ilTorinese

Troppe buche sulle strade d’Italia

E il meteo non aiuta: le piogge abbondanti peggiorano la situazione. Pallotti, Ciaramella e Ronzullo: «I Comuni si attivino per la sicurezza stradale. I cittadini continuino a segnalare le situazioni a rischio»

«Le pessime condizioni meteorologiche degli ultimi giorni hanno fatto riemergere tutti i problemi idrogeologici del nostro Paese. Tra allagamenti, smottamenti e paura, stiamo vivendo quello che in un paese civile non dovrebbe mai accadere. A ciò si si aggiunge il peggioramento delle buche stradali, molto spesso causa di incidenti gravissimi o mortali». Così Alberto Pallotti e Biagio Ciaramella, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, esprimono insieme a Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv, la loro preoccupazione per il peggioramento delle condizioni stradali in seguito agli avversi eventi atmosferici degli ultimi giorni. L’attenzione è puntata sulle buche presenti sull’asfalto, ingigantite dalle copiose piogge cadute sulla penisola.

«La situazione è critica in tutta Italia», affermanoPallotti, Ciaramella e Ronzullo «ma noi intendiamo soffermarci sulla Campania, in particolare su alcuni comuni della provincia di Caserta, ovvero Aversa, Trentola Ducenta, Parete, un territorio che abbiamo definito il “triangolo delle buche”. Nonostante gli interventi fatti sulle strade, qui le buche sono ancora tantissime».

Le associazioni lamentano la disattenzione dei comuni per le strade, la carente manutenzione e pulizia, specialmente dei tombini, che causano disastri in caso di piogge intense. «Ci chiediamo perché, quando viene diramata un’allerta meteo, i comuni non puliscono i tombini. Il maltempo crea danni a cui, poi, nessuno si preoccupa di porre rimedio. Le strade diventano insicure, le buche non sono visibili e sono pericolose per il cittadino. A volte ci scappa il morto», riferiscono Pallotti, Ciaramella e Ronzullo, che continuano: «I comuni non fanno prevenzione per rendere sicure le strade e poi avvengono le tragedie. Chiediamo al Prefetto di Caserta di fare chiarezza sui fondi europei che i comuni di Aversa, Parete, Trentola Ducenta avrebbero ricevuto, come si è appreso dai giornali, per riparare le strade comunali».

Se si fa prevenzione, si possono evitare tragedie simili a quella che ha colpito Ischia. «Metto a disposizione il mio cellulare – dichiara Ciaramella – per consentire a chiunque si imbatta in una buca di segnalarla a me via WhatsApp. Il numero è 330443441. Invitiamo i cittadini a inviarci le segnalazioni con le foto delle buche disseminate nei territori di Aversa, Trentola Ducenta e Parete. In seguito, agiremo anche nella zona di Napoli, dove ci sono anche altri problemi. È sempre più necessario fare sicurezza stradale, purtroppo le amministrazioni non sono presenti tra la gente per informare, come si può amministrare così?».

Per info:

www.vittimestrada.eu

Il Premio Pannunzio a Ugo Nespolo

A TORINO LA CONSEGNA DEL RICONOSCIMENTO 
MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE dopo un incontro conviviale, iI V. Presidente Anna RICOTTI consegnerà il Premio “Pannunzio” 2022 a Ugo NESPOLO, artista di fama internazionale.
Ingresso su inviti.
Il Premio, nato nel 1982, che consiste in una artistica incisione in argento di Mino Maccari, viene conferito ogni anno a personalità italiane della cultura, del giornalismo, dell’arte che si siano distinte per il loro spirito libero. Sono stati premiati, tra gli altri, Piero e Alberto Angela, Enzo Bettiza, Claudio Magris, Indro Montanelli, Enrico Paulucci, Alberto Ronchey, Giovanni Spadolini, Gianfranco Ravasi.
UGO NESPOLO
Nasce a Mosso Santa Maria, in provincia di Biella, il 29 agosto 1941. Si diploma all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, sotto la guida di Enrico Paulucci, e si laurea in Lettere Moderne all’Università di Torino. Si dedica all’insegnamento dell’arte e contemporaneamente alla pittura con il risultato di organizzare, tra le altre, una mostra personale a New York. Partecipa al movimento “Arte povera” e realizza il suo primo film, “Grazie, mamma Kodak”. Negli Stati Uniti si dedica al disegno di scenografie e costumi teatrali ed in seguito si occupa di design industriale nei settori della ceramica e del vetro. L’artista Ugo Nespolo unisce un insaziabile appetito artistico e intellettuale alla grinta di chi fa le cose a modo suo. “L’artista non si deve porre limiti”, afferma. “Amo ciò che faccio e mi piace impiegare tecniche e materiali diversi”.

Quelle sere d’estate con Nino ai “gonfiabili” di Finale Ligure. Un mese fa ci lasciava Nino Battaglia

Volto noto del giornalismo piemontese

Io: tò chi si vede! Lui: Non potevamo certo mancare al solito appuntamento estivo! Gentile, sorridente e ironico come sempre. Il “lui” di cui vi scrivo e parlo è “Antonino” Nino Battaglia. Brillante, bravo giornalista, volto e “mezzo busto” supernoto del “Tgr Piemonte” dove si occupava, oltre che della conduzione del giornale, di cultura, cronaca e, ultimamente, delle vicende politiche regionali, Nino era in pensione da qualche tempo. Prima che in Rai, aveva lavorato negli anni ’70 all’“Agenzia Giornalistica Italia”, alla benemerita “Gazzetta del Popolo” e collaborato ad altre testate e quotidiani vari. Sua grande passione, da sempre – nella vita e nel mestiere – il cinema. Quel palco sberluccicante della “celluloide”, di cui scriveva e che seguiva con grande competenza e passione e che pure aveva calcato in gioventù, mi pare di ricordare (ebbe forse a raccontarmelo – se non sogno – lui stesso un giorno) dietro la macchina da presa. Forse quale aiuto-regista (?) di qualche nome più o meno blasonato del nostro gotha cinematografico. Mi verrebbe da chiederglielo. E’ un pensiero che mi sfruguglia per la testa in questo momento. Chissà!? Esattamente un mese fa, nella notte fra il 27 e il 28 ottobre scorsi Nino ci lasciava. Lasciava i suoi cari, i suoi amici e colleghi. Lasciava questo mondo, con il solito garbo, in modo (penso per molti) inaspettato. Senza far rumore, com’era suo solito. Forse con un ironico sorriso. Era ricoverato alle “Molinette”, aveva 71 anni. E ancora tanta vita e tanto affetto da dare alla sua compagna e al suo amatissimo figlioletto. Nino era un gentiluomo d’antan. L’avevo rivisto l’estate scorsa. Come capitava, da un po’ di anni, nel mese di agosto a Finale Ligure, dove entrambi trascorrevamo qualche giorno di vacanza. Nostro luogo consueto di ritrovo serale, il gigantesco “scivolo gonfiabile” piazzato davanti ai “Bagni Boncardo”, dove di giorno s’andava “a mare”. I saluti. I commenti bonari alla “pancetta” senile. E ti pare che non ci ritrovavamo ancora qui…solito posto solita ora! Io con la nipotina scavezzacollo, lui con il piccolo Mattia. Attentissimi tutti e due ai nostri pargoli. Nino era un babbo affettuosissimo. Fra un’estiva battuta e l’altra, non perdeva un attimo di vista il suo piccolo. Anche in spiaggia che frequentava con attenta parsimonia (perfino più di me, “ombrellaio” incallito), arrivava con “slipponi” un po’  démodé (ma chissenefrega!) all’ora giusta del bagno e sorvegliava il piccolo in acqua o da riva senza mai levargli gli occhi di dosso, poi la doccia e la meticolosa asciugatura. Fino all’ultima goccia! Mi stancavo meno a lavorare! Sorrideva. Prima del pensionamento, lo incontravo spesso in giro per conferenze e, fine anni ’90 primi Duemila, in “Ascom” in via Massena, dove io mi occupavo dell’“Ufficio Stampa”. Era geniale nel suo mestiere. I pezzi credo che in buona parte li “confezionasse” a braccio, quand’era ancora in macchina con i colleghi operatori. Ai tempi del buon Pino De Maria, presidente “Ascom”, arrivava sfoggiando la consueta sobria elegante gentilezza. Al pacioso “sorrisone” e all’affettuoso abbraccio del presidente rispondeva con un leggero, un po’ sornione sorriso. Del tipo adesso so io come imbastire ben bene l’intervista. E gira e rigira, finiva sempre così. Ma io devo rispondere quello che vuoi tu o quello che voglio io? Sbottava ridanciano De Maria. E replicava, a fine intervista, ma guarda un po’, riesci sempre a farmi dire quello che vuoi tu! Grande Nino! Che in via Verdi, secondo me, ritornava con il pezzo già bell’e fatto. E alla sera, all’ora di cena, si presentava ai piemontesi con la sua consueta moderazione nei toni della voce, nel sorriso piazzato lì al momento giusto e con quella bravura e quella credibilità, vera, che pochi riuscivano a trasmettere al par suo. Alla tua assenza televisiva, caro Nino, da qualche anno ci eravamo abituati. Ma sapevamo di poterti, comunque, anche solo per caso, incontrare. Incrociare, una pacca sulle spalle, due battute, un sorriso. E ora? Quelle serate estive ai “gonfiabili” di Finale, fronte “Boncardo”, saranno di sicuro per me un po’ più vuote. Mi verrà forse spontaneo cercarti nel gruppone di nonni, papà e mamme e bimbe e bimbi. E sarà molto triste non rivederti, caro Nino!

Gianni Milani

Stellantis e Politecnico di Torino rinnovano l’accordo

Per cooperazione su formazione e attività di Ricerca e Sviluppo

 A Torino, il Presidente di Stellantis, John Elkann, e il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che conferma la collaborazione avviata nel 1999 e periodicamente rinnovata. L’obiettivo è rafforzare i progetti di ricerca e sviluppo sui temi della mobilità, sostenibilità e dell’economia circolare, coinvolgendo professori, ricercatori e studenti, congiuntamente alla tradizionale offerta di una solida preparazione tecnico-scientifica.

L’accordo supporta il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo per il quadriennio 2022-2026 e le relative attività di ricerca per accelerare lo sviluppo di prodotti per la mobilità sostenibile. L’impegno da parte di Stellantis ammonta a un totale di 7,4 milioni di euro, pari ad una media annuale di 1,85 milioni di euro per lo più focalizzati sulle sfide tecnologiche proposte dal settore automotive e della mobilità sostenibile: elettrificazione, guida autonoma e interconnessa, digitalizzazione dei processi di manifattura e sviluppo di processi di fabbrica a supporto dell’economia circolare.

I risultati conseguiti nel corso del periodo 2018-2022 sono rilevanti e costituiscono una solida base di sviluppo per raggiungere nuovi traguardi. Per quanto riguarda l’attività didattica legata all’Ingegneria dell’Autoveicolo, sono aumentati nell’ultimo quadriennio gli studenti immatricolati sui due livelli (Laurea di I livello e Laurea magistrale), passando a 1878, mentre erano 1432 nei quattro anni precedenti. Sono saliti così complessivamente a oltre 4742 gli studenti immatricolati ai corsi di ingegneria dell’Autoveicolo dalla sua istituzione, nel 1999. Confermata la vocazione internazionale del corso: la percentuale di studenti stranieri si è attestata a circa il 15% degli immatricolati. È continuata inoltre un’importante attività didattica in diversi corsi annuali da parte di manager e professionisti di Stellantis. Offerto dal Gruppo anche un nutrito programma di moduli formativi volontari per gli studenti su tematiche specialistiche di progettazione e processi di fabbricazione del veicolo.

Positivo il bilancio sulla ricaduta occupazionale di questo percorso formativo: le percentuali di laureati impiegati ad un anno dalla laurea continuano ad essere tra le migliori in ambito nazionale, con il 93,3% dei laureati magistrali impiegati a un anno dal conseguimento del titolo (Almalaurea).

L’accordo ha inoltre supportato i percorsi di laurea internazionale (International Dual Master Degree) sviluppati insieme all’Università di Windsor (Canada) e all’Università di Oakland (USA).

I progetti di ricerca congiunti finanziati dall’accordo nel quadriennio 2018-22 sono stati 48 ed hanno affrontato, anche con la partecipazione di studenti, la soluzione di problemi industriali nell’ambito della propulsione elettrica, della guida autonoma, dei nuovi materiali, della manifattura additiva e dello sviluppo e applicazione delle tecnologie di industria 4.0.

Il Presidente di Stellantis, John Elkann ha commentato: “Le trasformazioni epocali che interessano il mondo dell’auto stanno cambiando non solo le diverse attività di produzione, ma anche l’intero settore della mobilità: per spostarci in modo veloce, sicuro, confortevole e rispettoso per l’ambiente è necessario sviluppare nuovi saperi, anche intensificando la relazione tra università e industria. Rinnovando la felice collaborazione avviata ormai oltre 20 anni fa con il Politecnico, rafforziamo la nostra capacità di essere protagonisti dell’auto anche nel futuro, a Torino e in tutto il mondo”.

Il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha ricordato: “Il rinnovo dell’accordo con Stellantis consolida un rapporto di partnership ormai ventennale, uno dei più longevi e fruttuosi per il nostro Ateneo, che riguarda tematiche di ricerca avanzata e interdisciplinare, un approccio al trasferimento tecnologico focalizzato sulla condivisione della conoscenza. Rimane cardine dell’accordo la co-progettazione di un corso di laurea, l’Ingegneria dell’Autoveicolo, che ha rappresentato al suo esordio una novità assoluta nel panorama formativo italiano, ma ancora oggi mantiene intatta la sua grande attrattività per gli studenti grazie proprio allo stretto rapporto tra industria e accademia e alla sua dimensione internazionale che beneficia della rete di collaborazioni sia del Politecnico di Torino, che di Stellantis”.

Ma che freddo fa

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Questa storia del risparmio energetico che sembrava così drammatica, non appare  che lo sia più oggi. Eppure i sindaci impongono orari che a fine novembre sono incompatibili con il buon senso e la tutela della salute pubblica.

Così le stesse persone passano da locali riscaldati a locali praticamente freddi per molte ore al giorno. Anche certe strutture pubbliche sono lasciate al freddo o stranamente  eccessivamente al caldo. Il numero di ore consentito penalizza gravemente bambini, anziani e malati. Ed è strano che nella società liquida dei diritti ad ogni costo nessuno protesti e non rivendichi il diritto alla salute in un momento in cui il Covid sta riprendendo. E’ fuor di dubbio che il dovere di garantire la salute pubblica sia prioritario, specie se consideriamo  che chi gode di un riscaldamento autonomo si regola come vuole. Ci sono interi condomini che non hanno deliberato in modo democratico e chiaro  l’accensione dei caloriferi, delegando la cosa agli amministratori. E nei condomini c’è gente che punta solo al più lercio  risparmio, colpendo i diritti degli altri. E’ una situazione non più tollerabile che un governo serio non può trascurare. Tra la politica della lesina sulla pelle degli altri e il minimo benessere necessario per vivere  deve prevalere quest’ultimo senza eccezioni. E’ strano che in città si  illuminino  obsolete luci di artista che non attraggono più nessuno, e si imponga il  desco deserto e  il focolare  spento. Tornare al clima di guerra  di cui ci raccontavano i nostri nonni o al gelo sovietico del dottor Zivago non penso sia una prospettiva accettabile.

A teatro una storia di donne geniali

SFUMATURE DI DONNE DI SCIENZA

di e con

SARA D’AMARIO

regia, musiche dal vivo e mise en scène

FRANCOIS-XAVIER FRANTZ

10 dicembre 2022

ore  21.15

Teatro Blu

Piazza Roma, 3

Buriasco (TO)

Una storia di donne geniali nel firmamento della storia. Si presenta così Sfumature di Donne di Scienza, il nuovo spettacolo teatrale di Sara D’Amario, anche protagonista, con regia e musiche dal vivo di François-Xavier Frantz, in scena il 10 dicembre al Teatro Blu di Buriasco.

La trama

Lo spettacolo metterà in luce l’attività e la personalità di venti scienziate vissute dal IV secolo a.C. a oggi e attraverso i secoli racconterà la storia delle pioniere nella matematica, nell’astronomia, nella fisica e nell’informatica. Si arriverà così per esempio a Hollywood, con l’attrice e inventrice Hedy Lamarr; a Monte Palomar con l’astronoma Vera Rubin; si scopriranno i segreti delle prime alchimiste-streghe per arrivare ai misteri delle studiose degli affascinanti universi dell’infinitamente piccolo, dallatomo al Dna.

Sfumature di Donne di Scienza parlerà di donne che hanno saputo imporsi in mondi che troppo spesso le hanno relegate in ruoli da comprimarie; nel passato alcune di loro hanno perfino dovuto cambiare nome e travestirsi da uomo per lavorare e dimostrare il loro valore. Lo spettacolo sarà pertanto un tributo a figure femminili che, anche grazie ai loro papà, alle loro mamme, e a mariti, amanti, colleghi e insegnanti hanno saputo dimostrare valore e tenacia, al di là del loro sesso.

Sfumature di Donne di Scienza è una produzione dell’Associazione Culturale Ancóra e Constellation Factory con il sostegno e il patrocinio del Comune di Moncalieri, assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità.

 

La messa in scena

L’intelligenza ha un sesso? È da questa semplice domanda, che lo spettacolo sviluppa un viaggio nel tempo alla scoperta di donne che, contro ogni pregiudizio temporale e intellettuale, hanno dato un contributo alla ricerca e alle scoperte dell’umanità. Su questa traccia, la narrazione si svilupperà con umorismo ed energia in un “One-Woman Show” colto e ironico, destinato a un pubblico eterogeneo per formazione ed età.

La rappresentazione si svilupperà con elementi scenici essenziali: rapidi cambi di costume, dialettica divertente e contemporanea, contenuti curiosi, ricchi d’informazioni che rievocheranno sodalizi intellettuali e, perché no, amori e tradimenti.

Parte integrante di Sfumature di Donne di Scienza saranno le originali e avvolgenti scenografie luminose concepite dal regista François-Xavier Frantz: un poetico trionfo della luce e dell’intelligenza, vista come celebrazione di un sogno, inno alla passione capace di sconfiggere l’oscurità del pregiudizio.

Critica e obiettivi

Il messaggio principale di cui Sfumature di Donne di Scienza si fa promotore riguarda il pregiudizio che spesso, ancora oggi, etichetta le ragazze come poco dotate o poco interessate a materie scientifiche come la matematica, la fisica, la chimica.

A rivelarlo sono gli studi delle fonti bibliografiche, ma anche le numerose conversazioni con studenti (dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado) che hanno rivelato come questa falsa premessa sia ancora molto radicata, a volte anche nelle convinzioni delle bambine e delle ragazze stesse.

Con questo obiettivo, François-Xavier Frantz e Sara D’Amario hanno voluto evidenziare la necessità e la possibilità di liberarsi da una forma mentale, sbagliata e penalizzante, che non ha natura biologica, ma storica, sociale e culturale. Ed è per questo che lo spettacolo si propone di offrire un momento di arricchimento e condivisione tra generazioni, stimolando ciascuno di noi a riflettere sulla figura della donna nella scienza senza in alcun modo polemizzare nei confronti degli uomini, ma facendosi ambasciatore di un messaggio più ampio e positivo. Perché la differenza tra donne e uomini va vissuta come un valore, non come motivo di scontro, di paura e di rivalità.

Biografie degli autori

Sara D’Amario

Nel 1993 si è diplomata presso la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, fondata e diretta da Luca Ronconi. Si è perfezionata a New York con Susan Batson e Elizabeth Kemp. Ha conseguito la laurea in Lettere Moderne, specializzandosi in drammaturgia presso l’Università degli Studi di Torino.

In teatro è stata diretta, tra gli altri, da Luca Ronconi, Krzysztof Zanussi, Nanni Garella e Luca Zingaretti.

Per il cinema ha recitato in diversi film, tra cui Il ricco, il povero e il maggiordomo, La banda dei Babbi Natale, Il cosmo sul comò (con Aldo Giovanni e Giacomo), Caos calmo (con Nanni Moretti), Solo un padre (Luca Lucini), Colpo d’occhio (di Sergio Rubini), Assassini dei giorni di festa (di Damiano Damiani), La ragazza del lago (con Toni Servillo), Casomai (di Alessandro D’Alatri), Come diventare grandi nonostante i genitori (di Luca Lucini).

In televisione ha partecipato a molti sceneggiati, tra cui Le stagioni del cuore, Il commissario Nardone (nel ruolo di Rina Fort), Le tre rose di Eva (nel ruolo di Angela Corti), Non smettere di sognare, Distretto di polizia 8, Io ci sono (la storia vera di Lucia Annibali), L’onore e il rispetto, Sacrificio d’amore, I Topi, oltre alle soap opera Vivere e Centovetrine. È la protagonista femminile della fiction “Fratelli Caputo” accanto a Nino Frassica e Cesare Bocci.

Oltre a Sfumature di Donne di Scienza, è attualmente in scena con Storie di donne di fuoco e di luce (in cui racconta di alcune donne che hanno cambiato il loro destino e hanno acceso luci che non si sono mai spente nelle menti e nei cuori di tante persone); Greenminds (un viaggio intorno alla terra scoprendo i Green Jobs e tentando di schivare le fake news), Un quartetto per la Resistenza (i 20 mesi di due donne e due uomini emblematici per la Storia del nostro Paese) e con la commedia feroce NEGLI OCCHI DI MIA MADRE – IL MAMMONE sul trio più famoso del mondo: Mamma, Moglie e Mammone, tutti diretti da François- Xavier Frantz.

È inoltre autrice di quattro romanzi: Nitro (Baldini Castoldi Dalai editore, 2009); Un cuore XXL (Fanucci Editore, 2013) vincitore del Premio Sirmione per la Letteratura per Ragazzi; Kikka (Fanucci Editore, 2014); e Magnetic (Leggereditore, 2018) semifinalista Premio Bancarellino 2019.

François-Xavier Frantz – regista, attore e drammaturgo

Nato in Madagascar da genitori francesi, dopo aver vissuto a lungo in Francia, vive e lavora in Italia da diversi anni. Si è diplomato nel 1983 alla Scuola per Attori Le Cours Simon di Parigi e nel 1988 si è diplomato con lode in Arti Plastiche all’Accademia di Belle Arti di Metz (Francia). Nel 1993 ha partecipato a un seminario intensivo di regia condotto da Luca Ronconi, presso il Teatro Stabile di Torino.

Tra il 1983 e il 2004 ha lavorato come attore, regista teatrale, drammaturgo con alcuni grandi maestri, tra cui Anatoli Vassiliev (Russia), Jerzy Grotowski (Pontedera), Michelle Kokosowski – Académie Expérimentale des Théâtres (Francia)

Ha collaborato con Daisy Amias alla prima creazione mondiale di Phaedra (Seneca), Andromaca (Jean Racine ) in lingua coreana a Seoul – Corea del Sud, e sull’adattamento di Nadja di André Breton; in seguito ha collaborato  con Isabelle Janier sulla messinscena di diversi testi di Marivaux.

Tra le sue regie teatrali spiccano varie opere di Pasolini, Fassbinder, Georges Ribemont-Dessaignes,  Tennessee Williams, Werner Schwab, Jean Genet, Edouard Dujardin.

Ha realizzato alcuni cortometraggi di fiction in lingua francese e italiana.

Tra il 2004 e il 2011 ha lavorato come produttore di lungometraggi per il cinema a livello internazionale presso Love Streams agnès b. Productions, Parigi. Dal 2011 lavora come attore, autore, regista e script doctor indipendente anche in Italia. È autore, insieme a Sara D’Amario, e regista di 4 spettacoli attualmente in tournée: (XXn) Sfumature di donne di scienza ( un monologo su 20 scienziate che hanno rivoluzionato il mondo), Storie di donne di fuoco e di luce la storia di alcune donne che hanno cambiato il loro destino e hanno acceso luci che non si sono mai spente nelle menti e nei cuori di tante persone), Greenminds (un viaggio intorno alla terra scoprendo i Green Jobs e tentando di schivare le fake news) e Un quartetto per la Resistenza (i 20 mesi di due donne e due uomini emblematici per la Storia del nostro Paese).

Informazioni e prenotazioni

Teatro Blu

Buriasco (TO)

10 dicembre 2022

ore 21,15

per prenotazioni:

3480430201

teatroblu.buriasco@gmail.com

Alla Galleria Gliacrobati di Torino un’epopea pittorica

Dedicata da Brigitte Aubignac alla vita della Santa e curata da Dominique Stella

 

La Galleria gliAcrobati ospita da giovedì 20 ottobre scorso, con presentazione del catalogo venerdì 25 novembre, dalle 18 alle 20, l’esposizione dell’artista francese Brigitte Aubignac, dedicata alla Maddalena, e curata da Dominique Stella, che ha dialogato con l’artista e con Guido Brivio dell’Università di Torino. Si è trattato di un dialogo su una pittura che rappresenta un viaggio nella profondità dell’essere umano, in questo caso di una figura femminile che suggerisce una riflessione in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne.
Si tratta di tre cicli pittorici realizzati in più di dieci anni, tra il 1990 e il 1996, rappresentati da “L’abri tranquille” (il Rifugio tranquillo 1990-1996),” Au sanctuaire” (Al santuario 1997-2000) e “Après les larmes” ( Dopo le lacrime, 1999-2002), realizzati in più di dieci anni tra il 1990 e il 2002, ognuno rivolto a un diverso capitolo della vita di Maria Maddalena, che la pittrice frammenta in tre atti.
Si tratta di un racconto visivo composto di immagini in stretta successione, una sorta di via Crucis lungo la quale la pittrice accompagna lo spettatore a osservare un’esistenza straordinaria, che possiede diversi punti di contatto con la vita delle donne e degli uomini di tutti i tempi.
La storia della Mistica rappresenta un’epica di rivelazione di pentimento, di forza e coraggio e, soprattutto, amore.
“La Maddalena rappresenta l’amore con la A maiuscola – sostiene Brigitte Aubignac – si tratta di una figura moderna si è data all’Amore prima di ogni altra cosa. E’ stata capace di infiammare l’immaginario di numerosi artisti e scrittori presenti e passati, da Rubens a van Dyck fino a Margherite Yourcenar. Simbolo di devozione e sapienza, in quanto prescelta da Gesù, è anche un esempio di peccato e spudoratezza per i suoi trascorsi di cortigiana e la sua attitudine reazionaria. Si tratta della seconda donna di spicco nella Bibbia, in assoluto la più contemporanea”.
Quella di Aubignac per la Maddalena rappresenta una folgorazione che si è scatenata nel 1990 in seguito alla visita alla Chiesa della Santa Trinità di Firenze, sede della scultura lignea di Desiderio da Settignano e Benedetto da Maiano, che ritrae la Santa in un corpo anziano, straziato dal tempo, un incontro che la scrittrice ha definito scioccante, capace di stravolgere il suo sguardo artistico negli anni a venire.
La caratteristica principale del ciclo tematico su Maria Maddalena è l’atmosfera enigmatica e inquietante, quasi in penombra, valorizzata dalla tecnica pittorica dell’artista, attraverso semi-tinte e chiaroscuri, in cui prevale una tonalità verde e in cui i personaggi sono tratteggiati come schizzi.
A partire dal 1990 Brigitte Aubignac si dedica alla produzione de “L’abri tranquille”, una collezione di dodici olii su tela sui quali imprime il racconto secondo cui Maria Maddalena, testimone privilegiata della Passione e Resurrezione di Cristo, sfugge alle persecuzioni di Erode grazie a una zattera di fortuna, approdando in Provenza. Qui sarebbe vissuta per oltre trent’anni nella grotta di Sainte Baume.
L’artista si dedica poi alle sedici tele che compongono il ciclo “Au Sanctuaire”, frutto della lettura di un testo di Gregoire de Tours, in cui è citata la presenza di un sepolcro di Maria Maddalena nella città di Efeso, in Turchia. Questa suggestione scatena in Brigitte Aubignac l’urgenza di costruirle un nido e un santuario in cui poterle rendere grazie. Verrà presentato nel 2005 presso la galleria XI Dong Cheng, Tempio dell’Intelligenza di Pechino, che le vale la censura da parte del governo cinese.
A concludere la trilogia una serie di quindici dittici, che ritraggono uomini e donne comuni, impegnati nell’intimità del quotidiano. Ciascuna scena si sviluppa in due tempi, per esempio un personaggio sogna e l’oggetto del suo sogno si proietta sul secondo pannello del dittico, in cui si materializza il suo pensiero. Egli nasconde un codice, una frase, che si rivela dall’accostamento dei titoli delle singole tavole, offrendone una precisa chiave di lettura.
Si tratta di un tributo alla lezione di umiltà impartita a Maria Maddalena, che esorta ad abbandonare il superfluo per riscoprire la semplicità delle piccole cose.
L’esposizione è sostenuta dal portale Psicoanalisi e Sociale e ha visto venerdì 21 ottobre scorso Brigitte Aubrignac, Dominique Stella e lo psicanalista Tito Baldini, Presidente del Portale, dialogare sulla piattaforma Zoom.
Questo contributo è finalizzato a riscoprire la donna prima dell’asceta, esplorando l’ambiguità con cui questa figura è raccontata nel corso dei secoli, attraverso uno sguardo maschile.
E’ privata del diritto al desiderio e a un corpo capace di sentire, ma è stata elevata ad apostola, dopo la santificazione della sua sessualità.
La Galleriagliacrobati è nata nel 2017 da un’idea di Raffaella Bortino quale spazio espositivo dei linguaggi dell’Art Brut, dell’Arte irregolare e dell’outsider Art. La galleria è diretta da un artista e arteterapista, Francesco Cena, e da Marzia Capannolo, art advisor e storica dell’arte.
Gli artisti da noi rappresentati privilegiano linguaggi fortemente orientati verso l’estetica espressionista che si rifà alla matrice storica dell’Art Brut, evidenziando la necessità di ampliare la ricerca verso il trasversale mondo outsider, accogliendo esperienze autodidatte e frequentando territori che generalmente non sono indagati dai sistemi ufficiali dell’arte, quali la marginalità sociale e il disturbo psichiatrico. L’obiettivo è quello di tessere trame di riconnessione tra l’arte e la sua funzione di cura e di strumento di indagine della psiche, funzione che, pur non costituendo il fine della vocazione creativa, ne rappresenta una delle conseguenze dirette. IL concetto di arte viene investigato in relazione alla sua capacità di sublimare lacerazioni, intercettare fragilità, scavare dentro le emozioni, porre interrogativi e attivare quei processi di visione che l’immaginario collettivo tende a dissimulare sotto l’ordinarietà del quotidiano. Viene, così, recuperata la dimensione sociale dell’arte, restituendo all’artista il ruolo di inventore di nuovi mondi e creatore di ponti tra il vissuto e la profondità dell’esistenza. La galleria Gliacrobati sostiene anche un atelier laboratorio aperto agli artisti e ai pazienti psichiatrici con doppia diagnosi. A coordinarlo sono Carola Lorio e Francesco Sena, è realizzato in collaborazione con due comunità terepeutiche, Fermata d’Autobus e Fragole Celesti.
Brigitte Aubignac lavora a Parugi e nel Sud Ovest della Francia. Laureata presso l’Ecole des Beaux-Arts de Rouen, ha insegnato disegno e pittura nei laboratori del Musée des Art Decoratifs di Parigi.

Mara Martellotta

Franco Battiato La Voce del Padrone, iI film evento di Marco Spagnoli

Dal 28 novembre al 4 dicembre solo al cinema, ecco le sale piemontesi

Le più emozionanti interpretazioni di Battiato si intrecciano con testimonianze d’eccezione, in un viaggio nella musica e nella vita di un cantautore unico.
Un omaggio al musicista e al suo storico album ‘La Voce del Padrone’, il primo in Italia a superare il record di oltre 1 milione di copie vendute nel 1982.

Per celebrare Franco Battiato, genio indiscusso della musica italiana, arriva sul grande schermo, dopo la presentazione al Taormina Film Fest 2022, il film evento Franco Battiato – La Voce del Padronediretto da Marco Spagnoli, dal 28 novembre al 4 dicembre solo al cinema in 200 copie in tutta Italia,grazie alla distribuzione theatrical di qualità firmata Altre Storie e RS Productions.
Prodotto da RS Productions e ITsART, la piattaforma streaming dedicata all’arte e alla cultura italiana, il film evento Franco Battiato – La Voce del Padrone è un viaggio nella musica e nella vita di Battiato, attraverso le sue esibizioni più significative, immagini di repertorio e i racconti di testimoni d’eccezione che ci restituiscono la sua storia e la sua personalità.
Ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio è Stefano Senardi, tra i più grandi produttori discografici italiani, autore del film insieme al regista, e caro amico di Franco Battiato. Partendo da Milano e arrivando fino a Milo, nella casa di Franco Battiato, Senardi incontra personalità molto diverse: Nanni Moretti, Willem Dafoe, Oliviero Toscani, Caterina Caselli, Mara Maionchi, Morgan, Alice, Carmen Consoli, Vincenzo Mollica, Andrea Scanzi, Francesco Messina, Roberto Masotti, Francesco Cattini, Alberto Radius, Carlo Guaitoli e tanti altri che lo conoscevano bene e che possono restituire al pubblico uno spaccato della sua musica e della sua filosofia di vita.
Nel film evento troviamo alcuni brani dell’album ‘La voce del padrone’ e altri selezionati in esibizioni esclusive. Fra i principali: Cuccurucucù, Centro di gravità permanente, Bandiera Bianca, La Cura. Lo score è composto dal Maestro Paolo Buonvino, vincitore del David di Donatello e Nastro D’Argento e autore delle musiche di Muccino e Moretti.
Franco Battiato è stato e rimarrà un artista unico da tanti punti di vista – ha affermato il regista Marco Spagnoli – e la presenza di Stefano Senardi ci aiuta a comprenderlo sotto diversi aspetti: umano, artistico, amicale, intimo.  Ad accompagnarlo in questo meraviglioso viaggio troviamo personalità strepitose dell’entertainment italiano ed internazionale che, per la prima volta, elaborano dinanzi alla macchina da presa una riflessione sul perché e sul come sono stati anche loro protagonisti del lavoro e della vita di questo cantautore”.
Questo viaggio ha un motivo preciso – ha dichiarato Stefano Senardi – trattare con cura quello che Battiato ci ha lasciato. E riuscire a comprendere il senso ultimo di una vita eccezionale come la sua, raccontandola in una biografia plurale ed intima attraverso i ricordi, gli aneddoti dei suoi amici, i materiali di repertorio e le meravigliose canzoni di questo artista straordinario e indimenticabile. Speriamo di esserci riusciti”.

Sinossi ufficiale
Un viaggio musicale. Un viaggio fisico, ma anche ideale, da Nord a Sud dell’Italia per raccontare Franco Battiato e la sua influenza sulla cultura del nostro paese, attraverso testimoni d’eccezione che ci restituiscono la storia e la personalità di Battiato. Un racconto che, tra arte e memoria, non solo renda omaggio alla storia del musicista e del suo storico album “La Voce del Padrone”, ma riesca anche a celebrare l’eredità morale ed estetica di questo cantautore unico.

trailer
https://www.youtube.com/watch?v=4k6mJsNOo_g

clip Carmen Consoli
https://www.youtube.com/watch?v=IHSmYNAeYng

TUTTE LE SALE PIEMONTESI

Biella (Mazzini)
Cuneo – Barge (Cinema Comunale)
Cuneo – Bra (Impero)
Novara (Faraggiana) (solo il 6 dicembre)
Torino – Beinasco (The Space Cinema)
Torino – Carmagnola (Elios)
Torino – Moncalieri Uci Cinemas
Torino – Valperga (Ambra)
Torino (Nazionale; The Space Cinema; Uci Cinemas)

Venezia è salva ma ci voleva così tanto?

Venezia è salva, San Marco anche! Due brevi considerazioni su quanto accaduto in questi giorni nella città lagunare.

Il Mose funziona, finalmente, come si deve, dopo una montagna di denaro speso e innumerevoli rinvii. È un sistema di dighe mobili molto sofisticato, necessita di manutenzione continua e di tanti soldi e speriamo naturalmente che continui a funzionare. Se tutto filerà liscio, Venezia non sprofonderà più grazie ad una delle più grandi opere di ingegneria che tutto il mondo ci invidia. Qualche giorno fa le condizioni di vento e di marea erano peggiori di quelle dell’acqua alta del 2019 e hanno tenuto tutti quanti con il fiato sospeso. Senza il Mose oltre l’80% della città sarebbe stato allagato, le previsioni davano un picco di 170 centimetri, il terzo della storia dopo il disastro del 4 novembre 1966 (194 centimetri) e del 12 novembre 2019 (187). Il Mose, e non è questa la prima volta, è emerso dalla laguna come un mostro marino, un Leviatano del terzo millennio, la città non è finita sott’acqua e la basilica di San Marco è rimasta all’asciutto grazie anche alla barriere di vetro erette in questi mesi intorno alla chiesa. Una “cintura di vetro”, soluzione temporanea, ancora non inaugurata ma che ha funzionato alla grande salvando dall’acqua i pavimenti a mosaico della basilica, già fortemente danneggiati dal sale marino. Il Mose e la barriera di vetro, ma bisognava aspettare così tanto per salvare la città più bella del mondo?    Filippo Re