redazione il torinese

"SUK" A BORGO DORA, MARRONE-ALESSI (FDI): "L'ABUSIVISMO CONTINUA"

“NEMMENO L’OMBRA DI POLIZIA MUNICIPALE A FAR RISPETTARE ORDINANZA COMUNALE”
“Dopo lo scorso sabato, quando non era stata fatta rispettare la Deliberazione della Giunta Appendino per lo spostamento del suk Barattolo da Canale Molassi e dal parcheggio di San Pietro in Vincoli, sinceramente pensavamo che oggi la Città provvedesse….invece nulla di fatto: nel Canale Molassi ieri sera presidio e musica dal solito gruppo di antagonisti che usano i poveri, e nel parcheggio già tanti venditori si erano piazzati ai loro posti. Siamo profondamente delusi e amareggiati perché ancora una volta l’Amministrazione della nostra Città non sa farsi rispettare, senza mandare nemmeno una volante di Polizia Municipale a contrastare tutta questa illegalità. Chiederemo al Sindaco con un’interrogazione chi e quanto pagherà per la raccolta rifiuti di questa giornata. L’unica soluzione è la sospensione delle attività del “libero scambio” di Barattolo fino a che l’Amministrazione comunale di Torino troverà una soluzione, compresa la sospensione dell’Associazione che ha vinto il Bando per la gestione e sta dimostrando di non saperlo gestire” accusano Patrizia Alessi, Capogruppo FDI in Circoscrizione 7, e Maurizio Marrone, dirigente nazionale FDI, che hanno effettuato oggi un sopralluogo in Canale Molassi e San Pietro in Vincoli, aggiungendo “Con la nostra parlamentare Augusta Montaruli chiederemo un incontro al Prefetto per capire se davvero si intende abbandonare un pezzo di Torino all’anarchia e alla prepotenza degli anarchici dei centri sociali che sostengono gli abusivi”.

L’Arma commemora l’appuntato Vinci

Lunedì 28 gennaio, l’Arma vercellese commemora il 30° anniversario del sacrificio del compianto Appuntato Salvatore Vinci, Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”, caduto in servizio il 28 gennaio 1989 lungo la provinciale San Giacomo Vercellese-Villarboit, per mano di rapinatori che avevano assaltato un furgone postale.La commemorazione, cui parteciperanno le massime Autorità civili, religiose e militari della nostra Provincia, si svilupperà nella mattinata attraverso tre significativi e toccanti momenti: alle 09.30 con la deposizione di un cuscino di fiori al cippo collocato sul luogo dell’eccidio, lungo la strada provinciale “San Giacomo Vercellese-Villarboit”, alle ore 10,30 successive, in Vercelli, con la deposizione di una corona d’alloro presso la lapide commemorativa accanto al monumento all’Arma dei Carabinieri di piazza Amedeo IX e, infine, alle 11.00, nella chiesa di S. Agnese in S. Francesco, adiacente alla Caserma “Gunu Gadu”, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri, dove l’Arcivescovo Marco Arnolfo celebrerà la Santa Messa.

Massimo Iaretti

L'Arma commemora l'appuntato Vinci

Lunedì 28 gennaio, l’Arma vercellese commemora il 30° anniversario del sacrificio del compianto Appuntato Salvatore Vinci, Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”, caduto in servizio il 28 gennaio 1989 lungo la provinciale San Giacomo Vercellese-Villarboit, per mano di rapinatori che avevano assaltato un furgone postale.La commemorazione, cui parteciperanno le massime Autorità civili, religiose e militari della nostra Provincia, si svilupperà nella mattinata attraverso tre significativi e toccanti momenti: alle 09.30 con la deposizione di un cuscino di fiori al cippo collocato sul luogo dell’eccidio, lungo la strada provinciale “San Giacomo Vercellese-Villarboit”, alle ore 10,30 successive, in Vercelli, con la deposizione di una corona d’alloro presso la lapide commemorativa accanto al monumento all’Arma dei Carabinieri di piazza Amedeo IX e, infine, alle 11.00, nella chiesa di S. Agnese in S. Francesco, adiacente alla Caserma “Gunu Gadu”, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri, dove l’Arcivescovo Marco Arnolfo celebrerà la Santa Messa.

Massimo Iaretti

Luci sulla Gran Madre

Uno scatto sulla Gran Madre in versione serale. Da notare le nuove luci blu sotto le arcate del ponte sul Po. La foto è di Gh Marius.

Anno giudiziario: migranti e mafie i temi caldi

Il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario al palagiustizia di  Torino ha detto cheNon c’è un settore geografico del nostro distretto nel quale non si sia  registrata e accertata la presenza di insediamenti di ‘ndrangheta. Preoccupa la persistente sottovalutazione del fenomeno che si coglie nell’opinione pubblica, nel sentire delle comunità che pure vivono, fianco a fianco, con i mafiosi”. Il pg ha anche affrontato il tema immigrati affermando che la politica di contrasto all’immigrazione clandestina e di controllo del territorio è “dovuta e sacrosanta ma al tempo stesso totalmente disinteressata al profilo umanitario. La pietà, declinata nel suo senso laico, è morta”. La cerimonia è stata aperta dal coro degli allievi carabinieri della caserma Cernaia e dalla fanfara della brigata Taurinense che hanno intonato l’inno di Mameli.

 

(foto: il Torinese)

Quel giorno sul treno al rientro dal funerale di Guido Rossa

“Compagno Guido Rossa te lo giuriamo, ogni terrorista lo denunciamo”. Per questo è stato ucciso. E’ stato ucciso per la denuncia di un terrorista rosso. Pioveva il giorno dei funerali. Pioveva a dirotto. Il cielo si toccava con la terra ed in pieno giorno era tutto buio.Tutto era amplificato. Angoscia, dolore, pianti e soprattutto rabbia. Rabbia per ‘l assassinio di un compagno, rabbia perché chi l’ aveva ammazzato diceva di essere un compagno. Sicuramente la notizia della sua morte fu un fulmine. Ma ci sconvolse. Alcuni non ne furono stupiti. Da alcuni anni nel triangolo industriale ed in particolare nelle fabbriche non si contavano morti e feriti Terrorismo rosso. Non accettavano ciò che si considerava un ossimoro. Rosso come colore politico era l’antitesi di terrorismo. Dopo l’omicidio del compagno non ci furono più dubbi. Gli assassini erano tra di noi. A Genova veniva giù il mondo. La pioggia compattava tutto e tutti. La rabbia di Luciano Lama e di Sandro Pertini, il Presidente partigiano, il primo partigiano d’Italia. Poi la granitica classe operaia genovese, gli operai dell’Italsider che si chiedevano dove avevano sbagliato, sapendo che Guido Rossa era stato lasciato solo in questa sua denuncia dei terroristi. Ed i camalli del Porto che sfilavano con i giubbotti di pelle. Era dal 1960 contro il governo Tambroni che non succedeva. Riprendemmo il treno per tornare a Torino. Qualcosa comunque non quadrava.  La verità compiuta avrebbe fugato i dubbi. Primo: non fu Guido Rossa che vide. Ma fu Guido Rossa che ebbe il coraggio di denunciare. Secondo: lo Stato non garantì un servizio di protezione. Ma ben più grave non lo garantì il Partito Comunista così come il sindacato.  Guido Rossa fu lasciato solo. Dura ammetterlo, ma la verità è rivoluzionaria. L’ assassinio aveva tragicamente determinato la svolta totale nella lotta al terrorismo rosso. Sempre sul treno di ritorno pensavo che la strada era ancora in salita. Da lì a mesi successivi ecco Dino Sanlorenzo presidente del consiglio regionale del Piemonte. Era anche Presidente del comitato antifascista. Effervescente e combattivo propose un questionario contro il fenomeno del terrorismo. Aderirono tutti ma una domanda che chiedeva se si era a conoscenza di fatti delittuosi scatenò la discussione.Chi accusava di voler incentivare la delazione. Chi è contro lo Stato è contro le Br. Addirittura ci fu chi (giovane comunista) propose di mettere ai voti questa proposta: ristampare il questionario togliendo la domanda. Non si votò perché l’imbarazzo prevalse. Anni dopo il Procuratore capo Giancarlo Caselli affermò che grazie a 54 di quelle anonime risposte si arrestarono numerosi terroristi rossi.Non c’era niente da fare. La sconfitta del terrorismo è avvenuta per il 50% con la politica e per il restante con la giustizia e la legge.Il terrorismo rosso non minava il sistema capitalistico ma minava il sistema democratico. Ed è triste che dopo 40 anni qualcuno che si dice della vera sinistra non l’abbia ancora capito.
Patrizio Tosetto

Auto si ribalta. Morti un ragazzo e una ragazza ventenni

Un altro incidente mortale sulle strade del Piemonte. Nella notte, nei pressi di Saluggia nel Vercellese, per cause ancora da accertare (forse per la strada ghiacciata), una Volkswagen Polo è uscita fuori strada ribaltandosi e finendo contro un muro. Sull’auto sono morti un 22enne di Livorno Ferraris, Manuel Nuzzo, e Lucrezia Saggio, 23enne di Saluggia.

(foto archivio)

Domeniche in Pinacoteca: dipinti a grande velocità

Il calendario da gennaio a marzo delle speciali iniziative domenicali dedicate ai bambini dai 4 ai 12 anni e alle loro famiglie

 La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli presenta anche per quest’anno un nuovo e ricco calendario di proposte dedicate ai piccoli visitatori: le Domeniche in Pinacoteca, appuntamento settimanale riservato ai bambini dai 4 ai 12 anni. Ogni domenica alle 16.00, i bambini e le loro famiglie sono invitati a prendere parte alle speciali attività proposte: i partecipanti potranno scoprire attraverso una breve visita guidata la collezione permanente a cui farà seguito un laboratorio tematico dedicato ai bimbi. Gli incontri, della durata di 90 minuti, sono l’occasione per esplorare insieme il prezioso patrimonio della Pinacoteca Agnelli e trarre ispirazione per giochi educativi e creativi con il coordinamento degli educatori museali specializzati presenti. Nel mese di gennaio sono previsti i primi tre incontri durante i quali i bambini, anche in compagnia delle loro famiglie, potranno sperimentare nuovi linguaggi figurativi. L’ultimo appuntamento accompagnerà i piccoli partecipanti alla scoperta delle modalità di rappresentazione del movimento e della velocità sulla scia delle grandi sperimentazioni novecentesche.
Domenica 27 gennaio 2019, ore 16.00
Dipinti a grande velocità
Come si può rappresentare il movimento? Quali forme e quali colori evocano la velocità e il
dinamismo? Dopo un’introduzione alle tematiche principali della poetica futurista di inizio Novecento, attraverso una lettura delle opere di Giacomo Balla e Gino Severini e con riferimenti alle sperimentazioni dell’epoca in ambito fotografico e cinematografico, i bambini individueranno forme capaci di evocare il movimento. Alle forme ritenute più significative saranno associati colori con interventi pittorici volti ad enfatizzare il senso di moto dato dalla forma stessa.
***
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli | via Nizza 230/103 – Torino | www.pinacoteca-agnelli.it

“GLI ULTIMI GIORNI DI BISANZIO, SPLENDORE E DECLINO DI UN IMPERO”

Alla fine del Trecento Bisanzio è accerchiata, sta per cadere nelle mani dei turchi. I crociati europei cadono rovinosamente sotto i colpi degli Ottomani. In terra bulgara, prima a Nicopoli nel 1396 e poi a Varna sul Mar Nero nel 1444 si spengono le ultime speranze dei cavalieri cristiani di respingere gli Ottomani che avanzavano nei Balcani senza incontrare resistenza. La situazione è drammatica e l’Europa sembra sul punto di rispondere alla minaccia che arriva da Oriente. L’ombra dei sultani comincia a riflettersi sulle acque dorate del Corno d’Oro nella capitale bizantina sul Bosforo. Tocca a Manuele II Paleologo, imperatore di Bisanzio, giocare l’ultima disperata carta e chiedere l’aiuto dell’Europa. Si imbarca su una galea veneziana e parte con l’obiettivo di convincere i sovrani europei a coalizzarsi e aiutare militarmente Costantinopoli prima che sia troppo tardi. Accolto dal doge, Venezia è la prima tappa e, dopo la regina dei mari, raggiunge Milano, Parigi e Londra in un lungo viaggio compiuto tra il 1399 e il 1403 portando con sé rari e pregiati doni diplomatici e religiosi destinati ai sovrani europei e ai due Papi residenti a quel tempo a Roma e ad Avignone. Tra questi importanti regali spicca “l’icona di San Luca” di Freising (città presso Monaco di Baviera), opera bizantina che

raffigura la Madonna con il capo reclinato e le braccia protese in avanti nell’atto di pregare, dal titolo “La speranza dei disperati”, un simbolo del tragico momento in cui si trovava Costantinopoli tra la fine del Trecento e il Quattrocento, con i turchi alle porte. Ebbene, per la prima volta dopo oltre sei secoli l’icona di San Luca, custodita da sempre in Germania, è tornata a Venezia, la città della sua prima destinazione in Europa. È esposta nei saloni della Biblioteca Marciana della città lagunare nella mostra “Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un Impero”. Il prezioso oggetto, che risale al X secolo e, secondo l’antica tradizione cristiana, sarebbe stato dipinto dallo stesso apostolo Luca, è l’anima della mostra alla Biblioteca Marciana suddivisa in otto sezioni che illustrano il contesto storico e politico che portò alla caduta di Costantinopoli, il significato del viaggio di Manuele II in Europa e le testimonianze dell’intenso scambio culturale e commerciale tra Venezia e Bisanzio all’inizio dell’Umanesimo. Quando, nel 1402, il sultano Bayezid I, detto la Folgore, fu sconfitto ad Ankara da Tamerlano, il terribile condottiero dei Mongoli e l’incubo ottomano fu improvvisamente scacciato da Bisanzio, Manuele II interpretò l’inaspettata vittoria come un dono della Madonna “dei senza speranza”. Un breve documentario presenta la drammatica situazione di Bisanzio negli ultimi decenni prima della caduta di Costantinopoli. Nonostante l’acuirsi del conflitto bizantino-ottomano non mancarono tentativi di incontro pacifico tra le due culture e religioni, come dimostra il famoso manoscritto dei “Dialoghi con un musulmano” di Manuele II. Nella mostra si possono vedere le carte geografiche dell’epoca che presentano Costantinopoli e Venezia, luoghi di partenza e di approdo dell’imperatore nel suo tour in Europa. Tra i doni visibili nell’esposizione ci sono il reliquiario con una bolla imperiale donato all’antipapa Benedetto XIII e il reliquiario delle Spine della corona di Cristo dal Duomo di Pavia. L’icona di San Luca fu donata a uno degli uomini più potenti del tempo, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Entrò poi in possesso dei veronesi della Scala e nel 1440 Nicodemo della Scala, vescovo di Freising, la regalò al Duomo della città. Le ultime sezioni della mostra illustrano la lunga tradizione di stretti rapporti tra Bisanzio e Venezia, già provincia dell’Impero romano d’Oriente, attraverso pezzi di grande valore realizzati a Bisanzio e giunti in laguna in epoche diverse come le cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana, la stauroteca (il reliquiario con frammenti di legno della croce di Cristo) del cardinale Basilio Bessarione proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco. Venezia si conferma città “bizantina” per eccellenza. Non solo per i legami storici ma anche per ciò che conserva da secoli, come l’icona della Madonna Nikopeia (portatrice di vittoria), conservata nella Basilica di San Marco, che gli imperatori portavano in battaglia come amuleto o come l’icona di San Luca che a Venezia non poteva mancare, almeno per qualche mese. L’esposizione, nata da una cooperazione tra il Museo diocesano di Freising e la Biblioteca Marciana di Venezia, è aperta al pubblico nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 5 marzo 2019, tutti i giorni, 10.00-17.00, con ingresso dal Museo Correr.

Filippo Re

 

 

 

 

"GLI ULTIMI GIORNI DI BISANZIO, SPLENDORE E DECLINO DI UN IMPERO"

Alla fine del Trecento Bisanzio è accerchiata, sta per cadere nelle mani dei turchi. I crociati europei cadono rovinosamente sotto i colpi degli Ottomani. In terra bulgara, prima a Nicopoli nel 1396 e poi a Varna sul Mar Nero nel 1444 si spengono le ultime speranze dei cavalieri cristiani di respingere gli Ottomani che avanzavano nei Balcani senza incontrare resistenza. La situazione è drammatica e l’Europa sembra sul punto di rispondere alla minaccia che arriva da Oriente. L’ombra dei sultani comincia a riflettersi sulle acque dorate del Corno d’Oro nella capitale bizantina sul Bosforo. Tocca a Manuele II Paleologo, imperatore di Bisanzio, giocare l’ultima disperata carta e chiedere l’aiuto dell’Europa. Si imbarca su una galea veneziana e parte con l’obiettivo di convincere i sovrani europei a coalizzarsi e aiutare militarmente Costantinopoli prima che sia troppo tardi. Accolto dal doge, Venezia è la prima tappa e, dopo la regina dei mari, raggiunge Milano, Parigi e Londra in un lungo viaggio compiuto tra il 1399 e il 1403 portando con sé rari e pregiati doni diplomatici e religiosi destinati ai sovrani europei e ai due Papi residenti a quel tempo a Roma e ad Avignone. Tra questi importanti regali spicca “l’icona di San Luca” di Freising (città presso Monaco di Baviera), opera bizantina che

raffigura la Madonna con il capo reclinato e le braccia protese in avanti nell’atto di pregare, dal titolo “La speranza dei disperati”, un simbolo del tragico momento in cui si trovava Costantinopoli tra la fine del Trecento e il Quattrocento, con i turchi alle porte. Ebbene, per la prima volta dopo oltre sei secoli l’icona di San Luca, custodita da sempre in Germania, è tornata a Venezia, la città della sua prima destinazione in Europa. È esposta nei saloni della Biblioteca Marciana della città lagunare nella mostra “Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un Impero”. Il prezioso oggetto, che risale al X secolo e, secondo l’antica tradizione cristiana, sarebbe stato dipinto dallo stesso apostolo Luca, è l’anima della mostra alla Biblioteca Marciana suddivisa in otto sezioni che illustrano il contesto storico e politico che portò alla caduta di Costantinopoli, il significato del viaggio di Manuele II in Europa e le testimonianze dell’intenso scambio culturale e commerciale tra Venezia e Bisanzio all’inizio dell’Umanesimo. Quando, nel 1402, il sultano Bayezid I, detto la Folgore, fu sconfitto ad Ankara da Tamerlano, il terribile condottiero dei Mongoli e l’incubo ottomano fu improvvisamente scacciato da Bisanzio, Manuele II interpretò l’inaspettata vittoria come un dono della Madonna “dei senza speranza”. Un breve documentario presenta la drammatica situazione di Bisanzio negli ultimi decenni prima della caduta di Costantinopoli. Nonostante l’acuirsi del conflitto bizantino-ottomano non mancarono tentativi di incontro pacifico tra le due culture e religioni, come dimostra il famoso manoscritto dei “Dialoghi con un musulmano” di Manuele II. Nella mostra si possono vedere le carte geografiche dell’epoca che presentano Costantinopoli e Venezia, luoghi di partenza e di approdo dell’imperatore nel suo tour in Europa. Tra i doni visibili nell’esposizione ci sono il reliquiario con una bolla imperiale donato all’antipapa Benedetto XIII e il reliquiario delle Spine della corona di Cristo dal Duomo di Pavia. L’icona di San Luca fu donata a uno degli uomini più potenti del tempo, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Entrò poi in possesso dei veronesi della Scala e nel 1440 Nicodemo della Scala, vescovo di Freising, la regalò al Duomo della città. Le ultime sezioni della mostra illustrano la lunga tradizione di stretti rapporti tra Bisanzio e Venezia, già provincia dell’Impero romano d’Oriente, attraverso pezzi di grande valore realizzati a Bisanzio e giunti in laguna in epoche diverse come le cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana, la stauroteca (il reliquiario con frammenti di legno della croce di Cristo) del cardinale Basilio Bessarione proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco. Venezia si conferma città “bizantina” per eccellenza. Non solo per i legami storici ma anche per ciò che conserva da secoli, come l’icona della Madonna Nikopeia (portatrice di vittoria), conservata nella Basilica di San Marco, che gli imperatori portavano in battaglia come amuleto o come l’icona di San Luca che a Venezia non poteva mancare, almeno per qualche mese. L’esposizione, nata da una cooperazione tra il Museo diocesano di Freising e la Biblioteca Marciana di Venezia, è aperta al pubblico nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 5 marzo 2019, tutti i giorni, 10.00-17.00, con ingresso dal Museo Correr.

Filippo Re