Al lupo! Al lupo! Il grido degli agricoltori

Convegno con politici, tecnici e agricoltori sabato 5 maggio per affrontare l’emergenza delle predazioni

 

“Al lupo! Al lupo!”: il grido dei pastori delle valli braccate dal predatore più temuto dalle mandrie diventa il titolo dell’incontro organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori di Torino, che sabato 5 maggio, alle 15, alle Casermette di Fenestrelle ha chiamato a raccolta politici, amministratori locali, tecnici e allevatori per fare il punto sulla situazione e chiedere conto delle politiche e degli investimenti fin qui attuati sui territori interessati dalle predazioni.

«I nostri agricoltori riferiscono di condizioni a dir poco allarmanti, se non insostenibili – osserva il presidente di Cia Torino, Roberto Barbero -, abbiamo bisogno che si rimetta mano al più presto al Piano nazionale lupo e che, nel frattempo, il problema non venga irresponsabilmente strumentalizzato e sottovalutato a favore di posizioni demagogiche, puntualmente smentite dalla realtà dei fatti».

Nel mirino del presidente di Cia Torino c’è in primo luogo il progetto europeo di monitoraggio e conservazione del lupo, Life Wolfalps: «I conti non tornano – attacca Barbero -: questi signori che tre anni fa ci raccontavano che sull’intero arco alpino italiano c’erano appena 21 branchi di lupi, oggi hanno corretto il tiro e dichiarano 47 branchi, una progressione un tantino sospetta, se si pensa che in due anni sono stati trovati morti oltre sessanta lupi soltanto in Piemonte. Vuol dire che il numero di questi predatori, in realtà, è sempre stato molto più alto di quello registrato ufficialmente, come sanno bene i pastori, che assistono al massacro delle loro pecore e vacche, senza più denunciare il danno, che nella maggior parte dei casi non viene nemmeno riconosciuto, né risarcito».

Da qui, l’affondo sui costi a carico della collettività: «Oltre sei milioni di euro di soldi pubblici spesi da Life Wolfalps senza arrivare a nessuna conclusione pratica – sostiene Barbero -, con rilevazioni che non riflettono nel modo più assoluto la gravità del problema. Soldi che sarebbe stato molto meglio utilizzare per difendere chi vive e lavora in montagna, anziché per proteggere un animale come il lupo, che è diventato un pericolo pubblico non più solo per gli allevamenti, ma anche per l’uomo, come riferiscono le cronache dei giornali riguardo all’aggressione ai danni di un barista di Giaveno, rimasto ferito due anni fa».

Barbero cita Paesi come Spagna, Francia e Norvegia, dove i piani di contenimento del lupo sono ormai una realtà che non suscita alcuno scandalo: «In Norvegia, su una settantina di lupi censiti, è stato disposto l’abbattimento di 47 capi, l’incremento consentito è di due capi all’anno. Anche l’Italia deve correre ai ripari, il più presto possibile, a cominciare dalla rottamazione del carrozzone pubblico di Life Wolfalps, di cui nessun allevatore sentirà la mancanza».

Al tavolo di Fenestrelle sono stati invitati i parlamentari Daniela Ruffino (Forza Italia) e Mino Taricco (Partito democratico), i consiglieri regionali Elvio Rostagno (Partito democratico) e Gianluca Vignale (Movimento Sovranità), il vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, Marco Marocco (Movimento Cinque Stelle), l’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, l’Asl To 1, il Comparto Alpino, oltre ad allevatori e operatori del settore, con la partecipazione dello stesso Barbero e del presidente regionale della Cia, Gabriele Carenini.

 

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