redazione il torinese

DOG LOVERS’ DAY, LA LE.I.D.A.A. DELL’ON. BRAMBILLA PREMIA I CANI EROI

Dai “cani eroi” di Genova e del soccorso alpino al “dog show” con i più simpatici amici di tutti i giorni. Anche quest’anno la Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, fondata e presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, ha organizzato a Milano il “Dog Lovers’ day”, manifestazione nata per celebrare la plurimillenaria amicizia tra uomo e cane. Protagonisti, innanzitutto, i cani-eroi. A cominciare da quelli di Genova, che sono intervenuti tra le macerie del ponte Morandi come per tante altre emergenze del passato e che l’on. Brambilla ha voluto premiare. Tante le storie che i loro partner umani nelle operazioni di soccorso, i vigili del fuoco, hanno potuto raccontare. Come i loro colleghi del soccorso alpino, dove i cani sono da sempre protagonisti, i cani da salvataggio in ambiente acquatico, i cosiddetti cani “allerta diabete” capaci di segnalare iper- ed ipoglicemie. “Premiando questi magnifici animali e i loro conduttori – prosegue – abbiamo voluto ricordare a tutti che i cani non ci danno solo fedeltà ed affetto incondizionati, ma letteralmente salvano delle vite. Da tempo se n’è accorta anche la stampa, nazionale e internazionale, che giustamente esalta le loro eccezionali capacità. Dobbiamo ricordarcene anche noi. Alla generosità degli animali troppo spesso corrispondono indifferenza e spesso crudeltà da parte degli uomini”. Ospiti d’onore al “Dog Lovers’ day” di quest’anno i cuccioli di “Luce”, la cagnetta “incaprettata” in Calabria soccorsa dalla LE.I.D.A.A di Cosenza che, prima di morire, ha partorito 11 cuccioli. A circa tre mesi da quel drammatico avvio, gli otto piccoli sopravvissuti al primo impatto con la vita – Artù, Daisy, Fiocco, Birichino, Kira, Lara, Holly, Alissa – sono tutti in buone condizioni di salute, adottati in Lombardia da famiglie che li adorano, ed oggi acclamati come star dalla platea di appassionati nella sala dell’Istituto dei ciechi. La più piccola e gracile, Alissa, vive con la famiglia dell’on. Brambilla. Il video della loro storia è visionabile su YouTube all’indirizzohttps://www.youtube.com/watch?v=Ws3oKvLIah4&t o scaricabile all’indirizzohttps://drive.google.com/file/d/1TLXeaZosXxqJzOaGlb8frOf8usvS-72d/viewAlla sfilata conclusiva, invece, hanno partecipato gli animali che tutti i giorni allietano la vita dei loro amici umani. Premi per il più bello, il più cicciottello, quello che somiglia di più all’amico umano. Il Dog Lovers Day, promosso dalla World Dog Alliance, di cui la Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente è portavoce per l’Italia,
si tiene anche a Taiwan e a Shanghai, per rilanciare la richiesta di mettere al bando il consumo e il commercio della carne di cane nei Paesi, soprattutto dell’Estremo Oriente, dove sono, purtroppo, ancora diffusi.

Sono stati premiati nel Dog Lovers’ Day

Nella categoria GRANDI

1° classificato: Bernie, condotto da Chiara dell’associazione “Abbaio come Voglio”

2° classificato: Angelo, condotto da Donatella Tarsetti

3° classificato: Dagobert, condotto da Maria Rosa Paleni

Nella categoria MEDI

1° classificato: Balù, condotto da Gianpiera De Cecco

2° classificato: Gino, condotto da Maurizio Dragone

3° classificato: Charly, condotto da Teresa Cargiuli

Nella categoria PICCOLI:

1° classificato: Willy, condotto da Nicole Lumbruoso

2° classificato: Flap, condotto da Adriano Pezzano

3° classificato: Chuck, condotto da Sofia Merli

Nella categoria MINI: Tiganà, condotta da Antonella Garfagna

Nella categoria LA PUPA: Lindor, condotta da Carla Facchini

Nella categoria IL BULLO: Victor, condotto da Gianpiera De Cecco

Nella categoria NONNETTO: Cruciverba, condotto da Marina Monticelli

Nella categoria LO SMILZO: Dandelion, condotto da Maria Rosa Paleni

Una premio è andato anche a tutti i cuccioli di Luce, con i rispettivi proprietari:

Artù adottato da Lucia e Francesco, Milano. Adora molto le coccole e, tutte le volte che lo portano a passeggio, non vede l’ora di ricevere i complimenti e le carezze delle persone che incontra per strada. A settembre Artù accompagnerà qualche volta al lavoro Francesco che di professione fa l’architetto e ha la possibilità di tenerlo in studio.

Daisy, adottata da Andrea, Daniela e Leon, Rho. Con loro vive anche Doky, il Jack Russell adottato poco più di un anno fa, che è stato subito felice di avere una nuova sorellina con cui giocare e combinare marachelle. Adottata a Luglio, Daisy ad Agosto ha seguito la sua nuova famiglia in montagna; una volta finite le vacanze, insieme a Doky accompagnerà Daniela, libera professionista, a lavoro.

Fiocco e Birichino, adottati da Petra e Mario, Calolziocorte. Sono sempre stati i due fratelli più inseparabili del gruppo. Così, quando Petra e Mario, un coppia di Calolziocorte senza figli li hanno visti non se la sono sentita di separarli e li hanno adottati insieme. Di questa scelta coraggiosa non se ne sono mai pentiti: a distanza di due mesi li amano tantissimo e con loro giocano in giardino e fanno lunghe passeggiate nel parco. Fiocco e Beri vanno d’accordo con gli altri cani e con tutte le persone che, vedendoli così belli e dolci, li fermano per coprirli di carezze.

Kira, adottata da Debora, Pedro e i loro figli Manuel, Michele e Christian (Olgiate Molgora) che già la adorano. Amano giocare insieme, in casa o in cortile, oppure nel giardino dei nonni. Kira adora, inoltre, le passeggiate; sembra non stancarsi mai! Con loro resta anche un pesciolino rosso, Capitan Nemo, in onore del cartone della Pixar.

Lara, adottata da Margherita, Stefano e dal figlio Enrico. Oggi abita a Lecco e vive in simbiosi con la sua nuova mamma: le dorme in braccio ascoltando il battito del cuore, vanno insieme al lavoro e all’aperitivo con le amiche. Per lei la famiglia ha cambiato anche i piani delle vacanze, la Provenza anziché l’Albania, così i due cagnolini hanno potuto viaggiare con loro in auto e correre felici in campagna. Dopo un attimo di gelosia, ora le cose vanno meglio anche con Bau, felicissimo di avere una nuova amica di giochi.

Holly, adottata da Roberta e la sua famiglia: il figlio undicenne Filippo, la mamma Rita e Lia, una meticcia di cinque anni. Holly e Lia vanno al parco almeno tre volte al giorno, hanno già fatto amicizia fra di loro e giocano senza sosta. Anche se Roberta non può portare Holly con sé a lavoro, lei e la sua famiglia le dedicano tutte e attenzioni, non lasciandola quasi mai sola e suddividendosi i compiti per darle tutto ciò di cui ha bisogno.

Alissa adottata da Michela Vittoria Brambilla. Quando la figlia Stella l’ha vista è stato amore a prima vista: una tenera palla di pelo marroncino, tra tanti batuffoli bianchi. E’ una cucciola molto vivace, quasi iperattiva, che rosicchia e morde tutto quello che le capita a tiro. Il suo giocattolo preferito è una piccola paperella di gomma, appartenuta un tempo a Stella, e che lei stessa ha voluto regalarle. Arrivato il momento di partire per le vacanze, Alissa ha ovviamente seguito tutta la famiglia a Cesenatico.

IL MATRIMONIO SECONDO GIVERSO

GIVERSO Gioielli si differenzia come un’antica gioielleria di una famiglia assolutamente unita per amore, esperienza e innovazione di un estro ormai oggi riconosciuto come unico, altamente qualitativo soprattutto per l’assoluto valore dei materiali

Le fedi di Giverso Gioielli sono tutte realizzate a mano in oro certificato etico Fairmined e conforme alla Chain of custody del RJC. Prima gioielleria certificata etica in Piemonte e seconda a livello nazionale (www.giversogioielli.it/responsabilita-etica – Giverso Gioielli : 78. Corso Bramante – Torino) . Quest’ultimo dettaglio li differenzia di gran lunga nel panorama del mercato orafo, dando loro grande unicità e altissimo livello di qualità. Con questo marchio che li contraddistingue, Giverso Gioielli sono davvero professionisti all’avanguardia, non solo precisi nel proprio lavoro ma anche attenti operatori sul mercato nel rispetto di coloro che lavorano nelle miniere, le più certificate, laddove non vige lo sfruttamento del personale addetto ai lavori e dove l’inquinamento estrattivo è ridotto ai minimi termini. Inoltre, tutte le fedi create da Giverso Gioielli appartengono ad un nome e portano con se’ una pergamena descrittiva che ne rileva il significato del nome. Una domanda piuttosto ricorrente, alla luce di un grande avvenimento quale il matrimonio e quella che dice : mi sposo….e adesso ? Quante, quante domande al sol pensiero della conquista di questa notizia. Alla ricerca allora della wedding planner d’assalto e di tutto quanto possa in qualche modo colorare di meraviglia questo avvenimento. Giverso Gioielli, risponde che le dicerie di strada come quelle dei salotti più eleganti, enunciano innumerevoli e squillanti definizioni rivolte al matrimonio. Generalmente pare che all’aggettivo “classico” si dia ormai un’accezione negativa . I giovani sposi come anche coloro , i più “diversamente adulti”, che sul matrimonio avevano e hanno già costruito storie infinite, fiorite e fantasiose da raccontare ai posteri, con gioie e dolori da giostrare a seconda delle situazioni, tendono ormai oggi a voler dare allo stesso una diversa connotazione, cercando quindi di organizzare “l’evento della vita” in modo meno convenzionale, dove originalità, stile e addirittura finalità dello stesso , possano divenire davvero non solo una nuova tendenza ma una risoluzione al volere più significativo e incontaminato. Il matrimonio è quindi per molte persone , si’ una “istituzione” estremamente tradizionale, ma per molte altre sta fortunatamente diventando un tramite all’apparenza statico nella sua modalità di riconoscimento, ma che invece si bea anche di un movimento più personalizzato, veloce, davvero alternativo e innovativo , con risultati a volte persino estremamente bizzarri, discutibili ma meravigliosamente autentici. Ci fu un tempo una sposa inglese ad esempio che balzò all’onore delle cronache perché predispose una dettagliatissima tabella di marcia delle nozze che prevedevano addirittura i tempi esatti in cui il suo futuro marito avrebbe potuto andare in bagno. Oppure, si racconta che una giovane sposa mise al collare dei suoi due deliziosi barboncini bianchi le fedi nuziali destinate al suo matrimonio, ma che a due passi dall’altare i due cani si misero ad abbaiare creando tra loro una rissa mai vista ,che finì poi in un fuggi fuggi generale, che andò a sfogarsi nella corte della chiesa con le fedi ormai scomparse tra l’acciottolato antistante. Ma vissero comunque felici e contenti, tutti! La storia della fede nuziale ad esempio ci porta ai concetti più autentici appartenenti a lealtà e fedeltà, per un anello che simbolicamente legherà due persone per tutta la vita. Non a caso fides in latino significa fede, anche se la sua prima e antica accezione si legò alla lealtà del cittadino romano alla sua amata patria e non alla fedeltà tra due persone che scelgano di unirsi spontaneamente nel vincolo del matrimonio in un amore eterno. E come il significato di fede cambiò in quell’epoca così remota, discostandosi dalla sua più antica definizione, perché non cercare di rendere differente anche la struttura della sua forma “classica”, oggi così convenzionale a tutti ma certamente poco considerata nella sua scelta, nel rispetto del suo vero significato di “amore”. Amore dovrebbe essenzialmente rappresentare la libertà delle scelte, la spontaneità del pensiero e della sua evoluzione, la carezza delle forme , dei colori e non solo nella loro unicità, ma nell’originalità e nell’autenticità di ciò che veramente vorremmo portare con noi per tutto il resto della nostra vita. Tendenzialmente quindi l’abolizione dei vecchi concetti legati al simbolo del matrimonio e non certo la dissacrazione dello stato di fatto che per nulla al mondo dovrebbe cambiare per tutti ma solo per coloro che lo desiderano, potrebbe divenire un tramite “leggero e amabile” di scelta, atto alla soddisfazione di coloro che amano disegnare o far costruire da altrui , maestri orafi e non solo, la loro fede nuziale. Per cui il risultato , la rivoluzione più innovativa, sarà la libertà del pensiero legato davvero al proprio volere e non a quello della convenzionalità più spicciola. Pochi sanno oltretutto che , nella lontana epoca romana, la fede veniva sì conferita ai coniugi come simbolo di unione matrimoniale, ma innanzitutto l’anello nuziale stava a rappresentare e a consolidare una forte protezione personale per avvalorare ulteriormente la forza di un esorcismo contro le tentazioni e gli attacchi di spiriti maligni che inducono all’adulterio. Per cui portarla sempre è una buona protezione oltre che un simbolo. Di ferro, argento, oro , oro etico, platino , o di qualsiasi altra lega, l’anello nuziale ha acquisito e conquistato ovviamente nel tempo e soprattutto nell’epoca attuale, un significato decisamente più nobile e veritiero di quello che aveva nell’antichità pagana , non appena la Chiesa lo costituì come simbolo di alleanza indissolubile tra i coniugi. Tutta una serie di motivi concatenati tra loro, ci portano quindi a pensare che la scelta di una fede nuziale non sia solo il risultato di una passeggiata tra le gioiellerie più o meno note del pianeta terra e neppure una ricerca alla “copia” migliore dell’originale ormai a tutti noi noto, ma diviene una sorta di premio raffinato, atto a coronare ulteriormente il grande evento del matrimonio . E’ una sorta di viaggio nell’anima e nello spirito che più ci appartengono, lontano dalle mode di massa e dalle solite convenzioni, protagonista assoluta della nostra consapevolezza più veritiera di ciò che davvero la nostra percezione più intima ci sussurra. La grande azienda Giverso Gioielli, ormai leader tra gli operatori del settore e sul panorama del pubblico torinese, porta i suoi sposi per mano in un mondo a parte, dove il viaggio per la vita diviene innanzitutto un credo etico e romantico , che non solo incentiva l’estro artistico dei suoi maestri orafi , ma che innanzitutto fa la differenza nella scontatezza di oggi e mette all’avanguardia la ricerca e la risoluzione più affascinante di domani.

Monica Di Maria di Alleri

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Informazione commerciale

 

FCA, TRONZANO (FI): “DOPO MARCHIONNE CHI E’ L’INTERLOCUTORE DEL GRUPPO PER LE QUESTIONI TORINESI?”

“Il futuro del gruppo Fca preoccupa Torino. Le incertezze legate agli ammortizzatori sociali, alla effettiva produzione o meno di nuovi modelli e alla situazione dell’indotto creano apprensione in migliaia di lavoratori e nelle loro famiglie. Con Sergio Marchionne la dialettica, a volte anche aspra, altre molto costruttiva, da parte del gruppo automobilistico con istituzioni e sindacati, c’era comunque sempre stata. Oggi chi dialoga con Torino?”. Se lo chiede il vicepresidente del gruppo regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, che propone di “affrontare nuovamente in Consiglio regionale i temi che riguardano le sorti di Fca e le loro ricadute su lavoratori e stabilimenti piemontesi”. “Comune di Torino e Regione hanno già chiesto ragguagli e rassicurazioni in proposito, ma al momento non hanno ottenuto risposte. È’ dunque necessario ritrovare al più presto – conclude Tronzano- un filo diretto tra azienda e istituzioni”.

Il Napoli travolge il Toro

Nuova sconfitta casalinga per i Granata, battuti  3-1 dal  Napoli nell’anticipo di oggi. I padroni di casa erano in svantaggio di due gol dopo venti minuti, con le reti di Insigne (4′) e di Verdi (20′). Il Toro non si è fatto vedere nel primo tempo, ma cambia in meglio nella  ripresa.  Belotti  dopo sei minuti va in rete sul rigore concesso da Irrati per fallo su Berenguer. Poi il 3-1  ancora con Insigne. Per i Granata una partita da dimenticare.

 

(foto Luca Tonatto)

Bimbo di tre anni muore investito dal pick-up del padre

Un bimbo  di tre anni è stato investito  dal pick up guidato dal padre, questa mattina a Viarigi, nell’Astigiano. Il piccolo e’ morto sul colpo  nel cortile della casa di famiglia, dove stava giocando. Il genitore quarantenne non lo ha  visto e lo ha investito. Vani i tentativi di rianimarlo da parte del 118, giunto  con l’elisoccorso. Sono intervenuti  i carabinieri della Compagnia di Asti.

DOPPIO NUOVO RECORD DELLA HIPPORUN

In 1500 al via sulle tre distanze La terza edizione della HippoRun organizzata dalla Podistica Torino in collaborazione con l’Ippodromo di Vinovo, si chiude con due nuovi record

Il favorito Deme Tadu Abate ha vinto in 1h02’12”, stracciando il record di 43” che apparteneva a Youssef Sbaai. Tra le donne il podio è andato a Gete Alemayeuh che ha chiuso in 1h13’02” e ha infranto il record di Sara Dossena di 1h14’58”. In 1500 al via nelle tre distanze. Sei atleti africani hanno subito imposto un ritmo forsennato, al 3° km e al 5° km il passaggio è stato rispettivamente di 8’40” e di 14’29”. Nessuna novità neppure al 10° km dove il gruppetto proseguiva compatto e fermava il cronometro a 29’20”. La scena cambia al 13° km. e i battistrada si sfilacciano. Il keniano Roncer Konga Kipkorir e Deme Tadu Abate cambiano ritmo e prendono il comando della corsa e staccano Yassine Rachik di un paio di minuti. La situazione rimane invariata fino al traguardo e i due atleti viaggiano appaiati fino all’ingresso dell’ippodromo, dove Abate decide di allungare e vince in 1h02’12”, in ritardo di 2” Kipkorir e terzo il keniano Paul Tiongik 1h02’39”. “Ho patito il caldo – ha dichiarato il vincitore – ma il percorso si è rivelato molto veloce”. Per il campione italiano di mezza maratona 2017, Yassine Rachik, reduce da uno strappo muscolare e da un periodo di stop la competizione è stato un ritorno alle gare “E’ una gara organizzata ottimamente, che è riuscita a portare tanti top runner e non ce ne sono tante di questo livello in Italia”. Ancora Etiopia in campo femminile. Il trio Gete Alemayeuh, Adah Munguleya e Valeria Straneo al ritorno sulle gare, è stato compatto fino al 5° km. L’atleta alessandrina si sgancia al 10° km “Ho accusato il ritmo troppo veloce e quindi sono andata in “regressione” commenta scherzando. Al traguardo si presentano nell’ordine: Alemayeuh 1h13’02”, Munguleya 1h13’31” e Straneo 1h13’52”. Nella HippoTen di 10 km. il podio è andato a Jean Batipste Simukeka dell’atletica Garfagnana in 30’46” e la cussina Giorgia Barale in 36’25”. Alla HappyRun corsa non competitiva di 5 km che si è snodata all’interno delle scuderie hanno partecipato in 200. Parte del ricavato sarà devoluto all’UGI.

Affitto negato a disabile, Cerutti: “Supporteremo la signora se lo riterrà necessario”

                                                            
“Apprendiamo di questo nuovo caso discriminatorio a Omegna. Auspichiamo che agenzia e proprietari possano rivedere la propria posizione, ma soprattutto ricordiamo alla signora Vittoni che la Regione Piemonte ha una legge contro tutte le discriminazioni e che dunque siamo pronti a supportarla, se lo riterrà necessario. Soprattutto la ringraziamo per avere reso pubblico il suo caso: non dovremmo mai assistere con rassegnazione a nessun tipo di discriminazione”
Monica Cerutti
Assessora Regione Piemonte

Santa Fede, culto e storia

Uno dei luoghi di culto più carichi di significato e di suggestione nella Valcerrina è l’Abbazia di Santa Fede che si trova sul territorio di Cavagnolo, comune della Città Metropolitana di Torino, ma appartenente alla Diocesi di Sant’Evasio di Casale Monferrato. A riscoprirne l’importanza e la bellezza è stato, nella seconda metà dell’Ottocento, il conte vercellese Edoardo Arborio Mella, studioso di arte romanica e restauratore del Duomo di Casale Monferrato e valorizzare con una serie di scritti, in particolare “Della Badia e chiesa di Santa Fede presso Cavagnolo Po”. Ed è merito del padre marista (la Congregrazione dei Padri Maristi l’aveva acquistato nel 1895, utilizzandolo come scuola Apostolica, scuola media statale prima della cessione all’attuale proprietà, la Diocesi di Casale nel 2011) Luigi Falletti di avere scoperto la prova del collegamento di Santa Fede con la celebre abbazia benedettina di Sainte-Foy-de-Conques nell’Alvernia, in Francia, ad una trentina di chilometri da Rodez. Qui, in una chiesa romanica del X secolo, affiancata da una grande abbazia sono custodite da secoli le reliquie della giovinetta Fede martirizzata ad Agen durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano. Era l’anno 303. Il culto della Santa si diffuse in Francia ed in Spagna, mentre in Italia ebbe una devozione piuttosto limitata. Oggi è provato che il monastero di Santa Fede di Cavagnolo – “Monasterii sancte Fidis de Cabagnoli” – fosse già presente nel XII secolo sui territori controllati dai Marchesi di Monferrato, ma non sono molte le fonti storiche. Per raggiungere Santa Fede, per chi arriva da Torino percorrendo la strada provinciale 590 “della Valcerrina” occorre, dopo essere entrati nel paese, superare la rotonda, girare a destra e percorrere la strada per circa due chilometri. Per raggiungere il piazzale prospicente l’edificio occorre svoltare a destra nello stretto tornante della stradina che costeggia il moderno complesso addossato al fianco sud. Qui colpisce subito la facciata, del tipo a capanna, con cuspide triangolare, suddivisa in 3 parti, corrispondenti alle navate Archetti ciechi coronano le pendenze dei tetti. Dal centro una bifora scompartisce un finestrone ingrandito rispetto all’originale per aumentare la luminosità interna. Sotto la bifora si apre un magnifico portale ricco di un’esuberante decorazione che costituisce, sicuramente, l’attrattiva maggiore di Santa Fede. L’interno rappresenta quello che padre Bartolomeo Bardessono, nella sua pubblicazione “Santa Fede Cavagnolo” incentrata sulla storia, l’arte e la presenza marista, definisce “La bomboniera del romanico in Piemonte”. Lo spazio con 22.47 metri di lunghezza per 9,96 metri di larghezza non è di vaste dimensioni, è suddiviso in tre navate e questa sono a loro volta scompartite in cinque campate da robusti pilastri attorniati da semicolonne. La navata centrale termina con un’abside circolare rischiarata da tre monofore. L’altare maggiore è un’aggiunta settecentesca. Negli anni molti sono stati, da parte degli studiosi, gli studi su Santa Fede e a molti visitatori, il luogo e la chiesa lasciano sempre un senso di pace e di serenità. Una recente, sintetica quanto pregevole, scheda su Santa Fede è stata realizzata a cura dell’architetto Sara Inzerra, in collaborazione con Giulia Cacciatori, Arianna Florestino, Daniela Catalano, volontari per conto dell’amministrazione comunale nell’ambito del progetto “Rete Romanica di Collina – Abbazie e chiese tra Po e Monferrato”. Inoltre, sempre recentemente, Santa Fede è stata inserita in un articolo di Chiara Parente, pubblicato sulla rivista a tiratura nazionale Medioevo, in un itinerario dedicato alla Valcerrina che collega Crea, Mombello Monferrato, Odalengo Grande, Gabiano nella Provincia di Alessndria e prosegue poi nella Città Metropolitana di Torino, andando ad interessare, appunto Santa Fede di Cavagnolo per concludersi poi all’Abbazia della Pulcherada a San Mauro Torinese. Si tratta di un itinerario che ha come punti di riferimento tre chiese in un territorio interessato da tre siti Unesco.

Massimo Iaretti

 

Ragazzo muore cadendo dalle scale mobili del Metro

Un giovane di 29 anni è morto ieri in serata a Torino cadendo dalle scale mobili della fermata Dante  della metropolitana. E’ precipitato al piano sottostante e non è stato possibile salvarlo, nonostante i soccorsi. Alcuni  amici che erano con lui hanno dato l’allarme e  sono giunti  poco dopo i medici e gli infermieri del 118. Da quanto hanno raccontato gli amici il ragazzo si sarebbe seduto sulla guida della scala mobile, perdendo  l’equilibrio. Era uno studente del Politecnico di origine boliviane, e ieri stava andando a una festa con i suoi amici.

 

(foto archivio il Torinese)

La capitale del gusto

È stato presentato  a Lingotto Fiere, nella giornata inaugurale della XII edizione di Terra Madre Salone del Gusto, il brand “Torino capitale del Gusto” che accompagnerà una campagna di comunicazione tesa a esaltare la tradizione enogastronomica locale.

Si tratta di un progetto realizzato dal Comune di Torino, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia, e sostenuto finanziariamente da Camera di commercio di Torino, per promuovere la città come destinazione di food experience di alto livello, da scoprire durante un soggiorno in cui, accanto alle visite nei musei e nelle pinacoteche e allo shopping, si potranno assaporare piatti tipici e bouquet di vini pregiati e fare conoscenza con le tendenze della cucina contemporanea. Il buon cibo si conferma uno straordinario valore aggiunto per il turismo internazionale. Ha infatti un peso crescente nelle scelte delle mete da parte dei viaggiatori, sempre più incuriositi dalle particolarità gastronomiche locali. “I buoni primi, le pietanze e i dolci torinesi riscuotono da sempre un successo notevole e lo stupore di quanti ne apprezzano i sapori per la prima volta diventa veicolo di promozione –sottolinea Alberto SaccoAssessore al Turismo e Commercio della Città di Torino -. Il marchio “Torino capitale del gusto” si affiancherà allo spontaneo passaparola, rafforzando un settore sempre più trainante della nostra economia. L’iniziativa pubblicitaria all’insegna dei piaceri del palato inviterà a trascorrere alcuni giorni nella città della Mole. Torino, con il Monferrato, le Langhe e il Roero è, infatti, il capoluogo di una terra Patrimonio dell’Unesco, in una regione, il Piemonte, molto attiva a rendere sempre più piacevole lo stare a tavola, attraverso la cura dell’enogastronomia, la pasticceria, la ristorazione e che lega alla gradevolezza del sapore la scoperta dell’ingente ricchezza culturale”. Torino ha tutte le carte in regola per essere annoverata tra le principali città italiane del gusto. L’innegabile fervore che si avverte è sottolineato dalle recenti aperture di locali negli ex spazi industriali, riqualificati e trasformati in incubatori di food, nei quali chef stellati esprimono la loro creatività culinaria. “In Italia e nel mondo cresce esponenzialmente la domanda di turismo enogastronomico e il nostro territorio ha tutte le caratteristiche per soddisfare queste richieste con successo: sappiamo ad esempio che le visite alle botteghe dei nostri Maestri del Gusto, ai laboratori dei casari di Torino Cheese o alle cantine dei viticoltori Torino DOC costituiscono per tutti un’esperienza indimenticabile e rappresentano uno strumento di conoscenza diretta e coinvolgente soprattutto per il turista più esigente e attento – ha spiegato Vincenzo Ilotte,Presidente della Camera di commercio di Torino. – In un’ottica di sistema con la Città abbiamo pertanto voluto finanziare questo progetto di valorizzazione del nostro patrimonio, anche in linea con le nuove competenze affidate alle Camere di commercio italiane in tema di turismo”. Il concept “Torino Capitale del Gusto” che è stato ideato dai creativi dello Studio Sanna fa leva sull’aspetto emozionale, evocativo e di autenticità in un mix di arte, cultura, paesaggio, enogastronomia, design… qual è Torino. Mmm Torino! – #MmmTorino! è inoltre il claim della campagna e logo onomatopeico che richiama la bontà delle eccellenze enogastronomiche locali. Un escamotage per rafforzare anche graficamente le sensazioni di stupore e soddisfazione.

Per la campagna sui media stampa e web è stata scelta una golosità tipicamente torinese: ungianduiotto posato sulla mano di una modella ingioiellata con un orecchino a forma di Mole Antonelliana. “Siamo certi – sottolinea Daniela BroglioDirettore di Turismo Torino e Provincia – che promuovere il lato gourmand del nostro territorio contribuirà a incrementare il numero di coloro che scelgono di passare un weekend o più giorni a Torino; basti pensare che da recenti indagini realizzate della Food Travel Monitor è emerso che un italiano su tre ha svolto almeno un viaggio motivato dall’enogastronomia negli ultimi tre anni e che i turisti enogastronomici salgono al 30%; un dato che dichiara come il settore sia passato da un ruolo accessorio a componente in grado di influenzare le scelte di viaggio”.