Magnifica Torino / La regina delle nevi in piazza Castello
La favola delle zucche di Andezeno
Sulla collina chierese a pochi chilometri da Torino
Ad Andezeno, a venti chilometri da Torino, nella bella terra del chierese già in direzione del Monferrato e di Asti, c’è la casa delle zucche. E’ una casetta ” vecchio Piemonte ” con le persiane azzurre, pergole e pergolati, tanti colori, calde atmosfere che in questo periodo autunnale prendono vita. Varcato il cancelletto, perché qui tutto è a misura d’uomo, all’interno di questo insolito angolo di terra piemontese, incontriamo tante zucche, di ogni tipo e colore, per ogni occorrenza. Per la nostra tipica ” torta monferrina” ce n’è un tipo, per i risotti e le zuppe saporite quella che sembra uscita dalla tavolozza di un pittore del Cinquecento e poi quella che ha un retrogusto di castagna e quella che viene chiamata “zucca degli spaghetti” perché all’interno ha tanti filamenti che assomigliano alla nostra amata pasta nazionale da condire con burro e formaggio a volontà. E poi quella indicata per farne marmellata con la sua ricetta scritta a mano su un foglietto e consegnata all’uscita, senza contare le tante zucchette da decorazione e quella maestosa della carrozza di Cenerentola e tanti nomi bellissimi ma ricordarli tutti è impossibile.
All’esterno,nel giardino attorno alla villetta, svariati carretti ricolmi di trecce d’aglio e di cipolle, di erbe odorose, di mazzi di pannocchie, di zucche variegate, lunghe, tonde, oblunghe ed il pensiero corre a ricette di casa, antiche e attuali mentre il ricordo va ai dipinti fiamminghi del XVI secolo e ai ritratti del nostro milanese Giuseppe Arcimboldo. E’ il regno di Alessandro Menzio la cui azienda agricola ne produce, regolarmente biologiche, da tanti anni e già l ” Avocat ” , parliamo di Gianni Agnelli, era un suo fedele ed affezionato cliente che non mancava mai una stagione per fare rifornimento di questo dono prezioso della nostra terra e chiacchierare amabilmente con Alessandro. Ad attenderci suo figlio Luigi, laureato in agricoltura biologica, che ci accompagna e ci racconta storie affascinanti di momenti vissuti e di personaggi incontrati, aneddoti curiosi, ricette da conservare oltre alle sue conoscenze di agronomo.
Ci introduce in un percorso interessantissimo ed accogliente all’interno dei locali dove è difficile camminare per le tantissime zucche che, come un tappeto, ricoprono il pavimento e che sembrano essere lì curiose della loro nuova destinazione, in attesa che i golosi acquirenti si chinino su di loro nel gioco della scelta che si ripete stagionalmente da anni, perché chi giunge qui per la prima volta tende a ripetere l’esperienza negli autunni a venire. Luigi, infaticabile e sempre presente al cliente, conosce tutto del mondo delle zucche e con infinita pazienza e calma ci porta a scoprire ed a scegliere tra i tanti tipi dai nomi curiosi, Violina, Hokkaido, Turbante, Moscata, Padana Tonda, Delica etc. Ci parla di antiche varietà, rare ed insolite, cultivar autoctoni e ci divertiamo un mondo, appassionandoci ogni volta come se fosse la prima. In questo periodo la porta è sempre aperta, i colori ed i profumi dell’autunno pervadono l’aria che si fa di giorno in giorno più frizzante e genuina. Ogni anno è un appuntamento immancabile e si torna a casa carichi di zucche e trecce di cipolle con la promessa di ritornare presto per vivere un tempo senza pensieri né problemi e ritrovandosi per un poco bambini, nel nostro bel Piemonte, con la speranza di restare perennemente innamorati delle nostre tradizioni , della nostra terra ed affascinati da chi si incontra per l’unicità irripetibile di ognuno.
Venendo via nasce spontaneo un sorriso all’idea di ” regina zucca” seduta sul suo trono e voltandosi a salutare Alessandro e Luigi non ci si stupirebbe nel vedere arrivare la carrozza di Cenerentola trainata da un tiro a quattro di bellissimi cavalli perché entrando qui, in casa Menzio, sembra veramente di essere calati in una fiaba senza tempo.
Patrizia Foresto
Azienda Agricola Menzio
Corso Vittorio Emanuele II, 69
10020 Andezeno ( Torino )
Tel. 011 – 9434458
La sera di sabato in via Baveno a Torino un uomo, sfrattato, ha tentato di rientrare nel suo ex appartamento. Si è così arrampicato sulla facciata del condominio salendo sulla grondaia. I vigili del fuoco e la polizia sono intervenuti chiamati dai condomini che lo avevano scambiato per un ladro.
(Foto archivio)
Dal 18 ottobre, segnando il nuovo corso del ristorante gestito da Gerla 1927.
La cucina che Fabrizio Tesse porta sul tetto del Lingotto è un perfetto equilibrio tra originalità, tecnica e gusto; un viaggio ispirato alle cucine liguri e piemontesi contaminate da quelle esotiche che lo chef ha conosciuto e amato in giro per il mondo, interpretato in maniera innovativa, personale e moderna. Il menù racconta il percorso dello chef tra ricette molto amate – come il piccione – e nuove proposte, in una sintesi di grande eleganza.
La nuova carta esalta i prodotti di stagione e del territorio, lasciando spazio alle carni: faraona, cervo, anatra e ai pesci.
I piatti di sono grafici, composti, rigorosi, veri guizzi che scatenano la fantasia per poi restituire grande concretezza. Tra le nuove proposte in carta spicca Testacoda, un dichiarato omaggio al luogo iconico che ospita il ristorante, la storica pista di collaudo delle vetture Fiat. Testina di vitello croccante alla Torinese, coda di vitello brasata, giardinetto di rape all’agro e salsa del Cirighet, anche detta salsa del chierichetto, storica salsa delle Langhe che in origine accompagnava le uova al tegamino.
Plin d’orzo, Prescinsêua e scampi è un viaggio nel tempo tra Liguria e Piemonte. Il Plin classico piemontese, con un impasto speciale a base di orzo, ripieno di Prescinsêua – formaggio tipico della focaccia di Recco – e finanziera e scampi.
Tre i percorsi degustazione proposti dallo chef: 7 corse, 5 corse e Anatra in tre servizi.
Mangiare a La Pista significa anche riempirsi gli occhi di bellezza, grazie all’architettura contemporanea che fa da cornice al ristorante: la storica pista di collaudo delle vetture Fiat, inaugurata nel 1926 e da allora diventata emblema dell’architettura industriale con figure di spicco dall’ingegner Porcheddu a Renzo Piano, fino a Benedetto Camerana che ha recentemente cambiato volto trasformandosi in un giardino pensile con più 40.000 piante di oltre 300 specie autoctone diverse.
Ad accompagnare Fabrizio Tesse nella sua nuova avventura una brigata compatta, all’interno della quale spiccano il sous chef Roberto Stella –già al fianco di Enrico Bartolini a Sanremo e prima di Fabrizio Tesse al Carignano– la pastry chef Evi Polliotto, il maître Enrico Barberis – con la sua esperienza al Water Side Inn di Michel Roux, al Green House, al Piano 35 e da Condividere – ed il sommelier Alessandro Guglielmi, in arrivo da Piano 35.
La Pista – Via Nizza 262, Torino
Tel. 011.19173073
Fdi: “feste illegali con strade chiuse”
ASKATASUNA E MANITUANA, ALESSI-GIOVANNINI (FDI): “BASTA PAROLE, INTERVENIRE SUBITO”
Sabato pomeriggio e fino a tarda sera feste con cibo, bevande e musica ad alto volume con strade chiuse davanti ad Askatasuna e Manituana.
Askatasuna, dalla questura arriva la diffida per concerto in strada
Il centro sociale replica: “Si farà comunque”
Sabato abbiamo letto sui giornali della diffida da parte del Questore di Torino Vincenzo Ciarambino al centro sociale Askatasuna per concerto in strada per inottemperanza alle norme che regolano eventi di questo tipo, visto che Aska aveva organizzato un concerto da tenersi su corso Regina Margherita, all’altezza dell’edificio occupato illegalmente.
Nonostante ciò la festa, come annunciato da Aska in risposta al Questore, si è fatta lo stesso anche se con alcuni cambiamenti, e come si vede dalle foto scattate da alcuni cittadini la strada era chiusa creando problemi alla viabilità.
E anche Manituana ha occupato un tratto di Largo Vitale per una polentata e banda musicale
“Askatasuna va sgomberato subito, la voce delle Forze dell’Ordine e della Questura non possono più essere ignorate” ribadiscono la capogruppo di Fdi in Circoscrizione 7 Patrizia Alessi e il vicecapogruppo Domenico Giovannini che spiegano: “A fine giugno il centrosinistra in Circoscrizione 7 bocciava la nostra richiesta al sindaco di sgomberare Askatasuna, dimostrando ancora una volta di preferire l’abusivismo alla legalità, come pure in Consiglio comunale. Dobbiamo restituire lo stabile all’associazionismo sano, che non usa pietre, bulloni e materiale infiammabile né in Val di Susa né in nessun altro contesto alla ricerca pretestuosa di uno scontro con gli agenti nel tentativo di sottomettere le Istituzioni. Dal Comune – continua Alessi – arrivano ancora una volta solo parole ma zero azioni concrete”.
“Cosa aspetta ancora il Sindaco Lo Russo a chiedere lo sgombero di questi edifici? – si chiedono gli esponenti di FdI- La giunta PD dimostri se sta dalla parte della cittadinanza onesta o di chi occupa gli edifici del Comune facendo tutto ciò che vuole. Presenteremo ennesima Interpellanza per avere risposte”
Episodi di microcriminalità da prendere sul serio
IVREA – Sugli ultimi due episodi di cronaca avvenuti ad Ivrea, ferimento al Movicentro ed autista pullman aggredito, interviene anche la web community PiazzaEporedia evidenziando che “tocca sottolineare come le forze politiche e sociali devono prendere sul serio questi episodi ed intervenire immediatamente per attuare la sicurezza dichiarata nei loro programmi. Anche con le politiche di riqualificazione delle aree più esposte.
Continua a leggere:
MUSIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE
“E se non ti avessi
Uscirei fuori a
Comprarti
Stella di mare
Tra le lenzuola
La nostra barca
Non naviga
Vola, vola, vola!”
Avevo solo sette anni, troppo pochi per capire che, quelli si, erano gli anni dei veri capolavori, di quelle canzoni da masticare e digerire senza mai scordarne il gusto, nemmeno dopo quarant’anni.
“Stella di mare” è una canzone di Lucio Dalla uscita nel 1979, per l’appunto, e tratta dall’album che porta il nome del cantautore.
Il disco “Lucio Dalla” vede brani composti e scritti dallo stesso artista, ad eccezione di un unico pezzo, Cosa sarà, che vede le musiche di Ron.
Il progetto è un successo e vende circa 500.000 copie in soli sei mesi dalla pubblicazione.
La canzone è una dedica d’amore , di sguardi verso la persona amata che dorme accanto a lui, a letto. La stanchezza è davvero incombente, non riesce a dormire e passa il tempo ad osservare la pelle bianca di chi ha accanto, una sorta di silenziosa ninna nanna.
Guarda chi gli è accanto, fissa il suo corpo e le ombre della notte, prima che la luce entri nella stanza e interrompa questa visione quasi onirica. Solo che il concetto cosi semplice di amore incondizionato e venerativo è incorniciato in una armonia sonora da brivido che fa si che questo brano non si possa dimenticare.
In pochi lo sanno, ma l’esordio di Lucio Dalla come solista non fu esattamente idilliaco come ci si potrebbe aspettare. Nel corso dell’edizione del Cantagiro ’64 i famosi pomodori pare li abbia presi veramente (un po’ come me a Sanscemo nel 1997 n.d.r).
Ciò naturalmente non lo buttò giù e il resto è stato storia.
Lo zio era Ariodante Dalla, artista molto noto tra gli anni ’40-’50 e conosciuto per la sua eleganza tanto da essere definito il Lord Brummell della musica italiana.
In ultimo sapevate gli Stadio perché si chiamano così?
Pare che fu proprio Lucio Dalla a scegliere questo nome prendendo ispirazione da una nota testata sportiva bolognese.
“Ma l’amore, l’amore vero, l’amore intero, vuole una cosa e l’altra; vuole la fusione perfetta della sensualità e della tenerezza: anche per questo è raro.”
Umberto Saba
Buon ascolto nella versione di Cremonini, non dovesse piacervi (ma anche se vi piacerà) andate a sentire l’originale!
Chiara De Carlo
https://www.youtube.com/watch?v=NnORpVfp-hQ&ab_channel=CesareCremoniniVEVO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!


Il Codice della Strada parla chiaro all’articolo 191 “Quando il traffico non è regolato da agenti o da semafori, i conducenti devono dare la precedenza, rallentando gradualmente e fermandosi, ai pedoni che transitano sugli attraversamenti pedonali o si trovano nelle loro immediate prossimità…”
Ovvio, ma se le strisce sono trasparenti o assenti il povero pedone cosa deve fare, giocare a dadi prima di attraversare?
Eppure è quanto capita a Torino, senza dimenticare le strisce gialle delle riserve di sosta ad personam, un vero incubo per l’utenza debole, che si ritrova auto parcheggiate abusivamente.
“Cosa dire, quando viene aperto un cantiere e la segnaletica era stata appena fatta? – commenta Pino Iannò di Torino Libero Pensiero – nell’interpellanza depositata oggi”
Se il Codice della Strada tutela i pedoni, la giurisprudenza richiama la responsabilità degli enti territoriali nella manutenzione delle strade.
Un po’ come è accaduto in piazza Toti, dove la segnaletica orizzontale è stata fatta parzialmente per la presenza di un’auto parcheggiata, scusa subdola, quando sarebbe bastato fornire adeguata informazione e completare l’opera a regola d’arte.
Un’altra domanda sorge spontanea da parte del consigliere “Quale tipo di vernice viene usata per la segnaletica orizzontale del manto stradale, forse “ad acqua” visto che in breve le strisce diventano invisibili e dopo una breve pioggia si dissolvono magicamente? Quanto ci costa questo tipo di manutenzione e qual è il cronoprogramma della riverniciatura della segnaletica nelle 8 circoscrizioni?”
“Il Bestiario” di Ivan Theimer
Prenderà il via giovedì 27 ottobre, alle 17, presso la Galleria Berman di via dell’Arcivescovado, 9, a Torino, la mostra dell’artista Ivan Theimer dal titolo: “Il Bestiario”, una raccolta di sculture in bronzo, terracotta e acquarelli. Il catalogo è a cura di Fulvio Dell’Agnese. L’allestimento resterà visitabile fino al 22 dicembre dal mercoledì al venerdì dalle 16 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 13.
Inseguendo il Liberty in città
Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato
È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte
L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”.
Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)
Torino Liberty
Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock
Articolo 6. Inseguendo il Liberty in città
Buongiorno cari lettori, curiosi e desiderosi di scoprire la città con sguardo attento, come promesso la scorsa settima continuo con l’indicarvi altri splendidi luoghi Liberty presenti a Torino.
Riprendiamo il nostro tour con La Casa da fitto Maciotta, corso Francia 32, angolo via Bagetti, una palazzina da reddito che è stata commissionata a Fenoglio da Baldassarre Maciotta, Attilio Costa, Melchiorre Lanzo. La scansione della facciata, con i balconi sfalsati, richiama sia la tradizione barocca cittadina, sia soluzioni innovative, testimoniate dal grazioso balconcino sul profilo angolare con balaustre in ferro battuto dell’ultimo piano, sottostante ad un piccolo terrazzo a gazebo, con i ferri battuti delle ringhiere. Su via Bagetti il piano in meno dell’edificio è sostituito da una mansarda sotto il tetto a volta, al terzo e quarto livello compaiono due ampie finestre rettangolari incorniciate da sottili colonne e, nella parte superiore, da una volta curva. I motivi floreali si mostrano nei timpani delle finestre e nei motivi del ferro battuto dei balconi. Sempre nel 1904 viene costruita Casa Perino, via San Francesco d’Assisi 18, che si fa gioiosamente notare per il bovindo angolare e le decorazioni di finestre, balconi, abbaini. Del 1905, tra le vie San Donato e Le Chiuse, in via Balbis 1, Casa Padrini segna in parte un ritorno all’eclettismo, accanto al gusto decorativo Liberty: l’edificio è su due piani, che diventano tre nella parte angolare, con due ordini di bovindo, al terzo piano un terrazzino in stile eterogeneo. I balconi, dichiaratamente in stile Floreale, presentano una linea in cemento al primo piano, la ringhiera in ferro battuto al secondo piano, al terzo solo in ferro. Dello stesso anno è Casa Audino & Rinaldi, di via Madama Cristina 78, angolo via Donizzetti, un palazzo di quattro piani, con la presenza del mattone paramano a partire dal secondo piano. Di Casa Florio, via Monte di Pietà 26, del 1907, esistono solo più le facciate. I due corpi di fabbrica sono raccordati da una smussatura angolare realizzata grazie a un bovindo sormontato da una cupola, e risultano perfettamente perpendicolari; assai ampie le vetrate del piano terreno e dell’ammezzato.
Un caratteristico bovindo angolare è coronato da una cupola, in cui si apre una finestra ovale. Il portone d’ingresso è impreziosito da discrete decorazioni floreali e ghirlande. Eleganti le finestre tripartite, basse e larghe, del mezzanino. Casa Bellia, progettata nel 1907, si trova in via Lugaro 4. L’edificio presenta un bellissimo portone, realizzato in ferro battuto, con alberi di melograno e frutti e foglie, all’interno di una cornice a coda di pavone. In via Belfiore 67, Casa Caro è un notevolissimo esempio di stile Liberty, realizzata – nel 1907 – su tre piani di color giallo, con decorazioni molto sobrie, limitate ad un festone di stucco che collega le finestre, alcune con esili balconcini, dell’ultimo livello. In particolare è da notare lo stretto balcone del primo piano, completamente fuori asse rispetto al sottostante portone d’ingresso. I due edifici di via Cibrario 61 e 63, del 1909, costituiscono un unico corpo di fabbrica, tanto che la denominazione corretta è Case Rama, il nome rimanda al committente. Gli elementi decorativi testimoniano richiami a un tardo Liberty e soprattutto un’adesione alla Sezessionstil viennese, per le linee squadrate, a cui si adeguano i disegni dei balconi. Una lapide ricorda che in questo palazzo abitò e morì -il 9 agosto 1916 – il grande poeta torinese Guido Gozzano, il maggiore esponente del Crepuscolarismo. Nel 1909 Fenoglio appronta un’altra Casa Rey, in corso Re Umberto 60. Il fronte su corso Re Umberto è imponente, squadrato e decorato con grandi capitelli e ricchi bovindi, sulla via Lamarmora il palazzo si fa più lineare e austero, mentre a metà dell’isolato, su via Governolo, un po’ rientrante, vi è un corpo di fabbrica leggermente più basso. Nel 1909, in prossimità della diagonale di via Pietro Micca, ma già su piazza Solferino, l’Ingegnere costruisce la monumentale sede torinese delle Assicurazioni Generali Venezia: l’imponente ed elegante facciata arricchisce di per sé l’intera piazza; gli spazi interni, ricchi di reminiscenze floreali, riflettono un modello di funzionalità e di solidità, come ci si deve aspettare dal ruolo specifico di una tale committenza. Nei due anni successivi l’Ingegnere realizza la palazzina della Società Edilizia Torinese, di via Bertola 29, affacciata sui giardini Lamarmora: due corpi di fabbrica a “L” ispirati al gusto eclettico, con splendide vetrate al piano terra e all’ammezzato che alludono alla Sezession viennese. Per gli altri due piani, che diventano tre nella parte angolare, il prospetto è caratterizzato dall’elegante rosso del mattone paramano. Del 1909 è Casa Padrini, di via Principi d’Acaja 20, quattro livelli più piano rialzato e abbaini; unico bovindo su tre piani che, più in alto, diventa base per un terrazzino. A livello del primo piano e sotto il tetto risalta una grande fascia vegetale con mele e pere al posto dei fiori; i vetri cattedrali sono chiaro aggancio al Liberty. Sotto la linea di gronda si evidenziano decorazioni in litocemento. Nell’androne si nota l’elegante motivo comune tra il ferro battuto della ringhiera della scala e dei lampadari. Nel 1911 Fenoglio progetta Casa Daneo, di via San Secondo 33/35, la cui facciata è ricca di ornati tra il Liberty e il Neobarocco. Si tratta di un edificio a tre piani, che presenta gli abbaini soltanto al civico 33, con la facciata in mattone paramano. Anche il mondo dell’industria non rimane indifferente al fascino del Liberty.
La stessa FIAT, nata a Torino nel 1899, commissiona il suo primo stabilimento all’architetto Alfredo Premoli che, tra il 1904 e il 1906, in corso Dante realizza l’edificio industriale, dove l’acronimo della casa automobilistica torinese è chiaramente incorniciato da motivi floreali stilizzati agli angoli delle cornici in litocemento poste sulla sommità. Fenoglio è il progettista in Barriera di Milano della fabbrica Michele Ansaldi, poi Fiat San Giorgio e quindi Fiat Grandi Motori, vero e proprio nucleo primario dell’intero complesso tra via Damiano, corsoVercelli, corso Vigevano e via Carmagnola. Nel 1900 Fenoglio lavora per la Fabbrica Termotecnica di via Mongrando 48, in zona Vanchiglietta, realizzata all’insegna dell’economicità e della semplificazione dei particolari decorativi e costruttivi, pur salvaguardando l’ampiezza degli spazi e la luminosità interna, garantita da grandi lucernari e dalle grandi e ravvicinate finestre. Nel 1901 Fenoglio lavora al progetto della nuova conceria Fiorio di via Durandi 10, angolo via Vidua, specializzata nella lavorazione di pelli di capre e di montoni. Della ristrutturazione dell’edificio (costruito nel 1837) si occupa Fenoglio che permea della sinuosità Liberty alcuni elementi, specie la ringhiera che circonda il tetto piano. Nel 1905, l’Ingegnere si dedica alla progettazione dei lavori della nuova sede dell’Opificio Venchi S. & C. di corso Regina Margherita 16, nel quale si producono biscotti, caramelle, cioccolato, e le famose “Nougatine”, bonbon a base di nocciole tritate e caramelle, ricoperte di cioccolato extra fondente. Inaugurato nel 1907, l’edificio è caratterizzato da finestre alte e strette, e dall’alternanza tra il bianco e il grigio scuro della decorazione. In via Mantova, zona Regio Parco, nell’isolato compreso tra Lungodora Firenze e via Modena, dal 2001 è in funzione lo Space, il teatro della Compagnia Sperimentale Drammatica che ospita festival, rassegne e manifestazioni di livello internazionale. In pratica il fabbricato non ha cambiato destinazione d’uso, poiché quella era la sede della celebre casa di produzione Ambrosio-Film, la prima in assoluto d’Italia, nata grazie all’intraprendenza e allo spirito d’iniziativa di Arturo Ambrosio, che, nel 1913, si avvalse della collaborazione di Pietro Fenoglio per il progetto degli Stabilimenti dell’Ambrosio-Film. Ora che abbiamo percorso la città e l’abbiamo conosciuta un po’ meglio, possiamo tornare alla nostra abitazione, sia che si tratti di un palazzo Liberty o di un edificio moderno, casa propria è sempre il miglior nido che esista.
Alessia Cagnotto