redazione il torinese

Smog, da martedì stop ai veicoli Euro 4

Martedì 4 dicembre dalle 8 alle 19, si fermano a Torino i veicoli diesel euro 4, a causa del superamento dei limiti di polveri sottili. Il Comune ha attivato il primo livello di allerta previsto dalle misure di contenimento , quello “arancio”. Scatta così il primo blocco dell’autunno. Il provvedimento resta in vigore fino al successivo controllo dell’inquinamento, in programma giovedì 6 dicembre.

Susanna Di Martino: “I sussurri segreti del vento”

Una storia d’amore. Di libera scelta. Di risveglio al proprio essere

Un incontro casuale. O forse no.

Con una donna donna misteriosa, che porta in sé il sussurro segreto del Vento.

Che riconduce a verità profonde.

Sepolte da strati di maschere, apparentemente necessarie.

Una storia d’amore. Di libera scelta. Di risveglio al proprio essere.

Di fuoriuscita, dalle paure potenti, che ci chiudono alla vita.

La vita vera col suo carico di straordinaria possibilità.

Un uomo. Una donna. Il mistero di ciò che non si vede, ma.

La storia di ciascuno di noi.

Se decidiamo di ascoltarli certi sussurri.

E di abbandonarci. Alla forza impetuosa del vento.

All’energia misteriosa e profonda che certi soffi interni sanno risvegliare in noi.

Se lasciamo che ritrovino la via del Cuore. L’unica possibile.

Un giorno ti capita un libro fra le mani. Ti sembra di sceglierlo, o forse è lui che sceglie te, chissà.

È qualcosa nel titolo, che tocca corde profonde. O nell’immagine di copertina. L’odore della carta.

O più semplicemente l’energia che emana. Non te lo sai spiegare, ma sai che è lui. Che donerà alla tua anima una piccola chiave preziosa. Che avrai la possibilità di utilizzare o meno. Per compiere un minuscolo passo. O per trasformare completamente te stesso in qualcos’altro. Non è questo, forse, l’importante. Ciò che conta è che arriva il momento in cui il misterioso richiamo, quel vento interiore che ha sempre abitato certe regioni profonde del tuo essere, emana un refolo di riconoscimento. Generato da una storia. E niente sarà più come prima.

***

Susanna Di Martino : Nata sotto il segno dei pesci, in una terra di giganti ed antichissima energia. Un isola di mare, straordinariamente e sfacciatamente bello, e di vento, perennemente intenso e libero. Vive, lavora, fotografa e scrive, a stretto contatto con questi elementi, fra i quali, in particolare, la forza e l’energia del mare sono compagne di viaggio amorevolmente indispensabili. Psicoterapeuta, formatrice e ricercatrice spirituale, si occupa da tempo di psicologia alchemica, di come cioè l’incontro tra la psicologia, la spiritualità, e la fisica quantistica, possa condurre, concretamente, alla creazione della realtà che desideriamo, finalmente svincolata da retaggi esterni, credenze limitanti e cortocircuiti mentali.

 

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“La porta socchiusa” di Valentina Morpurgo

Un invito ad imparare a guardare tutto ciò che ci capita da più prospettive
Il libro di Valentina Morpurgo racconta una storia di annullamento, un percorso doloroso incentrato soprattutto sulla riflessione, sulla crescita personale e sul libero arbitrio. Un racconto forte che parla di violenza subdola, verbale prima, protratta per lunghi anni da cui la protagonista non riesce a sottrarsi e fisica poi, quando tutto precipita e ciò che appare come triste tragedia annunciata, si rivela invece la strada giusta. Un romanzo che fa entrare dentro l’io più profondo. Un invito ad imparare a guardare tutto ciò che ci capita da più prospettive. Il titolo del romanzo non è a caso. La porta socchiusa non è altro che la convinzione di non avere una via d’uscita, la certezza che quella stanza, la stanza della nostra vita, sia chiusa a chiave.
Il libro è presente su Amazon, IBS e Feltrinelli per l’acquisto online e si può ordinare in ogni libreria. L’autrice ha una pagina dedicata al romanzo su Facebook e un profilo Instagram Valentina_Morpurgo
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L’Iran mostra i muscoli ma rischia il collasso

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Gli Hezbollah sulle rive del lago di Tiberiade pronti a sferrare un attacco letale allo Stato ebraico. Milizie iraniane installate sul Golan sul punto di piombare sulla Galilea. Missili persiani puntati contro l’Arabia Saudita e contro le basi americane in Medio Oriente. Scenari catastrofici e inimmaginabili ma forse neanche tanto lontani dalla realtà. Lo scontro finale tra Israele e la Persia si avvicina? I generali iraniani soffiano sul fuoco delle tensioni con l’America e avvertono che le basi militari statunitensi situate nella regione sono facilmente raggiungibili dai missili persiani.

Al Udeid nel Qatar, la più grande base americana in Medio Oriente, Al Dhafra negli Emirati Arabi e Kandahar in Afghanistan si trovano a poche centinaia di chilometri di distanza dalle rampe di lancio iraniane. Nel Golfo e nel Mare dell’Oman le navi da guerra a stelle e strisce con decine di aerei da combattimento e migliaia di militari possono finire nel mirino dei Pasdaran. “Le strutture militari americane che spiano il nostro Paese sono ora sotto la copertura dei nostri missili, proprio come la carne sotto i nostri denti”. Le parole del comandante delle forze aeree delle Guardie della rivoluzione, il generale Amirali Hajizadeh, risuonano minacciose nei cieli del Levante. “Non saremo noi ad iniziare uno scontro ma ci difenderemo se attaccati”. Replica così il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif alle accuse dell’Occidente di alimentare il caos e l’instabilità nella regione e di sostenere il terrorismo. Resta però il fatto che dal Mediterraneo al Golfo Persico, da Beirut alla Mesopotamia, le ambizioni imperiali degli ayatollah non conoscono confini. Dalle basi iraniane in Siria si lanciano avvertimenti a Gerusalemme e da Teheran si minaccia l’Arabia Saudita rafforzando l’alleanza con il Qatar e sostenendo militarmente i ribelli yemeniti sciiti contro Riad. Teheran starebbe inoltre sviluppando nuovi missili balistici intercontinentali. Nel nord dell’Iran esisterebbe, secondo gli analisti militari, una struttura, forse nascosta all’interno di una montagna, in cui gli iraniani starebbero lavorando con sofisticate tecnologie belliche. Sul Golan, dalle torri di avvistamento con la stella di David si controllano i movimenti del nemico in uno stato di allerta continua come non accadeva da tempo. “Non vogliamo svegliarci al mattino e vedere gli Hezbollah sulle sponde del lago di Tiberiade. Non possiamo permettere alle milizie iraniane di mettere radici sul Golan che deve restare sotto la nostra sovranità. Continueremo a colpire le basi iraniane sul territorio siriano finchè ne rimarrà una in piedi”. È la risposta del premier israeliano alla strategia del nuovo impero persiano che mostra i muscoli in Medio Oriente ma così facendo rischia di incendiare l’intera regione. È infatti Teheran la principale minaccia alla sicurezza di Israele, non per i suoi piani atomici ma per la presenza degli iraniani a poche decine di chilometri dai suoi confini con milizie sciite, basi militari e depositi di missili, temendo che replichi in Siria quanto fatto con Hezbollah in Libano che sostiene e arma da decenni. Getta acqua sul braciere mediorientale il capo della diplomazia degli ayatollah: “non vogliamo ricostruire il nostro millenario impero ma non riconosciamo nessun altro impero e crediamo che la supremazia di una potenza non durerà”. L’odio reciproco tra gli Stati Uniti e l’Iran dura da 40 anni e Zarif non ha dubbi sul fatto che l’America, Israele e l’Arabia Saudita vogliano la caduta della Repubblica islamica: “è quello che hanno sempre voluto e non hanno mai abbandonato questa illusione“. Fragile all’interno, impoverito dalle sanzioni americane, nel mirino di separatisti arabi e curdi e colpito da gruppi jihadisti, il regime degli ayatollah minaccia tuoni e fulmini all’esterno. Ma fino a quando riuscirà a intimidire i suoi avversari? Sul fronte delle alleanze, mai molto durature in Medio Oriente, qualcosa scricchiola. Per Mosca la presenza militare iraniana in Siria comincia a essere piuttosto ingombrante. Fino a quando gli interessi strategici russi, turchi e siriani convergeranno? Nel recente vertice russo-turco sulla crisi siriana a Istanbul, con la Merkel e Macron, mancava proprio l’Iran, un attore fondamentale nel teatro siriano, oltre agli Stati Uniti. Teheran si sente sotto attacco e deve rispondere alle pressioni economiche che giungono da Washington impegnata a contenere l’influenza iraniana nel Siraq e nello Yemen. L’intesa sul nucleare si salverà senza gli Stati Uniti? I Paesi europei hanno assicurato più volte di voler conservare l’accordo sul nucleare e continuare i rapporti economici con la Repubblica Islamica ma il governo iraniano ha ribadito che non rispetterà l’intesa se non vedrà benefici economici per sé. Fa notare inoltre che i Paesi europei non hanno ancora istituito un meccanismo finanziario che consenta loro di continuare le transazioni con Teheran nonostante le sanzioni bancarie imposte dall’America. Se l’intesa del 2015 sul nucleare iraniano salterà del tutto, dopo l’uscita di Trump nel maggio scorso, la potenza persiana potrà riprendere ad arricchire l’uranio. Se da una parte l’Iran mostra fermezza nel duello con gli Stati Uniti e i Paesi della regione, dall’altra si prepara a difendersi dall’assalto americano che ha imposto a Teheran sanzioni molto dure per isolare il regime e impedirgli di ampliare la propria influenza fino al Mediterraneo. Le sanzioni introdotte dalla Casa Bianca ai primi di novembre sono le più dure della storia contro l’Iran perchè puntano ad azzerare le esportazioni di petrolio iraniano. Provocheranno un calo rilevante dell’economia iraniana come sostiene il Fondo monetario internazionale (Fmi) e soprattutto un netto calo nelle vendite di petrolio. Per il Fmi l’economia è destinata a calare dell’1,5% quest’anno e del 3,6% nel 2019. L’inflazione salirà a livelli molto alti superando il 30% il prossimo anno e la disoccupazione lascerà a casa molta gente, soprattutto giovani. L’Iran rischia il collasso anche se, come deciso dall’amministrazione americana, potrà continuare a vendere il greggio a otto Stati ancora per qualche mese ma nel frattempo le esportazioni sono già scese da 2,8 a 1,8 milioni di barili al giorno. Per non finire schiacciata dalle sanzioni la Repubblica islamica cerca alleati negli europei e nei Paesi della regione. Con l’Iraq vuole consolidare il commercio bilaterale con l’obiettivo di far passare il volume di affari complessivo con Baghdad dagli attuali 12 a 20 miliardi di dollari. L’Iraq è il secondo mercato più importante dopo quello cinese per i prodotti iraniani.

 

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

“Wildlife” diretto con grande maturità da Paul Dano eletto miglior film

Premiando (con una cifra di 18.000 euro) Wildlife, opera prima del trentaquattrenne Paul Dano – sinora attore: Little Miss Sunshine, Il petroliere, Youth di Sorrentino, tra gli altri -, la giuria presieduta dal regista cinese Jia Zhangke ha accomunato i temi del lavoro e soprattutto dello sgretolamento familiare, che visti sotto più forme e vicende sono state le voci più importanti di questa 36ma edizione del TFF. Addentro agli anni Sessanta, in un Montana fatto di piccole cittadine, di solitudini, di vallate verdi e di montagne, di esistenze che si trascinano ormai giorno dopo giorno, Dano analizza con singolare partecipazione, con un’attenzione che scava negli animi e nelle ferite, nelle crisi e nelle ribellioni, con la bravura davvero di un regista maturo e navigato, eleggendo la direzione degli attori a suo punto di forza. Per cui, inevitabile, salta fuori la domanda dell’esclusione di Carey Mulligan, moglie (e madre) chiamata a combattere contro l’assenza dello sposo Jake Gyllenhaal e disposta a cercare un riparo sotto la casa del datore di lavoro sotto lo sguardo del figlio Ed Oxenbould, testimone muto. Il premio alla migliore attrice è così andato a Grace Passô del brasiliano Temporada firmato da André Novais Oliveira. Il premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (per il valore di 7.000 euro) è stato vinto da Atlas del tedesco David Nawrath, crudele vicenda di soprusi e di speculazioni, con al centro il personaggio di Walter, uomo duro e solitario, che lavora con una compagnia di recupero crediti in affari con la malavita, obbediente a far da intruso nelle case altrui che vanno sgomberate fino al giorno in cui qualcuno dai modi troppo spicci entra nella squadra di lavoro e Walter deve bussare alla porta di un alloggio che mai avrebbe voluto sgomberare. Un’opera eccellente nei suoi ritmi narrativi, le atmosfere noir, la descrizione delle facce, con un protagonista, Rainer Bock, giustamente vincitore del premio per il miglior attore, ex aequo con Jacob Cedergren, al centro degli 85’ del danese The Guilty diretto da Gustav Möller, l’immagine fatta acuta tensione, nel chiuso di una stanza del pronto intervento telefonico a ricevere richieste d’aiuto e a tentare di indirizzare il risultato di un’indagine interna cui è sottoposto, un assolo dentro cui modulare ogni sentimento e questo attore, finora lontano da noi, lo fa con una ricchezza davvero invidiabile di voci, rassicuranti e rabbiose, di sguardi, di gesti. Il film, scritto da Möller e da Emil Nygaard Albertsen, si porta a casa anche il Premio per la migliore sceneggiatura: speriamo che qualche distributore italiano abbia voglia di importarlo. A completare il successo del film, va aggiunto il significativo Premio del pubblico da dividere con Nos batailles del francese Guillaume Senez, ancora il mondo del lavoro visto attraverso gli occhi di un padre, capo reparto e sindacalista, obbligato a reiventare per sé e per il figlio una vita nuova dopo che la moglie, inspiegabilmente, un giorno lo ha lasciato. Avevamo detto nei giorni scorsi come, in mezzo al mare magnum delle storie grondanti disperazione, violenza, solitudine, disillusioni, attraverso il panorama odierno fatto di uomini e donne e dei loro problemi, eccetera eccetera, ci fosse qualcuno in fondo al tunnel con il desiderio di ribaltare – nonostante un’idea iniziale di abbandono, sotto i cieli parigini, da parte di un’innamorata verso il proprio ragazzo – con un sorriso, di reinventare pure lui i contorni di una adolescenza e di una giovinezza, andando a rovistare tra i ricordi o inventandone di nuovi, rabberciati e più o meno consolanti, nell’intento di comprendere le ragioni della malinconia che da sempre lo affligge. La storia ha per titolo Bad Poems, diretta e interpretata da Gàbor Reisz, un’autentica boccata d’aria e di sorrisi, di divertimento, piaciuto alla giuria che gli ha decretato il suo Premio Speciale. I titoli da eleggere sotto varie forme erano questi, il cilindro racchiudeva una scelta più o meno ristretta da cui tirar su i titoli migliori, tralasciando quel che di risaputo o già troppo visto o alla lunga di insignificante ci potesse essere all’interno di certe storie (forse si è dimenticato Marche ou crève della fotografa francese Margaux Bonhomme). Le debolezze in varie pellicole non mancavano: e la giuria è andata a colpo sicuro nella distribuzione dei vari premi.

 

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini, momenti tratti dai film vincitori: nell’ordine “Wildlife” di Paul Dano (Stati Uniti), “The guilty” diretto da Gustav Möller (Danimarca), “Atlas” di David Nawrath (Germania) e “Bad Poems” di Gàbor Reisz (Ungheria).

 

Mandiamo Lorenzo a Fjallraven Polar

Il paesaggista cowboy che sogna l`artico Lorenzo Bertolotto è un progettista torinese. Durante i suoi studi è stato particolarmente affascinato da i progetti che giocavano sulla tensione tra ambiente costruito e naturale, colmando la distanza tra architettura e paesaggio, ridefinendo il concetto di artificiale e naturale, industria ed ecologia, infrastruttura e sostenibilità. Dopo l’università, anziché scegliere una carriera tradizionale, sceglie di lavorare come cowboy in Montana in un ranch di 28.000 ettari e un sentiero fluviale di 1100 km in New England.

Queste esperienze sono state fondamentali per migliorare la sua conoscenza delle dinamiche ambientali, specialmente per quanto riguarda la relazione tra gestione dell’acqua, l’erosione, e la relazione tra la qualità del suolo e la sicurezza idrica. ttualmente si occupa di come le città possano diventare più sostenibili e resilienti al cambiamento climatico, in termini di mobilità, gestione dell’acqua, e biodiversità, in uno dei più rinomati studi di urbanistica specializzati in sostenibilità e cambiamenti climatici. Oltre al lavoro, continua però anche la sua passione per il bestiame ed il pascolo. Come volontario gestisce un progetto pilota sul Dakpark, il più grande tetto verde d’Europa, in cui monitoao come si possano usare pecore in città, e in questo caso su un tetto, per aumentare la biodiversità e la sicurezza idrica. In questo modo complementa il lavoro di progettazione in ufficio con esperienza sul campo. “Se come architetti, paesaggisti, e urbanisti, ci poniamo come obiettivo di affrontare i cambiamenti climatici, dobbiamo conoscere e capire complessi sistemi ecologici ed ambientali”. In futuro, mi spera di poter usare le competenze aquisite per affrontare il dissesto idrogeologico sulle Alpi piemontesi. Attualmente sta partecipando alla selezione per Fjallraven Polar, una spedizione di 300km nella tundra a taiga artica coi cani da slitta. Ogni anno la Fjallraven cerca 20 persone comuni , da tutto il mondo per partecipare in questa grande avventura indimenticabile. I partecipanti sono scelti in base ai voti ricevuti sui social media e in base al proprio profilo. Lorenzo sarebbe felicissimo di poter rappresentare Torino e l’Italia in questo viaggio.Mandiamo Lorenzo a Fjallraven Polar votandolo su:    https://polar.fjallraven.com/contestant/?id=5589. Sul sito potete anche trovare il suo profilo ed un corto video sul lavoro che sta svolgendo. Il periodo di votazione dura fino al 15 Dicembre. Il viaggio si svolgerà in Aprile.

Le nuove liberalizzazioni nell’Unione Europea

Un nuovo mercato si profila per l’Unione Europea ed, è in buona sostanza, una rivoluzione a favore dei consumatori europei

Infatti dal 3 dicembre scatta la fine del geoblocking (blocchi geografici). Vale a dire, fino al 2 dicembre, se si volevano fare degli acquisti online e conseguenti pagamenti con una carta non era possibile perché l’algoritmo ne riconosceva la nazionalità e bloccava l’operazione. Ora sarà possibile fare acquisti online in tutti i Paesi Ue, senza essere più bloccati perché non si risiede nello stato del venditore o perché si effettua il pagamento con una carta bancaria straniera. In pratica avviene da sempre che ci siano prezzi, diversi, a seconda della nazionalità. Capitava, per esempio per i grandi gruppi di noleggio auto come Herz o Avis, per le agenzie di viaggi online da Opodo a Expedia e via di seguito. Una pratica molto più diffusa di quanto ci si potesse aspettare e spesso si veniva reindirizzati in modo da impedire ai consumatori di poter usufruire delle offerte promozionali presenti su una delle loro pagine nazionali a chi si collegava da altri Paesi. Con l’introduzione delle nuove regole dei ‘blocchi geografici’ avverrà come per il roaming dei cellulari, ci sarà un’Europa senza barriere. Ora vale anche per gli acquisti on line e si potrà approfittare delle offerte presenti in una nazione anche utilizzando una carta non di quel Paese. Vale a dire se vuoi andarti a comprare il tuo antivirus all’estero o approfittare di un’offerta di viaggio allettante potrai farlo anche dall’Italia, senza essere obbligato a farlo andando sul posto. Nel 2015 il 63% dei siti non consentiva agli utenti di effettuare acquisti online all’estero da un altro Paese dell’Ue. Con questa liberalizzazione, per i nativi digitali ci sarà un bel risparmio!

Tommaso Lo Russo

 

Scopre che è sposato e lo molla. Lui la perseguita: arrestato

Un 49enne è’ stato lasciato dal una donna di due anni più giovane, una volta scoperto che era sposato. Ma lui non si è rassegnato, tempestandola di sms e appostandosi  sotto l’ufficio e sotto casa, dove citofonava insistentemente. L’uomo è stato denunciato per stalking e dopo un nuovo  atto persecutorio è stato arrestato dagli agenti del commissariato Madonna di Campagna.

Le imprese dicono sì a Tav e sviluppo

Tutto esaurito oggi alle Ogr di Torino, dove Confindustria terrà il proprio consiglio nazionale in trasferta,  per sottolineare l’importanza che la Torino-Lione e le grandi opere rivestono non solo per il capoluogo piemontese, ma per tutto il Paese. All’iniziativa hanno aderito 2000 tra imprenditori, artigiani, commercianti e agricoltori con le loro associazioni di categoria. L’iniziativa segue la grande manifestazione di piazza Castello, che vide la partecipazione di circa 30 mila persone a favore della Tav. Sabato prossimo, invece, si svolgerà sempre a Torino, il corteo di chi dice no all’opera.

I presepi offendono la sensibilità di altre religioni? Le scuole dicono no al concorso


Non si farà il concorso di presepi nelle scuole di Ivrea. Il comune fa sapere che l’idea ha riscontrato perplessità tra i presidi degli istituti scolastici della città che non prenderanno parte all’iniziativa promossa dal municipio, per non offendere altre religioni. Così il concorso non si rivolgerà più alle scuole ma  a tutti i gruppi di catechismo delle parrocchie, e bambini di Ivrea e dintorni tra i 4 e i 13 anni”.