ilTorinese

Juventus cinica! Inter-Juventus 0-1

27esima giornata serie A

Kostic

La Juventus vola anche in campionato, nonostante la pesante penalizzazione di 15 punti:i bianconeri battono l’Inter e conquistano tre punti fondamentali contro i nerazzurri,salendo a -4 dall’Atalanta sesta e -7 dal quarto posto. Decide una rete di Kostic nel primo tempo. Seconda sconfitta di fila in campionato per l’Inter che resta al terzo posto della classifica, dietro alla Lazio e davanti al Milan.Per i bianconeri di Max Allegri è la sesta vittoria nelle ultime sette giornate.Ancora problemi per Chiesa: entra al 66′ ma poi esce nel finale per il riacutizzarsi di un infortunio. Dopo il triplice fischio finale cartellino rosso per lo juventino Paredes e per il nerazzurro D’Ambrosio.Senza la pesante penalizzazione i bianconeri occuperebbero il secondo posto in classifica:ora il campionato si ferma, c’è la sosta per le gare qualificazione campionato Europeo della Nazionale italiana.

Enzo Grassano

“L’era dei Badb”, la Terra sull’orlo del baratro nel romanzo di Mirco Goldoni

Informazione promozionale

Adoro la fantascienza con la ‘S’ maiuscola. Una fantascienza che poggi le sue trame fantastiche su solide basi scientifiche, affinché il ‘reale’ possa trasformarsi in ‘realistico’. Amo la fantascienza che riesce a esplorare l’Uomo nel suo profondo, nelle sue emozioni e contraddizioni, perché siamo noi quell’Universo ancora da esplorare.

 

Mirco Goldoni nasce a Bologna nel 1965. Ingegnere informatico, adora leggere, suona la batteria a livello dilettantistico e presta servizio come volontario di protezione civile. Nel 2023 esce il suo terzo romanzo, L’era dei Badb, Edizioni Effetto.

Mirco, cos’è per te la scrittura e la fantascienza in particolare?
È un pretesto. Un modo per evadere e lasciar viaggiare i miei sogni, le mie speranze, illusioni e timori, navigando in quel labirinto complesso che è l’essere umano. Con la fantascienza posso alzare l’asticella della realtà un po’ più in alto e chiedermi: cosa succederebbe se…? Salgo in cima al palazzo che è l’essere umano e provo a osservarlo da un punto di vista originale.

Questa la quarta di copertina del tuo ultimo romanzo:
Anno 2246. La Terra si trova sull’orlo del baratro climatico e demografico e l’arrivo di spietati e sanguinari invasori extraterrestri, i Badb, sembra essere il colpo finale per il pianeta. Contro ogni aspettativa, questo attacco proveniente dal profondo dell’Universo rinsalda lo spirito dei terrestri che, facendo fronte comune, riescono a resistere e ribattere colpo su colpo.
Dopo ulteriori quattro secoli di guerra e oltre sette miliardi di morti, uno sconosciuto impiegato del Dipartimento della Guerra tenta di ribellarsi a quel conflitto lontano e pulito, insinuatosi ormai nel tessuto sociale fino a diventarne parte. Troverà le risposte che cercava, ma saranno peggiori del suo più terribile incubo.

A quanto si legge, un’era complicata per la Terra…
Complicata indubbiamente, ma anche un’era nella quale si riscoprono valori comuni, primo su tutti, la collaborazione. Paradossalmente, la guerra diventa un agglomerante per una società che era ridotta all’autodistruzione.

Una guerra ‘utile’, quindi?
La guerra non è mai utile. In questo caso però ha dato il pretesto all’Uomo di trovare il vero ‘cattivo’, la vera (o presunta) causa di tutti i propri problemi. Il protagonista si troverà in grosse difficoltà nel tentare di porre fine a questa barbarie lontana, insinuatasi ormai nella quotidianità.

Il libro inizia con una dedica, quasi una supplica. O è un’utopia?
Nella speranza che le difficoltà insegnino all’Uomo la collaborazione.
È una sincera speranza. L’Uomo ha potenzialità immense, potenzialità che spesso utilizza in un gioco di autodistruzione. La collaborazione potrebbe portare a un enorme passo avanti per il nostro benessere, e voglio credere sia possibile.

L’era dei Badb è prenotabile in qualunque libreria e nei principali store on-line.

 

Una storia che va oltre l’avventura fantascientifica, spostando il focus su una morale che fa riflettere sull’estrema importanza delle nostre scelte…” [Natascia Cortesi editor]

 

Contatti

Pagina facebook Mirco Goldoni Autore
Profilo Instagram Mirco Goldoni
Sito (e blog nel quale trovare alcune curiosità e racconti brevi) www.mircogoldoniautore.it

Lo potrete inoltre incontrare al Salone Internazionale del Libro di Torino 18 – 22 maggio 2023.

 

 

 

Oltre 40 mila poveri a Torino secondo i dati della Caritas

I poveri serviti dalla Caritas in un anno in totale tra quelli censiti  e quelli non registrati  sono oltre 40.000 nella sola città di Torino e 70.000 nell’intera diocesi. Questa la fotografia del report  “Poveri in mezzo a noi”,  presentato al convegno diocesano di Torino, in occasione della XXXIV Giornata Caritas. Il rapporto, scrive l’agenzia Sir,  è stato “costruito a partire dalle rilevazioni della rete di centri di ascolto dell’intera arcidiocesi di Torino per offrire elementi utili a costruire una fotografia aggiornata della povertà sui nostri territori”.
Lo scorso anno sono state 92 le realtà di Centro di ascolto  della Caritas che hanno caricato i dati nel territorio della diocesi. Le Caritas Parrocchiali sono 130, mentre sono 120 le Conferenze di San Vincenzo, 90 i Gruppi di Volontariato Vincenziano: si tratta di più di  350 centri parrocchiali di servizio di carità. Hanno preso parte alla raccolta dati nel sistema informativo 350 volontari. E sono più di 1.100 i volontari attivi nei Centri censiti. Se si calcolano quelli dei centri che non raccolgono dati e quelli della San Vincenzo e dei GVV sono più di  3.000.

In manette due giovani con dosi di cocaina ed extasy al concerto

 

ERANO IN POSSESSO DI QUASI 700 EURO, 16 DOSI DI COCAINA E 62 DI ECSTASY

 

Una cittadina italiana di 23 anni e un cittadino cubano di 26 sono stati tratti in arresto dalla Polizia di Stato poiché entrambi gravemente indiziati del reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Il personale in borghese del Commissariato di P.S. Barriera Nizza notava, nei pressi dei servizi igienici di un evento musicale a Lingotto Fiere, una ragazza intenta in quella che sembrava una compravendita di sostanza stupefacente. La stessa infatti dopo essersi avvicinata a un gruppo di giovani riceveva una banconota da 50 euro consegnando contestualmente qualcosa in cambio a uno di essi.

Gli agenti intervenivano immediatamente fermando il presunto acquirente che infatti consegnava loro una dose di cocaina e subito dopo la ventitreenne a carico della quale venivano sequestrate ulteriori 4 dosi di cocaina e la somma di 525 euro suddivisi in banconote di diverso taglio, presumibilmente provento dell’illecita attività.

Successivamente, sempre nell’area dei servizi igienici, i poliziotti notavano un ragazzo circondato da alcuni giovani. Gli agenti, dopo essersi avvicinati al gruppo, vedevano il soggetto estrarre dagli slip un sacchetto con diverse dosi di sostanza stupefacente. A questo punto il personale del Commissariato lo fermava mentre aveva ancora tra le mani una banconota da 50 euro e le dosi di sostanza stupefacente.

All’interno del sacchetto che il ventiseienne aveva fra le mani, vi erano ancora numerosi involucri di sostanza stupefacente di colore rosa, blu e verde acqua. A seguito di perquisizione personale veniva rinvenuta negli slip del giovane ulteriore sostanza, oltre alla somma di 120 euro. A suo carico venivano così sequestrate 62 dosi di ecstasy e 11 di cocaina e la somma totale di 170 euro.

 

Traffico e smog, livello “zero” fino a lunedì compreso

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti  da Arpa Piemonte è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog. Fino a lunedì 20 marzo 2023 compreso – prossimo giorno di controllo – resteranno pertanto in vigore le sole misure strutturali di limitazione al traffico.

Eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, verranno comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entreranno in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaam

Decennale dell’orchestra Polledro, secondo concerto della stagione martedì 28 marzo

Presso  il Teatro torinese Vittoria

 

L’Orchestra Polledro prosegue i festeggiamenti per i primi dieci anni di attività 2012-2022 con il secondo concerto della stagione 2022/23.

Martedì 28 marzo prossimo al teatro Vittoria, in via Gramsci 4, alle 20.30 sul podio il maestro Federico Bisio e oboe solista il maestro Carlo Romano, già primo oboe dell’orchestra Nazionale della RAI.

Il programma prevede la Sinfonia in do maggiore di Marianna Martinez, vissuta negli anni 1744-1812, il Concerto per oboe e orchestra in Sol maggiore di Paul Wranitzky, solista il maestro Carlo Romano, e la Sinfonia in re maggiore op. 3 n.1 B 126 di Ignaz Pleyel, direttore il maestro Federico Bisio.

Marianna Martinez, nata a Vienna il 4 maggio 1744, quinta figlia del maestro di cerimonie della nunziatura apostolica, il napoletano Nicolò, crebbe all’interno di una famiglia agiata che conobbe un’ascesa sociale alla corte degli Asburgo. Se a Vienna una donna apparteneva ai ceti alti, era prassi che si dedicasse ai rapporti sociali e a patrocinare le arti. La famiglia Martinez viveva in un edificio nella Michaelerplatz e, come era frequente prima dell’invenzione degli ascensori, i piani dei palazzi corrispondevano alla classe sociale dei loro abitanti.

Questa convenzione sociale consentì a Marianna di avere uno spazio vitale tale da dedicarsi alla musica con impegno e dedizione. Protetta e seguita nei suoi studi dal celebre vicino di casa Pietro Trapassi detto il Metastasio, poeta cesareo, poté vantare tra i suoi insegnanti il giovane Franz Joseph Haydn e, in particolare, l’anziano maestro italiano Nicolò Porpora, insegnante di canto e compositore molto noto. In un attico freddo e umido, viveva un giovane compositore, Joseph Haydn, che stava tentando di intraprendere la carriera di musicista.

Questa felicissima combinazione fece sì che Marianna potesse diventare, in un breve periodo, la donna compositrice più prolifica della città. Divenuta nel 1773 Accademica Filarmonica onoraria della prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna, per la quale scrisse un Dixit Dominus, la Martinez vide consolidato il suo ruolo nel mondo musicale viennese, grazie a un catalogo di opere comprendenti musica sacra, una Messa e un oratorio.

Dei suoi lavori di più ampia scala ricordiamo la Sinfonia in Do maggiore, di straordinaria vivacità, per un organico di oboi e due corni.

Composta in tre movimenti secondo lo schema dell’Ouverture, il primo e quello finale sono contrassegnati come Allegro Spiritoso e Allegro con spirito, incarnando la vivacità e la grazia dell’autrice.

Il manoscritto rivela il rigore dell’autrice e l’orgoglio che ne traeva.

Marianna dimostrò di avere un buon talento per la composizione, quindi iniziò a prendere lezioni con Johann Adolf Hasse e con il compositore della corte imperiale Giuseppe Bonno.

Ricevette un’ottima educazione, di molto superiore a quella che veniva offerta a donne della sua classe sociale.

Era madrelingua italiana e tedesca e, in una lettera autobiografica scritta a Padre Martini, riferiva di avere una buona conoscenza della lingua francese.

Il programma prevede anche il concerto per oboe e Orchestra in Sol maggiore, di Paul Wranitzky, solista il maestro Carlo Romano e la Sinfonia in Re maggiore op.3 n.1 B. 126 di Ignaz Pleyel.

Pleyel nasce a Ruppersthal in Austria, figlio di Martin, maestro di scuola, e studiò musica prima presso il compositore Johann Baptist Vanhal e, a partire dal 1772, fu allievo di Joseph Haydn ad Eisenstadt.

Trasferitosi in Francia dove assunse il nome francese di Ignace, lavorò a partire dal 1797 come editore musicale e a lui si deve la prima edizione dei quartetti per archi del suo maestro Haydn.

In seguito divenne uno dei maggiori e più famosi costruttori di pianoforti francesi del XIX secolo, facendo concorrenza anche ad altri grandi artigiani quali Sebastien Erard.

La Sinfonia in Re maggiore fu composta quando il maestro Haydn era già impegnato nella prima delle sue tre Sinfonie di Parigi.

Pubblicata per la prima volta nello stesso anno, esiste in varie copie manoscritte nelle biblioteche dall’Italia alla Svezia.

A differenza di Haydn che, a partire dalla metà del Settecento, aggiunse i fagotti e poi i flauti agli strumenti orchestrali richiesti per le sue Sinfonie, nella Sinfonia in re maggiore nel 1785, quando il suo maestro Haydn era impegnato nella prima delle tre Sinfonie di Parigi Pleyel rimase fedele alla strumentazione con archi, oboi e corni, che era la forma consolidata sin dalla metà del Settecento.

Fu pubblicata per la prima volta nello stesso anno e esiste in copie manoscritte nelle biblioteche dall’Italia alla Svezia.

A differenza di Haydn che, a partire dalla metà degli anni Settanta del Settecento, aggiunse i fagotti e poi i flauti agli strumenti orchestrali richiesti per le sue Sinfonie, nella Sinfonia in re maggiore e nella maggior parte delle sue Sinfonie Pleyel rimase fedele alla strumentazione standard con archi, oboi e corni che era la forma consolidata sin dalla metà del Settecento.

Questa Sinfonia rivela già una fantasia formale e una perfezione nel trattamento delle tecniche compositive sinfoniche tali da rendere comprensibile la popolarità di cui godono le sue Sinfonie presso il pubblico contemporaneo.

Il primo movimento, Allegro assai, inizia senza un’introduzione lenta; il suo tema principale si sviluppa in due sequenze fino a un possente tutti orchestrale.

Questo tema principale è seguito da due temi sussidiari nella tonalità dominante di La maggiore, il secondo dei quali si espande con un tono in scherzando.

Un ulteriore tutti dell’Orchestra con una reminiscenza del tema principale e una formulazione cadenzale che si dissolve nel piano del primo e del secondo violino, concludono la presentazione del tema nell’esposizione del movimento.

La sezione di sviluppo inizia con un forte all’unisono degli archi e conduce il movimento iniziale del tema principale nelle tonalità più lontane, in discesa cromatica.

Passaggi poco specifici dal punto di vista tematico enfatizzano il processo di modulazione, avventurandosi fino alle regioni di fa maggiore e fa diesis minore, per poi esaurirsi in un esteso pedale sul fa diesis.

La ricapitolazione del tema principale inizia nella tonalità sottodominante di sol maggiore e la sua brusca interruzione da parte di una serie di cadenze per quinte su larga scala porta al ritorno finale della tonalità principale di re maggiore.

Dal punto di vista tematico la ripresa inizia con il secondo tema sussidiario e, nelle misure successive, guida il tema principale nel basso verso un climax dinamico analogo al primo orchestrale.

Il secondo movimento riserva anch’esso delle sorprese con i suoi elementi formali insoliti.

Un tema iniziale di ampio respiro narrativo e una sezione minore carica di emozione sono seguiti da un Allegro 3/8 che ristabilisce la tonalità principale in sol maggiore del tema in scherzando.

Il tema del minuetto (Minuetto, Allegretto) si presenta con una frase iniziale musicale rustica che ricorda un Landler e una conseguente frase che sfuma verso il piano, molto simile al modello di Haydn. Il trio con due violini solisti si contrappone al minuetto nel tono e nel carattere della melodia.

Il tema del finale, Rondò Allegro, ricorda il tema principale del quarto movimento della Sinfonia n. 39 di Mozart. Il tema del ritornello che si sente tre volte nel corso del movimento è contrastato da due episodi.

Il primo ha un tema leggero nella tonalità dominante in la maggiore, il secondo entra con l’incedere emotivo di un episodio minore e poi, nella tonalità parallela in fa maggiore, ritorna al tema leggero del primo episodio.

Il maestro Carlo Romano nasce a Roma nel 1954 e compie gli studi presso il Conservatorio di Santa Cecilia, studiando pianoforte, armonia e diplomandosi in oboe con il massimo dei voti nella prestigiosa scuola di Giuseppe Tommasini.

Il maestro Federico Bisio ha seguito un doppio percorso di studi, sia universitario sia frequentando i corsi di Composizione sperimentale presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.

 

Mara Martellotta

 

Preioni (Lega ): “La modifica dello Statuto per una Regione più moderna”

“La modifica dello Statuto consegnerà ai piemontesi una Regione più moderna ed efficiente e senza maggior costi per l’Ente: l’introduzione dei sottosegretari troverà infatti copertura dall’azzeramento delle ‘alte professionalità’ e del relativo capitolo di spesa ai quali aveva fatto particolarmente ricorso il centrosinistra di Chiamparino”

Alla vigilia della maratona d’aula a Palazzo Lascaris, il capogruppo regionale della Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni rivendica la bontà della modifica dello Statuto che renderà il Piemonte più moderno, più efficiente e più in grado di rispondere con velocità alle istanze che provengono dai territori e dai loro cittadini.

“Il testo che andiamo a votare – spiega nel dettaglio Preioni – vuole introdurre fino a quattro sottosegretari che si occuperanno di materie che normalmente il governatore avoca tra le sue deleghe, come possono ad esempio essere i grandi eventi. Una modifica che mette il Piemonte sullo stesso piano delle grandi Regioni del Nord e del Centro Italia che, a prescindere dal loro colore politico, hanno già recapito questa riforma”.

“L’introduzione dei sottosegretari – specifica Preioni – sarà a costo zero per le finanze della Regione e quindi per le tasche dei piemontesi. Parallelamente alla modifica dello Statuto, infatti, verrà depositata una proposta di legge che stralcia la figura delle ‘alte professionalità’ alle quali aveva fatto particolarmente ricorso la giunta Chiamparino azzerandone il relativo capitolo di spesa. Risorse che andranno a finanziare l’introduzione dei sottosegretari a saldo zero e quindi senza costi aggiuntivi per la collettività. Una decisione di buonsenso che rende ancora più incomprensibile l’ostruzionismo di una minoranza che ha comunque espresso la volontà di paralizzare il Consiglio regionale per giorni e giorni con migliaia di emendamenti ostruzionistici che, a questo punto, dimostrano in tutto e per tutto il loro contenuto puramente ideologico”.

“I piemontesi ci hanno chiesto con il loro voto di imporre un’altra velocità alla Regione – ricorda infine Preioni – e questa maggioranza, di cui la Lega è la prima forza, vuole assolvere fino in fondo a questo mandato. Un efficientamento complessivo della macchina amministrativa che inizia con questo voto e continuerà con la legge elettorale per concludersi con la modifica del regolamento”.

 

Un pretesto di nome Shakespeare

Riccardo III” al Carignano, sino al 26 marzo, per la regia di Kriszta Székely

Sembrano passati secoli, e non soltanto decenni, da quando Vittorio Gassman nell’altro “Riccardo III” proposto dallo Stabile torinese nel 1967 per la regia di Ronconi rimaneva imprigionato tra le sagome lignee di Ceroli e barattava il proprio regno per un cavallo, da quando i responsabili dell’allestimento si rendevano conto a pochI giorni dal debutto d’aver inciuccato le misure e il peso dell’armatura del protagonista ed erano costretti a rivedere la data della prima. Secoli se si confronta lo stesso titolo che abbiamo visto poche sere fa sul palcoscenico del Carignano, ancora lo Stabile di Torino – Teatro Nazionale a produrlo con lo Stabile di Bolzano e con Emilia Romagna Teatro, nell’adattamento di Ármin Szabò-Székely (una riscrittura vera e propria) e per la regia di Kriszta Székely, da un pugno di stagioni artista associata.

La regista, già lo avevamo capito a malincuore con lo sguardo moderno che buttò sullo “Zio Vania” cecoviano, non ha proprio in animo di “rispettare” il tracciato che la storia teatrale ha segnato da sempre, le piace uscirne, saggiare nuovi sentieri e nuovi approdi, l’attualizzazione pare che sia un abito da indossare ogni giorno, senza se e senza ma. Padronissima. Raccontarci delle case di York e di Lancaster e della Guerra delle Due Rose come se fosse un conflitto di oggi, di cui giorno dopo giorno leggiamo nei giornali e vediamo le immagini sanguinose e inimmaginabili sullo schermo di casa, padronissima. Tratteggiare con colori sulfurei la resistibile ascesa di Riccardo, centrare il dramma sulla sua volontà ad essere “malvagio”, il suo disegno condotto tra un sottile ragionamento e una perfida follia al fine di cancellare attorno a sé quanti lo hanno a parole e a gesti appoggiato nella salita al trono, “loro sanno cosa stanno facendo e io mi sono sollevato dalla responsabilità”, facendo piazza pulita di fratelli e nipoti, di cortigiani e di consorti (una corte dove eccellono le prove di Francesco Bolo Rossino, marionettistico Edoardo, Nicola Pannelli che è Stanley, un campione a metà di moralità e giustizia, Elisabetta Mazzullo che è la regina Elisabetta, chiamata a sostituire Richmond nella tirata finale, pronta ad “arricchire l’avvenire con la pace dal volto sereno”, non foss’altro che per dare un nuovo spazio all’altra metà del cielo) – in obbedienza alla protezione e alla committenza di Elisabetta I Shakespeare quasi si sentiva in obbligo di rendere al futuro un ritratto quantomai ingrato del sovrano, casa Tudor doveva farci la sua bella figura se messa a confronto con un simile mostro: e sarebbe ora che la Storia e gli studi, più di quanto non si sia già fatto, prendessero le redini per rendere maggiore giustizia a quelle povere ossa ritrovate una decina di anni fa sotto lo spazio di un parcheggio nella città di Leicester e sepolte prontamente in chiesa -, padronissima.

La sfida (e/o il vezzo) è quella di seguire strade nuove e non appena seduto in poltrona, sbirciando nella scena di Botond Devich che mostra uno chalet di montagna (che è anche, oltre una sala riunioni, forse un luogo di religione e il lungo tavolo l’altare del sacrificio), tra anonime appliques e caminetto, tra televisori che rimandano le breaking news e una vetrata che lascia immaginare uno splendido panorama, tra sacchi di plastica neri che conterranno di lì a poco i tanti cadaveri, uno sopra l’altro, trasportati in scena dalle segrete della Torre dalle braccia robuste del giovane Catesby (Nicola Lorusso), che ha saggiato le dinamiche del potere, che ne è stato usato, che come un cane segue il suo padrone e che sarà l’ultimo ad abbandonarlo, tra spot che illuminano e telecamere che riprendono facce e fatti, con ricostruzioni filmate come di rado si sono viste, sai già cosa aspettarti. Come sai già che trasportati dalle parole del Bardo a quelle di oggi, si dovrà inevitabilmente cambiare musica, si dovranno ascoltare dialoghi dove inciampare in termini come pistola e conferenza stampa, in inflazione, in sciare e piste da sci, in stronzo e merda e vaffanculo, in pc e cellulari; entrerà in scena mamma Cecilia (Manuela Kustermann, con cui si respira una rispettata aria di saggezza e antica teatralità) in tuta rossa e moon boot di ritorno dalle piste, avremo un nudo integrale maschile che è per noi tutti acqua fresca: ma avremo anche Riccardo che lascia scivolar via “l’inverno del nostro scontento è mutato in splendida estate” com se fosse al bar davanti ad un caffè e butta al niente la tragicità del “mio regno per un cavallo” con un isterico zompettio di un bambinetto cui in un segnale di precoce bullismo qualcuno nell’ora di ricreazione ha rubato la merenda.

Se circolano follia e ragionamento, mancano la costruita regalità e la tragicità del sovrano. E se la seduzione s’incolla ancora addosso come una sanguisuga al corpo e alla mente della regina Anna, un brano di teatro che Lisa Lendaro rende al meglio, non mi pare che arrivi a simpatiche zaffate quella stessa seduzione che dovrebbe inebriare l’intero pubblico. Si avverte il “Grande Meccanismo” decifrato da Jan Kott, regge tragicamente bene l’equazione con i tanti dittatorelli di oggi, ma la seduzione sembra essere altra cosa. Sottolinea il responsabile della nuova drammaturgia: “Volevamo far capire che Riccardo non è una creatura rinascimentale di fantasia, che essere malvagio era ed è una questione di scelta, ergo dovremmo guardarci intorno con cautela, perché chiunque potrebbe fare quella scelta, sebbene inizialmente non sia aiutato da titoli nobiliari ed eserciti, ma dalla corruzione, dai media e dalle fake news. I mezzi possono essere cambiati, le intenzioni e le reazioni umane no, e la guerra e la morte sono ancora il risultato finale.” Uno sguardo sulla nuova umanità quindi, dove attorno al malvagio circolano i tradimenti, il sangue, le complicità, le paure, il desiderio che porta ad un comune punto finale.

Tutto questo per cercare di trasmettere la personale convinzione che dell’opera di Shakespeare sia rimasto ben poco. Anzi dimentichiamola. C’è un altro sguardo, un’altra preoccupazione. Se allora il pubblico vorrà pensare, cancellato il tratto della regalità, tabula rasa, ad un capitano d’industria della nostra epoca, ad un cinico signore che non bada ai mezzi e alle misure per raggiungere quella poltrona messa (troppo) in alto, a un politico, certo, ancora lui, che con le armi più strane raggiunge quei fini che si è prefisso, allora la riscrittura firmata da Szabò-Székely è una felicissima quanto intelligente parabola che non poggia tanto sul mantenimento dei nomi originali, Buckingham, Clarence, Rivers, Hastings, ma piuttosto su precisi “paradigmi della tragedia”, universali. Che allargano i limiti di un palazzo e di un regno per raggiungere tempi e spazi ben più ampi. E allora ogni tassello si ricompone con efficacia nel proprio spazio. Ma quel sovrano, no, per luinon c’è più posto. Fermo restando, in onor di onestà, che in locandina è correttamente stampato “da Shakespeare”: e con quel cambio di preposizione abbiamo il preteso per muoverci come vogliamo. Székely è inaspettata: “Non sarò mica io Riccardo III?” Quel capitano d’industria, quel cinico signore, quel politico, quell’io, Paolo Pierobon li rende con la perfezione che gli conosciamo da tempo, cranio rasato e pizzetto e mano sinistra guantata sempre in tasca in esterno, malvagità e calcolo, ferocia e finzione in petto, tratteggiati con grande bravura. Si replica sino a domenica 26 marzo.

Elio Rabbione

Le foto di scena sono di Luigi De Palma

Iniziative a Torino il 21 marzo, Giornata per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale

La Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale si celebra ogni anno a partire dal 21 marzo 1960, quando, durante una manifestazione pacifica contro le leggi dell’apartheid, la polizia sudafricana aprì il fuoco uccidendo 69 persone.

Proclamando questa giornata internazionale nel 1966, con la Risoluzione 2142 (XXI), l’Assemblea Generale dell’ONU ha sottolineato la necessità di un maggiore impegno per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

Per l’occasione sono numerose le iniziative organizzate in Città: è disponibile il programma in formato (.Pdf )