ilTorinese

Caro energia, guerra e logistica: ombre sulla tenuta delle imprese

Rapporto PMI 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con UniCredit e Gruppo24Ore

Il commento del presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, a proposito  dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane.

“L’analisi sulle Pmi contiene alcuni spunti di estrema attualità. Seppur relativa al periodo immediatamente successivo alla pandemia, cui è seguito un 2021 in Piemonte di ripresa maggiore rispetto alla media nazionale, guardando allo scenario i rischi sono gli stessi di due anni fa. La guerra in Ucraina, l’aumento di gas ed energia, lo shortage di materie prime e componenti, i costi di logistica hanno un’incidenza paragonabile al 2020. Di conseguenza le imprese definite “sicure” già a fine 2021 in Piemonte erano il 17% in meno rispetto al 2019 e conseguentemente erano in aumento quelle solvibili, le vulnerabili e le rischiose stando al Cerved Group Score. Ecco perché come Confindustria, nell’attuale contesto abbiamo richiesto interventi straordinari in tutto simili a quelli post-pandemia, condividendo 18 punti che per noi costituiscono le priorità, tra cui chiaramente c’è il Pnrr da portare a compimento con le sue riforme. Chi fa impresa ha bisogno di stabilità e serve anche una visione di politica industriale chiara e condivisa tra istituzioni e imprese. Oggi soprattutto, tutto questo va a vantaggio dell’intero Paese per superare la contingenza e costruire la strada per il futuro”.

Il presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, Alberto Biraghi, a commento dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane osserva:

“L’analisi sulle Pmi piemontesi evidenzia una capacità di reazione e ripresa da parte delle nostre imprese migliore rispetto alla media nazionale. E’ una conferma statistica alla percezione personale che ho avuto da quando sono presidente della piccole industria regionale. Tale capacità di resistenza ha anche impedito, fino ad ora, che gli aumenti di energia e materie prime, arrivassero fino al prezzo finale dei prodotti, anche grazie alle risorse di capitale delle imprese. Ora però, la strada si è fatta stretta, sempre più colleghi si trovano in difficoltà e si mettono così a rischio le intere filiere, dall’agroalimentare all’automotive, dal tessile ai servizi. E’ da oltre un anno che segnaliamo l’escalation dei prezzi dell’energia e del gas, ben prima dell’avvio della tragica guerra scatenata dalla Russia. Le risposte però sono arrivate in ritardo e hanno avuto un ‘taglio’ solo nazionale, invece che europeo come sarebbe stato auspicabile. Senza contare che molti imprenditori, si trovano ora nella paradossale condizione di dover iniziare a restituire gli aiuti avuti durante la pandemia, e hanno da pagare bollette quintuplicate, se non decuplicate in alcuni casi”.


I dati del
 Piemonte

 

Il sistema delle PMI, 2007-2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2007

2008

2009

2017

2018

2019

2020

Var.

2020/2019

Var. 2020/2007

Italia

149.932

154.893

157.894

156.754

158.688

159.925

153.627

-3,9%

2,5%

Nord-Est

38.736

39.812

39.998

39.924

40.372

40.628

39.306

-3,3%

1,5%

Nord-Ovest

50.407

51.981

52.370

53.455

53.907

54.481

52.991

-2,7%

5,1%

Piemonte

10.651

10.878

10.832

10.812

10.864

11.034  

10.720  

-2,8%

0,7%

Centro

32.037

32.797

33.953

32.344

32.838

32.917

30.736

-6,6%

-4,1%

Mezzogiorno

28.751

30.303

31.574

31.031

31.571

31.899

30.594

-4,1%

6,4%

Dopo cinque anni consecutivi di crescita, la pandemia ha determinato una contrazione del numero di PMI. In base agli ultimi dati demografici e di bilancio disponibili, nel 2020 il numero stimato di PMI che operano nel nostro sistema produttivo si attesta a quota 153.627, un dato in flessione del 3,9% rispetto al 2019 ma ancora superiore del 2,5% rispetto ai valori del 2007. L’area geografica che fa registrare il calo più marcato di PMI è il Centro (-6,6%), seguito dal Mezzogiorno (-4,1%), mentre risultano più contenute le perdite nel Nord-Est e Nord- Ovest (rispettivamente -2,7% e -3,3%).

Il calo di numerosità di piccole e medie imprese si estende a tutte le regioni eccetto il Molise (+0,6%). Gli impatti più severi si verificano in Abruzzo (-8,7%) e nel Lazio (-8,6%), mentre risultano meno colpite la Basilicata (-0,6%), le Marche (-2,4%), la Lombardia (-2,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (-2,6%).

Rispetto ai valori del 2007, invece, le regioni che evidenziano i maggiori incrementi sono Trentino-Alto Adige (+22,4%), Lombardia (+7,7%) e Campania (+13,9%).

Addetti impiegati nelle PMI 2019

 

Piccole

Medie

PMI

% Piccole

% Medie

Italia

   2.418.916  

   2.110.171  

   4.529.087  

53,4%

46,6%

Nord-Est

       612.051  

       565.505  

   1.177.556  

52,0%

48,0%

Nord-Ovest

       778.189  

       803.964  

   1.582.153  

49,2%

50,8%

Piemonte

161.416

163.057

324.473

49,7%

50,3%

Centro

       509.153  

       391.296  

       900.449  

56,5%

43,5%

Mezzogiorno

       519.164  

       349.110  

       868.274  

59,8%

40,2%

 

Le PMI italiane impiegano 4,5 milioni di addetti, occupati per il 53,4% nelle piccole imprese e per il 46,6% nelle imprese di media dimensione. Il Nord-Ovest è l’area che fornisce il maggior contributo occupazionale, con più di 1,5 milioni di occupati (34,9% del totale della forza lavoro impiegata nelle PMI), seguito dal Nord-Est con 1,1 milioni di addetti (25,9%). Le PMI di Centro e Sud Italia impiegano un minor numero di addetti, rispettivamente 900 mila (19,8%) e 868 mila unità (19,1%).​​​

Il Nord-Ovest si conferma l’unica area del Paese in cui gli addetti impiegati nelle medie imprese (803mila) superano quelli delle piccole (778mila). Tra gli addetti delle PMI del Nord-Est, il 52% (512mila) lavora in imprese di piccole dimensioni, con la quota che aumenta nel Centro (56,5%) e nel Sud del Paese(59,8%).​​​

A livello territoriale, in termini numerici, sono Lombardia (1,1 milioni), Veneto (521 mila) ed Emilia-Romagna (445 mila) le regioni che impiegano più addetti nel sistema di PMI. Molise (62,9%), Sicilia (61,8%) e Marche (60,8%) sono le regioni con la distribuzione dell’impiego nelle piccole imprese più elevata

Score economico-finanziario delle PMI attive sul mercato nell’anno

Per area di rischio, in valori assoluti e in percentuale

 

2007

2019

2020

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Solv.

Vuln.

Rischio

totale PMI

Italia

39,8%

35,5%

24,7%

149.932

59,5%

30,3%

10,2%

159.925

53,9%

31,6%

14,4%

153.627

Nord-Est

43,7%

33,3%

23,0%

38.736

64,8%

27,1%

8,1%

40.628

59,1%

29,3%

11,6%

39.306

Nord-Ovest

43,9%

33,5%

22,6%

50.407

61,4%

28,8%

9,8%

54.481

55,5%

30,6%

13,9%

52.991

Piemonte

42,7%

33,9%

23,4%

10.651  

61,7%

29,0%

9,3%

11.034  

58,0%

29,8%

12,2%

10.720  

Centro

35,3%

36,3%

28,5%

32.037

54,9%

32,8%

12,3%

32.917

47,7%

33,6%

18,7%

30.736

Mezzogiorno

31,4%

41,1%

27,5%

28.751

54,3%

34,2%

11,5%

31.899

50,7%

34,5%

14,8%

30.594

Nel 2007, prima della crisi finanziaria, le PMI italiane erano caratterizzate da profili più rischiosi rispetto a quelli attuali. Negli ultimi anni il tessuto di piccole e medie imprese si è infatti rafforzato sotto il profilo patrimoniale, anche in seguito all’uscita dal mercato delle società più fragili e indebitate. ​

Prima della recessione in Italia operavano circa 150 mila PMI. Di queste, secondo il CeBi Score 4, poco meno del 40% erano considerate solvibili, a fronte del 24,7% con fondamentali rischiosi, mentre il rimanente 35,5% delle società era classificato in un’area di vulnerabilità. Nonostante il peggioramento dovuto agli effetti del Covid, l’incidenza della rischiosità in base al CeBiScore 4 rimane su livelli non preoccupanti. Nel 2020, su un totale di 153 mila PMI, la percentuale di imprese a rischio è aumentata passando dal 10,2% al 14,4% del 2019; in parallelo la quota di solvibili si è ristretta dal 59,5% al 53,9% ​​​​​​

A livello territoriale la quota più alta di PMI in area di rischio si osserva nel Centro (18,7% nel 2020, dal 12,3% del 2019), seguito dal Mezzogiorno (14,8% nel 2020, dall’11,5%), mentre il Nord-Ovest si porta dal 9,8% al 13,9% e il Nord-Est si conferma l’area a minor rischio passando dall’8,1% all’11,6%.

​​​​​​

Impatto del Covid sul rischio di default delle PMI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distribuzione delle imprese per Cerved Group Score

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SICURE

SOLVIBILI

VULNERABILI

RISCHIOSE

 

2019

2020

2021

2019

2020

2021

2019

2020

2021

2019

2020

2021

Italia

32,6%

17,4%

21,0%

37,8%

39,3%

37,1%

21,2%

30,1%

30,5%

8,4%

13,2%

11,4%

Nord-Est

42,6%

21,8%

28,0%

36,2%

42,5%

38,2%

15,4%

25,8%

25,7%

5,8%

9,9%

8,1%

Nord-Ovest

41,3%

20,8%

25,7%

36,0%

40,7%

36,6%

16,3%

27,2%

27,9%

6,4%

11,3%

9,8%

Piemonte

44,1%

21,9%

27,0%

35,6%

42,5%

37,7%

15,0%

26,1%

27,0%

5,3%

9,6%

8,4%

Centro

23,0%

13,8%

14,3%

40,5%

37,6%

36,2%

26,1%

33,5%

34,5%

10,4%

15,1%

15,0%

Mezzogiorno

14,6%

9,5%

11,0%

40,3%

34,7%

37,3%

32,1%

37,1%

37,1%

12,9%

18,7%

14,6%

 

Attraverso il Cerved Group Score (CGS) è possibile monitorare l’evoluzione del rischio in chiave prospettica valutando l’impatto dell’emergenza Covid nel 2020 e della ripresa del 2021 sui profili di rischio delle PMI.

I dati di fine 2020 mettono in evidenza una forte riduzione delle PMI in area di sicurezza (dal 32,6% del 2019 al 17,3%) e un consistente aumento delle PMI rischiose (dall’8,4% al 13,2%). Nel 2021, per effetto del graduale rallentamento delle restrizioni e della ripresa dell’attività economica l’indice fa registrare un netto miglioramento: la quota in area di sicurezza ritorna a crescere (21,2%) e nello stesso tempo si riduce la percentuale di PMI a rischio (dal 13,2% all’11,4%), restando tuttavia su livelli più elevati rispetto al 2019.

A livello territoriale, nel 2021 tutte le aree fanno registrare una riduzione della quota di PMI a rischio, non riportandosi tuttavia sui valori registrati prima del Covid. Nel Mezzogiorno si osserva il miglioramento più marcato (dal 18,7% al 14,6% di PMI a rischio) che porta l’area alla minor distanza rispetto ai livelli del 2019 (+1,7 punti percentuali). Nel Nord-Est si passa dal 9,9% all’8,1% di PMI a rischio (contro il 5,8% pre-Covid, mentre nel Nord-Ovest la quota di rischiose si porta al 9,8% dall’11,3%, un valore, che supera di 3,4 punti percentuali il dato del 2019. Il Centro Italia, dove si osserva il miglioramento più lieve (dal 15,1% al 15,0%), diventa la macroarea con la maggiore incidenza di imprese a rischio (+4,6 p.p. rispetto al 2019).

Tra le regioni italiane, Lazio (18,9% PMI a rischio nel 2021; + 5,7 p.p. rispetto al 2019), Toscana (12,3%; +4,3 p.p.) e Sicilia (16,8%; +3,6 p.p.) sono quelle che fanno registrare i peggioramenti più significativi rispetto allo scenario pre-Covid, mentre tengono meglio Abruzzo (12,8%; +0,3 p.p.), Sardegna (15,0%; +0,8 p.p.) e Basilicata (12,1%; +0,9 p.p.).

Esposizione alle tre componenti del rischio fisico per regione

 

 

 

PMI a rischio alto e molto alto nelle macroaree

 

 

 

 

 

 

Totale

Rischio alluvioni

Rischio frane

Rischio terremoti

 

Sedi locali

Addetti

% sedi locali

% addetti

% sedi locali

% addetti

% sedi locali

% addetti

Italia

  359.544

  4.350.727

11,8%

11,5%

1,8%

1,5%

6,4%

6,6%

Nord-Est

    92.619

  1.159.710

22,2%

21,9%

0,4%

0,3%

10,4%

10,1%

Nord-Ovest

  118.468

  1.477.863

5,3%

4,9%

2,5%

2,0%

0,0%

0,0%

Piemonte

26.725

325.452

3,5%

4,1%

1,0%

0,7%

0,0%

0,0%

Centro

    72.839

     844.791

16,9%

16,1%

2,2%

1,8%

3,7%

3,8%

Mezzogiorno

    75.618

     868.363

2,9%

3,0%

2,6%

2,7%

13,7%

14,6%

La distribuzione geografica delle tre diverse componenti del rischio fisico riflette l’eterogeneità del territorio italiano, con forti differenze a livello regionale.

L’area che presenta una maggiore quota di addetti di PMI in zone ad alto rischio di alluvione è il Nord-Est (21,9% del totale), con una forte incidenza registrata in Emilia Romagna (43,9%), seguito dal Centro (16,1%), dove è significativa l’esposizione della Toscana (39,2%), e dal Nord-Ovest (4,9%), trainato dal dato della Liguria (21,2%), mentre nelle regioni del Sud si osservano incidenze più basse negli addetti a rischio (3,0%). In termini di rischio frane la Valle d’Aosta evidenzia i livelli di rischiosità più alti (32,9% addetti in classi di rischio alta o molto alta), seguita dalla Liguria (15,3%), mentre le altre regioni fanno registrare incidenze inferiori al 10%. Anche l’incidenza del rischio sismico si diversifica molto a livello territoriale, con quote più alte di addetti in zone a rischio in Calabria (77,4% degli addetti) e Molise (68,6%).

Torino: controlli nel quartiere Barriera Milano

Un arresto della Polizia di Stato

Nel contesto dei consueti servizi di controllo del territorio effettuati dalla Polizia di Stato nei vari quartieri cittadini, gli agenti della Squadra Volante del Commissariato Barriera Milano hanno controllato, nei giorni scorsi, un cittadino marocchino di 34 anni che si trovava in Largo Giulio Cesare; l’uomo, alla vista della pattuglia di polizia, aveva cercato di non farsi notare acquattandosi su una panchina. Dagli accertamenti condotti nell’immediatezza, è emersa a suo carico la sostituzione del divieto di dimora in Torino con la misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice del Tribunale di Torino nello scorso mese di Agosto. Pertanto, il trentaquattrenne è stato condotto in carcere.

“Futures moves to piazza Carlina”

Ultime due mostre del progetto speciale di CAMERA, allestite da “Vanni” e da “Maredeiboschi” in piazza Carlina

Fino al 30 ottobre

Volge al termine, dopo due anni di felice percorso, il progetto speciale “Futures moves to piazza Carlina”, programma di esposizioni personali dedicato all’opera dei giovani talenti selezionati nel 2020 dalla torinese “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” nell’ambito del programma europeo “Futures Photography”. Dopo le personali fototografiche di Marina Caneve, Camilla Ferrari e Camillo Pasquarelli, le ultime due mostre, come sempre curate da Giangavino Pazzola e, come sempre, ospitate in piazza Carlina negli showroom di “Maradeiboschi” (officina speciale di gusti e di gelato) e di “Vanni” (occhialeria di design a Torino) – entrambi partner del progetto – vedranno ospitate le installazioni “Suspended Tales” della romana Giovanna Petrocchi (classe ’88) e “Paesaggio Torinese” di Marco Schiavone, nato sotto la Mole nel ’90. Inaugurate mercoledì scorso 21 settembre, sarà possibile visionarle fino a domenica 30 ottobre prossimo.

La prima, “Suspended Tales” – esposta da “Vanni” (piazza Carlo Emanuele II, 15/A; dal mart. al ven. 10/19,30 , il sab. 10/13,13,30 e 15,30/19,30), a firma di Giovanna Petrocchi, nasce campionando diverse serie di lavori precedenti realizzati fra il 2019 e il 2022 e di recente esposti anche alla “Flatland Gallery” di Amsterdam, che collabora alla realizzazione del progetto. Partendo da immagini di collezioni museali scaricate da Internet, Petrocchi mescola elaborazione digitale, stampa 3d e collage, per elaborare soggetti di fantasia “che abitano una realtà arcaica senza spazio e tempo”, in cui trovano campo anche vecchi vetrini provenienti dalle collezioni della “Smithsonian Institution” e del “Princeton University Art Museum” dismessi dopo la loro digitalizzazione e trasformati in nuove immagini che “vanno ad arricchire un immaginario fantastico”.

“Paesaggio Torinese” (2022) è invece un progetto speciale ideato da Marco Schiavone su stimolo dello staff di “Maradeiboschi” (piazza Carlo Emanuele II, 21; dal lun. al merc. 8/21,30,giov. e ven. 8/23,30 sab. 9/23,30 e dom. 9/21,30)  che andrà ad aggiungersi alla collezione di installazioni permanenti e collaborazioni site-specific che, in passato, ha coinvolto artisti quali Alfredo Aceto, Piero Goria, Henri Plenge Jacobsen, Nico Vascellari e tanti altri. Muovendosi a cavallo tra fotografia e installazione fisica, con “Paesaggio Torinese”, Schiavone trasforma gli spazi di “Maradeiboschi” collocando nei soffitti cassettonati delle tessere di legno colorato che – concettualmente – formano l’immagine di un panorama cittadino. La decostruzione di tale paesaggio ha generato anche uno spin-off legato al gusto, e relativa immagine coordinata, presentata in anteprima durante la serata inaugurale.

Per info: “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

g. m.

Nelle foto:

–       Giovanna Petrocchi: “Suspended Tales”, 2022

–       Marco Schiavone: “Paesaggio Torinese”, 2022

Osservatorio consumi: ristorazione e abbigliamento, fine estate in ripresa

OSSERVATORIO CONSUMI DI CONFIMPRESE-EY

Dati agosto 2022 vs agosto 2021

L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento-accessori e retail non food elaborato da Confimprese-EY evidenzia l’andamento positivo delle vendite nel mese di agosto 2022, che chiude a +9,8% rispetto ad agosto 2021. È il migliore mese  dalla fine delle restrizioni.

La ristorazione traina la ripresa dei consumi a +20,3%. Buoni risultati anche per abbigliamento-accessori +5,7% eretail non food che chiude a +4,9%.

Continua l’ottimo andamento del travel che raggiunge+40,8%, sostenuto dalla forte ripresa del turismo italiano e straniero.

Tra le aree geografiche il Centro registra le migliori performance con +14%. Fanalino di coda il Sud a +6,4%.

Lazio e Toscana le migliori regioni a +15,9%. Firenzetorna a guidare la classifica delle città con +39,3%

Milano, 22 settembre 2022 L’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi analizza i dati di agosto 2022 vs agosto 2021 ed evidenzia un netto miglioramento del totale mercato, che chiude a +9,8% il mese più positivo dalla fine delle restrizioni. I buoni risultati sono dovuti alla ripresa delturismo, soprattutto dei turisti americani considerati top spender nel nostro Paese, e a un generale ritorno al consumo.

Nei settori merceologici la ristorazione traina la ripresa con +20,3% su agosto 2021. Positivi anche abbigliamento-accessori a +5,7% e altro non food che sfiora il +5%.

Nei canali di vendita, i dati rispecchiano la forte impennata del turismo nel mese di agosto 22 vs agosto 21 con il travelin costante ripresa a +40,8%. Bene anche le high street a +12,8%, in flessione rispetto ai mesi precedenti altre località (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) che chiudono a +6,6%.

Nelle aree geografiche si segnala la buona performance del Centro con +14%, seguito da NordOvest +9,7% e Nord-Est +9,5%. Fanalino di coda il Sud che chiude a +6,4%,comunque quasi a livelli pre-covid.

Nelle regioni e città si registrano i medesimi andamentidelle aree geografiche. Il turismo italiano e straniero ha privilegiato le mete che coniugano arte e villeggiatura. Lazio e Toscana sono le meglio performanti e chiudono entrambe agosto 2022 vs agosto 2021 a +15,9%. Firenze si riprende lo scettro di migliore città con una crescita del +39,3%.

«Il mese di agosto chiude con una crescita a due cifre verso il 2021 disprezzata – afferma Mario Maiocchi, direttore Centro studi Confimprese e regala una nota positiva in uno scenario peraltro complesso. Non bisogna invece farsi ingannare dal progressivo annuo a +28,1% poiché tale dato integra le performance dei primi 5 mesi dell’anno (+53,4%) che nel 2021 avevano sofferto per le restrizioni legate alla pandemia. In realtà nei mesi comparabili, a partire quindi da giugno, le performance mostrano una crescita ma solo a un mid digit (+5,4%) che comunque, nel contestogeopolitico attuale, non va. Il trend è dunque positivo, si avanza rispetto allo scorso anno con una progressione mese dopo mese. Il consumo, almeno fino a oggi, non manca, ma l’attenzione si sposta sui costi di gestione, in particolare affitti ed energia, e sui prossimi mesi, che saranno cruciali per l’impatto inflattivo sul potere di spesa dei consumatori».

Con le elezioni alle porte, i problemi energivori e l’inflazione che continua a salire, dunque, è necessario attendere i prossimi mesi per potere tracciare un quadro dell’evoluzione dei consumi.

Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia, commenta: «I consumi degli italiani durante il mese di agosto 2022 sono stati molto positivi in termini di fatturato rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, con un andamento positivo del +9,8% che porta il confronto sul progressivo anno al +28%. Significativo è il trend che conferma la ristorazione tra i settori più dinamici, insieme alla ripresa delle città turistiche. Inoltre, il dettaglio dei format di vendita ci conferma che, con le restrizioni sanitarie alle spalle, gli italiani hanno finalmente ripreso a frequentare i luoghi classici dello shopping, come i centri città (cresciuti ad agosto 2022 del +15% rispetto ad agosto 2021) e i centri commerciali (che registrano una crescita del +13% ad agosto 2022 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Questi dati mostrano quindi un forte decremento degli effetti della pandemia e una stagione estiva spinta verso livelli di normalità. Cruciale resta però la reazione agli effetti inflattivi, all’efficienza operativa e alla definizione dei prezzi, per non perdere volumi impattando sulla propensione al consumo».

“Sister in Black, con l’Istituto dei Sordi di Torino e l’associazione APS Comfra

Un evento importante!

L’Istituto dei Sordi di Torino insieme all’associazione APS Comfra, presenterà Sabato 24 settembre 2022,al teatro Agnelli in via Sarpi 111 Torino,ore 20.45 un bellissimo spettacolo dal titolo “Sister in Black”un musical dove i protagonisti sono un gruppo di persone  di varie età che ballano, cantano e recitano, tutti fanno parte dell’associazione di volontari Comfra, Combriccola Francescana,che nasce esattamente 10 anni fa nel 2012 a Torino dentro la  parrocchia “Madonna della Guardia”, sede del convento dei Frati Minori Conventuali, che la sostengono nella formazione spirituale in nome del grande Santo Francesco.
L’idea di creare questa associazione nasce  da un gruppo di ragazzi cresciuti in oratorio,tutti amanti del teatro e della musica.L’obiettivo è quello d’esser un punto di riferimento all’interno della comunità aperta a tutti ed al contempo lanciare un messaggio cristiano di fratellanza, gioia e serenità utilizzando il teatro e la musica.
L’associazione è composta da persone di diversa età ed è guidata da un direttivo di giovani bravi e molto attenti al sociale ed a tutte le realtà che ci circondano.
Tutti possono fare parte dell’associazione: per maggiori informazioni consigliamo.il sito
www.combriccolafrancescana.it

Enzo Grassano

Un castello da fiaba e la sua regina

Il castello sembra uscito da una favola che ha per protagonista una regina che amava le montagne, l’alpinismo, i ghiacciai di una volta, gli animali, la natura del Monte Rosa.

Il Castel Savoia a Gressoney è il castello che la Regina Margherita di Savoia, moglie di Re Umberto I, volle fortemente, ad ogni costo, per trascorrere i mesi estivi, godersi splendidi panorami e la bellezza della vallata del Monte Rosa fino al ghiacciaio del Lyskamm. Il maniero ha il fascino dei castelli della Loira anche se più che un castello è una villa di inizio Novecento, un palazzo protetto da cinque torri neogotiche che gli danno un aspetto da fortezza. Ecco perché ogni volta che poteva la regina lasciava Villa Reale a Monza e le altre residenze per trasferirsi in mezzo ai boschi di Gressoney. Un po’ come l’imperatrice Sissi che dopo ogni litigio con Cecco Beppe, fuggiva lontano dai suoi doveri di consorte dell’imperatore e si rifugiava a casa dei suoi genitori in aperta campagna. Ma la regina Margherita non era triste e inquieta come Sissi, tutt’altro. E così una parte dell’estate e dell’autunno la trascorreva tra le montagne della Valle d’Aosta. Fino al 1925, prima ospite del barone Luigi Beck Peccoz e dal 1904 nella sua nuova residenza, ultimata appunto in quell’anno. La regina era un’appassionata alpinista, interesse che condivideva con il suo amico Beck Peccoz nella cui villa la sovrana soggiornò alcuni anni. Furono anni di vere imprese alpinistiche per la regina, prima donna a scalare il Monte Rosa e a lei è dedicato il rifugio Capanna Regina Margherita, la baita più alta d’Europa. La sua passione per le alte vette si fermò nel 1894 con la morte improvvisa del barone Luigi Beck Peccoz stroncato da un infarto mentre scalava una montagna insieme alla regina. Margherita di Savoia era profondamente legata a Gressoney e la vista delle meravigliose montagne le ricordava i momenti felici trascorsi in compagnia del suo amico barone. Momenti solo felici o anche intimi? D’altronde suo marito Umberto, nonché cugino di primo grado, era legato a un’altra donna, molto bella e ammirata, quindi anche le voci sulle presunte relazioni della sovrana circolavano nei salotti aristocratici e si faceva, tra gli altri, anche il nome del barone valdostano Beck Peccoz. “Umberto accettò il matrimonio senza entusiasmo, ci informa lo storico dei Savoia Gianni Oliva, come un dovere che fa parte del suo mestiere di futuro re. Uniti in pubblico per recitare la parte degli eredi prima e dei sovrani poi ma in privato seguono ognuno la propria strada in un rapporto di reciproca indifferenza ma privo di rancori”. Molti furono gli omaggi tributati alla prima e più amata regina d’Italia, dalla celebre Ode “Alla regina d’Italia” che Carducci le dedicò, proprio lui fieramente repubblicano e anti-monarchico, alla più modesta ma sempre ottima pizza Margherita. La costruzione del palazzo cominciò nel 1899 per concludersi nel 1904. Alla cerimonia della posa della prima pietra del castello c’era Umberto I che, assassinato a Monza l’anno successivo, nel 1900, non fece in tempo a vederlo ultimato. La regina rimase vedova a 49 anni e trascorse i soggiorni estivi a Gressoney fino al 1925, senza Umberto. Lei, figlia di Ferdinando di Savoia, duca di Genova, morì l’anno successivo, il 4 gennaio 1926, a Bordighera, nella sua villa sulla strada romana. Curiosità, nello stesso anno a Londra nasceva la futura Regina Elisabetta II. A Bordighera Margherita era già stata altre volte: il primo soggiorno avvenne nel settembre 1879 quando, turbata dall’attentato contro Umberto avvenuto a Napoli, si rifugiò nella città del ponente ligure per riprendersi dallo spavento. Negli anni Trenta il castello fu venduto a un industriale milanese e dal 1981 è proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta. L’edificio è strutturato su tre piani, gli arredi esposti sono tutti autentici come le tappezzerie in lino e seta che ornano le pareti. L’interno è un omaggio alla sovrana: decori, boiseries, addobbi, fotografie e ritratti di famiglia ricordano il gusto della regina. La splendida veranda semicircolare si affaccia sulla valle e un elegante scalone in legno decorato con grifoni e aquile porta agli appartamenti reali. Il Castel Savoia a Gressoney-Saint-Jean è aperto con visite guidate da aprile a settembre orario 9.00-19.00 tutti i giorni, da ottobre a marzo orario 10.00-13.00 e 14.00-17.00, chiuso lunedì.
Filippo Re
Nelle foto  Castel Savoia,  ritratto della Regina Margherita, la regina in montagna, il letto della regina al castello

Addio al dirigente d’azienda che seguì il progetto Columbus della Nasa

È morto Giorgio Blangetti, 74 anni, ex dirigente d’azienda di Cuneo. È mancato per una malattia all’ospedale Santa Croce. Fu dirigente d’azienda alla Cometto di Borgo San Dalmazzo e direttore di produzione durante il progetto «Columbus» per la Nasa, per il quale visse per un periodo negli Stati Uniti.  Fu anche  dirigente alla Merlo di San Defendente di Cervasca, e in gioventù portiere dell’Auxilium Cuneo e promotore del Circolo Misto giovanile dei Salesiani. Lascia la moglie Franca, la figlia Barbara,  le sorelle Chiara e Adriana, il fratello Guido e i nipoti. I funerali si terranno lunedì 26 settembre.

Scuola vs famiglia

 

Quando leggiamo sui media che un’insegnante è stata insultata dai genitori di un suo allievo, il pensiero corre subito agli insegnamenti che questi avrebbe dovuto ricevere dalla famiglia e, parallelamente, dalla scuola.

Il mondo della scuola, negli ultimi 30-40 anni (cioè per le ultime due generazioni) è cambiato in modo totale, non soltanto per quanto concerne i programmi didattici ma anche, e soprattutto, per le modalità di approccio, da parte dei discenti, verso l’istituzione scuola, il corpo docente, le finalità didattiche proprie della scuola.
Complice una politica che non ha saputo gestire le innovazioni inevitabili che il tempo porta con sé (nuovi media, cambio di linguaggio, mode, ecc) la scuola ha perso, agli occhi dei discenti e delle loro famiglie, quel ruolo autorevole che dovrebbe avere quale trampolino di lancio verso la cultura, il mondo del lavoro e la società civile anziché, come lo si considera troppo spesso, un deposito dei figli quando si è al lavoro, una seccatura e un luogo dove, obtorto collo, si assolve l’obbligo scolastico.
Genitori ai quali andrebbe richiesta una licenza per poter generare altri essere umani che scaricano sui docenti le proprie frustrazioni e le proprie incapacità non soltanto sono un pessimo esempio per i propri figli, ma dimostrano come la società si stia involvendo pretendendo di insegnare ad altri e di controllare il loro operato quando non si hanno né gli strumenti culturali né le capacità per farlo.
Ed è proprio da qui che nasce il problema: i genitori attribuiscono alla scuola la colpa di molti disagi dei propri figli, dell’abbandono scolastico e della maleducazione in generale.
Viaggiando vi sarà sicuramente capitato di soggiornare presso strutture internazionali; a tavola come altrove gli unici bambini (ed adolescenti) indisciplinati sono gli italiani: vorrà dire qualcosa?
Se in parte è riconducibile ai docenti il compito di far apprezzare la scuola e le materia d’insegnamento, seducendoli (dal latino secum ducere, condurre a sé) è altrettanto vero che sta ai genitori insegnare ai figli il rispetto verso gli altri, verso l’autorità in primo luogo (un insegnante è sempre un pubblico ufficiale, anche terminato l’orario di lezione) non soltanto scolastico ma anche a quella delle FF.OO.
D’altra parte, i bambini iniziano il percorso scolastico all’età di 6 anni e fino ad allora è compito dei genitori impartire ogni lezione di vita; successivamente, trascorrono a scuola al massimo un terzo del loro tempo (8 ore su 24) e nelle rimanenti 16 ore vanno conteggiate anche quelle dedicate al sonno: se mentre dorme viene svegliato dai litigi dei genitori sicuramente crescerà con un concetto della vita e della società non propriamente positivo.
Ritengo perciò necessario dividere nettamente i compiti tra famiglia e istituzione scolastica, dove la prima deve impartire alcuni concetti fondamentali ai figli (educazione, onestà, affidabilità, rispetto verso i più deboli, uguaglianza senza distinzioni di sesso, razza, fede religiosa) mentre la seconda insegnerà materie stabilite dal Ministero (Ministero che periodicamente dovrebbe verificare l’idoneità delle materie con le esigenze della società) per le quali i genitori possono non essere qualificati.
La nostra scuola, purtroppo, ha da sempre omesso alcune materie fondamentali per lo sviluppo di un individuo e ne ha eliminate altre in tempi recenti: educazione sessuale, educazioni civica, codice della strada sono solo un esempio.
Come possiamo pensare che un individuo cresca nel rispetto dell’altro genere, di chi professa una fede diversa o di chi parla un idioma diverso dal nostro se a casa per primi sentiamo denigrare il diverso, l’extracomunitario (ricordate che anche i cittadini svizzeri, della Repubblica di San Marino e dello Stato Città del Vaticano sono extracomunitari) o se fin dalle elementari un disabile viene bullizzato senza che gli insegnanti intervengano?
Ritengo, perciò, che tanto i genitori (e di riflesso anche nonni e zii) quanto la scuola debbano contribuire, ognuno per la propria parte di competenza, affinché un individuo cresca nel rispetto di sé e degli altri, inserito nella società in cui vive e cresce e che, fin dalla più tenera età, gli venga inculcato il desiderio di evolversi, di riscattarsi da una situazione disagiata di partenza, di affermarsi del mondo perché a nessuno deve essere preclusa tale opportunità.
Usare i media e i dispositivi elettronici come moderne babysitter, anziché dialogare e confrontarsi con i figli è sicuramente dannoso per il loro sviluppo, e migliaia di esempi ovunque intorno a noi lo confermano.
Ma è anche compito della politica, cioè coloro ai quali è affidata la promulgazione delle leggi, rimuovere gli ostacoli alla realizzazione di quanto sopra, consentire la realizzazione di tali diritti e, soprattutto, sanzionare ogni tentativo di agire in senso diverso, dall’incapacità degli insegnanti alla carente idoneità genitoriale, dal bullismo all’abbandono scolastico.

Sergio Motta

Un cane in classe in aiuto all’insegnante

La sua presenza migliora la capacità degli allievi ad apprendere e socializzare  

Sono ancora molte le persone che provano una sensazione di fastidio quando vengono a sapere che, nel loro condominio, arriva una nuova famiglia in cui uno dei componenti è un cane.

Talvolta succede che nei giorni successivi l’insediamento dei nuovi venuti, compaiono cartelli sul portone d’ingresso in cui si invita, con una evidente punta di umorismo involontario, a “non far abbaiare i cani…”

Il migliore amico dell’uomo non può fare altro se non che proteggere il proprio territorio, manifestando il proprio disappunto rumoreggiando a modo suo e questo capita specie nei primi giorni in cui la simpatica bestiola si installa in maniera definitiva nella sua nuova sistemazione, imparando a conoscere e a distinguere quanto gli succede intorno, riuscendo a distinguere quali possano essere gli eventuali pericoli.

Il cane fa la guardia, è vero, ma non solo. Oltre ai noti compiti che gli vengono assegnati ne scopriamo uno nuovo, quello di poter essere impiegato come elemento tranquillizzante in un luogo dove l’irrequietezza non manca, come una classe composta da ragazzi di età compresa fra i 13 e i 16 anni.

Nella città di Ausburg, in Baviera, ne parlo con il professor Florian Dorfler che vedo arrivare in aula accompagnato da un bell’esemplare di Hovawart/ Border Collie, una cagnetta di medie dimensioni di nome “Bella”, con cui entra nell’aula in cui insegna, già occupata dai suoi allievi, per nulla sorpresi dell’arrivo di quella che, ormai, considerano una nuova compagna.

Il professore, poco più che trentenne, è il responsabile di un esperimento, finora unico nel suo genere nei licei di Augsburg, e per il quale la classe 5d è stata giudicata adatta ad una innovativa  sperimentazione, sia in questo che nel prossimo anno scolastico.

Professore, come mai un cane in classe, fra gli allievi intenti ad ascoltare le sue lezioni?

“E’ un nuovo test. L’équipe di insegnanti sarà rafforzata dal mio cane Bella, che arricchirà la vita scolastica del Maria-TeresiaGymnasium, soprattutto della 5d dall’inizio del secondo semestre. Bella è un cane da scuola certificato, e viene continuamente addestrato. Vive nella mia famiglia ed è abituata al contatto costante con i miei due figli, Simon ed Helene, di cinque e tre anni, è pertanto abituata all’irrequietezza tipica dei bimbi, quindi non si scompone di fronte a situazioni in cui è presente una notevole agitazione, in particolare durante i giochi, a cui non disdegna di partecipare. Ovviamente Bella è andata a scuola per essere preparata alla convivenza con i bambini, ha concluso il corso con il massimo dei voti, ed ha avuto la medaglietta, il segno distintivo di ogni alunno presente in quest’aula.

Il suo carattere e da quel momento, la sua capacità di affrontare lo stress quando ha a che fare con i bambini, sono già stati messi a dura prova più volte”.

Qual è il compito specifico da svolgere, a cui è chiamato il suo cane?

“Un cane da scuola è un cane con un addestramento speciale; viene valutato da una equipe di specialisti della materia che hanno il compito di accertare la natura equilibrata dell’animale. A Bella

che, come tutti i cani impiegati nel progetto, viene regolarmente controllata da un veterinario, vaccinata, sverminata ed a cui è applicata la profilassi parassitaria regolare per garantirne uno stato ottimale di  salute, è stato assegnato il compito di svolgere il ruolo di cane da presenza in classe; per il momento mi accompagnerà nelle lezioni di tedesco solo per una doppia lezione (martedì, 08:00-09:30) e lavorerà con me, solo in squadra.

L‘uso di un cane da scuola può risultare assai positivo per i bambini, permettendo, sia di aiutare l’insegnante nel ridurre l’ansia, nei soggetti più emotivi, permettendo loro di ridurre squilibri derivanti da disagi familiari, riducendo in loro il senso della solitudine, aiutandoli a soffrire di meno dei disturbi del linguaggio, dell’attenzione e dell’aggressività. Il fedele amico dell’uomo permette una maggiore capacità di percezione e di comunicazione. Aiuta inoltre lo sviluppo delle abilità motorie,  siaquelle grossolane che e quelle fini, lo sviluppo delle abilità sociali e della struttura della classe sociale.

L’obiettivo principale che spero di raggiungere è quello di promuovere le competenze emotive e sociali degli studenti. Allo stesso tempo, la presenza motivante di un cane nelle lezioni di tedesco è un buon modo per allenare il contatto con questi animali, essendoci numerosi studi che confermano gli effetti positivi che un cane può avere sullo sviluppo della personalità complessiva di una persona”.

La presenza di una simpatica bestiola fra i banchi, per quanto tenera e educata, non può essere una fonte di distrazione per i giovani allievi?

“Per nulla. Vi sono numerosi lavori in cui vi è descritto che facilita la capacità di concentrazione, ed è un notevole stimolo per la creatività e l’immaginazione. Rappresenta un esempio ottimale della perseveranza, del senso di responsabilità e dell’empatia. Soddisfa il bisogno di vicinanza, e aiuta a restare sereni, svolgendo una funzione rincuorante sull’ l’umore. Incrementa la fiducia in stessi e, anche se può sembrare incredibile, migliora le abilità linguistiche e di lettura. E’ interessante notare che vi sono cani utilizzati proprio per la promozione della lettura perché, leggendo una novella ad un cane, i bambini si rilassano, non sono imbarazzati come quando leggono ad altri compagni. Accarezzandolo calmano lo stress, ed è stato dimostrato che la lettura avviene in maniera assai più fluida. Altri aspetti positivi dimostrati da un monitoraggio medico alla presenza di un cane, sono la riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, il rilassamento muscolare, gli effetti positivi sugli ormoni e un generale effetto positivo sulla salute.

Vi sono stati problemi o incomprensioni con le famiglie dei suoi allievi?

No, anzi, hanno dimostrato notevole entusiasmo e si sono dichiarate d’accordo nel tentare questa esperienza; del resto non poteva essere altrimenti di fronte alla prospettiva di un percorso didattico che si propone di permettere al proprio figlio di acquisire una maggiore fiducia, associata a un incremento dell’autostima, permettendo un miglioramento delle competenze sociali, a cui si deve aggiungere la scoperta di quel che un cane può offrire ad una persona, specie se molto giovane che assimila il concetto del  rispetto dovuto ai nostri fratellini, che vogliamo minori, ma che sono in grado di insegnarci a crescere e donare a chi vuole loro bene, un affetto  infinito.  Si tratta di un esperimento a cui guardare con grande interesse, meritevole di essere esaminato a fondo, per poter essere replicato in tutti gli istituti scolastici, visti i notevoli benefici descritti da varie fonti specifiche.

Le istituzioni scolastiche si sono dimostrate soddisfatte di questo lavoro che intendo continuare, anche in futuro in un’altra sede scolastica, in una città diversa in cui presto mi trasferirò per proseguire un’esperienza la cui valutazione, da più parti, è stata riconosciuta come molto positiva.

Rodolfo Alessandro Neri

“The Girls in the Magnesium Dress” in concerto nella Galleria Giapponese del “MAO”

“RŪTSU_ROOTS”

Sabato 24 settembre (ore 17,30)

Nome d’arte “The Girls in the Magnesium Dress”, preso a prestito da uno dei brani orchestrali più conosciuti firmato nell’’84 dal compositore Frank Zappa: al secolo sono due talentuose fanciulle trapiantate a Londra, che di nome e cognome fanno Valentina Ciardelli(toscana) e Anna Astesano (cuneese), formazione cameristica innovativa e minimale che ben s’addice al gusto dell’essenziale tipicamente giapponese e che si cimentano con esiti sicuramente di successo al contrabbasso e all’arpa. Saranno loro ad esibirsi, sabato prossimo (ore 17,30), nella Galleria Giapponese del “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino, proponendo una selezione di brani dal loro primo album “Rūtsu” (dal giapponese radici), edito da “Vinci Classics”, e lavoro dedicato alla profonda correlazione (a partire soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento) fra la musica giapponese e quella occidentale europea. Partendo dalle creazioni del compositore giapponese Miyagi (1900), il disco esplora i mondi sonori di Ravel, Stravinsky e Puccini, per approdare infine alla musica contemporanea di Yoshihisa Hirano, compositore di brani per concerti, balletti, film, anime e videogiochi.

“The Girls in the Magnesium Dress” si sono incontrate a Londra nel 2018 al “Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance”. Le due musiciste si muovono in un range di repertorio vastissimo che include più generi musicali con l’intento di focalizzare l’attenzione sul virtuosismo e le capacità sonore dell’arpa e del contrabbasso. In pochissimi anni si sono già confermate come duo innovativo e unico nella scena musicale classica contemporanea: il primo duo stabile mai concretizzato per questa combinazione strumentale. “The Girls” hanno suonato fra gli altri alla “Wigmore Hall”, a “St. James” in Piccadilly, a “St. Martin-in-the-Fields”, all’ “Old Royal Naval College”, alla “Verdi Hall” e alla “Royal Albert Hall”, collaborando inoltre con “Salvi Harps” e il “Museo Victor Salvi” di Cuneo.

Il duo collabora con compositori conosciuti a livello internazionale, quali Yoshihisa Hirano, John Alexander, Paul Patterson, Kurt Morgan.

“Rūtsu” (dal giapponese radici), edito da “Vinci Classics”, è il loro primo album.

Per info: “MAO-Museo d’Arte Orientale”, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932o www.maotorino.it

g.m.