ilTorinese

Inseguendo il Liberty in città

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Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”.
Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

 

Articolo 6. Inseguendo il Liberty in città 

Buongiorno cari lettori, curiosi e desiderosi di scoprire la città con sguardo attento, come promesso la scorsa settima continuo con l’indicarvi altri splendidi luoghi Liberty presenti a Torino.

Riprendiamo il nostro tour con La Casa da fitto Maciotta, corso Francia 32, angolo via Bagetti, una palazzina da reddito che è stata commissionata a Fenoglio da Baldassarre Maciotta, Attilio Costa, Melchiorre Lanzo. La scansione della facciata, con i balconi sfalsati, richiama sia la tradizione barocca cittadina, sia soluzioni innovative, testimoniate dal grazioso balconcino sul profilo angolare con balaustre in ferro battuto dell’ultimo piano, sottostante ad un piccolo terrazzo a gazebo, con i ferri battuti delle ringhiere. Su via Bagetti il piano in meno dell’edificio è sostituito da una mansarda sotto il tetto a volta, al terzo e quarto livello compaiono due ampie finestre rettangolari incorniciate da sottili colonne e, nella parte superiore, da una volta curva. I motivi floreali si mostrano nei timpani delle finestre e nei motivi del ferro battuto dei balconi. Sempre nel 1904 viene costruita Casa Perino, via San Francesco d’Assisi 18, che si fa gioiosamente notare per il bovindo angolare e le decorazioni di finestre, balconi, abbaini. Del 1905, tra le vie San Donato e Le Chiuse, in via Balbis 1, Casa Padrini segna in parte un ritorno all’eclettismo, accanto al gusto decorativo Liberty: l’edificio è su due piani, che diventano tre nella parte angolare, con due ordini di bovindo, al terzo piano un terrazzino in stile eterogeneo. I balconi, dichiaratamente in stile Floreale, presentano una linea in cemento al primo piano, la ringhiera in ferro battuto al secondo piano, al terzo solo in ferro. Dello stesso anno è Casa Audino & Rinaldi, di via Madama Cristina 78, angolo via Donizzetti, un palazzo di quattro piani, con la presenza del mattone paramano a partire dal secondo piano. Di Casa Florio, via Monte di Pietà 26, del 1907, esistono solo più le facciate. I due corpi di fabbrica sono raccordati da una smussatura angolare realizzata grazie a un bovindo sormontato da una cupola, e risultano perfettamente perpendicolari; assai ampie le vetrate del piano terreno e dell’ammezzato.

Un caratteristico bovindo angolare è coronato da una cupola, in cui si apre una finestra ovale. Il portone d’ingresso è impreziosito da discrete decorazioni floreali e ghirlande. Eleganti le finestre tripartite, basse e larghe, del mezzanino. Casa Bellia, progettata nel 1907, si trova in via Lugaro 4. L’edificio presenta un bellissimo portone, realizzato in ferro battuto, con alberi di melograno e frutti e foglie, all’interno di una cornice a coda di pavone. In via Belfiore 67, Casa Caro è un notevolissimo esempio di stile Liberty, realizzata – nel 1907 – su tre piani di color giallo, con decorazioni molto sobrie, limitate ad un festone di stucco che collega le finestre, alcune con esili balconcini, dell’ultimo livello. In particolare è da notare lo stretto balcone del primo piano, completamente fuori asse rispetto al sottostante portone d’ingresso. I due edifici di via Cibrario 61 e 63, del 1909, costituiscono un unico corpo di fabbrica, tanto che la denominazione corretta è Case Rama, il nome rimanda al committente. Gli elementi decorativi testimoniano richiami a un tardo Liberty e soprattutto un’adesione alla Sezessionstil viennese, per le linee squadrate, a cui si adeguano i disegni dei balconi. Una lapide ricorda che in questo palazzo abitò e morì -il 9 agosto 1916 – il grande poeta torinese Guido Gozzano, il maggiore esponente del Crepuscolarismo. Nel 1909 Fenoglio appronta un’altra Casa Rey, in corso Re Umberto 60. Il fronte su corso Re Umberto è imponente, squadrato e decorato con grandi capitelli e ricchi bovindi, sulla via Lamarmora il palazzo si fa più lineare e austero, mentre a metà dell’isolato, su via Governolo, un po’ rientrante, vi è un corpo di fabbrica leggermente più basso. Nel 1909, in prossimità della diagonale di via Pietro Micca, ma già su piazza Solferino, l’Ingegnere costruisce la monumentale sede torinese delle Assicurazioni Generali Venezia: l’imponente ed elegante facciata arricchisce di per sé l’intera piazza; gli spazi interni, ricchi di reminiscenze floreali, riflettono un modello di funzionalità e di solidità, come ci si deve aspettare dal ruolo specifico di una tale committenza. Nei due anni successivi l’Ingegnere realizza la palazzina della Società Edilizia Torinese, di via Bertola 29, affacciata sui giardini Lamarmora: due corpi di fabbrica a “L” ispirati al gusto eclettico, con splendide vetrate al piano terra e all’ammezzato che alludono alla Sezession viennese. Per gli altri due piani, che diventano tre nella parte angolare, il prospetto è caratterizzato dall’elegante rosso del mattone paramano. Del 1909 è Casa Padrini, di via Principi d’Acaja 20, quattro livelli più piano rialzato e abbaini; unico bovindo su tre piani che, più in alto, diventa base per un terrazzino. A livello del primo piano e sotto il tetto risalta una grande fascia vegetale con mele e pere al posto dei fiori; i vetri cattedrali sono chiaro aggancio al Liberty. Sotto la linea di gronda si evidenziano decorazioni in litocemento. Nell’androne si nota l’elegante motivo comune tra il ferro battuto della ringhiera della scala e dei lampadari. Nel 1911 Fenoglio progetta Casa Daneo, di via San Secondo 33/35, la cui facciata è ricca di ornati tra il Liberty e il Neobarocco. Si tratta di un edificio a tre piani, che presenta gli abbaini soltanto al civico 33, con la facciata in mattone paramano.  Anche il mondo dell’industria non rimane indifferente al fascino del Liberty.

La stessa FIAT, nata a Torino nel 1899, commissiona il suo primo stabilimento all’architetto Alfredo Premoli che, tra il 1904 e il 1906, in corso Dante realizza l’edificio industriale, dove l’acronimo della casa automobilistica torinese è chiaramente incorniciato da motivi floreali stilizzati agli angoli delle cornici in litocemento poste sulla sommità.  Fenoglio è il progettista in Barriera di Milano della fabbrica Michele Ansaldi, poi Fiat San Giorgio e quindi Fiat Grandi Motori, vero e proprio nucleo primario dell’intero complesso tra via Damiano, corsoVercelli, corso Vigevano e via Carmagnola. Nel 1900 Fenoglio lavora per la Fabbrica Termotecnica di via Mongrando 48, in zona Vanchiglietta, realizzata all’insegna dell’economicità e della semplificazione dei particolari decorativi e costruttivi, pur salvaguardando l’ampiezza degli spazi e la luminosità interna, garantita da grandi lucernari e dalle grandi e ravvicinate finestre. Nel 1901 Fenoglio lavora al progetto della nuova conceria Fiorio di via Durandi 10, angolo via Vidua, specializzata nella lavorazione di pelli di capre e di montoni. Della ristrutturazione dell’edificio (costruito nel 1837) si occupa Fenoglio che permea della sinuosità Liberty alcuni elementi, specie la ringhiera che circonda il tetto piano. Nel 1905, l’Ingegnere si dedica alla progettazione dei lavori della nuova sede dell’Opificio Venchi S. & C. di corso Regina Margherita 16, nel quale si producono biscotti, caramelle, cioccolato, e le famose “Nougatine”, bonbon a base di nocciole tritate e caramelle, ricoperte di cioccolato extra fondente. Inaugurato nel 1907, l’edificio è caratterizzato da finestre alte e strette, e dall’alternanza tra il bianco e il grigio scuro della decorazione. In via Mantova, zona Regio Parco, nell’isolato compreso tra Lungodora Firenze e via Modena, dal 2001 è in funzione lo Space, il teatro della Compagnia Sperimentale Drammatica che ospita festival, rassegne e manifestazioni di livello internazionale. In pratica il fabbricato non ha cambiato destinazione d’uso, poiché quella era la sede della celebre casa di produzione Ambrosio-Film, la prima in assoluto d’Italia, nata grazie all’intraprendenza e allo spirito d’iniziativa di Arturo Ambrosio, che, nel 1913, si avvalse della collaborazione di Pietro Fenoglio per il progetto degli Stabilimenti dell’Ambrosio-Film. Ora che abbiamo percorso la città e l’abbiamo conosciuta un po’ meglio, possiamo tornare alla nostra abitazione, sia che si tratti di un palazzo Liberty o di un edificio moderno, casa propria è sempre il miglior nido che esista.

Alessia Cagnotto

Carta di identità al posto dello spid, come funziona

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La carta d’identità elettronica potrà essere utilizzata per accedere ai servizi della pubblica amministrazione allo stesso modo dello Spid. Lo prevede un decreto del ministero dell’Interno appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, aggiornando le funzionalità per le quali è possibile utilizzare la “Cie”.

Grazie a questa facilitazione disposta dal Viminale di concerto con il ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale e il ministro dell’Economia e delle Finanze, la carta d’identità elettronica permetterà l’accesso a tutta una serie di servizi, non soltanto forniti dalla pubblica amministrazione e diventa uno strumento digitale più semplice con il quale il cittadino può ancor più agevolmente accedere ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni e dai privati.

Tra le novità introdotte dal provvedimento, l’accesso sarà regolato attraverso tre livelli di autenticazione informatica, 1, 2 e 3, corrispondenti a normale, significativo ed elevato, per l’utilizzo in sicurezza della propria identità digitale in base alle richieste dei fornitori di servizi.

La Cie mantiene inoltre la funzionalità di potere firmare un documento digitale attraverso una firma elettronica avanzata (FEA) sia nel contesto della Pubblica Amministrazione che tra privati.

La Carta d’identità elettronica si può richiedere alla scadenza della propria carta d’identità (a partire dal centottantesimo dalla data di scadenza) o in seguito a smarrimento, furto o deterioramento presso il Comune di residenza o di dimora.

Per i Comuni che hanno attivato il servizio di prenotazione messo a disposizione sul portale del ministero dell’Interno è possibile verificare online la disponibilità e fissare un appuntamento. In caso contrario è necessario contattare l’ufficio dedicato dell’amministrazione locale.

La CIE è spedita direttamente al cittadino che la riceverà, presso il recapito fornito al Comune, entro 6 giorni lavorativi dalla richiesta. La validità varia a seconda all’età del titolare ed è di:

3 anni per i minori di età inferiore a 3 anni;
5 anni per i minori di età compresa tra i 3 e i 18 anni;
10 anni per i maggiorenni.

Il rilascio della carta d’identità elettronica ha un costo fisso di 16,79 euro oltre i diritti fissi e di segreteria, ove previsti, stabiliti da ciascun Comune, comprese le spese di spedizione.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Hernan Diaz “Trust” – Feltrinelli- euro 19,00
E’ uno dei libri più belli letti ultimamente: intrigante, scritto benissimo, costruito in modo magistrale. Parla di soldi, finanza e vite. Hernan Diaz è un giovane talento letterario, nato a Buenos Aires, cresciuto a Stoccolma, da circa 20 anni trapiantato a New York; ha iniziato come critico letterario specializzato in Jorge Luis Borges, poi ha rivelato un talento strepitoso nella narrativa, ed è stato finalista al Premio Pulitzer con “Il falco” nel 2018.
In 378 pagine è riuscito nella magia di incastrare 4 storie, diverse quanto a stile e lunghezza; conviene leggerle nella sequenza decisa dall’autore….e capirete anche perché. Il vero protagonista è comunque il denaro, o meglio la sua forza magnetica e la relazione con gli esseri umani.

Dapprima protagonista è Benjamin Rask, unico erede di una ricca famiglia che commerciava tabacco. Quando il padre muore per uno scompenso cardiaco, Benjamin è all’ultimo anno di collegio. Dimostra subito una compostezza mirabile e una grande precocità quando chiede di esaminare il testamento paterno e tutti i documenti finanziari.
In realtà del tabacco gli importa poco, lui che neanche fuma. Licenzia il consulente finanziario incapace di azzardi e si mette in proprio. Liquida l’attività di famiglia, vende tutti i possedimenti ereditati, inclusa la residenza newyorkese, e si installa nella suite di un hotel.

Asociale e distaccato da tutto, quello che lo affascina sono le contorsioni del denaro. Così espande i suoi investimenti (in oro, valute, cotone, obbligazioni, carne di manzo e molte atre cose) su una scacchiera che lo vede attivo sui mercati di Stati Uniti, Inghilterra, Europa, Sud America e Asia. Accumula ricchezze immense e negli anni amplia ulteriormente i suoi affari investendo nell’aviazione, (intuendo il potenziale futuro del trasporto aereo), in aziende chimiche, tecnologiche e in altri campi. Poi prende come moglie (perché sembra la cosa opportuna da fare) Helen, che si dedicherà ad attività filantropiche e della quale seguiremo i movimenti ed il rapporto con il marito nel prosieguo degli anni.

La seconda parte è dedicata ad Andrew Bevel, ricchissimo finanziere diventato milionario dopo il crollo in Borsa del 29, di cui potrebbe anche essere stato l’artefice. Indignato per le malignità disseminate su di lui, cerca di raccontare la sua verità, ripercorrendo la storia dei suoi antenati «..uomini-banca fin dalla Dichiarazione d’Indipendenza». Un lungo racconto scandito in capitoli, con appunti che conducono all’amore per la moglie Mildred: appassionata di musica, grande organizzatrice di concerti in casa, dedita a opere di beneficenza.

Un ulteriore passaggio del testimone vede protagonista Ida Partenza, figlia di un anarchico, che da giovane era stata selezionata tra un pool di candidate segretarie e scelta personalmente da Andrew Bevel. Inizia come sua stenografa, poi batte a macchina l’autobiografia; in realtà è lei che la costruisce e diventa la sua ghost writer.
Infine il diario lasciato dalla moglie defunta di Bevel, Mildred. Donna misteriosa e sfuggente, morta in circostanze anomale. Pagine da trovare e decifrare anche per far luce su quanto lei fosse coinvolta nel successo del marito.
Un romanzo che vi avvolgerà nel gioco sottile tra realtà e fantasia, solitudine e ricchezza, fiducia e tradimento.

 

Melissa Fu “Nella terra dei peschi in fiore” -Editrice Nord- euro 18,00
E’ una saga affascinante questa di Melissa Fu, nata in New Messico nel 1972, ma di origine sino-taiwanese. Ha vissuto in vari paesi nordamericani (dal Texas al Colorado, da Washington a New York e altri), ha studiato fisica e letteratura inglese ed è stata insegnante e consulente scolastica, ora vive a Cambridge in Gran Bretagna.
Il libro è la storia romanzata della sua famiglia. Il nonno ucciso nella guerra contro il Giappone, la fuga del padre (che all’epoca era un bambino) insieme alla madre (nonna della scrittrice), poi la guerra civile e l’arrivo a Taiwan nel 49; infine l’emigrazione del padre negli Stati Uniti, dove cambia il nome Renshu in Henry, si laurea e realizza il suo sogno americano.
La narrazione inizia nel 1938 quando il Giappone ha invaso la Cina da un anno. I nazionalisti di Chiang Kai-Shek e i ribelli comunisti di Mao Zedong lottano insieme contro l’invasore; ma dopo il 45 iniziano a scontrarsi fra loro. A vincere sarà Mao che il primo ottobre 1949 proclama la Repubblica popolare comunista; mentre Chiang Kai-Shek insedia sull’isola di Taiwan la Repubblica di Cina, nazionalista.
Sullo sfondo della storia, Melissa Fu è riuscita a ripercorrere 70 anni di vicende travagliate che hanno coinvolto i suoi familiari. Un’Odissea in cui la nonna -giovane vedova- scappò con il piccolo Renshu, cercando di salvarsi a tutti i costi e di garantire un futuro al figlio.
La nonna è Meilin, personaggio che vi entrerà nel cuore; a partire da quando il marito Xiaowen, prima di partire per la guerra, le affida un antico rotolo di broccato di seta ricamato in fili multicolori e dorati. Un pezzo di antiquariato di immenso valore con rappresentate diverse scene; dall’idilliaco ai combattimenti. Ed è il tesoro che potrà salvarle la vita in casi estremi.

Quando dalla guerra non torna il marito, ma il cognato Longwein, e i giapponesi avanzano, sarà l’inizio di una fuga senza fine. Meilin, che di mestiere fa la sarta, porta con sé solo il cesto da lavoro, una piccola scorta di monete, il rotolo prezioso e uno spaventatissimo Renshu.
Dapprima segue Longwey, che in incognito lavora per il Kuomintang (partito nazionalista del generalissimo Chiang Kai-Shek), e per questo riesce ad ottenere i preziosi biglietti del treno che garantiscono la fuga della famiglia.
Poi fermarsi diventa pericoloso, i profughi possono solo continuare a correre; è quello che farà Meilin staccandosi dal cognato e proseguendo con il figlio, arrabattandosi come può per sopravvivere e mettersi in salvo.
Melissa Fu in questo libro di esordio vi porta dentro la storia, il dolore, la fatica, gli stenti e i sacrifici che costellano la vita di Meilin. Coraggiosa e fortissima, riesce a superare ogni difficoltà e a mandare in America Renshu che, grazie a una borsa di studio, si costruirà una vita, una carriera e una famiglia. Ma avrà sempre una spina nel cuore; non essere riuscito a portare in America anche la madre…..e un legame sottile e inscindibile con il suo passato.
Un magnifico romanzo in cui la vita dei singoli viene travolta e determinata dalle vicende storiche e dalle guerre.

Jennifer Egan “La casa di marzapane” -Mondadori- euro 22,00
La Egan dice di no, ma per alcuni questo è un po’ il sequel de “Il tempo è un bastardo” che nel 2011 valse il Premio Pulitzer a questa talentuosa scrittrice americana (nata a Chicago nel 1962). Ha trascorso l’adolescenza viaggiando per tutto il mondo, poi a 30 anni è approdata a New York, ed è stata fidanzata con Steve Jobs negli anni 80.
I temi cardine de “La casa di marzapane” sono i ricordi, l’identità e le nuove tecnologie; alcuni punti e personaggi sono in comune con il romanzo del 2011. Il risultato è un’opera altamente concettuale, articolata in 4 grandi sezioni, in un susseguirsi di brevi capitoli che abbracciano l’arco di tempo tra 1965 e 2035. Una narrazione quasi psichedelica che narra come tecnologia, desideri e paure siano strettamente interconnessi e scandaglia il rapporto tra tecnologia e memoria.
La Egan immagina un’innovazione, ovvero il “Cubo” della coscienza intorno al quale si muovono i personaggi. Una sorta di “grande anima – memoria collettiva”, che permetterebbe di condividere i ricordi di ognuno di un particolare fatto, offrendo prospettive diverse da quelle vissute e incise nella memoria. Idea nata da una riflessione: le persone sono portatrici di vari punti di vista su uno stesso pensiero ed evento, e riconsiderano più volte gli stessi ricordi in modo diverso.
Un creativo mago degli algoritmi, Bix Bouton, inventa e mette a punto la piattaforma “Riprenditi l’inconscio” che permette di recuperare i ricordi, a patto di condividerli con gli altri utenti del sistema, e accedere a quelli altrui. E’ un inquietante sviluppo dei social media, le persone ne vengono come stregate, le loro storie si incrociano per decenni.
Il cubo è l’espediente che permette alla scrittrice di sviluppare il concetto base: è un’esplorazione dello spazio tramite la tecnologia digitale che tanto pervade e condiziona il nostro presente. E’ proprio il mondo digitale che la fa da padrone nelle pagine del romanzo, con contorno di ossessione dei dati, paura di essere spiati, fragilità umane.

 

Luigi Guarnieri “Il segreto di Lucia Joyce” -La nave di Teseo- euro 19,00
Questa è un po’ la biografia romanzata della figlia secondogenita di James Joyce, ragazza sfortunata e vittima dei disastri di una psichiatria che fece parecchi danni; vittima pure di un padre complesso e di un fratello prevaricatore.
Lucia era nata a Trieste nel 1907 da James Joyce e Nora Barnacle: due genitori molto particolari e difficili che avevano unito le loro vite in un contesto di precarietà economica, ma anche psicologica ed esistenziale. Irresponsabilmente avevano messo al mondo Giorgio e Lucia che finiranno per fare le spese degli squilibri familiari.
Joyce è agli inizi della carriera ed è sempre in bolletta. Guarnieri si addentra nelle pieghe di alcune sue perversioni, e ne descrive gli aspetti meno gradevoli, come lo sperperare i magri guadagni in bordelli e osterie. Nora dal canto suo soffre la lontananza dall’Irlanda, non parla italiano ed ondeggia tra ricorrenti crisi depressive. Due genitori che faranno acqua da tutte le parti. Nel tritacarne dei loro difetti finiscono i figli.

Giorgio sarà il prediletto della madre e poco si intenderà col padre; invece è notevole l’affinità tra lo scrittore e la figlia, entrambi con inclinazioni artistiche e avvinti in un rapporto a tratti morboso che li tormenterà.
Lucia viene ghermita dalla malattia mentale, e precipita nel gorgo di ripetute diagnosi errate, internamenti e orrori nelle cliniche psichiatriche di inizio Novecento, quasi dei lager in cui si imponevano ai degenti trattamenti spietati e dannosi.
Un calvario che segnerà tutta la sua infelice vita, cavia di terapie sperimentali e spesso raffazzonate, fino alla morte nel 1982 a Northampton in Gran Bretagna.

Bio-Grafia, un progetto in Barriera

Barriera di Milano si arricchisce di un progetto noto come BIO-GRAFIA, che avrà luogo al Teatro Marchesa, in  corso Vercelli 141

 

Barriera di Milano viene animata da un progetto noto come BIO-GRAFIA promosso dall’associazione Choros. Andrà in scena fino a domenica 16 ottobre lo spettacolo intitolato “Le sorelle”, che rappresentano in maniera chiara la metodologia di lavoro sulla biografia teatrale promossa da questa Associazione,  in collaborazione con Università Paris 8, Associazione Arta e Theatre di Soleil di Parigi, con cui l’Associazione  ha ricevuto nel 2021 il riconoscimento speciale da parte del MIC Ministero della Cultura, Direzione generale dello spettacolo.

Si tratta di un lungo viaggio nella periferia dell’esistenza, sospesa tra sogno, speranza, momenti di felicità  e disillusioni, in cui la scrittura degli interpreti diventa drammaturgia e si intreccia in uno spettacolo in cui è  presente un passaggio continuo tra italiano e francese, capace di rendere ancora più intenso il ritmo della scrittura scenica.

Dal 25 ottobre al 3 novembre prossimi Maria Grazia Agricola e Duccio Bellugi Vannuccini, storico attore del Theatre di Soleil di Parigi, condurranno un laboratorio aperto per gli operatori e la cittadinanza, proponendo la metodologia delle maschere balinesiapplicata alla biografia teatrale. Il laboratorio, i cui partecipanti verranno individuati attraverso una call pubblica, sarà propedeutico al grande evento corale in programma a metà dicembre.

Due le giornate di performance aperte al pubblico, il 29 e 30 ottobre prossimi.

Da ottobre a dicembre l’artista Cosimo Veneziano condurrà un laboratorio di scenografia partecipata a cura di Lorena Tadorni, in cui le biografie degli abitanti, tradotte in immagini da Veneziano, realizzate da studenti e studentesse delle Scuole Tecniche San Carlo, diventeranno le scenografie dell’appuntamento corale finale.

Il progetto avrà luogo al teatro Marchesa, in corso Vercelli 141, con spettacoli, laboratori e eventi a titolo gratuito.

MARA MARTELLOTTA

Per informazioni  infochoruscomunita@gmail.com

Donna ferita da un capriolo nei boschi

Una donna di 57 anni che stava camminando nei boschi è stata ferita da un capriolo nei pressi di Cossato, in provincia di Biella. È stata ricoverata in ospedale in codice giallo. Resta ancora da chiarire l’esatta dinamica dei fatti. Ha riportato diverse ferite. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118.

NOTIZIE  DAL PIEMONTE

Si moltiplicano le richieste di aiuto dei cercatori di funghi

NOTIZIE DAL PIEMONTE- Nel pomeriggio del 15 Ottobre, i Vigili del Fuoco di Alessandria sono intervenuti in zona boschiva nei pressi di Masio a seguito di richiesta di soccorso da parte di due cercatori di funghi che necessitavano di assistenza sanitaria, impossibilitati a muoversi.

Continua a leggere:

https://giornalelimonte.it/2022/10/15/si-moltiplicano-le-richieste-di-aiuto-dai-cercatori-di-funghi-oggi-due-sono-stati-soccorsi-a-masio/

Più di 3000 runner a “Una Corsa da Re”

Sono stati oltre 3.000 i runner che hanno partecipato tra ieri sabato 15 e oggi domenica 16 ottobre 2022 alle varie competizioni dell’ormai tradizionale Corsa da Re, organizzata alla Reggia di Venaria da Base Running.

 

La decima edizione dell’evento sportivo ha richiamato appassionati e professionisti anche da fuori Piemonte che si sono potuti cimentare in un contesto paesaggistico straordinario tra i Giardini e il Parco della Mandria.

 

Nella distanza più breve, quella più partecipata con oltre 1200 finishers, successo di Stefano Intagliata che, grazie al crono di 34’28”, ha la meglio su Lorenzo Secco (35’19”) e Said Hachchach (35’19”). Al femminile Sara Brogiato (38’16”) vince su Claudia Guiotto (39’30”) e Federica Viano (40’43”).

 

21km che vede sui gradini più alti del podio Niccolò Biazzetti (1h15’06”) e Anna Caporusso (1h32’43”). Alle loro spalle Claudio Anghilante (1h15’37”) e Luca Cerva Perolin (1h18’42”), e Maria Pia Sciarrone (1h34’37”) e Giulia Magnaterra (1h35’02”).

 

In 300 sui 30km: al maschile Carlo Cangiano (1h43’38”) precede Stefano Avalle (1h44’14”) e Marco Betassa (1h53’07”), tra le donne Camilla Magliano (1h57’19”) ha la meglio su Sarah Aimee L’Epee (2h03’43”) e Carlotta Montanera (2h08’10”)

Torino: detenuto lancia liquido irritante contro agente

ANCORA TENSIONE IN CARCERE:  SAPPE: “BASTA! SERVONO NUOVE REGOLE DI GESTIONE”

Riceviamo e pubblichiamo

Ennesima giornata di assurda follia nella Casa circondariale di Torino, dove un poliziotto è stato aggredito e ferito da un detenuto presso il Pad B – Reparto nuovi giunti. Spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Oggi un detenuto ha scagliato improvvisamente e con violenza del liquido irritante contro un appartenente alla Polizia Penitenziaria, addetto alla Sezione nuovi giunti, che è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. E’ l’ennesima aggressione da parte di detenuti nei confronti degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ancora una volta sottovalutata dall’Amministrazione Penitenziaria che riserva scarsa attenzione alla difficile gestione di detenuti all’interno delle strutture penitenziarie, sempre più difficile da affrontare”, conclude.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria tuona: “Basta! Anche questa è un grave aggressione annunciata! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti. Ormai picchiare un poliziotto in carcere senza subìre alcuna conseguenza è diventato quasi uno sport nazionale, nella indifferenza della politica e dei vertici dell’amministrazione Penitenziaria“.

“Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal Capo del DAP Renoldi”, denuncia. “La situazione delle carceri piemontesi e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

Poi Capece si rivolge direttamente a Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Premier in pectore”: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.

Esplode bombola di gas in una palazzina, cinque feriti. Poteva essere una strage

Questa mattina una bombola di gas, alla quale era stato applicato un tubo in modo artigianale,  è esplosa dopo le 7 in un appartamento di una palazzina residenziale di tre piani, in via Braida, al civico 10 a Carignano (Torino). Sono cinque le persone rimaste ferite e trasportate all’ospedale di Moncalieri. L’edificio è parzialmente sventrato ed  è inagibile: sono state evacuate 28 persone.

Lupi uccidono venti pecore in una azienda agricola

Un branco di lupi ha ucciso una ventina di pecore nell’azienda agricola “Leone Doria Lamba” in località Torrione a Baudenasca di Pinerolo. Le pecore erano Texel, una pregiata razza olandese, la cui lana veniva utilizzata per realizzare coperte. Solo  una delle pecore è stata mangiata, mentre le altre sono state azzannate alla carotide. Sono intervenuti i veterinari dell’AslTo3 per gli accertamenti e per  lo smaltimento delle carcasse.