ilTorinese

“Vate, Vanitas, Vittoria” Ivrea, mostra a due ispirata alla figura di D’Annunzio

In occasione del centenario della donazione del “Vittoriale” allo Stato Italiano

Dal 21 gennaio al 12 marzo

Ivrea (Torino)

Già nel titolo, la rassegna esprime appieno la personalità e lo spirito del grande “Immaginifico” o “poeta – soldato” o “poeta – vate” (allo stesso modo di Giosué Carducci) cui la mostra si ispira. Ospitata in “Palazzo Giusiana” (ex sede del Tribunale) ad Ivrea, da sabato 21 gennaio a domenica 12 marzo“Vate, Vanitas, Vittoria” è stata ideata per inaugurare la seconda parte dell’anno da “Capitale italiana del libro 2022” di Ivrea – terza capitale dopo Vibo Valentia nel 2021 e Chiari (Brescia) nel 2020 – e per ricordare il centenario della donazione, il 22 dicembre 1923, da parte di Gabriele D’Annunzio (Pescara, 1863 – Gardone Riviera, 1938), della sua casa-museo (“città nella città”, eretta, a memoria delle imprese dei soldati italiani durante la Prima Guerra Mondiale, sulle rive del Lago di Garda con l’aiuto dell’architetto Gian Carlo Maroni) allo Stato Italiano. Curata da Costanza Casali, assessore alla Cultura della Città di Ivrea, la mostra presenta opere di Nicola Bolla e Andrea Chisesi e sarà introdotta, sempre sabato 21 gennaio, alle ore 17, al “Teatro Giacosa” (piazza Teatro, 1), da una lectio magistralis di Giordano Bruno Guerri, storico e presidente dal 2008 della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”, affiancato da Angelo Piero Cappello, studioso del “Vate” abruzzese e direttore del “Cepell – Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura”.

A “Palazzo Giusiana”, “casa” di “Ivrea Capitale italiana del libro”, il romano (oggi residente ad Ortigia – Siracusa) Andrea Chisesi esporrà una serie di opere tutte dedicate al “Vate” e già esposte nel 2021 al “Vittoriale” a Villa Mirabella. “Opere – Fusioni”, come le definisce lo stesso artista, idealmente (e concretamente) nate nel 2004 come una sorta di collage fra immagine pittorica e fotografia – altra sua grande passione – e, in un secondo momento, come “impressione” dello scatto fotografico direttamente sulla pittura o su una serie di stratificazioni materiche quali tele, cartelli stradali o cartone preparati con gesso di Bologna, acrilici, giornali o manifesti strappati o stratificazioni di pitture foglia oro. Il risultato é la singolare creazione di una texture che “accoglie” lo scatto fotografico attraverso “un vero e proprio progetto immaginario di sovrapposizioni e trasparenze”. Il tutto realizzato attraverso un rigorosissimo processo artigianale, sempre guidato e ispirato alla magica visionarietà dell’arte.

Artista di fama internazionale, anche il secondo ospite di “Palazzo Giusiana”, Nicola Bolla, nativo di Saluzzo (Cuneo), ma residente a Torino, dove alterna l’attività creativa al lavoro di medico-oculista. Bolla è, per tutti, l’ “artista degli Swarovski”, il particolare pregiatissimo cristallo ideato nel 1862 dal tagliatore boemo Daniel Swarovski, attraverso il quale l’artista saluzzese raggiunge la notorietà negli ultimi anni grazie ad una serie di “installazioni iconiche” – “Vanitas” – fondate su opere scultoree che, attraverso l’utilizzo esclusivo di un materiale riflettente (come, appunto, il cristallo Swarovski) “rileggono la storia della scultura invertendo i fattori costitutivi della stessa, da sempre fondata su materiali pesanti, duri, poco propensi alla riflessione della luce”.  Ottima la scelta dei due artisti e delle loro creazioni ispirate alla figura del Grande “Immaginifico”, interpretata in maniera non didascalica, traendo ispirazione da tre termini a lui fortemente legati e ben ricordati nel titolo della mostra a tre “V”“Le opere di Andrea Chisesi e Nicola Bolla – sottolinea in proposito, Costanza Casali – si discostano dalle tecniche tradizionali, e offrono un punto di vista diverso su D’Annunzio: se Chisesi utilizza la ‘fusione’ intervenendo con la fotografia dopo aver dipinto la tela, Bolla utilizza materiali inusuali per la scultura come cristalli e carte da gioco, che esprimono pienamente l’effimero. Le opere di Chisesi dedicate al ‘Vate’ rivelano fotogrammi di vita di D’Annunzio. Le ‘Vanitas’ di Bolla sono un ‘memento mori’ e la ‘Vittoria’ è rappresentata dalla ‘Nike di Samotracia’ reinterpretata da Chisesi e da ‘bandiere ammainate’ in cristallo create da Bolla, che sono il simbolo di una vittoria effimera che rappresenta soltanto un momento e un passaggio che domani potrebbe tramutarsi in disfatta”.

Gianni Milani

“Vate, Vanitas, Vittoria” / Palazzo Giusiana, via dei Patrioti 20, Ivrea (Torino)

Da sabato 21 gennaio a domenica 12 marzo

Orari: giov. e ven. 15/18; sab. e dom. 10/13 e 15/18

Nelle foto:

–       Andrea Chisesi: “Il Vate”, fusione su tela, 2020

–       Andrea Chisesi: “Nike di Samotracia”

–       Nicola Bolla: “Bandiere”

US Ardor San Francesco, Inverno Giallorosso

Nel weekend del 14 e 15 gennaio 2023 si è disputata la prima fase del 1° torneo INVERNO GIALLOROSSO per la categoria Esordienti Misti organizzato dall’ US Ardor San Francesco. Le belle giornate hanno permesso ai giovani atleti di divertirsi e mettersi alla prova sfidandosi sull’eccellente campo sintetico “Don Bonetto” di Borgata Madonna a San Francesco al Campo.
Le 8 società partecipanti sono state suddivise in 2 gironi all’italiana.
Nel Girone Giallo l’Atletico CBL si è imposto a punteggio pieno, seguito dal Vallorco, dal San Mauro e dalla Rivarolese. Nel Girone Rosso anche lo Junior Torrazza ha ottenuto il primo posto a punteggio pieno, seguito dai padroni di casa dell’Ardor SF, dal Castellamonte e dalla Mappanese.
I giovani atleti, tra i quali diverse ragazzine, si sono distinti per la loro determinazione e spirito di squadra, dimostrando di essere dei veri campioni ed è stata una grande occasione per tutti i giovani atleti di mostrare il loro talento e di divertirsi in un ambiente sano e competitivo.
Appuntamento alle fasi finali del torneo dove le squadre si affronteranno in base al piazzamento dei relativi gironi.
Le finali per le posizioni dal 3° all’8° posto si disputeranno sabato 21 gennaio a partire dalle 14:30. Rivarolese e Mappanese per il 7°/8° posto, San Mauro e Castellamonte per il 5°/6° posto e Vallorco e Ardor SF per il 3°/4° posto. L’incontro decisivo per la vittoria del torneo si giocherà domenica 29 gennaio alle ore 17:00 tra Atletico CBL e Junior Torrazza.

Merlo. Olimpiadi 2026, i tre Sì da Torino per risolvere anche il post olimpico

“In vista delle Olimpiadi di Milano/Cortina del 2026 possiamo tranquillamente sostenere 3 sì con
determinazione e convinzione. E cioè, sì alla proposta del Ministro Salvini di trasformare il
prossimo evento olimpico in una sorta di ‘Olimpiadi dell’intero arco alpino’. Il secondo sì riguarda,
se così si può definire, il ‘lodo Lorusso/Cirio’ inerente la piena disponibilità di Torino e del
Piemonte per l’utilizzo degli impianti della città e delle valli olimpiche per l’evento del 2026. Infine il
terzo sì, e per noi del territorio della Via Lattea il più importante. E cioè, se non ci sarà l’utilizzo
degli impianti – trampolini di Pragelato e bob di Cesana – occorrerà procedere simultaneamente
allo smantellamento e alla riconversione dei suddetti impianti. È persin inutile ricordare, al
riguardo, che esistono già progetti per entrambi i siti di Pragelato e di Cesana Torinese.
Comunque sia, si tratta adesso di perseguire sino in fondo questi 3 obiettivi. Perchè con il
prossimo evento olimpico si potrà anche risolvere, definitivamente ed irreversibilmente, il capitolo
sempre più intricato e complesso del post olimpico che ormai riguarda prevalentemente gli
impianti di Pragelato e di Cesana. È sufficiente la volontà e l’unità politica delle istituzioni
preposte”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.

Torna a Torino il book club dedicato alla letteratura europea

Torna nel 2023 BookLab OFF, il book club dedicato alla letteratura europeaorganizzato dall’APS Dynamis – Il luogo del pensiero sotto il patrocinio di Fondazione Bellonci e in collaborazione con Biblioteche civiche torinesi e Polo Culturale Lombroso16.

Quattro gli incontri in programma da gennaio a marzo, presso la Biblioteca Civica Natalia Ginzburg di Torino,dedicati a due opere finaliste del Premio Strega Europeo 2022: Un amore di Sara Mesa (La Nuova Frontiera) e Punto di fuga di Mikhail Shishkin (21Lettere). Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti.

Giovedì 19 gennaio e giovedì 2 febbraio dalle 18 alle 19 il gruppo di lettura di BookLab OFF si riuni per parlare di Un amore, tradotto da Elisa Tramontin. Il romanzo racconta la storia di Nat, giovane traduttrice che si trasferisce in un paesino della Spagna rurale, e affronta tra le altre cose il tema del linguaggio come forma di esclusione.Giovedì 2 marzo e giovedì 16 marzo, sempre dalle 18 alle 19, il libro protagonista del gruppo di lettura sarà invece Punto di fuga, tradotto da Emanuela Bonacorsi: un romanzo sui misteri della vita e sull’accettazione della morte, vincitore ex aequo del Premio Strega Europeo 2022.

BookLab OFF fa parte del progetto BookLab, giunto quest’anno alla seconda edizione: una rassegna di incontri dedicati ai libri del Premio Strega Europeo che ospita autori, traduttori ededitori, sempre organizzata da Dynamis – Il luogo del pensiero sotto il patrocinio di Fondazione Bellonci e in collaborazione con Biblioteche civiche torinesi e Polo Culturale Lombroso16. I prossimi appuntamenti di BookLab in via Lombroso 16 si terranno giovedì 16 febbraio alle 19 e giovedì 30 marzo alle 19: maggiori informazioni e ulteriori aggiornamenti sono sempre disponibili sulla pagina Facebook (Dynamis – Il luogo del pensiero), Instagram (@dynamis.luogodelpensiero) e Twitter (@dynamis2016) dell’associazione. Tra gli impegni di Dynamis per il 2023 c’è anche Come si fa un romanzo – Corso di scrittura europea tenuto dallo scrittore Demetrio Paolin, già docente di scrittura creativa alla Scuola Holden e finalista al Premio Strega 2016.

CHI SIAMO E CHE COSA FACCIAMO

Dynamis – Il luogo del pensiero(www.luogodelpensiero.it) è un’Associazione di Promozione Sociale che opera in ambito culturale, fondata nel 2018 da un gruppo di studenti universitari di Torino. Negli anni precedenti alla pandemia, Dynamis ha organizzato la serie di incontri L’arca di Noè e il concorso per giovani artisti e ciclo di conferenze Forme del Desiderio. Dal 2020 l’attività dell’Associazione si è concentrata sugli incontri online di Casa del pensiero e i progetti dedicati alla letteratura contemporanea, italiana e straniera, come il BookLab e i podcast di DynamisInternazionale. Studenti universitari, dottorandi, ma anche artisti, professionisti, appassionati di cultura: Dynamis è uno spazio aperto per il confronto e per la formazione collettiva, un vero e proprio “luogo del pensiero” in dialogo costante con i luoghi della nostra vita di tutti i giorni.

Tutte le difficoltà dell’agricoltura

Confagricoltura Piemonte, Allasia:

“Accendiamo le luci su un 2023 ancora incerto”

 

A pochi giorni dalla chiusura dell’anno, un’analisi di Confagricoltura Piemonte su ciò che ha caratterizzato il 2022 e sulle prospettive per il 2023

Dal dopoguerra, non si ricorda un anno così difficile per l’agricoltura come il 2022 e il 2023 si aprirà con molte incertezze, complice il delicato momento geopolitico ed economico che stiamo vivendo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia esaminando le criticità che riguardano il settore in questo particolare momento storico: dai mutamenti climatici alla food security, dall’Europa alla Politica agricola comunitaria, dalla legge di bilancio al cuneo fiscale, dal caro energia e fertilizzanti alla proroga della moratoria dei prestiti per dare liquidità alle imprese.

Il settore primario può crescere ancora, ma se non mettiamo in campo alcune misure urgenti sull’esempio di quanto hanno fatto altri governi in Europa, noi Italiani rischiamo più degli altri” ha proseguito Allasia, auspicando una frenata della spirale inflazionistica che sta mettendo a dura prova l’agricoltura piemontese.

In Piemonte, infatti, prosegue il calo delle imprese agricole, che negli ultimi cinque anni ha fatto registrare una contrazione di circa il 13%, passando dalle 46.667 unità del 2018 alle 40.866 di quest’anno. Rimane purtroppo stabile il numero dei giovani agricoltori, titolari del 14% delle aziende (n 6.041) censite in Regione, sintomo che non è applicata una politica sufficientemente favorevole all’insediamento degli Under 40. Si palesa quindi il serio rischio di interrompere un ricambio generazionale in grado di far eccellere nei prossimi anni, con innovazioni e nuove mentalità, il settore.

Occorre tornare a pianificare e ripensare il modello agricolo alla luce di quanto sta accadendo, attuare un piano strategico per rafforzare le filiere italiane, considerando il fatto che l’Italia riveste e dovrà rivestire ruoli sempre più importanti nei rapporti con il Bacino del Mediterraneo” ha concluso il presidente di Confagricoltura Piemonte, imprenditore del cuneese impegnato nella promozione del territorio attraverso una campagna di informazione trasparente e coerente con la storia e le tradizioni della terra.

L’export complessivo della Regione è cresciuto del 18,1% (+14,5% l’agroalimentare) nei primi 9 mesi del 2022, per un valore di circa 49.9 miliardi di euro in più: dati che posizionano il Piemonte sul quarto gradino della classifica delle Regioni italiane esportatrici.

Continuare a sostenere l’eccellenza delle nostre produzioni è una priorità: internazionalizzazione, digitalizzazione e precision farming sono i segreti per un’economia competitiva e per far prosperare l’intero territorio” ha affermato il direttore di Confagricoltura Piemonte Lella Bassignana, ricordando che è necessaria una tutela delle produzioni del “#madeinpiemonte” e di tutti i settori.

In ultima battuta, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli torna a ribadire l’importanza di riportare sotto controllo la popolazione dei cinghiali selvatici, primo vettore di trasmissione della PSA (Peste Suina Africana), per evitare di affossare ulteriormente la suinicoltura regionale, comparto caratterizzato da 1.400 aziende che allevano 1,4 milioni di capi. La diffusione del virus ha spinto vari Paesi a limitare, e in alcuni casi a vietare, spesso ai fini speculativi, l’import di prodotti italiani derivati da carni suine. Stante questa situazione, l’emendamento sulle misure di contenimento della comunità di cinghiali in Italia approvato dalla commissione Bilancio della Camera è stato accolto favorevolmente dalla Confederazione. Altresì, la decisione del governo di procedere con un programma di abbattimenti la cui realizzazione sarà competenza del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, risponde alle richieste avanzate da tempo.

Festa di Sant’Antonio. Benedetti gli animali e i prodotti della terra

Domenica 22 gennaio 2023, in occasione della festività di Sant’Antonio Abate si terrà la XV edizione della “Benedizione degli animali, dei prodotti della terra e dei mezzi agricoli” presso la Precettoriadi Sant’Antonio di Ranverso.

La manifestazione verrà realizzata con il concorso della Fondazione Ordine Mauriziano ed in collaborazione con i Comuni di Buttigliera Alta e di Rosta e la Coldiretti.                                                                                            Programma:

– ore 10,30, raduno presso la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso,

– ore 11,00, Santa Messa officiata dal Parroco di Buttigliera Alta e Rosta Don Franco Gonella. Nel corso della celebrazione si procederà alla benedizione dei pani e dei prodotti agricoli, come da tradizione. (Non sarà consentito portare animali all’interno della Chiesa).

– ore 12,00 c. benedizione degli animali, dei prodotti della terra e degli attrezzi agricoli, all’esterno.

Il Consiglio regionale ricorda Caracciolo

Chi lo ha conosciuto, quelli con cui ha collaborato e gli sono stati colleghi, i familiari, tantissimi pazienti che ha curato lo ricordano per l’impegno civile e per la grande correttezza professionale che ha esercitato con chiarezza e passione nei momenti più rilevanti dell’attività politica e della vita amministrativa della nostra regione”.

Con queste parole il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, ha ricordato la figura di Giovanni Caracciolo, nel corso della sua commemorazione nell’Aula di Palazzo Lascaris.

“Scomparso il 22 marzo 2021, all’età di 85 anni – ha spiegato Allasia -, è stato assessore e consigliere regionale nella settima e nella ottava legislatura.

Nato il 9 giugno 1935 Samo in Provincia di Reggio Calabria, nel 1955 giunge a Torino e si laurea in Medicina con specializzazione Pediatria. Dal 1966 è medico a Nichelino e lavora per 33 anni nel reparto di pediatria del Santa Croce di Moncalieri. Eletto nel 2000 in Consiglio regionale, ha il ruolo di presidente del gruppo consiliare Socialisti democratici italiani – Sdi e componente della Commissione regolamento ed altri importanti organismi consiliari”. Nel novembre del 2001 viene nominato vicepresidente della Commissione speciale per lo Statuto della Regione Piemonte. Nella ottava legislatura, dal 28 aprile 2005 al 22 luglio 2008, diventa assessore regionale al Commercio e fiere, polizia locale, promozione della sicurezza e protezione civile. Dal 28 luglio 2008 al 2 maggio 2010, torna ad essere presidente Sdi, poi Sdi-Psi e componente tra le altre della Commissione Sanità.

A nome dell’Assemblea e prima di chiedere un minuto di raccoglimento, il presidente ha rinnovato a nome del Consiglio regionale le più sentite condoglianze alla moglie Maria e ai figli Alessandro e Francesco.

Forza Italia: “orgogliosi per la Giornata del Valore Alpino”

“Siamo estremamente orgogliosi di aver partecipato quest’oggi alla prima Giornata regionale del Valore Alpino.

Una ricorrenza che abbiamo contribuito ad istituire per onorare l’impegno e la disponibilità che, con tanta umiltà, il Corpo degli Alpini mette ogni giorno al servizio dei piemontesi. Una dedizione che costituisce un privilegio e di cui non possiamo che essere riconoscenti in un mondo sempre più egoista e nichilista”. Ad affermarlo il presidente del Gruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Paolo Ruzzola e i consiglieri regionali Biletta, Fava e Graglia.

Il consigliere regionale Mauro Fava che è intervenuto in rappresentanza del Gruppo durante il Consiglio ha affermato: “La Penna Nera, che adorna il cappello degli alpini è, per le giovani generazioni come per chi lo indossa fieramente da decenni, un’icona che racconta l’altissimo sacrificio del Corpo degli Alpini, la complessità delle missioni di pace e ricostruzione nei Paesi esteri segnati ancora oggi dalla violenza e dalla devastazione dei conflitti, il lavoro infaticabile che nel tempo vi ha condotto tra la gente, al fianco di chi ha perso ciò che aveva di più caro. Forza Italia ribadisce in questa occasione il legame profondo, di autentico affetto, e senso di vicinanza che ci unisce alle Penne Nere. Per queste ragioni dobbiamo conservarne la memoria diffondendo la cultura dei loro valori partendo dalle scuole”.

Ferrini inciampa in Otello, forse il vero protagonista è Iago

Al Gobetti, repliche sino al 5 febbraio

Un lungo mese di repliche – sino al 5 febbraio, sul palcoscenico del Gobetti – per questo “Otello” shakespeariano, nella traduzione di Emilio Cecchi e Giovanna Cecchi, produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Progetto Urt, un unico blocco di 140’ senza intervallo, a cui Jurij Ferrini sembra aver dato anima e corpo. Una tragedia di incondizionato amore e di terribile, cieco odio, ogni cosa nel cuore di un eroe, di un ufficiale di colore, ma anche una tragedia di sospetti, di quelle parole portate a poco a poco alle labbra nella prospettiva di una vendetta e nella distruzione di un altro, nell’occasione di una donna, di una quasi bambina innamorata del proprio sposo, della figlia di un notabile di una qualche potenza occidentale, sperduta nelle acque del Mediterraneo tra i rumori e le ansie della guerra, spinta giorno dopo giorno sempre più a fondo da un meccanismo perverso e subdolo che un diavolo le ha costruito intorno. L’occasione di un avvicinamento a quella “nostra coscienza occidentale” che senza mezzi termini, di gran fretta, è definita “falsa”. “Quando leggo un testo, soprattutto un grande classico – tiene a motivare Ferrini nelle note di regia – non posso fare a meno di chiedermi che cosa possa significare per il pubblico di oggi.” Ieri e oggi, le radici e i rimandi, gli sguardi paralleli, un incrociarsi di ponti gettati sulle intenzioni e sui sentimenti, sulla malvagità e sulla menzogna del nostro quotidiano.

Nessuno lo vieta ad un regista che si fa quasi coautore, appunto per il suo sguardo nuovo, una esperienza apprezzabile quando anche sia l’occasione “per un lucido e appassionante esame del viaggio a ritroso da un infinito oceano d’Amore fino alle fonti dell’Odio più puro”, il Bene e il Male a fronteggiarsi da sempre. Tuttavia, su quelle pedane inventate (abbastanza poveramente) da Jacopo Valsania (a lui si devono anche le luci, con Gian Andrea Francescutti), contro un fondale di soli e di lune, dentro un orizzonte di alberi e scure montagne, poca colpa se lo spettacolo tarda a prendere corpo: quel che non convince è quell’oggi, tanto sbandierato, che sino al termine della serata continua a parere del tutto posticcio. Non spaventano più gli abiti moderni, non siamo più alla metà degli anni Sessanta quando con innegabile shock del pubblico Luigi Squarzina per “Troilo e Cressida” rivestiva gli attori dello Stabile genovese delle divise del ventesimo secolo, seguito poi da Lavia e da Ronconi e certo da altri: qui sono un posticcio perché nulla aggiungono all’azione, al racconto naturalissimo che Ferrini rivendica di aver visto “nella mia immaginazione”. Poi c’è il pericolo del medioriente, c’è la sopraffazione maschile, c’è l’ombra del razzismo che circola tra le truppe e va oltre, c’è la lettura del gran personaggio di Iago, la fiducia riposta in lui e il tradimento, il marcio della coscienza e la distruzione di sé e degli altri portata sino in fondo.

Scrive poi qui uno che continua a dubitare fortemente dell’uso dei microfoni in scena, per dire, per scandire, per ritagliare che?, microfoni di cui si fa un gran uso e microfoni che per altri versi li diresti benedetti dal momento che l’attore, nel momento in cui deve pronunciare la propria battuta dal fondo del palcoscenico, non è più nettamente udibile: quello stesso Ferrini che, accennando appena nel trucco la propria “negritudine” con dei tatuaggi tribali che lo rendono più un Maori che un “moro”, da sempre erroneamente definito “negro”, sembra essere incerto sulla strada da percorrere sino in fondo senza ripensamenti. L’“Otello” di Ferrini, il triangolo Moro/Desdemona/Iago, tutto rimane un fatto privato, a dispetto di certe intenzioni di voler ampliare il campo alla “tragedia della violenza umana” e di volerlo immergere nell’”ultimo straordinario movimento culturale e rivoluzionario del mondo moderno”, il ’68, fatto di opposizione alla guerra in Vietnam, di battaglie per i diritti civili, di libertà sessuale, di rifiuto di ogni autorità.

Di Ferrini interprete non arriva in platea la costruzione di un personaggio, al di là di un gran muoversi e di un imperioso quanto furioso vociare. Troppo resta nelle intenzioni e non trova sbocco autentico e tangibile. La parte maschile dei suoi compagni, per differenti gradi, non possiede – o il regista non ha saputo tirar fuori dai giovani attori quel tanto di sentimenti e di consapevolezza dell’accaduto che è nei personaggi più o meno minori – una già affermata robustezza. Sul versante femminile, oltre la Bianca di Sonia Guarino, lascia un segno nel finale la ribellione della Emilia di Maria Rita Lo Destro e mostra con una eccellente sfaccettatura di toni una Desdemona fatta di giovinezza, fragilità e acre stupore Agnese Mercati; mentre un lungo discorso a parte meriterebbe la prova eccellente di Rebecca Rossetti, uno Iago che non avevamo mai visto (questa sì felicissima intuizione di Ferini), una sorta di Linda Hamilton di “Terminator”, anfibi, calzonacci militari, attillata nera canottiera con spalline, capelli corti impomatati all’indietro. Le si poteva aggiungere un lanciafiamme, non avrebbe stonato, già la pistola con cui fa fuori la povera concorrente che sta per spifferare ogni cosa fa legittimamente al caso suo. Uno Iago che rischia di essere il vero protagonista della tragedia. Si può allora dire che Rossetti sappia quel che vuol dire la costruzione di un personaggio, una sorta di simbolo del Male a tutto tondo, del male gratuito gestito per scommessa, nella voce e nella postura mai in eccesso, nel rivelarsi e nel nascondersi, nella strada che semina di sospetti e di indizi detti a fior di labbra e no, anche usando in maniera assai propria tutta l’ironia verso la mal riposta scalata al successo. Pubblico pressoché osannante alla prima, mentre a me rimanevano tutti i dubbi della realizzazione.

Elio Rabbione

Le foto di scena sono di Luigi De Palma

Osvaldo Napoli: “Meloni, combattiamo la mafia giorno per giorno”

Ho l’impressione che in questo Paese con le commemorazioni e con le “giornate dedicate” ci “si lavi la coscienza”.

Ho più di un dubbio sul fatto che la lotta alla mafia abbia bisogno di una giornata particolare per essere festeggiata, come proposto dalla Meloni. La realtà è che per combattere la mafia è necessario un costante e attento lavoro di formazione educativa e il  sostegno e risorse alle nostre forze dell’ordine che, con abnegazione, combattono la mafia nelle sue varie espressioni. In mancanza di ciò le commemorazioni sono vuote di contenuto.

È festa contro la mafia ogni volta che un appalto truccato viene smascherato o una concessione non dovuta viene scoperta e sanzionata. La lotta contro la mafia è prima di tutto una battaglia di civiltà e di costume, da trasmettere attraverso l’istruzione e la formazione. Festeggiare la cattura di Matteo Messina Denaro è giusto e doveroso, purché si abbia la consapevolezza che la mafia non è finita con lui.

Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione