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Coldiretti Torino: agricoltura al centro del rapporto tra la città e le sue valli

Coldiretti Torino ha organizzato il seminario “La città incontra l’agricoltura di montagna: incontro per la promozione del rapporto metromontano tra il capoluogo subalpino e i sistemi agricoli delle vallate torinesi”.

Il principale sindacato agricolo ha chiamato a raccolta i soggetti che sono chiamati a dare gambe all’idea di integrazione tra il capoluogo e i suoi sistemi alpini.

Sono intervenuti: Carlo Loffreda, direttore Coldiretti Torino; Filippo Barbera, docente del Dipartimento Culture, Politica, Società, delegato Università di Torino al rapporto metromontano; Guido Bolatto, segretario generale Camera di Commercio di Torino; Diego Mele, sindaco di Borgone di Susa e membro di giunta UNCEM Piemonte; Paolo Chiavarino, assessore al commercio e mercati del Comune di Torino; Sonia Cambursano consigliera delegata metropolitana; Marco Gallo, assessore allo sviluppo e promozione della montagna della Regione Piemonte. La mattinata è stata chiusa dall’intervento di Bruno Mecca Cici.

Al seminario ha inviato un intervento video il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, che ha spiegato come la nuova legge sulla montagna, che contiene molti punti voluti fortemente da Coldiretti, sia un punto di partenza per portare nell’agricoltura di montagna sperimentazione e quindi innovazione.

Carlo Loffreda ha spiegato che la montagna e la sua agricoltura è al centro delle iniziative sindacali di Coldiretti. Filippo Barbera ha offerto la disponibilità dell’Ateneo torinese per lo studio di connessioni tra la città e la montagna avviando anche progetti di ricerca e progetti concreti per mettere in connessione il capoluogo come centro di consumo e l’agricoltura di montagna come centro di produzione di cibo e servizi, non ultima la gestione del territorio. L’Università ha dato la propria disponibilità per una collaborazione continuativa con le aziende agricole montane.

Guido Bolatto ha raccontato i numeri dell’imprenditoria di montagna dove l’agricoltura gioca un ruolo preminente e l’importanza che questo tessuto di piccole imprese famigliari riveste anche per l’economia di tutta la provincia. La Camera di commercio si è quindi detta disponibile ad avviare progetti concreti.

Paolo Chiavarino ha ricordato la presenza dei mercati dei produttori che portano ogni giorno cibi anche dalle vallate e ha ribadito la necessità che Torino si integri con la montagna ad iniziare dal turismo.

Sonia Cambursano ha ribadito che “metromontano” vuol dire battersi per non perdere servizi nei territori, migliorare le reti di trasporto pubblico ma soprattutto valorizzare al meglio i Distretti del Cibo da integrare con il Distretto del commercio di Torino.

L’assessore regionale alla montagna, Marco Gallo, ha proposto che Torino con le sue valli diventi il più importante sistema integrato metromontano del Piemonte. La Regione sosterrà con progetti specifici la promozione del rapporto tra l’area metropolitana e i sistemi agricoli montani, guardando anche all’applicazione della nuova legge nazionale.

Il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici ha ricordato che il rapporto tra Torino e la montagna deve essere alla pari. Serve un’alleanza per la digitalizzazione e le connessioni; un’alleanza sui servizi che riconosca il ruolo sociale della multifunzionalità agricola. Ma serve anche proteggere l’agricoltura quando bisogna salvaguardare i terreni fertili e includere l’agricoltura tra gli asset strategici che interessano anche l’economia della città.

Occupato il liceo Galileo Ferraris. Pro Pal di nuovo in piazza se Flotilla viene bloccata

A Torino il coordinamento pro Palestina, Torino per Gaza, annuncia altre manifestazioni in caso di blocco della Global Sumud Flotilla a Gaza. Sui social gli attivisti annunciano due appuntamenti se le barche della Flotilla venissero fermate: alle 11 a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, con “blocchi diffusi in città” e alle 18 in piazza Castello con un corteo dal titolo ‘Blocchiamo tutto’.

Intanto questa mattina un gruppo di studenti ha occupato il liceo Galileo Ferraris di Torino.

CAMERA festeggia i 10 anni  con una mostra dedicata a Lee Miller

CAMERA inaugura la stagione autunnale con una grande mostra dedicata alle opere di Lee Miller negli anni 1930-1955. Si tratta di un viaggio in 160 immagini tutte provenienti dai Lee Miller Archives, per riscoprire gli sguardi infiniti della straordinaria fotografa americana.

La nuova mostra aprirà i battenti il primo di ottobre per chiudersi il primo febbraio 2026.

Molte delle immagini esposte sono pressoché inedite, per una chiave di lettura sia pubblica sia intima del suo lavoro è della sua personalità straordinaria. L’esposizione dà il via ai festeggiamenti per i dieci anni di CAMERA, con un programma ampio e articolato, lungo un anno, dedicato al mondo della fotografia nelle sue infinite sfaccettature.
Il percorso espositivo si concentra sull’intensa attività dell’autrice americana tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, Lee Miller, ponte ideale tra gli Stati Uniti, la sua terra natale, e l’Europa, dove si trasferisce ancor giovane e dove decide di stabilirsi, prima a Parigi, poi in Inghilterra e quindi in Africa, dove trascorre alcuni anni della sua intensa vita. Di origine statunitense, nasce nello Stato di New York a Poughkeespie, nel 1907, Lee Miller si sposta a Parigi alla fine degli anni Venti con la determinazione di diventare una fotografa, tanto da convincere Man Ray ad accoglierla come assistente nel suo studio.

Da quel momento inizia la sua vera e propria carriera  e continua una vita fatta di incontri e scelte eccezionali. L’avvicinamento al movimento surrealista, l’amicizia prima e il diventare Musa ispiratrice di Pablo Picasso poi, di Max Ernst, Paul Eluard. Strinse rapporti anche con artiste del calibro di Eileen Agar, Leonora Carrigton, Dorotea Tanning, realizzando alcune delle immagini più significative  della storia della fotografia surrealista, contribuendo anche alla scoperta della solarizzazione, una tecnica che lei e Man Ray sfrutteranno al meglio. A metà degli anni Trenta si sposa e si trasferisce in Egitto, realizzando immagini di paesaggio dal sapore enigmatico, per poi tornare in Europa alla vigilia del conflitto mondiale.
Collaboratrice di Vogue, realizza per la più celebre rivista di moda non solo i classici servizi dedicati al mondo della haute couture, ma anche, in coincidenza con l’esplosione della seconda guerra mondiale, immagini inattese che uniscono stile e vita quotidiana nella Londra ferita dai bombardamenti tedeschi.
È al termine della guerra  che Lee Miller realizza i suoi servizi più noti, che coincidono con le tragiche immagini dei campi di concentramento e quelle del disfacimento della Germania nazista, con gli ufficiali suicidi, le fiamme che divorano la dimora estiva di Hitler e le città distrutte.

Una serie di scatti pubblicati ancora su Vogue segnano in maniera indelebile la vita di Lee Miller che, con il nuovo marito Roland Penrose, si ritira dal dopoguerra nella campagna del Sussex, accogliendo lì gli amici artisti, mettendo da parte il suo impegno fotografico fino ad abbandonarlo. Ma anche in queste immagini apparentemente solo familiari si legge il genio sovversivo e ironico di una delle più grandi fotografe del Novecento.

Il percorso della mostra segue un andamento cronologico, che evidenzia una delle principali caratteristiche della vita e dell’opera di lee Miller, la sua inesausta curiosità, il suo continuo desiderio di cambiare, di scoprire aspetti nuovi tanto nella vita quanto nella fotografia.
Le immagini che raccontano il suo breve periodo surrealista appartengono ad un solo triennio, dal 1929 al 1932. In questo breve lasso di tempo Lee Miller passa dall’essere solamente la modella e l’assistente di Man Ray a realizzare opere come “Impasse des Deux Anges”, “Exploding hand” e “Coiffure”, tutte in mostra, fino a lavorare autonomamente nell’ambito della fotografia di moda e a recitare in un film di culto del periodo come “Le sangue d’un poète” di Jean Cocteau.

Nello studio di Man Ray si presentò dicendo “Buongiorno, mi chiamo Lee Miller e sono la sua nuova assistente” e alla risposta del maestro, che le ricordava di non avere alcuna assistente, lei replicò “ Beh, da adesso ne ha una”.

Quando la sua carriera sembrava avviata in questa direzione tra arte, moda e cinema, Lee Miller abbandona tutto e torna negli Stati Uniti, dove rimane per altri tre anni, aprendo uno studio fotografico, nel quale ritrae diverse personalità del cinema e dell’high società statunitense e dove rafforza la sua presenza nel campo della fotografia di moda, collaborando anzitutto con Vogue. Ma tutto questo non basta a Lee Miller che incontra il ricco uomo d’affari egiziano, Aziz Eloui Bey, se ne innamora, lo sposa e i due si trasferiscono in Egitto nel 1934. Una nuova esperienza, altre fotografie  epocali , si rocorda in mostra quella che sembra abbia ispirato René Magritte intitolata “Portrait of space”. Partecipa aduna sorte di cellula surrealista  egiziana che lei metterà in contatto con gli amici europei e, dopo appena tre anni, il sorgere di nuove inquietudini. Lee Miller fa ritorno in Europa nel 1937,incontra isuoi sodali Surrealisti, tra cui le amiche Nusch Eluard, fotografata sorridente di fianco aun’automobile in un bellissimo ritratto, Ady Fidelin, nuova compagna di Man Ray, l’artista Dora Maar, al tempo compagna di Pablo Picasso e conosce l’artista e collezionista Roland Penrose, che di li a poco diventerà il suo secondo marito. Alla voglia dello scoppio della seconda guerra mondiale si trasferisce con lui in Inghilterra, nel 1939, iniziando una nuova stagione di vita e di fotografia.

Cinque anni di guerra, cinque anni di fotografie dopo aver rinunciato a tornare negli Stati Uniti, per continuare a lavorare, volontariamente, nello staff di Vogue a Londra.tra il 1940 e il 1943, le foto straniate della capitale britannica bombardata dai tedeschi ( in mostra anche la sorprendente Fire masks, dove l’abbigliamento di guerra trasforma i soggetti in protagonisti di una scena surreale, poi il desiderio di muoversi e la successiva decisione di entrare afar parte dei reporter al seguito delle armate alleate in Europa, che sarà sempre Vogue a pubblicare, insieme ai servizi di moda.

E se le sue fotografie sono straordinarie, sia quelle più affini al reportage, come nel caso dell’assedio di Saint Malo, sia quelle più misteriose scattate alla fine dellaguerra nell’Europa devastata, ancora più sorprendente risulta la sua capacità di scrittura. Tutte le immagini che escono su Vogue sono accompagnate dai testi della fotografa, che si dimostra anche una valente giornalista.

In poco più di dieci anni Lee Miller ha vissuto un numero sorprendente di vite e non stupisce la conclusione dell’intera vicenda e mostra che si conclude tra l’Italia e la campagna inglese dove lei e Roland Penrose si ritirano, accogliendo gli amici come Saul Steinberg, Max Ernst, Alfred H.Barr Jr., Renato Guttuso, un giovanissimo Richard Hamilton, e mettendo in scena con loro divertenti siparietti che rappresentano l’ultimo contributo della fotografa alla cultura figurativa del suo tempo.

Tutto questo è raccontato in una mostra di 160 immagini, accompagnate anche dalla riproduzione di alcune pagine delle riviste dove sono stati pubblicati i suoi servizi fotografici e giornalistici. L’esposizione è inoltre arricchita da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore e da un programma di iniziative di educazione all’immagine, condivisione e partecipazione rivolte a pubblici diversi per età e formazione.

L’esposizione sarà affiancata dal consueto programma dei Giovedì in CAMERA, la rassegna di incontri e talk che si svilupperà nei mesi di dicembre e gennaio per creare occasioni di scambio culturale, a partire dal lavoro di Lee Miller. Gli appuntamenti coinvolgeranno scrittori, giornalisti ed esperti del settore, con l’intento di esplorare le tematiche esplorate in mostra e attualizzare attraverso la contemporaneità. Il 13 novembre sarà la volta di Walter Guadagnini, direttore di CAMERA e curatore della mostra, per un approfondimento sulla vita e sull’opera della fotografa americana. Tra gli appuntamenti confermati, l’1 dicembre è attesa Francesca Marani, Senior Photo Editori di Vogue Italia, che esplorerà il doppio ruolo di Lee Miller come fotografa e modella capace di muoversi sia davanti sia dietro l’obiettivo. Nel 2026 il programma riprenderà il 22 gennaio con un incontro che vedrà protagonisti Marie Sumalla, Photo Editor del quotidiano francese Le Monde, con Ahmad Halabisaz, fotografa iraniana in esilio in Francia, per riflettere sul tema della fotografia in quanto strumento per testimoniare conflitti, crisi sociali e temi urgenti in continuità con l’attività svolta da Lee Miller durante la Seconda Guerra Mondiale.

CAMERA – via delle Rosine 18, Torino – telefono: 011 0881150

Mara Martellotta

“Il cristianesimo ha ancora qualcosa da dire?”

La conferenza di Don Luigi Maria Epicoco presso la Casa della Madia

L’incontro di questa domenica ha visto come ospite Don Luigi Maria Epicoco, presentato da Padre Bianchi come uno dei pochi teologi capaci di parlare seriamente di spiritualità.
Ha scritto moltissimi libri, di cui Enzo Bianchi è un assiduo lettore, poiché è uno dei pochi ad avere la capacità di saper leggere realmente la vita cristiana in chiave spirituale.

Durante la conferenza ci si è interrogati su quanto significato assuma il cristianesimo al giorno d’oggi: difatti, è sempre molto facile trasformare la fede in un insieme di lodevoli valori dimenticandosi, però, della figura di Gesù e arrivando, così, a generare qualcosa di assolutamente insignificante.
La parola di Gesù, infatti, è una parola viva ed è il cuore pulsante della fede.

Altro errore che spesso si compie è quello di avere una visione aziendale del cristianesimo, poiché si vede diminuire il numero dei credenti e di coloro che vivono la vocazione, si tende dunque a pensare che anche la fede perda di significato, ma non è così: il cuore della fede lo ritroviamo nella figura dei Santi e possiamo contemplarlo solo in termini di qualità e mai di quantità.
E i Santi sono proprio coloro che sono nati durante periodi di crisi, persone come San Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Caterina da Siena e molte altre.

La crisi rappresenta la vitalità, il motore che ci spinge a porci delle domande, mentre troppo spesso la viviamo come una disgrazia; ma se pensiamo alle parole di Paolo, Dio non ci tenta mai al di sopra delle nostre capacità, anzi insieme alla prova ci da anche la forza per venirne fuori. Ecco perché i tempi di crisi non andrebbero osservati con occhi di condanna ma con spirito di riflessione.

Sicuramente, per poterne uscire fuori, è importante coltivare il proprio mondo interiore, fatto di pause, silenzi, passi rallentati, amicizie, esercizio fisico.. affinché il prendersi cura di tutto questo generi dentro di noi qualcosa di profondo che ci possa condurre alle grandi domande, per le quali la risposta esiste solo nella vita spirituale e giunge a noi tramite Dio.

Senza questo mondo interiore, la gioia ed il dolore non possono provocare dentro di noi quegli interrogativi profondi e, di conseguenza, non si può veramente incontrare il Cristo, colui che è la grande risposta di tutte le nostre domande e che risiede nella vita spirituale.

Coloro che vivono una vita spirituale come conseguenza dei frutti che lo Spirito fa crescere dentro di noi, non si pongono degli obblighi e delle coercizioni che arrivano dall’esterno, ma si preoccupano piuttosto di creare quel terreno fertile affinché nascano in loro stessi quei frutti che il Signore fa maturare.

Per questo, tutto ciò che dobbiamo fare è prenderci cura del nostro mondo interiore e coltivare il terreno affinché lo spirito possa operare indisturbato attraverso di noi, ricordandoci sempre che la vera zizzania da combattere non si trova all’esterno, ma dentro noi stessi.
Quindi, finchè ci sarà spazio in questo mondo per la vita interiore, cioè per le grandi domande, ci sarà anche il presupposto per la vita spirituale, che è il luogo delle grandi risposte.

Irene Cane

Lions Rivoli Castello: premio per le carrozzine rigenerate

Dal 2022 il Club ha donato 65 ausili a vari ospedali di Torino e provincia, al Salone del Libro e ad altre cooperative ed enti benefici

Lions Clubs International, la più grande organizzazione di club di servizio al mondo, ha conferito nei giorni scorsi al Lions Club Rivoli Castello il Premio al Servizio sul tema “La solidarietà è importanteQuest’anno solo 25 Lions club, 4 Leo club e 1 club Leo-Lions su 48.000 hanno ricevuto questo premio prestigioso che viene conferito ogni anno ai club Lions, Leo e Leo-Lions che hanno svolto un progetto di servizio rilevante a favore di una delle cause globali di Lions Clubs International di diabete, fame, vista, ambiente e cancro infantile.

Il premio è stato consegnato dal Governatore Giovanna Sereni nel corso del XXXI Congresso di Apertura del Distretto 108 ia1 tenutosi al MAUTO di Torino. “Con grande orgoglio consegno oggi per la prima volta in Italia il premio “La solidarietà è importante” a un Lions Club che ha saputo distinguersi per il suo impegno concreto, costante e profondamente umano nel servizio alla comunità”.

Il Lions Club Rivoli ha ricevuto il Premio al Servizio sul tema “La solidarietà è importante” e le pin commemorative per il progetto CARROZZINE RIGENERATE. Un progetto che si traduce in una catena virtuosa di inclusione e accessibilità, rivelando il potere del recupero e della condivisione: la carrozzina rigenerata rappresenta non solo un aiuto pratico ma anche un esempio virtuoso di economia circolare e attenzione ambientale. Recuperare e rimettere in funzione ausili sanitari consente di risparmiare risorse e promuovere una cultura del riuso intelligente e solidale.

“Il nostro Lions club è onorato di ricevere il Premio al Servizio sul tema la solidarietà è importante, ma è ancor più onorato di continuare a servire la nostra comunità e le persone bisognose”, ha affermato Maura BilottaPresidente del club Lions Club Rivoli Castello.

Dal 2022 il Club ha donato 65 carrozzine.

Alla Città della Salute di Torino sono state destinate ventotto ausili: in particolare, dieci al Pronto Soccorso del CTO, sei al progetto di Chirurgia Ambulatoriale Complessa (CAC) del CTO, dieci al COES (Centro Oncoematologico Subalpino) e due alla Clinica Oculistica Presidio San Lazzaro-Molinette.

All’Ospedale Infantile Regina Margherita sono state donate 16 carrozzine: due alla Chirurgia media e bassa intensità, due alla Chirurgia alta intensità, sei alla Pediatria d’urgenza, tre al Pronto soccorso, due alla Sala gessi e una al reparto di Neurologia.

All’Ospedale di Rivoli sono state donate 5 carrozzine per il Reparto Anestesia/Rianimazione.

Quattro carrozzine sono state destinate al Reggimento logistico della Taurinense, per le missioni Unifil in Libano, per l’Ospedale di Cana della città libanese di Tiro.

Al Salone del Libro di Torino sono state donate quattro carrozzine.

Alla Cooperativa Sociale “La Prateria” di Domodossola una carrozzina, per le attività rivolte a giovani disabili.

Inoltre sono state donate per i servizi di soccorso/assistenza offerti alla cittadinanza: alla Croce Verde di Rivoli tre carrozzine, alla Croce Rossa di Rivoli una carrozzina, all’Auser Rivoli una carrozzina, al SEA Rivoli una carrozzina e all’Associazione Volontari Don Bosco una carrozzina.

Manca Pannella

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Nella baraonda che può travolgerci, in cui la demagogia più imbelle ha avuto  modo di scalmanarsi dappertutto, si sente la mancanza di un vero non- violento liberale come Marco Pannella. Anche Pannella commise come tutti i suoi errori, ma Pannella riuscì a coniugare l’utopia della pace con il realismo della politica. I resti di quelli che furono  la parte deteriore del partito radicale, risalgono le valli che non avevano mai disceso limitandosi ad accodarsi ai funamboli dell’antisemitismo becero e truculento che evoca la Shoah. L’orgogliosa sicurezza non l’hanno mai avuta se non nella ricerca di scranni parlamentari sicuri. Pannella nella crisi mediorientale, lui che voleva Israele nella Eu , avrebbe saputo giocare un ruolo politico di primo piano, concreto e non ideologico. E’ stato l’uomo delle grandi visioni, l’esatto opposto dei nuovi d’annunziani di oggi che si credono eroi. Pannella avrebbe saputo dialogare  con tutti perché di fronte ad una guerra occorrono dei pacificatori, non dei personaggini da operetta.

Il suo passato e il suo coraggio gli avrebbe consentito di fare cose che altri non hanno neppure pensato: andare a Gaza a portare pace e giustizia. Ma Marco non c’è più. Per nostra sfortuna e per disgrazia di un mondo che rischia seriamente la terza guerra mondiale.

A Torino ci si accoltella troppo

FRECCIATE

A Torino ci si accoltella  troppo, pare che la lama sia  sempre a portata di mano. I casi di cronaca negli ultimi mesi sono davvero tanti, e non si tratta “solo” di regolamenti di conti tra spacciatori. Così, alle 19.15 di un tranquillo lunedì, Roberto, 22 anni,  esce a comprare le sigarette in zona Mirafiori e si ritrova protagonista di un duello che nessuno gli aveva annunciato. Un malvivente incappucciato, felpa nera, passamontagna da manuale e un coltello da cucina, di quelli che si usano per tagliare l’arrosto. Gli salta addosso, lo stende a terra, poi gli regala un fendente alla caviglia prima di dileguarsi verso via Barbera. Prognosi: dieci giorni. Una ferita, dicono i medici, “non grave”. Come se l’aggettivo potesse medicare la paura.

Torino, più che Milano, sembra oggi la capitale italiana del fendente improvvisato. Mentre il capoluogo lombardo si consola con le statistiche e le piste ciclabili, sotto la Mole si affila il coltello.

La politica risponde con le solite litanie. Più pattuglie, più telecamere, più controlli. Ma la lama non si ferma davanti a un cartello di divieto. E noi continuiamo a raccontare questi episodi come “piccole ferite”, quando la vera ferita è un’altra: la lenta, inesorabile abitudine alla paura, indissolubilmente legata a una questione sociale e culturale frutto dell’immigrazione, quella incontrollata. Torino, città elegante, sembra oggi una signora che esce in tailleur, ma con lo sguardo di chi si volta ogni tre passi.

Iago Antonelli

Riapre al pubblico la mostra allo Studio Museo Casorati di Pavarolo

Domenica 28 settembre ha riaperto al pubblico la mostra “Felice Casorati  Designer”, che è stata protagonista la scorsa primavera di un grande successo di pubblico. L’esposizione si arricchisce di un nuovo dialogo tra passato e presente, grazie all’intervento del designer Piergiorgio Robino. Il nuovo percorso infatti propone un dialogo inedito all’interno delle arti applicate associando Felice Casorati al Designer e artista piemontese Piergiorgio Robino.
La mostra rientra nel progetto intitolato “Pavarolo. Borgo Felice. Turismo sostenibile tra arte  e paesaggio”, che è vincitore del bando Territori in luce della Fondazione Compagnia di San Paolo; è visitabile fino al 9 novembre e segue un percorso che comprende lo Studio Museo Felice Casorati, la Veranda di Casa Casorati e la Torre Campanaria di Pavarolo.
Nello studio Museo, sito in via del Rubino 9,  sarà  possibile da parte del pubblico ammirare un tappeto steso sotto il tavolo di Casorati, una sorta di spazio pittorico a terra, e una poltrona contemporanea che dialoga con un cactus scultoreo del maestro. Nella Veranda di casa Casorati, in via Maestra 31, divenuta dal Duemila uno spazio espositivo, sarà avviato un con’fronto tra gli arredi originali progettati da Casorati e le nuove opere di Studio Nucleo create apposta per la mostra. Vi è la serie Assenze, che esplora il rapporto tra spazio reale e spazio virtuale, superficie e profondità,  trasformando la macchina in strumento espressivo. Nella Torre Campanaria di Pavarolo, in via Maestra 2, trovano posto i lavori più recenti del nucleo, tra cui il pezzo ‘Chaise en l’occurrance’.

Il critico Damiano Gullì sottolinea come le ricerche di Casorati possano essere considerate  una forma di proto-design, volumi essenziali e geometrie pure che hanno anticipato la nascita del design italiano. Parallelamente Studio Nucleo ha contribuito negli anni Duemila a legittimare il design da collezione in contesti di gallerie e musei, con un approccio totalmente svincolato dalla serialità produttiva.

Mara Martellotta

“Independent Book Tour Piemonte”, alla scoperta della “bibliodiversità”

 

Ai nastri di partenza la V Edizione promossa dal “Salone Internazionale del Libro” e da “Hangar del Libro”

Dal 4 ottobre al 13 dicembre

Siamo quasi al “dunque” per la partenza della “carovana” di “Independent Book Tour”, l’iniziativa nata nel 2020 e ideata da “Hangar del Libro” (Progetto della “Regione Piemonte”) e dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” – in collaborazione con la “Fondazione Circolo dei Lettori” e di “Exlibris20” – per raccontare la ricchezza, la varietà e la qualità dell’“editoria indipendente” del Piemonte, eccellenza riconosciuta a livello nazionale e oltre. Esperienza di promozione editoriale unica in Italia, “Independent Book” inizierà il suo quinto “viaggio” in tutti gli otto capoluoghi piemontesi il prossimo sabato 4 ottobre, promuovendo ben 27 editori indipendenti piemontesi lungo un percorso e incontri (tutti aperti al pubblico e a ingresso libero) articolati in 9 tappe che toccheranno le città di AlessandriaAstiBiellaCuneoNovaraVerbaniaTorino (con due incontri) e Vercelli. Taglio del nastro di partenza, sabato 4 ottobrea Torino e traguardo finale a Cuneosabato 13 dicembre.

A ogni appuntamento, le Case Editrici Indipendenti, selezionate a giugno attraverso la call “Hangar del Libro” presenteranno il proprio libro del momento, accompagnate da “brani musicali” e “azioni teatrali a tema”, curate da “B-Teatro”. Inoltre, a seguito della felice esperienza ottenuta nella passata edizione, per il secondo anno consecutivo l’iniziativa vedrà la partecipazione di alcuni gruppi di lettura. Grazie al progetto #Booklovers della rivista digitale “Exlibris20”, saranno infatti nuovamente coinvolti lettrici e lettori, selezionati a luglio attraverso una call dedicata, che ha visto partecipare più di 100 appassionati di libri e lettura di ogni età.

Ed eccoci dunque al “nastro di partenza”. Sabato 4 ottobre (ore 17,30) sotto la Mole, e in occasione della diciottesima edizione di “Portici di Carta”, sarà “Add Editore” ad aprire le danze. Presso il “Salone delle Feste” di “Palazzo Madama”, in piazza Castello, insieme con la  lettrice Paola Torretta, presenterà il libro “Il tempo della perdita” dello scrittore tedesco di Berlino, Daniel Schreiber, dedicato al tema del lutto e del dolore; a seguire “Golem Edizioni”, in compagnia della lettrice Valentina Di Martino, propone il romanzo giallo “La farfalla dei ghiacciai”, romanzo d’esordio, della torinese Paola Gianni e “Il Leone Verde”, con la booklover Lucia Melcarne, racconterà il libro biografico “Pasta alla Norma per Vincenzo Bellini” del cuneese di Niella Tanaro, Andrea Maia, membro del Comitato Torinese della “Società Dante Alighieri” e socio-fondatore del “Centro Studi PANIS” di Torino. Questo il primo step del mese di ottobre. Mese che vedrà proporsi nuove soste letterarie a Novara (sabato 11 ottobre, al “Circolo dei Lettori”, piazza Martiri della Libertà 3), ad Asti (sabato 18 ottobre, presso “Fuoriluogo”, via Enrico Toti 18/20), e a Vercelli (sabato 25 ottobre, presso la “Biblioteca Civica” di via G. Ferraris 95).

Nel mese di novembre, sono quattro gli appuntamenti in agenda. Si inizia con Alessandria (sabato 8 novembre, presso la Biblioteca civica “Francesca Calvo” in piazza Vittorio Veneto 1), per continuare con Verbania (sabato 15 novembre, alla Biblioteca Civica “Pietro Ceretti, in via Vittorio Veneto 138, Pallanza), con la seconda tappa torinese di Cascina Roccafranca (sabato 22 novembre, via Edoardo Rubino), per finire con Biella (sabato 29 novembre, presso il “BI-Box Art Space” di via Italia 38).

Traguardo finale, sabato 13 dicembre, a Cuneo (“Biblioteca 0-18”).

Sottolinea a ragione Lea Iandorio, project manager di “Independent Book Tour”: “L’iniziativa ha saputo, negli anni, crearsi una vera e propria comunità: tornano lettrici e lettori delle passate edizioni e se ne aggiungono di nuovi, segno di un legame che si rafforza … In un settore in cui il passaparola resta uno degli strumenti più potenti per far circolare i libri, l’‘Independent Book Tour’ diventa occasione per moltiplicare le voci, le scoperte e le letture condivise”.

Per info sul programma dettagliato con luoghi, date ed eventi: www.hangardellibro.it o www.salonelibro.it

g.m.

Nella foto: Locandina “Independent Book Tour”

Per Diana. La luna sopra il cervo

Venerdì 3 ottobre, dalle ore 18.30

Una serata alla scoperta della luna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi 

Il cielo diventa protagonista a Stupinigi in un evento esclusivo in programma venerdì 3 ottobre, dalle ore 18.30, sulla terrazza della Palazzina di Caccia, verso il parco storico.

La serata alla scoperta della luna prevede un percorso nelle sale alla scoperta di storie, aneddoti e personaggi legati al tema dell’astronomia, come la principessa di Carignano, Giuseppina di Lorena Armagnac (1753-1797), moglie di Vittorio Amedeo di Carignano e nonna di Carlo Alberto: una donna straordinaria per i suoi molteplici interessi, tra cui l’astronomia, di cui la Palazzina conserva un ritratto nell’appartamento di Levante. Al termine della visita guidata, una “lezione di cielo” nel Salone d’Onore e infine, dalla terrazza, l’osservazione guidata della luna dai telescopi dello staff del Planetarioaccompagnata da un calice di vino e una friandise salata, a cura dell’associazione Tutela Baratuciat e Vitigni storici.

L’evento è organizzato dai Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, in collaborazione con Infini.to-Planetario di Torino.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Venerdì 3 ottobre, dalle ore 18.30

Per Diana. La luna sopra il cervo

Costo: 30 euro

Prenotazione obbligatoria

Info e prenotazioni: stupinigi@info.ordinemauriziano.it

Dal martedì al venerdì 10-17.30, entro il giovedì precedente la visita

www.ordinemauriziano.it