ilTorinese

Ripristinare il Centro nascite al Sant’Anna

“L’Ospedale Sant’Anna è oggetto di lavori straordinari di riqualificazione – ha risposto l’assessore Luigi Icardi – necessari per garantire la sicurezza di pazienti e lavoratori. Questo ha comportato la riallocazione di circa il 40% dei servizi presenti nel presidio. Nonostante l’evidente difficoltà, tutti i percorsi di ginecologia, ostetricia e neonatologia (circa 6500 parti anno) continuano a essere garantiti. Per il Centro Nascita sono stati individuati spazi e percorsi i più affini possibili alla finalità del Centro. I locali del Centro nascita sono attualmente utilizzati per le isteroscopie e le colposcopie – conclude l’assessore Icardi – esami di secondo livello indispensabili per una diagnosi precoce delle neoplasie come richiesto dai LEA, a cui un ospedale di riferimento per l’Oncologia Ginecologica non può sottrarsi e per i quali non è stato possibile trovare diversa collocazione. Il percorso del Centro nascita verrà ricondotto al suo impianto originario nel più breve tempo possibile.

“In Italia – ha sottolineato la consigliera Disabato – i Centri Nascita sono ancora pochissimi. Uno dei pochi è nato a Torino, nel 2015, all’interno dell’Ospedale Sant’Anna. È un esempio di eccellenza ed un modello assistenziale di riferimento per gli altri punti nascita della nostra Regione e non solo. Un fiore all’occhiello” della Sanità Piemontese poco valorizzato e che rischia di scomparire.

“Pur comprendendo la situazione di emergenza legata al crollo verificatosi nei locali in precedenza adibiti ad ambulatori – ha aggiunto la consigliera Accossato – non possiamo non esprimere preoccupazione per il fatto che il Centro Nascita sia stato di fatto smantellato e delocalizzato in diverse parti dell’ospedale Sant’Anna, cosa impedisce che il servizio di continuità assistenziale e di assistenza al parto e perinatale siano svolti in idonee condizioni e garantendo gli standard previsti”

Durante i question time è stata data risposta anche alle interrogazioni del consigliere Pd Domenico Rossi Quali azioni per ripristinare il funzionamento dell’ascensore in palazzina ATC di Galliate (NO); di Monica Canalis su Il grattacielo della Regione Piemonte è adatto ai lavoratori con disabilità?; di Maurizio Marello su Nuovo ospedale ASO Cuneo e nuovo “ospedale di pianura”; di Sean Sacco del M5S su Situazione dei pagamenti relativi al contratto di servizio in essere con Trenitalia S.p.A; di Silvio Magliano moderati, su Arretrati per 45.000 euro in bolletta: gli inquilini delle Case ATC di Corso Giovanni Agnelli (quartiere Mirafiori Nord a Torino) rischiano di restare senza corrente elettrica e acqua calda. La situazione sarà risolta?

Scatta la settimana per ridurre il numero dei cinghiali in alpeggio

Al via la settimana del controllo dei cinghiali negli alpeggi delle vallate torinesi. Dopo le molte segnalazioni di margari che al loro arrivo in alpeggio hanno avuto l’amara sorpresa di trovarsi i prati distrutti dalle “rumate” dei cinghiali, da domani scatta l’intervento dei selecontrollori aderenti all’”Associazione di protezione civile per la salvaguardia e gestione della fauna”.

L’attività inizia ieri in contemporanea in 10 alpeggi di valli diverse dove sono stati segnalate le devastazioni maggiori. Saranno effettuati appostamenti notturni per diminuire il numero dei cinghiali e ridurre così i danni ai preziosi prati di montagna che, con le loro erbe selvatiche particolari, donano al latte i sapori caratteristici dei formaggi d’alpeggio.

Gli interventi si svolgeranno in valle Dora Baltea, val Chiusella, bassa valle Orco, Valli di Lanzo e in diverse località dell’alta valle di Susa e continueranno in base alle necessità manifestate dagli allevatori.

Questi interventi coordinati e mirati per ridurre i danni in alpeggio rientrano nella convenzione firmata lo scorso 4 aprile tra Coldiretti Torino e l’associazione che raggruppa 190 selecontrollori formati e abilitati al controllo notturno in sicurezza.

«I nostri allevatori – sottolinea il presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici – hanno il diritto di lavorare senza vedersi distrutti quei prati che hanno curato perché dessero l’erba migliore con l’arrivo della stagione estiva. Ridurre i cinghiali anche in montagna è un nostro obiettivo per salvaguardare la pastorizia, attività radicata nella storia delle Alpi incentrata proprio sulla cura di quelle erbe che i cinghiali in sovrannumero stanno distruggendo. La convenzione con l’Associazione selecontrollori permette questi interventi coordinati su nostra segnalazione».

Gli stessi allevatori possono chiamare l’associazione per richiedere interventi mirati segnalando i danni agli uffici di zona Coldiretti. Gli stessi agricoltori possono anche richiedere l’intervento di tutor selecontrollori abilitati con il corso organizzato sempre da Coldiretti e che ha abilitato 120 operatori compresi agricoltori che possono operare in autodifesa sui propri terreni o intervenire su terreni di colleghi all’interno dei propri distretti di gestione faunistica.

Gli operatori intervengono dopo attenti sopralluoghi per determinare il punto d’appostamento più efficace e soprattutto più sicuro per l’incolumità di persone, animali domestici e fabbricati arrecando il minimo disturbo al resto della fauna selvatica. Il selecontrollo è un’attività di abbattimento che si svolge senza muoversi dal punto prescelto; non utilizza battute e cani e non causa praticamente nessun disturbo: l’operatore spara un colpo solo dopo avere individuato attraverso termocamera e visore a infrarossi il cinghiale da prelevare. L’attesa può anche essere effettuata all’alba e al tramonto in questi casi senza necessità di strumenti di visione notturna. Nel caso l’operatore ravvisi una qualunque forma di pericolo per l’incolumità delle persone o la possibilità che lo sparo causi apprensione e allarme, ha l’obbligo di rinunciare all’intervento.

I danni da cinghiali in alpeggio

I cinghiali che vivono in montagna escono di notte dai ripari diurni nelle zone di bosco fitto con ontani bassi, rododendri, felci, roveti, per scalzare la cotica erbosa. Lo fanno infilando il grifo sotto le radici delle zolle per ribaltarle.

Il grifo è la parte terminale del muso che è allungato e sul quale scaricano tutta la loro forza per fare leva dal basso verso l’alto. La punta del grifo è costituita da materia cornea durissima. Il muso del cinghiale funziona, quindi, come una vanga.

L’odorato delle narici poste nel grifo è eccezionale: possono fiutare un lombrico anche a 25 cm sottoterra stando a mezzo metro sopra l’erba.

Quello provocato dalle “rumate” è un tipico danneggiamento di questo periodo dell’anno ed è causato principalmente da branchi femmine con i piccoli. Le femmine in allattamento o appena dopo l’allattamento hanno bisogno di un forte apporto proteico. Lo stesso vale per i piccoli che hanno terminato lo svezzamento. Le proteine ricercate dal cinghiale in montagna sono soprattutto di origine animale e derivano soprattutto da larve di coleottero, larve di ditteri, lombrichi, piccoli di talpa e arvicola delle nevi.

I prati stabili di montagna sono quelli che ospitano le comunità di larve più numerose e quindi sono i più battuti dai cinghiali che ricercano anche i campi di patate o segale, gli orti, i bordi delle strade perché in questi punti la terra è smossa ed è più facile da scalzare oltre ad essere concimata e quindi ad attirare le larve e i lombrichi con la sua sostanza organica.

I danni di questo tipo diminuiscono in estate per tornare in autunno quando i cinghiali devono acquisire proteine e grassi per la riserva di grasso invernale. Ma da alcuni anni anche in autunno sono presenti nuove cucciolate con le esigenze già descritte sopra per piccoli e femmine in allattamento.

In una notte, un branco medio di 5-6 femmine con una ventina di piccoli può rumare un intero pascolo azzerando la produzione di erba per almeno un paio di estati. Quando si ripristina da solo, il pascolo non ha più la stessa composizione di erbe e la stessa capacità nutritiva faticosamente raggiunte con secoli di “coltivazione” da parte degli agricoltori. Il pascolo si impoverisce e la qualità dei nutrienti si impoverisce: ne risente la qualità del latte dei formaggi tipici d’alpeggio, con danno economico enorme per gli allevatori.

In manette il ladro dei negozi

Continua, serrato, il controllo del territorio cittadino da parte della Polizia di Stato, volto anche alla prevenzione di episodi di microcriminalità e dei furti in danno di esercizi commerciali.

Lo scorso fine settimana, i poliziotti dell’UPGSP, a seguito della segnalazione di un probabile furto in atto ai danni di un negozio di parrucchieri ubicato in corso Francia, altezza corso Bernardino Telesio, iniziano le ricerche del presunto autore, scorgendo dopo qualche minuto una sagoma nel buio all’interno dei parcheggi taxi di Piazza Massaua.

Un giovane cittadino marocchino di 25 anni, infatti, tentava di nascondersi alla vista dei poliziotti, accucciandosi dietro ad alcune auto in sosta. Una volta fermato, gli agenti notano che l’uomo aveva appena posato per terra due grosse bottiglie di alcolici.

Ripercorrendo a ritroso il percorso compiuto del soggetto, i poliziotti individuano un bar di via de Sanctis con la serranda alzata, una finestrella in vetro aperta e l’interno completamente a soqquadro. Il proprietario, successivamente giunto sul posto, lamenta l’ammanco di due pregiate bottiglie (valore complessivo di circa 180 €), coincidenti con quelle trovate in possesso del venticinquenne, nonché del fondo cassa, consistente in 650 €.

Inoltre, i poliziotti vengono contestualmente a conoscenza che un terzo esercizio commerciale, una caffetteria sita in corso Montegrappa, aveva subito, nella notte, un furto; ignoti avevano infatti rotto la vetrata del caffè con un tombino, asportando dall’interno del negozio 3 bottiglie di superalcolici, un Ipad e la somma in contanti di 295 €.

A seguito degli accertamenti e dei riscontri effettuati, relativi anche alle modalità di accesso nei locali, il venticinquenne è stato, dunque, tratto in arresto per il furto nell’esercizio commerciale di via de Sanctis ed indagato in trascorsa flagranza, in considerazione dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico, per gli altri due furti aggravati.

Il Diario Italiano di Pier Franco Quaglieni

Diario Italiano è l’ultimo libro di Pier Franco Quaglieni, storico e saggista, colto polemista che ha abituato i lettori a riflettere su testi che brillano per lo spiccato anticonformismo che ne accompagna da sempre l’assoluta libertà di pensiero, riluttante nei confronti della piaggeria e dei condizionamenti che abbondano in gran parte delle pubblicazioni più o meno engagé che affrontano i temi della storia e del costume contemporanei. Risulta di grande interesse la raffigurazione della storia contemporanea attraverso le biografie di questi ventinove personaggi che hanno saputo influenzare le vicende della nazione e del territorio piemontese. Un’ impresa italiana per nulla scontata e assai ardua poiché Quaglieni ha inteso puntualizzare che i personaggi descritti sono solo alcune delle più importanti personalità che hanno impresso il loro segno in questa storia. Eppure il quadro d’insieme che scaturisce è quanto mai interessante, testimoniando una profonda conoscenza e quello spirito libero e critico che da sempre contraddistingue il direttore del Centro Pannunzio. Sono ritratti di personaggi a loro volta scomodi, capaci di intuizioni o imprese non scontate, molto diversi tra loro come, per fare qualche esempio, Giovanni Agnelli e Carlo Donat-Cattin, Alberto Asor Rosa e Luigi Firpo, Frida Malan e Gino Strada, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e Carol Rama. Oltre a queste personalità e ai loro profili tratteggiati vanno segnalati i due contributi finali contenuti nel libro ( Il mio 25 aprile tra ricordi e storia e I conti con il fascismo) dove Pier Franco Quaglieni riprende e affronta la riflessione sui grandi temi delle ideologie novecentesche, dal comunismo al fascismo, all’antifascismo post bellico e odierno, ai sovranismi del Terzo Millennio. Lo fa con le sue opinioni destinate a far discutere, scegliendo deliberatamente di rappresentare anche le ragioni dei vinti “perché una storia scritta dai soli vincitori appare non accettabile”. In fondo tutto il libro riprende la riflessione “su destra e sinistra nella storia del Novecento, andando oltre le contrapposizioni manichee”. Il male e il bene assoluto, secondo l’autore, “sono assolutizzazioni incompatibili con la ricerca e la comprensione storica che esige invece il distacco dai fatti di cui fu capace Federico Chabod nella sua Storia dell’Italia contemporanea del 1950”. La sua scrittura è animata da una passione civile che, come in più occasioni ha avuto modo di sottolineare, affonda le sue radici culturali nel Risorgimento e nei suoi valori ideali. E la passione per la libertà, il piacere del confronto delle idee e della discussione viene esternata con chiarezza, senza il timore di apparire scontroso o persino urticante nell’esprimere i suoi giudizi, pur rispettando le varie posizioni.  Non è del resto una novità per chi conosce la sua ampia produzione culturale, improntata saldamente su alcuni principi come la difesa dell’oggettività storica e l’allergia nei confronti di ogni fondamentalismo, in nome e per conto di una idea di moderno umanesimo che non può che far bene in questi tempi pigri e opachi.

Marco Travaglini

I cattolici dopo Berlusconi

Quando si parla di cattolici e del ruolo politico che hanno avuto nella storia democratica del
nostro paese, c’è una data che non può non essere ricordata e che ne sancisce una netta
discontinuità rispetto ad un passato recente e meno recente. Ovvero, le elezioni del 1994 che
sanciscono da un lato l’esordio di un nuovo sistema elettorale e, dall’altro, il decollo di un vero
bipolarismo nel nostro paese. Due eventi che, però, hanno certificato l’avvio di una stagione
politica che è stata anche e particolarmente caratterizzata dalla figura politica e carismatica di
Silvio Berlusconi. Chi lo nega o è un ipocrita o è un ingenuo.
Ora, è indubbio che la scomparsa di Berlusconi è destinata a cambiare, e forse anche in
profondità, le coordinate della politica italiana. E non solo sul versante dei tradizionali centro
destra o centro sinistra ma, e soprattutto, nell’elettorato italiano. Un cambiamento che prescinde
anche dai tatticismi e dai posizionamenti momentanei dei singoli partiti. E questo perchè la
personalizzazione della politica ha inciso nell’orientamento politico ed elettorale dei cittadini
italiani in questi ultimi anni e il ruolo di leader carismatici come Berlusconi hanno giocato, al
riguardo, un ruolo decisivo se non addirittura determinante.
E si inserisce proprio all’interno di questa cornice il ruolo, la mission e le scelte politiche ed
elettorali dei cattolici italiani nella nuova stagione politica che si è aperta nel nostro paese. Anche
e soprattutto dopo la vittoria del centro destra di Giorgia Meloni da un lato e l’irruzione di una
sinistra radicale, massimalista e libertaria di Elly Schlein dall’altra. Certo, seppur al netto del
profondo e ormai radicato pluralismo delle varie opzioni politiche da parte dei cattolici stessi. Ma
le circostanze che, nel frattempo, sono intervenute sono destinate a cambiare le dinamiche
politiche e, parlando proprio dei cattolici democratici, popolari e sociali, forse è giunto anche il
momento per assumere una iniziativa che può farli ritornare protagonisti nello scenario politico
italiano. Perchè è inutile negare che sino ad oggi, per svariate motivazioni, i cattolici italiani – e la
cultura politica che storicamente hanno sprigionato e declinato nella cittadella politica – hanno
giocato un ruolo sostanzialmente inesistente nel centro destra e del tutto marginale, se non
addirittura ininfluente, nel campo della sinistra. E se c’è un campo dove i cattolici italiani, e la
cultura che li ha accompagnati sin dal secondo dopoguerra, possono e devono avere un ruolo
originale ed importante è il versante del Centro. Un Centro plurale, come ovvio, ma dinamico,
moderno, riformista, di governo e autenticamente democratico. Un Centro che non può e non
dev’essere statico o limitarsi a giocare un ruolo meramente tattico dove prevale la sola rendita di
posizione. Perchè la ‘politica di centro’ che la cultura dei cattolici italiani ha saputo dispiegare nel
corso dei decenni è sempre stata ispirata e si è caratterizzata per la sua vocazione riformista e di
governo. Un Centro, in ultima analisi, che non si contraddistingue solo per la sua equidistanza
dalla destra e dalla sinistra ma, al contrario, che sia in grado di elaborare un progetto di società, e
quindi di governo, attraverso la sua cultura e la sua storia.
Ecco perchè oggi ci sono le condizioni per ricostruire il Centro e una ‘politica di centro’ nel nostro
paese che non mette in discussione il principio della democrazia dell’alternanza ma che, al
contempo, deve essere in grado di battere alla radice quella radicalizzazione della lotta politica
che è solo funzionale alla deriva del bipolarismo selvaggio e alla subcultura degli ‘opposti
estremismi’ purtroppo molto gettonato dall’attuale guida della sinistra e da alcuni settori della
destra. Un Centro, infine, che è credibile, autorevole e coerente con le sue origini se viene
arricchito dalla cultura, dalla storia, dall’esperienza e dalla tradizione del cattolicesimo
democratico, popolare e sociale del nostro paese.
Per questi motivi i cattolici, laicamente e senza alcuna presunzione od arroganza culturale,
possono e devono ritornare protagonisti nella cittadella politica italiana.

Giorgio Merlo

Il Dott. Luca Spaziante, Chirurgia Plastica: un connubio di passione, dedizione e arte

Ritratti torinesi

 

Il Dottor Luca Spaziante è un chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. Nel suo “modus operandi” arte e medicina si uniscono in un perfetto connubio, volto al miglioramento dell’essere fisico e mentale, ma anche percorso da una profonda etica. Riceve su appuntamento presso gli studi di Torino, Milano, Alba, Asti e Albenga.

Il Dott. Spaziante si fa interprete di una filosofia contemporanea basata su cinque elementi, il primo dei quali è dato dall’arte, sua ispirazione portante e costante in cui armonia, naturalezza e equilibrio diventano i protagonisti assoluti del suo operato.

Il secondo elemento è dettato dalla sezione aurea, che lui traduce con il massimo rispetto delle proporzioni in ognuno dei suoi approcci, attraverso una antecedente scomposizione, nella sua mente, del volto e del corpo che si trova innanzi.

Terzo elemento cui si ispira è quello dell’eleganza intesa come grazia. Quarto elemento è la bellezza; quinto ed ultimo elemento della sua filosofia è il cerchio, simbolo della perfezione suprema.

Il viso denota in sé le caratteristiche di ogni essere umano, uniche ed irripetibili, analogamente al corpo che ne delinea la grazia, l’armonia e l’eleganza. Il Dott. Spaziante, non estremizzando mai i suoi interventi né assecondando mode estreme, si accompagna, invece, con il garbo di un artista, nell’interpretare nel giusto modo le proporzioni, mantenendone totalmente l’autenticità.

“Il concetto di bellezza non ha mai avuto – spiega il Dott. Spaziante – un valore assoluto, è sempre stato rappresentato da un ideale ricorrente nella storia e capace di percorrerne i secoli, adattandosi anche al ruolo assunto dalla figura femminile in un determinato periodo storico.” Prima del Rinascimento il concetto di bellezza era orientato all’opulenza. Statuette femminili antiche, quali la Venere di Willendorf, risalente al 24 mila a.C., mostravano seni abbondanti, in modo tale da dare rilievo alla funzione procreativa femminile; anche nella Roma antica la figura femminile risultava opulenta. Con il Rinascimento iniziava a farsi avanti un concetto di bellezza in grado di configurarsi secondo i canoni delle proporzioni; questo periodo rappresenta, infatti, l’epoca dei grandi architetti, pittori e scultori, capaci di rendere il corpo una parte al centro del tutto.

A questo concetto di bellezza e armonia si ispira costantemente il Dott. Spaziante, nella sua attività di chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico. Un ideale di bellezza che viene da lui stesso perseguito in modo assolutamente non invasivo e personalizzato, prendendo pienamente in considerazione le proporzioni e le caratteristiche del viso e del corpo dei singoli pazienti. L’ideale di bellezza rinascimentale italiana, diverso da quello del Nord Europa, risulta ben evidente, per esempio, nei dipinti di Raffaello, che incarnano l’idealizzazione della bellezza femminile di questo periodo.

L’armonia delle parti, l’amore per le proporzioni e per l’euritmia sono tipiche sia dell’arte che della pittura romantiche e neoclassiche e costituiscono la base della chirurgia plastica ed estetica del Dott. Spaziante, che si richiama fedelmente ai canoni dell’arte.

Il chirurgo plastico Luca Spaziante considera arte e medicina un connubio inscindibile, in cui il miglioramento dell’essere fisico e mentale passa attraverso l’eleganza e l’armonia delle proporzioni. Il canone estetico attuale affonda le sue radici nelle origini del mondo greco antico e proprio l’arte statuaria greca ha dettato i criteri della bellezza secondo canoni divenuti classici. L’armonia dei tratti rappresenta, per il Dott. Spaziante, la nozione fondamentale nell’estetica del viso e del corpo e non può essere disgiunta dalla sua funzionalità.

Tra i diversi scultori che negli ultimi anni mi hanno appassionato – aggiunge il Dott. Spaziante – sicuramente figura un’artista che è stata capace di creare opere scultoree, secondo me, cariche di simbologia: Rabarama.

Nome d’arte della famosa scultrice Paola Epifani, Rabarama esprime nei volti delle sue sculture un equilibrio che è segno di pace e interiorità. Lo stesso pseudonimo che l’artista ha scelto si compone di due parti, “Raba”, che in sanscrito significa segno, e “rama”, che si collega alla divinità. I segni presenti nelle sue sculture sono stati sicuramente di grande ispirazione per il mio lavoro professionale, così come la tecnica utilizzata dalla scultrice di scomporre il volto delle sue creazioni, dei suoi umanoidi, in diverse parti. I simboli che Rabarama tatua su queste sue creature scultoree sono per l’artista strumento atto a comunicare il suo personale messaggio al mondo”.

Per me – prosegue il Dott. Spaziante – i simboli da lei usati risultano una metafora del mio intervento sul volto e/o sul corpo della paziente, che scompongo sempre nella mia mente prima di intervenire, approcciando ogni area anatomica in modo differente e personalizzato, sempre nel rispetto dell’armonia e dell’equilibrio, che ritengo costituiscano l’essenza della bellezza autentica, sinonimo di grazia, eleganza e naturale femminilità”.

Da sempre amante della scultura, per le proporzioni si rifà anche alla bellezza e all’eleganza presenti nelle sculture di Rodin, per il quale corpo e superficie rappresentano lo specchio dell’interiorità. Movimento, luce, prospettiva, monumentalità e il tutto tondo sono elementi che Rodin propone rinnovati rispetto al passato e l’antichità diventa per lui un elemento importante a cui far riferimento. Lo stesso Dott. Spaziante si ispira alle creazioni artistiche di Rodin nel pieno rispetto dell’armonia e delle proporzioni, anche perché da sempre è vissuto circondato dall’arte. Ricorda sua madre dipingere e suo padre progettare e ciò gli ha consentito, sin da bambino, di sviluppare una sensibilità rara e non comune nei confronti del “bello” nell’arte, in particolar modo nella scultura e nella pittura. Ed è proprio questa spiccata sensibilità che oggi gli permette, attraverso la tecnica chirurgica, di perseguire quell’ottimale estetico in modo del tutto naturale. “Correggere senza stravolgere” è il fulcro alla base di tutta la sua pratica chirurgica. Risultati naturali e mai artefatti, questo è ciò che egli stesso ricerca sempre e costantemente nei volti e nei corpi che si approccia a modellare con la grazia di un vero artista.

 

Grattacielo Regione, Canalis (Pd): “Adeguare la struttura ai disabili”

Il grattacielo della Giunta regionale ha ancora molti scalini e elementi inadeguati alla disabilità.

 

 Non solo il nuovo grattacielo della Giunta regionale non ha ancora il parcheggio per le bici, ma presenta molti ostacoli strutturali per chi ha disabilità, siano essi lavoratori o visitatori.

Ci sembra quindi inopportuno e quasi sfrontato che, mentre le persone con disabilità non riescono ancora ad accedere senza problemi al proprio luogo di lavoro, si organizzino tour propagandistici come quello guidato qualche giorno fa dal Presidente Cirio.

Come al solito, il desiderio irrefrenabile di comunicare prevale sulle reali capacità di governo di questa Giunta.

Auspichiamo che vengano messe in atto, in tempi brevi, le modifiche necessarie per rendere il grattacielo davvero fruibile da tutti.

Monica CANALIS – CONSIGLIERA REGIONALE DEL PD

Rinnovate aree del giardino sensoriale dell’Istituto dei Sordi di Pianezza

PER L’ISTITUTO DEI SORDI ONLUS UN BRICOLAGE DEL CUORE FIRMATO LEROY MERLIN
 
L’iniziativa nasce dall’impegno dei collaboratori del negozio di Collegno che, insieme ai clienti, cittadini e partner della comunità locale,
 hanno dato vita a un progetto coinvolgente e di impatto sociale per il territorio

Collegno (TO) Rifacimento di alcune aree del giardino sensoriale all’interno dell’Istituto dei Sordi di Pianezza, Fondazione senza scopo di lucro che opera dal 1814 a favore della formazione e dell’inclusione sociale delle persone audiolese, attraverso la sistemazione del tavolo sensoriale, le aiuole dei colori, le piantine aromatiche e la fontana.

Il progetto, nato dalla community del negozio Leroy Merlin di Collegno, si inserisce nell’iniziativa di volontariato d’impresa Bricolage del Cuore, ideata da Leroy Merlin Italia nel 2014, che coinvolge l’azienda, i suoi 52 negozi, i collaboratori, i clienti, i cittadini, i partner e le comunità locali, tutti uniti dalla condivisione della mission migliorare la casa migliora la vita, attraverso la realizzazione di progetti di ristrutturazione di ambienti interni e aree esterne a beneficio di associazioni e onlus del territorio

Il negozio di Collegno ha individuato l’Istituto dei sordi di Pianezza, che potrà così beneficiare di un progetto di riqualificazione del giardino sensoriale consegnato nei prossimi giorni.

Per la prima volta il progetto viene ideato e realizzato operativamente grazie al Comitato del Cuore, un gruppo di lavoro composto da persone animate dal desiderio di mettere la propria voglia di fare a disposizione della comunità locale: collaboratori del negozio, ma anche clienti volontari, architetti, artigiani, influencer locali e realtà del Terzo Settore con cui i singoli negozi operano localmente.

Il Comitato del Cuore, grazie alla collaborazione di tutti i suoi membri, guida la scelta dell’associazione beneficiaria, definisce il progetto, sceglie prodotti e materiali e, sotto la guida degli esperti del negozio, effettua i lavori di ristrutturazione. Il momento clou è la giornata finale, quest’anno organizzata il 17 giugno in tutti i negozi Leroy Merlin in Italia. È infatti proprio in questa occasione che è stato ultimato il progetto, con il contributo di tutte le persone coinvolte.

“La prima riunione del Comitato del Cuore di Collegno – racconta Luigi De Rose, store leader di Collegno – è avvenuta il 27 aprile: i partecipanti sono alcuni collaboratori, due clienti, un’architetta paesaggista, un influencer che crea contenuti per bambini, e una professoressa. Hanno da subito manifestato interesse ed entusiasmo per l’iniziativa, creando un clima coinvolgente e di network molto interessante. Il 17 giugno per il completamento dei lavori abbiamo coinvolto circa 30 persone. Ho partecipato anche anch’io in prima persona, fiero di rappresentare Leroy Merlin sul territorio per questa importante iniziativa”.

“Siamo entrati in contatto con Leroy Merlin a inizio 2023 per organizzare dei corsi di LIS per il negozio di Collegno” – ha aggiunto Marianna Luca, vice direttrice dell’Istituto dei sordi di Pianezza. “Si è creata una bella collaborazione, dalla quale è nato il progetto di restaurare il nostro giardino sensoriale, bisognoso di cure e di manutenzione. Siamo contenti dell’iniziativa e non vediamo l’ora di vivere insieme dei bei momenti”.

Dai Comitati del Cuore nasceranno anche i futuri progetti di aggregazione che Leroy Merlin organizza periodicamente sul territorio, come il World Cleanup Day del prossimo settembre

Europei di calcio under 21 al via il 22 giugno

 

Gli europei di calcio under 21 cominceranno il 22 giugno e la finale si disputerà il 9 luglio.Si giocheranno in Romania e Georgia. Per la seconda volta sono 16 le squadre qualificate alla fase finale del torneo, che è una grande vetrina per i migliori giovani talenti d’Europa.Le
16 squadre qualificate sono state suddivise, tramite sorteggio, in quattro gironi da quattro per la fase finale. Le prime 2 di ogni girone andranno ai quarti di finale. Da qui si giocherà col formato ad eliminazione diretta, con tempi supplementari ed eventualmente calci di rigore,in caso persista il risultato di parità.
La squadra campione uscente è la Germania.
L’Italia e la Spagna sono le due nazionali che hanno vinto più volte il trofeo, ben cinque a testa.
La nazionale italiana è nel girone D con Norvegia,Svizzera e Francia.
Ecco il calendario completo della fase a gironi

22 giugno, Francia-Italia ore 20:45

25 giugno, Svizzera-Italia ore 18:00

28 giugno, Italia-Norvegia ore 20:45

Enzo Grassano

L’Europeismo di Giorgio Amendola, il convegno

Presso il Senato della Repubblica si terrà giovedì 22 giugno

 

La Fondazione Giorgio Amendola organizza un convegno sull’”Europeismo di Giorgio Amendola-Europa dei popoli e nuovo ordine mondiale”, promosso dalla Fondazione Giorgio Amendola, giovedì 22 giugno alle 15.30 a Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica, nella Sala Zuccari, in via della DOGANA Vecchia ª Roma.

I temi della distensione e del disarmo sono sempre stati centrali nel pensiero di Giorgio Amendola. Il convegno si propone di riprendere i temi della geopolitica che hanno dominato il periodo della guerra fredda e della distensione, mostrando una grande attualità a distanza di decenni. Nell’attuale situazione può essere di ausilio riflettere sui temi e suggestioni del pensiero di Amendola, come quelli di una Europa dei popoli, protagonista attiva del superamento delle crisi, dei processi di distensione e della ricerca di nuovi equilibri. Contribuiranno esperti e specialisti delle relazioni internazionali, coordinati da due membri del Comitato Scientifico della Fondazione, i professori Giovanni Cerchia e Giovanni Matteoli e il convegno sarà un’occasione anche per ragionare sul ruolo del Mediterraneo e dell’Italia nello scacchiere internazionale.

Modera la dottoressa Marcella Marcelli.

Gli interventi iniziali saranno affidati a Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Amendola, e al Senatore Andrea Giorgis