redazione il torinese

Il robot asporta per la prima volta tumore all’esofago

Per la prima volta è stato asportato un tumore dell’esofago con il robot con una nuova procedura di estrema complessità

 

realizzata con tecnica totalmente mini invasiva dall’équipe di Chirurgia generale ed oncologica universitaria (diretta dal professor Mario Morino), presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Nei giorni scorsi infatti è stato asportato un tumore dell’esofago senza la tradizionale apertura del torace, grazie a 4 microfori da cui sono stati introdotti gli strumenti robotici, così come l’apertura dell’addome per preparare il cosiddetto tubulo gastrico utilizzato per sostituire l’esofago asportato è stata sostituita da altri 4 microfori laparoscopici. La chirurgia per rimuovere i tumori dell’esofago è una delle più complesse della chirurgia oncologica poichè, per la particolare posizione anatomica dell’esofago situato tra torace ed addome, l’intervento tradizionale comporta l’apertura estesa di entrambe queste zone del corpo. In particolare l’apertura ampia e prolungata del torace comporta un prolungato soggiorno in rianimazione con il ricorso alla ventilazione assistita postoperatoria. Il paziente è un uomo di 60 anni ed aveva un voluminoso cancro dell’esofago trattato con radiochemioterapia per diminuire le dimensioni del tumore e poi sottoposto, alcune settimane dopo, ad intervento interamente mini invasivo video guidato. L’intervento, effettuato dal professor Mario Morino e dal dottor Fabrizio Rebecchi, è consistito nel rimuovere l’esofago e sostituirlo con lo stomaco modificato, in maniera tale da costituire un tubo di forma e dimensioni simili a quelle dell’esofago. Per fare ciò con la chirurgia tradizionale bisogna aprire sia l’addome (per accedere allo stomaco) sia il torace (per accedere all’esofago). Con questo intervento invece, la parte addominale viene eseguita in laparoscopia e quella toracica in toracoscopia robotica, dunque senza nessun taglio nè sull’addome nè sul torace. Poichè l’accesso al torace è limitato dalla presenza delle coste, il robot consente di penetrare attraverso gli stessi fori della normale toracoscopia, ma poi di avere una totale libertà di movimento nel torace stesso, così da poter rimuovere l’esofago e ricostruire la continuità digestiva suturando tra loro la parte di esofago rimanente ed il cosiddetto tubulo gastrico, ovvero lo stomaco trasformato in modo da essere uguale all’esofago rimosso.Le caratteristiche del robot Da Vinci consentono invece di eseguire i complessi gesti di dissezione e ricostruzione attraverso una serie di minifori, riducendo drasticamente l’invasività della procedura, tanto è vero che il paziente operato era già in piedi il giorno successivo ed a 48 ore dall’intervento era in ottime condizioni in attesa di riprendere una normale alimentazione.Il professor Mario Morino, direttore del dipartimento di chirurgia dell’AOU Città della Salute di Torino, è appena stato nominato Membro Honoris causa dell’American Surgical Association (ASA) durante il 138o Congresso della Società che si è tenuto a Phoenix in Arizona. L’American Surgical Association è considerata la più prestigiosa Società chirurgica al mondo. Fondata nel 1880, i soci devono passare una severa selezione basata sul curriculum clinico accademico e scientifico. Negli USA divenire membro dell’ASA è considerato il massimo riconoscimento di una carriera. Con la stessa attenzione all’eccellenza vengono selezionati i pochissimi membri onorari, chirurghi non statunitensi che abbiano inciso con la loro attività sullo sviluppo e sul progresso della chirurgia. Nella motivazione scelta per il prof  Morino si legge che negli ultimi 30 anni  egli è stato uno dei pionieri della chirurgia mini invasiva e laparoscopica, contribuendo con la sua attività clinica e con gli studi scientifici suoi e del suo gruppo alla diffusione di questa chirurgia ed alla sua validazione scientifica, in particolare nel campo dei tumori dell’apparato digestivo. Lo sviluppo della chirurgia mini invasiva ad opera di un ristretto numero di chirurghi, fortemente osteggiati dalla chirurgia “tradizionale” nell’ultima decade del secolo scorso, ha rivoluzionato la chirurgia del secondo millennio, consentendo ai pazienti di tutto il mondo di affrontare interventi chirurgici meno traumatici ed invasivi. La chirurgia italiana è stata in prima linea in questo processo e questo importante riconoscimento ne è la migliore testimonianza. Città della Salute di Torino prima in Europa ad avere entrambi i robot chirurghi. Centro di riferimento europeo per lo sviluppo del nuovo e rivoluzionario Medrobotic, il robot che opera senza cicatrici. Il Dipartimento di Chirurgia delle Molinette è da tempo leader in Italia ed in Europa per la chirurgia laparoscopica e robotica e proprio nei prossimi giorni si affiancherà al robot Da Vinci, che rappresenta ormai una realtà clinica diffusa in diversi Centri, il nuovissimo e rivoluzionario robot chirurgo Medtrobotic, che consente di eseguire interventi chirurgici per via completamente endoscopica, dalla bocca o dall’ano, la cosiddetta “scarless surgery” o chirurgia senza cicatrici. Il robot Medrobotic sarà utilizzato dall’équipe Otorinolaringoiatrica universitaria, diretta dal professor Roberto Albera, per asportare tumori della parte alta del tratto digestivo e dall’équipe del prof Morino per tumori del colon e del retto. Il Dipartimento di Chirurgia delle Molinette è il primo in Italia ad avere a disposizione entrambe le tecnologie robotiche ed è stato identificato come Centro di Riferimento Europeo per lo sviluppo ed il training del Medrobotic. La Città della Salute di Torino sempre più nel futuro ed all’avanguardia. La Direzione aziendale (Commissario Gian Paolo Zanetta) crede molto in questa nuova Chirurgia, che potrà essere un ponte verso il futuro Parco della Salute.

Ogr Public Program

CONVERSAZIONE PUBBLICA DI SUSAN HILLER E ANDREA LISSONI”

In occasione della sua personale Social Facts, in corso alle OGR fino al prossimo 24 giugno, Susan Hiller (americana ma inglese d’adozione e fra le artiste più acclamate della scena dell’arte concettualeinternazionale) torna a Torino per una conversazione conAndrea Lissoni, Senior Curator International Art (Film) alla Tate Modern di Londra. L’appuntamento è per venerdì 4 maggio  alle ore 20,30presso il Duomo di OGR Torino (in corso Castelfidardo22) e rientra nell’ambito del Public Program di OGR, promosso dalla Fondazione per l’Arte moderna e contemporanea CRT e ospitato presso OGR Torino.A partire dalla videoinstallazione Psi Girls (1999, una delle numerose opere dell’artista in collezione alla Tate), ora in mostra alle OGR e già esposta a Como nel 2011 – a cura dello stesso Andrea Lissoni – in occasione della presenza di Hiller come Visiting Professor alla Fondazione Antonio Ratti, il talk ripercorre le tappe della straordinaria carriera dell’artista in relazione ad aspetti quali linguaggio e oralità, indicibilità, tecnologia e dimensione sonora, presenti anche in opere recenti quali le videoinstallazioni The Last SilentMovie (2007-2008) e Lost and Found (2016), presentate a Documenta14. L’appuntamento é in lingua inglese con traduzione simultanea in italiano. Ingresso gratuito ma con prenotazione obbligatoria sul sito: www.ogrtorino.it                                       g.m.

Primavera di solidarietà. Cattolici e musulmani insieme

 

 Giovani musulmani e giovani cattolici insieme per una iniziativa di solidarietà: avverrà a Torino sabato 5 maggio . Verranno raccolti fondi a favire del SEA, il servizio emergenza anziani . I gazebo per la raccolta fondi sorgeranno a Porta Palazzo ( tettoia dell’orologio), in piazza Castello, nei giardini davanti a Porta Nuova, i via Nizza  alla fermata Lingotto del Metrò, davanti alla chiesa di San Bernardino. L’iniziativa  è promossa dal Centro Federico  Peirone (il centro diocesano e il dialogo con l’Islam) d’intesa con la  Federazione Islamica del Piemonte.E’ la prima iniziativa del genere in Italia e vuole dimostrare , al si là di tutti gli integralismi, la possibilità  di un dialogo sul piano della misericordia, valore comune alle due religioni, dice il direttore del Centro Peirone don Tio Negri. E Walid, il rappresentante dei giovani della Federazione Islamica del Piemonte aggiunge “ è una opportunità per conoscerci, superare gli steccati, fare del bene nel nome dell’unico Dio.” In ogni gazebo ci saranno durante la giornata ( la raccolta avverrà dalle 10 alle 18) 3 giovani musulmani e 3 giovani cattolici. “Sono lieta che abbiano scelto noi per questo importante debutto”, dice Maria Paola Tripoli da sempre anima del Sea. “In trent’anni gli anziani a Torino sono quadruplicati”, aggiunge; “ lo scopo del Sea è permettere loro di vivere nelle loro case. Così i nostri volontari li accompagnano all’Asl, in Chiesa, al mercato, o fanno la spesa per loro,  vanno in farmacia, qualche volta li accompagniamo anche al cinema o a teatro. Vogliano essere ore loro come parenti. Questa raccolta di fondi è molto importante pe noi che vediamo allargarsi la platea di chi ha bisogno ma anche erchè mette insieme le generazioni e le fedi”. Oggi gli anziani soli sono a Torino oltre 45 mila.

Sulla via di Damasco, i nuovi martiri siriani

In occasione di MAGGIO IN ORATORIO 2018, la rassegna di eventi, cultura, musica e sport, che affonda le sue radici nel quartiere di Vanchiglia e nella storia della Parrocchia S.Giulia di Torino (da scaricare alla paginahttp://www.maggioinoratorio.it/si terrà l’incontro:  Sulla via di Damasco, i nuovi martiri siriani Sabato 5 maggio 2018 ore 21:00 con Don Ihab Alrachid. Una testimonianza di don Ihab Alrachid, dal 1999 sacerdote greco-melchita, che ha esercitato il suo ministero nella Diocesi di Damasco, anche come segretario del Vescovo. Un modo per avvicinarci ai tanti cristiani che vivono in Siria in situazioni estreme. Ingresso libero.

***

Piazza Santa Giulia 7/L

tel: 011 8171790

e-mail: oratorio@parrocchiasantagiulia.eu

E’ possibile seguire il MAGGIO IN ORATORIO su:

Sito Web per scaricare la Brochure con maggiori dettagli www.maggioinoratorio.it

Facebook  https://www.facebook.com/MaggioInOratorio

Poco Pd al Primo Maggio

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
.
La festa del Primo Maggio ha tenuto nei grossi centri, un po’ meno nei piccoli. Lontani i tempi in cui tutti – ma proprio tutti – lo festeggiavano con comizi e cortei. All’inizio degli anni ’70 mio padre, della segreteria della camera del lavoro, fece il comizio a Venaria. A Torino il corteo partecipato, calamita anche per i sindaci della prima cintura. “Bello” il governatore Sergio Chiamparino con la sua cravatta Rossa e l’immancabile garofano. Ti scopri nel canticchiare la Canzone sul vestito di Rossini. “….aveva solo un vestito da festa e lo metteva alle grandi occasioni, a  Lui gli dissero domani ai padroni gliela faremo pagare…”.Ovvio, tanti ricordi . Una settimana di ” passione ” per i comunisti dal 25 aprile al 1 Maggio. Ma tutto cambia. Anche positivamente. Dopo anni di violenze un corteo pacifico. Come mai? Magari anche gli antagonisti maturano invecchiando. Anche la violenza ha uno scopo. Martedì l’obiettivo dei violenti era il Pd ed entrare in piazza per “salire”” salire sul palco. Poi non c’era il Senatore Esposito loro bersaglio da sempre. Stefano Esposito non rieletto ed in aperta polemica con chi nel partito vuole trattare con i pentastellati. Sul palco gli antagonisti sono saliti. Missione compiuta. E il Pd ? Pochini dietro lo striscione. Con l’eccezione dell’encomiabile  onorevole professor Giorgis che dopo aver sfilato con le istituzioni è tornato indietro e ha  raccolto la bandiera del partito.  Il segretario Mimmo Carretta gli dovrebbe fare un monumento.
***
Gli altri? O non c’erano o si sono mimetizzati in altri spezzoni di corteo. Può sembrare strano ma anche questo è il congresso che il Pd sta facendo. E il primo maggio è un modo come un altro per dire ciò che si vuole dire. Anche se – mi sembra -dopo l’intervista di Fazio a Matteo Renzi ci sia poco da dire. Una sua considerazione: “mette le cose al suo posto” . Controllo il 90 % dei Senatori e la maggioranza dei deputati. “Controllo”, ecco la parola magica. Rimane poco nel dire e soprattutto nel fare da parte di Piero Fassino e Franceschini. E a Sinistra si sta a guardare . Poi, diciamocelo, che altro potrebbero fare? Io direi politica , ma si sa’, sono un uomo d’ altri tempi. Ci si commuove davanti  ai lavoratori che sfilano,  stupiti di questa incredibile impotenza di questa sinistra. Un primo maggio imperniato sulla sicurezza sul lavoro. II sindacato denuncia: non ci sono controlli da parte dello Stato. I direttori degli uffici del lavoro si schermiscono: non abbiamo personale sufficiente. E spostare il personale di altri settori del pubblico impiego che poco fanno nei loro uffici? Dopo ovviamente appositi corsi. Ma manca la volontà politica. E non solo. Con il sospetto che tutto ciò che è pericoloso come le verifiche sui posti di lavoro venga scartato dai pubblici ufficiali preposti. Forse ci sarà anche, io non ne ho cognizione, ma non mi risulta un accordo sindacale del pubblico impiego che preveda questo. Più semplice denunciare che fare. Anche per questa ragione  questa sinistra, questo sindacato e questo Pd sono in crisi. Scontano anni di denunce e non di fatti. Cosi abbiamo dei dati non immaginabili alcuni decenni fa. Gli operai votano tutti tranne la sinistra. Sinistra in tutte le declinazioni. Mi vien voglia di dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Mi vien voglia di dire che il primo maggio è stato inutile. Se poi unica novità è  stata rappresentata dai i centri sociali  che hanno “conquistato ” il palco… Povera sinistra se si fa “trascinare” dai no tav,  no  su no , no su tutto. Almeno i pentastellati si sono divisi i compiti. Chiara Appendino in testa con le istituzioni con Chiamparino, Boeti  e i sindaci. Con gli antagonisti hanno sfilato i consiglieri comunali grillini contrari a tutto e a tutti. Un film già visto nelle manifestazioni contro il G7. Povera sinistra. Povero Pd. Non sto vedendo un “colpo di reni” per cambiare politica.
(foto: il Torinese)

Caos vaccini, bimbi esclusi da scuola

E’ caos vaccini in Piemonte e Valle d’Aosta. A Torino e nella cintura alcuni bimbi non in regola sono stati esclusi da asili e scuole, mentre ad Aosta è stato permesso l’ingresso.Sta creando problemi l’interpretazione della legge  Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini. Nel capoluogo piemontese le direzioni delle materne Keller e Kandinskij e  Mirafiori, hanno notificato alle famiglie di due bambini il divieto di entrare in classe finché  non saranno in regola con le vaccinazioni. Lo stesso è avvenuto a Collegno, dove  su 172 bambini iscritti agli asili municipali, due non sono  vaccinati.

Si discute il piano Embraco

Questo pomeriggio all’Amma – associazione delle imprese metalmeccaniche di Torino si farà  il punto sul piano di reindustrializzazione dell’ Embraco di Riva di Chieri. Ci sarà anche il gruppo cinese-israeliano produttore di  robot per la pulizia di pannelli fotovoltaici, con l’azienda  torinese Astelav, del settore della rigenerazione di elettrodomestici. L’area Embraco, di proprietà di Finpiemonte Partecipazioni e parzialmente già affittata, rientra nel piano. Per i 497 lavoratori in esubero l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico si terrà il 15 maggio. Nel frattempo le attività di Embraco sono state vendute da Whirlpool alla società giapponese Nidec, ma  non è compreso lo stabilimento di Riva di Chieri.

L’orologio conteso

Mirella, in quanto gazza, com’è facilmente intuibile dal nome, ha un piccolo particolare che la distingue dagli altri uccelli: subisce il fascino degli oggetti luccicanti, è attratta da quelli particolarmente colorati, che adora rubare e nascondere. “Comunque”, tiene a precisare con gli altri pennuti, “andiamoci piano con le offese: io non sono una ladra. Diciamo che ho la tendenza ad appropriarmi delle cose belle anche se non sono mie. Ma non è un difetto, semmai una qualità. Mi piace il bello e di fronte al bello non resisto. Suvvia, e che sarà mai?“

baveno stazione

Mirella è una gazza ladra bella e furba. Bella, poiché possiede un piumaggio iridescente che la rende del tutto particolare, come solo gli uccelli eleganti sanno di poter essere. A prima vista è bianconerama, a seconda della luce, s’intravedono riflessi color verde metallico e grigi. Ne è consapevole e lo fa pesare agli altri uccelli durante il volo, quando alterna veloci battiti d’ala a lunghe planate, inarcando il becco con aria altezzosa. Anche quand’è a terra cammina e saltella impettita, tenendo la coda sollevata. Si crede molto furba e scaltra, abituata com’è a fregare il prossimo. Ma Mirella, in quanto gazza, com’è facilmente intuibile dal nome, ha un piccolo particolare che la distingue dagli altri uccelli: subisce il fascino degli oggetti luccicanti, è attratta da quelli particolarmente colorati, che adora rubare e nascondere. “Comunque”, tiene a precisare con gli altri pennuti, “andiamoci piano con le offese: io non sono una ladra. Diciamo che ho la tendenza ad appropriarmi delle cose belle anche se non sono mie. Ma non è un difetto, semmai una qualità. Mi  piace il bello e di fronte al bello non resisto. Suvvia, e che sarà mai?“. Mirella va presa così com’è. Si ritiene, nonostante il difettuccio, una gazza senza aggettivo. E pretende di esser chiamata esclusivamente con il nome proprio. Comunque, visto che – pur negandone l’evidenza – un po’ ladra lo è nei fatti, ha accumulato un bel bottino nel nido che si è ricavata tra le travi del solaio della signora Brigida, l’anziana proprietaria della locanda del “Monte Camoscio”. Lì, nel fitto intreccio di ramoscelli, brillano gli oggetti racimolati durante le sue scorribande. Un bottone dorato, una spilla di latta, una fibbia argentata, alcuni tappi di metallo a corona, una moneta da cinquecento lire di quelle vecchie, con incise le tre Caravelle, il cappuccio di una stilografica. Tutte cose belle, luccicanti e quindi di valore. Ma da un po’ di tempo Mirella ha messo gli occhi sull’orologio del capostazione Ballanzoni. Amleto Ballanzoni è un omone sulla sessantina, con il volto incorniciato da una folta barba bianca. I bambini, per questo, l’hanno ribattezzato “Babbo Natale”.

***

Lui, sempre sorridente e pacioso, non se l’è mai presa. Anzi: la somiglianza con il caro e simpatico vecchietto gli garba, strappandogli un sorriso. Da poco meno di trent’anni dirige con fischietto e paletta la stazione ferroviaria di Baveno, sulla linea Milano-Domodossola. Un tempo era una fermata importante, ora un po’ meno, ma il signor Amleto, con in testa il suo berretto da Capostazione di prima classe in panno rosso e galloni dorati, non si scompone. Il dovere è sempre il dovere. “I treni devono viaggiare in orario”, dice scrutando orgoglioso il suo Perseo meccanico, a carica manuale, con la lucida locomotiva turca disegnata sulla cassa. Quest’orologio da tasca, fissato al panciotto con una catena d’argento, è il segno distintivo del ferroviere, quasi un segno del comando. L’orologio assume un’importanza vitale e deve garantire l’assoluta precisione nel calcolo dello scorrere del tempo per regolare il traffico su rotaia. Tutto dipende dal tempo: tabelle, orari, coincidenze, scambi. Tutto dipende dalla sincronia degli orologi. E quello in possesso di Amleto Ballanzoni non è un orologio comune: è un modello costruito appositamente per le Ferrovie dello Stato e quindi è “l’Orologio”, quello con la “o” maiuscola. Preciso e infallibile, da mantenere sincronizzato e perfettamente funzionante. “L’orologio per noi è un po’ come l’Arma dei Carabinieri: nei secoli fedele”, sentenzia al bancone del Circolo Operaio l’Amleto, lisciandosi la barba. Beh, magari non dura proprio dei secoli ma qualche decennio sì. E il suo Perseoera lì, testimone muto ma preciso, a confermarlo. Il destino del ferroviere e quello del suo orologio sono talmente indissolubili che, di norma, vanno in pensione insieme. Infatti, deposto il berretto e riconsegnato fischietto e paletta, l’orologio rimane di proprietà, quasi fosse una medaglia, un distintivo, un segno di riconoscimento per chi ha fatto parte della grande famiglia dei ferrovieri. Proprio a quell’orologio mirava la gazza ladra. Per Mirella rappresentava l’oggetto del desiderio. Un lucente e ticchettante trofeo da aggiungere alla sua collezione. Di più: il pezzo più pregiato, la “chicca” di cui potersi vantare a destra e manca. Iniziò a svolazzare con aria indolente attorno alla stazione. Un battito d’ali così svagato non avrebbe destato i sospetti del capostazione che, tra l’altro, gazza ladranon pareva avere – così almeno pensava Mirella – grandi conoscenze in fatto di uccelli e quindi particolare timore nell’avvistare nei dintorni il volteggiare di una gazza, per di più ladra. Così, nei giorni scorsi, è accaduto il fatto più inatteso e terribile che l’Amleto Ballanzoni si sarebbe mai immaginato di vivere: il furto dell’orologio. Un furto con destrezza, senza dubbio. E’ bastato un attimo di disattenzione, uno sguardo distolto dal prezioso oggetto che il signor Amleto aveva appoggiato sulla scrivania dell’ufficio, dopo averlo staccato dalla catenella per poterlo lucidare per bene, e… puff! Sparito! Il disperato capostazione ha frugato dappertutto, in un crescendo di agitazione e sconforto. Niente. Il suo Perseo non c’è più. Vero che la porta e la finestra erano come sempre aperte ma, mio Dio, e’ successo tutto così in fretta da non riuscire a farsene una ragione. Chi può essere stato? Il perché lo si intuisce: era un signor orologio che poteva senz’altro far gola a qualche malintenzionato. Ma, nonostante si sforzi di pensare a chi possa essere il colpevole, l’identità del ladro rimane un mistero. L’orologio si e’, come dire?, volatilizzato! Non immaginava, il pover’uomo, di aver fatto centro con quella definizione. Sì, perché proprio su di un volatile andava concentrata l’attenzione e, successivamente, la ricerca della refurtiva. Amleto Ballanzoni, però, non s’intende per nulla d’uccelli. Sa distinguere un passero da un’aquila solo per le dimensioni. Sa tutto su locomotive, convogli, linee, ma di ornitologia non conosce nulla. Buio pesto. Non sapendo distinguere un tordo da un merlo, una beccaccia da una poiana, immaginarsi cosa può sapere delle gazze e del loro “vizietto”. Così Mirella impreziosì la sua collezione e per un po’ se ne stette buona buona a rimirare i suoi trofei senza sentire l’impellente bisogno di dedicarsi al furto, alla rapina, all’altrui alleggerimento. Al capostazione, con il morale sotto le scarpe, non restò che arrangiarsi in qualche modo. Nell’attesa di comprarsi un orologio nuovo, pur con la consapevolezza che come il suo Perseo non ce ne sarebbe stato più di eguale, ha recuperato dalla soffitta il vecchio pendolo a cucù. E’ un ricordo della zia Ermelinda che, a  sua volta, l’ha ereditato dal signor Giustinetti, un impiegato alle poste svizzere di Martigny che d’estate e per molto tempo soggiornò in una camera d’affitto qui, sul lago Maggiore. Per ringraziare la zia delle gentilezze e di un certo qual affetto che aveva in lei trovato corrispondenza, lasciò come pegno d’amicizia il simbolo più indicativo del tempo per uno svizzero: un orologio. Nella fattispecie, un orologio a cucù. Esattamente questo che, pur impolverato e con la superficie tormentata da qualche scalfittura, mantiene – a dispetto dell’età – un invidiabile funzionamento. Il meccanismo é in buono stato ma il merito del suo pieno recupero va tutto ad Amleto che, con passione e curiosità, si diletta a smontare e rimontare tutti i meccanismi che gli capitano tra le mani. E’ un pezzo veramente raro della produzione tedesca di orologi a cucù di fine ‘800, e deve avere anche un discreto valore economico. Il frontale riproduce, stilizzandola, una tipica stazione ferroviaria dell’epoca, in foggia neogotica. “Quasi un segno del destino”, commenta l’omone, piacevolmente sorpreso dalla scoperta. Il cucù se lo ricordava vagamente e vederlo ora come riproduzione del suo ambiente di lavoro e di vita gli fa dimenticare per un po’ il magone del furto subito. Il movimento, revisionato e sincronizzato, consente – allo scoccare delle ore – l’apertura di uno sportello dal quale esce un uccellino che esegue un intonato canto del cuculo. Tutto questo ovviamente grazie alla suoneria, ma il piccolo volatile canterino sembra quasi vero. “Non è la mia cipolla”, borbotta Amleto, “ma non è neanche poi male e, in fondo, tiene bene il tempo che poi è giusto il mestiere che deve fare”.

***

Così, il pendolo a cucù ha preso servizio. La cosa non è passata inosservata nemmeno a Mirella che, finita la fase contemplativa, ha ripreso i suoi giri. Udito il canto del cuculo, si è precipitata a curiosare dalla finestra dell’ufficio della stazione. Ciò che vede la lascia interdetta, con il becco spalancato. “Mamma mia, che fusto! Che melodia, che ugola intonata”, dice tra se, incantata davanti alla visione dell’uccelletto di legno che fa capolino dal pendolo al battere dell’ora. Mirella ha un tuffo al cuore. Avverte il fascino irresistibile del maschio canterino e, turbata, guardandolo con occhio languido, se ne innamora così, su due zampe. Il classico colpo di fulmine, direte voi. Sì, “le coupe de foudre”, come dicono gli svizzeri tra Losanna e Ginevra. Roba da lasciare lì stecchita la gazza, che dimentica d’essere ladra e s’immagina stretta in un abbraccio a cinguettare fitto fitto con quell’esempio superbo di germanico volatile. Come fare ad attirare la sua attenzione? Come farsi vedere e fargli sentire il piacevolissimo brivido che le intirizzisce le piume? Aspetta rapita per ore, alternandosi in volo tra il davanzale della finestra e l’albero di fichi lì davanti. Ogni tanto il cuculo esce, canta e poi si ritira dietro l’anta di legno. Non sembra interessato alla presenza di Mirella. Quasi non l’avvertisse. La gazza è incredula. “Ma come? Non avverte, quel pennuto, il mio fascino? Non incrocia mai il mio sguardo. Anzi, mi pare che tenga sempre gli occhi fissi davanti a se… E quel suo rimanere lì, impettito come uno stoccafisso? E’ una mia idea o quello se la tira un po’? “. Mirella, come tutte le gazze, è caratteriale, piuttosto scontrosa, scorbutica. Ma il fascino esercitato da quell’uccelletto del cucù è troppo forte e lei, nonostante tutto l’orgoglio, non puo’ (e non vuole) resistergli. “Che sia sensibile ai regali?”, pensa Mirella. Dopotutto le gazze come lei subiscono l’attrazione dei bellissimi oggetti lucenti. Chissà che quell’uccello, per timidezza, non avendo il coraggio di volar via da quella strana casetta, non abbia bisogno di qualche incoraggiamento? Detto e fatto, Mirella vola al suo nido e, preso il bottone dorato, lo posa sulla mensola a fianco del pendolo a cucù. Allo scoccare dell’ora, puntualmente, l’uccelletto orologio contesofa capolino cantando e, senza rivolgere lo sguardo né a destra né a sinistra, ritorna in casa, chiudendosi la porta dietro le spalle. Forse il bottone è un po’ misero, pensa la gazza, e poco per volta si priva di tutto il suo patrimonio, accumulato di furto in furto. In ultimo si priva anche del pezzo più pregiato: l’orologio sottratto al capostazione mettendo a segno il colpo più bello della sua vita. E’ innamorata persa, la povera Mirella. Innamorata senza speranza, ignara del fatto che l’uccello di legno dell’orologio a cucù non può corrisponderle l’affetto essendo lui, per l’appunto, un finto volatile. Così, dopo tutto quel darsi da fare senza ottenere in cambio nemmeno uno sguardo, con il cuore gonfio di amarezza, la gazza fa per riprendersi le sue cose ma – colmo della disperazione – oltre al bottone, ai tappi e alla spilla non trova più l’orologio. Amleto Ballanzoni l’ha visto sulla mensola e, incredulo, si è dato una gran manata in fronte: “Eccolo lì, il mio Perseo! Vecchio balordo, cominci a perdere i colpi! L’avevo davanti agli occhi e non riuscivo a vederlo da tanto ch’ero agitato. Meno male, va… D’ora in poi starò più attento a dove metto le cose”. Per il capostazione, recuperato il prezioso orologio, il caso era chiuso. E il pendolo a cucù? Ormai fa parte dell’arredamento. Funziona bene e, per di più, è perfettamente in “linea” con l’ambiente dato che raffigura una stazione ferroviaria. L’unica modifica che Amleto ha deciso di introdurre riguarda quel fastidioso cuculo che canta, monotono, ogni ora. L’eliminazione è avvenuta senza troppe storie. E’ bastato spegnere il meccanismo della suoneria con l’apposita levetta e l’uccello resta, segregato e silenzioso, dentro la sua casetta trasformatasi in prigione. Mirella, ormai disperata, vedendo quella porticina chiusa ha deciso di andarsene via, il più lontano possibile da quell’odioso uccello pieno di sé che chissà poi cosa credeva di essere. Volata via e stabilitasi sulle colline del Vergante, dalle parti di Massino Visconti, ha conosciuto una gazza maschio. I due vanno d’amore e d’accordo, rastrellando oggetti per abbellire la loro dimora nel bosco alle pendici del monte San Salvatore. Amleto Ballanzoni, a sua volta, fischia e agita la paletta all’arrivo e alla partenza dei treni nella sua stazione, con il berretto rosso in testa e l’orologio ben saldo alla catenella del panciotto. L’uccelletto di legno riposa nella penombra della sua dimora in attesa di tornare a cantare allo scoccare di ogni ora. Può darsi che accadrà presto ma noi non lo sappiamo. E poi questa è un’altra storia.

Marco Travaglini

Bach Dance Suites

Accademia di Musica di Pinerolo
L’attesa prima assoluta di Bach Dance Suites, per la regia e la coreografia di Virgilio Sieni, uno dei protagonisti della scena contemporanea europea, vede protagonisti il violoncello di Massimo Polidori, primo violoncello dell’Orchestra della Scala di Milano e Noemi Biancotti, Linda Pierucci, Jari Bordini e Maurizio Giunti della Compagnia Virgilio Sieni. La periferia dello spazio e l’attenzione ai valori sottili, tattili, nascosti del movimento, divengono i temi, insieme alla pietà, che agiscono le tre suites: atlante figurale e emozionale che mostra l’idea di marginalità, interstizio, raccoglimento, dimora, vuoto, accoglienza. L’appuntamento è per martedì 8 maggio alle ore 21 al Teatro Sociale di Pinerolo (piazza Vittorio Veneto, 24). La Stagione concertistica è stata realizzata con il contributo di Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore), Regione Piemonte, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il contributo e il patrocinio di Città di Pinerolo. Il nostro grazie va anche alla sempre preziosa sponsorizzazione di Galup e a quella tecnica di Piatino Pianoforti, Yamaha Musica Italia e Albergian.
***
PRIMA ASSOLUTA
Una produzione di Accademia di Musica
martedì 8 maggio 2018, h 21:00 – Teatro Sociale di Pinerolo
Massimo Polidori violoncello
Compagnia Virgilio Sieni 
Noemi Biancotti, Linda Pierucci, Jari Boldrini Maurizio Giunti
Virgilio Sieni regia e coreografia

Oltre la crisi? Più imprese morte che nate

Segna rosso il bilancio del primo trimestre 2018 per le imprese piemontesi:  hanno cessato l’attività – secondo i dati del Registro delle Camere di Commercio –  in 10.767. Le aziende nate sono invece 8.138, con un saldo negativo di 2.629 unità. Il dato della natalità è il peggiore degli ultimi dieci anni. Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, chiede  alla Regione, “interventi più incisivi” . I tassi di variazione di tutti i settori sono negativi, con un calo dello 0,50% del turismo, – 0,59% dell’industria, – 0,97% del commercio e – 0,89% delle costruzioni. Record negativo dell’agricoltura a – 1,43%.