redazione il torinese

Maestri e più giovani artisti, tutti uniti in un’unica passione

I numeri sono davvero consistenti, importanti. Giunta alla sua terza edizione, La terra degli dei, ovvero “Gli artisti della ceramica nel Centro Storico di Avigliana”, raccoglie 40 artisti di valore nazionale e internazionale per un totale di 130 opere, appuntamento da sottolineare nel panorama espositivo piemontese, frequentato ogni anno da un folto pubblico che appare sempre più appassionato verso questa forma d’arte. Una partecipazione assai numerosa che trova ospitalità nelle tre sedi messe a disposizione della mostra, la Chiesa di Santa Croce, la Galleria “Arte per Voi” e la Galleria “Porta Ferrata” (sono raggruppate qui le opere del Maestro Piero della Betta e dei suoi allievi), tutte nel panorama assai suggestivo della piazza Conte Rosso o delle sue piccole strade collegate. Come per le precedenti edizioni, l’organizzazione è dovuta a Luigi Castagna e Giuliana Cusino, responsabili dell’Associazione come della Galleria “Arte per Voi”, e all’Assessorato alla Cultura del Comune mentre la presentazione è dovuta a Donatella Avanzo, archeologa e storica dell’arte.

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La mostra, resa possibile grazie al fondamentale contributo, operativo e finanziario, della Città di Avigliana, nonché di privati, aziende e associazioni del territorio, vede allineate le opere – credo sia veramente d’obbligo citare i nomi di tutti gli artisti – di Rosana Antonelli, Lisena Aresu, Franca Baralis, Sandra Baruzzi, Giuliana Bellina, Tiziana Berrola, Luciana Bertorelli, Enrica Ciampi, Luigi Canepa, Antonio Capra (con gli eccellenti giochi cromatici), Claudio Carrieri (suggestioni antiche per l’inanellamento di questo torso) , Daniele Chechi, Ilaria Chiocchi, Giuliana Cusino (il suo mondo di favola e d’incanto, dove il sogno supera la realtà, un teatrino levigato e vitale, lucente, il suggestivo alternarsi dei colori, gioioso), Gianluca Cutrupi, Piero della Betta, Maria Josè Etzi, Marisa Franchino, Evandro Gabrieli, Sara Galizio, Gian Genta, Sonia Girotto (da ammirare questa maschera d’uccellaccio piumato), Nadia Giuffrida, Ezio Gribaudo (deriva forse da qualche scavo archelogico, carica di anni, questa sua “Grande Madre”?), Susanna Locatelli, Caterina Mandirola, Marcello Mannuzza, Manuz, Guglielmo Marthyn, Paolo Pastorino, Brenno Pesci, Ylli Plaka, Ermes Ricci, Federico Rivetti (i suoi strumenti), Guido Roggeri, Carlo Sipz, Michelangelo Tallone, Sergio Unia, Nino Ventura, Vittorio Zitti. Sottolinea Giuliana Cusino: “Non a caso il titolo di questa mostra parla di dei: in tanti miti è divina la scelta di plasmare l’uomo con l’argilla conferendogli sacralità già agli albori della nostra storia: anche quest’anno ci verrà regalata l’emozione di ritrovare fragili e bellissimi oggetti creati da importanti maestri e da più giovani artisti, uniti dalla passione per la materia e per le possibilità che essa consente”.

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Ancora una volta all’insegna della bellezza, ogni opera si presenta allo spettatore con una propria storia, diremmo anche con un sentimento tutto proprio, permeato di colore e di ruvidezza, delimitato da dimensioni più o meno piccole, di immediata comprensione o di uno sguardo più rallentato, di un’interpretazione colta con attenzione. Donatella Avanzo ricorda come con la scoperta della ceramica abbiano avuto inizio nuove forme scultoree ed espressioni simboliche sino ad allora mai intuite e come qui “in omaggio alla lunga stagione della “Grande Madre” due artisti contemporanei, Ezio Gribaudo e Claudio Carrieri, plasmano l’argilla e interpretano l’adorazione del corpo quale salvacondotto dell’arte che ci rende esseri migliori, non più bestie, capaci di nuovi linguaggi estetici in grado di dialogare con l’essenza dell’arte che emerge dalle nebbie del tempo”.

(e.rb.)

 

 

 

Giuliana Cusino, “Equus”, ceramica raku su tavola, 2018

Sonia Girotto, “Maschera di piume”, gres, 2018

Ezio Gribaudo, “Grande Madre”, terracotta, 1952

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Informazione commerciale

 

 

La Storia ha la sua musica

SABATO 5 MAGGIO

Nell’ambito dell’iniziativa “Reali Sensi” promossa dalle Residenze Reali del Piemonte, sabato 5 maggio alle ore 15.00 e 15.30, il Museo Nazionale del Risorgimento (via Accademia delle Scienze 5, a Torino, tel. 011/5621147) propone la visita guidata “La storia ha la sua musica”

I visitatori saranno accompagnati in un percorso musicale di ascolto lungo le sale del Museo. L’evento si realizza in collaborazione con il “Liceo Musicale Cavour” di Torino e rientra nel progetto “Il Cavour nei luoghi di Cavour”.

I giovani allievi si esibiranno in performance di musica da camera proponendo al pubblico alcuni fra i più celebri brani del repertorio del Risorgimento.

Costi: la visita guidata ha un costo di 4 Euro da aggiungere al prezzo del biglietto di ingresso al Museo. I possessori di Royal Card, Torino Piemonte Card e della tessera Abbonamento Musei pagheranno solo 4 euro a persona per la visita guidata

Per informazioni www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

 

Allerta per la piena dei fiumi

In Piemonte è allerta gialla a causa della piena dei fiumi in particolare nel Cuneese e nel Torinese. Le forti piogge e il disgelo della neve anche sotto i 2.000 metri negli ultimi giorni destano preoccupazione.  Il momento cruciale secondo Arpa -Agenzia regionale per la protezione ambientale è previsto nel primo pomeriggio di oggi. Spiega  Arpa che sono previsti incrementi dei livelli dei corsi d’acqua nel  reticolo idrografico principale e secondario del cuneese e dell’alto Tanaro. L’aumento maggiore della  portata dei fiumi si attende sui bacini di Pellice, Maira, Varaita e Stura di Demonte, tra il Torinese e le vallate cuneesi. Si attendono piene lungo l’asta principale del Tanaro da Farigliano fino ad Asti e del Po da Carignano a Torino. Nel fine settimana dovrebbe esserci un’attenuazione della nuvolosità accompagnata dal  ritorno a temperature più miti.

 

Foto archivio – il Torinese)

Il primo master per ingegneri dello sport

Il Master di II livello in Sport Engineering sarà dedicato alla formazione di una nuova generazione di tecnologi e manager per l’industria europea dello sport, in collaborazione con la Scuola dello Sport del CONI, Città Studi Biella e il Johan Cruyff Institute

 

 Per ottenere prestazioni eccezionali un atleta non può contare solo sulla sua performance ma ha bisogno del contributo di un’intera squadra e delle tecnologie più all’avanguardia per arrivare all’obiettivo: proprio in questa direzione si muove il nuovo Master di II Livello in Sports Engineering del Politecnico di Torino, in collaborazione con la Scuola dello Sport del CONI e Città Studi Biella, e certificato dal Johan Cruyff Institute, strutturato per formare i componenti di un team sempre più spesso composto anche da tecnici esperti di tecnologia.

 

Il Master rappresenta un luogo di confronto per professionisti con competenze multidisciplinari: un programma post-laurea che nasce dalla consapevolezza delle competenze, nell’insegnamento e nella ricerca, disponibili al Politecnico in diversi campi connessi e utili al mondo dello sport che rientrano nell’ingegneria sportiva. L’ingegneria dello sport è infatti una scienza con molte sfaccettature che richiede competenze in diversi campi: dalla scienza dei materiali alla meteorologia, dall’ICT alla biomeccanica, dallo sviluppo dei sensori alle statistiche, dall’alimentazione alla medicina sportiva.

 

In partenza a settembre 2018 con chiusura delle iscrizioni il 15 giugno prossimo, il Master si terrà a Biella nel moderno campus di Città Studi, progettato dal famoso Architetto Gae Aulenti: si tratta di un contesto sociale ed ambientale favorevole alla pratica sportiva, con facile accesso alle piste da sci, ai laghi e a circuiti di trekking e mountain bike. Un anfiteatro naturale inserito nella cornice delle prealpi biellesi, nodo formativo tessile di eccellenza, strategico per tutto il comprensorio.

 

Il master formerà la nuova generazione di tecnologi manager per l’industria europea dello sport attraverso un’ampia offerta formativa in lingua inglese: 10 corsi per un totale di 400 ore, basati su una didattica moderna con un approccio learning-by-doing che prevede attività in campo e in laboratorio; una settimana di attività al centro di preparazione Olimpica di Acqua Acetosa “Giulio Onesti” con i tecnici del CONI; 550 ore di stage in azienda o in federazione per mettere in pratica le competenze apprese in aula; un corso online della durata di 60 ore in “Sport Management Fundamentals”, certificato da “Johan Cruyff Institute”4 top seminar con testimonial di eccezione.

 

Al termine di questo percorso formativo, l’ingegnere sportivo sarà competente per tutto ciò che concerne l’attrezzatura, la scelta e lo sviluppo di materiali tecnici all’avanguardia, dall’abbigliamento agli strumenti sportivi, per migliorare le prestazioni degli atleti implementando anche l’aspetto sicurezza; e ancora sarà in grado di progettare sistemi di analisi e di gestione dei dati per supportare manager, allenatori e atleti con i sistemi di addestramento e allenamento più avanzati.

 

 

Il Master sarà presentato il 4 maggio 2018 alle ore 12.00 al Politecnico di Torino (Sala Consiglio di Facoltà); interverranno sui temi

 

L’Ingegneria dello Sport tra Didattica e Innovazione

 

Il Delegato allo Sport del Rettore del Politecnico di Torino, Marco Barla

Il Direttore della Scuola Master, Carlo Rafele

L’Assessore allo Sport del Comune di Torino, Roberto Finardi

La Direttrice della Scuola dello Sport – C.O.N.I., Rossana Ciuffetti

Il Presidente di Città Studi Biella, Pier Ettore Pellerey

L’e-learning Director Johann Cruyff Institute, Victor Jordan

La Vice-Direttrice del Master Sports Engineering, Ada Ferri

 

L’Ingegneria dello Sport tra analisi della prestazione e sviluppo dei materiali

 

Marco Galiazzo, Campione Olimpico Tiro con l’Arco, Il punto di vista dell’Atleta

Rossano Galtarossa, Campione Olimpico Canottaggio, Il punto di vista dell’Atleta

Marco Iazzetta, Analista di Performance – Nazionale Italiana Vela – Federazione Italiana Vela,

Il punto di vista del Tecnico

Alessandro Poggio, Arbitro Internazionale di Fioretto e Maestro di Scherma della Federazione Italiana Scherma, Il punto di vista del Giudice-Arbitro

Matteo Moncalero, Reponsabile Ricerca e Sviluppo Montura, Il punto di vista del Tecnico dei Materiali

 

Modererà l’evento Alessandro Pezzoli, coordinatore del Master in Sports Engineering nonché Meteorologo ed Analista Ambientale del Comitato Olimpico Svedese – Nazionale Olimpica Svedese di Vela.

 

“Guerra dei libri”, armistizio tra Milano e Torino

E’ armistizio tra il Salone del libro di Torino e la manifestazione milanese Tempo di libri: secondo il sindaco del capoluogo lombardo Beppe Sala “non vale la pena farsi la guerra, serve  una formula diversa. Vorremmo collaborare” . Il primo cittadino meneghino lo ha detto alla “La Milanesiana”, la rassegna culturale ideata  da Elisabetta Sgarbi. “Bisogna tirare fuori un’idea che ora non vedo, ma c’è una volontà di trovarla. Bene che a Torino facciano e abbiano successo con il loro evento poi sarà il caso di sederci a un tavolo e pensare all’anno prossimo”.

(foto: il Torinese)

Ian e John, i rinoceronti bianchi protetti a Torino

Ian e John, hanno tre anni e sono fratelli. Si tratta di due rinoceronti bianchi della specie più a rischio, appena  arrivati nell’habitat Serengeti nel bioparco Zoom Torino dall’Inghilterra,  da un’altra struttura zoologica dell’ Eaza, l’associazione delle più prestigiose strutture zoologiche europee: il Cotswold Wildlife Park and Gardens di Oxfordshire. L’iniziativa fa parte del programma di interscambio tra parchi europei. Nei siti  Eaza  sono ospitati 310 rinoceronti e in Italia sono  6 i rinoceronti bianchi presenti.

LA STORIA NEI LUOGHI DELL’ORRORE NOVECENTESCO

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

Cinque studentesse della 5 A del Liceo Classico “Vasco-Beccaria-Govone” di Mondovì – Francesca Acutis; Francesca Bergerone; Eleonora Bonelli; Giorgia Candela; Cora Pennacchietti – hanno partecipato alla 37° edizione del progetto di Storia Contemporanea, promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e, con la creazione e la traduzione in filmato video di un loro elaborato sul tema della guerra civile spagnola (1936-39) – lavoro coordinato dalla Prof.ssa Barbara Ferraro, loro docente di Storia e Filosofia –, hanno vinto un viaggio studio nei “luoghi della memoria del confine orientale” nei giorni 20, 21 e 22 aprile.

Il concorso, riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di tutto il Piemonte, ha visto una massiccia partecipazione: vincitori sono risultati in tutto una quarantina di studenti, accompagnati da alcuni loro docenti. Il viaggio, perfettamente organizzato, è stato ottimamente gestito da due funzionari del Consiglio Regionale del Piemonte, Anna Maria Grieco e Marco Travaglini, dall’accompagnatore Danilo Garelli e, last but absolutely not least, dal Prof. Gigi Garelli, dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, preziosissima “guida” storica, che ha efficacemente commentato i momenti salienti di tale esperienza. Mete imprescindibili, autentiche tappe di un pellegrinaggio laico improntato al dovere del ricordo, sono state la Risiera di San Sabba a Trieste, la foiba di Basovizza e, nel Goriziano, il memoriale di Redipuglia, dedicato ai caduti della Prima guerra mondiale. La prima è un lager nazista in territorio italiano utilizzato per il transito, la detenzione e lo sterminio di un gran numero di prigionieri: per fare ciò, bastò “semplicemente” trasformare l’essiccatoio per cereali colà presente in un forno crematorio. La vista di quelle celle; il racconto delle modalità con cui venivano eliminati i detenuti (per fucilazione oppure con un colpo di mazza alla nuca oppure coi gas di scarico dei furgoni); l’oppressione claustrofobica di tutta quella struttura infernale (in origine un semplice luogo di lavorazione del riso) impressionano e sconvolgono.Solo nel 1965 la Risiera di San Sabba è stata dichiarata monumento nazionale.

Di impatto meno immediato, la visita alla Foiba di Bassovizza ha permesso di rendersi conto de visu della terribile pratica dell’infoibamento, cioè la pratica di gettare esseri umani (cadaveri, ma anche persone ancora vive) nelle “foibe”, nei pozzi o inghiottitoi naturali tipici della regione carsica: un’altra pagina atroce della storia del Novecento, non del tutto acclarata, occasione per dibattiti e distinguo tra gli storici. Più semplicemente, per tutti coloro che la visitano e che provano umana pietas è l’ennesima riprova di quanto la guerra possa essere infame, orrenda, ingiustificabile sempre e comunque. Solo nel 1992 la Foiba di Basovizza è stata dichiarata monumento nazionale.

Terza tappa, il memoriale di Redipuglia, dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale: sacrario che ha permesso alla retorica fascista di impadronirsi del mito della “vittoria mutilata”, di irregimentare il ricordo, di trasformare in farneticante delirio di onnipotenza la tragedia di quell’ “inutile strage” che è stata il vero germe di tutte le successive tragedie che hanno funestato il “secolo breve”. Importante anche la visita al Museo, l’esposizione di armi e uniformi, tutto l’atroce armamentario del teatro della morte. Non solo storia e non solo commento di orrori e stigmatizzazione dell’assurdità della violenza e della follia dei totalitarismi è stato, però, questo viaggio di studio, ma anche l’occasione di visitare una città straordinaria, Trieste, oggi il più importante porto italiano, centro di grande vitalità culturale, cosmopolita e policromatica, orgogliosa erede dello stile asburgico e proiettata serenamente verso un placido futuro.

La cattedrale di San Giusto, la Chiesa di S.Nicolò dei Greci, il Foro Romano, la Biblioteca Antiquaria di Saba, i luoghi sveviani sono solo alcuni dei luoghi visitati, dai quali promana un’atmosfera unica: il profumo del caffè e dello presnitz, del mare e dei libri antichi, di una cultura accogliente e benevola, che è forse l’unico preziosissimo antidoto ai mali di un passato ancora così vicino a noi e che ci condiziona tanto più quanto meno ne prendiamo coscienza. 

 

Stefano Casarino

Al lupo! Al lupo! Il grido degli agricoltori

Convegno con politici, tecnici e agricoltori sabato 5 maggio per affrontare l’emergenza delle predazioni

 

“Al lupo! Al lupo!”: il grido dei pastori delle valli braccate dal predatore più temuto dalle mandrie diventa il titolo dell’incontro organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori di Torino, che sabato 5 maggio, alle 15, alle Casermette di Fenestrelle ha chiamato a raccolta politici, amministratori locali, tecnici e allevatori per fare il punto sulla situazione e chiedere conto delle politiche e degli investimenti fin qui attuati sui territori interessati dalle predazioni.

«I nostri agricoltori riferiscono di condizioni a dir poco allarmanti, se non insostenibili – osserva il presidente di Cia Torino, Roberto Barbero -, abbiamo bisogno che si rimetta mano al più presto al Piano nazionale lupo e che, nel frattempo, il problema non venga irresponsabilmente strumentalizzato e sottovalutato a favore di posizioni demagogiche, puntualmente smentite dalla realtà dei fatti».

Nel mirino del presidente di Cia Torino c’è in primo luogo il progetto europeo di monitoraggio e conservazione del lupo, Life Wolfalps: «I conti non tornano – attacca Barbero -: questi signori che tre anni fa ci raccontavano che sull’intero arco alpino italiano c’erano appena 21 branchi di lupi, oggi hanno corretto il tiro e dichiarano 47 branchi, una progressione un tantino sospetta, se si pensa che in due anni sono stati trovati morti oltre sessanta lupi soltanto in Piemonte. Vuol dire che il numero di questi predatori, in realtà, è sempre stato molto più alto di quello registrato ufficialmente, come sanno bene i pastori, che assistono al massacro delle loro pecore e vacche, senza più denunciare il danno, che nella maggior parte dei casi non viene nemmeno riconosciuto, né risarcito».

Da qui, l’affondo sui costi a carico della collettività: «Oltre sei milioni di euro di soldi pubblici spesi da Life Wolfalps senza arrivare a nessuna conclusione pratica – sostiene Barbero -, con rilevazioni che non riflettono nel modo più assoluto la gravità del problema. Soldi che sarebbe stato molto meglio utilizzare per difendere chi vive e lavora in montagna, anziché per proteggere un animale come il lupo, che è diventato un pericolo pubblico non più solo per gli allevamenti, ma anche per l’uomo, come riferiscono le cronache dei giornali riguardo all’aggressione ai danni di un barista di Giaveno, rimasto ferito due anni fa».

Barbero cita Paesi come Spagna, Francia e Norvegia, dove i piani di contenimento del lupo sono ormai una realtà che non suscita alcuno scandalo: «In Norvegia, su una settantina di lupi censiti, è stato disposto l’abbattimento di 47 capi, l’incremento consentito è di due capi all’anno. Anche l’Italia deve correre ai ripari, il più presto possibile, a cominciare dalla rottamazione del carrozzone pubblico di Life Wolfalps, di cui nessun allevatore sentirà la mancanza».

Al tavolo di Fenestrelle sono stati invitati i parlamentari Daniela Ruffino (Forza Italia) e Mino Taricco (Partito democratico), i consiglieri regionali Elvio Rostagno (Partito democratico) e Gianluca Vignale (Movimento Sovranità), il vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, Marco Marocco (Movimento Cinque Stelle), l’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, l’Asl To 1, il Comparto Alpino, oltre ad allevatori e operatori del settore, con la partecipazione dello stesso Barbero e del presidente regionale della Cia, Gabriele Carenini.

 

Leon e Appendino sulla situazione del Regio

L’assessora alla cultura Francesca Paola Leon ha risposto in Consiglio comunale alla richiesta di comunicazioni sulla situazione del Teatro Regio. Leon ha ricordato che questa importante istituzione con 300 dipendenti, 122 alzate di sipario e 13 tournées nel 2016 ha ottenuto 60 punti su 250 nella classifica ministeriale da cui dipende anche la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo, collocandosi a metà classifica tra le istituzioni omologhe.

Nell’autunno 2017, ha spiegato Leon, il sovraintendente Walter Vergnano ha manifestato la volontà di anticipare la chiusura del suo mandato. La scoperta di un possibile squilibrio di bilancio ha accelerato questo processo con la presentazione delle dimissioni nell’aprile 2018 e la conseguente decadenza delle altre cariche.  Il possibile squilibrio di bilancio si innesta in una sofferenza finanziaria che ha varie ragioni tra cui il trasferimento di immobili nel 2011 alcuni venduti ma altri non vendibili con conseguente incremento dei fidi bancari, degli interessi passivi e dei debiti verso fornitori. Inoltre i ricavi di biglietteria non coprono i costi delle attività artistiche e nel 2017 hanno registrato un calo sensibile. In questo quadro sono state incrementate le trasferte all’estero (sette nel 2017) che però hanno generato un aggravio dei costi a carico della Fondazione. Il 18 aprile il Consiglio di indirizzo ha dunque deciso di accettare le dimissioni del Sovraintendente. Nella seduta del 24 aprile scorso la Presidente ha proposto la nomina di William Graziosi, che fino al 2017 ha diretto la Fondazione Pegolesi Spontini, a Iesi e che risponde alle caratteristiche previste dallo Statuto. Per la sua designazione la legge Bray prevede la nomina da parte del Ministro dei beni culturali su proposta del Consiglio di indirizzo e non prevede bandi. Sul nome del candidato non vi è stata unanimità di consensi ma il presidente ha deciso di procedere alla votazione per arrivare celermente alla nomina e affrontare celermente le difficoltà di bilancio. Nella stessa seduta, alla luce delle difficoltà economiche, sono state autorizzate le sole tournées a copertura totale dei costi non autorizzando con voto unanime quella negli Usa. Ringrazio il sovraintendente Vergnano, ha concluso Leon, che lascia un teatro che si colloca ai massimi livelli del Teatro d’opera in Europa. Un teatro sorretto da lavoratori partecipi che in questa fase hanno manifestato con una lettera le loro legittime preoccupazioni. Le loro istanze sono state recepite dal Consiglio di indirizzo e dalla presidenza. L’Amministrazione, per il tramite del nuovo sovraintendente, intende proporre soluzioni atte ad espandere l’attività della nostra fondazione lirica sia a livello locale che internazionale lavorando ad un modello di teatro che sia al servizio della Città e del territorio.  La sindaca, presidente della Fondazione incontrerà il prossimo 9 maggio tutte le componenti della Fondazione, compresi i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali per informarli e individuare un percorso condiviso tra Città e Teatro Regio con il fine comune di diffondere l’arte e la cultura musicale nella nostra città e nel mondo.

Il dibattito

 

Fabrizio Ricca (Lega nord): Dai giornali emergevano ottimi rapporti tra Vergnano e la sindaca. Cosa è successo improvvisamente? Perché una persona che dichiarava di avere i conti in ordine ha deciso di andarsene? Il nuovo sovrintendente Graziosi è stato commissariato dal sindaco di Jesi. Dov’è l’esperienza internazionale richiesta? Dove sono finiti i bandi? Chi ha dato indicazioni per la scelta del sovrintendente? Come pensate di intervenire rispetto alle dimissioni di Noseda? Di tutta la questione, fino ad oggi nessuna parola da parte dell’assessora alla Cultura. Ora si parla di una decrescita del Teatro con maggiori repliche. Ma agli abbonati cosa si offre? C’è un’approssimazione che denota mancanza di competenze che rappresentano un prezzo che pagheranno il Teatro e i torinesi.

Stefano Lo Russo (Partito Democratico): Il metodo della scelta non è stato opportuno. La scelta di votare a maggioranza dimostra l’incapacità della sindaca di costruire consenso. L’attenta valutazione della sindaca”, così come l’ha definita l’assessora Leon, avrebbe dovuto essere connotata da maggiore trasparenza. Qual è stata l’attenta valutazione” nel non voler soprassedere di 24 ore sulla nomina del sovrintendente, quanto da più parti arrivava questa richiesta? E’ stata una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che si ponevano il problema di lasciare l’Ente in mani sicure. E’ stato sbagliato il metodo, speriamo sia stato azzeccato il merito. Preoccupa l’idea di sviluppo futuro del Teatro, oggi assente, in merito a programma artistico, programmazione internazionale e sostenibilità economica.
 

Osvaldo Napoli (Forza Italia): La figuraccia l’ha fatta Noseda. Faccia il maestro al quale faccio i complimenti per questo compito, ma lasci ad altri la decisione di scegliere chi deve gestire il Teatro. Non può intervenire su scelte politiche. Si discute sulla nomina di Graziosi, persona preparata, non schierata politicamente, nomina che ha avuto il benestare del ministro Franceschini, ma non si parla del buco di bilancio di un milione 800 mila euro. Mi ha fatto piacere la disponibilità della sindaca ad incontrare le maestranze.

Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non entro nel merito della scelta di William Graziosi alla sovrintendenza del Regio e non mi permetto di dare dei giudizi di merito su di lui.

Ma la procedura di nomina della sua figura è stata gestita male e con una fretta inopportuna sono state prese decisioni non condivise che, di fatto, hanno decapitato il vertice dell’ente lirico torinese. Si poteva aspettare anche soltanto qualche settimana in più, se lo meritavano tutti i lavoratori del Regio che ora apprendiamo saranno coinvolti in un incontro nei prossimi giorni; un momento di confronto che si sarebbe dovuto tenere prima di formulare le scelte effettuate.

 

Massimo Giovara (M5S): Spero si collabori tutti insieme per il futuro buon andamento del teatro Regio, come nello spirito dalla mozione da me presentata qualche settimana fa. Si è parlato della fretta con la quale sono state fatte le scelte, in realtà forse noi tutti dovremo conoscere meglio il mondo della lirica italiana. E voglio rispondere al consigliere Ricca che il presunto danno economico di Graziosi al teatro Pergolesi di Jesi non è in realtà a lui attribuibile, come ha spiegato il sindaco in una lettera nella quale ha evidenziato i favorevoli risultati di bilancio dell’Ente gestito da Graziosi stesso dal 2005. Riguardo la posizione di Noseda è stato ricordato che la legge prevede che nel momento in cui decade il sovrintendente dell’Ente, decade anche il direttore. A proposito della difficile situazione economica del teatro Regio non si può non considerare la gestione uscente responsabile dell’attuale stato delle finanze dell’Ente. 

 

L’intervento della sindaca Chiara Appendino

Voglio precisare, ha detto, che sia io che l’assessora Leon non siamo intervenute nel dibattito giornalistico di questi giorni per una scelta di rispetto nei confronti del consiglio comunale e del Consiglio di indirizzo, che tornerà a riunirsi la prossima settimana. Credo che da un lato sia un segno di attenzione al Teatro l’attuale dibattito cittadino, purtroppo quando la vicenda giornalistica avvia il dibattito sui nomi, soprattutto in campo culturale, si creano schieramenti opposti e diventa difficile valutare obbiettivamente il lavoro in atto.  Mi assumo pienamente la responsabilità sul nome che ho scelto e per avere accelerato il processo. A ottobre in modo riservato assieme al Sovraintendente uscente, che ringrazio per il suo lavoro, convenimmo che dopo 19 anni di gestione, avremmo utilizzato il prossimo anno per gestire la transizione del teatro. Poi con l’emersione del potenziale squilibrio di bilancio è diventata necessaria una nuova programmazione affidata a una nuova guida. Una guida che accolga la prima delle sfide: quella dell’equilibrio finanziario dell’ente, su cui hanno inciso i trasferimenti di immobili e nel 2015 e nel 2016 la decisione di utilizzare l’anticipazione dei fondi triennali cosicché nel 2017 si è creata una difficoltà strutturale. Voglio quindi rassicurare che ho operato solo nell’interesse del Teatro Regio, che non ha subito tagli da questa Amministrazione che anzi quest’anno metterà a disposizione anche risorse aggiuntive per intervenire sul palcoscenico che ha bisogno di interventi strutturali che non sono stati attuati in precedenza.  Una seconda sfida è quella del pubblico: la situazione della biglietteria e degli incassi negli anni non è migliorata e quindi bisogna ragionare su come ampliare il pubblico. La terza sfida è riuscire a mantenere i livelli delle competenze professionali e della programmazione artistica pur con una più oculata gestione finanziaria, per questo alcune tournées sono state autorizzate e altre no. In questo momento lo sforzo del Consiglio di indirizzo e mio è per non chiudere in disavanzo il bilancio del 2017 e del 2018 perché questo è importante per il futuro del teatro e permettergli di continuare a crescere con una programmazione all’altezza del teatro.

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(foto: il Torinese)

 

Scoppio nella scuola materna: era una cabina elettrica. Evacuati i bambini

Tanta paura ma per fortuna nessun danno questa mattina nella scuola materna in via Gioberti, nel centro di Torino: il guasto a una cabina elettrica interna ha provocato uno scoppio. I bambini sono stati evacuati e sono intervenuti i vigili del fuoco per accertamenti. Nessun ferito tra i piccoli e gli insegnanti. (Foto archivio)