redazione il torinese

Piranesi. La fabbrica dell’utopia

FINO ALL’11 MARZO 2018

C’è tutta la genialità, la stupefacente perizia di uno dei massimi incisori del suo tempo – che dal rococò, e attraverso i temi propri del neoclassicismo, arriva a precorrere in un balzo senza ostacoli la sensibilità romantica fino alle più impensabili mirabilia dell’immaginario gotico insieme all’inquietante bizzarria di pagine visionarie al limite del delirio e di sogni e “capricci” da incubo, nelle 93 opere di Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778) esposte, fino all’11 marzo, nelle nuove Sale Palatine della subalpina Galleria Sabauda. Promossa dai Musei Reali di Torino, in collaborazione con Roma Capitale e con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e l’organizzazione dell’Associazione Metamorfosi, la rassegna è a cura di Luigi Ficacci e di Simonetta Tozzi e presenta un’ampia selezione delle opere più significative del grande veneziano. Che fu straordinario incisore all’acquaforte e architetto (anche se la sua unica realizzazione architettonica fu la ristrutturazione della chiesa romana di Santa Maria del Priorato, testimoniata in mostra dagli scatti fotografici di Andrea Jemolo), soggiogato da una divorante passione per le grandiose rovine di Roma – dove si trasferì nel 1740, al seguito dell’ambasciatore veneziano Francesco Venier – riprodotte con superba e certosina sapienza attraverso la matrice vedutistica (da Tiepolo a Canaletto) della propria formazione veneta. Con le “parlanti ruine” della civiltà romana, Piranesi si lega anima e corpo. Ne fa percorso di vita e di lavoro incessante, oggetto di attenzione etica oltreché estetica, tesa al recupero di una civiltà –quella romana, appunto- che egli riteneva assolutamente superiore a quella greca. “Quando mi accorsi – scrive – che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni”; ecco allora il perché della sua vastissima produzione acquafortistica (nella città eterna, appena ventenne, apprese i rudimenti dell’acquaforte nella celebre bottega calcografica di Giuseppe Vasi), incentrata sulla riscoperta dell’archeologia e caratterizzata da audaci ed esasperate visioni prospettiche nonché da violenti effetti luce-ombra che ne fecero uno degli artisti di maggior successo – con Papa Clemente XIII come primo mecenate- in un mercato artistico effervescente e vivace qual era quello romano nel periodo di massimo splendore del Grand Tour internazionale.

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L’iter espositivo vede quindi esposte, fra le sue opere più note, le pittoresche “Vedute di Roma” dalle amplificate prospettive architettoniche, insieme ai fantasiosi “Capricci” realizzati ancora sotto l’influsso di Tiepolo e alle famose e suggestive visioni della serie delle “Carceri d’invenzione”, eseguite fra il 1745 e il 1750: immaginario di grande impatto emotivo, architetture spregiudicate e ardite, terrifiche nelle loro fantastiche e labirintiche strutture (rappresentanti “la negazione del tempo– come scrisse Marguerite Yourcenar, autenticamente stregata dalle opere di Piranesi – lo sfalsamento dello spazio, la levitazione suggerita, l’ebbrezza dell’impossibile raggiunto o superato”) e fonte d’ispirazione in molti campi artistici, fino ai nostri giorni. Notevole, ad esempio, la loro influenza sulla produzione   delle “costruzioni impossibili” dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher e su tutta la sfera del Surrealismo. Dalla Fondazione Cini provengono anche le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni piranesiane mai realizzate e ricavate dal ricchissimo repertorio delle “Diverse Maniere di adornare i Cammini” o di alcuni pezzi antichi, riprodotti e divulgati dall’artista nella serie dei “Vasi candelabri cippi sarcofagi tripodi”, come il celeberrimo tripode del Tempio di Iside a Pompei, vero e proprio masterpiece dell’arredo neoclassico e Impero. Di grande interesse anche la sala “immersiva” delle prigioni piranesiane, rese in versione tridimensionale e realizzate dal Laboratorio di Robotica Percettiva della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, al fine di fornire ai visitatori un più vasto e accattivante repertorio visivo e sensoriale. Per condividere ancor meglio le creazioni di quel geniale visionario e potente “fabbricatore di utopie” quale fu Piranesi, artista (secondo lo scrittore inglese suo contemporaneo Horace Walpole) “selvaggio come Salvator Rosa, fiero come Michelangelo, esuberante come Rubens”, capace di costruire “palazzi sopra ponti, templi su palazzi e di scalare il cielo con montagne di edifici”.

Gianni Milani

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“Piranesi. La fabbrica dell’utopia”

Galleria Sabauda – Sale Palatine, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106

Fino all’11marzo 2018

Orari: mart. – dom. 8,30/19,30

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Foto:

– Giovanni Battista Piranesi: “Veduta dell’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore” da “Vedute di Roma”, acquaforte, 1745-1778

– Giovanni Battista Piranesi: Veduta della Basilica di San Lorenzo fuori le mura” da “Vedute di Roma”, acquforte, 1745-1778
– Giovanni Battista Piranesi: “Carcere IV. Capriccio con arcate e piazza monumentale” da “Carceri d’Invenzione”, acquaforte e bulino, c. 1761
– Giovanni Battista Piranesi e Francesco Piranesi (figlio): “Veduta interna del Tempio di Giunone” da “Differentes vues de Pesto”, acquaforte, 1778 

 

Detenuto in permesso premio evade dalle Vallette

Era in permesso premio di due giorni, il detenuto croato di 32 anni che  non è rientrato nel carcere di Torino Lorusso e Cutugno dove avrebbe terminato a gennaio una condanna per rapina. L’evasione è stata resa nota solo oggi, ma  risale allo scorso 4 dicembre, dall’Osapp, l’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. “Non si può assistere inermi dinanzi al fenomeno delle carceri ‘colabrodo’ in cui l’unica occasione certa è quella di darsi alla fuga”, dice all’Ansa  il segretario generale Osapp, Leo Beneduci.

La Mole vista dai Giardini Reali

Una suggestiva immagine invernale della Mole scattata da Antonella Basile ai Giardini reali. La neve rende ancora più affascinante questo scorcio tipicamente torinese.

Proselitismo web per aspiranti terroristi: condannato a sei anni

Sei anni di carcere, questa la condanna per Mouner El Aoual, conosciuto come  ‘Mido’, il marocchino di 29 anni che venne  arrestato lo scorso aprile nel corso dell’inchiesta contro il terrorismo. Era ospite di una famiglia italiana,  estranea agli episodi contestati, ed  è accusato di avere svolto proselitismo via internet a favore dell’Isis. I carabinieri del Ros hanno condotto le indagini con il coordinamento del pm Enrico Arnaldi di Balme.

La maratona di disegno

Sabato 16 dicembre Zandegù, casa editrice digitale di Torino, organizza Wonder Wall, una maratona di disegno a favore di Fondazione Paideia. Dalle ore 12 in via Exilles 18 bis a Torino cinque illustratori si alterneranno in una maratona di disegno sui muri della Zandecasa, che per l’occasione saranno ricoperti di fogli di carta Favini, e saranno liberi di scatenare la loro fantasia, improvvisando e realizzando opere originali, senza vincoli né limiti tematici. Alle ore 18:30 i fogli di carta verranno tolti dalle pareti e tagliati e si potranno acquistare i disegni devolvendo l’offerta a sostegno di Fondazione Paideia Onlus. I fondi raccolti saranno infatti utilizzati per la realizzazione del Centro Paideia, polo di eccellenza nella riabilitazione infantile e spazio di socializzazione e inclusione per le famiglie che aprirà il prossimo anno a Torino.

La giornata, aperta al pubblico, vede il coinvolgimento, tra gli altri, di Ilaria Urbinati (illustratrice per ragazzi per i maggiori editori italiani, le sue illustrazioni sono ogni domenica su La Stampa, tra i suoi clienti ci sono anche Walt Disney e McDonald’s), Davide Bonazzi (illustratore con clienti di tutto con il mondo, come UNESCO, Variety e The Wall Street Journal), Morena Forza (illustratrice per l’infanzia con pubblicazioni internazionali), Alessandro Pelissetti (illustratore, ha curato, tra gli altri, la progettazione grafica del Consorzio Librerie Torinesi Indipendenti al Salone del Libro 2017, per il Word-Press WordCamp Torino 2016 e di numerosi eventi Zandegù) e Roberto Hikimi Blefari (tra i suoi ultimi lavori, le collaborazioni con Flow Magazine, Yoox, Slowfood e World Health Organization).

E se la preside ‘autoritaria’ facesse solo il suo mestiere?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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La preside del liceo “Regina Margherita” e’ oggetto di vigorose proteste da parte dei docenti dell’istituto che annunciano uno sciopero contro la loro dirigente.Un fatto eclatante e davvero insolito. La prof. Marianeve Rossi , preside da pochi mesi, viene accusata di autoritarismo, mentre lei parla semplicemente di ripristino della legalità all’interno dell’Istituto da lei diretto . Il “Regina Margherita ” , visto anche solo di fuori, per l’estrosa e inappropriata pittura geometrica della facciata, appare una scuola nella quale gli organi dirigenti sembravano assenti . Infatti per due anni essa e’ stata priva di un preside titolare, malgrado l’alto numero di allievi e tre sedi. E’ impossibile dimenticare nella storia del “Regina Margherita “l’incredibile episodio degli interni della scuola deturpati dagli studenti negli anni 70 ,quando il preside Alonge , futuro docente universitario e preside del DAMS, lasciò fare all’estro contestativo degli studenti che ,invece di seguire le lezioni, si improvvisarono pittori fantasiosi . Dovettero far ridipingere l’intero istituto, a carico ovviamente dello Stato . Il “Regina ” ebbe un grande preside negli anni della contestazione, cinquant’anni fa, con Roberto Berardi futuro ispettore centrale del Ministero della P.I. che seppe affrontare di petto il facilismo e il permissivismo trionfante. Poi la scuola divenne via via sempre più un istituto magistrale In crisi e alla disperata ricerca di una nuova identità che trovo ‘ con la sezione linguistica. Smarri ‘ la sua storia e come liceo (sono diventati tutti licei e i veri licei hanno perso il loro smalto originario) non venne mai considerato rilevante ne’ in positivo ne’ in negativo.

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Il corpo docente in passato ebbe professori molto validi, ma oggi il solo fatto che la stragrande maggioranza degli insegnanti sia sindacalizzata in un periodo di profonda crisi dei sindacati, non depone favorevolmente, pur senza voler fare generalizzazioni ingiuste . Accusare un capo d’istituto di autoritarismo appare un argomento spuntato ed abusato. Un vero ritorno al clima del’68 con cinquant’anni di ritardo . Il Preside di una scuola ha precisi doveri e responsabilità che non possono facilmente conciliarsi con un corpo docente abituato a far da se’ o quasi . Ci furono istituti in cui a governare era la triplice sindacale e non il capo di istituto. Non furono delle belle storie perché chi non era o non voleva allinearsi era considerato un reprobo senza diritti. Il fatto che si litighi sulle toilettes , come riportano i giornali, non appare particolarmente significativo.  Noi non conosciamo la prof. Rossi, non sappiamo se usi metodi “autoritari “. Sappiamo però che per troppi anni la figura del preside e’ stata considerata come quella del passacarte e del mero burocrate a cui accollare ogni responsabilità delle decisioni assunte dagli organi collegiali della scuola, nati da quei “Decreti delegati Malfatti “che tanto danno hanno provocato alla scuola, minando in primis la professionalità dei docenti e la libertà di insegnamento . Pensare ad una preside pre -sessantotto non ci dispiace e la tanto contestata prof. Rossi ci appare simpatica . C’e ‘ chi ha parlato di lei come di una sorta di padrone del vapore dei primi del secolo scorso. A noi appare una donna che sa assumersi le proprie responsabilità senza le diplomazie e i bizantinismi di tanti presidi- manager che non vengono neppure dall’insegnamento o addirittura giungono dal sindacato .

 

quaglieni@gmail.com

Uomo muore assiderato in un campo

A Chivasso, in via Mezzano, in un campo, un passante ha trovato il corpo senza vita di uomo. Sul cadavere non sono presenti  segni esterni di violenza né lesioni. L’uomo forse è morto per assideramento.Portava  un braccialetto sanitario al polso.  I carabinieri della compagnia di Chivasso stanno svolgendo le indagini.

Lavoratori in lotta denunciati dall’Embraco. Locatelli (Prc): basta angherie. I posti di lavoro non si toccano

Guai a ribellarsi al rischio di perdere il posto di lavoro. Se lo fai, se protesti, se manifesti ai cancelli dalla fabbrica vieni denunciato. Così ha fatto Embraco di Chieri (To), azienda produttrice di compressori per frigoriferi,  nei confronti dei lavoratori in lotta per difendere il proprio posto di lavoro. “Un atteggiamento vergognoso, una vera e propria angheria che merita una risposta ferma da parte di tutto il territorio” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino. L’azienda torinese, controllata da Whirlpool Corporation, una multinazionale statunitense particolarmente attiva in acquisizioni e dismissioni aziendali, ha da tempo dato segnali di disimpegno per quanto riguarda la tenuta produttiva e occupazionale in loco. Da qui la lotta a oltranza dei 537 lavoratrici e lavoratori che protestano, giustamente, contro il rifiuto aziendale di fornire risposte e garanzie riguardo le prospettive produttive e occupazionali. Oggi, a Roma, le lavoratrici e i lavoratori manifestano e chiedono che il governo si faccia carico di un intervento risolutivo. Dice Locatelli: “occorre segnare una svolta dopo troppe parole al vento. Fintanto che non ci sono impegni precisi sul piano occupazionale l’Embraco non può pensare di disporre liberamente del sito aziendale di Chieri. Non spetta solo ai lavoratori e alle lavoratrici, a cui va la solidarietà di Rifondazione Comunista, condurre la lotta in tal senso. Spetta a chi ha responsabilità politiche e istituzionali mandare un segnale chiaro e inequivocabile che l’Embraco non può pensare di fare e disfare a proprio piacimento un’azienda che peraltro non ha mancato in più occasioni di incassare una montagna di finanziamenti pubblici”.

“Le Baccanti” in versione rock al Carignano

Una versione rock delle Baccanti di Euripide è in scena fino al 17 dicembre prossimo al teatro Carignano di Torino per l’originale regia di Antonio De Rosa. Nelle sue regie i tragici e il loro linguaggio antico, capace di parlare alla nostra modernità e alle sue contraddizioni, occupano un posto di assoluto rilievo. “Le Baccanti di Euripide – spiega il regista – rappresentano un testo che pone numerose sfide a chi decida di metterlo in scena, la prima e più importante delle quali consiste nell’essere l’unica tragedia di cui sia protagonista un dio, Dioniso. Nasce così il problema di una sua rappresentazione”. Andrea De Rosa prosegue, così, la sua lunga indagine e il suo lavoro sul mito, mettendo in scena il fallimento degli ideali dell’Umanesimo greco e dello spirito razionalista su cui si fondava la società dell’epoca classica. Come in Fedra, così nelle Baccanti, scritta intorno al 406 a.C., torna l’analisi dei moti dell’animo umano nelle sue infinite sfaccettature e turbamenti. Euripide profetica la necessità di una contaminazione tra Occidente e Oriente, quasi una anticipazione delle necessita’ di rivedere le norme di convivenza tra continenti, così attuali e drammaticamente presenti al giorno d’oggi.

“Dioniso – scrive Antonio De Rosa – è un dio che, da sempre, ci affascina per lo stretto legame che presenta con il senso di perdita di se stessi e con la vertigine che ad esso si accompagna. È un dio difficile da afferrare, fragile e al tempo stesso contraddittorio, insieme uomo e donna, debole e potente, creativo e distruttivo. La posta in gioco è altissima perché egli promette agli uomini, attraverso vino, droga, danza, musica, sesso e morte, la liberazione dal dolore. Le Baccanti da alcuni critici sono state erroneamente considerate come il ritorno di Euripide al divino e il simbolo della sua conversione, dovuto all’approssimarsi della sua morte. In realtà il tragediografo greco demolisce gli ultimi ideali rimasti e spoglia l’uomo delle sue restanti possibilità di redenzione e conforto. Al centro della vicenda è Dioniso, interpretato da Federica Rossellini, il dio dell’ ebbrezza, del vino, della goliardia, nato dallo stupro di Zeus alla tebana Semele, morta poi di parto. Per dimostrare la sua grandezza, il dio, escluso dal cugino Penteo, re di Tebe, induce le donne della città a misteriosi riti di danza, sesso e caccia sui monti. De Rosa cala i riti orgiastici dionisiaci in una ambiantazione da rave party ( con un’eccellente opera di Simone Mannino) mostrando, dietro un telo nero in semitrasparenza, corpi nudi che si muovono sotto luci psicadeliche, a ritmo di musica tecno. Si viene così a creare un parallelo piuttosto riuscito e chiarificatore tra le danze ossessionanti nei boschi di allora e quelle nelle discoteche di oggi.

Mara Martellotta

 

Fino al 17 dicembre 2017 al teatro Carignano

Foto: Marco Ghidelli

Antico paese valorizza il centro storico: case in vendita a 1 euro

DALLA CALABRIA

Per recuperare e valorizzare il centro storico, per riqualificarlo e ripopolarlo, è stato pubblicato un bando  dall’Amministrazione comunale di Cinquefrondi, paese nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria. Il municipio farà da intermediario tra chi vuole cedere un vecchio immobile e chi è interessato all’acquisto, facilitando  il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie. L’acquisto della proprietà avverrà attraverso la corresponsione della cifra simbolica di un euro. “E’ un progetto ambizioso e rivoluzionario – spiega all’Ansa il sindaco Michele Conia – che ha richiesto studi ed approfondimenti e che potrà rilanciare la  nostra cittadina. Il progetto punta a venire incontro agli attuali proprietari che, per vari problemi, hanno abbandonato gli immobili, ma continuano a pagare tributi e a chi, con una cifra simbolica, vorrà investire per avere una casa nel centro”