redazione il torinese

Servizio ferroviario SFM Torino. Rostagno (pd): "Assessore assicura rispetto termini"

“Nella seduta del Consiglio regionale di oggi ho presentato un’interrogazione a risposta immediata per sapere dall’Assessore ai Trasporti, Francesco Balocco, quali azioni l’Amministrazione regionale intenda intraprendere, per quanto di propria competenza, per assicurare che la procedura di affidamento del servizio ferroviario SFM Torino – “bacino metropolitano” si concluda nei termini stabiliti” ha spiegato il Vice Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Elvio Rostagno.

“L’Agenzia per la Mobilità Piemontese, infatti, il 22 settembre 2018 ha dato atto della conclusione della procedura diretta dell’affidamento del servizio e ha trasmesso agli Operatori Economici Trenitalia S.p.A. e Consorzio Stabile Rail.To la lettera d’invito a presentare l’offerta, indicando quale termine ultimo per tale presentazione il 21 dicembre 2018. Nei mesi scorsi sarebbe stato richiesto dagli Operatori Economici all’Agenzia di posticipare il termine di presentazione delle offerte e la nuova scadenza sarebbe stata fissata al 18 marzo 2019” ha proseguito Rostagno.

“L’Assessore Balocco, nella sua risposta, ha affermato che è stato inevitabile concedere una proroga richiesta da entrambi gli interlocutori e che c’è la sicurezza che gli Operatori Economici rispetteranno i tempi, consentendo all’Agenzia per la Mobilità di valutare le offerte e procedere al contratto. Proprio dell’esito di questa procedura dipende anche la riattivazione della tratta Torino – Torre Pellice” ha concluso Elvio Rostagno.

Sciopero dei mezzi pubblici

IL SERVIZIO SARÀ COMUNQUE GARANTITO NELLE SEGUENTI FASCE ORARIE:

Servizio URBANO e SUBURBANO e METROPOLITANA: dalle ore  6.00 alle ore  9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00

Autolinee extraurbane e Servizio Ferroviario (sfm1 – Canavesana e sfmA – Torino–aeroporto–Ceres): da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30

Sarà assicurato il completamento delle corse in partenza entro il termine delle fasce di servizio garantito. Lo sciopero potrà avere ripercussioni anche sull’operatività dei Centri di Servizi al Cliente e sui diversi servizi gestiti da GTT, con conseguenti possibili disagi per la clientela.

Sdl Centrostudi, Di Loreto: “La mia vita contro le iniquità di banche e Fisco”

Mentre le banche italiane a turno barcollano (la vicenda ‘Carige’ è in questi giorni sotto gli occhi di tutti) facendo temere per la tenuta dei risparmi di cittadini e imprenditori onesti, c’è persino chi, lo scorso Natale, mosso da animo sensibile e memore, ha donato alla parrocchia della propria infanzia la ‘Campana della Nuova Vita’, nata per celebrare le nuove nascite: ma fusa e pronta a suonare una volta all’anno anche in ricordo delle troppe vittime di banche e fisco ingiusti, giunte spesso ad atti estremi per via di situazioni economiche disastrose che pesano sul cuore e nella vita di ogni giorno più di una prigionia. Per colpa delle numerose ingiustizie subite da parte di enti creditizi ed erariali. Il 2018 appena conclusosi è stato un buon anno per Serafino Di Loreto, il professionista lungimirante e competente che in anni recenti ha fondato la società ‘Sdl Centrostudi spa’, con sede a Mazzano, in provincia di Brescia. La rinomata Società si occupa principalmente di analisi contabili per il recupero del credito di anatocismo e usura sui conti correnti e rapporti bancari in genere. E negli anni scorsi, anche per la crisi economica, è stata protagonista una rapidissima crescita in tutta Italia che l’ha portata alla ribalta nel mondo dell’imprenditoria locale e nazionale. L’azienda dal 2010, anno della fondazione a oggi, in soli otto anni ha assistito e aiutato, su fronti differenti e molteplici, oltre 150 mila italiani – privati e imprese – a uscire dalla crisi: restituendo, annullando e/o compensando circa 250 milioni di euro (riferiti a cartelle esattoriali, aste e pignoramenti bloccati o cancellati, interessi bancari illeciti su vari fronti) ingiustamente sottratti da banche e fisco ai loro legittimi proprietari.  Ecco che cos’ha raccontato Serafino Di Loreto ai nostri microfoni.

Buongiorno, Avvocato. A quanto ammonta il vostro fatturato nel 2018?

Saremo in linea con il 2017. Intorno ai 10/12 milioni di euro.

Qualche anno fa fatturavate di più…

Sì certo, la crisi era nel vivo, e paradossalmente per il tipo di lavoro che facciamo, avevamo richieste maggiori. Ora fortunatamente il mercato è in ripresa e c’è maggiore liquidità che circola, di conseguenza banche e aziende litigano di meno.

In che cosa consiste, prevalentemente, l’attività di ‘Sdl Centrostudi Spa’?

L’impresa si occupa in primis di analisi contabili econometriche per verificare che banche, istituti di credito e agenzia delle entrate non pratichino anatocismo ed usura e rispettino tutta una serie di parametri fissati dalla legge. Valutiamo il costo del denaro per imprese e persone che hanno mutui, finanziamenti e altro.

Quante persone sono occupate da voi?

Oggi abbiamo 33 dipendenti. Come uomo e imprenditore, sono fermamente a favore da sempre del principio della redistribuzione sociale della ricchezza: motivo per cui, ogni anno, alle nostre risorse leggasi rete commerciale – umane destiniamo il 40% del nostro fatturato.

Volumi importanti, dunque.

Proprio come i soldi con cui abbiamo puntualmente sempre onorato gli impegni fiscali. Dal 2010 a oggi, ‘Sdl Centrostudi spa’ ha versato oltre 30 milioni di iva, ben 20 di imposta sul reddito, e distribuito 50 milioni di euro in provvigioni! Dagli albori abbiamo dato lavoro a 120 dipendenti diretti sino al 2016, a più di 400 avvocati sparsi in tutta Italia e ad oltre 40 periti e consulenti. Dal 2010 a oggi, il fatturato prodotto dalla società è di oltre 160 milioni di euro.

Avvocato Di Loreto, come si gestisce una struttura con centinaia di collaboratori sparsi per l’Italia?
Noi abbiamo scelto un’organizzazione molto simile a quella militare, o ecclesiastica. Ovviamente per fini commerciali ed economici: il nostro è un network commerciale.

In che cosa consiste, nello specifico, la vostra mission?

Un’azienda ci contatta perché pensa di non essere trattata correttamente dal proprio istituto di credito. Un nostro incaricato, sulla base di una serie di dati, forniti dall’azienda stessa, svolge una pre-analisi gratuita. Se la pre-analisi dà esito positivo, allora offriamo una perizia a pagamento, debitamente stimata e approntata, che il potenziale cliente può, tranquillamente, accogliere oppure rifiutare senza alcun impegno.

A quanto ammontano, circa, le analisi effettuate?

Abbiamo fatto quasi 50 mila perizie a pagamento, trasformando questo importante strumento di indagine e analisi in un mezzo accessibile a tutti: specialmente ai più deboli che, grazie a costi nazionalpopolari delle perizie, hanno potuto servirsene, evitando che in un campo così delicato, quale quello del diritto bancario, la giustizia restasse un fatto meramente elitario e per i soliti pochi abbienti.

Supponiamo siano state poche le pre-perizie che hanno dato esito negativo…

Realmente è così, ma non per furbizia commerciale nostra…

Per parte di chi, allora?

Del sistema creditizio italiano.

In che modo viene elaborata una perizia?

Abbiamo realizzato software gestionali (per conti correnti, mutui, leasing, derivati, cartelle esattoriali, ecc…) che, dopo aver inserito i parametri aziendali, è in grado di realizzare un calcolo matematico algoritmico integrato e complesso. Un progetto nostro, molto utile. Una perizia serve per dare all’impresa la prova che le banche non si stanno comportando correttamente con lo scopo di trattare nuove condizioni, oppure di chiedere i doverosi rimborsi.

Qualora le banche dinieghino, che cosa accade?

Le imprese e i privati hanno due opzioni: o accettano di mediare e restituire il maltolto oppure si va in tribunale a far valere le proprie posizioni.

E voi fornite degli avvocati?

No, ma ne abbiamo di molto preparati e convenzionati. Che offrono alte prestazioni a prezzi veramente accessibili.

Quanto costa una causa del genere?

Ma da noi € 1.500 + Iva: anche in questo ‘Sdl’ facilita l’accesso delle persone alla difesa dei propri diritti. Oltre ad essere stati i primi in Italia ad aver affrontato su vasta scala la questione dell’anatocismo/usura, e di tutti gli aspetti collegati, siamo anche stati i primi ad esserci dotati di polizze stipulate con importanti operatori del settore, che garantiscono la copertura delle spese legali, in caso di soccombenza.

E le cause dei clienti come vanno?

Un po’ si vincono e un po’ si perdono. Ma questo non dipende dalle nostre perizie che hanno salvato migliaia di persone in tante occasioni.

Scusi ma da cosa dipende?

Dipende dalle solite interpretazioni dei giudici, ovvio, ma c’è dell’altro…

Ci dica pure…

La legge italiana spiega chiaramente che, nel conteggio del tasso d’interesse, devono essere comprese anche le spese di tenuta conto e le commissioni di massimo scoperto.

Chi è stato il relatore di queste legge?

Luciano Violante, nel 1996.

Invece che cosa sostiene la controparte?

Afferma che quelli sono costi che non vanno conteggiati all’interno del tasso d’interesse applicato ai clienti, sposando la tesi di parte della Banca d’Italia. Ora, ovviamente, ci sono alcuni giudici che tengono buona questa tesi e altri, invece, che non la pensano così.

Ma la Banca d’Italia è un organo istituzionale serio, è normale che i giudici lo tengano in considerazione.

Insomma: è serio ma di parte e dal nostro punto di vista in questa materia non è un organo imparziale. Come tutti sanno, infatti, la Banca d’Italia è una società privata (non è più un organo dello Stato Italiano) e la maggioranza della Banca d’Italia è di proprietà delle banche (e delle assicurazioni italiane). I soci di maggioranza sono ‘Intesa San Paolo’ e ‘Unicredit Banca’, etc…Che, da sole, ne detengono il 66%. Ritengo assolutamente non sia giusto che una realtà che ha come azionisti proprio le banche, si pronunci sulla correttezza dei tassi d’interesse applicati e che controllino le banche: questo è grave conflitto di interessi! Il controllante, dunque, è per la maggiore controllato dai controllati. Ma le pare possibile?

Un’ultima domanda, Avvocato Di Loreto. Banche e fisco iniqui a parte, Lei opera con successo anche in altri ambiti imprenditoriali: quali?

Sono molteplici. Ho sempre considerato ogni problema un’opportunità. A Mantova, con la società ‘Ecoval’ di cui sono socio ho sviluppato un progetto con il patrocinio del comune di Mantova stesso e la cooperativa ‘Il Solco’ che ha consentito di avviare il risanamento dell’area cittadina dell’ex petrolchimico ‘IES’, salvando ben 20 posti di lavoro, e attivando una produzione in stile green, grazie alla coltivazione di una speciale radice che nel sottosuolo bonifica il terreno, mentre in superficie si sviluppa rapidamente come un alto canneto atto alla produzione di combustibile tipo pellet.

Un esempio di riconversione perfetta, nulla da aggiungere. Complimenti.

Mentre a Bergamo ho rilevato un’azienda, proveniente da tre fallimenti, che fino a novembre 2017 perdeva circa 400mila euro al mese. Oggi, dopo soli 12 mesi, l’azienda ribattezzata ‘DL Sintered SRL’ ha fatturato ben oltre 8 milioni di euro, debiti zero, e continua a garantire lavoro e futuro a 35 dipendenti “ritirati dal fallimento” che altrimenti sarebbero rimasti a casa: qui grazie a un innovativo processo di stampaggio di polveri creiamo componenti meccanici. Ed esportiamo in tutto il mondo, certi di una crescita costante su basi solide e promettenti per il futuro nostro e di chi crede in noi.

Sdl Centrostudi, Di Loreto: "La mia vita contro le iniquità di banche e Fisco"

Mentre le banche italiane a turno barcollano (la vicenda ‘Carige’ è in questi giorni sotto gli occhi di tutti) facendo temere per la tenuta dei risparmi di cittadini e imprenditori onesti, c’è persino chi, lo scorso Natale, mosso da animo sensibile e memore, ha donato alla parrocchia della propria infanzia la ‘Campana della Nuova Vita’, nata per celebrare le nuove nascite: ma fusa e pronta a suonare una volta all’anno anche in ricordo delle troppe vittime di banche e fisco ingiusti, giunte spesso ad atti estremi per via di situazioni economiche disastrose che pesano sul cuore e nella vita di ogni giorno più di una prigionia. Per colpa delle numerose ingiustizie subite da parte di enti creditizi ed erariali. Il 2018 appena conclusosi è stato un buon anno per Serafino Di Loreto, il professionista lungimirante e competente che in anni recenti ha fondato la società ‘Sdl Centrostudi spa’, con sede a Mazzano, in provincia di Brescia. La rinomata Società si occupa principalmente di analisi contabili per il recupero del credito di anatocismo e usura sui conti correnti e rapporti bancari in genere. E negli anni scorsi, anche per la crisi economica, è stata protagonista una rapidissima crescita in tutta Italia che l’ha portata alla ribalta nel mondo dell’imprenditoria locale e nazionale. L’azienda dal 2010, anno della fondazione a oggi, in soli otto anni ha assistito e aiutato, su fronti differenti e molteplici, oltre 150 mila italiani – privati e imprese – a uscire dalla crisi: restituendo, annullando e/o compensando circa 250 milioni di euro (riferiti a cartelle esattoriali, aste e pignoramenti bloccati o cancellati, interessi bancari illeciti su vari fronti) ingiustamente sottratti da banche e fisco ai loro legittimi proprietari.  Ecco che cos’ha raccontato Serafino Di Loreto ai nostri microfoni.

Buongiorno, Avvocato. A quanto ammonta il vostro fatturato nel 2018?

Saremo in linea con il 2017. Intorno ai 10/12 milioni di euro.

Qualche anno fa fatturavate di più…

Sì certo, la crisi era nel vivo, e paradossalmente per il tipo di lavoro che facciamo, avevamo richieste maggiori. Ora fortunatamente il mercato è in ripresa e c’è maggiore liquidità che circola, di conseguenza banche e aziende litigano di meno.

In che cosa consiste, prevalentemente, l’attività di ‘Sdl Centrostudi Spa’?

L’impresa si occupa in primis di analisi contabili econometriche per verificare che banche, istituti di credito e agenzia delle entrate non pratichino anatocismo ed usura e rispettino tutta una serie di parametri fissati dalla legge. Valutiamo il costo del denaro per imprese e persone che hanno mutui, finanziamenti e altro.

Quante persone sono occupate da voi?

Oggi abbiamo 33 dipendenti. Come uomo e imprenditore, sono fermamente a favore da sempre del principio della redistribuzione sociale della ricchezza: motivo per cui, ogni anno, alle nostre risorse leggasi rete commerciale – umane destiniamo il 40% del nostro fatturato.

Volumi importanti, dunque.

Proprio come i soldi con cui abbiamo puntualmente sempre onorato gli impegni fiscali. Dal 2010 a oggi, ‘Sdl Centrostudi spa’ ha versato oltre 30 milioni di iva, ben 20 di imposta sul reddito, e distribuito 50 milioni di euro in provvigioni! Dagli albori abbiamo dato lavoro a 120 dipendenti diretti sino al 2016, a più di 400 avvocati sparsi in tutta Italia e ad oltre 40 periti e consulenti. Dal 2010 a oggi, il fatturato prodotto dalla società è di oltre 160 milioni di euro.

Avvocato Di Loreto, come si gestisce una struttura con centinaia di collaboratori sparsi per l’Italia?
Noi abbiamo scelto un’organizzazione molto simile a quella militare, o ecclesiastica. Ovviamente per fini commerciali ed economici: il nostro è un network commerciale.

In che cosa consiste, nello specifico, la vostra mission?

Un’azienda ci contatta perché pensa di non essere trattata correttamente dal proprio istituto di credito. Un nostro incaricato, sulla base di una serie di dati, forniti dall’azienda stessa, svolge una pre-analisi gratuita. Se la pre-analisi dà esito positivo, allora offriamo una perizia a pagamento, debitamente stimata e approntata, che il potenziale cliente può, tranquillamente, accogliere oppure rifiutare senza alcun impegno.

A quanto ammontano, circa, le analisi effettuate?

Abbiamo fatto quasi 50 mila perizie a pagamento, trasformando questo importante strumento di indagine e analisi in un mezzo accessibile a tutti: specialmente ai più deboli che, grazie a costi nazionalpopolari delle perizie, hanno potuto servirsene, evitando che in un campo così delicato, quale quello del diritto bancario, la giustizia restasse un fatto meramente elitario e per i soliti pochi abbienti.

Supponiamo siano state poche le pre-perizie che hanno dato esito negativo…

Realmente è così, ma non per furbizia commerciale nostra…

Per parte di chi, allora?

Del sistema creditizio italiano.

In che modo viene elaborata una perizia?

Abbiamo realizzato software gestionali (per conti correnti, mutui, leasing, derivati, cartelle esattoriali, ecc…) che, dopo aver inserito i parametri aziendali, è in grado di realizzare un calcolo matematico algoritmico integrato e complesso. Un progetto nostro, molto utile. Una perizia serve per dare all’impresa la prova che le banche non si stanno comportando correttamente con lo scopo di trattare nuove condizioni, oppure di chiedere i doverosi rimborsi.

Qualora le banche dinieghino, che cosa accade?

Le imprese e i privati hanno due opzioni: o accettano di mediare e restituire il maltolto oppure si va in tribunale a far valere le proprie posizioni.

E voi fornite degli avvocati?

No, ma ne abbiamo di molto preparati e convenzionati. Che offrono alte prestazioni a prezzi veramente accessibili.

Quanto costa una causa del genere?

Ma da noi € 1.500 + Iva: anche in questo ‘Sdl’ facilita l’accesso delle persone alla difesa dei propri diritti. Oltre ad essere stati i primi in Italia ad aver affrontato su vasta scala la questione dell’anatocismo/usura, e di tutti gli aspetti collegati, siamo anche stati i primi ad esserci dotati di polizze stipulate con importanti operatori del settore, che garantiscono la copertura delle spese legali, in caso di soccombenza.

E le cause dei clienti come vanno?

Un po’ si vincono e un po’ si perdono. Ma questo non dipende dalle nostre perizie che hanno salvato migliaia di persone in tante occasioni.

Scusi ma da cosa dipende?

Dipende dalle solite interpretazioni dei giudici, ovvio, ma c’è dell’altro…

Ci dica pure…

La legge italiana spiega chiaramente che, nel conteggio del tasso d’interesse, devono essere comprese anche le spese di tenuta conto e le commissioni di massimo scoperto.

Chi è stato il relatore di queste legge?

Luciano Violante, nel 1996.

Invece che cosa sostiene la controparte?

Afferma che quelli sono costi che non vanno conteggiati all’interno del tasso d’interesse applicato ai clienti, sposando la tesi di parte della Banca d’Italia. Ora, ovviamente, ci sono alcuni giudici che tengono buona questa tesi e altri, invece, che non la pensano così.

Ma la Banca d’Italia è un organo istituzionale serio, è normale che i giudici lo tengano in considerazione.

Insomma: è serio ma di parte e dal nostro punto di vista in questa materia non è un organo imparziale. Come tutti sanno, infatti, la Banca d’Italia è una società privata (non è più un organo dello Stato Italiano) e la maggioranza della Banca d’Italia è di proprietà delle banche (e delle assicurazioni italiane). I soci di maggioranza sono ‘Intesa San Paolo’ e ‘Unicredit Banca’, etc…Che, da sole, ne detengono il 66%. Ritengo assolutamente non sia giusto che una realtà che ha come azionisti proprio le banche, si pronunci sulla correttezza dei tassi d’interesse applicati e che controllino le banche: questo è grave conflitto di interessi! Il controllante, dunque, è per la maggiore controllato dai controllati. Ma le pare possibile?

Un’ultima domanda, Avvocato Di Loreto. Banche e fisco iniqui a parte, Lei opera con successo anche in altri ambiti imprenditoriali: quali?

Sono molteplici. Ho sempre considerato ogni problema un’opportunità. A Mantova, con la società ‘Ecoval’ di cui sono socio ho sviluppato un progetto con il patrocinio del comune di Mantova stesso e la cooperativa ‘Il Solco’ che ha consentito di avviare il risanamento dell’area cittadina dell’ex petrolchimico ‘IES’, salvando ben 20 posti di lavoro, e attivando una produzione in stile green, grazie alla coltivazione di una speciale radice che nel sottosuolo bonifica il terreno, mentre in superficie si sviluppa rapidamente come un alto canneto atto alla produzione di combustibile tipo pellet.

Un esempio di riconversione perfetta, nulla da aggiungere. Complimenti.

Mentre a Bergamo ho rilevato un’azienda, proveniente da tre fallimenti, che fino a novembre 2017 perdeva circa 400mila euro al mese. Oggi, dopo soli 12 mesi, l’azienda ribattezzata ‘DL Sintered SRL’ ha fatturato ben oltre 8 milioni di euro, debiti zero, e continua a garantire lavoro e futuro a 35 dipendenti “ritirati dal fallimento” che altrimenti sarebbero rimasti a casa: qui grazie a un innovativo processo di stampaggio di polveri creiamo componenti meccanici. Ed esportiamo in tutto il mondo, certi di una crescita costante su basi solide e promettenti per il futuro nostro e di chi crede in noi.

Potevano morire in tanti. Ma polizia e vigli del fuoco evitano la tragedia

L’intervento congiunto dei vigili del fuoco e della polizia di stato ha evitato peggiori conseguenze e permesso di salvare gli abitanti di una palazzina rimasti intossicati da una fuga di gas. E’ avvenuto a Vercelli. Su disposizione della sala operativa della questura le pattuglie le volanti venivano inviate in via Bussi dove era stata segnalata una fuga di monossido di carbonio. Giunti sul posto gli agenti, su indicazione dei vigili del fuoco, hanno evacuato lo stabile ormai saturo di gas che, essendo inodore, non era stato avvertito dai condomini. Terminato lo sgombero, undici persone rimaste intossicate sono state trasportate presso gli Ospedali di Vercelli e di Novara dove rimanevano in osservazione. Dai primi accertamenti la fuga di gas sarebbe scaturita da una caldaia malfunzionante. Il livello di saturazione dell’aria era talmente alto che, soltanto grazie all’immediato intervento della Polizia di Stato e dei Vigili del Fuoco, è stato possibile evitare una strage.  Infine, la Polizia di Stato effettuato un servizio di controllo del territorio contro eventuali reati predatori a seguito della prescrizione del personale dei Vigili del Fuoco di mantenere aperte le finestre dell’abitazione per ragioni di sicurezza.

Massimo Iaretti

(foto archivio)

 

Piazza di San Venceslao, Jan Palach e la “primavera di Praga”

Piazza di San Venceslao o meglio la Vaclavské , come la chiamano i praghesi,  è un luogo alquanto anomalo. Più che una piazza vera e propria è un largo viale lungo 750 metri nel cuore di Nové Město, la città nuova. Per ammirarne la maestosità si può raggiungere il Museo Nazionale, alla sua sommità, e da lì  – dove è stata collocata la statua equestre di San Venceslao –  guardare il lungo viale. In questo punto, un tempo, c’era la Porta dei Cavalli, che alla fine dell’Ottocento venne abbattuta per far spazio al monumentale museo. Insieme al santo a cavallo ci sono i quattro patroni della Repubblica Ceca (Ludmilla e Procopio davanti, Adalberto e Agnese dietro). Sullo zoccolo si possono leggere delle parole che i cechi hanno sempre invocato nei momenti di difficoltà: “Non lasciarci perire, noi e i nostri discendenti”.

Simbolo dell’identità praghese

Questa piazza, i piccoli Champs-Élysées, rappresenta il simbolo dell’identità praghese e ceca da quando, nel 1848, durante i moti rivoluzionari, venne chiamata così. Nel 1918 fu da qui che partirono le rivolte antiasburgichea favore dell’indipendenza nazionale, dichiarata il 28 ottobre di quell’anno. E fu lì che, nell’agosto del 1968 i praghesi  protestarono contro l’invasione dei carri armati sovietici venuti a stroncare la Primavera di Praga, l’esperimento di “socialismo dal volto umano” (in pratica una vera e propria liberalizzazione e democratizzazione della vita politica) portata avanti dai dirigenti comunisti di quel paese guidati da Alexander Dubček. Alla mente ritorna una delle più belle canzoni di Francesco Guccini: “Di antichi fasti la piazza vestita, grigia guardava la nuova sua vita: come ogni giorno la notte arrivava, frasi consuete sui muri di Praga. Ma poi la piazza fermò la sua vita e breve ebbe un grido la folla smarrita, quando la fiamma violenta ed atroce, spezzò gridando ogni suono di voce”. La fiamma è quella che, la sera del 16 gennaio 1969, trasformò in una torcia umana il corpo di un giovane studente di filosofia praghese, il ventenne Jan Palach. Il suo sacrificio fu un gesto di libertà, un grido contro tutte le tirannie.

 

Il “testamento” di Jan Palach

Sul suo quaderno scrisse quello che può essere definito, a tutti gli effetti, il suo testamento politico. Leggiamolo:”Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zparvy (il giornale delle forze d’occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà“.Il gesto di Jan Palach non rimase isolato: almeno altri sette studenti, tra cui il suo amico Jan Zajíc ( la “torcia numero due”),seguirono il suo esempio.

“…la città intera che muta lanciava una speranza nel cielo di Praga”

Il funerale di Jan Palach (che venne poi sepolto nel cimitero di Olšany) fu programmato per domenica 25 gennaio 1969. L’organizzazione fu curata dall’Unione degli studenti di Boemia e Moravia. Vi parteciparono circa seicentomila persone, arrivate da tutto il paese. In silenzio, proprio  come racconta la già citata canzone di Guccini (“dimmi chi era che il corpo portava,la città intera che lo accompagnava:la città intera che muta lanciava una speranza nel cielo di Praga”). Quel giorno, in una Praga plumbea,  scrisse  Enzo Bettiza sul Corriere della Sera .. “il suono delle sirene a mezzogiorno e il rintocco delle campane trasformano l’intera città in un «paesaggio pietrificato,dove tutti rimangono fermi e silenziosi per cinque minuti”.

A terra, una croce in orizzontale

Il monumento in sua memoria ( e di Jan Zajíc ) è poco visibile. Si trova a pochi metri dalla fontana davanti all’edificio del Museo Nazionale, dove Jan si cosparse di benzina e si dette fuoco. Nei giorni seguenti, in quello stesso luogo, si tenne lo sciopero della fame a sostegno delle rivendicazioni espresse da Palach e fu esposta la sua maschera funebre.  Il monumento, realizzato dall’artista Barbora Veselá e dagli architetti Čestmír Houska e Jiří Veselý, è stato realizzato in forma orizzontale. Dal lastricato del marciapiede emergono due bassi tumuli circolari collegati da una croce di bronzo (che simboleggia allo stesso tempo un corpo come una torcia umana). La posizione della croce indica la direzione in cui Jan Palach cadde a terra. Sul braccio sinistro della croce si leggono i nomi di Jan Palach e Jan Zajíc con le rispettive date di nascita e morte. Entrambi , e prima di loro, gli insorti di Budapest nel 1956, furono i primi caduti per la nuova Europa. Ci vollero vent’anni per riconquistare pienamente indipendenza e libertà, fino al novembre del 1989, quando s’avvio la “rivoluzione di velluto” che in breve rovesciò il regime cecoslovacco e filosovietico di  Gustáv Husák ed elesse presidente della Repubblica lo scrittore e drammaturgo Václav Havel, mentre  Dubček fu acclamato, riabilitato ed eletto presidente del Parlamento.

Marco Travaglini

Con il vento tornano gli incendi in montagna

Sono una settantina gli incendi boschivi divampati in Piemonte dal 30 dicembre, quando dalla Regione è stato dichiarato lo stato di massima pericolosità. In tutto 180 i mezzi del sistema antincendi e 507 i volontari del corpo Aib impiegati. Il  vento di foehn di queste ore nelle vallate alpine e il rialzo delle temperature ha favorito il propagarsi delle fiamme. Nel Torinese incendi estesi a a Corio e Coazze, che da ieri stanno impegnando Aib e Vigili del Fuoco. La Protezione civile regionale monitora  la situazione e ha  attivato il proprio servizio di elicotteri e la Sala Operativa Unificata Permanente presso la direzione regionale dei Vigili del fuoco.

AVVELENATA LA CAGNETTA DI SUSANNA TAMARO, BRAMBILLA: “IL PARLAMENTO ESAMINI LA MIA PROPOSTA”

“Solidarietà e vicinanza all’amica Susanna Tamaro per la morte della sua cagnetta, uccisa dal “solito” boccone avvelenato. E’ sorprendente, in materia, l’inerzia del governo e dello stesso Parlamento. Eppure non dovrebbe essere così difficile trasformare in legge l’ordinanza ministeriale, che viene reiterata ogni anno, e rafforzarla, come prevede una proposta di legge che ho firmato e depositato il primo giorno di questa legislatura, introducendo nel codice penale un articolo specifico che punisca chi ‘prepara, miscela, detiene, utilizza, colloca o abbandona esche o bocconi avvelenati o contenenti sostanze nocive o tossiche, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente, che possono causare intossicazioni o lesioni o la morte di una persona o di un animale'”. Lo dichiara l’on. Michela Vittoria Brambilla, commentando il post su Facebook con il quale la scrittrice annuncia la morte per veleno della sua cagnolina.“Quasi ogni giorno – aggiunge l’ex ministro – da tutto il territorio nazionale, i media riportano notizie tristemente simili a quella data da Susanna Tamaro: è ora di affrontare il problema con una legge”.

Basket, salviamo il salvabile

Sul futuro del basket torinese sapremo la prossima settimana. Purtroppo il canovaccio tracciato in questi mesi viene confermato. È la sfortuna che si è accanita sulla società. Questa ultima partita ha dell’incredibile. 4 secondi dalla fine beccarsi un tiro da tre ed andare ai supplementari capita nel basket. Con il tiro che prima di entrare fa una parabola illudendoci che sarebbe uscita: è proprio sfortuna. Vincere la partita è lo scopo. Ora non solo scopo sportivo, ma un problema economico. Se perde ancora  quattro partite il rischio retrocessione è concreto se non certo. Forni vuole vendere. Oramai è esausto. Da parecchio le trattative sono  in corso. Un giornale ha fatto l’ iperbolica cifra di 4 milioni di euro.  Scritto a vanvera? Non penso. Più probabile sia la sommatoria dei debiti accumulati nel corso degli anni. Ed ora una stagione ipotizzata per vincere  si conclude nella lotta per non retrocedere. Anche per questo stanno partecipando agli incontri per definire il tutto rappresentanti di Fiat. Poi rimane il valore della serie A di Basket. E probabilmente ci sono più tavoli  dove si sta giocando la partita.  In altre parole se gioca in A uno ha un valore se si gioca in A due un altro. Unica cosa certa è che chi subentrerà si accollerà i debiti. Ed ogni situazione di rescissione contrattuale si porta dietro dei possibili contenziosi con relativi costi. Insomma esplosioni ( in senso figurato ) che producono altre esplosioni. Concordo con chi ha sostenuto che tutti , in primis la politica torinese, deve adoperarsi per aiutare nel risolvere le criticità . Ad oggi, si è spettatori impotenti di questa cronaca di una morte annunciata. Venduta la società poi si vedrà.  Con una seconda domanda: perché comprano? Sicuramente per amore dello sport. Ma quando i compratori non sono torinesi o piemontesi chiederci il perché è doppiamente lecito. La paura che la serie A salti dalla nostra città è lecita. Mi si può obiettare che è prematuro fasciarsi la testa prima di avercela rotta. Rispondo che quando si è stati scottati con l’acqua calda si ha paura anche dell’acqua fredda. Ben venga chi compra se salverà la situazione . Ma volendo che rimanga tutto a Torino qualcosa si deve fare già da subito. Esemplifico. Il Pala Vela è stato assegnato al Basket anche per intercessione dell assessore competente. Ora la Giunta dovrebbe chiedere la pubblicità dell’accordo raggiunto. Essendo una giunta di Grillini la vedo dura che capiscano. Ma tentare non nuoce. Secondo: il Parco Olimpico é di fatto diventato socio dell’ operazione, socio nella buona e cattiva sorte. Ed il 10 % delle quote del Parco Olimpico è pubblico. Un amministratore nominato di concerto da Comune e Regione. Se vogliono, il pubblico può dire la sua. Ovviamente se se la sentono ed hanno voglia. L’ interesse ci dovrebbe essere. Il basket torinese in serie A è un bene comune di tutti i torinesi. Solo due mesi fa chi ha sostenuto che saremmo arrivati a questo punto era accusato di vaneggiare e di delirare. Ma avvenendo purtroppo ciò che e stato profetizzato è oggi realtà incontrovertibile. Ci saranno ancora polemiche sul perché è avvenuto. Ad oggi non ci interessano. Salviamo il salvabile.
Patrizio Tosetto