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LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Gli eventi politici internazionali cambiano, e cambieranno in modo sempre più radicale, le agende
politiche nazionali. E quindi anche quella italiana. E non solo perchè il progetto politico della
politica estera ridiventerà centrale per la stessa costruzione delle alleanze e delle coalizioni, ma
per la semplice ragione che avranno sempre più vita corta gli atteggiamenti balbettanti, equivoci o
puramente opportunistici. Fuor di metafora, difficilmente una coalizione – come ad esempio quella
del cosiddetto ‘campo largo’ – sarà politicamente credibile se al suo interno si contano 5 o 6
posizioni diverse, se non addirittura alternative, rispetto ai temi cruciali della politica estera. E
quindi della reale collocazione dell’Italia nell’Europa e a livello internazionale. Un tema, questo,
che è stato bruscamente accelerato dopo l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti
d’America ma anche dopo la recente elezione del Parlamento tedesco. È del tutto evidente, al
riguardo, che ogni forza politica si dovrà assumere le proprie responsabilità e mettere in campo la
propria coerenza culturale. Perchè di questo si parla e non di altro.
Ed è proprio su questo versante che, ad esempio, assumeranno di nuovo una grande importanza
le cosiddette “famiglie” politiche europee. E quindi, e di conseguenza, l’appartenenza dei singoli
partiti nazionali alle tradizionali famiglie politiche europee. Per coerenza, e non per convenienza.
Sotto questo versante il tema della cultura Popolare, della tradizione Popolare, del pensiero
Popolare di ispirazione cristiana sono chiamati, anch’essi, ad essere coerenti con la propria storia
nella nuova geografia politica che si è aperta e che è destinata ad essere sempre più esigente nei
prossimi mesi ed anni. Ed è abbastanza naturale prendere atto che il ritorno delle grandi famiglie
politiche europee può segnare anche, e soprattutto a livello nazionale, il ritorno della politica e del
suo significato più autentico. E il PPE, al riguardo, può rappresentare nel suo interno le varie
sensibilità e anche le diversità che completano e arricchiscono il vasto e articolato mondo del
cattolicesimo politico nelle sue molte declinazioni. Certo, non può essere solo la tendenza
conservatrice ad esaurire la composita e ricca famiglia Popolare. Perchè, per rispetto delle
diversità dei singoli paesi europei e per le svariate sensibilità che caratterizzano la tradizione del
cattolicesimo politico europeo, il PPE non può non farsi carico di questa pluralità di accenti e di
ricchezze che attualmente sono riconducibili all’area popolare, cristiano sociale e cattolico
popolare. Ed è altrettanto vero che questa tradizione, questa cultura e questo pensiero oggi non
possono essere collocati in famiglie politiche e culturali che sono semplicemente diversi se non
addirittura alternative rispetto al pensiero di matrice Popolare.
Ecco perchè, anche in una fase storica particolarmente delicata e complessa come quella
contemporanea, possono arrivare iniziative e scelte che contribuiscono non solo a semplificare il
quadro politico ma renderlo, tutto sommato, più trasparente, più credibile e più coerente. A
cominciare, appunto, dal profilo, dalla natura e dalla consistenza del PPE e, di conseguenza, della
collocazione concreta della cultura politica del popolarismo e del cattolicesimo politico nazionale
ed europeo.
Sul palcoscenico del Carignano, sino al 9 marzo
Testo intriso di autobiografia più che ogni altro tra le opere di Eugene O’Neill, “Lungo viaggio verso la notte” è il ritratto che impietosamente l’autore dipinge della propria famiglia: del padre attore di successo fossilizzato in quella interpretazione del “Conte di Montecristo” che portò avanti per più di seimila repliche, rimanendone come soffocato, della madre infatuata della religione, con un passato di permanenza in un college dell’Indiana e persa nell’abuso della morfina, di suo fratello che dovette combattere per una vita intera contro l’alcolismo (il successivo “Una luna per i bastardi” ne avrebbe spiegato gli sviluppi), con grande verità anche di se stesso affetto da tubercolosi e costretto a essere ricoverato per un paio d’anni in sanatorio, mentre quella stessa casa dei Tyrone raccontata nel dramma, a tutti invisa e da tutti osteggiata, altro non è che la casa degli O’Neill nel Connecticut. “Lungo viaggio” vide la fine della stesura nel 1942, in pieno conflitto mondiale, e l’autore, nel consegnarlo all’editore, espresse la volontà che venisse rappresentato soltanto 25 anni dopo la sua morte: ma alla sua morte nel 1953) la vedova, trasferendo i diritti all’Università di Yale cancellò quel primo obbligo, l’opera si aggiudicò il Premio Pulitzer per la drammaturgia e vide la prima rappresentazione a Stoccolma nel febbraio del ’56.
È una prigione quella che contiene la famiglia Tyrone – Gabriele Lavia, che interpreta e dirige il dramma, sino a domenica 9 marzo, al Carignano per la stagione dello Stabile torinese, la definisce “famigliaccia” -, la circonda una più che visibile inferriata, onnipresente e obliqua, da cui sarà possibile un’unica uscita di mamma Mary e di cui gli attori si libereranno soltanto per gli applausi finali, mentre all’interno stanno tavoli e seggiole e angoli di conversazione, mentre all’esterno tutto è avvolto nel buio entro cui gli attori scompaiono (la scena è di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti) – all’interno della quale i personaggi, offuscate vittime e carnefici allo stesso tempo, impiegano la loro giornata con briciole di tenerezza, con momenti dove passato e presente devono essere rinfacciati a qualunque costo, dove in diversa misura si corre verso l’autodistruzione, dove liquori e droga annebbiano i cuori e i sentimenti e riempiono il tempo interminabile, dove circolano sospetti e sussurri e grida, dove le illusioni sbiadiscono, dove impera la grettezza e l’attaccamento al denaro e il rimpianto del padre, impossibile grande attore shakespeariano, le debolezze e le accuse dei figli e la madre che continua a narrare di una esistenza infelice e sola, dove si gioca drammaticamente a scarnificarsi senza risparmio di colpi di scure. Non si tira indietro l’autore, neppure per un attimo, in quella descrizione familiare, disposto a mettere in piazza ogni ferita, ogni possibile conseguenza, con grande infelicità e palpabile crudezza, con una asprezza e una sincerità personale che forse mai cosi hanno attraversato un palcoscenico.
E Lavia certo non si sottrae a quella ragnatela di rabbiosa, quanto pietosa, infelicità che è al centro del dramma. Lo fa dando corpo e anima, in modo autentico (dove ci si allontana dalla “recitazione” per essere sempre più “veri”) ai quattro personaggi e con un vigore che espone tutto il realismo del testo. Fotografa, delinea, accentua, tratteggia, muove in quello spazio che si fa sempre più angusto e soffocante, riempie dell’esattezza di gesti e parole frantumate e lasciate a metà, di espressioni che vogliono dire e non diranno mai. Del suo James esprime non solo i tratti dei ricordi e delle incomprensioni e della dolorosità del vivere ma pure quelli più caparbiamente infantili: e riempie immediatamente la scena. Gli sono accanto Federica Di Martino, che è una perfetta mater dolorosa e folle, forte padrona di un frastagliato itinerario di drammaticità, capace di sfruttare appieno, con grande convincimento, gli ultimi attimi vestita dell’abito da sposa, Jacopo Venturiero (Jamie) e Ian Gualdani (Edmund), credo scelti dopo parecchi provini, forse ancora qua e là in cerca di eccessi che si smorzeranno e di una giusta appropriazione in un percorso che s’è iniziato da un paio di settimane soltanto. Beatrice Ceccherini è la cameriera Cathleen. Applausi incondizionati al termine, resi da un pubblico completamente agguantato da una resa che è agli occhi di chi guarda una delle concretezze teatrali della stagione.
Elio Rabbione
Foto Tommaso Le Pera
Fondazione Garuzzo, ente culturale senza fini di lucro con sede a Torino nata nel 2005 da un’idea di Rosalba e Giorgio Garuzzo, porta per la prima volta in Cina l’arte del grande fotografo bolognese Nino Migliori, 99 anni di cui 77 passati dietro la macchina fotografica.
Nino Migliori è uno dei capisaldi della fotografia italiana, nonché uno degli esponenti più autorevoli della scena internazionale. Per celebrare il lavoro dell’artista che ha contribuito a scrivere con la luce un pezzo della storia del nostro Paese ed è entrato a far parte dell’immaginario collettivo attraverso alcuni scatti iconici ed esemplari, Fondazione Garuzzo ha ideato la mostra dal titolo “Nino Migliori: una storia della fotografia italiana” curata da Alessandro Carrer e Clemente Micciché. L’esposizione aprirà il 7 marzo prossimo fino al 20 aprile all’Art Museum di Xi’an, uno dei più grandi spazi destinati a ospitare arte internazionale e contemporanea in Cina, che accoglie quasi un milione di visitatori ogni anno, e farà parte della rassegna Internazionale che celebra i quindici anni della nascita del Museo.
Il progetto rappresenta la prima grande retrospettiva del fotografo bolognese in Cina ed è stata resa possibile grazie ai rapporti tra la Fondazione Garruzzo che, dal 2005, si occupa di valorizzare l’arte contemporanea italiana nel mondo, e la Fondazione Nino Migliori , impegnata nella tutela del profilo e dell’identità artistica del fotografo. È anche stata resa possibile grazie ai decennali rapporti della Fondazione Garruzzo, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, l’Ambasciata d’Italia in Cina, l’Istituto Italiano di Cultura di Pechino e le istituzioni cinesi.
A Xi’an, una delle metropoli più celebri e visitate del Paese grazie alle molteplici architetture storiche e al millenario esercito in terracotta, la mostra su Nino Migliori presenta 194 opere che abbracciano grande parte della carriera dell’artista, dagli esordi ai giorni nostri, dalle serie realiste passando per le sperimentazioni e le ricerche connesse all’informale europeo, fino agli esiti più recenti.
Il fotografo bolognese, alchimista dell’immagine con una profonda e radicata fede nell’etica antica della fotografia, ha contribuito con la sua opera a spingere sempre più a fondo le possibilità espressive del linguaggio fotografico, mostrandone tutte le sfaccettature attraverso una ricerca prolifica quanto stupefacente. I suoi lavori sono da sempre il frutto di una costante e continua riflessione sulla fotografia, tanto dal punto di vista tecnico quanto teorico, con risultati innovativi e sperimentali che hanno cambiato nel corso del tempo l’idea e le potenzialità stesse del mezzo fotografico. Anche le immagini cosiddette “sperimentali” sono frutto di una serie di tecniche spesso ideate dallo stesso Migliori con risultati incredibili, in cui il gesto dell’autore e la materia sono predominanti rispetto all’immagine.
In settantasette anni di carriera Nino Migliori ha perpetuamente sconfinato tra fotografia e arte, scrivendo con le sue opere un vero e proprio poema sull’umanità, e firmando quello che senza dubbio può essere considerato uno dei percorsi più dinamici e interessanti dell’intera cultura fotografica occidentale.
X’ian Art Museum- X’ian
Dal 7 marzo al 20 aprile 2025
Mara Martellotta
Il Salone del Vino di Torino giunge alla sua terza edizione ed è in programma da sabato 1 a lunedì 3 marzo all’interno di un unico grande spazio, le OGR di Torino. Ad anticiparlo una settimana di eventi diffusi in tutta la città all’interno del ricco palinsesto OFF, che da quest’anno ruota intorno a 4 sedi principali: OFFTOPIC, Kombo Torino, Mercato Centrale e Eataly Torino Lingotto. Sono 50 gli appuntamenti in programma da lunedì 24 febbraio che accompagneranno il pubblico fino al lungo weekend del Salone del Vino, una manifestazione dedicata a tutti gli amanti del vino in una “grande cantina aperta per tutte le cantine piemontesi”, fra tradizione e innovazione, cultura e letteratura.
Mission del Salone del Vino è raccontare il patrimonio vitivinicolo del Piemonte in tutte le sue sfaccettature, coinvolgendo tutti i territori del vino della nostra regione, approfondendone unicità e tipicità e analizzando nuovi trend e sfide del futuro.
Il Slaone del Vino Torino 2025 è organizzato da KLUG APS, con il patrocinio e il sostegno di Camera di Commercio di Torino, Union Camere Piemonte, Turismo Torino e Provincia, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, AMIAT Gruppo Iren, con il contributo di Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo.
“Il Salone del Vino di Torino 2025 cresce sia negli spazi espositivi sia nelle collaborazioni del mondo del vino piemontese, permettendo ancora di più al grande pubblico di conoscere caratteristiche, peculiarità e varietà di ogni nostro vitigno attraverso le numerose masterclass gratuite. Siamo molti di questa edizione – sottolinea Patrizio Anisio, direttore del Salone del Vino di Torino – perché sarà un’esperienza immersiva e partecipata. Una settimana unica per Torino e il Piemonte”.
“Torino e il vino sono legati da un filo indissolubile, fatto di passione e innovazione – sottolinea l’Assessore allo Sport, Grandi Eventi e Turismo della Città di Torino Domenico Carretta – un legame che ogni anno il Salone del Vino di Torino contribuisce a rinsaldare attraverso il racconto delle grandi etichette e delle grandi realtà vinicole, ma anche delle storie delle famiglie di chi ogni giorno lavora per offrire il meglio della produzione locale e nazionale. Anche per questa edizione il Salone del Vino sarà arricchito da un ricco palinsesto OFF, dedicato a tutti gli appassionati del settore è ai visitatori che desiderano approfondire il rapporto tra vino e innovazione. Le OGR Torino, insieme ad altre suggestive location della città si trasformeranno in un palcoscenico straordinario ospitando oltre 500 cantine e più di 50 eventi, talk, workshop e masterclass che coinvolgeranno il pubblico in un viaggio sensoriale unico”.
“Il Salone del Vino è la più grande vetrina del vino piemontese nella sua capitale- dichiara l’Assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni – produttori, Consorzi ed enoteche di tutto il Piemonte sono presenti con il ricco display della loro produzione, dalle grandi etichette ai vini eroici e di nicchia. Il Salone del Vino rappresenta un’occasione importante sulla strada di quel rapporto organico tra produzione agroalimentare di qualità e territorio, che è l’obiettivo a cui la Regione Piemonte sta lavorando con decisione. Dobbiamo promuovere sempre di più il brand del Piemonte attraverso i nostri vini e cibi d’eccellenza, ambasciatori di una terra dove paesaggio, storia, cibo, cultura materiale e immateriale esprimono un potenziale formidabile, in grado di generare turismo, conoscenza e ricadute su tutta la filiera. Il vino piemontese, in questo disegno, fa da apripista, è la locomotiva che traina su mercati nazionali e internazionali l’intero comparto del nostro agroalimentare verso il posto che merita”.
La terza edizione entra nel vivo sabato 1 e domenica 2 marzo con il fitto weekend di esposizione vitivinicola dedicata al grande pubblico alle OGR. Si prosegue lunedì 3 marzo con la giornata dedicata agli operatori professionali. Non sarà un Salone dove si potrà solo degustare e ascoltare le storie dei produttori presenti, ma sarà anche una grande fiera in cui acquistare le etichette preferite, come in cantina. Per la prima volta sarà presente u ‘area ospite “Fuori Piemonte”, dove sarà possibile incontrare cantine da tutta Italia distintesi per l’attenzione alla sostenibilità, alla grande qualità e alle nuove sperimentazioni in vigna, come per l’utilizzo di vitigni piwi.
Inoltre, grazie alla collaborazione con Maestri del Gusto di Torino e Provincia, dieci eccellenze gastronomiche del territorio faranno scoprire la loro arte nel valorizzare materie prime e tradizioni, insieme ad un’area food, in collaborazione con SNODO e RIS8, Guru e Midai Food Lab, per accompagnare il vino a tante proposte culinarie. Il weekend perfetto esiste, e dalla fortunata coincidenza di date nasce anche uno spazio dedicato a CioccolaTÒ, in cui si potranno conoscere, grazie a 10 masterclass, gli abbinamenti tra vino, vermouth, spirits e i prodotti delle grandi aziende dolciarie di Torino. Il Salone del Vino è anche dibattito e approfondimento culturale grazie all’area talk dedicata, a ingresso libero, dove ad essere protagonista sarà il futuro del settore vitivinicolo, attraverso speech, interviste e dibattiti che spazieranno dall’enoturismo, alle nuove tendenze dei giovani, dalla sostenibilità sociale del vino alle domande su naturale o supernaturale; e poi ancora intelligenza artificiale, doni in vigna, design sostenibile, vini ancestrali, il futuro dello sfuso e le nuove tendenze.
Mara Martellotta
“Ho fondato una libreria” – Da Scampia a Nichelino e ritorno
Mattone dopo mattone sosteniamo l’apertura della “libreria di tutti”
Francamente presenta il progetto QUEEN OF PROVINCIA
Venerdì 07.03.2025 all’OpenFactory (via del Castello 15, Nichelino)
Francesca Siano, in arte Francamente, sarà all’OpenFactory di Nichelino venerdì 7 marzo con QUEEN OF PROVINCIA, progetto ideato da Francamente in collaborazione con BASTA MUSICA e Rockit.it.
QUEEN OF PROVINCIA è una mini-rassegna in due episodi che si svolgerà il 7 e 8 marzo rispettivamente all’OpenFactory di Nichelino e allo Spazio Polaresco di Bergamo e vedrà protagoniste musica e beneficenza, celebrando il potere creativo e il ruolo sociale della provincia italiana. Per ciascuna data infatti, oltre a uno showcase acustico di Francamente, è prevista l’esibizione di due progetti attivi nell’area geografica di ciascuna venue coinvolta (quella torinese e quella bergamasca) selezionati tramite una call lanciata dal portale Rockit.it per gli iscritti al programma Rockit Pro e un talk con un’associazione attiva sul territorio: Insieme per Vincere Onlus di Nichelino (https://www.insiemepervincereonlus.it/).
La metà dell’incasso dell’evento sarà donato in beneficenza ad Insieme per Vincere Onlus, associazione nata a Nichelino nel 2003 che da sempre si occupa di stare vicino a chi soffre e sviluppa progetti di varia natura, dal sostegno alla ricerca sul cancro a percorsi per la comprensione e lo sdoganamento dell’autismo in Italia, alla creazione di centri di accoglienza per bambine recuperate da situazioni di disagio in Africa.
Il biglietto è in vendita su DICE (https://dice.fm/) al costo di 15€ +dp
“Sarò sicuramente tra il pubblico della serata per sostenere un’artista nichelinese che ha saputo emergere grazie al suo talento – dichiara il Sindaco di Nichelino Giampietro Tolardo -. Vedere i giovani del territorio crescere e poi tornare a Nichelino per dare visibilità e sostegno ai progetti e ai talenti locali è una bellissima esperienza. Per questo ringrazio Francamente e non vedo l’ora di ammirare il suo show”.
Francamente è una cantautrice nichelinese che vive a Berlino. Queerness e attivismo occupano il centro della sua produzione musicale, che si muove tra cantautorato ed elettronica. Da grande vorrebbe fare la filosofa. Dal 2021 è parte di “Canta Fino a Dieci”, collettivo transfemminista che ha come obiettivo l’abbattimento del gender gap nell’industria musicale. 2022 e 2023 sono anni di sperimentazione nella capitale tedesca al fianco dell’amico produttore Tomer Levy. Nel 2024 inizia la sua collaborazione con BASTA MUSICA e partecipa a X Factor Italia.
8 Marzo – Giornata Internazionale della Donna 2025
Il programma delle iniziative con le quali la Città di Nichelino festeggia l’8 Marzo:
Venerdì 7 marzo – Strutture per anziani di Nichelino
Distribuzione mimosa a tutte le ospiti ricoverate e alle lavoratrici a cura di Spi CGIL di Nichelino (Coordinamento Donne).
Sabato 8 marzo
ore 15,00 Centro Sociale N. Grosa – Via Galimberti 3 – Nichelino
Pomeriggio danzante con omaggio floreale per le donne della terza età. Ingresso libero.
ore 16,30 Ranch delle donne – Via Torricelli 136
Sessione di yoga e meditazione. A seguire merenda sinoira accompagnata da danze folcloristiche, con prodotti tipici e sapori autentici. Piantumazione della mimosa. L’evento è organizzato dall’Associazione Acto Piemonte in collaborazione con Fondazione La Stampa Specchio dei Tempi. La partecipazione è a donazione libera. Per prenotare o ricevere informazioni, scrivere su WhatsApp al 3333383821.
ore 20,45 Palazzina di Stupinigi – Sala dei Camini
“Libri, Musica e Solidarietà”. Presentazione dei libri “Imparando dalle donne del Vangelo” di don Ferruccio Ceragioli (Direttore della sez. di Torino Facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale) e “Madri per sempre, racconti polisensoriali di donne che “curano”” di Federica Storace (Insegnante di Lettere e Filosofia a Genova). Modera Marina Lomunno (Caporedattore de “La Voce e il Tempo”). Interventi musicale del coro “Claricantus”. Per gentile concessione della Fondazione Ordine Mauriziano. Ingresso libero (fino ad esaurimento posti). Per informazioni cell. 3282729554.
Martedì 11 marzo – ore 15,00 – Canale youtube dell’IIS J.C. Maxwell di Nichelino
Unit* per il Rispetto: un Giorno per i Diritti di Tutt*. Diretta youtube a cura delle ragazze e dei ragazzi di Radio Maxwell. Dialogo con le attiviste del Collettivo Nichelino Redbench su tematiche riguardanti il ruolo e l’importanza dei diritti per le diverse soggettività all’interno della società.
Giovedì 20 marzo – ore 20,30 Salone Croce Rossa – Via N. Sauro, 13 Nichelino
Proiezione del film “C’è ancora domani ” (2023 di Paola Cortellesi). Evento organizzato da SPI CGIL di Nichelino (Coordinamento Donne) in collaborazione con Unitre di Nichelino. Ingresso gratuito.
Giovedì 27 marzo – ore 20,45 Circolo Primo Maggio – Via S. Francesco D’Assisi, 56
Osservatorio dei diritti e dei servizi. 48 anni dopo il servizio Rai in cui le donne di Nichelino raccontavano la città e i loro bisogni, le nichelinesi tornano a confrontarsi sullo stato attuale dei diritti e dei servizi. A cura del Collettivo transfemminista intersezionale Nichelino Redbench.
Grande affluenza di pubblico e un notevole riscontro di giudizi positivi per la mostra “Fari nella Città” da poco conclusasi presso la sede dell’ “ACI” torinese
Settantotto (dicasi settantotto!). Un grande sforzo e un encomiabile impegno per gli organizzatori, che hanno saputo mettere insieme un così nutrito drappello di artisti per dare spazio a immagini, a idee, sogni e speranze legate a un nuovo (da ricercare) modo di vivere e di intendere la “città” – la nostra, insieme a tante altre – come spazio non di singola “pertinenza” ma luogo in cui intrecciare, in modo saldo e convinto, culture, passioni, affetti e tradizioni che siano base necessaria ad un vivere più umano e aperto, a visioni future meno bieche e meno povere di speranze. Su questo non facile tema si sono cimentati gli intrepidi 78 (di cui sopra), operanti nell’ambito della pittura, della fotografia, della scultura e pur anche della poesia, partecipanti all’esposizione “Fari nella città. Riflessi di vita ” conclusasi, nei giorni scorsi presso i prestigiosi Saloni della nuova sede di “CASA ACI”, in piazzale “San Gabriele di Gorizia” a Torino. Ormai giunta alla sua quinta edizione, la mostra è stata organizzata con passione ed encomiabile competenza da Anna Sciarrillo, da quarant’anni “delegata ACI” e lei stessa affermata pittrice, in collaborazione con il subalpino “Circolo degli Artisti”.
E’ lei stessa ad affermare, a conclusione della “Mostra”, anche quest’anno concepita come “Mostra – Premio Arti Visive”: “I Saloni della nuova ‘CASA ACI’ hanno rappresentato , ancora una volta, il palcoscenico di un sogno, dove ogni artista ha interpretato in pittura, scultura, poesia e fotografia il suo personale sentire e ha donato un pezzettino della sua anima”. “Le opere – prosegue la Sciarrillo – meritevoli tutte di attenzione, sia per la qualità del lavoro sia per il soggetto rappresentato, hanno riscontrato un alto gradimento da parte dei visitatori, della Direzione dell’ ‘ACI’ e dei critici che, insieme al voto del pubblico, hanno premiato le opere più gradite”.
Giuria di critici e pubblico, insieme. Scelta non facile per la premiazione di lavori che, nel complesso e nella loro originalità (pur se spesso occhieggianti a “grandi” prove del “passato” o del “contemporaneo” più o meno attuale) hanno comunque dimostrato d’aver inteso a fondo l’invito e la proposta concettuale dell’evento, che riassumo con mie (spero centrate) parole: Guardati intorno, osserva con gli occhi dell’anima la tua città, quel groviglio di case, monumenti, antichi palazzi, la gente che ti sfiora e cerca il tuo sguardo, un tuo cenno, quel passaggio lento o veloce di un’auto, dei suoi fari che stropicciano il buio… e poi fermati, osservati, dentro e fuori, cerca di capire chi sei, chi vuoi essere, chi mai vorresti essere. Accendi i fari! Come ci ricordano i versi di Marisa Bordiga, autrice di “Fari nella città”, fra le poesie portate in mostra: “E domani forse/ci vorranno fari …/fari in tutte le città/ O sopra le città/ A rischiarare nebbie/ di uomini accecati/dalla grigia polvere/ di un frettoloso andare …”.
Fermiamoci allora ad osservare, nel contrastante blu, scuro e luminoso, di una notte, che s’apre (quasi fosse la prima volta) alle sagome scultoree di una “nuova” monumentale Torino, rappresentata da Pippo Leocata – in un continuo frenetico girovagare fra temi di arcaica classicità e segni gestuali di rapida incisiva grafia – attraverso legni di recupero e acrilici, agli splendori della Cupola del Duomo o della sommità della Mole così come a quei virtuosi Dioscuri, (opera di Abbondio Sangiorgio), posti, in segno di buon auspicio, all’entrata della centrale Piazzetta Reale. La notte, sembra ricordarci l’artista siciliano (torinesissimo d’adozione e allievo dell’indimenticato Mollino), è fatta anche per perderci nel gioco suggestivo delle emozioni.
“Di notte un ateo crede quasi in un Dio” diceva, tre secoli or sono, il poeta e prelato britannico Edward Young. E, a pensarlo, è anche Leocata. E, di sicuro, anche noi. Fra le più “votate”, la sua opera, “Omaggio a Torino”, del 2019. Così come “La voce della città”, pittura su vetro, della stessa Sciarrillo, di tutt’altra atmosfera, racconto di Cupole, Chiese, Santuari, antiche e nuove architetture urbane, tutte unite in un unico gioco dialettico, gestuale e cromatico, che è voce luminosa ed illuminante di benedetta “inclusività”, di culture diverse che si riconoscono e si danno la mano nel vociare festante di luci che sono speranza, serenità e amore. Sul podio anche la sfocata, notturna e informale “visione” di Giancarlo Galizio, dove quanto resta di un’ormai sfaldata “sfera di fuoco” incrocia gli impercettibili fanali (che poco possono) di un’auto che timidamente varca il muro della notte, per addentrarsi a fatica in un mondo di cui ben poco riuscirà a far parte viva. Di tutt’altra tempra la foto di Mirco Saletti. Nitida! Qui la città, la città ambientalista scende in piazza. E’ protesta. Anche questa è città. Filtrata attraverso i segni della più spicciola cronaca. Ricca di voci. Di gesti. Di attese in un domani … che sia altro! Ma … che sia!
Gianni Milani
Nelle foto: “Fari nella città”, immagine-guida e opere di Anna Sciarrillo, Pippo Leocata, Giancarlo Galizio e Mirco Saletti