10.864

11.034  

10.720  

-2,8%

0,7%

Centro

32.037

32.797

33.953

32.344

32.838

32.917

30.736

-6,6%

-4,1%

Mezzogiorno

28.751

30.303

31.574

31.031

31.571

31.899

30.594

-4,1%

6,4%

Dopo cinque anni consecutivi di crescita, la pandemia ha determinato una contrazione del numero di PMI. In base agli ultimi dati demografici e di bilancio disponibili, nel 2020 il numero stimato di PMI che operano nel nostro sistema produttivo si attesta a quota 153.627, un dato in flessione del 3,9% rispetto al 2019 ma ancora superiore del 2,5% rispetto ai valori del 2007. L’area geografica che fa registrare il calo più marcato di PMI è il Centro (-6,6%), seguito dal Mezzogiorno (-4,1%), mentre risultano più contenute le perdite nel Nord-Est e Nord- Ovest (rispettivamente -2,7% e -3,3%).

Il calo di numerosità di piccole e medie imprese si estende a tutte le regioni eccetto il Molise (+0,6%). Gli impatti più severi si verificano in Abruzzo (-8,7%) e nel Lazio (-8,6%), mentre risultano meno colpite la Basilicata (-0,6%), le Marche (-2,4%), la Lombardia (-2,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (-2,6%).

Rispetto ai valori del 2007, invece, le regioni che evidenziano i maggiori incrementi sono Trentino-Alto Adige (+22,4%), Lombardia (+7,7%) e Campania (+13,9%).

Addetti impiegati nelle PMI 2019

 

Piccole

Medie

PMI

% Piccole

% Medie

Italia

   2.418.916  

   2.110.171  

   4.529.087  

53,4%

46,6%

Nord-Est

       612.051  

       565.505  

   1.177.556  

52,0%

48,0%

Nord-Ovest

       778.189  

       803.964  

   1.582.153  

49,2%

50,8%

Piemonte

161.416

163.057

324.473

49,7%

50,3%

Centro

       509.153  

       391.296  

       900.449  

56,5%

43,5%

Mezzogiorno

       519.164  

       349.110  

       868.274  

59,8%

40,2%

 

Le PMI italiane impiegano 4,5 milioni di addetti, occupati per il 53,4% nelle piccole imprese e per il 46,6% nelle imprese di media dimensione. Il Nord-Ovest è l’area che fornisce il maggior contributo occupazionale, con più di 1,5 milioni di occupati (34,9% del totale della forza lavoro impiegata nelle PMI), seguito dal Nord-Est con 1,1 milioni di addetti (25,9%). Le PMI di Centro e Sud Italia impiegano un minor numero di addetti, rispettivamente 900 mila (19,8%) e 868 mila unità (19,1%).​​​

Il Nord-Ovest si conferma l’unica area del Paese in cui gli addetti impiegati nelle medie imprese (803mila) superano quelli delle piccole (778mila). Tra gli addetti delle PMI del Nord-Est, il 52% (512mila) lavora in imprese di piccole dimensioni, con la quota che aumenta nel Centro (56,5%) e nel Sud del Paese(59,8%).​​​

A livello territoriale, in termini numerici, sono Lombardia (1,1 milioni), Veneto (521 mila) ed Emilia-Romagna (445 mila) le regioni che impiegano più addetti nel sistema di PMI. Molise (62,9%), Sicilia (61,8%) e Marche (60,8%) sono le regioni con la distribuzione dell’impiego nelle piccole imprese più elevata

Score economico-finanziario delle PMI attive sul mercato nell’anno

Per area di rischio, in valori assoluti e in percentuale

 

2007

2019

2020

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Italia

39,8%

35,5%

24,7%

149.932

59,5%

30,3%

10,2%

159.925

53,9%

31,6%

14,4%

153.627

Nord-Est

43,7%

33,3%

23,0%

38.736

64,8%

27,1%

8,1%

40.628

59,1%

29,3%

11,6%

39.306

Nord-Ovest

43,9%

33,5%

22,6%

50.407

61,4%

28,8%

9,8%

54.481

55,5%

30,6%

13,9%

52.991

Piemonte

42,7%

33,9%

23,4%

10.651  

61,7%

29,0%

9,3%

11.034  

58,0%

29,8%

12,2%

10.720  

Centro

35,3%

36,3%

28,5%

32.037

54,9%

32,8%

12,3%

32.917

47,7%

33,6%

18,7%

30.736

Mezzogiorno

31,4%

41,1%

27,5%

28.751

54,3%

34,2%

11,5%

31.899

50,7%

34,5%

14,8%

30.594

Nel 2007, prima della crisi finanziaria, le PMI italiane erano caratterizzate da profili più rischiosi rispetto a quelli attuali. Negli ultimi anni il tessuto di piccole e medie imprese si è infatti rafforzato sotto il profilo patrimoniale, anche in seguito all’uscita dal mercato delle società più fragili e indebitate. ​

Prima della recessione in Italia operavano circa 150 mila PMI. Di queste, secondo il CeBi Score 4, poco meno del 40% erano considerate solvibili, a fronte del 24,7% con fondamentali rischiosi, mentre il rimanente 35,5% delle società era classificato in un’area di vulnerabilità. Nonostante il peggioramento dovuto agli effetti del Covid, l’incidenza della rischiosità in base al CeBiScore 4 rimane su livelli non preoccupanti. Nel 2020, su un totale di 153 mila PMI, la percentuale di imprese a rischio è aumentata passando dal 10,2% al 14,4% del 2019; in parallelo la quota di solvibili si è ristretta dal 59,5% al 53,9% ​​​​​​

A livello territoriale la quota più alta di PMI in area di rischio si osserva nel Centro (18,7% nel 2020, dal 12,3% del 2019), seguito dal Mezzogiorno (14,8% nel 2020, dall’11,5%), mentre il Nord-Ovest si porta dal 9,8% al 13,9% e il Nord-Est si conferma l’area a minor rischio passando dall’8,1% all’11,6%.

​​​​​​

Impatto del Covid sul rischio di default delle PMI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distribuzione delle imprese per Cerved Group Score

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SICURE

SOLVIBILI

VULNERABILI

RISCHIOSE

 

2019

2020

2021

2019

2020

2021

2019

2020

2021

2019

2020

2021

Italia

32,6%

17,4%

21,0%

37,8%

39,3%

37,1%

21,2%

30,1%

30,5%

8,4%

13,2%

11,4%

Nord-Est

42,6%

21,8%

28,0%

36,2%

42,5%

38,2%

15,4%

25,8%

25,7%

5,8%

9,9%

8,1%

Nord-Ovest

41,3%

20,8%

25,7%

36,0%

40,7%

36,6%

16,3%

27,2%

27,9%

6,4%

11,3%

9,8%

Piemonte

44,1%

21,9%

27,0%

35,6%

42,5%

37,7%

15,0%

26,1%

27,0%

5,3%

9,6%

8,4%

Centro

23,0%

13,8%

14,3%

40,5%

37,6%

36,2%

26,1%

33,5%

34,5%

10,4%

15,1%

15,0%

Mezzogiorno

14,6%

9,5%

11,0%

40,3%

34,7%

37,3%

32,1%

37,1%

37,1%

12,9%

18,7%

14,6%

 

Attraverso il Cerved Group Score (CGS) è possibile monitorare l’evoluzione del rischio in chiave prospettica valutando l’impatto dell’emergenza Covid nel 2020 e della ripresa del 2021 sui profili di rischio delle PMI.

I dati di fine 2020 mettono in evidenza una forte riduzione delle PMI in area di sicurezza (dal 32,6% del 2019 al 17,3%) e un consistente aumento delle PMI rischiose (dall’8,4% al 13,2%). Nel 2021, per effetto del graduale rallentamento delle restrizioni e della ripresa dell’attività economica l’indice fa registrare un netto miglioramento: la quota in area di sicurezza ritorna a crescere (21,2%) e nello stesso tempo si riduce la percentuale di PMI a rischio (dal 13,2% all’11,4%), restando tuttavia su livelli più elevati rispetto al 2019.

A livello territoriale, nel 2021 tutte le aree fanno registrare una riduzione della quota di PMI a rischio, non riportandosi tuttavia sui valori registrati prima del Covid. Nel Mezzogiorno si osserva il miglioramento più marcato (dal 18,7% al 14,6% di PMI a rischio) che porta l’area alla minor distanza rispetto ai livelli del 2019 (+1,7 punti percentuali). Nel Nord-Est si passa dal 9,9% all’8,1% di PMI a rischio (contro il 5,8% pre-Covid, mentre nel Nord-Ovest la quota di rischiose si porta al 9,8% dall’11,3%, un valore, che supera di 3,4 punti percentuali il dato del 2019. Il Centro Italia, dove si osserva il miglioramento più lieve (dal 15,1% al 15,0%), diventa la macroarea con la maggiore incidenza di imprese a rischio (+4,6 p.p. rispetto al 2019).

Tra le regioni italiane, Lazio (18,9% PMI a rischio nel 2021; + 5,7 p.p. rispetto al 2019), Toscana (12,3%; +4,3 p.p.) e Sicilia (16,8%; +3,6 p.p.) sono quelle che fanno registrare i peggioramenti più significativi rispetto allo scenario pre-Covid, mentre tengono meglio Abruzzo (12,8%; +0,3 p.p.), Sardegna (15,0%; +0,8 p.p.) e Basilicata (12,1%; +0,9 p.p.).

Esposizione alle tre componenti del rischio fisico per regione

 

 

 

PMI a rischio alto e molto alto nelle macroaree

 

 

 

 

 

 

Totale

Rischio alluvioni

Rischio frane

Rischio terremoti

 

Sedi locali

Addetti

% sedi locali

% addetti

% sedi locali

% addetti

% sedi locali

% addetti

Italia

  359.544

  4.350.727

11,8%

11,5%

1,8%

1,5%

6,4%

6,6%

Nord-Est

    92.619

  1.159.710

22,2%

21,9%

0,4%

0,3%

10,4%

10,1%

Nord-Ovest

  118.468

  1.477.863

5,3%

4,9%

2,5%

2,0%

0,0%

0,0%

Piemonte

26.725

325.452

3,5%

4,1%

1,0%

0,7%

0,0%

0,0%

Centro

    72.839

     844.791

16,9%

16,1%

2,2%

1,8%

3,7%

3,8%

Mezzogiorno

    75.618

     868.363

2,9%

3,0%

2,6%

2,7%

13,7%

14,6%

La distribuzione geografica delle tre diverse componenti del rischio fisico riflette l’eterogeneità del territorio italiano, con forti differenze a livello regionale.

L’area che presenta una maggiore quota di addetti di PMI in zone ad alto rischio di alluvione è il Nord-Est (21,9% del totale), con una forte incidenza registrata in Emilia Romagna (43,9%), seguito dal Centro (16,1%), dove è significativa l’esposizione della Toscana (39,2%), e dal Nord-Ovest (4,9%), trainato dal dato della Liguria (21,2%), mentre nelle regioni del Sud si osservano incidenze più basse negli addetti a rischio (3,0%). In termini di rischio frane la Valle d’Aosta evidenzia i livelli di rischiosità più alti (32,9% addetti in classi di rischio alta o molto alta), seguita dalla Liguria (15,3%), mentre le altre regioni fanno registrare incidenze inferiori al 10%. Anche l’incidenza del rischio sismico si diversifica molto a livello territoriale, con quote più alte di addetti in zone a rischio in Calabria (77,4% degli addetti) e Molise (68,6%).