redazione il torinese

Foibe, esodo e confine orientale

ricordo

ricordo2Circa 350.000 italiani costretti, dopo il Trattato di pace, che a causa della sconfitta assegnò l’Istria alla Iugoslavia, ad abbandonare le terre delle origini ed a disperdersi nel mondo come emigranti

 

La giornata del 10 febbraio è dedicata al ricordo del dramma degli italiani delle venezie e della Dalmazia. Le foibe e l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia sono una ferita sulla quale nel nostro Paese era stata stesa una cortina di silenzio. Da tempo ormai la parola foiba non descrive più semplicemente il territorio carsico triestino e giuliano, ma è diventata termine atroce, simbolo di una tragedia che si è consumata al confine orientale e che ha come sfondo la seconda Guerra mondiale, il fascismo, il totalitarismo. Migliaia di italiani uccisi dall’esercito di liberazione iugoslavo e gettati nelle foibe, veri e propri inghiottitoi; circa 350.000 italiani costretti, dopo il Trattato di pace, che a causa della sconfitta assegnò l’Istria alla Iugoslavia, ad abbandonare le terre delle origini ed a disperdersi nel mondo come emigranti. Il Giorno del ricordo va considerato come un segnale di ulteriore pacificazione e di riconciliazione dell’Italia repubblicana. Si è trattato, è vero, di una tragedia a lungo rimossa ma ricordarla ci rende tutti più forti e credibili nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali sui quali è nata e si è costruita la nostra Repubblica; i valori della libertà, della tolleranza, della convivenza pacifica, del rispetto della dignità umana e della persona.Nessuna  violenza che mortifichi quei valori può essere giustificata, neanche come risposta a violenze subite. Non può essere negato infatti che il fascismo italiano, con l’occupazione militare, abbia esercitato contro le popolazioni istriane, soprusi, misfatti e violenze che produssero ritorsioni. Ritorsioni, a loro volta, terribili e disumane.

 

Gli studiosi sono ancora alla ricerca di documenti, di dati e non vi sono conclusioni condivise sulle ragioni della ferocia dei combattenti di Tito, ma non vi è dubbio che quella fu una tragedia con tante facce. Le foibe furono il prodotto di odi diversi, irriducibili ad un unicum: c’era l’odio etnico, nazionale, ideologico. Secondo alcuni storici si trattò di un fenomeno dovuto sia alla politica di italianizzazione forzata da parte del fascismo, che mirava all’annullamento dell’identità nazionale delle comunità slovene e croate, sia alla politica espansionistica di Tito per annettersi Trieste e il goriziano. Lo storico Gianni Oliva sostiene  che “affinché al tavolo delle trattative di pace venisse riconosciuta la sovranità di Belgrado sul territorio giuliano, occorreva che nessuna forma di opposizione contrastasse l’annessione. E dunque bisognava contrastare i movimenti antiannessionistici anche con l’eliminazione fisica di tutti coloro, fascisti o antifascisti, in grado di organizzare e dirigere quei movimenti“. La lunga notte della guerra fredda ha impedito per troppo tempo una lettura meno ideologica di quelle vicende. Ora quella contrapposizione frontale è, almeno per quanto ci riguarda, alle spalle. È possibile una elaborazione condivisa che consenta analisi più serene e obiettive. Come dichiarò Carlo Azeglio Ciampi, e sottolineò il presidente Napolitano “la tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani“.

 

Fa parte della storia del Paese. Ristabilire il dovuto riconoscimento di quelle vicende tragiche e dolorose  è necessario per la costruzione di un’Europa poggiata su basi di condivisione che rendano più estesi e radicati i valori fondamentali della convivenza tra diversi, del multiculturalismo, del pluralismo etnico e religioso. Claudio Magris, con efficacia , scrisse “ ..Sulle frontiere si sono da sempre scatenate e si scatenano le passioni scioviniste più furibonde, con il loro bagaglio di violenze, provocatrici a loro volta di cieche vendette foriere anch’esse di feroci rappresaglie“. Agli storici il compito di continuare a ricercare documenti e testimonianze per portare alla luce fatti ed eventi, che aggiungano ulteriori pezzi alla verità storica. A tutti gli altri il compito di creare una memoria critica e solidale, di creare le condizioni per una verità come valore civile condiviso, secondo un ordine di valori che condannino ogni forma di totalitarismo, razzismo, nazionalismo sciovinista.

 

Marco Travaglini

 

 

Piemonte e Lombardia a scuola di Sacri Monti

PIEMONTE

Il progetto “Tutti a Scuola” fa riferimento ad un bando di finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali

 

È entrato nella fase operativa il progetto “Tutti a Scuola” che vede impegnati nell’organizzazione di un rilevante progetto didattico indirizzato a classi di scuola primaria e secondaria, i 9 Sacri Monti che fanno parte, dal 2003, del sito seriale UNESCO “Sacri Monti di Piemonte e Lombardia”.  Il progetto “Tutti a Scuola” fa riferimento ad un bando di finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali che, attraverso la Legge 77/2006, prevede “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “Lista del Patrimonio Mondiale” posti sotto la tutela dell’UNESCO”.

 

Nel 2013 la Regione Piemonte ha presentato la candidatura per l’ottenimento del finanziamento destinato alla promozione e valorizzazione del sito UNESCO “Sacri Monti di Piemonte e Lombardia” di cui fanno parte sette Sacri Monti del Piemonte – Belmonte (TO), Crea (AL), Domodossola (VB), Ghiffa (VB), Oropa (BI), Orta (NO), Varallo (VC) – e due della Lombardia – Ossuccio (CO), Varese (VA).

 

Nel novembre del 2014 la candidatura è stata accolta e a seguito dell’approvazione del progetto “Tutti a Scuola” si è ora entrati nella fase operativa che prevede l’individuazione delle scuole coinvolte nello sviluppo del progetto che propone, agli alunni coinvolti, di scoprire e conoscere il bene Unesco presente sul proprio territorio e di condividerlo con altri studenti delle altre realtà del Sito. Il lavoro sarà organizzato attraverso un percorso di scambio di visite e di informazioni che si svilupperanno e concretizzeranno nella realizzazione e pubblicazione di schede didattiche, di una guida e di un’applicazione web (geoblog) – un potenziale comunicativo e promozionale per altri visitatori (turismo scolastico e gruppi famiglia) la cui utilità ed efficacia divulgativa proseguirà oltre la chiusura del programma didattico, essendo utilizzabile dalla moderna tecnologia rappresentata dai cellulari e dai tablet, strumenti di comunicazione sempre più diffusi e in facile continuo aggiornamento.

 

L’incontro del gruppo di lavoro dell’Ente di gestione dei Sacri Monti alla presenza della del project leader Anna Maria Bruno, avvenuto il 27 gennaio AL sacro Monte di Orta, rappresenta una tappa preliminare alle scelte operative che nel mese di febbraio porteranno l’individuazione degli istituti scolastici che proseguiranno nella realizzazione degli obiettivi del progetto e che interesseranno circa 400 alunni appartenenti alle scuole presenti nei territori dei 9 Sacri Monti che nello specifico insistono su oltre 10 Comuni, 8 provincie e due Regioni. Non mancheranno approfondimenti, opportunità di studio ed occasioni di incontro che non potranno che favorire la relazione e l’arricchimento culturale tra gli alunni delle realtà scolastiche dei diversi territori del sito Sacri Monti al fine di valorizzare e promuovere il sito stesso, attraverso la ‘voce locale’ degli studenti interessati.

 

M.Iar.

Fuochi d'artificio contro il cantiere Tav

polizia no tav

Le forze dell’ordine hanno lanciato alcuni lacrimogeni per allontanare i dimostranti

 

Fuochi d’artificio sono stati lanciati nella notte contro il cantiere della Torino-Lione, in Valle di Susa. Gli attivisti No Tav  hanno compiuto una marcia nell’area dei lavori per protestare contro le 47 condanne nel maxi processo per gli scontri  2011. in risposta le forze dell’ordine hanno lanciato alcuni lacrimogeni per allontanare i dimostranti. Non si registrano feriti.

Mattarella Presidente della Repubblica, Il Piemonte saluta il nuovo inquilino del Colle

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Fassino: “Al nuovo Presidente i migliori auguri di tutti i sindaci italiani, certi che in Lui avranno un interlocutore sensibile e attento al ruolo degli enti locali nella vita del Paese”

 

Il primo a fare gli auguri di buona lavoro al nuovo Capo dello Stato,  Sergio Mattarella, a nome della città di Torino e dei comuni Italiani di cui è al vertice come presidente Anci è stato il sindaco Piero Fassino (anche lui potenziale candidato presidente): “Raccogliendo i due terzi dei voti del Parlamento, il Presidente Mattarella si è confermato personalità in grado di rappresentare l’intero Paese e raccogliere le speranze degli italiani. Al nuovo Presidente i migliori auguri di tutti i sindaci italiani, certi che in Lui avranno un interlocutore sensibile e attento al ruolo degli enti locali nella vita del Paese”

 

Al coro di auguri si unisce anche la Fondazione Giovanni Goria rivolgendo “un deferente saluto” al nuovo presidente. “E’ per la nostra Fondazione motivo di ulteriore soddisfazione ricordare che l’on. Mattarella fu chiamato per la prima volta a far parte del Consiglio dei Ministri proprio da Giovanni Goria, che nel 1987 gli affidò l’incarico di ministro per i Rapporti con il Parlamento”.

 

Invece, sulla vulgata del presunto ‘cattivo carattere’ di Mattarella, il presidente della Regione Sergio Chiamparino – anche lui grande elettore presidenziale, nonchè potenziale candidato alla Presidenza della repubblica –  smentisce: “Io l’ho conosciuto quando nel 1996 ero deputato e lui era capogruppo del Ppi e non ho avuto alcun riscontro in questo senso”.

 

E il governatore, attraverso l’Ansa,  fa anche qualche considerazione politica sui giochi per il Quirinale: “Renzi sapeva che doveva trovare la più ampia convergenza possibile, che non poteva che essere costruita a partire dal Pd. Io credo che sia stata una scelta giusta quella di aver costruito l’unità del partito in questa fase e che aiuterà molto anche su altri tavoli”.

 

I bastardi di Sarajevo

SARAJEVO LIBRO

La città ha vissuto l’assedio più lungo della storia bellica europea. E anche oggi, quasi vent’anni dopo la fine della guerra, continua a essere sotto l’assedio delle mafie, della corruzione politica, giudiziaria e della polizia, dei giochi di potere tra fazioni religiose e politiche che fanno finta di contendersi le anime e invece lottano all’ultimo brandello di carne per appropriarsi dei soldi, delle risorse, del territorio

 

“I bastardi di Sarajevo”  (Infinito edizioni) è l’ultimo libro di Luca Leone, uno dei più attenti e informati giornalisti e scrittori sulle vicende balcaniche in generale e bosniache in particolare. Questa volta l’autore di “Srebrenica.I giorni della vergogna” e “Bosnia Express”, riassume in un romanzo che sembra quasi un “noir”  le lacerazioni, i drammi e le infinite miserie che ancora oggi segnano l’infinito dopoguerra di Sarajevo, della Bosnia Erzegovina e della sua gente. Sarajevo ha vissuto l’assedio più lungo della storia bellica europea. E anche oggi, quasi vent’anni dopo la fine della guerra, continua a essere sotto l’assedio delle mafie, della corruzione politica, giudiziaria e della polizia, dei giochi di potere tra fazioni religiose e politiche che fanno finta di contendersi le anime e invece lottano all’ultimo brandello di carne per appropriarsi dei soldi, delle risorse, del territorio. Luca Leone riassume le lacerazioni, i drammi e le miserie di una città in balìa della corruzione, di un Paese senza speranze di futuro, dove i fantasmi del passato tornano anche dall’Italia. Un racconto tragicamente bello. Bello perché vero, doloroso; tragico perché offre un inquietante spaccato della terribile pace con cui, da quasi vent’anni, devono quotidianamente fare i conti i bosniaci in generale e i sarajevesi in particolare.

 

È un quadro a tinte fosche che ha dato un significato più ampio e profondo a quel termine che Luca Leone pronunciò la sera di fine dicembre che a Cuneo abbiamo condiviso un dibattito sulla Bosnia:default. Sì, perché – come scrive con pieno realismo – mancanza, assenza, difetto sono oggi le caratteristiche della società bosniaca post-bellica. Se non sotto tutti, certamente sotto molti punti di vista. Il libro è una denuncia decisa dei senza scrupoli, dei profittatori, dei delinquenti che stanno soggiogando quel Paese, rubando ai giovani il loro futuro o, almeno, cercando di far questo. Si nota l’impronta di un giornalista d’inchiesta che interpreta e “usa” i vari personaggi per una forte denuncia. E’ un libro che chiunque legge si porta dentro, che apre gli occhi, che mette in guardia  da quella crudeltà che solo l’essere umano può mettere in atto quando vanifica il limite. Credo proprio che la lettura de “I bastardi di Sarajevo” sia quanto mai utile e necessaria per chi (a partire dai molti che vivono in quella meravigliosa e disgraziata terra dall’altra parte dell’Adriatico), pensa che lo “spirito di Sarajevo” non debba morire soffocato da nazionalismi, corruzione e criminalità. Con l’augurio che, presto, si possa scorgere all’orizzonte una primavera bosniaca.

 

Marco Travaglini

Molti i chiamati e pochi gli eletti, ma il piemontese più votato al Quirinale è Ezio Greggio

GREGGIO

chiampafassinoIL GHINOTTO DELLA DOMENICA

Tra due candidati fasulli, l’unico “quasi torinese” è stato Giuliano Amato, a meno che nella riffa si voglia anche mettere quel Gustavo Zagrebelski, presidente emerito della Consulta, piazzato nella rosa grillina ma anche lì trombato

 

“Sono l’uomo più semplice che c’è, sono l’uomo giusto per te”, così canta Vasco Blasco e, almeno per la seconda parte della frase, a questa filosofia si è ispirato Mario Turetta, neo-direttore della Reggia di Venaria, replicando alle contestazioni di chi avrebbe preferito scegliere il successore di Vanelli con un bando pubblico. Ma come, avrà pensato l’ex-portaborse di Giuliano Urbani, persino i parlamentari sono nominati e proprio io devo affrontare i rischi di una gara? “Le persone come me vengono chiamate”, ha detto.

 

Esatto: molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, come predicava già un paio di millenni fa un Profeta allora messo in croce, ma che oggi sembra suggerire molte scelte di questo paese, a cominciare dalla vulgata renzian-berlusconiana che ha dato forma alla nuova legge elettorale, l’Italicum. Insomma, si sono detti i due grandi leader: Alfano vuole le preferenze, la minoranza Pd pure, insieme a tutta l’intellighènzia nostrana, allora diamogliele ‘ste benedette preferenze, basta che non contino nulla. Spieghiamoci: tutti potranno votare il candidato preferito, anzi addirittura due, purchè di sesso diverso (con la confusione che c’è sotto il cielo di Giove, già sarà un bel problema…), però la precedenza per il seggio l’avrà il capolista indicato dai vertici di partito. Questo fatto, abbinato alla divisione del territorio in cento collegi, farà si che, quasi matematicamente, i partiti di opposizione non avranno neppure un candidato eletto, ma solo “nominati”.

 

Per tornare a Venaria dove, a sentire le dichiarazioni del neo-direttore, sembra finalmente tornato a esserci almeno qualcuno con consapevolezza regale, la novità è rappresentata anche da un consiglio di amministrazione “formato gineceo”: cinque donne su cinque, guidate dalla presidentessa Paola Zini. E non c’è stato uno che abbia invocato le quote azzurre, forse perché – si è pensato – con l’auto-considerazione che ha di sé Turetta, come uomo basta e avanza.

 

O forse perché i maschietti di casa erano impegnati in ben altra tenzone, ovvero le “corse al Quirinale” che hanno visto tornare azzoppati alle scuderie tutti i destrieri piemontesi. Considerato l’esito finale – con Renzi che ha puntato subito su un nome secco, Mattarella – vien da pensare che l’astuto premier abbia usato il nome di Fassino, ex-segretario Ds, solo per stoppare un nome sgradito come Veltroni, che anche lui ha nel suo palmares la segreteria del partitone. Invece, per Chiampa potrebbe essersi trattato di una bufala politico-giornalistica, avviata da qualcuno che, improvvisamente, si è ricordato che due anni fa i renziani avevano dato nel segreto dell’urna qualche innocuo voto a Chiampa (mentre cucinavano Prodi a fuoco lento). Poi il nostro governatore avrebbe alimentato la faccenda con vezzosa leggiadria (“Ho tante cose da fare, ma certo mi fa piacere che se ne parli”) e il gioco è fatto.

 

Tra due candidati fasulli, l’unico “quasi torinese” è stato Giuliano Amato, a meno che nella riffa si voglia anche mettere quel Gustavo Zagrebelski, presidente emerito della Consulta, piazzato nella rosa grillina ma anche lì trombato. Giunto solo quinto nelle “quirinarie”, nonostante il suo passato giacobino, non è sembrato abbastanza giustizialista per Casaleggio & C, che gli hanno preferito l’ex-magistrato Ferdinando Imposimato. E alla fine a Montecitorio il piemontese più votato è stato Ezio Greggio, da Gaglianico (Biella).

 

Ghinotto

 

 

"Storia di un impiegato" in scena a Buriasco

thyssen teatro

In scena Paolo Montaldo, autore del testo, che, dopo aver riportato alla memoria la tragedia del 6 dicembre 2007 con “C’era una volta la Thyssen”, ha voluto rendere omaggio a Fabrizio De Andrè con questo spettacolo

 

Uno degli album più emozionanti di Fabrizio De André, portato in scena con uno spettacolo di affabulazione musicale. La musica dal vivo del gruppo Malecorde e la voce narrante di Paolo Montaldo per un viaggio tra gli “anni di piombo” e i nostri anni della crisi. Chi è l’impiegato? Da cosa si sente escluso? Quali sono i suoi rimpianti e i suoi desideri?

 

Le risposte sono nella musica e nelle parole di Fabrizio De André, raccontate nello spettacolo di affabulazione musicale che ha il titolo dell’album pubblicato nel 1973.Ai brani, eseguiti dal vivo, si alternano i momenti di parola che ripercorrono il risveglio tardivo dell’impiegato e la sua illusoria rivoluzione terminata con la sconfitta personale e affettiva: un viaggio tra passato e presente, tra gli “anni di piombo” e gli anni della crisi che stiamo vivendo.

 

In scena Paolo Montaldo, autore del testo, che, dopo aver riportato alla memoria la tragedia del 6 dicembre 2007 con “C’era una volta la Thyssen”, ha voluto rendere omaggio al cantautore-poeta genovese con questo spettacolo. Al suo fianco, le Malecorde: un gruppo che, accanto ai brani originali, da sempre ha nel suo repertorio canzoni di Fabrizio De André, composto da Giovanni Battaglino, Matteo Bagnasco, Lucia Battaglino, Simone Rossetti Bazzaro, Paolo Mottura, Eugenio Martina. Un appuntamento per chi ricorda a memoria le parole cupe e poetiche di questo album e per chi vuole sentirlo raccontare per la prima volta.

 

 STORIA DI UN IMPIEGATO
venerdì 13 febbraio 2015, ore 21.15
Teatro Blu – Piazza Roma – Buriasco – To

 

La dimensione politica nella visione di Papa Francesco

papa

Sarà un’occasione per soffermarsi sulle parole del santo padre e per comprendere il suo pensiero in merito ad una dimensione umana tanto importante come quella politica

 

L’Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune promuove,  lunedì 9 febbraio, alle ore 21, presso la Sala Esposizioni della Piazza dei Mestieri (via Jacopo Durandi 13 Torino), l’incontro La dimensione politica nella visione di Papa Francesco, al quale interverranno Alessandro BanfiDirettore di TGCOM 24, e Don Francesco Saverio VenutoDocente di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica di Torino. Modererà l’incontro Silvio MaglianoVice Presidente Vicario del Consiglio Comunale di Torino, e introdurrà Giampiero Leo,Componente della Direzione Nazionale del Nuovo Centrodestra.

 

L’incontro è organizzato in collaborazione con il Centro Culturale Pier Giorgio Frassati e l’Associazione Difendiamo il Futuro. All’iniziativa hanno finora aderito anche le seguenti realtà: il Movimento Cristiano dei Lavoratori (MCL Piemonte), il Manifesto di Torino, l’Associazione Arca della Nuova Alleanza, l’Istituto Piemontese di Studi Economici e Giuridici (IPSEG) e l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGeSC Provinciale Torino). Siamo inoltre in attesa dell’adesione di numerose altre associazioni. Sarà un’occasione per soffermarsi sulle parole di Papa Francesco e per comprendere il suo pensiero in merito ad una dimensione umana tanto importante come quella politica.

 

Per ulteriori informazioni: Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune
E-mail: info@associazionenuovagenerazione.it – Tel: 011.19821320

 

(Foto: il Torinese)

Con lo spettacolo al Palavela al via Torino 2015 Capitale Europea dello Sport

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Molti degli eventi che si svolgeranno nei prossimi mesi consentiranno gratuitamente (grazie al sostegno degli sponsor) di poter accedere ai campi sportivi per poter praticare a livello amatoriale lo sport

 

Si è tenuta venerdì sera la cerimonia di apertura degli eventi sportivi di Torino Capitale Europea dello Sport 2015 presso il Palavela di Torino con spettacolo sul ghiaccio e acrobatico condotto dai Sonics. A fare gli onori di casa Marco Berry che ha introdotto gli ospiti e intrattenuto il numeroso pubblico (si stimano 8.000 presenze). Oltre al Sindaco di Torino, Piero Fassino, e all’Assessore allo sport del Comune di Torino Stefano Gallo che hanno fortemente voluto che Torino diventasse capitale europea dello sport, hanno preso la parola il campione olimpico Livio Berruti e l’allenatore di basket Mauro Berruto, sottolineando entrambi l’importante occasione che si presenta per  Torino di accogliere innumerevoli eventi sportivi di portata internazionale nel corso del 2015, anticipando così i dieci anni dalle Olimpiadi invernali che verranno celebrati nel febbraio 2016. 

 

Torino 2015 – hanno spiegato le autorità –  è soprattutto un’occasione per la cittadinanza per tornare a essere protagonista dello sport, molti degli eventi che si svolgeranno nei prossimi mesi consentiranno gratuitamente (grazie al sostegno degli sponsor) di poter accedere ai campi sportivi per poter praticare a livello amatoriale lo sport. Inoltre, nel corso del 2015 verranno organizzati convegni in accordi con l’Università degli Studi Torino per parlare di alimentazione corretta e sport al fine di educare la cittadinanza non solo quanto sia importante fare movimento per restare in salute, ma che un alimentazione adeguata al tipo di vita che conduciamo è fondamentale per  prevenire malattie. 

 

Durante la serata si sono esibite anche le principali scuole di pattinaggio torinesi, ricordando che le nuove promesse dello sport partono proprio da qui. Un’occasione di festa per i molti bambini che hanno preso parte come spettatori alla manifestazione, ma anche per la cittadinanza intera per tornare a ricordare la professionalità e competitività delle associazioni sportive che prenderanno parte agli eventi. Poste italiane ha deciso di dedicare un francobollo a Torino 2015 che è stato presentato ieri nel corso della cerimonia e che sarà acquistabile fin da subito in tutti gli uffici postali. Un ultimo ringraziamento è stato fatto agli innumerevoli volontari che, come per le Olimpiadi invernali 2006, contribuiranno ad accogliere gli ospiti e sportivi, rendendo gli eventi del 2015 unici nel loro genere.

 

(Foto: Carlo Lomonte – Crp Piemonte)

 

Cristina Colet

Il pescatore e la sirena

sirenaIl pescatore si chiese avvicinandosi se avesse finalmente acciuffato la Sirena o se l’avesse persa per sempre

 

C’era una volta un pescatore, con gli occhi azzurri come l’acqua salata del 
mare di Capri, distesa che assaporava col caffè in bocca appena alzato, dalla 
minuscola finestra a oblò del suo appartamento a strampiombo sul golfo.

 

La mattina era notte per il pescatore, che si alzava alle cinque in punto, 
faceva colazione con burro aringhe e pane e nero, caffè forte e denso come oro 
nero, aromatico, liquido.

 

La forza delle braccia, abbronzate e asciutte, il viso indurito dal sole e 
dal vento, i capelli arruffati e schiariti dal sale marino, i pensieri ancora 
ingarbugliati e gli occhi semiaperti;  mentre l’oscurità si striava di rosa e 
arancio, un pensiero puntuale lo coglieva.

 

Era un pensiero blu scuro, rivolto a una figura di donna inconsistente e vaga, 
come la nebbia dell’aurora che si tuffa nelle onde più nere, un pensiero 
ondulatorio, che viene e che va, una spuma marina.

 

Nel mezzo del mare l’aveva sentita parlare tra sè sommessamente, pareva una 
donna girata e appoggiata a uno scoglio,  con la schiena nuda un pò curva e e i 
capelli blu intrecciati e ammassati come alghe marine.

 

Il primo giorno sembrava una visione, uno scherzo causato dalla stanchezza, il 
secondo un sogno continuato dalla notte, il terzo giorno invece aveva iniziato 
a credere che fosse reale; il pescatore desiderava toccarle i capelli e la 
schiena di perla, o sentirne meglio la voce sottile, appoggiare la propria 
testa stanca sulla spalla chiara di lei, rotonda e affusolata, come di 
conchiglia.

 

Ascoltare le sue storie, intrecciare i propri pesanti pensieri alla leggerezza 
profonda e acquatica della creatura impalpabile. Ma più la chiamava più lei restava girata e sorda al suo richiamo.

 

Un giorno la rete scintillava bagnata e vuota di pesci, splendeva come una 
trama fine di cristalli;  il pescatore  guardava assorto la rete, ed era tutto 
pieno del canto della donna girata. Quel giorno pareva gonfio di melanconia, 
pieno di pioggia come il cielo pesante e grigio, clima raro per quei luoghi 
assolati.

 

Fu un attimo. La rete venne lanciata con la maestria del pescatore oltre lo 
scoglio e la creatura sonora fu catturata al suo interno.

 

No, in tanti anni il pescatore non potrà dimenticare quel suono spezzato all’
istante o quegli occhi impauriti, nè il colpo di coda di una Sirena  -come 
aveva potuto non capirlo prima?-  rapita.

 

Il suo canto si levò alto come un soffio di tromba acuto e argentino, per l’
ultima volta. I capelli scintillarono blu in onde infinite, per l’ultima volta. 
La coda di pesce cangiante perse il movimento, si sciolse, liquefatta come cera 
calda verde pino.

 

I capelli divennero semplici capelli, caduta la coda apparvero le gambe, e la 
voce, quella caverna di sensazioni forme e colori, divenne una voce sottile di 
donna normale.

 

Il pescatore si chiese avvicinandosi se avesse finalmente acciuffato la Sirena 
o se l’avesse persa per sempre.

 

Federica Billone

 

www.tuttigliuominidilola.it