“Francamente le ragioni addotte dai promotori della seconda manifestazione Si Tav a carattere nazionale di sabato a Torino – dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale Torino e componente la segreteria nazionale Prc – suonano alquanto patetiche. Senza la Torino-Lione, ovvero di un’opera che autorevoli studiosi hanno dimostrato essere inutile e fonte di un immane spreco di denaro pubblico, “l’Italia perderebbe la più grande occasione di rilancio dei prossimi decenni”. Quasi una questione di vita o di morte per il nostro Paese. Una boiata pazzesca che dice della vacuità di argomentazione della cordata trasversale di politici, amministratori, industriali del Nord promotori della manifestazione pro Tav il cui solo interesse, in realtà, sono gli appalti miliardari. Sergio Chiamparino, il Pd, unitamente alla Lega e alle altre forze di destra, sono parte integrante di
questa cordata mossi dall’idea di un ritorno di consenso elettorale. Il progetto della Torino-Lione, in assenza di previsioni di traffico che la giustifichino, era e rimane uno scandalo tanto più a fronte della possibilità di realizzare un potenziamento della linea storica esistente. Le forze di governo la smettano di barcamenarsi, di fare melina, di continuare a dire tutto e il contrario di tutto per meri giochi di potere. Rendano subito trasparenti i risultati dell’ultima analisi costi benefici effettuata dalla commissione esperti anche se, in verità, di analisi che hanno smentito l’utilità dell’opera ce ne sono state a iosa. La Torino Lione, com’è stato ribadito nella grande manifestazione dell’8 dicembre scorso, molto semplicemente non s’ha da fare!”
La Mole baciata dal tramonto del sole

Il concept creativo e la realizzazione del calendario sono a cura di ADV Activa, mentre le attività di News Positioning e PR sono state affidate ad Action Agency
La qualità della vita è il risultato di una combinazione virtuosa di alimentazione equilibrata, movimento costante, ma anche di una mente sempre attiva, di assistenza e cure su misura. Per un nuovo anno nel segno del “Bon vivre”, Korian Italia, azienda leader nei servizi di assistenza e cura, ha dato vita a un calendario speciale, unico nel suo genere perché racconterà i valori della #Vitattiva attraverso i volti dei suoi operatori, degli ospiti, dei pazienti delle sue strutture e delle loro famiglie.
“Per questo 2019 abbiamo voluto realizzare un calendario che avesse non solo la semplice funzione di segna-tempo, ma che accompagnasse il pubblico alla scoperta della nostra filosofia per la vita attiva e dei nostri servizi, che non sono solo per la terza e quarta età”, ha commentato Mariuccia Rossini, Presidente di Korian Italia. “Si tratta di un vero e proprio viaggio nel mondo Korian, fra le sue case di riposo, centri di riabilitazione e case di cura. Di mese in mese i protagonisti di ogni scatto hanno raccontato alcune delle attività della nostra azienda per il benessere psico-fisico dei nostri pazienti e dei nostri ospiti”.
Il coraggio di “metterci la faccia”
Il calendario 2019 di Korian Italia è stato pensato come occasione di coinvolgimento e visibilità delle persone che ogni giorno sperimentano in prima persona tutti i benefici della filosofia dell’azienda per la vita attiva, sia dalla parte degli ospiti che da quella dei professionisti (fisioterapisti, psicologi, operatori paramedici, etc.). Attraverso l’organizzazione di due casting sono stati selezionati 12 operatori e 12 pazienti di età compresa fra i 20 ed i 90 anniche si sono prestati ad essere modelli per un giorno in un vero set fotografico, con l’obiettivo di mostrare alcune delle molteplici attività che Korian svolge ogni giorno.
#Vitattiva secondo Korian
Ma quali sono i valori alla base della filosofia di Korian per la vita attiva? Eccoli in una Top 5, stilata anche in base alle esperienze dei testimonial fotografati – immagini disponibili al seguente link: https://we.tl/t-Z6GejSs4sN
1. La persona al centro:
per Korian l’ascolto delle esigenze individuali di ogni ospite è alla base di un servizio di assistenza e cura di qualità, basato non solo sul percorso terapeutico, ma anche su un rapporto umano di fiducia;
2. La forza dei piccoli passi: far apprezzare all’ospite ogni piccolo miglioramento e riconoscerlo giorno per giorno è importante per gratificarlo. Sotto la guida di un fisioterapista attento è possibile, ad esempio, anche per gli over 65, preservare il più a lungo possibile proprie funzionalità motorie.
3. Il pensiero positivo accende il futuro: valorizzare la potenza del pensiero positivo è uno dei segreti per proiettarsi con forza ed energia verso il futuro, vivendo a pieno ogni giorno anche nei suoi momenti più semplici.
4. Ironia è … sorridere allo specchio: far sorridere il paziente e insegnargli a prendersi in giro, minimizzando i propri difetti e le proprie fragilità, è uno dei presupposti per il benessere emotivo.
5. Nello stile di vita il giusto equilibrio:
una dieta sana e ricca di nutrienti genuini, ma anche una regolare attività fisica accompagnata da una corretta idratazione. Sono solo alcuni dei segreti di uno stile di vita equilibrato. Fondamentale anche la qualità del sonno, che completerà il mix vincente di ingredienti per il benessere, con notevoli benefici anche sul tono dell’umore.
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Korian è il Gruppo europeo leader nei servizi di assistenza e cura per le persone anziane. Fondato nel 2003, con più di 75.000 posti letto in Europa (Francia, Germania, Italia e Belgio) e circa 49.000 collaboratori, il Gruppo gestisce 740 strutture in quattro aree di attività: Residenze per Anziani, Case di Cura e Cliniche di Riabilitazione, Cure domiciliari e Appartamenti per la Terza e Quarta Età.
La quarta” Festa dell’Acrobatica – Una domenica a testa in giù” della stagione apre anche al mattino per bambini dagli 8 ai 12 anni di età
Questi appuntamenti stanno accogliendo centinaia di piemontesi, e persone provenienti anche da altre regioni, con full immersion di sport, circo e cultura ad ingresso gratuito in cui è possibile sperimentare tutta l’acrobatica possibile e numerose tecniche circensi. La Reale Società Ginnastica, la società sportiva più antica d’Italia in cui ha sede anche la FLIC Scuola di Circo, sarà aperta dalle ore 10 alle ore 12 per bambini dagli 8 ai 12 anni in acrobatiche aeree e trampolino elastico, dalle ore 16 alle ore 19 per adulti e ragazzi dai 16 anni di età in discipline aeree e a terra e dalle ore 19 alle ore 20 per un pubblico di tutte le età con “Palco Aperto”, esibizioni di circo contemporaneo che si concluderanno in un momento conviviale di condivisione e dialogo.
***
Per ulteriori informazioni: Tel. 011 530217 – segreteriaflic@realeginnastica.it
Domenica 13 gennaio 2019
Reale Società Ginnastica di Torino e FLIC Scuola di Circo, via Magenta 11, TORINO
> dalle ore 10 alle 12 attività per bambini dagli 8 a 12 anni di età in acrobatiche aeree e trampolino elastico
> dalle ore 16 alle 19 attività per adulti e ragazzi dai 16 anni di età in acrobatiche aeree e a terra
> dalle ore 19 alle 20 “Palco Aperto” con performance e momenti conviviali per un pubblico di tutte le età
La quarta” Festa dell’Acrobatica – Una domenica a testa in giù” della stagione apre anche al mattino per bambini dagli 8 ai 12 anni di età
Questi appuntamenti stanno accogliendo centinaia di piemontesi, e persone provenienti anche da altre regioni, con full immersion di sport, circo e cultura ad ingresso gratuito in cui è possibile sperimentare tutta l’acrobatica possibile e numerose tecniche circensi. La Reale Società Ginnastica, la società sportiva più antica d’Italia in cui ha sede anche la FLIC Scuola di Circo, sarà aperta dalle ore 10 alle ore 12 per bambini dagli 8 ai 12 anni in acrobatiche aeree e trampolino elastico, dalle ore 16 alle ore 19 per adulti e ragazzi dai 16 anni di età in discipline aeree e a terra e dalle ore 19 alle ore 20 per un pubblico di tutte le età con “Palco Aperto”, esibizioni di circo contemporaneo che si concluderanno in un momento conviviale di condivisione e dialogo.
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Per ulteriori informazioni: Tel. 011 530217 – segreteriaflic@realeginnastica.it
Domenica 13 gennaio 2019
Reale Società Ginnastica di Torino e FLIC Scuola di Circo, via Magenta 11, TORINO
> dalle ore 10 alle 12 attività per bambini dagli 8 a 12 anni di età in acrobatiche aeree e trampolino elastico
> dalle ore 16 alle 19 attività per adulti e ragazzi dai 16 anni di età in acrobatiche aeree e a terra
> dalle ore 19 alle 20 “Palco Aperto” con performance e momenti conviviali per un pubblico di tutte le età
Il genio del signor Anacleto
Il signor Anacleto abitava in pieno centro storico a Torino. Anni prima aveva visitato molti palazzi per poi imbattersi in quello che, a suo dire, l’aveva “affascinato dal primo istante”. Palazzo Bertalazone di San Fermo, edificio di origine seicentesca che nel ‘700 aveva ospitato la pinacoteca del conte d’Arache, si trova in via San Francesco d’ Assisi, a poca distanza da piazza Solferino e a due passi dalla centralissima via Garibaldi che collega piazza Castello con piazza Statuto, saldando le due realtà esoteriche della città della Mole, quella bianca e quella nera. Dietro al grande portone si cela il cortile, dalle facciate ricoperte d’edera e vite californiana. A fianco, un altro cortile e l’ingresso delle scale che, con cinque rampe e ben 88 gradini, mettevano ogni giorno a dura prova le sue forze per salire e scendere dal proprio alloggio. Ma, come faceva notare lo stesso Anacleto ad amici e conoscenti, quel lieve disagio era per certi versi benefico: “E’ un buon allenamento per gambe e fiato. C’è chi butta i soldi frequentando palestre; io, invece, ho la fortuna di far ginnastica gratis”. Quell’aria di nobiltà un poco demodé era perfetta per un
uomo di mezza età che vestiva con eleganza e distinzione, accompagnando il passo con un vecchio bastone dal pomello d’avorio. Non che gli servisse, intendiamoci, ma era così chic che non se ne separava mai. Ogni mattina, puntualmente, appena la suoneria della sveglia a carica manuale rompeva il silenzio con i suoi squillanti drin-drin, si alzava e – dopo una rapida riassettata – preparava l’immancabile moka di caffè. Un ultimo sguardo nello specchio e, impugnando il suo bastone da passeggio, scendeva con flemmatico passo le scale per intraprendere la sua giornata in “ufficio”. In realtà, per Anacleto Pauperis, l’ufficio corrispondeva al solito tavolino del Caffè dei Portici, in via Pietro Micca. Era lì che, dopo una seconda tazzina di caffè e la lettura de La Stampa, cavava dalla tasca della giacca un piccolo taccuino e prendeva nota dei suoi impegni.
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Alle 9,30 il primo rendez–vous era con il Conte De Bellis per il quale doveva svolgere il delicato incarico di redigere una copia di un atto di compravendita, modificando alcuni termini della transazione. Alle 10,45 l’avrebbe raggiunto Oscar Pautasso, committente di un passaporto nuovo di zecca necessario per l’espatrio, a nome di Eugenio Recalchini. L’ultimo appuntamento, poco prima della mezza e dell’immancabile pausa-pranzo ( coincidente con la fine delle audizioni con la clientela da parte del signor Anacleto ) l’aveva riservato all’avvenente signorina Fulminante che, tenendo fede al suo cognome, aveva fatto colpo sul Pauperis. Tutt’altro che insensibile al fascino femminile, il signor Anacleto aveva già predisposto il documento richiesto dalla bella donna. Si trattava di una copia del testamento di un suo vecchio zio appena defunto, rivista e corretta nell’occasione con una piccola, quasi impercettibile modifica del testo originario: al posto del nipote Gerlando l’unica erede dei beni del trapassato risultava ora Domitilla Fulminante. Con buona pace per tutti e un bell’amen alla memoria dello scomparso. Se ancora vi fossero dei dubbi, a scanso di spiacevoli equivoci, è bene svelare l’attività che occupava gran parte del tempo e dell’ingegno del signor Anacleto: quella del falsario. Stando alla definizione del vocabolario, falsàrio – dal latino falsarius – era chi falsifica documenti, monete o altro. Nel caso del signor Anacleto si trattava, più che altro, di contraffazione di documenti perché, a onor del vero, con banconote e quadri occorreva un talento del quale il Pauperis pareva non disporre. Non che non ci avesse provato ma in risultati erano stati piuttosto modesti a tal punto da consigliarlo di lasciar perdere. Sui documenti, invece, aveva mostrato subito un estro e un’attitudine veramente fuori del comune. Già in tenera età, alle elementari, falsificava perfettamente calligrafia e firma della madre, producendo le necessarie autogiustificazioni che maestre e maestri prendevano per buone. Crescendo aveva perfezionato questa vocazione, sviluppando capacità veramente notevoli. Era entrato al cinema e nei teatri con tesserini che lo esentavano dal pagamento del biglietto; aveva schivato il servizio militare
grazie ad un esonero dovuto alle “cagionevoli condizioni di salute” nonostante fosse sano come un pesce; si era persino intestato un piccolo appartamento, con la maggiore età, grazie a qualche leggera modifica in senso correttivo su di un atto redatto dal vicino di casa, Orazio Mellarmè. Il pover’uomo, in punto di morte, non avendo parenti e sapendo a malapena fare la propria firma, aveva chiesto ad Anacleto di scrivere sotto dettature le sue ultime volontà. Solo che l’unico bene – tre stanze più i servizi nel vecchio stabile torinese – non era stato destinato all’Opera Pia ma al nostro Pauperis che, quando si trattava di curare i propri affari, non temeva rivali. Ma l’attività di Anacleto non si limitava a questo genere d’imprese. Anche il ramo commerciale esercitò su di lui una forte, fortissima attrazione. Un’irresistibile fascino che gli sollecitò la fantasia, del quale trovò conferma leggendo una frase su un vecchio libro: “La truffa è necessaria al buon mercante quanto la lucidatura al vasellame di scarsa qualità”. “Ah, sante parole!”, esclamò tra se e se Anacleto, fregandosi le mani. Così, con poca spesa e quel tanto d’ingegno necessario, accordatosi con un vecchio pasticciere in pensione, inventò una barretta di gelatina e frutta secca macinata che ribattezzò con diversi nomi. Nell’uso comune, con l’espressione “frutta secca” si intendono di solito noci, mandorle, nocciole, arachidi e così via. Ed ecco allora le barrette di “Spagnolina”, “Nocina”, “Mandorletta” e “Castagnella”. L’anacardo, proposto dall’ex pasticciere che di nome faceva Arialdo e di cognome Maneggi, venne scartato poiché non persuase Anacleto, forse per la
vaga somiglianza con il suo nome.
***
Citando un proverbio che aveva letto su un bigliettino trovato nei biscotti della Fortuna in una rosticceria cinese che di tanto in tanto frequentava dalle parti della stazione di Porta Nuova (“Un uomo non diventa ricco senza truffare; un cavallo non diventa grasso senza rubare il fieno agli altri”), aggiunse che per completare l’opera occorreva garantirsi l’anonimato. Quindi, morale del discorso, niente anacardo e nemmeno quella “Maneggina” che tanto piaceva al povero Arialdo, mosso da un impeto di vanità. Ovviamente la qualità delle materie prime, comprate all’ingrosso per poca moneta, era alquanto scarsa ma l’origine del guadagno stava proprio lì, nel costo contenuto a fronte di un prezzo non esoso. Le barrette vennero prodotte in uno scantinato attrezzato alla belle e meglio mentre l’ingegnoso Anacleto pensò alla costituzione della società a responsabilità limitata. Ovviamente scelse di registrare alla Camera di Commercio quella con capitale minimo di un euro, formula agevolata e senza vincoli e requisiti di età.I soci risultavano loro due e il capitale sociale sottoscritto e interamente versato all’atto della costituzione ammontava ben a 150 euro: dieci suoi e 140 del Maneggi. Atto costitutivo, spese di apertura, Statuto furono redatti in quattro e quattr’otto da Anacleto che lasciò decidere la denominazione – “ Delizie del Palato SrL” – al suo braccio destro. Che, a ricompensa dell’onore attribuitogli, dovette corrispondere di tasca sua anche i 168 euro di imposta di registro più le tasse camerali. In breve tempo la vecchia impastatrice, gli ormai anacronistici macchinari per spruzzare la gelatina, macinare la frutta secca e confezionare i piccoli imballaggi – tra guasti vari e rotture meccaniche – consentirono di accumulare qualche migliaio di barrette. Il successo, a detta di Anacleto, era assicurato. “I prodotti che contengono gelatina si sciolgono in bocca, garantendo un rilascio ideale del loro sapore. Inoltre, la gelatina, non contiene colesterolo, zuccheri o grassi, è facile da digerire e non provoca reazioni allergiche”. Quindi, cosa poteva volere di più la clientela? E poco importava se la qualità era scarsa, la frutta secca ormai molto, ma molto “datata” e le condizioni igieniche del processo produttivo non proprio ideali.“Quello che non ammazza, ingrassa”, disse Anacleto, pensando soprattutto al loro guadagno. Non era il caso di farsi troppi scrupoli. La parte più delicata era quella promozionale ma anche in questo campo, nonostante l’apparente mitezza, il signor Anacleto era un vero e proprio mastino che conosceva tutte le tecniche, lecite e illecite, della nobile arte dell’inganno. “Gli imbroglioni hanno sempre saputo,da che mondo è mondo, che il loro mestiere non è quello di convincere gli scettici, ma di permettere ai creduloni di continuare a credere quello che vogliono credere. E noi faremo credere che le nostre barrette sono le migliori, le più buone e nutrienti mai comparse sul mercato”. Una lezione in piena regola che il povero Maneggi ascoltò a bocca aperta, annuendo.
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Con poca spesa, ovviamente a carico di Arialdo, fecero stampare dei volantini. Puntarono decisamente sul pubblico femminile, ipotizzando una maggior disponibilità del “sesso debole” a farsi “permeare” dalla campagna di lancio architettata da Anacleto. Il messaggio era inequivocabile: “ Cara signorina, ha mai provato la nostra spagnolina? E tu, bimbetta, vuoi gustare la gustosa mandorletta? E lei, signora bella? Le andrebbe un morso di castagnella? I prodotti in gelatina della Delizie del Palato sono di gran lunga i migliori sul mercato”. Pauperis sosteneva che non occorresse tanto studio per invogliare signore e signorine di ogni ceto a preferire i loro prodotti. “In tanti fanno i raffinati, proponendo messaggi pieni di allusioni, subdoli inviti, promesse strabilianti. Noi puntiamo su semplicità e immediatezza, senza tanti giri di parole”. Come spesso accadeva quando s’infervorava, sottolineando fisicamente l’importanza delle sue parole, mollava delle tremende pacche sulle spalle del socio che, con una smorfia, annuiva immediatamente temendo forse altre e più determinate “sottolineature”. Gli affari andarono bene nei primi due giorni di vendita sul piccolo banco affittato in un angolo di buon passaggio al mercato di Porta Palazzo. Le barrette si vendevano che era un piacere. La novità, il prezzo conveniente, il prodotto piacevole al gusto e gradito anche dai palati più esigenti fecero ben presto finire le scorte a disposizione. Un successo incredibile che i due soci festeggiarono con una lauta cena in una trattoria di Borgo Dora, innaffiando generosamente le varie portate con un dolcetto di Dogliani che avrebbe risvegliato anche un morto. Ovviamente il conto venne addebitato da Anacleto ad Arialdo Maneggi perché non usciva mai con del denaro in tasca. Il socio fece buon viso e pagò, guadagnandosi una sonora pacca sulla spalla che Pauperis accompagnò con poche parole: “A buon rendere, amico mio”. Nell’attesa di rifornire ancora il banco, disertarono nei giorni successivi il mercato. Anacleto era impegnato a reperire nuove materie prime che, come già aveva fatto, provenivano dagli scarti del mercato generale.“Basso costo e massima resa” rappresentavano per il nostro Pauperis i migliori presupposti per garantire un margine di guadagno che fosse il più alto possibile. Anche la gelatina, utilizzata per addensare e conferire consistenza e solidità alle barrette di frutta secca, non era certo di gran qualità ma come lui stesso ripeteva “il miglior condimento del cibo è la fame”. E se proprio fame non era, era lo stesso. Si vendevano le barrette? Sì? Quindi, nessun problema.
***
Arialdo, una di quelle mattine, si recò a Porta Palazzo e vide, nei pressi dell’angolo dove avevano montato il loro banchetto, una piccola folla vociante. Incuriositosi, s’avvicinò. Appena udì le prime parole ( “Dove sono quei maledetti avvelenatori? Dove sono finiti quelli delle barrette? Ne hanno già mandati tre all’ospedale e anche mia sorella è stata da cani”) si calò il berretto sugli occhi e, con noncuranza, si nascose dietro una delle tende del venditore di giacche e cappotti. I commenti variavano dal dolente all’inferocito e tutti lamentavano il fatto che quegli affari di gelatina avevano provocato tremendi dolori intestinali a chi li aveva assaggiati. Un signore ben vestito dichiarò di essere un medico e di aver fatto analizzare quella gelatina. Era risultata un collagene composto di scarti della macellazione suina e bovina. E anche la frutta secca non era certamente di prima qualità. “Qui si tratta di sofisticazione alimentare, cari miei”, sentenziò il medico. “Una frode alimentare, un’azione fraudolenta perpetrata ai danni dei consumatori, arrecando danni alla salute e al portafoglio” . Arialdo aveva sentito abbastanza e, tra l’impaurito e l’infuriato, si allontanò in fretta. Quel disgraziato di un Pauperis, chissà che sostanze aveva utilizzato allo scopo di migliorarne l’aspetto delle barrette, coprendone difetti e falsificandone la qualità che, evidentemente, doveva essere scadente per non dire pessima. Quando incontrò Anacleto lo affrontò con tutta l’ira che aveva in corpo. Paonazzo in viso e agitando minacciosamente i pugni, accusò il socio di tutte le nefandezze possibili e prima che quello potesse replicare gli urlò in faccia che la società era sciolta e che andasse a quel paese. Anacleto non si scompose e vedendo l’ex sodale andarsene via a passi lunghi e ben distesi, scrollò il capo e sul viso gli comparve la piega di un sogghigno. Non si sentiva in colpa per le avversità e gli insuccessi. Non dipendeva certo da lui la qualità dei prodotti. Semmai doveva pensarci il pasticciere a fare il suo mestiere, come diceva il proverbio. Lui era esperto nel fare affari non nell’impastare dolci o altri prodotti alimentari. Resosi conto che quell’avventura era finita, in fondo senza troppi danni – a parte il mal di pancia di qualche cliente e l’arrabbiatura feroce di quello che era ormai il suo ex socio – e con qualche guadagno, ripiegò sulla sua attività di sempre. Che dire? Per una persona così a modo e distinta, la lieve correzione della realtà era un’attività quasi meritoria. E pazienza se alcuni avevano dimostrato di non apprezzare le sue doti. Comunque, era meglio lasciar perdere il settore alimentare e tornare alle carte e ai documenti. Anacleto era più che convinto che gli artisti del falso sapessero unire crimine e bellezza in un connubio misterioso e intrigante. E tanto bastava a renderlo felice.
A VANTAGGIO DI IMPRESE, TERRITORI, PAESAGGIO, CRESCITA ECONOMICA”
Uncem ritiene positiva la nascita in Piemonte della “Banca della terra”, prevista nel nuovo Testo unico dell’Agricoltura diventato legge ieri a seguito dell’esame e del voto in Consiglio regionale. Uncem ritiete strategiche e fondamentali, in particolare nelle aree montane, la razionalizzazione fondiaria dei terreni agricoli, attuata attraverso la ricomposizione fondiaria, l’ampliamento e il riordino delle proprietà polverizzate, l’arrotondamento delle superfici dei fondi, la rettificazione dei confini, la fusione delle particelle e la realizzazione delle eventuali opere infrastrutturali necessarie e di miglioramento fondiario.
La Banca della terra dovrà permettere un buon riutilizzo di terreni incolti, abbandonati, frammentati, dei quali si conosce o non è noto il proprietario. “Assieme alla nascita delle Associazioni fondiarie – spiega il Presidente Uncem Piemonte, Lido Riba – questo catasto di terreni e l’intera operazione dovrà favorire le imprese agricole esistenti, la nascita di nuove, con conseguenti positive ricadute per i territori, per la crescita economica, per il contrasto all’abbandono di aree montane e collinari. È un tema sul quale Uncem crede e da sempre puntiamo”. La Banca regionale della terra consiste in un sistema informativo liberamente consultabile, contenente l’elenco aggiornato dei terreni silenti, incolti o abbandonati. L’elenco comprende altresì i terreni e i fabbricati di proprietà pubblica e privata, idonei per l’attività agricola e disponibili per la vendita, la locazione e la concessione in comodato d’uso gratuito. Uncem ha chiesto alla Regione che la mappatura dei terreni incolti, abbandonati o dei quali non si conosce il proprietario venga effettuata all’interno del “Censimento nazionale dell’agricoltura”, al via quest’anno. E che gli Enti locali non siano lasciati soli. “La legge prevede che l’elenco delle particelle sia fatto dalle Unioni di Comuni – evidenzia Riba – Riteniamo però per molti Enti questo onere non sia accettabile. L’agricoltura non è più competenza diretta dei Comuni e delle Unioni. Dunque serve un supporto. I rilevatori del censimento dell’agricoltura possono vedere aggiunti tra i loro compiti il supporto ai Comuni nel mappare cosa è incolto, abbandonato, oltre che le particelle silenti”. Questi terreni – secondo quanto previsto dalla legge – una volta censiti possono essere assegnati a favore di imprenditori agricoli e delle A ssociazioni fondiarie legalmente costituite, una ventina oggi in Piemonte, prima Regione in Italia ad aver legiferato in materia già due anni fa.
A VANTAGGIO DI IMPRESE, TERRITORI, PAESAGGIO, CRESCITA ECONOMICA”
Uncem ritiene positiva la nascita in Piemonte della “Banca della terra”, prevista nel nuovo Testo unico dell’Agricoltura diventato legge ieri a seguito dell’esame e del voto in Consiglio regionale. Uncem ritiete strategiche e fondamentali, in particolare nelle aree montane, la razionalizzazione fondiaria dei terreni agricoli, attuata attraverso la ricomposizione fondiaria, l’ampliamento e il riordino delle proprietà polverizzate, l’arrotondamento delle superfici dei fondi, la rettificazione dei confini, la fusione delle particelle e la realizzazione delle eventuali opere infrastrutturali necessarie e di miglioramento fondiario.
La Banca della terra dovrà permettere un buon riutilizzo di terreni incolti, abbandonati, frammentati, dei quali si conosce o non è noto il proprietario. “Assieme alla nascita delle Associazioni fondiarie – spiega il Presidente Uncem Piemonte, Lido Riba – questo catasto di terreni e l’intera operazione dovrà favorire le imprese agricole esistenti, la nascita di nuove, con conseguenti positive ricadute per i territori, per la crescita economica, per il contrasto all’abbandono di aree montane e collinari. È un tema sul quale Uncem crede e da sempre puntiamo”. La Banca regionale della terra consiste in un sistema informativo liberamente consultabile, contenente l’elenco aggiornato dei terreni silenti, incolti o abbandonati. L’elenco comprende altresì i terreni e i fabbricati di proprietà pubblica e privata, idonei per l’attività agricola e disponibili per la vendita, la locazione e la concessione in comodato d’uso gratuito. Uncem ha chiesto alla Regione che la mappatura dei terreni incolti, abbandonati o dei quali non si conosce il proprietario venga effettuata all’interno del “Censimento nazionale dell’agricoltura”, al via quest’anno. E che gli Enti locali non siano lasciati soli. “La legge prevede che l’elenco delle particelle sia fatto dalle Unioni di Comuni – evidenzia Riba – Riteniamo però per molti Enti questo onere non sia accettabile. L’agricoltura non è più competenza diretta dei Comuni e delle Unioni. Dunque serve un supporto. I rilevatori del censimento dell’agricoltura possono vedere aggiunti tra i loro compiti il supporto ai Comuni nel mappare cosa è incolto, abbandonato, oltre che le particelle silenti”. Questi terreni – secondo quanto previsto dalla legge – una volta censiti possono essere assegnati a favore di imprenditori agricoli e delle A ssociazioni fondiarie legalmente costituite, una ventina oggi in Piemonte, prima Regione in Italia ad aver legiferato in materia già due anni fa.
Il boom natalizio degli hotel torinesi
Positivo il bilancio degli hotel torinesi durante le vacanze natalizie, con i ricavi in aumento del 21,7% rispetto al 2017. I dati sono dell’Osservatorio alberghiero della Camera di commercio, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia e le associazioni del settore. L’aumento si registra anche rispetto a centri importanti come Milano e Bologna. Tra la vigilia di Natale e il 5 gennaio sale dell’11,1% rispetto all’anno prima il tasso medio di occupazione delle camere, fino al 54,8% (precedentemente 49,3%), e del 9,6% il prezzo medio di vendita: dagli 83,7 euro del 2017 ai 91,7 del 2018.